PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla Siria, il Bahrein e lo Yemen
4.4.2011
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Frieda Brepoels, Hélène Flautre, Margrete Auken, Malika Benarab-Attou, Franziska Katharina Brantner, Isabelle Durant, Catherine Grèze, Heidi Hautala, Barbara Lochbihler, Ulrike Lunacek, Nicole Kiil-Nielsen, Raül Romeva i Rueda, Judith Sargentini a nome del gruppo Verts/ALE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0249/2011
B7‑0251/2011
Risoluzione del Parlamento europeo sulla Siria, il Bahrein e lo Yemen
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria e sullo Yemen,
– vista la sua relazione del 24 marzo 2010 sulle relazioni dell'Unione europea con il Consiglio di cooperazione del Golfo,
– vista la sua relazione recante la raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio sulla conclusione di un accordo di associazione euro-mediterraneo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica araba siriana, dall'altra, approvata il 10 ottobre 2006,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visto il patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966, del quale la Siria è firmataria,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1975, che è stata ratificata dalla Siria il 18 settembre 2004,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione sul Bahrein del 10, 15 e 17 marzo 2011,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione sullo Yemen del 10 e 17 marzo 2011,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione sulla Siria del 18, 22 e 26 marzo 2011,
– viste le conclusioni della riunione del Consiglio "Affari esteri" che si è tenuta a Bruxelles il 21 marzo 2011,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2011,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che nel Bahrein, in Siria e nello Yemen, come pure in altri paesi arabi e della regione MENA (Medio Oriente e Africa settentrionale), come la Tunisia, l'Egitto, la Libia, l'Algeria, il Marocco, la Giordania, ma anche l'Iran, milioni di manifestanti sono scesi in piazza negli ultimi mesi per chiedere riforme che garantiscano una migliore distribuzione del potere e della ricchezza, la protezione dei diritti sociali e civili e un sistema politico più democratico,
B. considerando che la grande maggioranza della popolazione della regione MENA ha meno di 35 anni e che la mancanza di prospettive per queste giovani generazioni nei paesi meno ricchi di risorse è accentuata dagli effetti della crisi economica e finanziaria,
C. considerando che i rispettivi governi hanno reagito con un aumento della repressione violenta, applicando lo stato di emergenza e le leggi contro il terrorismo per giustificare reati gravi, tra cui esecuzioni extragiudiziali, sequestri e scomparse, arresti arbitrari, torture e processi iniqui,
Sulla Siria
D. considerando che l'assunzione della presidenza da parte di Bashar al-Assad aveva suscitato speranze e aspettative riguardo a cambiamenti e riforme politiche in Siria, ma che da allora non è stata attuata alcuna riforma e le aspettative non sono state soddisfatte,
E. considerando che la permanente applicazione della legge di emergenza dal 1963 è utilizzata per reprimere ogni forma di opposizione e dissenso nel paese e ha rafforzato il potere dei servizi di sicurezza; che la legge di emergenza, che limita di fatto i cittadini nell'esercizio dei loro diritti civili e politici mentre assicura alle autorità siriane un costante controllo del sistema giudiziario, viola il patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), del quale la Siria è firmataria,
F. considerando che le manifestazioni sono iniziate nella città di Dar'a, nella Siria meridionale, per poi estendersi rapidamente a numerose altre città e villaggi nel paese; che le autorità siriane hanno represso duramente le manifestazioni utilizzando proiettili veri per disperdere le riunioni pacifiche e hanno arrestato centinaia di civili; che mercoledì 23 marzo l'esercito siriano ha fatto irruzione nella moschea Omari a Dar'a e ha iniziato a sparare contro civili disarmati,
G. considerando che le autorità siriane hanno imposto una rigida censura ai mezzi di informazione nazionali e stranieri tentando di occultare le manifestazioni antigovernative e hanno arrestato giornalisti siriani e stranieri, in particolare Ahmed Hadifa, blogger di 28 anni, e due giornalisti libanesi della redazione di Beirut del canale televisivo Reuters,
H. considerando che il presidente Bashar al-Assad, ha reagito alle manifestazioni annunciando l'abolizione della legge di emergenza, la soppressione dell'articolo 8 della costituzione siriana che attribuisce al partito Ba'th il ruolo di guida nel paese e nella società e la risoluzione dei problemi legati al censimento realizzato nel 1962 nel governatorato di al-Hasaka, a seguito del quale centinaia di migliaia di curdi sono stati privati del loro passaporto e registrati come stranieri,
I. considerando che il noto attivista siriano per i diritti umani e critico del governo, Haitham al-Maleh, è stato rilasciato nel marzo 2011 e ha invitato la comunità internazionale a esercitare pressioni sul regime siriano affinché questo rispetti gli obblighi internazionali in materia di diritti umani,
Sul Bahrein
J. considerando che, ispirate dai movimenti di protesta in Tunisia ed Egitto, il 14 febbraio sono iniziate le manifestazioni nel Bahrein, nelle quali si chiedevano riforme politiche quali una monarchia costituzionale e un governo eletto, nonché di porre fine alla corruzione e all'emarginazione degli sciiti che rappresentano oltre il 60% della popolazione,
K. considerando che i violenti attacchi si sono arrestati per un breve periodo quando il governo ha proposto un dialogo nazionale con la partecipazione degli attivisti dell'opposizione e delle associazioni politiche, ma sono ripresi quanto l'Arabia Saudita ha inviato un migliaio di militari a sostegno del governo e 500 poliziotti sono arrivati dagli Emirati arabi uniti,
L. considerando che il 15 marzo il governo di Re Hamad bin Isa Al Khalifa ha proclamato lo stato di emergenza per tre mesi e la legge marziale e ha represso violentemente le manifestazioni, con un bilancio, secondo le notizie, di 11 vittime, la maggior parte delle quali uccise dalle forze di sicurezza che hanno fatto un uso spropositato della forza (in particolare di materiali antisommossa a una distanza molto ravvicinata e di proiettili veri), ma anche di quattro morti tra le forze di sicurezza, centinaia di feriti e decine di scomparsi,
M. considerando che le grandi proteste sono finite ma il regno mantiene il coprifuoco tra le ore 22 e le ore 4 nei villaggi sciiti e in alcune parti della capitale, utilizzandolo, a quanto risulta, per coprire raid notturni e l'arresto di leader dell'opposizione politica, attivisti dei movimenti di protesta, osservatori dei diritti umani, artisti e persino dottori e infermiere che hanno curato i manifestanti feriti,
N. considerando che le forze di sicurezza avrebbero perquisito ambulanze e centri medici per i manifestanti feriti, trascinato pazienti gravemente malati fuori dagli ospedali e obbligato il personale medico a trasformare parti degli ospedali in prigioni per i manifestanti feriti che avrebbero quindi sottoposto a maltrattamenti,
O. considerando che negli ultimi giorni gli avvocati e i familiari delle persone arrestate non hanno potuto sapere dove queste si trovassero né il motivo per cui fossero state arrestate,
P. considerando che gli sciiti vengono fermati ai posti di blocco, spesso insultati e quindi derubati; che gli osservatori parlano di "punizione collettiva" e di una campagna di intimidazione in corso contro gli sciiti; che molti sciiti hanno perso il proprio lavoro statale a causa della partecipazione alle proteste e agli scioperi generali e 40 studenti hanno perso la loro borsa di studio per aver preso parte alle manifestazioni,
Q. considerando che almeno due ministri del governo, cinque membri del Consiglio della Shura, un consigliere del re e numerosi giudici dei tribunali della Shari'a (al-Ja'fariya), tutti mussulmani sciiti, si sono dimessi come segno di protesta contro l'uso spropositato della forza da parte delle autorità del Bahrein,
Sullo Yemen
R. considerando che da gennaio milioni di cittadini manifestano in modo sostanzialmente pacifico nello Yemen, avanzando richieste simili a quelle emerse nelle rivolte in Tunisia e in Egitto, e che circa un centinaio di persone sarebbero state uccise principalmente dalle forze di sicurezza che avrebbero sparato proiettili veri contro la folla dai tetti e dagli edifici pubblici, mentre centinaia di persone sarebbero state ferite; che i manifestanti feriti si sarebbero visti negare l'accesso agli ospedali statali,
S. considerando che dopo le dimostrazioni del 18 marzo il presidente Saleh ha dichiarato lo stato di emergenza e il 23 marzo il Parlamento ha approvato una legge di emergenza che ha conferito alle forze di sicurezza estesi poteri di detenzione, imponendo pesanti restrizioni in materia di riunioni pubbliche e autorizzando un'ampia censura,
T. considerando che il presidente Saleh, che governa la parte settentrionale del paese da 32 anni e la parte meridionale dall'unificazione del 1994, ha reagito alle pressioni del movimento democratico promettendo di non ripresentarsi alle elezioni che si svolgeranno del 2013,
U. considerando che lo Yemen è il paese più povero della regione MENA, nel quale, secondo le stime, un terzo della popolazione soffre di fame cronica, l'80% dei prodotti alimentari devono essere importati, oltre il 40% dei 23 milioni di abitanti vivono con meno di due dollari al giorno, mentre le risorse di petrolio e di acqua si stanno esaurendo,
V. considerando che vi sono forti preoccupazioni riguardo alla possibile disintegrazione dello Stato yemenita, data la fragile tregua raggiunta a febbraio con i ribelli sciiti nel nord del paese, un movimento secessionista nel sud e numerosi militanti di Al-Qaeda che utilizzerebbero lo Yemen come base in cui rifugiarsi,
Sulla Siria
1. condanna fermamente la violenta repressione da parte delle forze di sicurezza e polizia a danno dei manifestanti pacifici ed esprime profonda preoccupazione per la situazione in Siria e per il numero crescente di persone uccise;
2. esorta le autorità siriane a porre fine alla brutale repressione contro i manifestanti e a evitare qualsiasi atto di violenza; invita in particolare le autorità siriane ad adottare misure immediate affinché le forze di sicurezza siriane mettano fine agli attacchi ai civili e alla violazione della legislazione internazionale in materia di diritti umani; chiede l'immediato rilascio dei manifestanti, dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani arrestati, così come la liberazione dei prigionieri politici e la fine del monopolio del partito Ba'th sullo stato e la società siriani;
3. invita l'Alto commissariato per i diritti dell'uomo a inviare in Siria una missione ad alto livello per tutelare i diritti umani e chiede l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta indipendente per la Siria che indaghi sulle presunte violazioni della legislazione internazionale in materia di diritti umani, in occasione della repressione delle manifestazioni;
4. prende atto delle dimissioni del governo avvenute il 29 marzo, ma ritiene che tale atto non sarà sufficiente a soddisfare la crescente frustrazione del popolo siriano;
5. esprime il proprio disappunto per il messaggio televisivo del presidente al-Assad, tenuto davanti ai membri del parlamento di Damasco il 30 marzo, che sembrava maggiormente inteso a prendere tempo anziché ad affrontare le reali richieste di libertà e cambiamento del popolo siriano; chiede a tale riguardo il rapido adeguamento della legge d'emergenza e lo scioglimento della Corte suprema di sicurezza dello Stato e si oppone fermamente alla sostituzione di tale legge con una norma antiterrorismo che limita in maniera analoga le libertà fondamentali; ribadisce il suo invito allo scioglimento;
6. respinge le affermazioni del presidente al-Assad che "accusa i cospiratori" per le due settimane di protesta contro il governo che hanno colpito il paese, minimizzando così la natura e la forza delle proteste;
7. esorta la commissione per lo studio dell'attuazione della risoluzione volta a risolvere i problemi legati al censimento del 1962 nel governatorato di Hasaka, recentemente istituita dal presidente al-Assad, a ristabilire la cittadinanza dei curdi di Siria, garantendo loro pari diritti;
8. sottolinea l'impegno dell'alto rappresentante/vicepresidente e della Commissione nel contesto della comunicazione congiunta su un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale, volta a promuovere la trasformazione democratica e la società civile a seguito degli attuali sviluppi storici nella regione; invita pertanto l'alto rappresentante/vicepresidente, il Consiglio e la Commissione a sostenere le legittime aspettative e le aspirazioni politiche della popolazione siriana e a non premere per la conclusione dell'accordo di associazione UE-Siria a seguito della violenta repressione; ritiene che la conclusione di tale accordo debba essere subordinata alla capacità delle autorità siriane di mettere in atto le attese riforme democratiche, prestando particolare attenzione alla pertinenza delle riforme attuate;
9. chiede, in quest'ottica, all'alto rappresentante/vicepresidente di aumentare i fondi stanziati a sostegno della società civile siriana, poiché le organizzazioni della società civile sono gli alleati più fidati e influenti dell'UE nella promozione dei valori democratici, del buon governo e dei diritti umani;
Sul Bahrein
10. condanna fermamente l'uso spropositato della forza contro i manifestanti pacifici da parte delle forze di sicurezza del Bahrein, le esecuzioni extragiudiziali, gli arresti arbitrari, le sparizioni forzate, le eventuali torture dei detenuti e in particolare gli attacchi alle ambulanze e agli ospedali;
11. invita il governo del Bahrein a individuare una risposta pacifica alle legittime aspirazioni dei cittadini mediante il dialogo politico e a rispettare gli obblighi assunti ai sensi della normativa internazionale in materia di diritti umani e diritto umanitario;
12. invita le autorità del Bahrein a revocare lo stato di emergenza, a rispettare il diritto dei cittadini alla libertà di espressione, movimento e riunione nonché a liberare tutti i manifestanti pacifici arrestati di recente e tutti gli altri prigionieri per motivi di opinione;
13. esprime il suo disappunto per la reazione del Consiglio di cooperazione del Golfo e di alcuni suoi membri che sono intervenuti attivamente a favore della repressione delle proteste ampiamente pacifiche in Bahrein, chiedendo nel contempo alla comunità internazionale di sostenere il movimento popolare di protesta in Libia; invita il Consiglio di cooperazione del Golfo ad agire da mediatore, in qualità di organismo regionale, a favore dell'attuazione di pacifiche riforme in Bahrein;
14. invita il governo a rispondere pubblicamente per tutti i morti e i feriti e per coloro che sono dispersi nonché a indagare su tutte le morti, i ferimenti, gli arresti, le detenzioni e le altre eventuali violazioni dei diritti umani commesse dalle forze e dai funzionari governativi dall'inizio delle proteste il 14 febbraio e lo esorta a consegnare alla giustizia tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani, a prescindere dal grado, dalla posizione o dall'appartenenza.
15. esprime turbamento per le dichiarazioni di Sheik Khalid bin Ahmed Al Khalifa, ministro degli esteri del Bahrein, che classifica i cittadini del suo paese come "due gruppi che si sono odiati reciprocamente per 1 400 anni" e chiede al governo di evitare di esasperare l'antagonismo tra le comunità sunnite e sciite e soprattutto l'intimidazione e la persecuzione a danno dei cittadini sciiti;
16. esprime preoccupazione per il fatto che il Bahrein possa diventare una zona di conflitto tra l'Arabia Saudita e l'Iran e plaude alla dichiarazione di Ali Salman, uno dei massimi esponenti dell'opposizione sciita, che ha rifiutato pubblicamente qualsiasi coinvolgimento straniero nel paese, anche da parte dell'Arabia Saudita e dell'Iran;
17. condanna la dichiarazione del 22 marzo di Robert Cooper, consigliere del SEAE al Parlamento europeo, che ha difeso pubblicamente la brutale repressione delle autorità del Bahrein e ha definito la morte di manifestanti pacifici e di altre persone presenti come "incidenti" che possono verificarsi nel corso di operazioni di polizia;
18. esorta l'Unione europea a vietare immediatamente qualunque tipo di assistenza in materia di sicurezza al Bahrain, compresa la vendita di materiali antisommossa e militari, fino a quando le autorità del Bahrein non avranno messo fine agli abusi e portato i responsabili dinanzi alla giustizia;
19. esorta l'Unione europea, alla luce del peggioramento della situazione dei diritti umani in Bahrein, a chiedere una seduta speciale del Consiglio dell'ONU per i diritti umani al fine di sospendere la partecipazione del Bahrein al Consiglio;
Sullo Yemen
20. invita il presidente Saleh a dimettersi e a favorire lo svolgimento di elezioni democratiche;
21. esprime la propria solidarietà al popolo yemenita, accoglie favorevolmente le sue aspirazioni di cambiamento democratico nel paese e plaude alla natura ampiamente pacifica delle dimostrazioni, sebbene lo Yemen sia uno dei paesi maggiormente dotati di armi;
22. condanna l'uso della violenza a danno dei manifestanti, invita le forze di sicurezza a rinunciare all'uso spropositato della forza ed esorta le autorità a indagare sulle morti e i ferimenti recenti dei dimostranti per consegnare i colpevoli alla giustizia e risarcire le vittime e le loro famiglie;
23. esprime grave preoccupazione per il livello di povertà e disoccupazione nonché per la crescente instabilità politica ed economica dello Yemen; ribadisce che occorre accelerare l'erogazione dei fondi in base agli impegni assunti dalla conferenza dei donatori del 2006; invita altresì l'UE e il Consiglio di cooperazione del Golfo a uno sforzo particolare per garantire assistenza tecnica e finanziaria non appena il presidente Saleh sarà pronto a cedere il passo a un governo democraticamente istituito;
24. invita l'UE a prendere immediatamente l'iniziativa di convocare una sessione speciale della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo per affrontare gli abusi commessi in Siria, Yemen e Bahrain durante la repressione delle manifestazioni e del dissenso;
25. esorta gli Stati membri a organizzare una conferenza sotto l'egida dell'UE per analizzare caso per caso la cancellazione del debito o la ridefinizione del debito estero per i paesi della regione MENA (Medio Oriente e Africa settentrionale) che hanno avviato riforme democratiche sostanziali;
26. invita l'UE a rivedere senza indugio la propria politica in materia di immigrazione rispetto ai paesi della regione MENA e all'interno dell'Unione per prepararsi a un flusso molto più sostenuto di migranti da tali paesi, quale contributo dell'UE allo sviluppo economico nella regione;
27. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione e alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai paesi membri della delegazione del Maghreb e del Mashrek e del Consiglio di cooperazione del Golfo e al Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.