Proposta di risoluzione - B7-0446/2011Proposta di risoluzione
B7-0446/2011

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla Siria, lo Yemen e il Bahrein nel contesto della situazione del mondo arabo e dell'Africa settentrionale

4.7.2011

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Annemie Neyts-Uyttebroeck, Ivo Vajgl, Marielle De Sarnez, Marietje Schaake, Sonia Alfano, Niccolò Rinaldi, Louis Michel, Alexander Graf Lambsdorff, Anneli Jäätteenmäki, Frédérique Ries a nome del gruppo ALDE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0389/2011

Procedura : 2011/2756(RSP)
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B7-0446/2011
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B7-0446/2011
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B7‑0446/2011

Risoluzione del Parlamento europeo sulla Siria, lo Yemen e il Bahrein nel contesto della situazione del mondo arabo e dell'Africa settentrionale

Il Parlamento europeo,

–       vista le sue precedenti risoluzioni, in particolare quella del 7 aprile 2011 sulla situazione in Siria, Bahrein e Yemen,

–       visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966 cui la Siria, il Bahrein e lo Yemen hanno aderito,

–       vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1975 cui la Siria, il Bahrein e lo Yemen hanno aderito,

–       visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, emanati nel 2004 e aggiornati nel 2008, e gli orientamenti dell'UE sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, emanati nel 2001 e rivisti nel 2008,

–       viste le conclusioni del Consiglio europeo dell'11 marzo 2011, del 25 marzo 2011 nonché del 23 e 24 giugno 2011,

–       vista la sua relazione, del 24 marzo 2011, sulle relazioni dell'Unione europea con il Consiglio di cooperazione del Golfo,

–       viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante, del 9 maggio e del 9 giugno 2011, sulle misure restrittive nei confronti della Siria, nonché del 6 giugno 2011, sulle violenze in atto e la necessità di attuare riforme credibili in Siria, e le dichiarazioni sullo Yemen dell'11 maggio 2011, del 31 maggio 2011 e del 3 giugno 2011,

–       vista la dichiarazione, resa il 23 giugno 2011 dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, sulle sentenze pronunciate contro 21 attivisti politici, difensori dei diritti dell'uomo e leader dell'opposizione del Bahrein,

–       vista la comunicazione congiunta dell'alto rappresentante e della Commissione, del 25 maggio, su "Una risposta nuova a un vicinato in mutamento", che integra la comunicazione congiunta, dell'8 marzo 2011, relativa a "Un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale",

–       vista la sua risoluzione del 7 aprile 2011 sulla revisione della politica europea di vicinato - Dimensione meridionale,

–       vista la decisione adottata il 7 giugno 2011 dall'alto rappresentante Catherine Ashton in merito all'istituzione di una task force per il Mediterraneo meridionale,

–       viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria e sullo Yemen, del 20 giugno 2011, e le osservazioni formulate dall'alto rappresentante Catherine Ashton in seguito al Consiglio "Affari esteri",

–       vista la dichiarazione del 24 giugno 2011 con cui il Consiglio di sicurezza dell'ONU, in previsione di una visita di rappresentanti dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, ha espresso grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria e della sicurezza nello Yemen esortando altresì tutte le parti a dare prova di estrema moderazione e ad avviare un dialogo politico inclusivo,

–       visto il mandato d'arresto spiccato dalla Corte penale internazionale nei confronti del leader libico Muammar Mohammed Abu Minyar Gheddafi, di Saif Al-Islam Gheddafi e di Abdullah Al-Senussi per i presunti crimini contro l'umanità (omicidio e persecuzione) perpetrati dal 15 febbraio 2011 al 28 febbraio 2011 (e forse oltre) per mezzo dell'apparato statale e delle forze di sicurezza,

       visto l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

Per quanto riguarda il mondo arabo:

A. considerando che la morte del venditore ambulante tunisino Tareq al-Tayyib Muhammad Bouazizi, avvenuta il 4 gennaio 2011, è stata la scintilla che ha fatto scoppiare una rivolta popolare pacifica in Tunisia, e che la stessa ha ispirato un'ulteriore rivolta popolare pacifica in Egitto,

B. considerando che anche in Libia, Siria, Bahrain, Yemen, Giordania, Algeria e Marocco i manifestanti hanno pacificamente chiesto libertà e dignità umana esprimendo altresì le proprie legittime aspirazioni democratiche nonché le ambizioni della popolazione in termini di riforme politiche, economiche e sociali finalizzate all'instaurazione di una democrazia autentica, di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare della libertà di espressione, di riduzione delle sperequazioni sociali e di miglioramento delle condizioni economico-sociali; che molte manifestazioni pacifiche svoltesi nell'intera regione sono state represse mediante il ricorso, talvolta letale, alla violenza e agli arresti illegittimi di massa, in particolare in Libia, Siria, Bahrain e Yemen,

C. considerando che il 17 giugno 2011 in Arabia Saudita le donne si sono mostrate alla guida di autoveicoli a dispetto del divieto di guidare ufficialmente imposto alle donne,

D. considerando che la risposta dell'Unione europea ai cambiamenti nel mondo arabo, in particolare per quanto concerne le insurrezioni in Tunisia, Egitto e Libia, è stata lenta e a tratti priva di convinzione nel sostenere in maniera inequivocabile le legittime aspirazioni dei popoli, a tutto svantaggio della credibilità dell'UE,

E. considerando che, a oltre tre mesi dall'adozione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 e 1973, il regime di Gheddafi continua a venir meno alle proprie responsabilità in termini di protezione dei cittadini libici; che l'Unione europea non ha ancora riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione della Libia quale legittimo rappresentante del popolo libico; che la stessa Unione ha fissato la sede della propria rappresentanza a Bengasi promuovendo altresì contatti con il citato Consiglio; che l'Unione europea sta collaborando strettamente con l'inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia in qualità di persona di riferimento per il processo di transizione politica;

F. considerando che l'Unione europea si è impegnata a mobilitare le proprie risorse, in coordinamento con le Nazioni Unite, la Banca mondiale e altri attori (in particolare le organizzazioni regionali), per sostenere la transizione politica in Egitto e in Tunisia nonché a favore della sicurezza in Libia,

G. considerando che la Commissione ha proposto di rendere disponibili maggiori risorse per un totale di 1 242 miliardi di EUR per far fronte alle urgenze e rispondere alle nuove sfide e trasformazioni in atto nei paesi del vicinato meridionale dell'Unione europea; che i due rami dell'autorità di bilancio non hanno ancora raggiunto una decisione finale in merito alla suddetta proposta,

H. considerando che la politica europea di vicinato rivista prevede l'istituzione di un Fondo europeo per la democrazia a sostegno dello sviluppo e del buon funzionamento di una democrazia radicata e sostenibile nei paesi vicini; che alle iniziali misure di sostegno dell'Unione europea deve fare seguito l'attuazione delle proposte che saranno avanzate nei prossimi anni, e che è opportuno sottolineare, a tale proposito, che i nuovi impegni assunti dall'Unione nei confronti del mondo arabo e del Mediterraneo meridionale devono trovare opportuno riscontro nel prossimo quadro finanziario pluriennale,

I. considerando che le prossime elezioni democratiche in Tunisia e in Egitto rappresentano un primo importante passo nell'ambito del processo di transizione verso la democrazia,

Per quanto riguarda la Siria:

J. considerando che, da quando nel marzo 2011 è iniziata la repressione delle manifestazioni pacifiche, l'uso della violenza in maniera sistematica, brutale e addirittura letale non accenna a diminuire, e che le forze di sicurezza hanno risposto alle proteste tuttora in corso con l'uccisione di oltre 400 civili nel solo governatorato di Daraa e con l'arresto di più di 1 500 persone in tutta la Siria,

K. considerando che, stando alle informazioni ricevute dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani, le forze di sicurezza siriane avrebbero proceduto a uccisioni sistematiche dei manifestanti, in particolare a Daraa; che i manifestanti arrestati sono stati sottoposti a torture e trattamenti inumani; che sono già stati documentati più di 3 000 casi di sparizioni forzate e 11 000 casi di detenzione arbitraria,

L. considerando che, dopo l'assedio imposto a Daraa, le forze di sicurezza hanno lanciato un'operazione militare a tutto campo nonché una campagna di arresti arbitrari nelle città vicine a Daraa; che, secondo le stime, 12 000 siriani di Jisr al-Shughour e dintorni avrebbero attraversato la frontiera turco-siriana per timore di rappresaglie da parte delle forze di sicurezza; che la Turchia ha volontariamente offerto un'ampia assistenza e cospicui aiuti umanitari ai rifugiati siriani presso la citata frontiera, e che la stessa Turchia ha espresso profonda preoccupazione per lo spiegamento di truppe e carri armati siriani nei pressi della frontiera del paese; che anche coloro che hanno deciso di disertare l'esercito e le forze di sicurezza della Siria si sono rifugiati in Turchia,

M. considerando che l'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti dell'uomo (OHCHR) non è stato autorizzato a inviare i propri esponenti sul campo in Siria per indagare sulle presunte violazioni della legislazione internazionale in materia di diritti umani e per accertare i fatti e le circostanze di tali violazioni al fine di evitare l'impunità e assicurare la piena responsabilità, così come richiesto dalla risoluzione adottata il 29 aprile 2011 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite (UNHRC),

N. considerando che il Segretario generale Ban Ki-Moon ha rinnovato gli appelli alla Siria affinché permetta lo svolgimento di missioni umanitarie e di inchiesta atte a far luce sui controversi eventi verificatisi durante i mesi di proteste antigovernative; che solo pochi giornalisti stranieri sono stati autorizzati a entrare nel paese sotto la sorveglianza del governo; che le autorità siriane non soltanto oscurano e attaccano Internet e le altre reti di comunicazione in maniera regolare e sistematica, ma hanno anche utilizzato le reti sociali on line per individuare, rintracciare e arrestare giornalisti, blogger e manifestanti; che il 14 giugno 2011 la Lega araba ha condannato l'uso della violenza da parte della Siria sottolineando che i paesi arabi stanno attivamente monitorando la crisi del paese,

O. considerando che, in seguito alla decisione del Consiglio europeo del 23 giugno 2011 relativa all'estensione delle sanzioni nei confronti dei funzionari e degli uomini d'affari siriani responsabili delle violenze in atto nonché all'imposizione di sanzioni anche ai funzionari iraniani coinvolti nelle violenze in Siria, il ministro degli Affari esteri siriano ha dichiarato che il suo paese avrebbe ritirato l'adesione alla cooperazione euro-mediterranea,

Per quanto riguarda lo Yemen:

P. considerando che, dal gennaio 2011, milioni di cittadini manifestano in modo sostanzialmente pacifico nello Yemen, e che centinaia di manifestanti pacifici sono stati feriti o uccisi, principalmente dalle forze di sicurezza; che numerosi comandanti militari, ambasciatori, ministri e altri funzionari hanno dichiarato il loro appoggio ai manifestanti,

Q. considerando che, per la prima volta nella storia, un numero di donne senza precedenti è sceso in strada durante l'insurrezione pubblica a dispetto della condanna della partecipazione delle donne alle manifestazioni dell'opposizione espressa nell'aprile 2011 dal presidente Saleh, il quale ha affermato che le donne, mescolandosi per strada con uomini cui non erano legate da parentela diretta, violavano le norme culturali tradizionali yemenite,

R. considerando che il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) ha avviato un piano per un passaggio di poteri pacifico non ancora attuato dalle due parti in causa, il Presidente Saleh e l'opposizione,

S. considerando che il presidente Saleh ha lasciato il paese per ricevere cure mediche in Arabia Saudita e che il suo regime è tuttora responsabile delle azioni militari intraprese nei confronti dei manifestanti,

Per quanto riguarda il Bahrein:

T. considerando che, il 22 giugno 2011, un tribunale militare del Bahrein ha condannato all'ergastolo 8 attivisti dell'opposizione, tra cui i noti difensori dei diritti umani Abdulhadi al-Khawaja, Hasan Mushaima e Abduljalil al-Singace, e che altri 13 sono stati condannati a pene detentive fino a quindici anni per aver "cospirato per rovesciare il governo"; che nel corso delle manifestazioni a favore della riforma i partecipanti sono stati sottoposti a violenze oppure uccisi; che numerosi attivisti politici, difensori dei diritti umani, giornalisti e medici arrestati durante le proteste pacifiche a favore della riforma sono tuttora detenuti, e che, secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani, gli stessi avrebbero subito torture, maltrattamenti e vessazioni,

U. considerando che il Codice internazionale di etica medica dell'Associazione medica mondiale e il relativo Manuale di etica includono tra i doveri di un medico quello di prestare le cure di emergenza e di rispettare i principi di non discriminazione; che i governi non dovrebbero interferire con i compiti del personale medico né scagliarsi contro quest'ultimo o punirlo in virtù dell'impegno ad attenersi ai suddetti principi internazionalmente riconosciuti,

V. considerando che 47 operatori tra medici e infermieri del Bahrein sono stati accusati di aver "sostenuto il rovesciamento del regime con la forza" prestando soccorso ai manifestanti pacifici feriti, e che gli stessi sono stati processati dinanzi al tribunale militare del paese; che il personale medico ha agito in maniera deontologicamente corretta prestando soccorso alle persone ferite; che ai medici e agli infermieri è stato impedito con la violenza di prestare le necessarie cure ai manifestanti pacifici e che pertanto alcune persone sono decedute; che durante le manifestazioni a favore della riforma gli accessi agli ospedali sono stati bloccati, e che i pazienti sono stati torturati all'interno delle strutture ospedaliere, in particolare nel complesso medico di Salmaniya,

W. considerando che, su iniziativa del Re Hamad Bin Isa Al Khalifa, è stata lanciata una consultazione per un dialogo nazionale,

X. considerando che, a seguito della richiesta del governo del Bahrein, sono state spiegate nel paese forze straniere operanti sotto l'egida del CCG, in particolare almeno 4 000 militari provenienti dall'Arabia Saudita,

Per quanto riguarda il mondo arabo:

1.  accoglie favorevolmente le decisioni attualmente in fase di adozione, che rappresentano un primo passo verso la transizione democratica; si tratta in particolare:

 dell'adozione della Costituzione provvisoria dell'Egitto mediante referendum,

 dei progressi realizzati in termini di avvio del processo democratico con la partecipazione di oltre 70 partiti alle elezioni in Tunisia,

 della ratifica da parte della Tunisia, in data 24 giugno 2011, dello statuto di Roma della Corte penale internazionale,

 dell'annuncio dei principali elementi della nuova Costituzione del Marocco e dell'approvazione di quest'ultima a larga maggioranza a seguito di un referendum che ha visto la partecipazione di una percentuale significativa di elettori marocchini,

 del rinnovato impegno della Giordania a favore di riforme politiche che includano anche una revisione della Costituzione,

 della revoca dello stato di emergenza e della riforma costituzionale prevista in Algeria;

2.  concorda pienamente con le conclusioni sulla politica europea di vicinato adottate dal Consiglio il 20 giugno 2011; si aspetta che la Commissione dia attuazione quanto prima alla nuova politica di vicinato, in piena consultazione con il Parlamento europeo, in modo da mostrare un reale impegno dell'Unione europea a favore della transizione democratica ed economica dei popoli vicini;

3.  rinnova il proprio appello a Gheddafi affinché abbandoni immediatamente il potere; riconosce il Consiglio nazionale di transizione quale legittimo rappresentante del popolo libico e sostiene con decisione non soltanto le azioni militari realizzate dalla NATO e dai membri del CCG per garantire il massimo livello di sicurezza possibile ai cittadini della Libia, ma anche il cammino verso la democrazia che il paese intraprenderà;

4.  osserva che gli avvenimenti nella regione araba hanno dimostrato che l'Unione europea, ai fini della propria credibilità, dovrebbe intrattenere relazioni con i popoli piuttosto che con le élite al potere, o peggio con i dittatori;

5.  sottolinea che il maggiore impegno dell'Unione europea a favore dei paesi del vicinato meridionale in questione dovrebbe dipendere dai progressi dagli stessi compiuti a livello di rispetto dei diritti umani, del governo democratico e dello Stato di diritto; pone l'accento sul fatto che il rinnovato impegno dell'Unione europea deve trovare riscontro in un sostegno finanziario condizionato più cospicuo e mirato che risponda al cosiddetto approccio "more for more" e "less for less", in reali prospettive di accesso illimitato al mercato e di futura integrazione con il mercato dell'Unione nonché in strategie di mobilità rafforzate che prevedano anche la revoca delle restrizioni in materia di visti, in quanto provvedimenti che non dovrebbero essere dettati unicamente dalle preoccupazioni legate all'immigrazione clandestina ma che dovrebbero essere finalizzati a migliorare i contatti interpersonali;

6.  invita la Commissione a utilizzare pienamente e in modo efficace il sostegno finanziario disponibile a titolo dello Strumento europeo di vicinato e partenariato (ENPI), dell'Iniziativa europea per la democrazia e i diritti umani (EIDHR) e dello Strumento di stabilità (IfS);

7.  invita a istituire tempestivamente il Fondo europeo per la democrazia previa attenta verifica del relativo valore aggiunto e dell'effettiva necessità dello stesso; si attende che tale nuovo strumento, ove istituito, operi in maniera coerente con gli strumenti e le strutture esistenti e che apporti benefici in termini di democrazia e diritti umani nei paesi del vicinato meridionale e orientale; chiede alla Commissione e al Consiglio di valutare rapidamente il valore aggiunto di un Fondo europeo per la democrazia e quindi di presentare proposte concrete per quanto concerne l'organizzazione e il funzionamento dello stesso in stretto coordinamento con il Parlamento europeo;

8.  è favorevole alla politica europea di vicinato rivista nonché ai relativi obiettivi che prevedono un ulteriore sostegno a favore della transizione democratica e della società civile, in risposta agli sviluppi storici oggi in atto nella regione; invita l'Unione europea a garantire un sostegno e un'assistenza totali nei confronti dei processi democratici nelle regioni del Mediterraneo e del Golfo nonché ad assicurare la piena partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica, in particolare per quanto concerne le donne, che hanno svolto un ruolo chiave quando si è trattato di chiedere un cambiamento democratico;

9.  invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a controllare e salvaguardare la libertà di espressione e di stampa dei cittadini, sia off line che on line, in quanto il libero accesso all'informazione, la comunicazione e l'accesso a Internet senza censure (libertà su Internet) sono diritti universali indispensabili per garantire la trasparenza e la responsabilità nella vita pubblica;

10.  chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di attuare un ravvicinamento delle rispettive politiche relative ai paesi del Mediterraneo meridionale ai fini del rispetto del codice di condotta dell'UE sull'esportazione di armi;

11.  invita la Commissione europea e il Consiglio europeo a seguire un approccio caso per caso per quanto riguarda i paesi del Mediterraneo meridionale, considerando che occorre premiare gli effettivi progressi in termini di democrazia, elezioni libere ed eque e soprattutto diritti umani; ritiene necessario che l'Unione europea si dichiari pronta, a tempo debito, a migliorare qualitativamente le sue relazioni con l'Egitto e la Tunisia, in particolare attraverso una maggiore cooperazione economica, per dimostrare l'impegno europeo a favore della trasformazione democratica in questi paesi;

12.  invita la Commissione a rispondere con la massima urgenza e attenzione alle esigenze umanitarie del Consiglio nazionale di transizione in Libia;

Per quanto riguarda la Siria:

13.  condanna con la massima fermezza l'uso massiccio della violenza brutale e letale nei confronti di manifestanti pacifici, incluse le conseguenze umanitarie dell'assedio imposto ad alcune città quali Daara e Jisr al-Shughour; condanna con la massima determinazione la gravità e il numero delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità siriane, incluse le uccisioni extragiudiziali, gli arresti arbitrari di massa, le sparizioni e gli atti gravi di tortura, in particolare nei confronti di bambini e donne;

14.  ritiene che queste diffuse e sistematiche violazioni degli obblighi che incombono alla Siria in virtù del diritto internazionale in materia di diritti umani possano costituire crimini contro l'umanità; sostiene fermamente, in questo contesto, gli sforzi messi in atto dall'OHCHR per indagare sulle presunte violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza siriane, al fine di assicurare alla giustizia i responsabili della violenza, e invita le autorità siriane a cooperare pienamente e a garantire un accesso senza restrizioni all'Ufficio dell'Alto commissario e ad altri meccanismi delle Nazioni Unite;

15.  invita il vicepresidente/alto rappresentante a dichiarare espressamente che il presidente Bashar al-Assad ha perso ogni legittimità a governare il popolo siriano;

16.  invita il vicepresidente/alto rappresentante e gli Stati membri dell'Unione europea a continuare ad adoperarsi con i partner internazionali in vista di una condanna, da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dell'attuale repressione in Siria e della messa in atto, da parte delle autorità siriane, della responsabilità che esse hanno in termini di protezione della popolazione siriana; ritiene che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite debba ricorrere alla Corte penale internazionale per indagare sulla situazione in Siria, con l'obiettivo di rendere giustizia alla popolazione siriana ed evitare ulteriori vittime; invita il vicepresidente/alto rappresentante a chiedere espressamente tale ricorso;

17.  invita il Segretario generale delle Nazioni Unite a nominare immediatamente un inviato speciale per la Siria e chiede che gli sia concesso un accesso senza restrizioni in tutto il paese, con il mandato di informare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e di invitarlo ad adottare le opportune misure;

18.  esorta le autorità siriane a porre immediatamente fine all'uso eccessivo della forza nei confronti dei manifestanti e chiede l'immediato rilascio di tutti i manifestanti pacifici, i giornalisti, i blogger, i difensori dei diritti umani e i prigionieri politici che restano in carcere nonostante la recente amnistia annunciata dal presidente al-Assad; invita le autorità siriane a consentire un accesso immediato e senza restrizioni ai mezzi d'informazione indipendenti e internazionali;

19.  deplora il fatto che le autorità siriane non abbiano risposto agli appelli a porre immediatamente fine alla violenza, rispettare i propri impegni e intraprendere riforme significative;

20.  sottolinea che il processo di transizione verso un governo democratico, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto dovrebbe basarsi su un dialogo credibile e inclusivo che coinvolga tutte le forze democratiche e gli attori della società civile con l'obiettivo di intraprendere profonde riforme democratiche, tra cui la revoca della legge d'emergenza, la fine del monopolio del partito Ba'th nella società siriana e la possibilità di organizzare elezioni libere ed eque;

21.  esprime il proprio fermo sostegno alla lotta del popolo siriano per le riforme democratiche e la fine del regime autoritario; chiede, al riguardo, al vicepresidente/alto rappresentante, al Consiglio e alla Commissione di sostenere le forze di opposizione, come la Coalizione nazionale, che esprimono le aspettative e le richieste di sostegno della rivoluzione siriana;

22.  ritiene che la brutale repressione in atto in Siria costituisca una reale minaccia alla stabilità interna e regionale e che questa situazione stia colpendo i paesi vicini; prende atto con grave preoccupazione delle attività dell'esercito alle frontiere e delle migliaia di sfollati in Turchia e Libano a causa delle violenze in Siria; esorta le autorità siriane a consentire alle agenzie umanitarie un accesso immediato e incondizionato alle aree colpite;

23.  plaude alla politica della Turchia di mantenere aperte le frontiere per i profughi siriani, nonché alle attività di sostegno e accoglienza che sono state rapidamente organizzate con la mobilitazione delle risorse della Mezzaluna rossa nella regione di Hatay; sottolinea la necessità che la Turchia, con l'assistenza dell'UNHCR e della Mezzaluna rossa, fornisca alle persone in fuga dalla Siria i servizi di base, senza discriminazioni basate sull'origine etnica, la religione o motivi simili;

24.  invita il Consiglio e la Commissione a fornire immediatamente sostegno alle autorità turche e libanesi negli sforzi che compiono per gestire la crisi umanitaria in atto alle loro frontiere con la Siria;

25.  prende atto del ruolo di mediazione svolto dalle autorità turche nei confronti della leadership siriana per cercare di porre fine all'ondata di violenza e di avviare un dialogo politico che porti a riforme credibili; invita al riguardo il Consiglio, la Commissione e la Turchia a cooperare congiuntamente per trovare una soluzione diplomatica e pacifica alla repressione in Siria;

Per quanto riguarda lo Yemen:

26.  è preoccupato per la situazione nello Yemen ed esorta tutte le parti a porre fine alla violenza, a rispettare i diritti imani e a osservare un cessate il fuoco permanente; ribadisce l'urgenza di una transizione regolare e inclusiva in linea con l'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo;

27.  invita il presidente Saleh a trasferire pacificamente il potere attraverso le istituzioni costituzionali; invita il Consiglio a considerare l'opportunità di sanzionare il regime del presidente Saleh qualora il trasferimento del potere fosse ritardato o non avesse luogo; invita tutte le parti, inclusa l'opposizione, ad agire in modo responsabile, avviando senza indugi un dialogo costruttivo ai fini di una transizione politica ordinata, nonché a coinvolgere in tale dialogo tutti i partiti e i movimenti che rappresentano il popolo yemenita;

28.  invita il Consiglio a stabilire immediatamente una serie di sanzioni contro il regime di Saleh, che continua a reprimere con la violenza la rivolta popolare nello Yemen;

29.  sottolinea l'importanza di procedere a una transizione politica regolare e inclusiva nello Yemen, in linea con l'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo, al fine di rispondere ai legittimi interessi della popolazione yemenita;

30.  esprime profonda preoccupazione per l'impatto dell'attuale stallo politico sulla situazione umanitaria nello Yemen, anche per quanto riguarda le parecchie migliaia di sfollati interni in seguito agli scontri;

31.  si compiace della missione annunciata dall'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani e incoraggia il governo dello Yemen a garantire un accesso libero e senza restrizioni ai paesi che hanno promesso di effettuare la missione; plaude alla dichiarazione interregionale del Consiglio per i diritti dell'uomo sullo Yemen e auspica un dialogo in occasione della sua 18a sessione;

32.  appoggia pienamente gli altri partner internazionali fornendo l'assistenza e il sostegno politico necessario per realizzare la transizione nello Yemen;

Per quanto riguarda il Bahrein:

33.  invita le autorità del Bahrein a commutare le condanne a morte pronunciate nei confronti di Ali 'Abdullah Hassan al-Sankis e di 'Abdulaziz 'Abdulridha Ibrahim Hussain; invita altresì le autorità del Bahrein a ripristinare la moratoria de facto sulla pena capitale;

34.  sollecita il rilascio immediato e incondizionato di tutti i manifestanti pacifici, compresi gli attivisti politici, i giornalisti e i difensori dei diritti umani, nonché dei 47 medici e infermieri bahreiniti arrestati illegalmente mentre adempivano il loro dovere professionale, come sancito dalla convenzione di Ginevra; esprime profonda preoccupazione per la condanna all'ergastolo pronunciata nei confronti di otto attivisti dell'opposizione e per le condanne a fino 15 anni di detenzione pronunciate per altri 13;

35.  sollecita il rilascio immediato e incondizionato di tutti i manifestanti pacifici, compresi gli attivisti politici, i giornalisti e i difensori dei diritti umani, tra cui Abdulhadi al-Khawaja, Hasan Mushaima e Abduljalil al-Singace, nonché dei 47 medici e infermieri bahreiniti che adempivano il loro dovere professionale; disapprova la condanna di 21 civili dinanzi a un tribunale militare; esprime profonda preoccupazione per la condanna all'ergastolo pronunciata nei confronti di otto attivisti dell'opposizione e per le condanne a fino 15 anni di detenzione pronunciate per altri 13, nonché per le denunce di maltrattamenti durante la detenzione, l'impossibilità di accedere alla consulenza legale e le confessioni ottenute con la forza; sottolinea che il governo del Bahrein deve tentare di ripristinare la fiducia come condizione essenziale per un dialogo nazionale equo, inclusivo e significativo;

36.  prende atto della decisione presa dal re del Barhein il 29 giugno 2011 di istituire una commissione indipendente per indagare e riferire in merito agli eventi che si sono svolti nel paese a febbraio/marzo 2011; auspica che la relazione finale della Commissione sia presentata entro la fine di ottobre 2011;

37.  sostiene fermamente la decisione presa da Re Hamad il 1° giugno di revocare lo stato di emergenza nel Bahrein e chiede che sia pienamente rispettata; chiede inoltre di astenersi dall'uso della violenza nei confronti dei manifestanti, di rispettare la loro libertà di riunione ed espressione e di garantire la loro sicurezza;

38.  ribadisce il suo invito a ritirare immediatamente le truppe straniere dal Bahrein;

39.  esorta il governo del Bahrein a garantire il pieno rispetto della libertà di religione nel paese;

40.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione e alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai paesi membri delle delegazioni del Maghreb e del Mashrek e del Consiglio di cooperazione del Golfo e al Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.