Proposta di risoluzione - B7-0447/2011/REV1Proposta di risoluzione
B7-0447/2011/REV1

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla Siria, lo Yemen e il Bahrein nel contesto del mondo arabo

6.7.2011

presentata a seguito di una dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Hélène Flautre, Franziska Katharina Brantner, Barbara Lochbihler, Ulrike Lunacek, Jean-Paul Besset, Rui Tavares, Raül Romeva i Rueda, Judith Sargentini, Malika Benarab-Attou, Margrete Auken, Nicole Kiil-Nielsen, Catherine Grèze, Reinhard Bütikofer, Daniel Cohn-Bendit a nome del gruppo Verts/ALE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0389/2011

Procedura : 2011/2756(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B7-0447/2011
Testi presentati :
B7-0447/2011
Testi approvati :

B7‑0447/2011/rev.

Risoluzione del Parlamento europeo sulla Siria, lo Yemen e il Bahrein nel contesto del mondo arabo

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni, in particolare la sua risoluzione sulla situazione in Siria, Bahrein e Yemen del 7 aprile 2011,

–   vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966, del quale la Siria e lo Yemen sono firmatari,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1975, della quale la Siria e lo Yemen sono firmatari,

–   visti gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani del 2004 aggiornati nel 2008, nonché gli orientamenti dell'UE sulla tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, del 2001 e rivisti nel 2008,

–   vista la sua relazione del 24 marzo 2011 sulle relazioni dell'Unione europea con il Consiglio di Cooperazione del Golfo,

–   vista la sua risoluzione recante la raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio sulla conclusione di un accordo di associazione euromediterraneo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica araba siriana, dall'altra, approvata il 26 ottobre 2006,

–   vista la dichiarazione del Presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek sull'attacco mortale contro i manifestanti in Siria il 23 marzo 2011,

–   viste le dichiarazioni dell'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione sulle misure restrittive contro la Siria del 9 maggio e del 9 giugno 2011 e sulla violenza continua e la necessità di riforme credibili in Siria del 6 giugno 2011,

–   viste le dichiarazioni del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione sullo Yemen del 10 marzo e 17 marzo 2011,

–   vista la comunicazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione dal titolo "Una risposta nuova a un vicinato in mutamento" del 25 maggio, che integra la comunicazione congiunta dal titolo "Un partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa con il Mediterraneo meridionale" dell'8 marzo 2011,

–   vista la sua risoluzione sulla revisione della politica europea di vicinato – dimensione meridionale, del 7 aprile 2011,

   vista la decisione del 7 giugno 2011 dell'alto rappresentante Catherine Ashton di istituire una Task Force per il mediterraneo meridionale,

–   vista la dichiarazione del 24 giugno 2011 in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in previsione di una visita di rappresentanti dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, ha espresso grave preoccupazione per il deterioramento della sicurezza e della situazione umanitaria nello Yemen esortando altresì tutte le parti a dare prova di estrema moderazione e ad avviare un dialogo politico inclusivo,

–   viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria e sullo Yemen, del 20 giugno 2011, nonché le osservazioni formulate dall'Alto rappresentante Catherine Ashton in seguito al Consiglio "Affari esteri",

–   viste le conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2011,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che la comunicazione congiunta su "Una risposta nuova ad un vicinato in mutamento", del 25 maggio 2011, imposta una tendenza nuova, che sostituisce i principi di base dell'azione esterna dell'Unione, segnatamente i valori universali dei diritti dell'uomo, della democrazia e dello Stato di diritto, al centro della politica di vicinato, rispecchiando nel contempo la necessità per l'Unione europea di appoggiare le rivoluzioni nel Nord Africa e in Medio Oriente,

B.  considerando che il cambiamento di approccio verso i paesi del vicinato europeo deve comunque essere seguito da una metodologia più chiara di benchmarking per valutare l'osservanza dei requisiti in materia di diritti umani e democrazia in seno ai piani d'azione PEV e che richiede l'inclusione di un meccanismo di applicazione delle clausole giuridicamente vincolanti sui diritti umani di accordi internazionali,

C. considerando che un'accurata politica di vicinato sulla base di un nuovo partenariato con le società deve automaticamente assicurare che la società civile sia direttamente associata ai processi di buona governance e partecipi al processo di elaborazione e di valutazione dell'attuazione degli accordi attraverso l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio della società civile,

D. considerando che la situazione in Tunisia, a quanto pare, registra progressi e che la preparazione delle elezioni per un'assemblea costituente procede nella buona direzione, in particolare con la costituzione di una commissione elettorale indipendente mentre, per quanto riguarda l'Egitto, la transizione democratica incontra ostacoli con alcuni sviluppi preoccupanti come il predominio dei tribunali militari sulla giustizia ordinaria e arresti arbitrari; che, nonostante la revoca dello stato di emergenza e la prevista riforma costituzionale in Algeria, le autorità devono adottare provvedimenti per avanzare verso un autentico dialogo politico ed inclusivo al fine di adottare sostanziali cambiamenti democratici; che la riforma costituzionale in Marocco deve essere accolta come primo passo positivo e deve essere seguito da profonde riforme democratiche,

Siria

E. considerando che sin dall'inizio del giro di vite nel marzo 2011, l'escalation di violenza continua ad aumentare e le forze di sicurezza rispondono alle continue proteste con arresti di massa e una brutalità crescente e senza precedenti, che ha fatto più di 400 vittime tra i civili nel solo governatorato di Daraa e più di 850 vittime in tutta la Siria,

F.  considerando che le organizzazioni dei diritti umani hanno ricevuto informazioni che indicano che le forze di sicurezza siriane hanno perpetrato sistematiche uccisioni di manifestanti, in particolare a Daraa, che nella stragrande maggioranza erano disarmati e che tutte le persone detenute per le manifestazioni sono state sistematicamente sottoposte a atti di tortura e trattamenti inumani; che sono già stati documentati più di 800 casi di sparizioni forzate e 11.000 casi di detenzione arbitraria,

G. considerando che, dopo l'assedio posto a Daraa, le forze di sicurezza hanno lanciato un'operazione militare e una campagna su vasta scala di arresti arbitrari nelle città vicine a Daraa; che, secondo le stime, 12.000 siriani di Jisr al-Shughour e delle zone circostanti hanno attraversato la frontiera turco-siriana per timore di rappresaglie da parte delle forze di sicurezza e che, secondo la Mezzaluna Rossa, altre 17.000 sono in attesa di attraversare la frontiera; che la Turchia ha espresso profonda preoccupazione quanto allo spiegamento di truppe e carri armati siriani nei pressi della frontiera,

H. considerando che l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) non è stato in grado di dispiegare personale sul terreno in Siria per indagare su presunte violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani e per accertare i fatti e le circostanze di tali violazioni, al fine di evitare l'impunità e assicurare la piena responsabilità come richiesto dalla risoluzione approvata il 29 aprile 2011 dal Consiglio per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite (UNHRC),

I.   considerando che il Segretario generale Ban Ki-Moon ha rinnovato gli appelli alla Siria affinché permetta lo svolgimento di missioni umanitarie di inchiesta per indagare sugli eventi contestati durante i mesi di proteste antigovernative; che la Lega araba ha emesso una condanna della violenza della Siria il 14 giugno 2011 e ha sottolineato che gli Stati arabi stanno attivamente monitorando la crisi in Siria,

J.   considerando che, in occasione del suo terzo discorso del 20 giugno 2011, il Presidente Bashar al-Assad ha affermato che un dialogo nazionale darebbe forma al futuro della Siria; che, nonostante si siano ripetutamente impegnate a porre in atto riforme e cambiamenti politici nel paese, le autorità siriane hanno mancato di prendere alcuna iniziativa in tal senso,

K. considerando che, dopo la comunicazione da parte del Consiglio europeo del 23 giugno 2011 di estendere le sanzioni per la terza volta contro la Siria al fine di rispondere all'escalation del violento giro di vite delle autorità siriane, il ministro siriano degli affari esteri ha dichiarato che la Siria dimenticherà l'esistenza dell'Europa sulla carta geografica chiedendo, al contempo, il ritiro dell'adesione siriana al partenariato euromediterraneo,

Yemen

L.  considerando che, da gennaio, milioni di cittadini manifestano in modo sostanzialmente pacifico nello Yemen, avanzando richieste simili a quelle emerse nelle rivolte in Tunisia e in Egitto, e che centinaia di persone sarebbero state uccise principalmente dalle forze di sicurezza che avrebbero sparato proiettili veri contro la folla mentre centinaia di persone sarebbero state ferite; che numerosi comandanti militari, ambasciatori, ministri e altri funzionari hanno dichiarato il loro appoggio ai manifestanti,

M. considerando che, per la prima volta nella storia, le donne sono uscite nelle strade in un numero senza precedenti durante la rivolta pubblica a dispetto del fatto che il presidente Saleh abbia condannato la partecipazione delle donne alle manifestazioni dell'opposizione in aprile, affermando che, mescolandosi per strada con gli uomini che non erano parenti diretti le donne stavano violando le norme culturali tradizionali yemenite,

N. considerando che dopo le dimostrazioni del 18 marzo il presidente Saleh ha dichiarato lo stato di emergenza e il 23 marzo il Parlamento ha approvato una legge di emergenza conferendo alle forze di sicurezza estesi poteri in materia di detenzione e imponendo pesanti restrizioni in materia di riunioni pubbliche,

O. considerando che il Consiglio di Cooperazione del Golfo sotto la guida saudita ha fatto finora tre tentativi di mediare con i partiti dell'opposizione yemenita in modo che Saleh si dimetta e non sia perseguito per i suoi atti punibili, comprese le sanguinose repressioni contro i manifestanti,

P.  considerando che Saleh ogni volta ha fatto marcia indietro all'ultimo minuto, l'ultima volta in maggio innescando due settimane di lotta con la confederazione tribale Al-Hashed guidata dalla famiglia Ahmar, culminata nell'attacco contro il palazzo di Saleh il 3 giugno,

Q. considerando che nell'esplosione hanno perso la vita diverse persone e sono stati feriti il presidente Saleh, il primo ministro, due vice primi ministri e i presidenti delle due camere parlamentari e che il presidente Saleh ha lasciato il paese per ricevere cure mediche in Arabia Saudita,

R.  considerando che i partiti dell'opposizione, che vanno dai socialisti agli islamisti di entrambe le sette sunnita e sciita Zaydi, e che hanno accettato gli accordi del CGG, hanno perso credibilità dinanzi alla gioventù ispirata alla "Primavera araba" emersa come forza elettorale separata, che chiede la creazione di un consiglio presidenziale transitorio e che Saleh e la sua famiglia lascino il paese e che siano perseguiti per il loro presunto coinvolgimento in fatti di corruzione e nell'uccisione di manifestanti,

S.  considerando che i suoi figli, in particolare Ahmed Ali Saleh, capo della Guardia repubblicana di elite, e alcuni nipoti, che ricoprono anche posizioni militari chiave, hanno svolto un ruolo fondamentale nel preservare il regime dell'anziano Saleh in sua assenza,

T.  considerando che il 24 giugno 2011 un'autobomba suicida a Aden ha ucciso tre soldati e un civile e ferito una dozzina di altre persone; che l'attacco è avvenuto dopo che le forze di sicurezza yemenite avevano aperto il fuoco su manifestanti a un funerale nella città,

U. considerando che il 23 giugno, 62 prigionieri, tra cui presunti membri di Al-Qaeda condannati per l'uccisione di turisti e coinvolti in un complotto per attaccare l'Ambasciata degli Stati Uniti a Sana, sono fuggiti dalla prigione dopo un assalto di uomini armati, in una fuga ben organizzata, che ha messo in evidenza i rischi di sicurezza in una nazione che è sempre più instabile,

V. considerando che dopo l'unificazione forzata degli anni 90, gli yemeniti settentrionali e meridionali si sono scontrati più volte, anche in una breve guerra civile nel 1994; che vi sono forti preoccupazioni riguardo alla disintegrazione dello Stato yemenita, data la fragile tregua raggiunta a febbraio con i ribelli sciiti nel nord del paese, l'esistenza di un secessionista nel sud e la presenza di numerosi militanti di Al-Qaeda che utilizzerebbero lo Yemen come base in cui rifugiarsi,

W. considerando che lo Yemen è il paese più povero del mondo arabo, che circa la metà dei suoi bambini è affetta da malnutrizione, che le risorse idriche si stanno esaurendo, che l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità ha reso la vita quotidiana molto più difficile, che la disoccupazione si aggira intorno al 35%, 10 punti percentuali in più rispetto alla media regionale e che i giovani hanno più probabilità di restare senza lavoro; che la situazione potrà solo peggiorare – lo Yemen è destinato a raddoppiare la sua popolazione entro il 2025 proprio quando le forniture di petrolio e le entrate si esauriscono e l'instabilità causata da yemeniti e sfollati all'interno e da rifugiati provenienti dalla Somalia aumenta,

X. considerando inoltre che migliaia di sfollati interni sono entrati a fiotti a Aden nelle scorse settimane, in fuga dalla battaglia tra le truppe governative e gli jihadisti pesantemente armati che, a fine maggio, si sono impadroniti della città di Zinjibar, capitale della provincia di Abyan nel sud,

Y. considerata che data la lunga storia di collusione segreta tra Al Qaeda e le agenzie di sicurezza dello Yemen, è impossibile sapere se il sig. Saleh o i suoi sostituti stiano attivamente incoraggiando gli jihadisti come tattica per spaventarli, o semplicemente li tollerino,

Z.  considerando che i cinque uomini condannati a morte per presunto omicidio potrebbero essere giustiziati entro i prossimi giorni e che lo Yemen è tra i paesi che ancora di frequente eseguono la pena di morte e con centinaia di prigionieri nel braccio della morte,

Bahrein

Zbis. considerando che il 22 giugno la Corte di sicurezza nazionale del Bahrein, un tribunale militare ha emesso il suo verdetto contro 21 attivisti dell'opposizione del Bahrein, sette dei quali in contumacia; che sui 14 presenti, sette (Hassan Mshaima’, ‘Abdelwahab Hussain, ‘Abdulhadi al-Khawaja, Dr ‘Abdel-Jalil al-Singace, Mohammad Habib al-Miqdad, Abdel-Jalil al-Miqdad e Sa’eed Mirza al-Nuri) sono stati condannati all'ergastolo, mentre agli altri sono state inflitte pene dai 15 ai due anni di carcere (Mohammad Hassan Jawwad, Mohammad ‘Ali Ridha Isma’il, Abdullah al-Mahroos, ‘Abdul-Hadi ‘Abdullah Hassan al-Mukhodher, Ebrahim Sharif, Salah ‘Abdullah Hubail al-Khawaja, Al-Hur Yousef al-Somaikh); che molti – forse tutti – degli imputati possono essere prigionieri di coscienza, trattenuti esclusivamente sulla base dell'esercizio pacifico dei loro diritti alla libertà di espressione e di riunione,

Zter. considerando che il 22 maggio la stessa Corte ha confermato la pena di morte contro Ali Abdullah Hassan al-Sankis e Adbulaziz Abdulridha Ibrahim Hussain che potrebbero essere a rischio di imminente esecuzione; che sono stati giudicati colpevoli con altri tre uomini, condannati all'ergastolo, per aver ucciso due poliziotti durante le manifestazioni antigovernative a marzo,

Zquater. considerando che i processi dinanzi ai giudici militari senza un'adeguata difesa legale – dato che i prigionieri sono tenuti in segregazione senza contatto con le loro famiglie e si presume che siano esposti a torture – non rispettano in alcun modo le norme internazionali di un processo equo,

Siria

1.  esprime la sua solidarietà e il suo fermo sostegno alla lotta del popolo siriano per la libertà, i cambiamenti democratici e la fine del regime autoritario;

2.  condanna fermamente l'aumento della brutale repressione contro i manifestanti pacifici, comprese le conseguenze umanitarie dell'assedio imposto a un certo numero di città, come Daraa e Jisr al-Shughour, ed esprime la sua profonda preoccupazione per la gravità delle violazioni dei diritti umani perpetrate dalle autorità siriane, fra cui arresti di massa, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie, sparizioni e torture;

3.  ritiene che queste diffuse e sistematiche violazioni degli obblighi che incombono alla Siria in virtù del diritto internazionale in materia di diritti umani possano costituire crimini contro l'umanità; in tale contesto sostiene fermamente tutti gli sforzi intrapresi dall'Alto Commissariato per i diritti umani (OHCHR) per indagare su tutte le presunte violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza siriane al fine di attribuire le dovute responsabilità per le violenze e invita le autorità siriane a collaborare pienamente e a consentire il libero accesso all'Ufficio dell'Alto Commissario e agli altri meccanismi delle Nazioni Unite;

4.  invita il Vicepresidente/Altro rappresentante e gli Stati membri dell'UE a continuare a operare con i partner internazionali per una condanna, da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, della repressione in corso in Siria e per l'esecuzione, da parte delle autorità siriane, del loro compito di proteggere la popolazione siriana; reputa che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite debba denunciare la Siria al Tribunale penale internazionale (TPI), con l'obiettivo di rendere giustizia alla popolazione siriana ed evitare ulteriori vittime; in tale contesto, invita il Consiglio a intensificare la pressione diplomatica nei confronti della Russia e della Cina nonché del Brasile, del Sudafrica e dell'India;

5.  chiede al Segretario generale delle Nazioni Unite di nominare immediatamente un inviato speciale per la Siria, che gli sia consentito il libero accesso in tutto il paese e abbia il compito di riferire al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di chiedere l'adozione di misure adeguate;

6.  esorta le autorità siriane a porre immediatamente fine a tutte le forme di repressione contro i manifestanti e chiede l'immediato rilascio di tutti i manifestanti, i giornalisti, i difensori dei diritti umani arrestati e dei prigionieri politici che, nonostante la recente amnistia annunciata dal presidente Al-Assad, restano in carcere; invita le autorità siriane a consentire l'accesso immediato e incondizionato ai media indipendenti e internazionali;

7.  deplora il fatto che le autorità siriane non abbiano risposto agli appelli a porre immediatamente fine alla violenza, a rispettare i propri impegni e a intraprendere riforme significative; chiede le dimissioni del presidente siriano Bashar al-Assad e reputa che tale atto spianerebbe la via e faciliterebbe il processo di transizione che dovrebbe essere basato su un dialogo credibile e integrato che coinvolga tutte le forze democratiche e gli attori della società civile, nella prospettiva di avviare profonde riforme democratiche, fra cui l'abolizione della legge di emergenza, la fine del monopolio del partito Baath nella società siriana e l'organizzazione di elezioni libere ed eque;

8.  chiede, a tal riguardo, al Vicepresidente/Altro rappresentante, al Consiglio e alla Commissione di appoggiare le forze di opposizione, comprese quelle che danno voce alle aspettative e alle richieste dei manifestanti, come la Coalizione nazionale, a sostegno della rivoluzione siriana; ritiene che nessun accordo di associazione possa essere concluso con il regime siriano;

9.  ritiene che la brutale repressione in corso in Siria rappresenti una vera minaccia per la stabilità interna e della regione e che tale situazione stia colpendo i paesi vicini;

10. prende atto con preoccupazione delle notizie sulle attività dell'esercito vicino alle frontiere e delle migliaia di sfollati che, a causa delle violenze, dalla Siria si dirigono in Turchia e in Libano; esorta le autorità siriane a consentire alle agenzie umanitarie un accesso immediato e incondizionato a tutte le aree colpite;

11. accoglie con favore la politica della Turchia che mantiene aperte le frontiere ai rifugiati siriani, così come le attività di sostegno e di accoglienza che sono state rapidamente organizzate con la mobilitazione delle risorse della Mezzaluna Rossa, nella regione di Hatay; sottolinea la necessità che la Turchia, con l'assistenza dell'UNHCR e della Mezzaluna Rossa, fornisca servizi di base alle persone in fuga dalla Siria, senza discriminazioni basate sull'origine etnica, la religione o motivi simili;

12. invita le autorità turche ad adottare tutte le misure necessarie, in stretta collaborazione con l'UNHCR, per reinsediare le persone in fuga dalla Siria e a non tenerle in campi chiusi; ritiene che la Turchia non debba essere lasciata sola dinanzi a tale emergenza e che debbano essere intrapresi tutti gli sforzi necessari per condividere questo onere; invita il Consiglio e la Commissione a sbloccare senza indugio i negoziati sul programma comune di reinsediamento dell'UE e a finalizzare la procedura di codecisione onde attuare con efficacia il reinsediamento dei rifugiati all'interno dell'UE;

13. invita il Consiglio e la Commissione a fornire immediatamente assistenza e sostegno alle autorità turche e libanesi, agli sforzi che compiono per gestire la crisi umanitaria alle frontiere con la Siria, anche esplorando la possibilità di creare un corridoio umanitario a livello di Nazioni Unite;

14. prende atto del ruolo di mediazione svolto dalle autorità turche nei confronti della leadership siriana, affinché sia posta fine all'aumento della violenza e sia avviato un dialogo che porti a riforme credibili; invita a tal riguardo il Consiglio, la Commissione e la Turchia a cooperare per trovare una soluzione diplomatica e pacifica alla repressione siriana;

15. sostiene la serie di sanzioni intelligenti adottate dal Consiglio e lo invita a intraprendere una forte iniziativa diplomatica affinché altri paesi adottino le stesse sanzioni; reputa che il Consiglio debba continuare a estendere le sanzioni mirate a tutte le persone ed entità legate al regime, al fine di indebolirle e isolarle, aprendo la via a una transizione democratica;

Yemen

16. esprime la sua solidarietà al popolo dello Yemen, accoglie con favore le sue aspirazioni al cambiamento democratico nel paese e sostiene gli sforzi del Consiglio di cooperazione del Golfo, nella misura in cui sono intesi a trovare una soluzione negoziata nel quadro di un sistema politico più inclusivo, orientato verso la riduzione della povertà e il miglioramento delle condizioni di vita della maggioranza della popolazione;

17. invita il presidente Saleh e i suoi familiari che detengono il potere a dare le dimissioni e a spianare la via ad elezioni democratiche;

18. condanna i recenti attacchi armati, in particolare quello del 3 giugno contro il presidente, ed esorta tutte le parti a cessare le ostilità, a rispettare le norme internazionali in materia di diritti umani e un cessate il fuoco permanente in tutto il paese;

19. accoglie con favore l'impegno del vicepresidente Abd Rabbuh Mansur Hadi a rispettare il processo di cessate il fuoco e a smilitarizzare le città dello Yemen;

20. è convinto che la violenza non può risolvere i problemi che lo Yemen sta affrontando; plaude al carattere perlopiù pacifico della protesta, ribadisce il proprio invito alle forze di sicurezza ad astenersi dall'uso sproporzionato della forza e sollecita le autorità a indagare sulle cause di morti e ferimenti di dimostranti e prigionieri politici, a condurre dinanzi alla giustizia gli autori di crimini e a risarcire le vittime e le loro famiglie;

21. accoglie con favore la posizione unita e la dichiarazione del Consiglio di Sicurezza e la missione di inchiesta dell'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani attualmente sul posto;

22. esprime profonda preoccupazione per l'estensione allo Yemen del programma Drone statunitense, che comprende esecuzioni extragiudiziali di sospetti terroristi, nonché piani del Comando centrale americano di fornire alle forze yemenite formazione e attrezzature per un importo pari a 1,2 miliardi di USD nel corso dei prossimi sei anni, considerando il fatto che lo Yemen è già uno dei paesi più pesantemente armati del mondo;

23. sottolinea che lo Yemen è un paese in crisi già da molto prima che scoppiassero le rivolte della "primavera araba"; esprime la sua profonda preoccupazione di fronte al livello di povertà e di disoccupazione e ritiene che solo un'iniziativa regionale e internazionale di aiuti massicci e coordinati potrebbe tradursi in un maggiore controllo del governo su elementi criminali e terroristici e portare il tanto necessario sviluppo economico e sociale, nonché un rafforzamento dei diritti delle donne;

24. invita l'Unione europea e il Consiglio di cooperazione del Golfo ad effettuare uno sforzo particolare di assistenza finanziaria e tecnica, non appena il presidente Saleh sarà pronto a cedere il passo a un governo democraticamente istituito, e ribadisce la necessità di accelerare l'erogazione dei fondi in base agli impegni assunti dalla conferenza dei donatori del 2006; si compiace, in tale contesto, delle recenti forniture di petrolio saudita allo Yemen ed esorta a prendere in considerazione la cancellazione del debito o la rinegoziazione del debito estero, previe sostanziali riforme democratiche;

25. esorta le autorità a non giustiziare Yasser Ismail, Bshir Ismail, Arif Far’i, Mubarak Ghalib e Murad Ghalib e ricorda loro che essi sono vincolati da norme internazionali in materia di processi equi in casi capitali, compreso il diritto di chiedere la grazia o la commutazione della pena capitale;

26. invita il presidente in carica, Abd Rabbu Mansour al-Hadi, a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte;

27. invita l'UE a rivedere senza indugio la propria politica in materia di immigrazione rispetto ai paesi MENA e all'interno dell'Unione stessa per prepararsi a un flusso molto più sostenuto di migranti da tali paesi, quale parte del contributo dell'UE allo sviluppo economico di quella regione;

Bahrein

28. si dichiara estremamente preoccupato per le dure condanne nei confronti dei cittadini del Bahrein arrestati nel corso delle manifestazioni per la democrazia, inflitte da tribunali militari con procedure inique;

29. chiede il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati arrestati solo per avere esercitato il loro diritto alla libera espressione e sollecita le autorità del Bahrein ad avviare un'indagine indipendente sulle accuse di tortura;

30. esprime la sua opposizione alla pena di morte e chiede alle autorità del Bahrein di commutare le condanne a morte nei confronti di Al-Sankis e Hussain;

32. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione /Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, ai paesi membri delle delegazioni per le relazioni con i paesi del Maghreb e del Mashrek e del Consiglio di cooperazione del Golfo nonché al Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.