PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla risposta dell'UE all'HIV/AIDS nell'Unione europea e nei paesi vicini, revisione intermedia della comunicazione della Commissione COM(2009)0569
23.11.2011
a norma dell'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento
Françoise Grossetête a nome del gruppo PPE
Nessa Childers a nome del gruppo S&D
Antonyia Parvanova, Sophia in 't Veld a nome del gruppo ALDE
Satu Hassi a nome del gruppo Verts/ALE
Marina Yannakoudakis a nome del gruppo ECR
Marisa Matias a nome del gruppo GUE/NGL
Oreste Rossi a nome del gruppo EFD
B7‑0615/2011
Risoluzione del Parlamento europeo sulla risposta dell'UE all'HIV/AIDS nell'Unione europea e nei paesi vicini, revisione intermedia della comunicazione della Commissione COM(2009)0569
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo "La lotta contro l'HIV/AIDS nell'Unione europea e nei paesi vicini 2009-2013" (COM(2009)0569),
– vista la sua risoluzione dell'8 luglio 2010 su un approccio basato sui diritti nella risposta dell'Unione europea all'HIV/AIDS[1],
– vista la sua risoluzione del 20 novembre 2008 sull'HIV/AIDS: diagnosi precoce e cure tempestive[2],
– vista la dichiarazione politica sull'HIV/AIDS approvata durante la riunione ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS,
– vista la dichiarazione di Roma adottata dalla conferenza della Società internazionale dell'AIDS del 2011, che chiede maggiori finanziamenti per lo sviluppo di una cura funzionale per l'HIV,
– viste la strategia UNAIDS 2011-2015 e la strategia mondiale del settore sanitario contro l'HIV/AIDS per il 2011-2015 dell'Assemblea mondiale della sanità, che individua gli obiettivi mondiali esistenti e concordati per motivare i paesi a prevedere risposte all'HIV/AIDS fino al 2015,
– visto il piano d'azione europeo dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l'HIV/AIDS 2012-2015, che affronta l'attuale situazione per quanto riguarda l'epidemia di HIV/AIDS nella regione europea e definisce una risposta efficace alla stessa,
– vista la dichiarazione di Dublino sul partenariato di lotta contro l'HIV/AIDS in Europa e in Asia centrale, adottata alla conferenza ministeriale "Infrangere le barriere - Partenariato di lotta contro l'HIV/AIDS in Europa e Asia centrale", tenutasi nel quadro della Presidenza irlandese dell'Unione europea il 23 e 24 febbraio 2004,
– vista la relazione 2010 dell'UNAIDS/OMS Europa, dal titolo "I progressi nell'attuazione della dichiarazione di Dublino sul partenariato di lotta contro l'HIV/AIDS in Europa e in Asia centrale",
– visti gli orientamenti per i test di individuazione dell'HIV emanati nel 2010 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDPC), che stabiliscono le modalità per i test di individuazione dell'HIV negli Stati membri,
– visto il quadro politico 2010 dell'OMS sul progressivo aumento dei test di individuazione dell'HIV e dell'accompagnamento psicologico nella regione europea dell'OMS,
– vista la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità,
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che, secondo la relazione 2010 sul monitoraggio dell'HIV del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nel 2009 i paesi dell'Unione europea e dello Spazio economico europeo hanno denunciato 25 917 nuovi casi diagnosticati di infezione da HIV;
B. considerando che nel 2009 161 000 persone sono state contagiate dal virus dell'HIV nell'Unione europea e nei paesi vicini, portando il numero di persone che vivono con l'HIV a un totale di oltre 2,2 milioni, secondo le stime dell'UNAIDS e dell'OMS;
C. considerando che soprattutto in Europa orientale i casi di infezione da HIV stanno aumentando a un ritmo allarmante;
D. considerando che, nonostante i miglioramenti nella prognosi e nel trattamento a lungo termine, la complessità dell'HIV continua a porre alle donne sfide specifiche che l'assistenza convenzionale può non essere in grado di raccogliere, lasciando le donne in una situazione irrisolta nell'intervallo tra la diagnosi e un'assistenza sanitaria efficace e informata[3];
E. considerando che l'AIDS è una malattia pienamente prevenibile e che interventi di prevenzione primaria che forniscano informazioni, capacità, servizi e prodotti necessari a proteggere dalla trasmissione dell'HIV e promuovere comportamenti più sicuri sono la chiave degli sforzi volti a prevenire la diffusione della malattia;
F. considerando che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie valuta che nell'Unione europea il 30% delle persone contagiate dall'HIV ignora di avere il virus e che metà delle persone diagnosticate si trova in uno stadio avanzato di evoluzione della malattia e non può quindi beneficiare in modo ottimale del trattamento, il che comporta un rischio eccessivo di morbilità, mortalità e trasmissione;
G. considerando che la probabilità di trasmissione del virus HIV è di 3,5 volte superiore tra le persone affette dal virus e non diagnosticate rispetto alle persone diagnosticate;
H. considerando che un'elevata percentuale di infezioni da HIV rimane non diagnosticata e che molte persone non conoscono il proprio stato sierologico e, con ogni probabilità, lo scoprono solamente una volta colpite da malattie connesse con l'HIV/AIDS;
I. considerando che è altresì necessario prestare attenzione al problema della coinfezione, in particolare con la tubercolosi, le epatiti virali B e C e loro complicazioni; che la tubercolosi e le epatiti virali sono molto frequenti, progrediscono rapidamente e causano un'importante morbilità e mortalità tra le persone positive all'HIV; che, ad esempio, si stima che in Europa occidentale il 30% delle persone positive all'HIV sia coinfettato dall'epatite C e si ritiene che nell'Europa orientale la percentuale sia ancora più elevata;
J. considerando che il Parlamento europeo, nella sua dichiarazione scritta del marzo 2007, ha riconosciuto che la scarsità di diagnosi dell'epatite C costituisce un importante problema sanitario nell'Unione europea, ha sottolineato il fatto che l'epatite C si sviluppa più rapidamente nelle persone già contagiate dal virus dell'HIV e messo in evidenza l'importanza di una diagnosi completa e precoce;
K. considerando che l'infettività dell'HIV aumenta notevolmente in presenza di altre malattie a trasmissione sessuale (quali gonorrea, clamidia, herpes e sifilide);
L. considerando che recenti esperimenti hanno dimostrato che un trattamento tempestivo consente di ridurre l'infettività dei pazienti e il tasso di trasmissione dell'HIV fino al 96%;
M. considerando che il livello di accesso ai servizi di prevenzione dell'HIV, di trattamento, di assistenza e di sostegno differisce in modo significativo da uno Stato membro all'altro;
N. considerando che l'uso di siringhe contaminate da parte di persone che si iniettano droghe sta provocando la rapida diffusione dell'infezione da HIV in numerosi paesi dell'Europa orientale;
O. considerando che, per affrontare l'epidemia, è assolutamente necessaria una cooperazione transfrontaliera e interdisciplinare;
P. considerando che la piena partecipazione della società civile è essenziale per garantire l'accesso al trattamento HIV e ai servizi alle popolazioni a rischio e marginalizzate;
Q. considerando che occorre rivolgere particolare attenzione ai problemi che devono affrontare i paesi vicini dell'Unione europea, dato che l'HIV/AIDS e altre infezioni sessualmente trasmissibili non conoscono frontiere, come sottolinea il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie nella relazione tecnica su "l'epatite B e C nei paesi vicini dell'Unione europea - prevalenza, carico di morbosità e politiche di screening";
R. considerando che la piena tutela dei diritti umani delle persone colpite dall'HIV è essenziale in ogni aspetto della risposta al virus HIV;;
S. considerando che ancora perdurano l'esclusione sociale, lo stigma e la discriminazione connessi alla sieropositività all'HIV, così come il silenzio e il ripudio attinenti all'infezione e il mancato rispetto dei diritti umani fondamentali delle persone sieropositive in generale e di quanti appartengono a gruppi vulnerabili (uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, persone che si iniettano droghe) in particolare; che ciò continua a pregiudicare la prevenzione dell'HIV, l'assistenza e il trattamento e accresce l'impatto dell'epidemia sulle persone, le famiglie, le comunità e i paesi;
T. considerando che i programmi di prevenzione dell'HIV, nonché di trattamento, assistenza e sostegno sono stati inadeguatamente mirati o resi accessibili alle persone con disabilità;
U. considerando che è urgentemente necessario potenziare lo sviluppo e l'attuazione di metodi di prevenzione globali, continuando nel contempo ad investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie di prevenzione;
V. considerando che non si dovrebbe consentire che la crisi economica e finanziaria abbia un impatto negativo sul settore sanitario che comporti una riduzione degli investimenti in settori essenziali per la lotta contro l'HIV/AIDS;
W. considerando che la difficile situazione economica mette a rischio i finanziamenti per i programmi di lotta contro l'HIV/AIDS;
X. considerando che il principale fattore di trasmissione del virus HIV nell'Unione europea è costituito dai rapporti sessuali tra uomini, seguito dai rapporti eterosessuali, soprattutto tra persone provenienti da paesi nei quali l'epidemia HIV è generalizzata;
Y. considerando che la disuguaglianza di genere è uno dei motori dell'epidemia di HIV e che attualmente quasi la metà dei contagi recentemente denunciati nei paesi vicini dell'Unione europea riguarda le donne;
Z. considerando che le giovani donne sono sempre più esposte all'HIV e che circa il 45% dei nuovi contagi riguarda giovani donne tra i 15 e i 24 anni;
AA. considerando che è essenziale sostenere il rafforzamento e l'ampliamento della politica e della programmazione concernenti i legami esistenti tra la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (SRHR) e l'HIV, in modo che i programmi di prevenzione dell'HIV/AIDS siano integrati nei programmi di SRHR e la prevenzione dell'HIV/AIDS divenga parte integrante dell'assistenza sanitaria nel settore della salute sessuale e riproduttiva;
AB. considerando che le donne, a causa dello scarso potere decisionale di cui dispongono, del mancato controllo delle risorse finanziarie, della ridotta mobilità e delle responsabilità nella cura dei figli, sono più esposte a difficoltà nell'accesso alla prevenzione, al trattamento e ai servizi sanitari in relazione all'HIV;
1. esorta la Commissione e il Consiglio ad attuare la comunicazione dal titolo "La lotta contro l'HIV/AIDS nell'Unione europea e nei paesi vicini 2009-2013":
- potenziando la messa in opera di strategie di prevenzione effettivamente mirate alle tendenze e necessità epidemiologiche regionali o locali e lavorando per l'accesso universale alla prevenzione, ai test di individuazione, all'accompagnamento psicologico, al trattamento, all'assistenza e al sostegno;
- sostenendo un'efficace risposta all'HIV/AIDS nelle regioni prioritarie, quali gli Stati membri dell'Unione europea maggiormente colpiti, i paesi vicini dell'Unione europea maggiormente colpiti, la Federazione Russa e altri paesi della Comunità degli Stati indipendenti,
- sviluppando strumenti che consentano di avvicinare e sostenere le fasce di popolazione più esposte e più vulnerabili all'HIV/AIDS in tutta l'Europa;
2. ricorda che il nemico è il virus dell'HIV, non chi è portatore di tale virus;
3. esorta il Consiglio a dare prova di leadership politica affrontando la perdurante epidemia di HIV in Europa, elaborando piani d'azione per l'HIV specifici per ciascun paese e sostenendo risposte efficaci all'HIV nei paesi vicini mediante il dialogo politico, la costruzione delle capacità tecniche e il sostegno all'impegno della società civile;
4. invita la Commissione e il Consiglio a fornire le risorse necessarie ad assicurare un accesso equo alla prevenzione, ai test di individuazione, al trattamento, all'assistenza e al sostegno per le persone affette da HIV, ad affrontare il problema dello stigma e degli altri ostacoli all'accesso tempestivo all'accompagnamento psicologico, ai test di individuazione e all'assistenza precoce, a rafforzare gli investimenti nella ricerca destinata a conseguire una cura efficace e a migliorare gli strumenti e le azioni volti a trattare le coinfezioni quali, tra l'altro, la tubercolosi e le epatiti B e C, migliorando l'accesso ai test di individuazione e l'effettivo accesso al trattamento;
5. invita gli Stati membri a ridurre il rischio di coinfezioni migliorando le diagnosi e l'accesso al trattamento dell'epatite C, della tubercolosi e di altre coinfezioni, riconoscendo nel contempo la necessità di soddisfare le esigenze delle donne in materia di trattamento e assistenza in relazione all'HIV/AIDS, quale misura essenziale per frenare l'epidemia;
6. invita la Commissione e il Consiglio a promuovere diagnosi e assistenza precoci mediante test di individuazione fondati su dati comprovati e l'attuazione di strategie di trattamento collegate;
7. invita gli Stati membri a promuovere e sostenere la continuazione degli investimenti in ricerche su nuove tecnologie di prevenzione attuate e gestite da donne, inclusi i microbicidi;
8. invita la Commissione e il Consiglio a garantire il coinvolgimento della società civile e della comunità accademica di ricerca in ogni fase dell'attuazione della comunicazione sulla risposta dell'Unione europea all'HIV/AIDS e del corrispondente piano d'azione;
9. ribadisce che tutte le persone che vivono con l'HIV/AIDS devono beneficiare del miglior livello possibile di assistenza e di trattamento, indipendentemente dall'origine, dalla nazionalità, dalle convinzioni personali, dall'età, dal genere, dall'orientamento sessuale e dalla religione o da qualsiasi altro status, nel rispetto della sfera privata e della riservatezza;
10. invita la Commissione a sviluppare un'azione comune e iniziative dell'Unione europea per promuovere il pieno rispetto dei diritti umani e metodi basati sui diritti per quanto riguarda le politiche sull'HIV/AIDS, incluse campagne d'informazione contro la stigmatizzazione e la discriminazione delle persone che vivono con l'HIV/AIDS;
11. esorta gli Stati membri a prendere tutte le iniziative necessarie a porre fine alla discriminazione nei confronti delle persone che vivono con l'HIV/AIDS, a promuovere e proteggere tutti i diritti umani e le libertà fondamentali, con particolare attenzione a tutte le persone vulnerabili e contagiate dall'HIV, a rivedere le leggi e le politiche che possono incidere in modo negativo sull'attuazione di programmi efficaci in relazione all'HIV e a garantire che le persone che vivono con l'HIV/AIDS siano implicate e rappresentate nell'elaborazione delle politiche antidiscriminazione; sottolinea l'importanza di tenere conto della prospettiva di genere nella lotta contro la discriminazione, al fine di sviluppare un approccio globale nei confronti dell'HIV/AIDS;
12. riconosce l'enorme potenziale delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, in partenariato con i governi, per quanto attiene al contributo alla lotta contro la diffusione dell'HIV/AIDS e al sostegno alle necessità dei lavoratori che vivono con l'HIV/AIDS;
13. esorta gli Stati membri a prendere tutte le iniziative necessarie a porre fine a ogni discriminazione concernente l'accesso ai regimi assicurativi e i costi assicurativi che gravano sulle persone che vivono con l'HIV/ADIS;
14. invita gli Stati membri a garantire che tutti i programmi e le strategie nazionali in materia di AIDS stabiliscano stretti legami tra salute sessuale e riproduttiva e i servizi HIV, come auspicato nella relazione Cochrane[4] e ribadito nella 42a sessione della Commissione delle Nazioni Unite per la popolazione e lo sviluppo, che fa seguito all'attuazione del programma d'azione della Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD);
15. osserva che le misure di prevenzione devono includere esplicitamente informazioni adeguate e l'educazione sessuale, l'accesso a mezzi di protezione quali i preservativi per uomini e donne e il rafforzamento dei diritti e dell'autonomia delle donne nelle relazioni sessuali;
16. sottolinea che lo stigma e la discriminazione rendono la lotta contro il dilagare dell'HIV/AIDS considerevolmente più difficile;
17. accoglie con favore gli impegni assunti dalla riunione ad alto livello dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS nel 2011, in particolare l'obiettivo di garantire assistenza a quindici milioni di persone positive all'HIV in tutto il mondo entro il 2015 e la riduzione del 50% di nuove infezioni da HIV entro il 2015;
18. accoglie con favore l'appello delle Nazioni Unite per un impegno costante a finanziare i programmi HIV;
19. accoglie con favore l'appello delle Nazioni Unite per una fornitura tempestiva da parte delle società farmaceutiche di trattamenti antiretrovirali economici, di alta qualità ed efficaci, con particolare attenzione a strategie efficaci sotto il profilo dei costi e, in particolare, all'utilizzo di prodotti medicinali generici;
20. invita la Commissione e il Consiglio a mettere in opera i cambiamenti necessari per adempiere agli obblighi della dichiarazione politica della sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGASS) sull'HIV/AIDS;
21. invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a onorare i loro obblighi nei confronti del Fondo globale per la lotta all'AIDS, la tubercolosi e la malaria e a continuare a sostenerne l'attività nei paesi in via di sviluppo;
22. invita la Commissione e il Consiglio ad assicurare l'accesso a servizi, informazioni e prodotti di alta qualità e di vasto respiro attinenti la salute sessuale e riproduttiva; ritiene che ciò dovrebbe consistere tra l'altro in consulenze riservate e volontarie, in test di individuazione e nel trattamento dell'HIV e di tutte le infezioni trasmesse sessualmente, nella prevenzione di gravidanze non desiderate, nell'accesso equo ed economico ai contraccettivi, incluso l'accesso alla contraccezione d'emergenza, nell'nell'aborto sicuro e legale, inclusa l'assistenza post-aborto, nell'assistenza e nel trattamento volti a prevenire la trasmissione verticale dell'HIV, anche ai partner e ai figli;
23. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, agli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'UNAIDS, all'Organizzazione mondiale della sanità e ai governi degli Stati membri.
- [1] Testi adottati, P7_TA(2010)0284.
- [2] GU C 16E del 22.1.2010, pag. 62.
- [3] OMS: "Disuguaglianze di genere e HIV", http://www.who.int/gender/hiv_aids/en/
- [4] http://www.unfpa.org/webday/site/global/shared/documents/publications/2008/linkages_evidence.PDF.