Proposta di risoluzione - B7-0224/2012Proposta di risoluzione
B7-0224/2012

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla pirateria marittima

2.5.2012 - (2011/2962(RSP))

presentata a seguito di dichiarazioni della Commissione
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Roberts Zīle, Charles Tannock, Geoffrey Van Orden, Peter van Dalen, Oldřich Vlasák, Paweł Robert Kowal, Jacqueline Foster a nome del gruppo ECR

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0223/2012

Procedura : 2011/2962(RSP)
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B7-0224/2012
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B7‑0224/2012

Risoluzione del Parlamento europeo sulla pirateria marittima

(2011/2962(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   vista la sua risoluzione del 20 maggio 2008 su una politica marittima integrata per l'Unione europea[1],

–   viste le sue precedenti risoluzioni sulla pirateria marittima, segnatamente la risoluzione del 23 ottobre 2008 sulla pirateria in mare[2] e la risoluzione del 26 novembre 2009 su una soluzione politica al problema della pirateria al largo della Somalia[3],

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) del 10 dicembre 1982,

–   vista la convenzione delle Nazioni Unite del 1988 per la repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione marittima,

–   viste la risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1814(2008) del 15 maggio 2008, nn. 1816(2008) del 2 giugno 2008, 1838(2008) del 7 ottobre 2008, 1851(2008) del 16 dicembre 2008, 1863(2009) del 16 gennaio 2009, 1897(2009) del 30 novembre 2009, 1918(2010) del 27 aprile 2010, 1950(2010) del 23 novembre 2010, 1976(2011) dell'11 aprile 2011, 2010(2011) del 30 settembre 2011, 2015(2011) del 24 ottobre 2011 e 2020(2011) del 22 novembre 2011, nonché 2036(2012) del 22 febbraio 2012 sulla situazione in Somalia,

–   vista l'azione comune del Consiglio 2008/749/PESC del 19 settembre 2008 relativa all'azione di coordinamento militare dell'Unione europea a sostegno della risoluzione 1816 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (EU NAVCO)[4],

–   viste l'azione comune 2008/851/PESC del Consiglio, del 10 novembre 2008[5], e la decisione 2010/766/PESC del Consiglio relativa all'operazione militare dell'Unione europea denominata ATALANTA[6],

–   vista la decisione del Consiglio, del 23 marzo 2012, di prorogare il mandato dell'EU-NAVFOR ATALANTA fino al dicembre 2014 e di estendere la zona delle operazioni,

–   viste la decisione 2010/96/PESC del Consiglio, del 15 febbraio 2010, e la decisione 2010/197/PESC del Consiglio, del 31 marzo 2010, sulla missione militare dell'Unione europea volta a contribuire alla formazione delle forze di sicurezza somale (EUTM Somalia),

–   visto il concetto di gestione della crisi concordato dal Consiglio "Affari esteri" del 16 dicembre 2011 per la missione sullo sviluppo di capacità marittime regionali,

–   visto il quadro strategico per il Corno d'Africa, adottato dal Consiglio il 14 novembre 2011, quale orientamento per l'impegno dell'Unione europea nella regione,

–   visto l'accordo di condivisione del potere, firmato a Gibuti il 9 giugno 2008, che mira ad avviare un'ampia riconciliazione nazionale e a creare un'alleanza politica solida e inclusiva in grado di garantire la pace e la riconciliazione nel paese e di ripristinare un'autorità centrale dello Stato,

–   viste le conclusioni della conferenza di Londra sulla Somalia del 23 febbraio 2012,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il trasporto marittimo ha rappresentato l'elemento fondamentale della crescita economica e della prosperità per l'Europa nel corso di tutta la sua storia e che oltre l'80% degli scambi commerciali mondiali avviene via mare;

B.  considerando che la pirateria e gli assalti armati esigono una risposta coordinata nel quadro giuridico comune delineato dall'UNCLOS; che secondo l'articolo 100 della convenzione tutti gli Stati sono tenuti a cooperare per reprimere la pirateria;

C. considerando che la pirateria d'alto mare è tutt'oggi un problema irrisolto che sta addirittura diffondendosi rapidamente nell'Oceano indiano occidentale, in particolare al largo delle coste della Somalia e del Corno d'Africa, ma anche in altre zone, tra cui il sud-est asiatico e l'Africa occidentale, e che sta pertanto diventando un sempre maggiore pericolo per la vita umana e la sicurezza della gente di mare e di altre persone, nonché una minaccia per lo sviluppo e la stabilità regionali, l'ambiente marino, il commercio mondiale e ogni forma di trasporto marittimo e di navigazione, tra cui pescherecci, come pure per la distribuzione di aiuti umanitari;

D. considerando che ogni anno 10 000 navi europee attraversano zone marittime pericolose e pertanto, al di là delle vite umane e degli aspetti attinenti alla sicurezza, la pirateria rappresenta anche un problema economico che mette a rischio le rotte marittime commerciali internazionali e comporta un impatto negativo sul commercio internazionale;

E.  considerando l'aumento della frequenza dei tentati attacchi contro le navi: nel 2011 sono stati segnalati il dirottamento di 28 imbarcazioni, il sequestro di 470 marinai e l'omicidio di 15 persone, senza contare il fatto che oltre sette navi sono attualmente trattenute con richiesta di riscatto e che circa 190 marinai sono tenuti in ostaggio in Somalia in condizioni degradanti e disumane per periodi sempre più lunghi;

F.  considerando che i pirati migliorano costantemente le loro tattiche e metodologie e che hanno ampliato il loro raggio d'azione utilizzando come cosiddette "navi madre" le imbarcazioni di maggiori dimensioni da essi stessi dirottate;

G. considerando che l'attuale instabilità politica in Somalia è nel contempo una concausa e un fattore costitutivo del problema della pirateria, mentre la pirateria stessa continua a essere ritenuta da settori della popolazione somala una fonte redditizia e praticabile di reddito;

H. considerando che la lotta contro la pirateria non può essere vinta soltanto con strumenti militari, ma dipende soprattutto dai progressi conseguiti nel promuovere la pace, lo sviluppo e la costruzione istituzionale in Somalia;

I.   considerando che il problema della pirateria ha effetti negativi anche sull'intera regione perché le attività di pesca sono diventate impresa rischiosa non solo per i pescherecci dell'UE che operano per esempio nelle acque delle Seicelle in virtù dell'accordo di partenariato nel settore della pesca tra l'UE e la Repubblica delle Seicelle, ma anche per i pescatori locali ai quali l'UE fornisce sostegno settoriale; rilevando altresì che i pescatori locali non hanno i mezzi, né le capacità finanziarie o umane, per proteggere se stessi dalla pirateria che sono invece a disposizione dei pescherecci dell'UE;

J.   considerando che l'UE è il principale donatore della Somalia in quanto finora ha stanziato 215,4 milioni di euro per l'aiuto allo sviluppo tramite il Fondo europeo per lo sviluppo (FES) nel periodo 2008-2013; che detto finanziamento ha come priorità centrale quella di riscattare la popolazione dalla povertà verso una crescita economica in grado di reggersi da sé e di prefigurare una soluzione duratura per la stabilità del paese affrontando le cause reali della pirateria tramite finanziamenti a progetti per migliorare la governance, l'istruzione e la crescita economica nonché per sostenere settori affini (sanità, ambiente, risorse idriche e rete fognaria);

K. considerando che diversi Stati membri stanno attualmente sviluppando regole specifiche in materia di impiego di guardie armate a bordo di navi commerciali;

1.  ribadisce la propria profonda preoccupazione per l'attuale aggravamento della minaccia che la pirateria e gli assalti armati in mare a danno di pescherecci, mercantili e navi passeggeri internazionali e dell'UE nell'oceano Indiano in prossimità delle coste dell'Africa, in particolare nelle acque al largo della Somalia e del Corno d'Africa, fa incombere sulla sicurezza dei marittimi e degli altri operatori, sulla stabilità regionale e su tutte le forme di trasporto marittimo e di navigazione, comprese le attività di pesca;

2.  invita la Commissione e gli Stati membri a valutare d'urgenza le modalità per rimettere in libertà le centinaia di marinai attualmente tenuti in ostaggio mettendo fine alla loro detenzione prolungata e degradante nelle mani di loro rapitori e consentendo loro di ritornare alla proprie case, facendo nel contempo cessare il blocco delle navi dirottate;

3.  prende atto del contributo alla sicurezza marittima al largo delle coste della Somalia dato dalle forze navali internazionali degli Stati membri dell'UE, della NATO e degli USA che effettuano le principali missioni contro la pirateria nella regione (EU NAVFOR, CTF-150/151 e TF-508 in collegamento con l'operazione della NATO Ocean Shield);

4.  sottolinea la necessità di più stretta cooperazione a tutti i livelli onde evitare un'inutile sovrapposizione tra missioni UE e NATO, dato che le due entità, UE e NATO, alla luce della rispettiva autonomia decisionale, operano nella stessa zona e hanno gli stessi interessi e fanno sostanziale riferimento ai valori delle stesse nazioni europee;

5.  accoglie con estremo favore la conferenza di Londra sulla Somalia del 23 febbraio 2012 nella Lancaster House e il comunicato conclusivo della stessa, in cui sono esposti diversi aspetti, tra cui la determinazione della comunità internazionale di sradicare la pirateria, gli sforzi degli operatori economici contro la pirateria e un appello a fare maggiore riferimento alle migliori prassi operative sulle navi, nonché l'affermazione che non ci sarà impunità per la pirateria; sollecita inoltre un maggiore sviluppo della capacità degli organi giudiziari di disporre interventi repressivi e misure detentive contro i mandanti della pirateria in Somalia e su scala geografica più ampia;

6.  prende atto delle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 27 febbraio 2012 sulla proroga del mandato dell'operazione UE-NAVFOR Atalanta fino al dicembre 2014;

7.  prende atto della decisione del Consiglio "Affari esteri" del 12 dicembre 2011 sulla preparazione della missione di formazione regionale per lo sviluppo delle capacità marittime regionali per l'addestramento di guardie costiere e la formazione di giudici; esprime preoccupazione per la missione viste le carenze delle precedenti missioni di formazione dell'UE, segnatamente la missione EUPOL in Afghanistan;

8.  sottolinea che il persistere dell'impunità per la pirateria ostacola la deterrenza; deplora che, nonostante gli accordi dell'UE con paesi terzi (Kenya, Seicelle, Maurizio, Puntland, Somaliland, Somalia) e i quadri normativi internazionali, molti pirati e altri criminali non siano stati ancora arrestati o che, al momento dell'arresto, siano stati spesso rilasciati a causa della mancanza di solide prove giuridiche, e si rammarica che in alcuni Stati membri dell'UE non esistano adeguate salvaguardie di diritto penale contro la pirateria in alto mare;

9.  chiede che a tale fine siano adottate misure immediate ed efficaci per processare e punire le persone sospettate di aver commesso atti di pirateria ed esorta i paesi terzi degli Stati membri dell'Unione europea che non l'abbiano ancora fatto a recepire nell'ordinamento nazionale tutte le disposizioni previste dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e dalla convenzione delle Nazioni Unite per la repressione dei reati diretti contro la sicurezza della navigazione marittima, al fine di combattere l'impunità dei pirati;

10. sollecita gli Stati membri, in collaborazione con Europol e INTERPOL, a indagare e rintracciare i flussi di denaro, nonché a confiscare il denaro versato come riscatto ai pirati, giacché vi sarebbero indicazioni secondo cui i fondi in questione potrebbero finire su conti bancari in tutto il mondo, anche su quelli di banche europee, nonché a individuare e smantellare le reti della criminalità organizzata che traggono profitto da tali azioni;

11. incoraggia le forze internazionali ad affrontare efficacemente l'accresciuto impiego come "navi madre" dei mercantili sequestrati, uno sviluppo che rappresenta un sensibile rafforzamento delle capacità operative dei pirati e che consente loro di sferrare gli attacchi con maggiore forza, determinazione e flessibilità nell'intera regione dell'Oceano indiano nord-occidentale;

12. rileva che occorre intensificare gli sforzi per consolidare una soluzione sulla terraferma del problema della pirateria e che le operazioni della NATO e dell'UE vanno modificate onde consentire che le missioni sulla terraferma contro i pirati siano giuridicamente ammesse per attacchi contro impianti terrestri e ancoraggi delle imbarcazioni dei pirati, contribuendo quindi a ridurre in modo incisivo le capacità dei pirati di lanciare attacchi contro le navi;

13. sollecita la compagnie marittime a far proprie e applicare le Best Management Practices for protection against Somalia Based Piracy (BMP-4, prassi gestionali migliori per la protezione contro la pirateria basata in Somalia) che forniscono sufficienti informazioni a tutte le parti interessate sulle modalità per assistere le navi a evitare, scoraggiare o ritardare gli attacchi dei pirati al largo delle coste della Somalia; ribadisce il proprio invito a tutte le navi che operano nella zona a registrarsi presso gli organi competenti di coordinamento della sicurezza marittima e a seguire le raccomandazioni di EU-NAVFOR ATALANTA; chiede agli Stati membri di garantire che tutte le loro navi siano registrate;

14. sottolinea che la lotta contro la pirateria potrà avere successo solo avviando un'azione internazionale efficace e ben coordinata, in cui siano connessi sicurezza e sviluppo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale; va dedicata maggiore attenzione alla situazione politica instabile e spesso anarchica a terra, aggravata dall'assenza di sviluppo economico;

15. sollecita il Consiglio e la Commissione a collaborare con l'ONU e con l'Unione africana, dando seguito alle ripetute richieste del Governo federale di transizione della Repubblica di Somalia (TFG) di assistenza internazionale per contrastare la pirateria al largo delle sue coste, a continuare a cooperare e sostenere il TFG nella lotta contro la pirateria, Al Shabab e i responsabili, i quali devono essere tradotti in giustizia, nonché ad aiutare la Somalia e la regione a rafforzare le loro capacità;

16. accoglie con favore la recente liberazione per opera delle truppe etiopi di ampi territori di popolazione somala dal controllo di Al Shabab; prende atto delle incursioni di truppe del Kenya in Somalia come legittima autodifesa contro il rapimento di turisti, tra cui anche cittadini britannici, commessi da terroristi di Al Shabab;

17. plaude al ruolo positivo svolto dal Somaliland e ai progressi conseguiti dal paese nella lotta contro la pirateria; esprime gratitudine ai paesi che hanno fornito assistenza materiale e addestramento alla guardia costiera del Somaliland affinché assuma un ruolo più rilevante nell'affrontare in modo efficace la pirateria identificando le imbarcazioni sospette per le forze navali che pattugliano la regione;

18. esprime preoccupazione per il continuo deterioramento della situazione umanitaria nel Corno d'Africa e invita la comunità internazionale, e in particolare l'Unione europea, a rafforzare l'assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose allo scopo di far fronte al crescente fabbisogno di aiuti umanitari ed evitare l'ulteriore aggravamento della situazione;

19. plaude alla decisione della Commissione di stanziare un importo supplementare di 50 milioni di euro di aiuti finanziari alla missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) e invita gli Stati membri e la comunità internazionale a contribuire alla promozione della pace, allo sviluppo economico e sociale e alla costruzione di un regime democratico stabile in Somalia, che potrebbe agevolare la sicurezza e la lotta alla pirateria a lungo termine; accoglie con favore la nomina di un rappresentante speciale dell'UE per il Corno d'Africa;

20. sottolinea la necessità urgente di costruire centri di detenzione per i pirati conformi agli standard internazionali in Somaliland, Somalia e Puntland; sollecita una soluzione intesa a consentire assistenza finanziaria internazionale a tal fine;

21. si compiace del progetto MARSIC dell'Unione europea nell'ambito del programma sulle rotte marittime a rischio dello strumento di stabilità, che persegue l'obiettivo di rafforzare la sicurezza marittima nell'Oceano indiano occidentale e nel Golfo di Aden grazie alla condivisione di informazioni e alla creazione di capacità, evidenziando la cooperazione regionale tra i paesi della regione, e si attende che sia prorogato oltre il 2013;

22. incoraggia le iniziative antipirateria dei paesi dell'Africa orientale e australe e della regione dell'Oceano indiano, quali ad esempio il progetto antipirateria MASE (programma marittimo e di sicurezza), il quale ha beneficiato di una sovvenzione di avvio di 2 milioni di euro da parte dell'UE;

23. invita gli Stati membri ad attuare le necessarie misure di sicurezza a bordo in conformità dei loro diritti sovrani, sottolinea che l'uso di guardie armate private sulle navi in transito non è una soluzione al problema della pirateria, ma soltanto una misura temporanea che gli armatori sono stati obbligati ad adottare nel tentativo di proteggere i marinai, e sollecita la Commissione e il Consiglio a procedere nella definizione di un approccio dell'UE per quanto riguarda l'impiego di personale armato a bordo delle navi per assicurare una corretta attuazione degli orientamenti IMO in materia;

24. incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, agli Stati membri, ai Segretari generali dell'Unione africana, delle Nazioni Unite e dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD), al presidente del Governo federale transitorio della Somalia, al governo dell'Etiopia e al Parlamento panafricano.