PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Egitto
2.7.2013 - (2013/2697(RSP))
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Charles Tannock, Sajjad Karim, Ryszard Czarnecki, Adam Bielan a nome del gruppo ECR
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0362/2013
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, in particolare quella del 14 marzo 2013[1],
– viste le conclusioni del Consiglio del 31 gennaio 2013 sul sostegno dell'UE a un cambiamento sostenibile nelle società in fase di transizione[2],
– vista la dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante, del 25 dicembre 2012, sul referendum in Egitto,
– vista la dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante, del 13 marzo 2013, sulla situazione attuale in Egitto,
– vista la dichiarazione del vicepresidente/alto rappresentante, del 28 giugno 2013, sulle manifestazioni previste in Egitto,
– visto l'esito della prima riunione della task force UE-Egitto del 13 e 14 novembre 2012,
– vista la decisione del Consiglio del 26 novembre 2012 sull'agevolazione del recupero dei beni,
– vista la relazione della Corte dei conti del 18 giugno 2013 sulla cooperazione dell'UE con l'Egitto in materia di governance,
– vista la dichiarazione del comandante generale delle forze armate egiziane, del 1° luglio 2013, sulle manifestazioni in Egitto,
– visto il patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) del 1966, di cui l'Egitto è firmatario,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'Egitto è il paese più grande fra quelli interessati dalla Primavera araba, un paese "cerniera" tra il Medio Oriente e il Nord Africa, un importante partner commerciale dell'UE e uno dei principali beneficiari degli aiuti dell'UE;
B. considerando che, dopo l'inizio della Primavera araba, l'UE ha intensificato gli sforzi per esercitare la sua influenza sull'Egitto, segnatamente attraverso visite del VP/AR, del Presidente del Consiglio europeo, del Presidente della Commissione e dei capi di Stato e di governo degli Stati membri, nonché attraverso l'istituzione della task force UE-Egitto, così come attraverso vari vertici e iniziative e mediante l'erogazione di aiuti;
C. considerando che il 22 novembre 2012 il presidente Morsi ha emanato una dichiarazione costituzionale che sottrae fra l'altro la presidenza al controllo giudiziario; che sebbene qualche giorno dopo il presidente abbia annullato tale dichiarazione, le manifestazioni in corso erano sempre più massicce;
D. considerando che il 30 novembre 2012 l'Assemblea costituente dominata dagli islamisti ha adottato un progetto di costituzione che ha presentato al presidente;
E. considerando che il 15 e 22 dicembre 2012 si è svolto in Egitto un referendum sul progetto di costituzione; che la maggioranza dei votanti si è espressa a favore, con una partecipazione alle urne del 33%;
F. considerando che continuano a susseguirsi manifestazioni, in piazza Tahrir, al Cairo, così come altrove; che la situazione, tuttavia, è divenuta estremamente pericolosa, soprattutto per le donne che manifestano, e che ogni giorno vengono segnalate aggressioni sessuali;
G. considerando che il 26 novembre 2012 il Consiglio ha adottato misure per agevolare la restituzione dei fondi distratti alle autorità egiziane e tunisine;
H. considerando che l'UE si è impegnata a rendere disponibili prestiti e sovvenzioni per 5 miliardi di EUR per il biennio 2012-2013, che dovranno essere erogati dalla Commissione, dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;
I. considerando che, nel quadro del programma di sostegno della transizione democratica, l'UE ha intensificato le sue attività in Egitto, in termini tanto di dialogo politico quanto di sostegno finanziario; che parte di questo lavoro si è concretizzato in un dialogo più regolare con le organizzazioni della società civile, in particolare attraverso la delegazione dell'UE al Cairo; che tale dialogo è stato accompagnato da consistenti aiuti finanziari, per un totale di 35 milioni di EUR, a seguito della rivolta del gennaio 2011;
J. considerando che la società civile egiziana e le ONG internazionali sono soggette a pressioni crescenti e incontrano gravi difficoltà nell'operare in Egitto; che il progetto di legge sulle associazioni civili e le fondazioni ha destato notevole preoccupazione tra gli attivisti e le organizzazioni della società civile, in quanto, nella forma attualmente proposta, attribuirebbe un considerevole potere discrezionale al governo sulle attività e i finanziamenti dei gruppi della società civile; che il progetto di legge impone inoltre restrizioni all'accesso dei gruppi della società civile ai finanziamenti esteri, confermando il diritto discrezionale di bloccare l'accesso a tali finanziamenti mediante l'adozione di una decisione motivata da parte del comitato di coordinamento recentemente costituito;
K. considerando che il 4 giugno 2013 il tribunale penale del Cairo ha dichiarato 43 lavoratori della società civile e delle ONG colpevoli di aver operato illecitamente nel paese e di aver ricevuto finanziamenti esteri senza autorizzazione; che cinque di loro sono stati condannati a due anni di reclusione, undici ad un anno con la condizionale e tutti gli altri a cinque anni di reclusione, essendo stati giudicati in contumacia;
L. considerando che il 30 giugno 2013 diversi milioni di manifestanti in tutto l'Egitto si sono riuniti per protestare contro il presidente Morsi, chiedendo le sue dimissioni; che, stando a quanto riferito dalle autorità egiziane, durante le proteste vi sarebbero stati otto morti e alcune centinaia di feriti;
M. considerando che il 1° luglio 2013 il comandante generale delle forze armate egiziane ha rilasciato una dichiarazione nella quale ha chiesto alle forze politiche del paese di risolvere la situazione nell'arco di 48 ore, tenendo conto delle richieste della popolazione;
1. rinnova i suoi precedenti inviti al dialogo tra tutte le parti in Egitto al fine di realizzare ulteriori progressi sulla via di una democrazia radicata e sostenibile; sollecita tutte le parti, e in particolare il presidente, a intensificare gli sforzi al riguardo; ribadisce inoltre la sua solidarietà al popolo egiziano in questo difficile periodo di transizione e continua a sostenerne le legittime aspirazioni democratiche;
2. esorta i leader egiziani ad assicurare un'adeguata rappresentanza di tutta la popolazione egiziana attraverso le istituzioni democratiche e la costituzione, nonché a garantire a tutti i diritti umani, a prescindere dal credo religioso, dal genere o da qualsiasi altra considerazione, in conformità del diritto internazionale in materia di diritti umani;
3. chiede che venga rapidamente instaurata una democrazia parlamentare nell'ambito della quale il presidente Morsi faccia da ponte fra le varie posizioni e si impegni con tutti i cittadini a seguito del referendum sulla costituzione;
4. sottolinea che un sistema giudiziario civile imparziale e l'accesso a un giusto processo sono valori centrali di ogni paese democratico;
5. esprime profonda preoccupazione per la condanna di 43 lavoratori della società civile in relazione al ricevimento di finanziamenti esteri a seguito della rivolta del gennaio 2011;
6. esprime preoccupazione anche per il progetto di legge sulle associazioni civili e le fondazioni che, nella forma attualmente presentata, limiterà la possibilità per le organizzazioni della società civile di proseguire le loro legittime attività umanitarie o sociali e limiterà potenzialmente la loro interazione con "organismi stranieri"; ritiene che tali disposizioni violino le norme internazionali accettate dall'Egitto;
7. insiste sul fatto che le ONG devono poter svolgere liberamente le loro attività, incluse attività di ricerca sui diritti umani e su questioni giuridiche e costituzionali; ritiene che tale libertà sia necessaria per la creazione di una società civile vivace in Egitto e incoraggia la transizione democratica nel paese;
8. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al governo e al parlamento egiziano.