Proposta di risoluzione - B7-0366/2013Proposta di risoluzione
B7-0366/2013

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Egitto

2.7.2013 - (2013/2697(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento

Franziska Katharina Brantner, Hélène Flautre, Barbara Lochbihler, Nicole Kiil-Nielsen, Judith Sargentini, Helga Trüpel, Nikos Chrysogelos, Malika Benarab-Attou a nome del gruppo Verts/ALE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B7-0362/2013

Procedura : 2013/2697(RSP)
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B7-0366/2013
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B7‑0366/2013

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Egitto

(2013/2697(RSP))

Il Parlamento europeo,

–   viste le sue precedenti risoluzioni sull'Egitto, in particolare quella del 14 marzo 2013[1],

–   vista la dichiarazione rilasciata il 28 giugno 2013 dall'alto rappresentante dell'Unione Catherine Ashton sulle manifestazioni previste in Egitto,

–   vista la dichiarazione rilasciata il 5 giugno 2013 dal suo Presidente sulla condanna di 43 operatori di organizzazioni non governative (ONG) in Egitto,

–   vista la dichiarazione congiunta rilasciata il 5 giugno 2013 dall'alto rappresentante dell'Unione Catherine Ashton e dal Commissario Füle sulle sentenze egiziane che condannano dipendenti di ONG,

–   visti l'accordo di associazione UE-Egitto e il piano d'azione della politica europea di vicinato (PEV) concordato da UE ed Egitto nel 2007,

–   vista la relazione della Corte dei conti europea sulla cooperazione UE con l'Egitto in materia di governance, pubblicata il 18 giugno 2013,

–   viste le dichiarazioni sul progetto di normativa concernente la società civile rilasciate dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani l'8 maggio 2013 e dal Segretario generale delle Nazioni Unite il 5 giugno 2013,

–   visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dall'Egitto nel 1982,

–   viste le otto convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), che l'Egitto ha ratificato,

–   visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che l'Egitto è un partner fondamentale dell'Unione europea nel Mediterraneo meridionale; che gli sviluppi politici, economici, culturali e sociali in Egitto hanno implicazioni significative per l'intera regione e oltre; che l'Egitto sta attraversando un delicato periodo di transizione dopo la rivoluzione che ha portato alla fine del regime autoritario di Hosni Mubarak;

B.  considerando che il 30 giugno 2013, un anno dopo le elezioni presidenziali in Egitto, milioni di oppositori del presidente Morsi si sono radunati in piazza Tahir e davanti al palazzo presidenziale al Cairo e in altre città egiziane, chiedendo a Morsi di dimettersi; che il movimento ribelle (Tamarod) alla base della mobilitazione ha avvertito che, se ciò non dovesse accadere, avvierà una campagna di disobbedienza civile;

C. considerando che i manifestanti hanno preso d'assalto il quartier generale dei Fratelli musulmani; che negli incidenti che vi hanno fatto seguito sono morte 11 persone e molte sono rimaste ferite;

D. considerando che sabato il movimento Tamarod ha annunciato la raccolta da parte degli attivisti di oltre 22 milioni di firme nell'ambito della loro campagna di petizioni per chiedere il ritiro della fiducia al presidente Mohamed Morsi e lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate;

E.  considerando che i ministri degli Affari esteri, del Turismo, dell'Ambiente, delle Comunicazioni e degli Affari giuridici hanno annunciato le loro dimissioni in un atto di "solidarietà con la richiesta del popolo di rovesciare il regime";

F.  considerando che l'esercito egiziano ha concesso ai partiti rivali del paese 48 ore di tempo per risolvere la crisi politica, annunciando che presenterà una propria "road map" per la pace se il presidente islamista Mohammed Morsi e i suoi oppositori non riusciranno a dare ascolto alla volontà della popolazione;

G. considerando che il 4 giugno 2013 il Tribunale penale di Cairo Nord ha condannato 43 membri del personale egiziani e stranieri di cinque ONG internazionali (Freedom House, l'Istituto repubblicano internazionale, l'Istituto democratico nazionale, il Centro internazionale per i giornalisti e la Fondazione Konrad Adenauer) a un periodo di detenzione compreso tra uno e cinque anni per aver gestito uffici non autorizzati delle loro organizzazioni, condotto ricerche, formazioni politiche, sondaggi e seminari senza autorizzazione, provveduto alla formazione di partiti e gruppi politici nonché ricevuto illegalmente finanziamenti esteri; che il tribunale ha altresì ordinato la confisca dei fondi e la chiusura degli uffici egiziani di dette ONG; che la causa è stata avviata durante il precedente governo militare alla fine del 2011;

H. considerando che il 29 maggio 2013 il presidente Morsi ha presentato al Consiglio della Shura un nuovo progetto di legge sulle associazioni; che il progetto di legge è stato aspramente criticato, sia internamente che all'estero, in quanto fornisce alle autorità governative la facoltà di applicare restrizioni eccessive e discrezionali alle attività delle organizzazioni della società civile, venendo meno in tal modo agli obblighi internazionali dell'Egitto in materia di diritti umani, pur riconoscendo la consultazione con la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa;

I.   considerando che una società civile autentica e indipendente riveste un'importanza fondamentale nel sostenere una trasformazione politica e sociale del paese che sia pacifica e inclusiva;

J.   considerando che le violenze fisiche e le vessazioni nei confronti dei giornalisti sono aumentate; che sono stati avviati numerosi procedimenti legali nei confronti di giornalisti e blogger con l'accusa di aver insultato il presidente; che il numero di casi di blasfemia è aumentato da quando il presidente Morsi ha assunto le sue funzioni;

K. considerando che l'attuale progetto di legge sulla tutela del diritto di manifestare pacificamente nei luoghi pubblici imporrebbe gravi restrizioni alla libertà di riunione;

L.  considerando che le donne egiziane si trovano in una situazione di particolare vulnerabilità nell'attuale periodo di transizione; che le manifestanti donne sono spesso oggetto di violenze, aggressioni sessuali e altre forme di trattamento degradante, mentre gli attivisti per i diritti delle donne sono vittime di minacce e vessazioni; che la partecipazione politica delle donne ha subito numerose battute d'arresto;

M. considerando che sono regolarmente riportati casi di limitazioni al diritto dei lavoratori di istituire sindacati indipendenti nonché di rappresaglie e atti intimidatori nei confronti di coloro che cercano di organizzarsi e scioperare; che l'impossibilità per i lavoratori di riconoscere sindacati indipendenti e negoziare con essi è motivo di notevoli tensioni sociali; che gli organi di controllo dell'OIL hanno ripetutamente chiesto alle autorità egiziane di garantire la conformità della legislazione nazionale con le convenzioni dell'organizzazione stessa, anche ponendo fine all'istituzionalizzazione del sistema sindacale unico;

N. considerando che le ONG egiziane hanno denunciato l'ambiguità della legge sulla difesa della rivoluzione, adottata il 22 novembre 2012, in relazione ai crimini elencati e il fatto che essa impone, di conseguenza, restrizioni inaccettabili alla libertà di espressione, alla libertà dei mezzi di comunicazione e alla libertà di riunione;

O. considerando che la task forse UE-Egitto ha sottolineato il proprio impegno a favore della promozione e del rispetto dei diritti umani; che il successo della politica europea di vicinato, nonché delle riforme nel campo dei diritti umani, dipenderà dalla partecipazione della società civile alla realizzazione delle necessarie politiche;

P.  considerano che l'Unione europea è il primo partner economico dell'Egitto e la sua fonte principale di investimenti esteri e di cooperazione allo sviluppo; che la task force UE-Egitto ha concordato un importante pacchetto di aiuti dell'importo di 5 miliardi di EUR per il periodo 2012-2013;

Q. considerando che, in linea con la politica europea di vicinato rivista dopo la Primavera araba, e in particolare con l'approccio del "more for more" (di più a chi fa di più), il livello e la portata dell'impegno dell'Unione europea nei confronti dell'Egitto sono basati sull'incentivazione e dipendono pertanto dai progressi che il paese compie nell'adempiere ai suoi impegni in materia di democrazia, Stato di diritto, diritti umani e uguaglianza di genere;

R.  considerando che la Corte dei conti europea ha concluso, nel giugno 2013, che la Commissione e il SEAE non sono stati in grado di gestire in modo efficace il sostegno dell'Unione finalizzato al miglioramento della governance in Egitto;

1.  esprime profonda preoccupazione per la situazione politica tesa che regna attualmente in Egitto, scatenata dall'aggravarsi di un acceso confronto tra i partiti circa l'incapacità del governo attuale di mantenere le promesse e di affrontare i problemi urgenti del paese, aggiungendo in tal modo un altro elemento di instabilità a una situazione già precaria e mutevole;

2.  esprime sincero cordoglio alle famiglie dei manifestanti e augura pronta guarigione ai numerosi feriti;

3.  invita tutti i partiti ad agire responsabilmente, evitando qualsiasi azione violenta o provocazione che potrebbe compromettere od ostacolare il diritto legittimo del popolo a dimostrare in modo pacifico ed esprime liberamente la propria volontà e le proprie opinioni;

4.  è preoccupato per l'ingerenza politica da parte dell'esercito egiziano e invita i militari a rispettare pienamente la libertà di riunione e il diritto a dimostrare pacificamente, evitando di cedere alla tentazione o di essere trascinati dall'ambizione di interferire nel potere civile o di sostituirlo; invita inoltre l'esercito a porre in essere tutte le misure necessarie a garantire che tutti gli egiziani possano dimostrare in sicurezza, in modo particolare le donne, che sono state vittime di violenze e aggressioni sessuali nel corso delle dimostrazioni;

5.  rammenta al presidente Morsi e al suo governo che un sistema democratico non prevede una dittatura della maggioranza e deplora la sua incapacità come pure l'approccio unilaterale, che hanno messo a repentaglio lo spirito della rivoluzione del 2011 e hanno diviso ulteriormente la società, senza tener conto delle legittime preoccupazioni e ambizioni di tutte le forze democratiche della società egiziana;

6.  sottolinea, a tale riguardo, l'urgenza e l'importanza di avviare un dialogo autentico, franco, costruttivo, inclusivo e aperto a livello nazionale tra le componenti democratiche della società, nell'ottica di gettare le basi per la creazione di istituzioni democratiche che siano realmente condivise e affidabili, stabili ed efficienti;

7.  deplora la difficile condizione in cui versano le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani in Egitto ed esprime la propria solidarietà e il proprio sostegno alle ONG, che sono oggetto di crescenti restrizioni giuridiche e amministrative, violenza, campagne diffamatorie, persecuzioni giudiziarie e altre forme di abusi da parte delle autorità egiziane, o con il loro tacito consenso, nell'ambito delle loro azioni a danno delle organizzazioni della società civile, in particolare di quelle attive nel campo dei diritti umani;

8.  sottolinea che la continua repressione a danno della società civile egiziana si sta verificando in un contesto allarmante, caratterizzato da un deterioramento generale della situazione dei diritti umani e da un'inversione del processo di democratizzazione avviato dalla caduta del regime di Mubarak;

9.  denuncia con fermezza la sentenza pronunciata dal tribunale penale del Cairo in data 4 giugno 2013, che condanna a pene detentive 43 operatori di ONG egiziane e straniere, alla chiusura degli uffici locali delle cinque ONG straniere interessate nonché alla confisca dei loro beni; ritiene che tale condanna di matrice politica, che criminalizza il legittimo operato delle organizzazioni straniere in Egitto, costituisca un attacco inaccettabile alla libertà di espressione e riunione nel paese, nonché un duro colpo per gli sforzi profusi a livello internazionale e unionale al fine di sostenere l'Egitto nell'ambito della sua transizione politica;

10. ritiene che le indagini e i procedimenti giudiziari nell'ambito del caso relativo ai finanziamenti stranieri siano stati inficiati da irregolarità e dall'ingerenza del governo; invita le autorità egiziane a capovolgere la sentenza e chiede al presidente di esercitare il suo potere di grazia; esprime solidarietà ai condannati che hanno dovuto fuggire dall'Egitto e abbandonare le relative famiglie;

11. è preoccupato per il fatto che, secondo talune informazioni, sarebbero in corso ulteriori indagini relative al finanziamento delle ONG egiziane; esprime altresì preoccupazione circa le notizie secondo cui una nuova legge sulle dimostrazioni conferirebbe alle forze di polizia un ampio potere discrezionale per quanto concerne l'utilizzo della forza per disperdere i manifestanti;

12. invita le autorità egiziane a posticipare l'adozione dell'attuale progetto di legge sulle ONG, che permetterebbe un controllo eccessivo e discrezionale da parte delle autorità dello Stato sull'istituzione, sul finanziamento, sull'operato e sul funzionamento interno delle ONG e minaccerebbe pertanto la sopravvivenza di una società civile indipendente in Egitto, nonché a rivedere il progetto di legge alla luce delle restanti raccomandazioni della commissione di Venezia, in modo da adeguarlo alle norme internazionali;

13. esprime preoccupazione circa le numerose segnalazioni di violazioni dei diritti umani in Egitto; invita le autorità egiziane a consentire ai lavoratori del paese di esercitare il loro diritto ad associarsi e a svolgere le relative attività sindacali, nonché ad adeguare la legislazione nazionale alle convenzioni dell'OIL di cui l'Egitto è firmatario;

14. si dichiara allarmato per le crescenti restrizioni relative alla libertà di espressione; deplora il fatto che non si sia ancora proceduto a una revisione della legislazione che limita la libertà di espressione, la quale viene applicata con regolarità per reprimere i dissensi e imbavagliare i media; invita le autorità egiziane a porre fine alla pratica di muovere accuse penali per diffamazione della religione e a procedere a un riesame di tutte le relative sentenze, ivi compreso il caso dell'insegnante copto, Dimyana Obeid Abd Al Nour;

15. chiede che i difensori dei diritti umani vengano immediatamente rilasciati e che si proceda a un riesame dei processi a carico di costoro in considerazione delle carenze riscontrate nell'ambito dei procedimenti;

16. esprime profonda costernazione per la recente valutazione eseguita dalla Corte dei conti europea sul sostegno dell'UE alla governance e ai diritti umani in Egitto, la quale critica, tra l'altro, la mancanza di misure dell'Unione contro la corruzione endemica in Egitto; ritiene che si potrebbero registrare importanti carenze politiche dell'UE di questo tipo in relazione ad altri paesi terzi, segnatamente nel quadro della politica di vicinato; pone l'accento sul fatto che la relazione della Corte dei conti europea sottolinea la necessità per l'UE di ripensare completamente il suo approccio nei confronti dei regimi autoritari e dei paesi in transizione, in particolare per quanto concerne la coerenza e il collegamento tra i suo dialogo politico e i suoi aiuti, l'applicazione della condizionalità dei diritti umani, il suo sostegno a favore della società civile e la sua politica di sostegno al bilancio; invita il SEAE e la Commissione a rivedere in modo drastico i programmi di assistenza all'Egitto e, alla luce di tale relazione, a fornire un sostegno efficace al processo di democratizzazione in Egitto nonché agli attivisti per i diritti umani; chiede al SEAE e alla Commissione di riferire al Parlamento sulle misure adottate al fine di dare attuazione alle raccomandazioni della Corte dei conti europea;

17. invita il SEAE, la Commissione e gli Stati membri a precisare con le autorità egiziane che gli sviluppi negativi, in particolare per quanto concerne la società civile, costituiscono un punto di svolta nelle relazioni UE-Egitto; invita il SEAE e gli Stati membri a chiedere con determinazione alle autorità egiziane di porre fine alle ingerenze e a tutte le forme di pressioni esercitate, all'intimazione e alle vessazioni a danno degli attivisti della società civile e dei giornalisti; si attende che gli aiuti dell'UE, l'integrazione economica e gli altri vantaggi previsti nell'ambito della task force UE-Egitto siano subordinati al raggiungimento di progressi tangibili, in particolare nei settori delineati nella presente risoluzione;

18. invita gli Stati membri ad attenersi rigorosamente, in relazione all'Egitto, alla posizione comune 2008/944/CFSP del Consiglio che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari, con particolare riguardo al criterio 2 (rispetto dei diritti umani);

19. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, nonché al presidente, al governo e al Consiglio della Shura dell'Egitto.