PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla seconda relazione sull'attuazione della strategia di sicurezza interna dell'UE
4.9.2013 - (2013/2636(RSP))
a norma dell'articolo 115, paragrafo 5, del regolamento
Juan Fernando López Aguilar a nome della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni
B7‑0377/2013
Risoluzione del Parlamento europeo sulla seconda relazione sull'attuazione della strategia di sicurezza interna dell'UE
Il Parlamento europeo,
– vista la comunicazione della Commissione del 10 aprile 2013 intitolata "Seconda relazione sull’attuazione della Strategia di sicurezza interna dell’UE" (COM(2013)0179),
– vista la sua risoluzione del 22 maggio 2012 sulla strategia di sicurezza interna dell'Unione europea[1],
– vista la sua risoluzione dell'11 giugno 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro: raccomandazioni in merito ad azioni e iniziative da intraprendere (relazione intermedia)[2],
– visto il programma di Stoccolma e il piano d'azione per la sua attuazione (COM(2010)0171),
– vista la strategia di sicurezza interna dell'Unione europea adottata dal Consiglio il 25 febbraio 2010,
– viste le conclusioni del Consiglio del 7 giugno 2013, che fissano le priorità dell'UE nella lotta alla criminalità organizzata e alle forme gravi di criminalità nel periodo 2014-2017,
– vista la relazione di Europol sulla situazione e le tendenze del terrorismo nell'UE (TE-SAT 2013),
– vista la valutazione di Europol della minaccia per l'UE rappresentata dalle forme gravi di criminalità organizzata (SOCTA 2013),
– tenuto conto del documento di lavoro dei servizi della Commissione sulla valutazione del ciclo programmatico dell'UE sulle forme gravi di criminalità organizzata 2011-2013 (SWD(2013)0017),
– visti l'articolo 2 e l'articolo 3, paragrafo 2, del trattato sull'Unione europea (TUE) e i capi 1, 2, 4 e 5 del titolo V del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE),
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, in particolare gli articoli 6, 7, 8, l'articolo 10, paragrafo 1, e gli articoli 11, 12, 21, 47-50, 52 e 53,
– viste la giurisprudenza europea e la giurisprudenza delle corti costituzionali nazionali in ordine al criterio di proporzionalità e la necessità che, in una società democratica, tale criterio sia rispettato dalle autorità pubbliche,
– viste le pertinenti decisioni della Corte europea dei diritti dell’uomo,
– vista la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani dei migranti, François Crépeau, inserita nello studio del 24 aprile 2013 sulla gestione delle frontiere esterne dell'Unione europea e le sue incidenze sui diritti umani dei migranti,
– vista l'interrogazione alla Commissione sulla seconda relazione sull'attuazione della strategia di sicurezza interna dell'UE (O-000068/2013 – B7-0213/2013),
– visti l'articolo 115, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 2, del proprio regolamento,
A. considerando che il trattato di Lisbona si iscrive nella continuità del trattato di Maastricht, prevedendo uno spazio di sicurezza, libertà e giustizia, e permette di gettare le fondamenta per lo sviluppo di una politica di sicurezza dell'UE e l'elaborazione di un'agenda di sicurezza condivisa dall'UE e dai suoi Stati membri, che devono basarsi sullo Stato di diritto, sul rispetto dei valori democratici, delle libertà pubbliche e dei diritti fondamentali e sulla solidarietà e devono sottostare a un controllo democratico a livello europeo e nazionale; che tali presupposti riflettono gli obblighi internazionali dell'UE e dei suoi Stati membri, in particolare quelli derivanti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nonché dalle convenzioni delle Nazioni Unite di cui sono parti;
B. considerando che le politiche di sicurezza non possono essere unicamente orientate alla repressione ma devono altresì includere una dimensione dedicata alla prevenzione, il che è particolarmente indispensabile in un periodo in cui le disparità economiche e sociali si approfondiscono e mettono in discussione il patto sociale, e in particolare l'esercizio effettivo dei diritti fondamentali e delle libertà pubbliche;
C. considerando che la sicurezza dei cittadini dell'UE è fondamentale e che gli aspetti interni ed esterni della sicurezza sono parimenti importanti;
D. considerando che gli Stati membri e la Commissione non hanno effettivamente affrontato tutte le implicazioni dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona e che il Parlamento, di conseguenza, continua a svolgere un ruolo relativamente marginale, con le posizioni che prende, in particolare sulla necessità di tener conto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, non essendo integrato nel processo decisionale[3];
E. considerando che la strategia di sicurezza interna per il periodo 2010-2014 ha individuato cinque settori prioritari in cui l'UE può fornire un valore aggiunto, ossia fermare le attività delle reti criminali internazionali e contribuire al loro smantellamento, prevenire gli attacchi terroristici, migliorare la sicurezza informatica, garantire la sicurezza delle frontiere e aumentare la resilienza ai disastri naturali; che la strategia può essere attuata solo se garantisce la libera circolazione delle persone, i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo e il rispetto dell'insieme degli obblighi internazionali dell'UE e dei suoi Stati membri;
F. considerando che la seconda relazione annuale sull'attuazione della strategia di sicurezza interna ha riconosciuto che tutti e cinque gli obiettivi rimangono validi e ha delineato la situazione attuale, i progressi compiuti finora e la via da seguire;
1. deplora che la seconda comunicazione della Commissione del 10 aprile 2013 relativa all'attuazione della strategia di sicurezza interna dell'Unione europea sia poco critica quanto alle azioni intraprese nell'ambito di tale strategia e riaffermi le stesse priorità della comunicazione iniziale del novembre 2010, senza tenere conto, segnatamente, delle conseguenze dell'integrazione della Carta dei diritti fondamentali, la maggior parte delle cui disposizioni si applicano non solo ai cittadini dell'UE ma a tutte le persone presenti sul suo territorio;
2. prende nota del lavoro intrapreso al fine di impostare una strategia di sicurezza interna e dei principi fondamentali che governano detta strategia, che è intesa a consentire a tutte le istituzioni dell'UE e agli Stati membri di operare verso gli stessi obiettivi; sottolinea che la libertà, la sicurezza e la giustizia sono obiettivi da perseguire in parallelo e ricorda che, al fine di raggiungere la libertà e la giustizia, la sicurezza deve sempre essere perseguita attenendosi ai principi dei trattati e dello Stato di diritto e agli obblighi dell'Unione relativi ai diritti fondamentali; ritiene che le misure di sicurezza dell'UE dovrebbero concentrarsi su attività con comprovata capacità di abbassare i tassi di criminalità e prevenire gli attacchi terroristici, condotte in conformità dei principi di necessità, proporzionalità e rispetto dei diritti fondamentali e sulla base di un'adeguata sorveglianza e assunzione di responsabilità;
3. ricorda che il Parlamento europeo è ora un attore istituzionale a pieno titolo nel campo delle politiche di sicurezza e ha quindi il diritto di partecipare attivamente alla determinazione delle caratteristiche e delle priorità della strategia di sicurezza interna e alla valutazione dei pertinenti strumenti, anche attraverso attività di monitoraggio periodiche sull'attuazione di detta strategia condotte congiuntamente da Parlamento europeo, parlamenti nazionali e Consiglio ai sensi degli articoli 70 e 71 del TFUE;
4. ritiene che una corretta analisi delle minacce alla sicurezza da affrontare sia un prerequisito essenziale per un'efficace strategia di sicurezza interna; ricorda alla Commissione il suo impegno di produrre una panoramica intersettoriale dei rischi naturali e di origine antropica (intenzionali o non intenzionali) nell'Unione europea; ricorda al Consiglio europeo l'obbligo che gli deriva dall'articolo 222 del TFUE di condurre una valutazione periodica delle minacce all'UE e invita la Commissione a presentare proposte concrete sulla migliore modalità di attuazione degli obblighi summenzionati, riunendo le valutazioni, attualmente caratterizzate da frammentazione e da focalizzazione troppo ristretta, delle minacce e dei rischi a livello unionale e nazionale;
5. rileva che l'efficacia di Europol nel valutare e analizzare le minacce terroristiche e altre attività criminali dipende in larga misura dalla volontà dei servizi negli Stati membri di fornirgli informazioni; suggerisce di migliorare la fornitura di informazioni a Europol da parte degli Stati membri rafforzando il dovere degli Stati membri di cooperare con Europol;
6. ricorda che una delle principali minacce alla sicurezza interna dell'UE è la criminalità organizzata, tra cui le mafie; prende atto con soddisfazione dei progressi compiuti dagli Stati membri e dalla Commissione nell'ambito del ciclo programmatico dell'UE sulle gravi forme di criminalità organizzata internazionale e chiede agli Stati membri rinnovato impegno e adeguate risorse; ritiene che debbano essere promossi standard giuridici e strumenti operativi comuni, quali la confisca, l'ordine europeo di indagine e le squadre investigative comuni; considera necessario rafforzare la cooperazione giudiziaria e di polizia tra gli Stati membri e l'Unione europea, nonché con i paesi terzi, e chiede un maggior coinvolgimento del Parlamento europeo nella definizione degli orientamenti e nella valutazione dei risultati;
7. ribadisce, sulla base della cooperazione esistente tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, la sua idea di un "ciclo politico parlamentare" – adattato con precisione alla relazione annuale della Commissione in materia – che si concluda con una relazione parlamentare annuale sulla situazione della strategia di sicurezza interna;
8. ritiene che andrebbe rivolta particolare attenzione alla lotta alla violenza sui minori e sulle donne;
9. plaude all'inclusione della lotta contro il traffico illecito di armi da fuoco tra le priorità dell'UE per la lotta contro la criminalità organizzata; attende tuttavia che la Commissione elabori l'orientamento strategico globale sulle armi da fuoco, compreso l'uso di armi da fuoco a fini di contrabbando, criminalità organizzata e terrorismo;
10. deplora che la lotta contro il riciclaggio di denaro non sia stata inclusa come priorità distinta dell'Unione europea per la lotta contro la criminalità organizzata, come invece raccomandato da Europol; è fermamente convinto che diverse tipologie di criminalità organizzata, come il riciclaggio di denaro, la criminalità ambientale e aziendale e la corruzione sono elementi interconnessi che si rafforzano a vicenda e invita la Commissione e il Consiglio a dare senza indugio priorità alla lotta contro la corruzione e il riciclaggio di denaro;
11. sottolinea che la lotta al terrorismo è una priorità all'interno della strategia di sicurezza interna; rileva che secondo Europol la minaccia terroristica è reale nell'UE, sebbene assuma svariate forme, ma mette tuttavia in discussione le priorità dell'UE in tale ambito, tenuto conto della vera origine degli attentati terroristici; insiste sulla necessità di attribuire una priorità maggiore alle politiche di prevenzione contemporaneamente alle misure di repressione; rileva in quest'ambito la necessità di concentrarsi più da vicino, anche destinandovi le corrispondenti risorse finanziarie e umane, su misure di polizia e servizi d'informazione mirati, che permettano effettivamente di prevenire gli attentati terroristici; ricorda l'importanza di prevenire il finanziamento del terrorismo e attende con interesse la proposta di un insieme di misure giudiziarie e amministrative, quali il congelamento dei capitali di persone sospettate di terrorismo ai sensi dell'articolo 75 del TFUE; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare correttamente la natura e la portata della minaccia rappresentata da una recrudescenza della radicalizzazione politica violenta; ritiene fondamentale sviluppare meccanismi che consentano l'individuazione precoce dei segnali di tale radicalizzazione e invita la Commissione e gli Stati membri a tenerne conto, anche per quanto riguarda la prevenzione, nei rispettivi ambiti di attività; si preoccupa per l'incremento dell'attività di quelli che sono solitamente definiti "lupi solitari", siano essi cittadini dell'UE o di paesi terzi, che si recano in aree di conflitto per poi tornare sul territorio dell'Unione europea, che rappresentano nuovi tipi di rischio che non possono essere affrontati in base ai metodi abituali di lotta al terrorismo; incoraggia lo scambio di buone prassi per prevenire la radicalizzazione tra i giovani e sostiene il progetto di strumentario dell'UE in materia; si aspetta che la valutazione della decisione quadro sulla lotta contro il terrorismo tenga conto di tutti questi parametri e sottolinea la necessità di interconnettere maggiormente gli strumenti antiterrorismo esistenti;
12. esorta la Commissione europea, gli Stati membri, nonché le altre istituzioni e organismi europei a indagare minuziosamente sui movimenti violenti di estrema destra in seno all'Unione e ad adottare misure concrete per contrastarne gli atti violenti;
13. sottolinea che il settore privato, in particolare l'industria finanziaria, svolge un ruolo cruciale nella lotta contro la criminalità organizzata e il finanziamento al terrorismo con l'identificazione e la denuncia di casi di frode, riciclaggio di denaro e altre transazioni sospette; sottolinea che il settore finanziario deve lavorare più a stretto contatto con le agenzie governative per identificare le lacune nella normativa vigente e applicare tecniche innovative per affrontare tali problemi; sottolinea che è di fondamentale importanza capire che, per risultare efficace, qualsiasi tipo di lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo deve adottare un approccio integrato che coinvolga tutti i soggetti interessati a livello nazionale e di UE:
14. ritiene che vada rafforzata la resilienza delle infrastrutture critiche a disastri naturali e di origine antropica; deplora che l'attuale direttiva sulla protezione delle infrastrutture critiche europee (2008/114/CE[4]) non funzioni in modo adeguato e invita la Commissione ad apportarvi modifiche al fine di migliorarla;
15. reputa necessario uno studio statistico dei rischi di carattere naturale che elenchi le aree che presentano maggiori criticità e che sulla base di esso venga elaborato un sistema automatico di intervento e soccorso efficace nel rispondere tempestivamente alle emergenze;
16. reputa della massima importanza combattere con fermezza la criminalità ambientale ed economica, indipendentemente dalla sua origine, in quanto produce un impatto particolarmente dannoso per le condizioni di vita dei cittadini dell'UE, soprattutto in tempi di crisi;
17. si compiace dell'annuncio della Commissione europea riguardante un'iniziativa per contrastare il contrabbando di sigarette, per la quale nutre grandi aspettative;
18. prende nota della priorità accordata dalla strategia di sicurezza interna alla lotta contro la criminalità informatica; considera la criminalità informatica una minaccia crescente per l'UE e un fattore che facilita significativamente altre attività criminali; invita la Commissione a mettere a disposizione fondi sufficienti per il nuovo Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica ed esorta tutti gli Stati membri a ratificare la convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica; ricorda che l'elaborazione e la raccolta dei dati personali nel contesto della strategia di sicurezza interna devono sempre rispettare i principi di protezione dei dati dell'UE, in particolare quelli di necessità, proporzionalità e legalità, nonché la normativa dell'UE e le pertinenti convenzioni del Consiglio d'Europa in questo settore; ricorda la speciale attenzione che deve essere dedicata ai minori nell'ambiente digitale e l'importanza di combattere la pedopornografia; sostiene l'ampliamento dell'Alleanza mondiale contro l'abuso sessuale di minori online;
19. ribadisce che il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria nell'Unione europea, anche attraverso Europol, l’Accademia europea di polizia (CEPOL) ed Eurojust, accompagnato dalla messa a disposizione di una formazione adeguata, è fondamentale ai fini di una strategia di sicurezza interna efficace e deve coinvolgere le autorità competenti degli Stati membri, così come le istituzioni e le agenzie dell'UE; ritiene che tale cooperazione non debba limitarsi all'individuazione e all'arresto delle persone sospettate di atti criminali, ma debba concentrarsi anche sulla prevenzione della criminalità e della recidiva; prende atto delle proposte della Commissione europea, tra cui quelle relative alla riforma di Eurojust e al progetto di legislazione per istituire una Procura europea; segnala la necessità di garantire il rispetto del principio di separazione dei poteri tra i settori della giustizia e della polizia, nonché l'autonomia degli stessi;
20. sostiene l'istituzione di una Procura europea, in particolare al fine di salvaguardare in modo più efficace il bilancio dell'Unione, e invita la Commissione europea a presentare rapidamente una proposta;
21. si rammarica del fatto che la strategia di sicurezza interna manchi tuttora di una vera e propria "dimensione di giustizia"; ricorda, in linea con il programma di Stoccolma, che la fiducia reciproca deve essere rafforzata sviluppando gradualmente una cultura giudiziaria europea basata sulla diversità dei sistemi giuridici e sull'unità attraverso il diritto europeo, e che ciò deve comportare il rispetto dello Stato di diritto, dei valori democratici e dei diritti umani e non solo limitarsi al mero perseguimento delle persone sospettate di atti criminali o di terrorismo; sottolinea l'importanza fondamentale della fiducia reciproca quale prerequisito per promuovere la cooperazione giudiziaria e ritiene che tale fiducia si possa creare esclusivamente istituendo e osservando norme paritarie in materia di libertà civili e di garanzie procedurali;
22. accoglie con favore l'importanza accordata alla sicurezza delle frontiere nel contesto della strategia di sicurezza interna e ritiene che la gestione delle frontiere, la mobilità delle persone e la migrazione in generale costituiscano anch'esse un fattore di sicurezza interna e che quindi le politiche in materia di immigrazione, asilo, integrazione, sviluppo e occupazione debbano essere concepite in modo tale da gestire i flussi migratori secondo le esigenze del contesto su cui incidono;
23. sottolinea l'importanza di sviluppare una gestione integrata delle frontiere che garantisca un controllo delle frontiere esterne uniforme, sicuro e di alta qualità, facilitando gli spostamenti legittimi attraverso le frontiere esterne e promuovendo la mobilità in seno allo spazio Schengen; accoglie con favore la recente entrata in funzione del sistema d'informazione Schengen II e invita eu-LISA a garantire una gestione operativa di alta qualità del nuovo sistema; si aspetta che il nuovo sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR) entri pienamente in funzione entro la fine del 2014 e ritiene che sarà uno strumento efficace in grado di contribuire a rilevare, prevenire e contrastare la criminalità transfrontaliera e l'immigrazione irregolare, nonché a proteggere i migranti e salvarne la vita; sottolinea che il possibile sviluppo di nuovi sistemi informatici nel settore della migrazione e della gestione delle frontiere, come le iniziative "frontiere intelligenti", debba essere analizzato con attenzione, in particolare alla luce dei principi di necessità e proporzionalità, e che tali sistemi in conclusione vadano sviluppati soltanto previa adozione dei pertinenti strumenti giuridici; accoglie con particolare favore il recente accordo raggiunto sul meccanismo di valutazione Schengen e invita la Commissione ad assumersi le sue nuove responsabilità al fine di garantire un elevato livello di ottemperanza all'acquis Schengen in tutto lo spazio Schengen; sottolinea che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne dovrebbe costituire una misura straordinaria cui ricorrere soltanto in ultima istanza, tenendo conto non solo degli aspetti di sicurezza, ma anche dell'impatto sulla mobilità e sulla libertà di circolazione; sottolinea il fatto che la migrazione alle frontiere esterne e l'attraversamento delle stesse da parte di un gran numero di cittadini di paesi terzi non va, di per sé, considerato una minaccia all'ordine pubblico o alla sicurezza interna; ribadisce il proprio fermo sostegno all'adesione della Bulgaria e della Romania allo spazio Schengen e invita anche il Consiglio ad acconsentire alla loro adesione, poiché ciò incoraggerà la fiducia e la solidarietà all'interno dell'Unione europea;
24. sottolinea l'importanza del rafforzamento della fiducia reciproca tra le forze di polizia al fine di favorire la cooperazione, le squadre investigative comuni e lo scambio di informazioni; ricorda a tale riguardo che riveste importanza cruciale una formazione europea delle forze di polizia;
25. ritiene che la definizione e l'attuazione della strategia di sicurezza interna debbano tenere maggiormente conto dell'interazione esistente tra la dimensione interna e la dimensione esterna della politica di sicurezza e che, in entrambe queste dimensioni, le istituzioni e le agenzie dell'UE che operano nel settore della giustizia e degli affari interni debbano svolgere i propri compiti nel pieno rispetto dei valori e dei principi del diritto dell'UE e della Carta dei diritti fondamentali; invita la Commissione e gli Stati membri a valutare altresì l'impatto della strategia di sicurezza interna sulla strategia di sicurezza esterna dell'UE, anche per quanto riguarda gli obblighi in materia di rispetto e promozione delle libertà e dei diritti fondamentali e dei valori e principi democratici, quali figuranti nei testi, nelle convenzioni e negli accordi internazionali da essi sottoscritti; deplora che l'attuazione della tabella di marcia 2011 volta al rafforzamento dei legami tra la la PSDC e lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia non sia sulla buona strada e sollecita il Servizio europeo per l'azione esterna ad accelerare i lavori a tal fine;
26. sottolinea che la strategia di sicurezza interna attuale giungerà a termine alla fine del 2014; invita la Commissione ad avviare la preparazione di una nuova strategia di sicurezza interna per il periodo 2015-2019 che tenga conto dell'entrata in vigore del trattato di Lisbona e dell'integrazione della Carta dei diritti fondamentali nel diritto dell'Unione; ritiene che questa nuova politica debba basarsi su una valutazione approfondita, indipendente ed esterna della strategia e degli strumenti attuali, tenendo conto delle sfide future e debba essere condotta previa ampia consultazione tra le parti interessate; invita il Consiglio a tenere debitamente conto, prima dell'adozione della nuova strategia di sicurezza interna, del contributo del Parlamento in proposito;
27. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio e ai parlamenti nazionali.
- [1] P7_TA(2012)0207.
- [2] P7_TA(2013)0245.
- [3] Si veda la risoluzione del Parlamento europeo del 15 dicembre 2010 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2009) – Applicazione effettiva dopo l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, GU C 169 E del 15.6.2012, pag. 49.
- [4] GU L 345 del 23.12.2008, pag. 75.