PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla posizione del Parlamento in vista della 25a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
5.3.2014 - (2014/2612(RSP))
a norma dell'articolo 110, paragrafo 2, del regolamento
Marie-Christine Vergiat, Patrick Le Hyaric, Jacky Hénin, Willy Meyer, Nikola Vuljanić, Kyriacos Triantaphyllides, Takis Hadjigeorgiou, Alda Sousa, Marisa Matias a nome del gruppo GUE/NGL
B7‑0238/2014
Risoluzione del Parlamento europeo sulla posizione del Parlamento in vista della 25a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
Il Parlamento europeo,
– viste la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e la Convenzione europea dei diritti umani del 1953,
– vista la dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite dell'8 settembre 2000 (A/Res/55/2) e le risoluzioni della sua Assemblea generale,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Consiglio dei diritti umani (CDU) delle Nazioni Unite,
– viste le sue risoluzioni d'urgenza sui diritti umani e la democrazia,
– vista la prossima 25a sessione del CDU, che si svolgerà dal 3 al 28 marzo presso l'Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra,
– vista la visita in Spagna di Pablo de Greiff, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione della verità, la giustizia, la riparazione e le garanzie di non ripetizione, e la relazione finale che presenterà nel settembre 2014, in particolare le sue dichiarazioni al termine della missione nelle quali ha esortato il governo spagnolo a ritirare la legge di amnistia del 1977, a tutelare il diritto delle vittime e a cooperare con le iniziative internazionali in materia,
– vista la risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza sulle donne, la pace e la sicurezza, al convinzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), il programma d'azione della conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (Rio + 20) e la piattaforma di azione di Pechino,
– visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che, sessant'anni dopo la proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, la lotta contro le discriminazioni e per il pieno esercizio di tutti i diritti umani - sociali, economici, culturali, civili e politici - continua a essere una lotta quotidiana,
B. considerando che i diritti economici, sociali e culturali fanno parte integrante dei diritti umani e che il loro rispetto implica come minimo la piena attuazione degli otto obiettivi della dichiarazione del Millennio dell'anno 2000 per lo sviluppo, ossia: l'eliminazione della povertà estrema e della fame, l'accesso universale all'istruzione primaria, la promozione dell'uguaglianza di genere e l'emancipazione femminile, la riduzione della mortalità infantile, il miglioramento dell'accesso alle cure materne, la lotta contro l'HIV, le malattie sessualmente trasmissibili (MST), la malaria e altre malattie, l'impegno per lo sviluppo sostenibile e l'attuazione di una cooperazione globale per lo sviluppo; che è stato messo a punto un calendario ambizioso per realizzare questi obiettivi entro il 2015, ma che a tutt'oggi tali obiettivi sono lungi dall'essere raggiunti;
C. considerando che, a causa della crisi finanziaria nei paesi dell'OCSE, il mondo rischia di affrontare il più grave rallentamento dell'attività economica dagli anni Trenta; che l'OMS ritiene che, a causa degli aumenti verificatisi nel costo dei generi alimentari e dell'energia, più di 100 milioni di persone sono ricadute nella povertà; che quella che viene normalmente denominata "la crisi finanziaria ed economica" è in realtà una crisi sistemica globale, che colpisce tutti i settori della società e ha conseguenze in tutti gli ambiti: politici, sociali, ambientali, alimentari, energetici, ecc.;
D. considerando che l'Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero garantire il rispetto dei diritti umani in tutte le loro politiche sia interne sia esterne e assicurarne la coerenza onde rafforzare e rendere credibile la posizione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri in seno al CDU;
E. considerando che, malgrado le sue lacune, il CDU costituisce una piattaforma importante per discutere in merito ai diritti umani e alla lotta contro le violazioni dei diritti umani;
F. considerando che una delegazione della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo si recherà a Ginevra in occasione della 25a sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, come avvenuto negli anni precedenti per le precedenti sessioni del CDU e, anteriormente, per la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite;
G. considerando che nove Stati membri fanno parte attualmente del Consiglio dei diritti umani ossia: la Germania, l'Austria, l'Estonia, la Francia, l'Irlanda, l'Italia, la Repubblica ceca, la Romania e il Regno Unito;
H. considerando che il lavoro dell'Unione e dei suoi Stati membri con il CDU e in seno allo stesso deve essere rafforzato, non solamente per far valere una visione indivisibile dei diritti umani ma anche per tenere in maggiore considerazione le raccomandazioni del CDU e per meglio attuare la politica dei diritti umani dell'Unione, tanto a livello interno quanto a livello esterno;
I. considerando l'ordine del giorno di questa venticinquesima sessione, in particolare il suo punto 3 (promozione e protezione di tutti i diritti umani, civili, politici, economici, sociali e culturali, compreso il diritto allo sviluppo) e il suo punto 7 (la situazione dei diritti umani in Palestina e in altri territori arabi occupati);
Attività e organizzazione del CDU
1. ribadisce il suo invito agli Stati membri dell'Unione europea ad opporsi attivamente a qualsiasi tentativo di minare i concetti di universalità, indivisibilità e interdipendenza dei diritti umani e li invita a incoraggiare attivamente il CDU a combattere allo stesso modo tutte le discriminazioni, qualunque sia il motivo su cui si basano;
2. mette in guardia contro la strumentalizzazione del CDU; sottolinea l'importanza delle sue risoluzioni per paese per affrontare i casi gravi di violazione dei diritti umani; attira l'attenzione sull'importanza di valutare la situazione dei diritti umani in modo obiettivo, trasparente, non selettivo, costruttivo e non conflittuale, sulla base di informazioni attendibili derivanti da un dialogo interattivo, in condizioni di universalità e parità di trattamento per tutti gli Stati; invita gli Stati membri dell'UE a contribuire attivamente all'attuazione di questi principi concordati riguardanti il CDU;
3. sottolinea l'importanza di affrontare le cause profonde dell'instabilità politica in taluni paesi attraverso politiche di sviluppo conformi agli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo (OMS) e altre misure di carattere socioeconomico, politico e culturale suscettibili di creare un ambiente propizio per impedire la ripresa dei conflitti ed eliminare la povertà, incoraggiare lo sviluppo economico, sociale e culturale, creare capacità istituzionali e amministrative, migliorare la qualità della vita della popolazione e rafforzare lo Stato di diritto esclusivamente con mezzi pacifici;
4. prende atto della lista dei candidati che sarà presentata dal gruppo consultivo per i diciotto mandati del Consiglio dei diritti umani e accoglie favorevolmente le priorità definite dal Consiglio sui vari temi di lavoro, ossia: gli effetti del debito esterno e degli obblighi finanziari internazionali connessi degli Stati sul pieno esercizio di tutti i diritti umani, e in particolare dei diritti economici, sociali e culturali; i diritti umani e la povertà estrema; l'alloggio dignitoso in quanto elemento del diritto a un livello di vita sufficiente come pure il diritto alla non discriminazione al riguardo; le forme contemporanee di schiavitù, comprese le loro cause e conseguenze; il diritto all'alimentazione; la vendita di minori, la prostituzione infantile e la pornografia che coinvolge bambini; i diritti dei popoli indigeni; la situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar; la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967; la situazione dei difensori dei diritti umani; la situazione dei diritti umani in Somalia; la promozione del godimento da parte delle persone anziane di tutti i diritti umani; la situazione dei diritti umani nella Repubblica centroafricana; la detenzione arbitraria; le sparizioni forzate o involontarie; l'utilizzazione di mercenari come mezzo per violare i diritti umani e ostacolare impedire del diritto dei popoli all'autodeterminazione; la questione della discriminazione nei confronti delle donne nella legislazione e nella pratica;
5. accoglie altresì favorevolmente la selezione e la nomina di cinque esperti indipendenti del meccanismo di esperti sui diritti dei popoli indigeni;
6. chiede al CDU di dare esecuzione immediata all'appello di Navi Pillay, Alto Commissario per i diritti umani, effettuando un'inchiesta internazionale indipendente sugli assassinii di lavoratori del settore petrolifero, dato che la situazione dei diritti umani si è ancora aggravata in Kazakhstan (che è uno dei 47 membri del CDU) dopo la repressione feroce delle forze dell'ordine contro manifestanti pacifici e lavoratori del settore petrolifero, delle loro famiglie e dei loro sostenitori a Zhanaozen il 16 dicembre 2011 che, stando a dati ufficiali, ha causato la morte di 15 persone e il ferimento di più di 100 persone; chiede al Kazakhstan, in qualità di membro del CDU, di garantire i diritti umani, di abrogare l'articolo 164 del suo codice penale sull'"incitamento alla discordia sociale" e di porre fine alla repressione e agli oneri amministrativi contro i media indipendenti, di liberare i prigionieri politici, tra cui l'avvocato dei difensori dei diritti umani Vadim Kuramshin, il militante sindacale Roza Tuletaeva, l'oppositore politico Vladimir Kozlow e di sospendere qualsiasi richiesta di estradizione per gli oppositori politici;
La relazione annuale dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e le relazioni dell'Alto commissariato e del Segretario generale
7. si compiace del fatto che il Consiglio sia stato consultato sulla relazione dell'Alto commissario sulla questione dei diritti umani a Cipro; condanna di nuovo le violazioni ripetute dei diritti umani provocate del perdurare dell'occupazione del 37% del territorio della Repubblica di Cipro e la continua violazione del diritto internazionale umanitario per quaranta anni da parte della Turchia contro i ciprioti greci e i ciprioti turchi; esprime in particolare preoccupazione per la situazione dei rifugiati, delle persone nelle enclavi e dei parenti delle persone scomparse; condanna l'inibizione dell'accesso alla proprietà fondiaria e al relativo uso; condanna l'imposizione di misure di austerità contro i ciprioti turchi da parte della Turchia nelle zone sotto controllo militare, in violazione dei loro diritti economici e sociali fondamentali; chiede alla delegazione dell'Unione e ai suoi Stati membri di denunciare tali continue violazioni, di condannare la presenza delle truppe turche e dei coloni, di sollecitare la fine immediata dell'occupazione del territorio cipriota da parte dell'esercito turco e anche della politica volta a modificare il profilo demografico della Repubblica di Cipro; sottolinea che tali violazioni costituiscono crimini di guerra; chiede alla Turchia di autorizzare l'accesso a tutte le zone militari e agli archivi delle battaglie al fine di procedere a verifiche riguardo alle persone scomparse;
8. ricorda che il Consiglio dei diritti umani ha più volte sollecitato un'indagine completa e trasparente delle denunce di presunti crimini di guerra nello Sri Lanka, ma finora il governo del paese non ha mostrato alcuna propensione ad accogliere la richiesta; condanna nuovamente le brutali uccisioni di civili (fino a 70 000 persone), soprattutto di lingua tamil, per opera dell'esercito dello Sri Lanka nelle ultime settimane della guerra civile nel paese; sostiene le critiche formulate dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navy Pillay in relazione all'incapacità del governo dello Sri Lanka di procedere a indagini sulle denunce di crimini di guerra; esprime profonda preoccupazione per la persistente impunità che domina nello Sri Lanka; chiede al Consiglio dei diritti umani di avviare un'indagine internazionale indipendente sui crimini di guerra nel corso di questa 25a sessione, ritiene tuttavia che, a fini di completa indipendenza, credibilità e trasparenza della stessa, essa debba coinvolgere i sindacati e le organizzazione per i diritti umani nonché fornire informazioni a tutte le vittime del conflitto e alle loro famiglie; esprime la sua profonda preoccupazione per la crescente militarizzazione della società dello Sri Lanka, specialmente nelle regioni settentrionali e orientali dell'isola, e chiede la sospensione immediata dell'acquisizione fondiaria a fini militari e il ritiro dell'esercito da detta parte dell'isola; sostiene il diritto all'autodeterminazione del popolo tamil;
9. accoglie con favore le prime conclusioni sulla Spagna del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione della verità e della giustizia, sulla riparazione e le garanzie di non ripetizione, in quanto prima azione di sostegno dell'Alto commissario per i diritti umani a favore delle vittime della dittatura spagnola; chiede fermamente al governo spagnolo di attuare quanto prima le raccomandazioni del relatore speciale, con l'abrogazione della legge di amnistia del 1977, e di dimostrare responsabilità nei confronti delle vittime della guerra civile spagnola e della dittatura, garantendo la verità e la memoria democratica del proprio popolo;
Promozione e protezione di tutti i diritti dell'uomo, civili, politici, economici, sociali e culturali, compreso il diritto allo sviluppo
Diritti economici, sociali e culturali
10. plaude all'importanza annessa in occasione della 25a sessione del CDU alla promozione e alla protezione dei diritti economici e sociali e alla questione dell'interdipendenza dei diritti dell'uomo; sottolinea nuovamente la necessità di trattare su un piede di parità i diritti economici, sociali, culturali, civici e politici; insiste sul fatto che gli elevati tassi di disoccupazione, l'aumento della povertà e dell'esclusione sociale, l'accesso sempre più difficile a servizi pubblici a prezzi accessibili nei settori dalla sanità, dell'istruzione, dell'alloggio, dei trasporti e della cultura nonché il degrado della qualità di tali servizi, rappresentano sfide di grande rilevanza; rileva che le privatizzazioni e la liberalizzazione hanno contribuito al peggioramento dell'accesso a taluni di questi diritti, che occorre invertire tale tendenza e che una migliore distribuzione della ricchezza, salari adeguati e un'occupazione di qualità sono mezzi importanti per risolvere tali problemi; constata allo stesso modo che i piani di austerità introdotti sia negli Stati membri dell'Unione sia in altri paesi, anche sotto la pressione dell'Unione, non fanno che accentuare le disparità e la povertà;
11. sottolinea che nel 2013 il 10% della popolazione più ricca del mondo deteneva l'86% della ricchezza mondiale (secondo i dati di Global Wealth Report 2013), che la crisi ha confermato i pericoli insiti nell'attuale sistema economico e politico e accentuato le disparità sociali, peraltro già acute, a favore dei redditi più elevati, la cui ascesa è vertiginosa rispetto ai redditi medi; ritiene che la questione della ripartizione della ricchezza nel mondo dovrebbe profilarsi come la priorità assoluta della 25a sessione del Consiglio dei diritti umani dato che rappresenta il principale ostacolo alla realizzazione dei diritti economici e sociali e che la delegazione dell'Unione e i suoi Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure necessarie al fine di pervenire a tale obiettivo;
12. plaude all'importanza data "all'alloggio quale elemento di diritto a livello di una vita sufficiente"; invita la delegazione dell'Unione e quelle degli Stati membri a promuovere l'accesso a un alloggio di qualità per tutti, senza discriminazioni, come un diritto fondamentale, e a procedere a una valutazione dell'accesso all'alloggio nell'Unione (soprattutto dall'inizio della crisi e dall'instaurazione di misure di austerità) onde impegnarsi a risolvere tale problema endemico che si è ulteriormente aggravato negli ultimi anni; ribadisce inoltre che restano necessarie la reintegrazione degli alloggi vuoti e la moratoria degli sfratti al fine di far fronte all'attuale crisi in alcuni Stati membri;
13. plaude in modo analogo alla relazione sul "diritto all'alimentazione" e la proroga di tre anni del mandato del relatore speciale, cosicché possa continuare a lavorare sulle ripercussioni della crisi alimentare mondiale sull'attuazione di tale diritto; sottolinea che gli Stati membri delle Nazioni Unite dovrebbero promuovere maggiormente l'accesso alle risorse naturali e vitali, l'accesso alle terre nonché la sovranità e la sicurezza alimentari quali mezzi per ridurre la povertà e la disoccupazione; deplora che un numero considerevole di persone non abbiano o non abbiano più accesso a talune risorse, come pure a beni fondamentali quali l'acqua, a causa dell'accaparramento di tali risorse da parte di imprese o entità private che possono beneficiare del sostegno delle autorità politiche degli Stati interessati, il che provoca in particolare penurie alimentari e rincari dei prezzi dei prodotti alimentari; chiede quindi alla delegazione dell'Unione europea e a quelle degli Stati membri di prendere le misure necessarie per porre termine all'accaparramento delle risorse, in particolare di terre, segnatamente a opera delle imprese europee, e di avanzare proposte nelle sedi e nelle conferenze internazionali e regionali (Banca mondiale, OMC, CNUCED, FMI, OCSE, ecc.) ai fini del riconoscimento dei beni pubblici fondamentali e del loro inserimento in una specifica convenzione dell'ONU; chiede inoltre all'Unione e ai suoi Stati membri di sostenere la risoluzione n. 64/292 del 28 luglio 2010 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul riconoscimento dell'acqua come diritto fondamentale e di fare di tutto affinché tale risoluzione venga attuata e abbia forza vincolante;
14. sottolinea il fatto che le politiche in tema di migrazione dell'Unione, così come il sostegno a regimi non democratici col pretesto di una "buona governance" e ad accordi di partenariato puramente economico, sono lesivi dei diritti dell'uomo e della credibilità dell'Unione sul piano internazionale; invita ancora una volta gli Stati membri dell'Unione europea ad attuare le clausole di "democrazia e diritti dell'uomo" in tutti gli accordi internazionali, a prescindere dalla loro natura, e a garantire il rispetto dei diritti dell'uomo nelle proprie politiche interne ed esterne, altrimenti la posizione dell'Unione in seno al CDU e in qualsiasi altra sede internazionale in cui ci si occupa dei diritti dell'uomo risulterebbe indebolita;
15. sottolinea l'importanza del punto relativo agli "Effetti del debito estero e degli obblighi finanziari internazionali connessi degli Stati sul pieno esercizio di tutti i diritti umani" e esprime inquietudine perché il pagamento "degli interessi sul debito" degli Stati riguarda la maggioranza dei paesi e serve da pretesto per l'attuazione di piani di austerità denominati "piani di adeguamento strutturale"; ribadisce la sua posizione, specialmente nell'attuale contesto di crisi economica e sociale, a favore dell'annullamento del debito dei paesi del terzo mondo ma anche dei paesi (segnatamente degli Stati membri dell'Unione) in maggiori difficoltà onde evitare l'aggravamento della crisi e garantire il godimento effettivo dei diritti economici, sociali e culturali;
16. ritiene che, date le sue responsabilità e quelle di alcuni suoi Stati membri rispetto alla situazione economica, sociale e politica che ha condotto alle rivolte popolari nei cosiddetti paesi della "Primavera araba", l'Unione europea abbia il dovere di aiutare le istituzioni di tali paesi a condurre delle verifiche relative ai propri crediti, e in particolare ai crediti europei, al fine di individuare la parte illegittima di tali debiti che non sono andati a vantaggio della popolazione, e che abbia altresì il dovere di adoperarsi per permettere l'annullamento rapido di questi debiti illegittimi; sollecita nuovamente l'UE e i suoi Stati membri a compiere ulteriori sforzi significativi per facilitare la restituzione in tempi ragionevoli dei beni sottratti dai precedenti regimi ai cittadini dei paesi della Primavera araba; esprime preoccupazione per la continuità degli orientamenti dei partenariati rispetto alle discussioni condotte in precedenza;
Diritti civili e politici
17. accoglie con favore l'attenzione riservata alla questione dei "diritti umani e privazione arbitraria della cittadinanza"; chiede alla delegazione dell'Unione e agli Stati membri presenti all'interno del CDU di esaminare la questione estendendola a quella della regolarizzazione dei migranti e della mancata concessione di permessi di soggiorno a dette persone; chiede altresì che l'Unione e i suoi Stati membri procedano a inchieste sul numero di casi coinvolti nel fenomeno all'interno dell'Unione e operino con determinazione per porre fine al problema;
18. invita tutti gli Stati a lottare contro la tortura anche all'interno del territorio nazionale; chiede alla delegazione dell'Unione e a quelle degli Stati membri di includere nella discussione sulla tortura e le altre pene e trattamenti inumani e degradanti la questione del divieto del commercio di prodotti che possono servire a fini di tortura all'interno e all'esterno dell'Unione;
19. sottolinea l'importanza di proseguire il lavoro sulle pratiche mondiali concernenti in particolare il ricorso alla detenzione segreta nel quadro della lotta contro il terrorismo; chiede agli Stati membri dell'Unione europea di garantire un seguito adeguato dei rapporti esistenti, conformemente alle posizioni adottate anteriormente dal Parlamento europeo in materia, soprattutto nelle sue risoluzioni sull'utilizzo da parte della CIA di paesi europei per il trasporto, la detenzione illegale e le torture di prigionieri;
20. invita la delegazione dell'Unione e quelle dei suoi Stati membri a riaffermare la loro posizione contro la pena di morte e a favore della sua abolizione universale e dell'attuazione di una moratoria immediata nei paesi in cui è ancora all'opera; esprime preoccupazione perché diversi paesi che aveva sospeso la pena capitale hanno ripreso le esecuzioni;
21. prende atto della relazione sulla Libertà di religione o di opinione e ricorda che essa presuppone sia il diritto di credere e di non credere, sia quello di promuovere le convinzioni religiose e di cambiarle; sottolinea di nuovo la sua adesione alla laicità in quanto caratteristica fondamentale degli Stati e di talune culture, che si definisce come rigorosa separazione tra autorità politiche e religiose, il che comporta che sia respinta ogni ingerenza religiosa nel funzionamento del governo e ogni interferenza politica negli affari religiosi, salvo per mantenere le regole di sicurezza e ordine pubblico (compreso il rispetto della libertà altrui) e per garantire a tutti (credenti, agnostici e atei) pari libertà di coscienza e l'espressione pubblica dei propri convincimenti;
Diritti dei popoli e di determinati gruppi e individui
22. sottolinea nuovamente il diritto inalienabile dei popoli a disporre di se stessi e a scegliere i propri orientamenti politici, economici e sociali senza ingerenza esterna; chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri, in occasione della 25a sessione del CDU, di promuovere risolutamente tale diritto invece delle attuali politiche;
23. esprime preoccupazione per il deterioramento della situazione dei difensori dei diritti umani, degli attivisti, delle organizzazioni e delle istituzioni che si occupano di tali diritti, nonché dei giornalisti, in vari modi e a vari livelli, in tutto il mondo;
24. prende nota dell'importanza rivolta ai diritti dei minori in occasione della 25a sessione e della volontà, a seguito dell'adozione della risoluzione 7/29, di dedicare almeno una giornata all'anno a tali questioni; plaude alla proroga di tre anni del mandato del Relatore speciale sulla vendita di minori, la prostituzione infantile e la pornografia infantile; plaude allo stesso modo al rinnovo per altri tre anni del mandato del Rappresentate speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la violenza sui bambini;
25. invita l'Unione e i suoi Stati membri ad adoperarsi in via prioritaria a favore di azioni concrete del CDU destinate a porre fine alle violazioni dei diritti umani nei confronti dei civili e soprattutto delle donne e dei minori in situazioni di guerra e di conflitti violenti; chiede che siano attuate azioni prioritarie per porre fine al reclutamento di bambini soldato e assicurarne la protezione;
Interdipendenza dei diritti umani e questioni tematiche relative ai diritti umani
26. accoglie favorevolmente la particolare attenzione rivolta alla questione del "Ruolo del servizio pubblico in quanto elemento fondamentale della buona governance nella promozione e nella protezione dei diritti umani"; ritiene estremamente preoccupante la tendenza alla liberalizzazione riscontrata in vari paesi, in particolare dell'Unione, con il pretesto di una "buona governance" o dei piani d'austerità; insiste sul fatto che tali politiche sono contrarie ai diritti più fondamentali quali l'accesso all'istruzione, al lavoro, all'assistenza sanitaria, ai trasporti, all'alloggio, alla sicurezza sociale (inclusa la pensione) o a servizi come il gas, l'elettricità, l'alimentazione, ecc.; chiede pertanto alla delegazione dell'Unione e ai suoi Stati membri di adoperarsi attivamente per garantire tali diritti sviluppando servizi pubblici accessibili a tutti invece delle attuali politiche;
27. plaude all'attenzione rivolta alla prevenzione dei genocidi e ritiene che questa potrà divenire realtà solo se verrà fatta luce sulle responsabilità dei genocidi del passato;
28. ritiene che la relazione sui diritti umani e l'ambiente sia estremamente importante in quanto intrinsecamente connessa al diritto dei popoli a disporre delle proprie risorse naturali, delle proprie terre e di un sistema ambientale sostenibile; ritiene pertanto fondamentale la ratifica e l'attuazione da parte di tutti dell'accordo di Kyoto, come pure di altre convenzioni internazionali che consentano di godere effettivamente di tali diritti;
29. è fortemente preoccupato per il deterioramento dei diritti umani e delle libertà pubbliche con il pretesto della lotta contro il terrorismo e, sempre più, di forme gravi di criminalità, senza che tali concetti vengano chiaramente definiti, sia all'interno dell'Unione sia attraverso accordi specifici con taluni Stati in cui non vengono applicate le norme in materia di diritti umani; è particolarmente preoccupato per la violazione delle norme relative alla protezione dei dati e al rispetto della vita privata;
30. deplora il fatto che la comunità internazionale non abbia ancora avviato negoziati per la conclusione di un accordo internazionale sulla protezione dei dati personali, per cui la Convenzione 108 del Consiglio d'Europa può servire da modello; invita la delegazione dell'Unione e i suoi Stati membri a lavorare all'elaborazione di tale quadro in collaborazione con i loro omologhi internazionali;
31. condanna il vasto ricorso, in materia di politiche cosiddette di sicurezza, a imprese militari o di sicurezza privata trattandosi di competenze sovrane di pertinenza esclusiva degli Stati; chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di intensificare gli sforzi per porre fine a tali pratiche; ritiene che le imprese militari e di sicurezza privata debbano applicare in questo settore e sotto la responsabilità degli Stati le norme in materia di diritti umani, in particolare per quanto riguarda la protezione dei dati e il rispetto della vita privata; ritiene che, dal momento che si tratta del trasferimento di missioni di servizio pubblico, gli Stati così come le imprese devono essere ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario commesse dal personale di tali imprese;
Situazioni relative ai diritti umani che necessitano dell'attenzione del Consiglio
32. prende atto della decisione del Consiglio di prorogare il mandato della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana, istituita in applicazione della risoluzione S-17/1 al fine di indagare su tutte le presunte violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani commesse dal marzo 2011 in tale paese e chiede alla commissione di proseguire i lavori; denuncia con fermezza l'uso di armi chimiche contro il popolo siriano; deplora il fallimento di Ginevra II; ribadisce che il futuro destino della Siria deve restare saldamente nelle mani del popolo siriano; è favorevole ad una soluzione politica del conflitto, accettata dai siriani, senza alcun tipo di intervento straniero, che consenta un dialogo nazionale inclusivo inteso a rispondere alle legittime aspirazioni e preoccupazioni del popolo siriano in merito ai cambiamenti democratici;
33. constata che la situazione dei diritti umani in Iran continua a deteriorarsi; nota che la repressione nei confronti dei manifestanti e dissidenti pacifici (compresi studenti, universitari, difensori dei diritti umani), degli attivisti dei diritti della donna, dei giuristi, dei giornalisti, dei blogger e dei religiosi costituisce ormai la regola nel paese; sottolinea il ruolo primordiale che la comunità internazionale deve svolgere per garantire la pace; si dichiara profondamente preoccupato per il persistente degradarsi dei diritti umani in Iran, il numero crescente di prigionieri politici e di detenuti per reati di opinione, il numero sempre elevato di esecuzioni, comprese quelle di minori, la tortura, i processi iniqui e le somme esorbitanti richieste come cauzione, nonché le severe restrizioni alla libertà d'informazione, di espressione, di riunione, di religione, di istruzione e di movimento; plaude alla decisione del Consiglio di prorogare per un anno il mandato del Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran;
34. riconosce il persistere delle riforme politiche e civili dei diritti in atto in Myanmar/Birmania, ma esorta le autorità a intensificare i loro sforzi, soprattutto attraverso la liberazione dei prigionieri politici, e a lottare con urgenza contro le violenze fra le comunità; esprime profonda preoccupazione per la violenza nello Stato di Rakhine, che è una conseguenza di lunga data delle politiche discriminatorie nei confronti dei Rohingyas; plaude alla proroga di un altro anno del mandato del Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Myanmar/Birmania;
35. deplora il fatto che la situazione in America latina, in particolare in Honduras e in Paraguay, non rientri in tale discussione; chiede che la situazione dei diritti umani in questi due paesi dopo i colpi di Stato formi oggetto di un monitoraggio reale e che sia fatto tutto il possibile per ristabilire la democrazia e lo Stato di diritto; chiede alla delegazione dell'Unione e ai suoi Stati membri di adoperarsi per una condanna dei colpi di Stato, a non riconoscere i governi "de facto" e a esigere che i colpevoli vengano giudicati; chiede altresì che venga avviata un'inchiesta sui tentativi di colpo di Stato in altri paesi dell'America latina (come in Ecuador o in Venezuela) e che sia fatta luce sulle responsabilità di tutti, compresi i paesi terzi;
36. constata che la Colombia resta uno dei paesi più pericolosi al mondo per l'esercizio dell'attività sindacale e politica e che le violazioni dei diritti umani che colpiscono parimenti gli studenti, i militanti dei partiti dell'opposizione, gli agricoltori, le donne e i minori godono di un'impunità pressoché totale; si oppone pertanto alla ratifica dell'accordo di libero scambio con tali paesi; condanna fermamente il fatto che il Dipartimento amministrativo di sicurezza (DAS), che dipende direttamente dal Presidente della Repubblica, abbia proceduto ad intercettazioni sistematiche e abbia compiuto azioni illegali per discreditare alti magistrati, parlamentari di opposizione e difensori dei diritti umani; rammenta che anche la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo, alcune persone residenti in Europa e alcune ONG sono divenute bersaglio di tali trame; chiede che questi fatti gravi non restino impuniti; chiede all'Unione europea di applicare le raccomandazioni della relazione del Comitato contro la tortura riguardo alla Colombia;
37. deplora allo stesso modo il fatto che la questione dei diritti umani in Turchia non figuri iscritta all'ordine del giorno; è particolarmente preoccupato per il degradarsi della situazione democratica in tale paese e l'escalation della repressione nei confronti dei democratici, degli eletti e dei militanti dei partiti politici, dei sindacalisti, dei giornalisti, dei difensori dei diritti umani nonché degli artisti; constata che tale repressione colpisce in particolare i curdi; chiede alla delegazione dell'Unione di garantire che tale questione sia affrontata nel corso della 25a sessione del CDU e che venga fornito un sostegno esplicito alla ripresa delle discussioni sul processo di pace;
Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati
38. plaude alla particolare attenzione rivolta in occasione della 25a sessione del CDU alla situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati, in particolare per quanto riguarda il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e la costituzione di uno Stato indipendente e vitale sulla base delle frontiere del 1967; incoraggia vivamente la delegazione dell'Unione a condannare ogni forma di colonialismo, in particolare in Palestina, sia in Cisgiordania che a Gerusalemme est;
39. denuncia la politica di continua espansione delle colonie e di occupazione portata avanti da Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme est, in violazione del diritto internazionale; condanna fermamente il piano Prawer, concepito per espellere le comunità beduine dalle loro terre ancestrali nel Negev, nonché la politica di sfollamento perseguita da Israele contro i beduini; sottolinea che questa politica costituisce un'appropriazione delle terre palestinesi, una privazione dell'uso dei terreni agricoli e la distruzione delle comunità; denuncia la politica volta a distruggere la possibilità di uno Stato palestinese con Gerusalemme est come capitale, conformemente alle risoluzioni dell'ONU; chiede alle delegazioni degli Stati membri e dell'Unione di denunciare senza indugio la politica israeliana, di pretendere che venga immediatamente interrotta e di adottare tutte le misure necessarie a tal fine;
40. ricorda l'importanza della relazione delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, che denuncia il fatto che "la politica di Israele in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sembra portare all'apartheid, a causa della sistematica oppressione del popolo palestinese e dell'espropriazione de facto delle loro terre", la violazione da parte delle forze israeliane dei diritti fondamentali dei palestinesi nonché la pulizia etnica attuata a Gerusalemme est, con il tentativo delle autorità israeliane di giudaizzare la città di Gerusalemme per appropriarsene; sottolinea che dopo sei anni di indagini sul campo, il responsabile Richard Falk ha formulato osservazioni allarmanti sulla situazione dei palestinesi, denunciando con forza l'occupazione israeliana; sottolinea che il responsabile propone una soluzione al fine di punire lo Stato per i suoi comportamenti: il boicottaggio dei suoi prodotti;
41. plaude alla pubblicazione della relazione di Amnesty International che condanna gli atti di violenza perpetrati dai soldati israeliani in Cisgiordania e che ricorda la brutale occupazione israeliana dei territori palestinesi; sottolinea che, secondo diverse relazioni, il trattamento dei palestinesi da parte dell'esercito israeliano è assimilabile a un crimine di guerra; denuncia la complicità dei rappresentanti della professione medica con l'esercito israeliano nei maltrattamenti dei detenuti palestinesi;
42. condanna la situazione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane; chiede allo Stato d'Israele di porre immediatamente fine alla pratica della detenzione di massa, alle detenzioni amministrative, ai trasferimenti dei prigionieri politici al di fuori dei territori occupati, privandoli delle visite dei familiari, ai maltrattamenti e alle torture nonché al rifiuto di cure mediche adeguate e opportune, che costituiscono palesi violazioni del diritto internazionale; ribadisce la sua condanna di ogni forma di tortura e maltrattamento; chiede a Israele di garantire immediatamente il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, a cui tale Stato aderisce; denuncia la detenzione e i maltrattamenti dei minori e chiede il rilascio immediato delle donne e dei minori detenuti;
43. condanna la situazione dei prigionieri palestinesi; chiede la loro liberazione e rammenta la sua risoluzione del 14 marzo 2013 che invita il governo israeliano a rispettare i diritti dei prigionieri palestinesi e a proteggere la loro salute e la loro vita; esprime preoccupazione per la sorte dei prigionieri palestinesi detenuti senza accusa; sottolinea che i detenuti dovrebbero essere oggetto di un'accusa e processati, nel rispetto delle garanzie giudiziarie conformi alle norme internazionali, oppure essere rilasciati senza indugio; esprime profonda preoccupazione per la situazione e le condizioni di salute dei detenuti palestinesi che osservano uno sciopero della fame protratto; esorta Israele a garantire a questi detenuti un accesso illimitato alle cure mediche appropriate;
44. chiede l'imposizione di un embargo sulle armi contro lo Stato di Israele, alla luce delle violazioni dei diritti umani praticate dal paese; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a cessare qualsiasi forma di cooperazione con Israele nel quadro dell'EDA e di Orizzonte 2020;
45. è particolarmente allarmato a causa della situazione dei profughi palestinesi assediati nel campo di Yarmouk e in altri campi in Siria e chiede che tutte le parti tolgano l'assedio e consentano il libero accesso agli aiuti umanitari e la libera circolazione delle persone;
46. ritiene che il conflitto del Sahara occidentale sia una questione di decolonizzazione; constata che, ai sensi del diritto internazionale, il Regno del Marocco non ha alcuna sovranità sul Sahara occidentale ed è considerato una potenza occupante; condanna le violazioni persistenti dei diritti umani del popolo saharawi; chiede la tutela dei diritti fondamentali della popolazione del Sahara occidentale, compresi la libertà di associazione e di espressione e il diritto a manifestare; esige il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici saharawi; sottolinea la necessità di un monitoraggio internazionale della situazione dei diritti umani nel Sahara occidentale; esorta il Marocco e il Fronte Polisario a continuare i negoziati per una soluzione pacifica e duratura del conflitto in questa regione e ribadisce i diritti all'autodeterminazione del popolo saharawi, che deve essere decisa ricorrendo a un referendum democratico, nel rispetto delle pertinenti risoluzioni n. 34/37 e n. 35/19 delle Nazioni Unite;
Razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza associata – seguito e attuazione della Dichiarazione e del programma d'azione di Durban
47. condanna le violenze razziste, antisemite, omofobe, xenofobe e contro i migranti, che hanno raggiunto livelli allarmanti in taluni Stati membri, in assenza di azioni decise da parte delle autorità; è allarmato per la crescente diffusione di discorsi di incitamento all'odio e di stigmatizzazione nei confronti delle minoranze e di determinati gruppi di persone e si inquieta per la loro sempre maggiore influenza nell'ambito dei media e di molti movimenti e partiti politici, discorsi rilevati anche fra i vertici dei responsabili politici di taluni Stati membri e che hanno anche portato a legislazioni restrittive;
48. si rammarica del fatto che in questa conferenza non siano trattate le discriminazioni nei confronti delle donne; sottolinea che l'accesso universale alla salute e alle cure riproduttive deve rimanere una priorità politica, compreso l'accesso gratuito all'educazione sessuale, ai metodi di contraccezione e al diritto all'aborto; sottolinea che l'eliminazione della violenza contro le donne e le giovani, nonché la lotta contro lo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani, devono essere priorità ed avere come obiettivo la parità fra uomini e donne; chiede pertanto al CDU e alla comunità internazionale di attuare i processi CIPS+20, Pechino +20 e Rio +20; sottolinea parimenti l'importanza del fatto che gli Stati membri dell'UE attuino la raccomandazione del CDU del 2002 sulla protezione internazionale per quanto riguarda la persecuzione specificamente legata al sesso, in particolare nel contesto della politica di immigrazione;
49. si rammarica, allo stesso modo, del fatto che le questioni relative ai diritti delle persone LGBTI non siano affrontate in questa conferenza; condanna le violenze e le discriminazioni di cui sono oggetto le persone LGBTI in tutto il mondo; condanna in particolare la sterilizzazione forzata dei transessuali che persiste in vari Stati, compreso nell'Unione europea, e chiede la fine immediata di questa violazione dei diritti umani; invita la comunità internazionale a riflettere su come adeguare il diritto di famiglia all'evoluzione delle mode e delle forme della famiglia di oggi, compresa la possibilità di unione e di adozione per persone dello stesso sesso; sottolinea che le lesbiche subiscono spesso discriminazioni su una base multipla (come donne e come lesbiche) e che le azioni a favore della parità per le persone LGBTI devono andare di pari passo con le azioni per la parità delle donne e delle giovani, al fine di pervenire a detta parità e alla non discriminazione;
Assistenza tecnica e rafforzamento delle capacità
50. prende nota del punto sulla cooperazione tecnica nel campo dei diritti umani in Afghanistan; invita la delegazione dell'Unione e quelle dei suoi Stati membri a denunciare il fatto che l'occupazione dell'Afghanistan da parte della NATO non ha migliorato la situazione dei diritti umani in tale paese; chiede al CDU di operare a favore dell'apertura di una commissione d'inchiesta sotto l'egida dell'ONU e di un processo sui crimini di guerra nell'ambito delle competenze della Corte penale internazionale, così come sulle atrocità e gli assassini di civili perpetrati in Iraq e in Afghanistan;
51. condanna parimenti l'intervento armato in Libia sotto l'ombrello NATO e sottolinea che la situazione, lungi dallo stabilizzarsi, sembra viceversa degradarsi a seguito della "fine ufficiale" della guerra, che ha determinato una divisione del paese, l'incapacità dello Stato di impedire le violenze, l'escalation dei crimini razzisti, un'assenza di giustizia e di democrazia; auspica che il CDU possa condurre un'inchiesta indipendente e imparziale sulla situazione dei diritti umani nel paese per far luce sulla responsabilità di tutte quante le forze che hanno partecipato al conflitto; chiede l'immediata cessazione della cooperazione fra le autorità libiche e la missione Eurobam di attività di assistenza in materia di controllo delle frontiere, che istruisce le forze militari e di polizia e fornisce loro attrezzature ad alta tecnologia per contrastare la partenza di migranti e profughi in un paese che si trova in una situazione di diffusa guerriglia e dove la tutela dei diritti dei migranti e dei profughi non è garantita; chiede che siano intraprese d'urgenza azioni di sostegno coordinate nei confronti della società civile e delle autorità e che esse favoriscano la creazione di un sistema di asilo nazionale e di accoglienza dei migranti, rispettoso dei diritti dei richiedenti asilo, dei profughi e dei migranti;
52. deplora il peggioramento della situazione umanitaria e dei diritti umani nella Repubblica centroafricana, dopo l'intervento francese nel dicembre 2013; condanna gli innumerevoli abusi che colpiscono l'intera popolazione, in particolare le donne e i bambini; si rammarica a causa degli sfollamenti di civili e delle condizioni sanitarie; invita la comunità internazionale e i donatori a sostenere ulteriormente gli aiuti umanitari; chiede con insistenza al nuovo presidente di transizione, signora Catherine Samba-Panza, e al governo di transizione di fare tutto il possibile affinché cessino le violenze e si plachino le tensioni, prima che il conflitto degeneri in genocidio;
53 prende nota del punto sull'assistenza alla Costa d'Avorio; ritiene che anche in questo caso sia necessario effettuare una valutazione oggettiva imparziale dell'evoluzione dei diritti umani nel paese, soprattutto dopo che l'esercito francese ha occupato il paese;
54. accoglie con favore l'attenzione particolare accordata ad Haiti nel corso della 25a sessione del CDU; deplora la situazione umanitaria del paese, sempre drammatica, e il fatto che ai danni causati dagli uragani nel 2010 non sia stato ancora posto rimedio; sottolinea che la situazione di estrema povertà in cui versa il paese ha amplificato gli effetti devastatori delle catastrofi naturali, causando la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni; denuncia nuovamente il debito e il servizio del debito colossale imposto dal paese dalla Francia e dalle istituzioni internazionali (prima fra tutte il Fondo monetario internazionale), responsabili del suo sottosviluppo; plaude alla solidarietà internazionale dispiegata per aiutare Haiti, innanzitutto alla solidarietà regionale e in particolare all'invio, da parte di Cuba, di medici e di personale specializzato che hanno curato decine di migliaia di persone contro il colera, al sostegno finanziario attraverso il Fondo umanitario dell'ALBA per Haiti, alla continuazione del sostegno energetico attraverso Petrocaribe e alla creazione di un piano speciale per rifornire direttamente di carburante i veicoli di assistenza umanitaria, le iniziative agricole per la fornitura di alimenti e i piani di produzione, nonché alla campagna di rimboschimento; chiede che sia aperta un'indagine sul fatto che parte degli aiuti, in particolare quelli provenienti dall'Unione europea, potrebbe non essere mai arrivata ad Haiti, nonché un'indagine sull'efficacia della rete di distribuzione degli aiuti; chiede inoltre che sia stilato un bilancio degli aiuti effettivamente erogati;
55. prende atto della decisione del CDU di stabilire per un periodo di un anno il mandato dell'esperto indipendente sulla situazione dei diritti umani in Mali, al fine di fornire aiuto al governo maliano nelle sue azioni di promozione e di protezione e di tutela dei diritti umani, nonché della richiesta formulata all'esperto di riferire in merito durante la sua venticinquesima sessione; chiede che sia effettuata una valutazione esaustiva delle atrocità e dei crimini commessi in Mali da tutte le forze presenti nel paese; chiede alla delegazione dell'Unione europea e a quelle dei suoi Stati membri di impegnarsi a promuovere soluzioni pacifiche dei conflitti, anziché sostenere interventi militari unilaterali, come avvenuto in Mali;
56. accoglie con favore la decisione del CDU di convocare, in seno alla sua venticinquesima sessione, un dialogo ad alto livello sugli insegnamenti tratti e le sfide persistenti nella lotta contro le violenze sessuali nella Repubblica democratica del Congo, anche per consentire ai paesi in situazione di conflitto o post-conflitto di condividere la propria esperienza in tale campo; chiede al CDU di condannare qualsiasi atto di violenza e qualsiasi violazione dei diritti umani nell'est della RDC e nella regione dei Grandi Laghi e di esprimere la sua solidarietà a tutte le popolazioni colpite dalla guerra, obbligando tutte le forze partecipanti ai combattimenti nell'est della RDC a rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale e a porre fine ad ogni attacco contro i civili;
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57. incarica la sua delegazione presso la venticinquesima sessione del CDU di dar voce alle preoccupazioni espresse nella presente risoluzione; invita la delegazione a riferire alla sottocommissione per i diritti dell'uomo in merito alla sua missione e considera opportuno continuare a inviare una delegazione del Parlamento europeo alle pertinenti sessioni del CDU;
58. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Alto rappresentante/Vicepresidente della Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al presidente della 64a Assemblea generale delle Nazioni Unite, al presidente del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, all'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite e al gruppo di lavoro UE-ONU istituito dalla commissione per gli affari esteri.