Proposta di risoluzione - B8-0031/2015Proposta di risoluzione
B8-0031/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Libia

12.1.2015 - (2014/3018(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Dario Tamburrano, Valentinas Mazuronis a nome del gruppo EFDD

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0011/2015

Procedura : 2014/3018(RSP)
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B8-0031/2015
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B8‑0031/2015

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Libia

(2014/3018(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia,

–       vista la relazione rivista della missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) e dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 23 dicembre 2014, dal titolo "Update on Violations of International Human Rights and Humanitarian Law during the Ongoing Violence in Libya" (Dati aggiornati sulle violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale nelle violenze in corso in Libia),

–       visto il comunicato stampa dell'UNSMIL del 10 gennaio 2015 dal titolo "New Round of Libyan Political Dialogue at UN Office in Geneva Next Week" (Nuovo round del dialogo politico libico nell'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra la settimana prossima),

–       vista la dichiarazione congiunta dei governi di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, del 10 gennaio 2015, sulla Libia,

–       vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), del 10 gennaio 2015, sugli ultimi sviluppi in Libia,

–       vista la dichiarazione sulla Libia del VP/AR, del 16 dicembre 2014, a nome dell'Unione europea,

–       vista la risoluzione 2144 (2014) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, del 13 marzo 2014, sul rinnovo del mandato UNSMIL,

–       vista la risoluzione 2174 (2014), del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 27 agosto 2014, sul divieto di viaggiare e sulle misure di congelamento dei beni,

–       vista la dichiarazione del VP/AR, del 30 dicembre 2014, sulla situazione in Libia,

–       vista la dichiarazione congiunta dei ministri degli Affari esteri di Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito, del Segretario di Stato degli Stati Uniti, del VP/AR e del Segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per gli Affari politici, del 3 dicembre 2014, sulla Libia,

–       visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i loro protocolli aggiuntivi del 1977, nonché l'obbligo che incombe alle parti belligeranti di rispettare e garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale in qualsiasi circostanza,

–       vista la Convenzione sulla sicurezza del personale delle Nazioni Unite e del personale associato e il suo protocollo facoltativo,

–       visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.     considerando che nel corso del 2014 la Libia è rimasta in preda a lotte politiche intestine trasformatesi in una violenta lotta di potere tra le due sedi rivali di governo e numerose fazioni contrapposte di forze nazionaliste, islamiste, tribali e regionaliste, divenendo ormai una guerra senza quartiere;

B.     considerando che i due parlamenti e i due governi rivali accelerano la frammentazione della Libia in zone regionali di governo mentre gli stessi governi restano in preda agli interessi dei gruppi armati;

C.     considerando che in Libia permangono conflitti armati e violenze in tutto il paese nonché violazioni e abusi dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, che causano un gran numero di vittime, sfollamenti di massa e una grave crisi umanitaria;

D.     considerando che i partiti politici libici hanno convenuto di avviare un nuovo round del dialogo politico nell'ottica di porre fine alla crisi politica e di sicurezza del paese; che l'incontro si terrà la settimana prossima e sarà ospitato dalla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) nell'ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra;

E.     considerando che per poter creare un ambiente propizio al dialogo, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Bernardino León, ha proposto alle parti in conflitto di sospendere le operazioni militari per alcuni giorni;

F.     considerando che il 6 dicembre 2014 la Corte Suprema della Libia ha stabilito che le elezioni generali di giugno 2014 erano incostituzionali e che il parlamento e il governo a cui hanno dato vita dovrebbero essere sciolti;

G.     considerando che alla fine di ottobre 2014 le milizie che controllano la città di Derna hanno stretto un'alleanza con lo Stato Islamico (Isis); che il ramo dell'Isis della Libia orientale ha comunicato, l'8 gennaio 2015, di aver proceduto all'esecuzione della giornalista Sofiene Chourabi e del cineoperatore Nadhir Ktari;

H.     considerando che il 4 gennaio 2015 un aereo libico gestito dalle forze fedeli al governo di Tobruk ha bombardato una petroliera greca ancorata al largo, uccidendo due persone e ferendone altre due;

I.      considerando che negli ultimi mesi si è assistito a una serie di attacchi, contrattacchi, attacchi terroristici e incursioni aeree provenienti da tutte le parti, aggravando ulteriormente la situazione e provocando centinaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati all'interno del paese;

J.      considerando che i combattimenti indiscriminati intorno a porti, aeroporti e giacimenti petroliferi, che generalmente implicano l'uso di munizioni non guidate e imprecise (in particolare i razzi di tipo Grad), comportano un elevato rischio di danni collaterali e possono provocare la morte e il ferimento del personale che utilizza gli impianti;

K.     considerando che i combattimenti nel paese, in particolare intorno ai porti collegati all'industria petrolifera libica, hanno fatto scendere la produzione di petrolio libico a 380 000 barili al giorno, rispetto a 1,6 milioni di barili prima del 2011; considerando che la caduta simultanea dei prezzi del petrolio ha fatto raddoppiare il deficit della Libia;

L.     considerando che il presidente del parlamento libico riconosciuto a livello internazionale ha dichiarato che il suo governo è contrario a qualsiasi intervento militare dell'occidente nel paese e che, se un aiuto militare fosse necessario, sarebbe stato chiesto alle altre nazioni arabe;

M.    considerando che le forze del generale Haftar avrebbero firmato un accordo per la vendita di armi per vari milioni di dollari con un paese dell'Europa orientale, il che supporrebbe l'acquisizione di armi più moderne;

N.     considerando che Ansar al-Sharia, segnalato come gruppo terrorista dalle Nazioni Unite, è a sua volta attivo nel paese e si è recentemente alleato con Libya Shield 1, che fa formalmente parte dello Scudo libico;

O.     considerando che finora la Banca centrale della Libia si è mantenuta neutrale, pagando le milizie di tutte le parti coinvolte nel conflitto grazie agli introiti del petrolio;

P.     considerando che un elemento cruciale del conflitto riguarda il controllo e l'amministrazione della Compagnia petrolifera nazionale; che ambedue le parti in lotta hanno designato i propri ministri del petrolio nell'intento di convogliare i proventi del petrolio nelle proprie casse;

Q.     considerando che organizzazioni di monitoraggio indipendenti parlano di oltre 2 700 morti nel 2014;

R.     considerando i forti timori che la parte sudorientale della Libia si stia trasformando in un rifugio sicuro per le organizzazioni terroristiche, le quali possono facilmente contrabbandare armi oltre i confini ormai inesistenti del paese;

S.     considerando che il 23 dicembre 2014 l'Alto Funzionario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Raas al‑Hussein, ha affermato che il bombardamento indiscriminato di civili in Libia potrebbe dar adito a una procedura giudiziaria per crimini di guerra;

T.     considerando che si segnalano rapimenti di decine di civili sia da parte delle forze di Alba Libica che da parte dei combattenti affiliati al generale Haftar, compiuti sulla base di un'effettiva o supposta appartenenza tribale, familiare o religiosa; che nella maggior parte dei casi i prigionieri sarebbero stati torturati e alcuni di loro sarebbero poi morti;

U.     considerando che il 3 gennaio 2015 tredici cristiani copti sono stati rapiti nella Libia centrale da uomini armati e incappucciati, che prima hanno verificato i documenti di identità delle persone presenti e poi preso unicamente i cristiani, e che altri sette erano stati rapiti qualche giorno prima;

V.     considerando che anche vari migranti, in particolare dell'Africa subsahariana, sono detenuti in maniera arbitraria da diversi gruppi armati e sono spesso costretti a compiere lavori fisici;

W.    considerando che è stato arrecato un danno enorme alle infrastrutture, incluse scuole, banche, edifici governativi ufficiali, case private e ospedali, essenzialmente a causa dei bombardamenti indiscriminati e dell'uso di razzi e bombe;

X.     considerando che il 5 gennaio 2015 la Lega araba ha annunciato il suo appoggio alla Camera dei rappresentanti libica;

Y.     considerando che secondo i dati preliminari di Frontex si stima che 280 000 migranti irregolari e richiedenti asilo siano entrati nell'Unione europea nel 2014, di cui 170 000 in Italia, principalmente provenienti dalla Libia; che almeno 3 200 di loro sono periti nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le coste italiane; che il programma Triton, che ha preso il posto del valido Mare Nostrum, ha permesso di salvare oltre 12 000 migranti da quando è stato lanciato il 1° novembre 2014, ma che la sua dotazione finanziaria e le sue capacità relativamente modeste non si sono dimostrate sufficienti per gestire la complessità della situazione, come è stato il caso di Mare Nostrum;

1.      condanna fermamente la rapida escalation della violenza in Libia, diretta in particolare contro i civili, che potrebbe mettere seriamente a repentaglio le prospettive future di giungere a una soluzione pacifica; sostiene con forza i colloqui condotti sotto l'egida dell'ONU a Ginevra, e invita tutte le parti coinvolte nel conflitto ad accettare la sospensione delle operazioni militari proposta da Bernardino León, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite, per creare un ambiente favorevole;

2.      invita tutte le parti a partecipare al dialogo di Ginevra in uno spirito costruttivo e dando prova di buona volontà, allo scopo, in primo luogo, di mettere in atto le misure di sicurezza necessarie per porre fine ai conflitti armati che imperversano in diverse parti del paese e, in secondo luogo, di raggiungere un accordo sulla gestione della parte restante del periodo di transizione, tra cui la formazione di un governo di unità nazionale che goda di un ampio sostegno, e di porre le fondamenta di un contesto stabile propizio a un processo costituzionale attraverso il quale possa essere adottata una nuova costituzione permanente;

3.      chiede a tutti i paesi limitrofi e agli attori regionali di appoggiare il processo e di non far nulla che possa compromettere i colloqui previsti a Ginevra;

4.      ritiene che non vi siano alternative a una soluzione negoziata e pacifica e chiede, ancora una volta, ai paesi limitrofi e agli attori regionali e internazionali di non impegnarsi in una "guerra per procura"; condanna fermamente qualsiasi azione esterna unilaterale nel conflitto in corso che possa esacerbare ulteriormente le divisioni esistenti; chiede, nel contempo, ai paesi limitrofi, di rafforzare i controlli alle frontiere per impedire il contrabbando di armi;

5.      ritiene che, tenuto conto della situazione attuale, della decisione della Corte Suprema, della scarsa affluenza alle urne nel giugno 2014 e del carattere illegittimo del Congresso nazionale generale, bisognerebbe trovare una soluzione politica tra le parti al fine di formare un governo di unità nazionale che conduca a un processo costituzionale, all'adozione di una nuova costituzione e a nuove elezioni;

6.      condanna fermamente, come atto terroristico, l'uccisione di due giornalisti tunisini ad opera dell'Isis; esprime le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime;

7.      ricorda che le parti impegnate nei combattimenti in Libia sono vincolate dalle pertinenti disposizioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani, segnatamente il rigoroso divieto di compiere attacchi diretti contro civili e obiettivi civili nonché il divieto di compiere attacchi indiscriminati e l'obbligo di adottare misure precauzionali nel compiere gli attacchi;

8.      condanna l'attacco contro gli impianti petroliferi a Sidra e il relativo impatto ambientale, l'attacco terroristico a Tobruk e i raid aerei su Misurata compiuti dalle forze del generale Haftar, formalmente alleato al governo di Tobruk;

9.      chiede al VP/AR, al Servizio europeo per l'azione esterna e alla Commissione di accingersi ad applicare misure restrittive nei confronti di quanti minino le prospettive per una soluzione politica, e chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di valutare ulteriori misure nei confronti di coloro che ostacolano il dialogo, nel caso in cui i colloqui di Ginevra non comportino alcun progresso;

10.    chiede alle aziende internazionali che, prima di concludere qualsiasi transazione relativa al petrolio libico, che appartiene al popolo libico, accertino che tali transazioni non finanzino, direttamente o indirettamente, le milizie in guerra; chiede una volta di più alle società europee attive in Libia di rivelare le loro operazioni finanziarie nel settore energetico;

11.    osserva che la missione di assistenza alle frontiere dell'UE in Libia non riunisce le condizioni necessarie per portare a termine il suo compito; ritiene che qualsiasi intervento nel paese potrebbe essere più efficace sotto l'egida delle Nazioni Unite, segnatamente attraverso una missione UNSMIL rafforzata con un mandato esteso al controllo delle frontiere;

12.    prende atto del precedente fallimento della strategia UE per la Libia e chiede al VP/AR di presentare una chiara tabella di marcia per il futuro impegno dell'UE in un paese che affronta una situazione di escalation spesso trascurata nel periodo post-Gheddafi;

13.    chiede all'UE, al VP/AR, agli Stati membri e alla comunità internazionale di concentrarsi soprattutto sull'assistenza umanitaria e ribadisce l'invito a tutti i belligeranti di permettere che gli aiuti umanitari abbiano libero accesso nel paese; ricorda che gli attacchi diretti contro il personale che presta assistenza umanitaria o opera per il mantenimento della pace costituiscono un crimine di guerra in base allo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale;

14.    esprime profonda preoccupazione per la crisi umanitaria derivante dal conflitto, dalle uccisioni e dallo sfollamento di oltre 200 000 persone, dalla grave mancanza di cibo e di forniture mediche e dalle centinaia di case, aziende agricole e altre imprese che sono state distrutte, rendendo la futura transizione e ripresa del paese sempre più difficile;

15.    condanna fermamente i rapimenti, la presa di ostaggi, le privazioni arbitrarie della libertà e le detenzioni compiute sulla base dell'identità individuale o di gruppo di una persona, e ricorda che questi atti sono vietati e che tutte le persone detenute, sia civili che combattenti nemici, devono essere trattati umanamente;

16.    chiede a tutti i belligeranti e ai loro capi di astenersi da qualsiasi atto che possa costituire un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità, tra cui attacchi indiscriminati, attacchi a strutture mediche e ambulanze, sparizioni forzate, omicidi, presa di ostaggi, tortura e altri maltrattamenti, e distruzione della proprietà; chiede ai leader dei gruppi armati di allontanare dal servizio attivo i membri sospettati di aver commesso tali crimini e a far sì che ne rispondano;

17.    ritiene che tutte le parti responsabili di gravi violazioni e abusi di diritti umani e del diritto umanitario debbano render conto dei loro atti a prescindere dall'appartenenza, e rileva che coloro che commettono crimini in base al diritto internazionale, inclusi leader politici e comandanti di gruppi armati che ordinano tali crimini o si astengono dal prendere misure per prevenirli o punirli, sono responsabili penalmente, anche dinnanzi al Tribunale penale internazionale;

18.    esprime profonda preoccupazione per il disintegrarsi delle frontiere libiche e per il contrabbando di armi dei jihadisti fra la Libia meridionale, il Mali settentrionale, il Niger e il Chad;

19.    prende atto della decisione della Corte Suprema della Libia, ma osserva che la decisione è stata emessa nella capitale, Tripoli, controllata dalle milizie alleate agli islamisti, per cui ci si potrebbe chiedere se la decisione sia stata emessa su pressione delle milizie;

20.    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza dell'ONU nonché alla Camera dei rappresentanti e al Congresso Nazionale Generale della Libia.