PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Ungheria
3.6.2015 - (2015/2700 (RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Sophia in ‘t Veld, Louis Michel, Cecilia Wikström, Filiz Hyusmenova, Gérard Deprez, Jean-Marie Cavada, Ramon Tremosa i Balcells, Marielle de Sarnez a nome del gruppo ALDE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0532/2015
B8‑0100/2015
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Ungheria
(2015/2543 (RSP)).
Il Parlamento europeo,
– visto il preambolo del trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare il secondo comma e i commi dal quarto al settimo,
– visti in particolare gli articoli 2, 3, paragrafo 3, secondo comma, 6 e 7 TUE nonché gli articoli del TUE e del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) che si riferiscono al rispetto, alla promozione e alla protezione dei diritti fondamentali nell'UE,
– vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 7 dicembre 2000, proclamata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo ed entrata in vigore con il trattato di Lisbona il 1° dicembre 2009,
– viste la convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), la giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell'uomo nonché le convenzioni, raccomandazioni, risoluzioni e relazioni dell'Assemblea parlamentare, del Comitato dei ministri, del Commissario per i diritti dell'uomo e della Commissione di Venezia nonché di altri organismi di monitoraggio del Consiglio d'Europa,
– vista la sua risoluzione del 3 luglio 2013 sulla situazione dei diritti fondamentali: norme e pratiche in Ungheria (in applicazione della risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2012)[1],
– vista la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2012)[2],
– vista la comunicazione della Commissione, del 19 marzo 2014, dal titolo "Un nuovo quadro dell'UE per rafforzare lo Stato di diritto" (COM(2014)0158),
– vista la relazione del 16 dicembre 2014 del Commissario per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa a seguito della sua visita in Ungheria dal 1° al 4 luglio 2014,
– viste le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea e degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, in data 16 dicembre 2014, sulla necessità di garantire il rispetto dello stato di diritto,
– vista l'audizione sulla situazione dei diritti dell'uomo in Ungheria, tenuta il 22 gennaio 2015 dalla sua commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni,
– viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione presentate durante la discussione plenaria del Parlamento europeo l'11 febbraio 2015, su un quadro UE in materia di democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali,
– visto lo scambio di opinioni che ha dato seguito alla decisione della Conferenza dei presidenti in data 30 aprile 2015 sugli eventuali effetti, anche in materia di diritti e status di membro dell'Unione europea, connessi alla decisione di uno Stato membro di reintrodurre la pena di morte, tenuto il 7 maggio 2015 dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni,
– viste le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione presentate in occasione del dibattito in plenaria del Parlamento europeo il 19 maggio 2015, sulla situazione in Ungheria,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, e che questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini (articolo 2 TUE);
B. considerando che la Carta dei diritti fondamentali vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale;
C. considerando che, come sancito dall'articolo 2 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, "nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato";
D. considerando che il diritto all'asilo è garantito, nel debito rispetto delle disposizioni della convenzione di Ginevra del 28 luglio 1951 e del relativo protocollo del 31 gennaio 1967 relativo allo statuto dei rifugiati, in conformità con il trattato sull'Unione europea e il trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
E. considerando che le recenti interferenze del governo ungherese, soprattutto negli ultimi 12 mesi, hanno comportato un grave deterioramento della situazione in materia di libertà e pluralismo dei media, lotta contro l'intolleranza e la discriminazione, diritti umani degli immigranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, libertà di riunione e di associazione, libertà d'istruzione e ricerca accademica, parità di trattamento di religione e opinioni, restrizioni e ostacoli alle attività delle organizzazioni della società civile, diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi rom e LGBTI, indipendenza della magistratura e varie preoccupanti accuse di corruzione che minano lo stato di diritto;
F. considerando che il 24 aprile 2014 il governo ungherese ha annunciato il lancio di una consultazione nazionale in materia d'immigrazione, pubblicando un questionario in 12 punti da inviare a ogni cittadino ungherese che abbia più di diciotto anni; che i quesiti sono per lo più di carattere allusivo e di natura retorica e stabiliscono un collegamento preconcetto e diretto tra fenomeni migratori e minacce alla sicurezza;
G. considerando che il Primo ministro ungherese Viktor Orbán ha dichiarato in un discorso tenuto a Pécs il 28 aprile 2015 che sarebbe opportuno rimettere in agenda in Ungheria la questione della pena di morte e ha ripetuto analoghe dichiarazioni il 1° maggio 2015 durante un'intervista alla radio pubblica nazionale, aggiungendo che la decisione di reintrodurre la pena di morte dovrebbe rientrare nell'esclusivo ambito di competenza degli Stati membri, discostandosi in tal modo dalle disposizioni dei trattati UE;
H. considerando che, a parte le dichiarazioni orali e le dichiarazioni alla stampa e ai social media, la Commissione non ha effettuato passi o interventi formali in relazione agli ultimi sviluppi in Ungheria, né pubblicato una comunicazione ufficiale in risposta al fuorviante questionario sull'immigrazione lanciato dal governo ungherese e alle dichiarazioni sulla pena di morte rese dal Primo ministro ungherese Viktor Orbán;
I. considerando che, nella dichiarazione presentata in occasione della discussione plenaria del Parlamento europeo il 19 maggio 2015 sulla situazione in Ungheria, il Presidente del Consiglio ha dichiarato che il Consiglio non ha discusso la situazione in Ungheria e quindi non ha adottato una posizione formale al riguardo;
J. considerando che gli sforzi per affrontare l'attuale situazione in Ungheria non dovrebbero mirare a isolare un determinato Stato membro o governo, ma a soddisfare l'obbligo collettivo che incombe su tutte le istituzioni UE e in particolare sulla Commissione, in quanto custode dei trattati, di garantire l'applicazione e il rispetto dei trattati e della Carta nell'intera Unione e in tutti gli Stati membri;
1. insiste sul fatto che la pena di morte è incompatibile con i valori del rispetto dei diritti umani, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani su cui si fonda l'Unione e che lo Stato membro che reintroduca la pena di morte violerebbe quindi i trattati e la Carta UE dei diritti fondamentali; ricorda che una grave violazione dei valori di cui all'articolo 2 TUE da parte di uno Stato membro farebbe scattare la procedura "articolo 7";
2. denuncia col massimo vigore la consultazione pubblica sulla migrazione avviata dal governo ungherese che parte da preconcetti xenofobi e identifica nei migranti che richiedono asilo una minaccia alla sicurezza; condanna i preconcetti e l'improprio utilizzo di tale consultazione pubblica sostenuta con risorse del governo al fine di diffondere la retorica dell'odio che è incompatibile con i valori su cui si fonda l'Unione; ritiene che la natura allusiva e preconcetta del questionario violi le norme di base di un processo di consultazione democratica e non possa portare a conclusioni obiettive che informino futuri sviluppi politici; invita il governo ungherese a revocare quindi immediatamente il proprio processo di consultazione;
3. rileva con preoccupazione che questi recenti sviluppi si aggiungono a una serie di violazioni e attacchi contro il principio dello stato di diritto, la democrazia e i diritti fondamentali in Ungheria registrati lo scorso anno che, nell'insieme, potrebbero rappresentare un'emergente minaccia sistemica allo stato di diritto in questo paese membro;
4. deplora la mancanza di reazione da parte del Consiglio ai più recenti sviluppi in Ungheria e denuncia la mancanza d'impegno da parte del Consiglio e degli Stati membri al fine di garantire il rispetto dello stato di diritto come specificato nelle conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del 16 dicembre 2014; invita il Consiglio dell'Unione europea e il Consiglio europeo a tenere una discussione e ad adottare conclusioni senza ulteriore indugio sulla situazione in Ungheria;
5. sollecita la Commissione ad attivare la prima fase del quadro UE per rafforzare lo stato di diritto e ad avviare quindi immediatamente un approfondito processo di monitoraggio riguardante la situazione della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria, valutando la potenziale grave minaccia dei valori su cui si fonda l'Unione ai sensi dell'articolo 2 TUE, compreso l'impatto combinato di una serie di misure che esasperano lo stato della democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali, e valutando l'emergenza di una minaccia sistemica allo stato di diritto in questo paese membro che potrebbe trasformarsi nel chiaro rischio di una grave violazione ai sensi dell'articolo 7 TUE; invita la Commissione a presentare una relazione al riguardo al Parlamento e al Consiglio entro settembre 2015;
6. invita la Commissione a presentare una proposta legislativa per l'istituzione di un meccanismo UE in materia di democrazia, stato di diritto e diritti fondamentali, come strumento per il rispetto e l'applicazione della Carta e dei trattati siglati da tutti gli Stati membri, fondato su indicatori comuni e obiettivi, e ad effettuare ogni anno una valutazione imparziale sulla situazione in materia di diritti fondamentali, democrazia e stato di diritto in tutti gli Stati membri, indiscriminatamente e su piede di parità, unitamente a idonei meccanismi vincolanti e correttivi, al fine di colmare le lacune esistenti e consentire una risposta automatica e graduale alle violazioni dello stato di diritto e dei diritti fondamentali a livello di Stati membri; incarica la sua commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a contribuire allo sviluppo e all'elaborazione di tale proposta legislativa sotto forma di una relazione d'iniziativa legislativa da approvare entro la fine dell'anno;
7. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, al presidente, al governo e al parlamento dell'Ungheria, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e dei paesi candidati, all'Agenzia UE per i diritti fondamentali, al Consiglio d'Europa nonché all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
- [1] Testi approvati, P7_TA(2013)0315.
- [2] Testi approvati, P7_TA(2014)0173.