Proposta di risoluzione - B8-0664/2015Proposta di risoluzione
B8-0664/2015

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulle priorità del Parlamento per il programma di lavoro della Commissione per il 2016

1.7.2015 - (2015/2729(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 37, paragrafo 3, del regolamento e dell'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea

Martina Michels, Inês Cristina Zuber, Merja Kyllönen, Pablo Iglesias, Fabio De Masi, Neoklis Sylikiotis, Marina Albiol Guzmán, Paloma López Bermejo, Lidia Senra Rodríguez, Javier Couso Permuy, Ángela Vallina, Takis Hadjigeorgiou, Stefan Eck, Tania González Peñas, Marisa Matias a nome del gruppo GUE/NGL

Procedura : 2015/2729(RSP)
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B8-0664/2015
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B8‑0664/2015

Risoluzione del Parlamento europeo sulle priorità del Parlamento per il programma di lavoro della Commissione per il 2016

(2015/2729(RSP))

Il Parlamento europeo,

–       vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Programma di lavoro della Commissione per il 2015 – Un nuovo inizio" (COM(2014)0910),

–       visto l'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione[1], in particolare l'allegato IV,

–       vista la comunicazione della Commissione dal titolo "Legiferare meglio per ottenere risultati migliori - Agenda dell'UE" (COM(2015)0215),

–       visto l'articolo 37, paragrafo 3, del suo regolamento,

A.     considerando che l'Unione europea, assieme ai suoi Stati membri, continua a dover far fronte alla più profonda crisi economica e sociale dalla sua fondazione; che economie in stagnazione, elevati tassi di disoccupazione, diritti sociali e del lavoro in declino e aumento delle disuguaglianze socio-economiche richiedono un radicale cambiamento di rotta a livello programmatico, che veda il passaggio dalle politiche attualmente perseguite dalla Commissione a politiche di consolidamento degli sforzi dell'Unione e degli Stati membri a favore di una crescita economica sostenibile e della piena occupazione, come pure della lotta contro la povertà, l'esclusione sociale e le disuguaglianze di reddito;

B.     considerando che la Commissione europea non è riuscita a valutare adeguatamente le cause profonde della crisi attuale, compresi i difetti strutturali e gli obiettivi dell'Unione economica e monetaria (UEM); che l'onere del debito risultante da tali difetti è enormemente sproporzionato, dal momento che alcuni paesi traggono ancora profitto, mentre altri sono stati spinti verso una grave depressione; che la Commissione continua perseguire politiche neo-liberiste e orientate all'austerità; che tali politiche hanno portato a un aumento della disoccupazione e della povertà, a una notevole riduzione dei salari, a un innalzamento dell'età pensionabile e a minori investimenti pubblici in settori quali l'istruzione, la cultura e la sanità; che tale politica continuerà a comprimere la domanda e porrà le basi per l'avvio di un programma di radicale privatizzazione;

C.     considerando che la risposta della Commissione europea alla crisi economica, sociale e democratica, come ad esempio il quadro di governance economica, ha definitivamente privato i governi e i parlamenti nazionali sovrani e democraticamente eletti della possibilità di operare scelte programmatiche, impedisce l'esercizio del controllo democratico da parte dei popoli dell'Europa e stabilisce un'austerità permanente;

D.     considerando che l'incompatibilità del dibattito politico europeo dopo le elezioni legislative greche non tiene conto del fatto che il popolo ha rifiutato in modo democratico i memorandum della Troika; che le istituzioni europee dovrebbero rispettare, abbandonando l'attuale ricatto inaccettabile, la decisione del popolo greco di intraprendere la strada dello sviluppo, della crescita e della coesione sociale, ponendo fine alla controproducente e socialmente devastante politica di austerità imposta dal memorandum della Troika;

E.     considerando la relazione dei cinque Presidenti rappresenta uno sforzo coordinato per istituzionalizzare ulteriormente l'austerità nell'UE e negli Stati membri;

F.     considerando che la risposta della Commissione allo scandalo "LuxLeaks" è del tutto insufficiente; che resta ancora da affrontare un'importante questione di giustizia sociale legata al fatto che, mentre la popolazione europea soffre a causa dei programmi di austerità e delle riforme strutturali neo-liberiste, gli accordi fiscali segreti, l'evasione fiscale globale e il trasferimento dei profitti verso paradisi fiscali continuano a essere perfettamente legali;

G.     considerando che i sistemi fiscali sono concepiti per favorire le grandi imprese e non i comuni cittadini; che le misure di austerità e di rigida disciplina fiscale, unite alle ingenti perdite di entrate pubbliche dovute all'evasione e all'elusione fiscali, aumentano la pressione sui bilanci degli Stati membri e compromettono gli interessi dei contribuenti e dei lavoratori dell'Unione;

H.     considerando che oltre 30 000 persone hanno perso la vita in mare nel corso degli ultimi venti anni, nel tentativo di raggiungere le coste europee; che l'Unione e gli Stati membri contribuiscono a favorire l'attività criminale e pericolosa della tratta di esseri umani, costruendo barriere e bloccando sempre di più le frontiere esterne per impedire l'arrivo di migranti e profughi, senza fornire alcuna possibilità di accesso sicuro e legale all'UE;

I.      considerando che la crisi del clima continua a rappresentare una minaccia per la stabilità, la salute e la sopravvivenza delle società in tutto il mondo, nonché per il benessere degli animali e la biodiversità; che il contributo dell'UE a un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici in occasione della COP 21 è insufficiente; che non viene affrontata la necessità di un cambiamento reale del sistema produttivo;

J.      considerando che l'Unione ha bisogno di un programma di lavoro ambizioso grazie al quale creare un'economia sostenibile e inclusiva e che punti su politiche dell'occupazione che garantiscano i diritti sociali e del lavoro e affrontino il problema dei milioni di disoccupati o sottoccupati dell'UE, nonché su servizi pubblici di elevata qualità, il tutto nel rispetto dell'ambiente;

K.     considerando che le scelte di bilancio effettuate dall'UE non riflettono le priorità necessarie a stimolare una crescita sostenibile, di qualità e socialmente equilibrata;

L.     considerando che vi è una forte resistenza popolare nei confronti delle politiche di austerità e del crescente deficit democratico nel processo decisionale dell'UE e nelle istituzioni europee; che, anziché rispettare la richiesta delle popolazioni di un cambiamento radicale delle politiche neo-liberiste, la Commissione è solidale con le forze politiche che continuano a imporre politiche di austerità agli Stati membri;

M.    considerando che vi è la necessità di maggior trasparenza, apertura e democratizzazione, come pure di una partecipazione più incisiva dei cittadini;

 

PARTE 1

PRIORITÀ CHIAVE

1.      esorta la Commissione a presentare un programma di lavoro che affronti le principali sfide con cui l'Unione è oggi confrontata, quali le economie in stagnazione, la minaccia della deflazione, gli elevati tassi di disoccupazione, il declino dei diritti sociali e del lavoro, l'aumento delle disuguaglianze socioeconomiche e dell'esclusione sociale, l'elevato debito pubblico ed estero, nonché la crisi del clima; esprime profonda preoccupazione per il fatto che la Commissione continuerà a portare avanti le politiche in materia di risanamento di bilancio, riforme strutturali e deregolamentazione; sostiene che la crisi economica, sociale, climatica e politica può essere risolta soltanto mediante un nuovo programma radicale che ponga le persone e l'ambiente, compreso il benessere degli animali, al centro di tutte le politiche, anziché perseguire gli interessi dei mercati finanziari;

2.      sottolinea che il livello del debito pubblico ed estero nei paesi periferici dell'UE è tra i più elevati al mondo per via della natura asimmetrica del processo di integrazione; rammenta che tale debito è stato utilizzato quale pretesto per imporre misure di austerità, le cui conseguenze reali sono un aumento della povertà e del debito; considera essenziale affrontare l'onere del debito, rinegoziandone i termini (mediante una ristrutturazione e una sostanziale riduzione), portandolo a livelli sostenibili, come questione urgente e di giustizia elementare;

3.      respinge fermamente la relazione dei cinque Presidenti, poiché non offre alcuna via d'uscita dalla predominante tendenza all'austerità, ma propone di rafforzare le politiche esistenti, compreso l'aumento della competitività e della convergenza strutturale, imponendo rigorose politiche di bilancio e l'austerità; ritiene che le proposte in materia di coesione sociale e di indicatori sociali, nonché di responsabilità democratica e trasparenza siano soltanto un pretesto per vincolare ulteriormente gli Stati membri a un unico modello di politica economica e di bilancio;

4.      ritiene che sia necessario abrogare il patto di stabilità, il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria, e la legislazione in materia di governance economica, come il "six-pack", il "two-pack" e il Patto euro plus; esorta la Commissione a prendere l'iniziativa e operare una svolta radicale in materia di politica macroeconomica, al fine di garantire la responsabilità democratica, la trasparenza e la capacità degli Stati membri di perseguire politiche che facciano fronte alle loro rispettive esigenze, comprese misure di stimolo fiscale socialmente equilibrate;

5.      si compiace per l'impegno a favore dell'adesione alla Carta sociale europea riveduta; invita la Commissione a presentare senza indugio una proposta di adesione alla Carta, quale primo passo verso un miglioramento dei diritti sociali e del lavoro;

6.      deplora fermamente i continui tentativi da parte delle istituzioni dell'UE di imporre misure di austerità alla Grecia, nonostante la volontà del popolo greco quale espressa alle elezioni del gennaio 2015; insiste sul fatto che le istituzioni europee dovrebbero rispettare la decisione del popolo greco di intraprendere la strada dello sviluppo, della crescita e della coesione sociale, ponendo fine alla controproducente e socialmente devastante politica di austerità imposta dai memorandum della Troika;

7.      respinge l'accordo sul FEIS, dato che esso intende finanziare direttamente il settore privato con fondi pubblici, privatizza i profitti e nazionalizza i rischi ed è privo di controllo democratico; esprime altresì profonda preoccupazione per il fatto che il FEIS condurrà a un'ulteriore privatizzazione dei servizi di interesse generale; evidenzia che tale fondo dovrebbe essere sostituito da un generale "Programma europeo di investimenti per lo sviluppo sostenibile, l'occupazione e l'inclusione sociale", che può essere sottoposto al controllo democratico, onde stimolare una crescita di qualità e socialmente equilibrata, basata su una più equa distribuzione della ricchezza; sottolinea che nessun programma di investimenti può sostituire una politica di coesione equilibrata dal punto di vista sociale, ecologico e territoriale, in grado di rafforzare il potenziale regionale e promuovere cambiamenti strutturali sostenibili;

8.      esprime profonda preoccupazione per il fatto che la proposta della Commissione di un'Unione dei mercati dei capitali sostenga anche il ripristino della cartolarizzazione per le PMI; sottolinea che la deregolamentazione dei mercati finanziari è una delle cause principali della crisi economica; ribadisce la necessità di rafforzare il ruolo del settore finanziario pubblico, anche attraverso la nazionalizzazione; insiste sul fatto che il settore bancario dovrebbe promuovere lo sviluppo economico, in particolare gli investimenti produttivi e in grado di creare occupazione, nonché sostenere le micro, piccole e medie imprese e il settore sociale e delle cooperative;

9.      ritiene che sia necessario migliorare la qualità del processo legislativo dell'UE; insiste tuttavia sul fatto che l'agenda "Legiferare meglio" e il programma REFIT non dovrebbero pregiudicare il processo democratico, aggirando i diritti del Parlamento europeo quale colegislatore, o essere utilizzati come pretesto per una deregolamentazione che indebolisca la tutela sociale, la protezione dei consumatori, le norme ambientali e sul benessere animale, nonché il dialogo sociale; respinge pertanto la proposta di un comitato di esperti;

10.    esorta la Commissione a garantire invece che tutta la legislazione futura sia soggetta a una valutazione dell'impatto sociale e sui diritti fondamentali, nonché a includere clausole di decadenza per assicurare che il diritto dell'Unione sia periodicamente sottoposto a revisione;

11.    insiste sulla necessità che la Commissione e gli Stati membri dimostrino una reale determinazione politica nel sottoporre a tassazione i detentori reali della ricchezza e a elaborare una strategia globale che preveda misure legislative concrete ed efficaci, come ad esempio il divieto di paradisi fiscali e porti franchi, l'istituzione di un registro di ricchezza a livello europeo e globale, il rafforzamento dei requisiti in termini di sostanze economiche, la tassazione degli utili alla fonte, la revoca delle licenze alle banche che continuano ad agevolare i raggiri fiscali, nonché l'inversione della tendenza a ridimensionare la pubblica amministrazione tributaria;

12.    si rammarica per il fatto che l'annunciata risposta della Commissione allo scandalo "LuxLeaks" sia insufficiente; esorta la Commissione a includere nel suo pacchetto fiscale almeno l'obbligo di rendere pubblici gli accordi fiscali, onde garantire la trasparenza e il controllo, e le relazioni paese per paese sulla base delle norme contenute nella CRD IV per le banche; deplora che la Commissione stia indebolendo ulteriormente la tutela degli informatori e dei lavoratori attraverso la direttiva sui segreti commerciali; sollecita la Commissione e gli Stati membri a garantire che gli informatori sino protetti dal punto di vista giuridico e materiale, laddove si possa ragionevolmente presumere che stiano tutelando gli interessi pubblici;

13.    esorta la Commissione ad adottare un approccio realmente olistico alla politica in materia di migrazione e a proporne una totalmente nuova che preveda modalità di ingresso sicuro e legale nell'UE per tutte le donne, gli uomini e i bambini che hanno bisogno di protezione o che chiedono il ricongiungimento familiare, nonché per i lavoratori migranti non qualificati, come sostenuto dall'UNHCR; prende atto delle proposte della Commissione concernenti la ricollocazione e il reinsediamento dei richiedenti asilo, in quanto parti integranti dell'agenda europea sulla migrazione; chiede, tuttavia, una proposta più ambiziosa che comprenda il rilascio immediato di visti umanitari ai richiedenti asilo presso le ambasciate e gli uffici consolari degli Stati membri, come pure il varo di un programma di reinsediamento obbligatorio a livello dell'Unione, al posto dell'inefficace programma di reinsediamento volontario attuale;

14.    si oppone agli accordi TTIP, CETA e TiSA ed esprime profonda preoccupazione per l'orientamento generale dato dalla Commissione alla politica commerciale internazionale dell'UE, in particolare per la mancanza di coerenza con gli obiettivi chiave di creazione di posti di lavoro, lotta alla povertà, garanzia di un'economia sostenibile, controllo della speculazione (in particolare nel settore alimentare), protezione della salute pubblica, della salute e del benessere degli animali, dell'agricoltura sostenibile e dell'ambiente, nonché garanzia della diversità culturale;

15.    si compiace dell'obiettivo della Commissione di guidare la rivoluzione digitale; sottolinea tuttavia che Internet non è semplicemente uno strumento per attuare la strategia per il mercato unico; evidenzia che la digitalizzazione ha modificato l'intera società, il modo di produrre, di comunicare, di vivere e di governare, nonché tutti i settori, dai sistemi di reti energetiche intelligenti al sistema sanitario; sottolinea che la rivoluzione digitale è anche una questione culturale e politica che riguarda il modo in cui la digitalizzazione può portare a un nuovo modello democratico basato sulla condivisione delle conoscenze e l'inclusione, e pertanto non può essere ridotta a una questione di infrastrutture, potere e manipolazione economiche; è fermamente convinto che la neutralità della rete, la protezione dei dati e un sistema comune per i diritti d'autore e i diritti di proprietà intellettuale debbano costituire gli elementi principali che rendono la rivoluzione digitale una rivoluzione democratica;

16.    sottolinea infine che l'attuale crisi economica e sociale è anche il risultato delle politiche neoliberiste della Commissione, le quali promuovono la deregolamentazione dei mercati finanziari, la liberalizzazione dei mercati per prodotti e servizi e l'aumento della finanziarizzazione dell'economia, riducendo al contempo gli investimenti pubblici e aumentando la deregolamentazione del mercato del lavoro; evidenzia l'assoluta necessità di politiche sociali ed economiche alternative che tengano conto delle scelte di sviluppo dei cittadini;

PARTE 2

POSIZIONI STRATEGICHE SPECIFICHE PER SETTORE SUL PROGRAMMA DI LAVORO DELLA COMMISSIONE PER IL 2016

Una politica socialmente equilibrata per l'occupazione, la crescita e gli investimenti

17.    esorta la Commissione a proporre un "programma europeo di investimenti per lo sviluppo sostenibile, l'occupazione e l'inclusione sociale" che possa ripristinare un'economia sostenibile e inclusiva, la quale deve puntare su politiche in materia di occupazione che garantiscano i diritti sociali e del lavoro e affrontino il problema dei milioni di disoccupati o sottoccupati dell'UE;

18.    in tale contesto, invita la Commissione a presentare senza indugio una proposta legislativa che consenta ulteriori investimenti pubblici nell'UE di almeno il 2 % del PIL all'anno, sulla base dei programmi di investimento nazionali;

19.    si rammarica della poca lungimiranza e delle mezze misure della Commissione nell'ambito della disoccupazione giovanile; invita la Commissione a intervenire sui fattori determinanti a lungo termine per l'occupazione giovanile, prestando particolare attenzione alla creazione di posti di lavoro di qualità e sostenibili per i giovani, anche mediante un approccio determinato basato sui diritti;

20.    invita la Commissione a rivedere le norme in materia di aiuti di Stato onde consentire l'intervento statale finalizzato a promuovere i progetti con benefici sociali e ambientali e ad aiutare le PMI e le industrie in difficoltà, contribuendo alla ricostruzione delle capacità produttive pesantemente colpite dalla crisi;

21.    sottolinea che la politica regionale è uno strumento indispensabile ai fini della promozione della coesione economica e sociale, e che i suoi principali obiettivi sono la riduzione delle disparità regionali, in particolare delle regioni più povere e ultraperiferiche, la promozione della convergenza reale e l'incremento della crescita e dell'occupazione; respinge l'approccio della Commissione volto a subordinare la politica di coesione alla governance economica europea nonché l'utilizzo della condizionalità macroeconomica nel patto di stabilità e crescita quale requisito per l'accesso ai fondi di sviluppo regionale e della politica di coesione; insiste sul fatto che la politica di coesione non dovrebbe essere utilizzata quale strumento di penalizzazione finanziaria quando una regione o uno Stato membro respinge la politica di deregolamentazione e di privatizzazione;

22.    chiede che il programma di investimenti di Orizzonte 2020 non finanzi l'attuazione del FEIS;

Una politica digitale che protegga gli interessi e i diritti dei cittadini

23.    sottolinea che Internet è di dominio pubblico e che la garanzia del principio di neutralità deve essere al centro della politica dell'UE;

24.    osserva che la fiducia dei cittadini nella rete è di cardinale importanza per il successo della società digitale e dell'economia digitale; è del parere che la sicurezza informatica sia importante, ma che l'assenza di sospetti sia altrettanto importante per i cittadini; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri a garantire che la privacy e i dati personali su Internet siano protetti allo stesso modo dagli enti pubblici e privati;

25.    è del parere che, date le condizioni di lavoro sempre più precarie nell'economia digitale, la strategia per l'Unione digitale debba essere accompagnata da misure di salvaguardia finalizzate a garantire condizioni di lavoro dignitose in tale settore; ritiene che un'etichetta di "lavoro equo" per i prodotti software (ad esempio giochi e applicazioni informatiche) potrebbe servire come passo iniziale verso tale obiettivo;

Una nuova politica sostenibile in materia di clima e un'Unione dell'energia socialmente equa

26.    ritiene che la crisi climatica sia il risultato di un sistema di produzione errato ad elevata intensità energetica e che la soluzione al problema dei cambiamenti climatici non possa essere lasciata al mercato ma richieda un cambiamento radicale nei consumi e nei metodi di produzione; invita la Commissione a rivedere la sua politica in materia di clima e a integrare le azioni in materia di cambiamenti climatici in tutte le sue politiche;

27.    si rammarica della mancanza di ambizione mostrata finora dalla Commissione per quanto concerne gli obiettivi vincolanti, in particolare per quanto riguarda la COP 21 di Parigi; ritiene che sia necessario e urgente un aumento graduale delle ambizioni in materia di clima affinché l'Unione rimanga alla guida dei negoziati in materia di cambiamenti climatici nonché leader nell'uso delle energie rinnovabili e nella promozione di lavori verdi, continuando a contribuire in parte equa all'azione globale volta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra;

28.    prende atto della promessa di presentare le proposte legislative per l'attuazione del pacchetto 2030 su clima e energia entro la fine del 2015; ricorda al presidente Juncker il suo impegno ad attuare l'obiettivo di una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 40%, l'obiettivo di efficienza energetica del 30 % e l'obiettivo di una quota di energie rinnovabili del 30 % nel mix energetico;

29.    chiede alla Commissione di presentare criteri di sostenibilità vincolanti per l'utilizzo di energia e per la biomassa; chiede altresì alla Commissione di presentare proposte per contrastare le emissioni di gas a effetto serra provenienti dall'allevamento intensivo di bestiame, poiché hanno un impatto notevolmente maggiore sui cambiamenti climatici rispetto ad altri gas a effetto serra;

30.    ribadisce la sua opposizione alla proposta di un'Unione dell'energia, in quanto essa promuoverà la privatizzazione e porterà pertanto a un aumento delle disuguaglianze; ritiene che l'energia debba essere un bene pubblico e che il controllo pubblico sia fondamentale per garantire una rivoluzione verde nel settore dell'energia;

31.    prende atto della promessa di presentare una proposta legislativa più ambiziosa relativa al pacchetto di misure sull'economia circolare entro la fine del 2015;

32.    sottolinea il ruolo delle direttive Habitat e Uccelli e respinge qualsiasi tentativo volto a comprometterle; evidenzia altresì che qualsiasi revisione della normativa vigente dovrebbe mirare al suo aggiornamento e rafforzamento e non al suo indebolimento;

Tutela dei diritti dei lavoratori in un mercato interno equilibrato dal punto di vista socioeconomico

33.    esorta la Commissione a utilizzare l'imminente revisione mirata della direttiva sul distacco dei lavoratori come un'opportunità per rafforzare i diritti dei lavoratori contro il dumping sociale;

34.    ritiene che la mobilità dovrebbe essere una scelta e non una necessità; ribadisce che la Commissione dovrebbe concentrarsi sulla creazione di posti di lavoro di qualità, compresi i diritti sociali e del lavoro, nei luoghi in cui vivono le persone piuttosto che sull'aumento della mobilità; insiste affinché l'imminente pacchetto sulla mobilità tuteli tutti i diritti sociali e del lavoro dei lavoratori;

35.    condanna l'intenzione della Commissione di ritirare la direttiva sul congedo di maternità; deplora profondamente la decisione della Commissione di rifiutare l'accordo delle parti sociali sulla salute e sulla sicurezza dei parrucchieri, in quanto compromette il dialogo sociale nell'UE; esorta la Commissione a portare avanti queste proposte e ad aggiornare senza indugio la normativa sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro;

36.    osserva che è essenziale fornire un maggiore sostegno alle cooperative e alle micro, piccole e medie imprese onde incentivare le loro attività nell'ambito di un contesto commerciale stabile, ridurre al minimo l'effetto della posizione dominante sul mercato di grandi imprese e gruppi di imprese, e promuovere l'avvio e la crescita delle micro, piccole e medie imprese e delle cooperative;

37.    invita ad adottare un approccio equilibrato dal punto di vista regionale alla politica industriale, per creare una base industriale diversificata in tutti gli Stati membri e in tutte le regioni, fondamentale per garantire elevati livelli di occupazione e attività in tutta l'UE;

Politiche economiche e monetarie democratiche

38.    ritiene fermamente che l'architettura della governance economica e dell'UEM sia poco trasparente e non democratica; insiste affinché l'attuale patto di stabilità e crescita sia sostituito con un reale patto di occupazione e sviluppo, fondato su criteri sociali e ambientali a vantaggio di tutte le persone nell'UE; invita inoltre a tenere una conferenza intergovernativa con il fine di abrogare il patto di bilancio e ne invoca l'immediata sospensione fino a detta conferenza;

39.    ritiene che la legislazione in materia di unione bancaria serva unicamente gli interessi dei grandi capitali finanziari nell'UE violando i principi democratici di base; è favorevole all'abrogazione della legislazione in materia di unione bancaria e a garantire il controllo pubblico democratico sul sistema bancario;

40.    chiede un cambiamento radicale dello statuto e del mandato della BCE allo scopo di garantire il suo controllo politico e democratico da parte degli Stati membri su un piano di parità; ritiene fondamentale conferire nuovamente agli Stati membri il potere decisionale su questioni economiche fondamentali quali la politica monetaria; ritiene inoltre necessario trasformare la BCE in un prestatore di ultima istanza che agisca come una normale banca centrale e stimoli così l'economia in periodi di deflazione e di recessione; insiste in tale contesto affinché la BCE e la BEI finanzino direttamente gli investimenti pubblici per sostenere l'economia reale invece di nuove bolle speculative;

41.    ribadisce il suo invito ad abolire immediatamente il sistema della troika nei paesi in cui è ancora in vigore, dal momento che manca di legittimità; chiede alla Commissione di effettuare una valutazione approfondita e trasparente delle varie misure di governance economica, ivi inclusi i programmi di adeguamento macroeconomico imposti dalla troika, tenendo conto delle critiche espresse dagli economisti così come dagli stessi membri della troika;

42.    deplora le politiche fiscali sleali e ne chiede l'immediata interruzione, anche per quanto concerne le ingiuste e regressive imposte sull'acqua, applicate negli Stati membri soggetti a programmi di adeguamento fiscale, che violano il principio di uguaglianza proporzionale e di tassazione progressiva, poiché le famiglie a basso reddito risultano colpite in modo sproporzionato da tali misure;

Una nuova politica commerciale equa

43.    esprime profonda preoccupazione per l'orientamento generale dato dalla Commissione alla politica commerciale internazionale dell'UE, in particolare per la mancanza di coerenza con gli obiettivi chiave di creazione di posti di lavoro, lotta alla povertà, garanzia di un'economia sostenibile, controllo della speculazione (in particolare nel settore alimentare), protezione della salute pubblica, della salute e del benessere degli animali, dell'agricoltura sostenibile e dell'ambiente, nonché garanzia della diversità culturale;

44.    si oppone al mandato garantito dal Consiglio alla Commissione per la negoziazione di accordi globali di libero scambio (ALS) quali il partenariato transatlantico in materia di scambi commerciali e investimenti (TTIP), l'accordo economico e commerciale globale (CETA) e l'accordo sugli scambi di servizi (TiSA), che costituiscono una grave minaccia, tra l'altro, per la sicurezza alimentare, e che prevedono l'inclusione di procedure di composizione delle controversie tra investitore e Stato; esorta la Commissione a interrompere tali negoziati commerciali internazionali;

45.    ricorda che gli studi di impatto richiesti dalla Commissione, in particolare quelli concernenti gli accordi TTIP, TiSA e CETA, i quali prevedono posti di lavoro e benessere per tutti, presentano gravi lacune e mancano di credibilità poiché si fondano su modelli economici obsoleti; invita la Commissione ad avvalersi di modelli economici più credibili, a verificare i risultati degli ALS già entrati in vigore e a confrontarli con i risultati delle valutazioni di impatto;

46.    sottolinea che qualsiasi accordo commerciale deve essere subordinato al mantenimento degli attuali livelli di regolamentazione del lavoro, di tutela dei diritti sociali e ambientali, e di salvaguardia in materia di appalti pubblici e prestazione di servizi di interesse pubblico, compreso il diritto degli Stati di adottare in futuro norme più elevate in tali ambiti; insiste affinché qualsiasi forma di ISDS sia esclusa dai negoziati sugli accordi commerciali, al fine di mantenere un controllo democratico su dette regolamentazioni;

47.    si oppone al segreto che avvolge gli accordi commerciali internazionali e invita la Commissione a mettere tutti i documenti attinenti ai negoziati a disposizione dei deputati e di tutti i cittadini interessati; invita a condurre un dibattito pubblico e democratico con tutte le parti interessate, in particolare i sindacati e i rappresentanti della società civile, per garantire un adeguato monitoraggio delle implicazioni dell'agenda della Commissione per il libero scambio;

48.    ritiene che l'avvio precipitoso di nuovi accordi di libero scambio sia finalizzato ad evitare autentici approcci di risoluzione della crisi, ad esempio la riduzione delle disuguaglianze economiche all'interno dell'UE, la limitazione degli abusi da parte di grandi imprese e investitori, l'audit e la riduzione del debito pubblico, nonché la necessaria lotta all'elusione e all'evasione fiscale;

49.    ricorda che, a seguito della posizione degli Stati membri e del Parlamento, la Commissione ha stabilito il principio dell'"eccezione culturale", quale figurante nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità culturale, secondo cui la cultura dovrebbe essere trattata diversamente da altri prodotti commerciali e i beni e i servizi culturali dovrebbero essere sostanzialmente esclusi dai negoziati; è del parere che detta eccezione dovrebbe interessare i servizi di media audiovisivi (AVMS) e i principali elementi della direttiva AVMS, i sussidi pubblici, gli obblighi di finanziamento delle emittenti radiotelevisive (in particolare a sostegno della produzione e della distribuzione cinematografica europea), gli accordi di coproduzione, le misure di politica linguistica, il funzionamento di canali investiti di una missione di servizio pubblico, l'esistenza di limiti all'azionariato in canali e reti, i diritti di proprietà intellettuale nella sfera culturale, giornalistica e scientifica, e gli specifici regimi di sicurezza sociale;

Un'autentica politica della giustizia e dei diritti fondamentali

50.    invita la Commissione a svolgere un ruolo attivo a favore dell'adozione della direttiva orizzontale contro la discriminazione, in linea con la posizione del Parlamento, e nella lotta contro la discriminazione, anche per quanto concerne gli attacchi contro i rom, i migranti, i richiedenti asilo e altri gruppi vulnerabili;

51.    chiede alla Commissione di valutare l'attuazione delle strategie nazionali di inclusione dei rom (SNIR) e delle raccomandazioni del Consiglio relative a efficaci misure di integrazione dei rom negli Stati membri, nonché a proporre, se necessario, ulteriori misure per la loro effettiva inclusione;

52.    invita la Commissione a elaborare un piano di azione volto a far sì che gli Stati membri migliorino le condizioni di detenzione, dato, in particolare, il diffuso ricorso alla custodia cautelare, anche nell'ambito del mandato di arresto europeo (MAE); invita inoltre la Commissione a tenere pienamente conto della giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sulle condizioni di detenzione;

53.    è profondante deluso dall'inazione della Commissione per quanto riguarda la relazione di iniziativa legislativa sulla revisione del mandato di arresto europeo (MAE); invita la Commissione a presentare una nuova proposta che tenga conto della relazione del Parlamento sull'argomento, in particolare della questione dei test di proporzionalità;

54.    si rammarica che la Commissione non abbia incluso tra le sue nuove iniziative una nuova proposta aggiornata sull'accesso del pubblico ai documenti che rispecchi l'accordo in prima lettura raggiunto dal Parlamento nel 2011;

55.    è profondamente deluso dalla recente agenda europea della Commissione sulla sicurezza, che nuovamente è caratterizzata da una visione unidimensionale basata su una politica repressiva e sul rafforzamento delle autorità dell'UE responsabili dell'applicazione della legge;

56.    esorta la Commissione a dare seguito alle richieste avanzate dal Parlamento europeo nelle sue risoluzioni sui presunti casi di trasporto e detenzione illegale di prigionieri in paesi europei da parte della CIA, in particolare dopo la relazione del Senato statunitense sulle torture perpetrate dalla CIA;

57.    accoglie con favore il rinnovato impegno a favore dell'adesione alla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU); ritiene tuttavia che il parere della Corte di giustizia dell'Unione europea sull'adesione dell'UE alla CEDU rappresenti una grave battuta d'arresto per i diritti umani;

58.    invita la Commissione a tenere pienamente conto della sentenza della Corte di giustizia nelle cause congiunte C-293/12 e C-594/12 dell'8 aprile 2014; esorta in tale contesto la Commissione ad astenersi dal proporre nuove misure basate sulla conservazione generalizzata dei dati;

59.    ritiene che la sentenza della Corte di giustizia sulla conservazione dei dati sia pertinente per quanto riguarda la raccolta dei dati del codice di prenotazione (dati PNR) ai fini dell'applicazione della legge; invita pertanto la Commissione a ritirare la proposta sul PNR dell'UE; insiste sul fatto che la Commissione dovrebbe fornire al Parlamento europeo una valutazione dell'impatto della sentenza su tutte le proposte legislative che prevedono la raccolta massiccia e la conservazione di dati personali;

60.    invita la Commissione ad adoperarsi seriamente per proteggere i cittadini dalla crescente sorveglianza esercitata dallo Stato;

Una politica in materia di migrazione basata sui diritti umani

61.    invita la Commissione a elaborare, nel 2015, proposte ambiziose che prevedano forme di accesso sicure e legali alla protezione nell'UE per tutte le donne, tutti gli uomini e tutti i bambini bisognosi di protezione, cosicché le persone non siano più costrette a rischiare la vita attraversando il Mediterraneo o i deserti per raggiungere l'Europa;

62.    accoglie con favore la proposta della Commissione di definire, come primo passo, misure provvisorie nel settore della protezione internazionale a favore dell'Italia e della Grecia; invita tuttavia la Commissione a presentare, entro la fine del 2015, una proposta più ambiziosa che rifletta l'aumento del numero di sbarchi registrato nel 2015 sia in Grecia che in Italia; ricorda che il paese di collocazione dovrebbe essere stabilito in funzione dei legami familiari, linguistici e culturali dei profughi; chiede la sospensione del regolamento di Dublino;

63.    condanna il fatto che nella sua agenda europea sulla migrazione la Commissione metta un forte accento sulla prevenzione e la repressione della migrazione irregolare, anche mediante la detenzione, senza tenere nel minimo conto i sempre più numerosi richiedenti asilo in fuga da guerre, persecuzioni e catastrofi climatiche; condanna quindi fermamente il proliferare delle proposte repressive avanzate dalla Commissione nel 2014, ad esempio quelle relative all'operazione EuNavFor MED, intesa a prendere di mira le imbarcazioni dei passatori e dei trafficanti, all'aumento del bilancio destinato a Frontex, all'accelerazione del rientro dei migranti e all'incoraggiamento all'uso della coercizione e della detenzione ai fini del rilevamento delle loro impronte digitali; invita la Commissione a riorientare questi fondi verso operazioni di ricerca e di salvataggio, centri di accoglienza aperti, programmi di reinsediamento e ricollocazione, e integrazione;

Un attore globale pacifico

64.    invita la Commissione e il Consiglio a intensificare le relazioni dell'UE con partner strategici in aree pertinenti, tra cui il Mediterraneo, la Russia, la Cina, e nuovi attori emergenti a livello globale e regionale;

65.    respinge le politiche PESC e PSDC che, in pieno allineamento con la NATO e le relazioni transatlantiche, prevedono l'ulteriore militarizzazione delle relazioni internazionali, auspicano l'intervento e sostengono attivamente il complesso militare-industriale; invita a rispettare il diritto internazionale e a tornare ad avvalersi di mezzi politico-diplomatici per la risoluzione dei conflitti;

66.    è del parere che la priorità debba essere di mantenere la pace e la stabilità, e i diritti umani e quelli fondamentali attraverso una politica estera pacifica e civile in linea con il diritto internazionale e attuata in modo non discriminatorio, nonché assumendo un ruolo guida nella risoluzione diplomatica e pacifica dei conflitti, anche mediante iniziative di mediazione e programmi di disarmo, smobilitazione e reinserimento, in linea con la Carta delle Nazioni Unite; evidenzia l'importanza di adoperarsi per migliorare e rafforzare il regime di controllo delle esportazioni di armi, a livello sia internazionale (Trattato sul commercio di armi - ATT) che dell'UE, per sostenere il regime TNP e il disarmo nucleare, come anche di adottare misure per lo sradicamento della povertà, gli aiuti umanitari, lo sviluppo economico e sociale sostenibile e gli Obiettivi di sviluppo del Millennio a favore di relazioni economiche equilibrate, un commercio equo e un'equa distribuzione delle risorse e della ricchezza nel vicinato dell'UE e nel mondo;

67.    pone l'accento sull'importanza e l'opportunità della revisione della politica europea di vicinato (PEV); evidenzia che la PEV riveduta dovrebbe essere in grado di offrire una risposta rapida e idonea alla situazione sul campo, proponendo nel contempo anche una visione di lungo periodo per lo sviluppo di relazioni con i paesi vicini e tenendo conto delle asimmetrie tra le parti; ritiene che debba essere creato un nuovo quadro per le relazioni con i paesi e le regioni della PEV, basato su un rigoroso rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, nonché sulla non ingerenza nei loro affari interni e sul rispetto della loro sovranità, al fine di sostenere lo sviluppo delle regioni vicine e promuovere l'occupazione e l'istruzione, anziché accordi di associazione volti esclusivamente a creare zone di libero scambio che danneggiano la popolazione degli Stati della PEV avvantaggiando solo gli interessi societari per la parte europea e le élite nei paesi PEV;

68.    respinge i piani volti ad accelerare l'adozione di disposizioni per il finanziamento delle missioni civili e i piani volti a semplificare le procedure decisionali e di attuazione, dal momento che la natura puramente civile di tali missioni è spesso discutibile in quanto gli aspetti civili e militari tendono sempre più a mescolarsi e a confondersi tra loro, in particolare nell'ambito della riforma del settore della sicurezza (SSR) e delle missioni di formazione;

69.    sottolinea la mancanza di controllo parlamentare e le riserve nei confronti delle missioni PSDC, a livello europeo e nazionale; sottolinea che il deficit democratico viene aumentato dal concetto di "condivisione e messa in comune" e che il cosiddetto approccio globale, come anche la stretta cooperazione tra l'UE, la NATO, il meccanismo ATHENA e lo spiegamento di gruppi tattici dell'UE accentuano anch'essi chiaramente questo deficit;

70.    respinge l'attuazione di un progetto pilota sulla ricerca nel settore della PSDC intrapresa congiuntamente dalla Commissione e dall'AED, che copre fra l'altro sistemi aerei a pilotaggio remoto (RPAS); si oppone con fermezza a qualsiasi finanziamento a titolo dei fondi di Orizzonte 2020, o del bilancio dell'UE in generale, che sia destinato alla ricerca in campo militare, civile-militare o della sicurezza e, in particolare, allo sviluppo dei sistemi RPAS;

Rafforzare i diritti dei cittadini

71.    invita la Commissione a presentare, come promesso, la proposta per un accordo interistituzionale relativo a un registro obbligatorio per la trasparenza applicabile a tutte le istituzioni dell'UE; ribadisce la necessità di promuovere la democrazia partecipativa e rappresentativa mediante l'applicazione degli articoli da 9 a 12 del trattato di Lisbona;

72.    invita la Commissione a presentare una proposta di revisione dell'Iniziativa dei cittadini europei sulla base delle conclusioni della prossima relazione di attuazione del Parlamento europeo;

73.    invita la Commissione a esplorare le possibilità di un veto sociale dei cittadini quale meccanismo che possa impedire l'entrata in vigore di una legislazione dell'UE suscettibile di danneggiare i più poveri, accentuare le disuguaglianze o ridurre i diritti sociali;

Altre priorità strategiche

Politica della pesca

74.    chiede una politica comune della pesca (PCP) decentralizzata che promuova l'ammodernamento e lo sviluppo sostenibile del settore, garantendo la sua sostenibilità socioeconomica, la sostenibilità delle risorse, il mantenimento e la creazione di posti di lavoro nonché il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori;

75.    invita ad adottare misure intese a migliorare il prezzo della prima vendita dei prodotti della pesca e il reddito dei lavoratori del settore, e ad istituire meccanismi di sovvenzione o compensazione per gli operatori colpiti dalle ripercussioni economiche e sociali dei piani di recupero, dei piani pluriennali di gestione e delle misure per la protezione degli ecosistemi;

76.    chiede l'adozione di misure per garantire la sovranità nazionale sulle zone economiche esclusive degli Stati membri e sulle loro risorse della pesca, in modo da consentire una gestione di prossimità; è favorevole al mantenimento di una zona di 12 miglia per l'accesso esclusivo della flotta nazionale di ogni Stato membro e propone di considerare la possibilità di estenderla alle zone adiacenti, seguendo le piattaforme continentali;

77.    invita a salvaguardare la biodiversità negli ambienti marini, garantendo condizioni favorevoli alla reintegrazione delle popolazioni ittiche; è favorevole, a tale riguardo, all'applicazione di adeguate pratiche di gestione sostenibile, che potrebbero comprendere la creazione di zone con divieto di pesca in aree in cui gli stock ittici e la biodiversità sono minacciati, in linea con le più recenti conoscenze scientifiche;

78.    ribadisce la necessità che la politica comune della pesca riconosca le caratteristiche specifiche della pesca artigianale e costiera e analizzi la misura in cui gli strumenti esistenti sono consoni alle esigenze del settore, in modo da adeguarli di conseguenza;

79.    invita a far sì che il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca sostenga la pesca artigianale per rispondere pienamente ai problemi specifici del settore e favorisca la gestione di prossimità, la pesca sostenibile e lo sviluppo di comunità costiere;

80.    si rammarica che la politica comune della pesca approvata e l'organizzazione comune dei mercati siano nettamente al di sotto delle reali esigenze del settore della pesca e auspica che la revisione dei relativi regolamenti possa avvenire quanto prima;

81.    critica i tagli drastici ed eccessivi al totale ammissibile di catture (TAC), che hanno conseguenze negative sul settore, sui mezzi di sussistenza e sulle comunità rurali, e chiede alla Commissione di fare il possibile per evitare che ciò si ripeta in futuro;

Politiche agricole

82.    ritiene che l'agricoltura sia uno dei settori che può mantenere una certa creazione di valore nonostante gli effetti della crisi; osserva, tuttavia, che vi è una carenza di agricoltori, in particolare giovani e donne; invita l'UE a intraprendere un'analisi approfondita dei fattori alla base di tale problema al fine di attuare misure significative per contrastarlo; si rammarica che tale fenomeno metta a rischio il patrimonio agricolo e rurale di importanza mondiale, mentre grandi aziende agro-industriali si espandono imponendo il loro modello di sistema alimentare mondiale con effetti ambientali distruttivi; sottolinea che non devono essere le grandi aziende bensì gli agricoltori al centro delle politiche agricole e alimentari dell'Unione, onde incentivare realmente la crescita e l'occupazione in tutte le regioni dell'UE; si rammarica che le attuali politiche stiano portando alla scomparsa delle aziende agricole tradizionali a conduzione familiare in tutta l'Unione e, di conseguenza, al declino delle attività economiche e sociali nelle zone rurali;

83.    sottolinea che l'UE deve adoperarsi a favore di un'equa distribuzione del diritto a coltivare tra i produttori nonché sviluppare strumenti pubblici che adattino la domanda e l'offerta per mantenere stabili il reddito degli agricoltori e i livelli di produzione, onde tutelare gli agricoltori dalla volatilità dei prezzi; invita pertanto ad effettuare una revisione intermedia che sia solida ed efficace nel trovare soluzioni sostenibili alle questioni relative alla politica agricola comune;

84.    sottolinea la necessità che l'UE accordi priorità alla protezione del suo territorio agricolo e all'accesso allo stesso, e impedisca l'appropriazione dei terreni, questione cruciale di portata mondiale, difendendo gli agricoltori, i terreni e l'ambiente;

85.    sottolinea che, al fine di proteggere i terreni agricoli a lungo termine, sono necessarie efficaci strategie di mitigazione e di prevenzione dei cambiamenti climatici in tutta Europa, per decarbonizzare il settore agricolo e tutelare nel contempo la produttività delle aziende agricole europee;

86.    invita l'Unione a vietare l'autorizzazione, la coltivazione e la commercializzazione di OGM e ad assumere un serio impegno nei confronti dell'agricoltura biologica europea, l'unico settore che ha registrato una crescita negli ultimi decenni;

87.    chiede alla Commissione di ritirare le sue proposte in materia di clonazione e presentarne di nuove che rispecchino la posizione del Parlamento europeo, consentendo altresì l'applicazione della procedura legislativa ordinaria; contesta la scelta della procedura di approvazione per quanto riguarda la direttiva relativa all'immissione sul mercato di prodotti alimentari ottenuti da cloni animali, poiché impedirebbe al Parlamento di esercitare il suo diritto di modificare la proposta;

88.    invita l'Unione europea a vietare qualsiasi forma di brevetto di semi, onde proteggere gli agricoltori dalla concorrenza sleale ed evitare inutili oneri burocratici, nonché tutelare la biodiversità e le varietà locali e il nostro patrimonio genetico e culturale;

89.    si rammarica per la mancanza di conformità alle norme in materia di benessere degli animali riscontrata nell'allevamento di bestiame europeo ed esorta la Commissione a garantire che la legislazione in vigore sia adeguatamente applicata in tutti gli Stati membri, tenendo conto dei costi della conformità per gli agricoltori, in particolare le aziende agricole di piccole dimensioni senza economie di scala; invita inoltre la Commissione a migliorare le disposizioni in materia di benessere degli animali contenute nell'attuale legislazione dell'UE sull'agricoltura biologica e a sopprimere qualsiasi eccezione alle norme sul benessere degli animali, ad esempio per quanto concerne il ricorso a razze inadeguate, all'impastoiamento del bestiame e alla castrazione non necessaria;

90.    si compiace della recente iniziativa intrapresa da Paesi Bassi, Germania e Danimarca volta a limitare a otto ore la durata massima del trasporto di animali vivi; chiede alla Commissione di procedere con urgenza alla revisione del regolamento (CE) n. 1/2005 del Consiglio, del 22 dicembre 2004, sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate, e di ridurre quindi la durata massima per il trasporto di animali vivi;

91.    invita la Commissione a pubblicare la relazione intitolata "Realizzazione di un sistema alimentare europeo sostenibile", già approvata da tre ex commissari, e a presentare un piano d'azione che tenga conto delle conclusioni di tale relazione; auspica, a tale proposito, l'abbandono dell'allevamento intensivo di bestiame, a favore di una forma di produzione proteica di origine vegetale, equa e sostenibile nel settore agricolo europeo, e che la Commissione sostenga e promuova i mercati locali e il consumo di prodotti locali, stagionali e biologici; chiede inoltre che il settore orticolo ecologico di tutti gli Stati membri sia oggetto di revisione e stimoli, onde garantire una distanza minima tra luoghi di produzione e di consumo di alimenti nutrienti;

92.    chiede che sia aperto il dibattito sullo sviluppo di una nuova politica agricola e alimentare dell'UE che tuteli gli interessi dell'intera società; chiede, in tale contesto, che sia lanciata una consultazione pubblica sulla sovranità alimentare e sul consumo responsabile;

93.    critica fortemente l'esistenza di qualsiasi genere di restituzioni all'esportazione nel settore agricolo; invita alla loro immediata abolizione;

Politica di sviluppo

94.    esorta la Commissione a mettere a punto una strategia globale e un piano d'azione contenenti forti raccomandazioni al fine di contrastare i flussi illeciti di capitali e l'evasione ed elusione fiscali nonché migliorare la cooperazione in materia fiscale e la trasparenza finanziaria, onde impedire l'elusione e l'evasione fiscali transfrontaliere da parte delle società multinazionali, e rafforzare la mobilitazione delle risorse interne quale affidabile fonte di finanziamento dello sviluppo per i paesi in via di sviluppo;

95.    invita la Commissione a sostenere, mediante una comunicazione che definisca la base per un'azione concertata dell'UE, l'attuale processo di elaborazione, sotto l'egida delle Nazioni Unite, di uno strumento giuridicamente vincolante sulle società transnazionali, e a provvedere all'istituzione di mezzi di ricorso efficaci per le vittime nei casi in cui la giurisdizione nazionale sia palesemente incapace di perseguire le società multinazionali in modo efficace;

96.    invita la Commissione, in collaborazione con UN Women, a porre fortemente l'accento sulla parità tra uomini e donne e sull'emancipazione femminile in tutte le sue proposte, riconoscendo che la parità tra uomini e donne costituisce un elemento essenziale del processo di riduzione della povertà e dello sviluppo sostenibile;

97.    chiede che gli ambiti strategici che hanno effetti sullo sviluppo, inclusi il commercio, la migrazione, l'energia, l'ambiente e i cambiamenti climatici, nonché la politica agricola e della pesca, siano conformi al principio della coerenza delle politiche per lo sviluppo e siano allineati agli obiettivi di sviluppo;

98.    sottolinea che l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) rimane uno strumento fondamentale per il finanziamento dello sviluppo; esorta l'Unione e i suoi Stati membri a impegnarsi nuovamente, senza ritardi, a favore dell'obiettivo dello 0,7 % del RNL per l'APS, mediante la presentazione di calendari di bilancio pluriennali per la progressione fino a raggiungere tali quote entro il 2020 e la definizione di un calendario preciso per il mantenimento degli impegni in materia di efficacia dello sviluppo, compresi gli impegni per lo svincolo degli aiuti, incrementando nel contempo la titolarità dei paesi partner, l'allineamento alle strategie di sviluppo dei paesi partner, la responsabilità reciproca e l'armonizzazione dei donatori, riducendo la frammentazione degli aiuti attraverso un maggiore coordinamento tra i diversi meccanismi di aiuto e donatori;

99.    chiede un approccio basato sulle esigenze umane in relazione alla sostenibilità del debito attraverso una serie di norme vincolanti per definire pratiche responsabili di assunzione e concessione di prestiti, audit del debito e un meccanismo equo di rinegoziazione del debito, che dovrebbe valutare la legittimità e sostenibilità degli oneri debitori dei paesi e una possibile cancellazione dei debiti insostenibili e ingiusti; incoraggia l'UE a partecipare in modo costruttivo ai negoziati delle Nazioni Unite finalizzati all'istituzione di un quadro giuridico multilaterale per le procedure di ristrutturazione del debito sovrano allo scopo di alleviare l'onere del debito; esorta inoltre l'Unione a insistere perché siano attuati i principi dell'UNCTAD riguardanti la responsabilità, sia dei debitori che dei creditori, nel contesto delle transazioni relative al debito sovrano;

100.  ribadisce che i pagamenti a titolo dello strumento di cooperazione allo sviluppo e del Fondo europeo di sviluppo non possono essere utilizzati per programmi militari e di sicurezza, la cooperazione politica e la riforma dell'esercito; sottolinea che tutte le azioni umanitarie devono avere carattere puramente civile;

Diritti delle donne e uguaglianza di genere

101.  chiede alla Commissione e al Consiglio di presentare una proposta per una strategia globale dell'UE in materia di violenza contro le donne, che comprenda disposizioni sulle norme minime da applicare in materia; è del parere che non debba esserci un piano d'azione distinto per quanto riguarda, ad esempio, la mutilazione genitale femminile, la violenza domestica o sessuale, ma che tutte le diverse forme di violenza contro le donne debbano essere incluse nel quadro di una strategia efficace e globale, fondata su una prospettiva di uguaglianza di genere, che comprenda anche l'adesione dell'UE alla convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e le violenze domestiche, firmata nel 2011; invita la Commissione, in tale contesto, a proclamare il 2016 Anno europeo per la cessazione della violenza contro le donne e a stanziare notevoli risorse a favore delle azioni di sensibilizzazione e di sostegno a tutti i livelli, sostenendo in modo particolare le ONG di difesa dei diritti delle donne; chiede alla Commissione di adottare e attuare la strategia dell'UE per la parità tra donne e uomini 2010-2015;

102.  deplora l'intenzione della Commissione di ritirare la direttiva sul congedo di maternità nel quadro del programma "REFIT"; chiede un'iniziativa legislativa mirata a rivedere la direttiva 92/85/CEE del Consiglio, che offra lo stesso livello di protezione approvato nella risoluzione del Parlamento del 2008, quale azione immediata volta a migliorare la salute e la sicurezza delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento; chiede che siano compiuti progressi per quanto riguarda le disposizioni a livello di Unione in materia di congedo parentale, comprese le disposizioni specifiche per il congedo di paternità;

103.  esorta la Commissione a sottoporre ad audit il proprio programma di aiuti allo sviluppo onde garantire che i finanziamenti dell'Unione non siano soggetti alle restrizioni imposte da altri partner donatori per quanto riguarda le cure mediche necessarie, ivi compreso l'accesso all'aborto sicuro per le donne e le ragazze vittime di stupro nei conflitti armati, in conformità dell'articolo 3 comune delle convenzioni di Ginevra che garantisce tutta l'assistenza medica richiesta dai feriti e dai malati; invita altresì la Commissione a garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti associati e ad includerlo in tutti gli ambiti politici correlati sia all'interno dell'Unione che al suo esterno;

104.  invita la Commissione a porre l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne al centro delle proprie politiche di sviluppo; è convinto che l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze siano essenziali ai fini del raggiungimento degli obiettivi internazionali di sviluppo; chiede una politica di sviluppo dell'Unione femminista, anti-militarista e orientata alla pace;

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105.  invita la Commissione a rivedere il suo programma di lavoro in linea con la risoluzione del Parlamento, tenendo conto anche delle posizioni specifiche per settore di cui alla parte 2 della presente risoluzione;

106.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.