PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul Burundi
1.7.2015 - (2015/2723(RSP))
presentata a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Maria Heubuch, Judith Sargentini, Heidi Hautala, Barbara Lochbihler, Igor Šoltes, Davor Škrlec a nome del gruppo Verts/ALE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0657/2015
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Burundi,
– viste le conclusioni del Consiglio del 22 giugno 2015 sul Burundi,
– vista la dichiarazione resa il 17 giugno 2015 dai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE sulla situazione in Burundi,
– vista la dichiarazione del portavoce del vicepresidente/alto rappresentante del 29 giugno 2015 sul Burundi,
– vista la dichiarazione del vertice dell'Unione africana del 13 giugno 2015 sul Burundi,
– vista la dichiarazione del vertice della Comunità dell'Africa orientale del 31 maggio 2015 sul Burundi,
– visto l'accordo di Cotonou del 23 giugno 2000, come riveduto,
– visto l'accordo di pace e riconciliazione di Arusha del 28 agosto 2000,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli,
– vista la Carta africana per la democrazia, le elezioni e la governance (ACDEG),
– vista la tabella di marcia per il Burundi del marzo 2013,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il Burundi è caratterizzato da una storia recente di guerra civile, violenza politica diffusa, sottosviluppo e povertà;
B. considerando che l'accordo di pace e riconciliazione di Arusha del 2000 ha avviato un processo di riconciliazione nazionale e ha portato a un periodo di relativa stabilità, nonostante alcuni momenti di violenza politica diffusa;
C. considerando che il presidente Pierre Nkurunziza è candidato al terzo mandato presidenziale e che ciò è ampiamente considerato contrario all'accordo di Arusha e alla costituzione burundese;
D. considerando che l'annuncio della sua candidatura e il periodo precedente alle elezioni sono stati accompagnati da gravi oppressioni nei confronti dell'opposizione del Burundi, degli attivisti dei diritti umani, degli attori della società civile e dei mezzi di comunicazione, fra cui l'uccisione del leader dell'opposizione Zedi Feruzi;
E. considerando che le elezioni politiche e locali si sono svolte in Burundi il 29 giugno 2015 e che le elezioni presidenziali sono previste per il 15 luglio del 2015, e che entrambe sono state o verranno boicottate dall'opposizione;
F. considerando che i seggi elettorali hanno subito attacchi in giugno, dimostrando l'instabilità della situazione in cui si sono svolte le elezioni;
G. considerando che gli scontri tra le forze di polizia e gli attivisti dell'opposizione hanno causato almeno 27 morti dal 26 aprile 2015;
H. considerando che gruppi di giovani armati collegati al partito di potere terrorizzano e minacciano in modo sistematico i presunti sostenitori dell'opposizione o le persone ritenute critiche nei confronti del governo;
I. considerando che circa un migliaio di manifestanti sono stati arrestati e non sono ancora stati rilasciati dal carcere o da altri centri di detenzione;
J. considerando che circa 100 000 burundesi sono scappati nei paesi confinanti;
K. considerando che la regione dei Grandi Laghi è stata tormentata dall'instabilità politica e dai conflitti armati per oltre vent'anni e che vi è un rischio considerevole che i conflitti interni si estendano ai paesi confinanti;
L. considerando che molte voci critiche sono in esilio, fra cui il vicepresidente Gervais Rufyikiri, il presidente del parlamento burundese Pie Ntavyohanyuma, il vicepresidente della corte costituzionale Sylvere Nimpagaritse e Maggy Barnkitse, fondatrice di Maison Shalom, la principale ONG del Burundi, tutti vittime di minacce dopo essersi espressi contro il terzo mandato di Nkurunziza;
M. considerando che i media governativi hanno adottato l'incitamento all'odio etnico in una regione ancora segnata dal genocidio perpetrato in Ruanda nel 1994;
N. considerando che le Nazioni Unite, l'Unione africana (UA) e la Comunità dell'Africa orientale (EAC) hanno chiesto il rinvio delle elezioni, a fronte dell'attuale situazione di instabilità e dell'impossibilità per le forze dell'opposizione di condurre la campagna elettorale liberamente;
O. considerando che l'Unione europea ha ritirato la propria missione di osservazione elettorale dal Burundi e che la Comunità dell'Africa orientale e l'Unione africana si sono astenute dall'inviare le proprie missioni;
P. considerando che l'Unione Africana aveva dichiarato la propria disponibilità a inviare osservatori dei diritti umani ed esperti militari in Burundi, per poi vederne negato l'accesso dalle autorità burundesi;
Q. considerando che 432 milioni di euro del Fondo europeo di sviluppo sono destinati al Burundi per il periodo 2014-2020;
1. è estremamente preoccupato per la situazione in Burundi, che rischia ancora una volta di sfociare nella guerra civile e di causare ulteriore destabilizzazione nella già stremata regione dei Grandi Laghi;
2. ritiene che le elezioni che hanno avuto luogo il 29 giugno 2015 non si siano svolte in modo libero ed equo, che le autorità burundesi abbiano sistematicamente ostacolato la campagna delle forze dell'opposizione impedendo lo svolgimento di manifestazioni pubbliche, minacciando i politici dell'opposizione e gli attori della società civile, costringendo così molti di loro all'esilio, e che le autorità burundesi, guidate dal presidente Nkurunziza, abbiano palesemente e ripetutamente violato la costituzione del paese durante l'organizzazione delle elezioni;
3. ritiene che la candidatura del presidente Nkurunziza al terzo mandato presidenziale sia in palese violazione dell'accordo di Arusha, secondo il quale il presidente "viene eletto per un periodo di cinque anni rinnovabile una sola volta. Nessuno può esercitare l'incarico di presidente per più di due mandati";
4. condanna le gravi oppressioni nei confronti delle forze dell'opposizione in Burundi, il terrore disseminato dalla Imbonerakure, la milizia giovanile del partito al potere, e le restrizioni imposte ai media;
5. esorta le autorità del Burundi a garantire che questi fatti siano sottoposti ad approfondita indagine e che i responsabili siano assicurati alla giustizia;
6. chiede il disarmo immediato della milizia Imbonerakure;
7. ritiene che il presidente Pierre Nkurunziza sia il principale responsabile del grave deterioramento della situazione politica in Burundi e lo invita ad avviare immediatamente un serio dialogo con le forze dell'opposizione in Burundi, al fine di trovare una soluzione all'attuale crisi; tale soluzione deve basarsi sull'accordo di pace e riconciliazione di Arusha;
8. chiede al presidente Nkurunziza e alle autorità burundesi di rinviare immediatamente le elezioni presidenziali;
9. ricorda gli obblighi del Burundi ai sensi dell'accordo di Cotonou in materia di rispetto dei diritti dell'uomo, dei valori democratici e dello Stato di diritto; ricorda che tali diritti sono sanciti anche dalla costituzione burundese;
10. esorta le autorità burundesi a rispettare e a tutelare i diritti fondamentali di tutti i cittadini del Burundi, inclusa la libertà di parola e di riunione dei sostenitori dell'opposizione, nonché a liberalizzare senza indugio i mezzi di comunicazione, a consentire ai leader dell'opposizione in esilio di fare ritorno nel paese, a liberare incondizionatamente tutti i prigionieri politici e a porre fine ai comportamenti vessatori nei confronti delle organizzazioni della società civile;
11. chiede alle autorità burundesi di concedere agli osservatori dei diritti umani ed esperti militari designati dall'Unione africana l'accesso immediato al paese, nonché di astenersi da qualsiasi azione volta a ostacolarne le attività;
12. accoglie con favore l'annuncio del SEAE del 29 giugno 2015 che minaccia l'attuazione di misure nei confronti delle autorità burundesi ai sensi dell'articolo 96 dell'accordo di Cotonou e invita il SEAE e il Consiglio a dare rapidamente corso alla decisione e alla rispettiva attuazione;
13. chiede che tali misure includano azioni restrittive mirate, quali il divieto di viaggiare e il congelamento dei beni nei confronti delle persone le cui azioni possano aver provocato, o potrebbero provocare, atti di violenza, repressione e gravi violazioni dei diritti umani e/o potrebbero ostacolare gli sforzi per il raggiungimento di una soluzione politica all'interno del quadro proposto dall'Unione africana e dalla Comunità dell'Africa orientale;
14. invita l'Unione europea, la Comunità dell'Africa orientale e l'Unione africana a non riconoscere la legittimità del governo che emergerà da un processo elettorale scorretto;
15. accoglie con favore e sostiene l'attività di mediazione svolta dalle Nazioni Unite, dall'Unione africana e dalla Comunità dell'Africa orientale;
16. esprime forte preoccupazione per il continuo esodo di rifugiati nei paesi confinanti, ribadisce il suo sostegno alle organizzazioni umanitarie presenti nella regione che si stanno occupando delle esigenze immediate dei rifugiati e si congratula con le autorità dei paesi ospitanti per l'atteggiamento aperto e accogliente nei confronti di coloro che cercano rifugio all'interno dei loro confini;
17. è fortemente preoccupato per il riemergere dell'incitamento all'odio da parte di alcuni mezzi di comunicazione vicini al governo e ritiene il presidente Nkurunziza responsabile di ciò e delle possibili conseguenze; invita il procuratore della Corte penale internazionale a monitorare attentamente i suddetti mezzi di comunicazione per l'incitamento all'odio etnico, così come i discorsi dei leader politici;
18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, ai governi degli Stati membri dell'Unione europea, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nonché all'Unione africana e ai governi della regione dei Grandi Laghi e del Sud Africa.