PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Burundi
1.7.2015 - (2015/2723(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Marie-Christine Vergiat, Malin Bjork, Pablo Iglesias, Lola Sánchez Caldentey, Sabine Lösing, Paloma Lopez Bermejo, Merja Kyllönen a nome del gruppo GUE/NGL
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0657/2015
Il Parlamento europeo,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– visti gli accordi di Cotonou e la clausola relativa alla democrazia e ai diritti dell'uomo,
– visti i resoconti di missione e gli assi prioritari di azione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) in Burundi, segnatamente per quanto riguarda la lotta contro la fame e la malnutrizione,
– visti gli accordi di Arusha del 28 agosto 2000, in particolare l'articolo 7, punto 3,
– viste le diverse dichiarazioni dei rappresentanti delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo nel Burundi in vista delle elezioni presidenziali, previste nel 2015,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'argomento, in particolare quelle del 18 settembre 2014 e dell'11 febbraio 2015 sulla situazione in Burundi,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il Burundi ha perso due posizioni nell'indice di sviluppo umano (UNDP) passando dal 178º posto nel 2013 al 180º nel 2014; che quattro persone su cinque vivono con meno di 1,25 dollari americani e il 66,9 % della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; che il reddito nazionale lordo pro capite nel 2013 era di 280 USD, ovvero il più basso del mondo dopo il Malawi;
B. considerando che almeno un burundese su due è in stato di malnutrizione cronica e che quasi i due terzi, ovvero il 58 % di tutti i bambini di età inferiore ai cinque anni, soffrono di malnutrizione cronica; che il paese registra il tasso di fame più elevato dei 120 paesi in cui l'indice della fame nel mondo è stato calcolato nel 2012;
C. considerando che il Burundi è ancora segnato dalla guerra civile che ha avuto luogo tra il 1993 e il 2005 e che ha provocato 300 000 morti; che, successivamente, progressi sono stati fatti dalla fine della guerra, in particolare nei settori dell'istruzione e della sanità, ma che la situazione è nuovamente tesa dal 2010;
D. considerando che la situazione politica nel periodo 2013-2015 è stata influenzata dalle elezioni legislative che si terranno nel luglio e nell'agosto 2015;
E. considerando che le tensioni politiche in Burundi sono aumentate da quando il presidente Nkurunziza fatto pressione per candidarsi a un terzo mandato presidenziale; che, già nel 2010, la quasi totalità dell'opposizione ha boicottato le elezioni presidenziali e legislative permettendo una netta vittoria del partito al potere CNDD-FDD; che l'opposizione dichiara di voler di nuovo boicottare le elezioni alla luce della situazione attuale;
F. considerando che, nonostante le pressioni a livello nazionale e internazionale, il 25 aprile, Pierre Nkurunziza è stato formalmente investito dal CNDD-FDD a candidarsi a un terzo mandato e ha presentato la propria candidatura l'8 maggio;
G. considerando che, da allora, le manifestazioni dell'opposizione e del potere si intensificano sempre più e che sono degenerate in disordini in data 26, 27 e 28 aprile; che è stato schierato l'esercito; che dal mese di aprile, alle radio è stato vietato di coprire le manifestazioni quindi sono state chiuse; che, da allora le mobilitazioni continuano;
H. considerando che dall'inizio delle mobilitazioni, circa 78 persone sono rimaste uccise, più di 500 sono state ferite, 800 sono state arrestate e più di 100 000 hanno dovuto abbandonare il paese;
I. considerando che la violenza è aggravata dalle azioni delle milizie legate al potere; che molte ONG e difensori dei diritti dell'uomo denunciano l'infiltrazione delle forze di polizia e dell'esercito dalle milizie del CNDD FDD; che numerose segnalazioni fanno parte della collusione di tali milizie con la milizia hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (FDLR); che le milizie e i servizi segreti sono coinvolti da anni nelle esecuzioni extragiudiziali;
J. considerando che la situazione attuale potrebbe rinfocolare la guerra civile, in quanto il fatto che Pierre Nkurunziza aspiri a un terzo mandato costituisce una violazione degli accordi di Arusha, il cui articolo 7, paragrafo 3, prevede che il Presidente della Repubblica «è eletto per un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta» e che "[n]essuno può esercitare più di due mandati presidenziali"; che la repressione nei confronti dei partiti di opposizione aumenta e rende impossibile qualsiasi campagna elettorale;
K. considerando le condanne della comunità internazionale nel suo insieme per l'atteggiamento dell'amministrazione e la sospensione delle missioni elettorali previste dall'Unione africana (UA) e l'Unione europea nel paese;
L. considerando che le elezioni legislative e comunali hanno avuto luogo lunedì 29 giugno in un clima di alta tensione e con il boicottaggio dell'opposizione;
1. esprime profonda preoccupazione per la situazione in Burundi in vista delle prossime scadenze elettorali e sottolinea che tale situazione può avere conseguenze drammatiche per l'intera regione;
2. chiede la liberazione immediata e incondizionata di tutte le persone che sono state arrestate nell'ambito dell'esercizio dei loro diritti democratici;
3. appoggia la richiesta del relatore speciale sui difensori dei diritti umani in Africa, la sig.ra Reine Alapini-Gansou, quanto all'apertura di un'inchiesta sulle accuse riguardanti «l'esistenza di centri di addestramento di giovani burundesi nell'est della Repubblica democratica del Congo» e chiede che l'indagine si svolga sotto l'egida dell'ONU e dell'UA; chiede inoltre che si indaghi sulle presunte esecuzioni extragiudiziali segnalate ormai da anni dalle ONG nazionali e internazionali;
4. chiede inoltre che sia fatta luce sull'integrazione delle milizie del CNDD-FDD nelle forze armate e di polizia, e sulle accuse di collusione tra queste ultime e la FDLR ruandese;
5. esorta il governo del Burundi a porre fine alla violenza, ad avviare un autentico dialogo politico sulle questioni nazionali e ad abrogare le leggi che limitano la libertà di espressione e di riunione al fine di garantire un clima propizio all'espressione della democrazia; sottolinea in questo contesto l'importanza fondamentale di autorizzare la riapertura delle stazioni radio chiuse e distrutte nel aprile 2015 per consentire a tutti l'accesso all'informazione;
6. appoggia la richiesta di un'immediata ripresa del dialogo formulata dall'UA, l'ONU, la Comunità dell'Africa orientale (EAC) e la conferenza internazionale sui Grandi Laghi (ICGLR); sostiene le risoluzioni del Consiglio di pace e sicurezza dell'Unione africana nel Burundi chiedendo che la data delle elezioni sia fissata mediante un accordo tra le parti e che le milizie siano disarmate al più presto;
7. sottolinea l'illegittimità delle elezioni che hanno avuto luogo lunedì; sostiene la richiesta di annullamento di tali elezioni; ritiene che le condizioni non sono soddisfatte per la tenuta delle elezioni presidenziali e insiste sulla necessità di un loro rinvio fino alla fine delle tensioni e al ripristino dello Stato di diritto nel paese;
8. ritiene che l'attuale crisi non possa essere risolta solo attraverso il dialogo politico a livello nazionale e regionale e non debba in alcun caso servire da pretesto ad un nuovo intervento militare nella regione;
9. è profondamente preoccupato per la situazione economica e sociale di tutta la popolazione del Burundi, in particolare dei profughi e degli sfollati, il cui numero continuerà ad aumentare per via dei problemi di sicurezza interna nel paese e delle tensioni nei paesi vicini;
10. esprime particolare preoccupazione per la discriminazione e la criminalizzazione dell'omosessualità in Burundi; ribadisce il fatto che l'orientamento sessuale e l'identità di genere sono questioni che rientrano nella sfera del diritto individuale alla privacy, che è garantito dal diritto internazionale relativo ai diritti umani, secondo cui l'uguaglianza e la non discriminazione devono essere protetti, mentre la libertà di espressione deve essere salvaguardata; chiede pertanto all'Assemblea e al governo del Burundi di abrogare gli articoli del codice penale che recano pregiudizio alle persone LGBTI;
11. chiede all'Unione europea e agli Stati membri di sbloccare i fondi necessari per affrontare la situazione umanitaria in questa parte del mondo e cooperare con gli organismi delle Nazioni Unite, in particolare sulla situazione di malnutrizione cronica;
12. ritiene che i problemi del Burundi potranno essere risolti nel paese, solo garantendo pari diritti a tutti i cittadini e risolvendo i problemi del controllo dei terreni agricoli fertili, della disoccupazione e della povertà, combattendo la corruzione, la povertà, le disuguaglianze sociali e la discriminazione e promuovendo le riforme sociali, politiche ed economiche al fine di creare uno Stato libero, democratico e stabile;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo del Burundi, alle istituzioni dell'Unione africana e della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e al Parlamento panafricano.