PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione nello Yemen
6.7.2015 - (2015/2760(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Marietje Schaake, Nedzhmi Ali, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Gérard Deprez, Marielle de Sarnez, Martina Dlabajová, José Inácio Faria, Antanas Guoga, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Alexander Graf Lambsdorff, Louis Michel, Urmas Paet, Maite Pagazaurtundúa Ruiz, Jozo Radoš, Frédérique Ries, Hannu Takkula, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Ivo Vajgl, Johannes Cornelis van Baalen a nome del gruppo ALDE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0680/2015
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sullo Yemen,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, sullo Yemen, in particolare quella del 9 giugno 2015 sulla possibile riapertura dei colloqui sullo Yemen guidati dalle Nazioni Unite a Ginevra in data 14 giugno, e la dichiarazione congiunta rilasciata l'11 maggio 2015 dal VP/AR e dal Commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides, sulla tregua proposta nello Yemen,
– viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" sullo Yemen, in particolare quelle del 20 aprile 2015,
– viste le conclusioni del Consiglio europeo dell'8 giugno 2015 dal titolo "Yemen: l'UE attua le sanzioni delle Nazioni Unite nei confronti del leader degli Houthi e del figlio dell'ex presidente Saleh",
– visto il comunicato stampa del 2 giugno 2015 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nello Yemen,
– visti l'accordo di pace e di partenariato nazionale del 21 settembre 2014, le conclusioni della conferenza sul dialogo nazionale del 25 gennaio 2014 e l'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo del 21 novembre 2011,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2051 (2012), 2201 (2015), 2204 (2015) e 2216 (2015) sullo Yemen,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il recente inasprimento della violenza nello Yemen, l'intervento militare a guida saudita, compreso l'utilizzo di bombe a grappolo, e le attuali sfide politiche, di sicurezza, economiche e umanitarie cui è confrontata la popolazione in tutto il paese hanno serie conseguenze per la regione e rappresentano una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali; che la popolazione civile yemenita, che è già esposta a condizioni di vita terribili, è la principale vittima dell'attuale escalation militare;
B. considerando che l'impatto umanitario sulla popolazione civile esercitato dagli scontri in corso tra le diverse milizie, dai bombardamenti e dall'interruzione della fornitura dei servizi essenziali sta raggiungendo proporzioni allarmanti;
C. considerando che il conflitto principale nello Yemen vede opposti i sostenitori del Presidente deposto, Abd-Rabbu Mansour Hadi, e gli alleati dei ribelli zaidi sciiti, noti come Houthi; che il Presidente Hadi e gli Houthi sono contrapposti ad Al-Qaeda nella Penisola araba (AQAP), che ha lanciato numerosi attacchi mortali dalle sue roccaforti a sud e sud-est; che lo Yemen è considerato la base di un conflitto più ampio che assume le caratteristiche di una guerra "per procura" tra gli Stati musulmani sunniti, come l'Arabia Saudita, e l'Iran sciita; che il 25 marzo 2015 il Presidente Hadi è fuggito in Arabia Saudita; che il braccio di Al-Qaeda nello Yemen sta traendo vantaggio dal conflitto;
D. considerando che, dal 26 marzo 2015, una coalizione a guida saudita che comprende Barhein, Egitto, Giordania, Kuwait, Marocco, Quatar, Sudan ed Emirati arabi uniti sta portando avanti un intervento militare nel paese, con attacchi aerei contro obiettivi Houthi, e in tal modo sta sostenendo il governo yemenita riconosciuto a livello internazionale nella lotta contro i ribelli Houthi appoggiati dall'Iran; che secondo alcune segnalazioni tale coalizione starebbe utilizzando nello Yemen bombe a grappolo, vietate a livello internazionale, e che attualmente è in corso un'indagine in merito condotta dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani;
E. considerando che, secondo le Nazioni Unite, dall'inizio dei bombardamenti condotti dai sauditi sarebbero rimaste uccise quasi 5 000 persone e vi sarebbero circa 10 000 feriti, che molti di essi sono civili e che tra le vittime si contano centinaia di donne e bambini;
F. considerando che il 1° luglio 2015 le Nazioni Unite hanno dichiarato nello Yemen un'emergenza di livello 3, che corrisponde al livello più elevato; che, nell'ambito del piano di emergenza, le Nazioni Unite cercheranno di raggiungere 11,7 milioni di persone che versano in condizioni di maggior bisogno; che il sistema sanitario sembra essere prossimo al tracollo, costretto alla chiusura di almeno 160 strutture sanitarie, a causa dell'insicurezza e della mancanza di carburante e di approvvigionamenti;
G. considerando che le organizzazioni umanitarie hanno trasferito la maggior parte del personale internazionale al di fuori dello Yemen a causa del deterioramento della situazione della sicurezza nel paese; che il blocco aereo e navale sta limitando le importazioni di carburante e di prodotti alimentari come pure gli aiuti umanitari; che negare arbitrariamente l'accesso umanitario e privare i civili di quanto indispensabile per la loro sopravvivenza costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario;
H. considerando che lo Yemen è uno dei paesi più poveri nel Medio Oriente, caratterizzato da un elevato tasso di disoccupazione, analfabetismo e dall'assenza dei servizi di base; che attualmente 20 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria, compresi circa 9,4 milioni di bambini yemeniti, oltre 250 000 profughi e 335 000 sfollati interni;
I. considerando che, stando alle organizzazioni internazionali, il gruppo armato Houthi ha intensificato le proprie attività di reclutamento, formazione e impiego dei bambini nello Yemen, violando in tal modo il diritto internazionale; che, secondo l'UNICEF, i bambini costituiscono circa un terzo di tutti i combattenti nello Yemen e che almeno 140 sono stati reclutati nel solo periodo compreso tra il 26 marzo e il 24 aprile 2015; che è stato confermato che nel 2014 sono stati reclutati e impiegati all'interno dei gruppi armati 156 bambini; che nel 2015 il numero è già raddoppiato; che, secondo l'UNICEF, al 16 giugno 2015 il numero di bambini uccisi era quattro volte superiore a quello dei bambini uccisi nel 2014;
J. considerando che la città vecchia di Sana'a, un sito che è patrimonio mondiale nonché il simbolo di una conoscenza storica millenaria, e l'antica città di Ma'rib sono state bombardate e quest'ultima è stata completamente distrutta in un attacco aereo; che tale devastazione ha avuto luogo solo una settimana dopo la distruzione del Museo nazionale di Dhamar, in cui erano conservati circa 12 500 artefatti che testimoniavano il ricco patrimonio culturale della regione circostante; che molti altri siti storici subiscono gli effetti collaterali del conflitto armato nello Yemen; che gli atti di distruzione del patrimonio archeologico e culturale sono stati considerati, in determinate circostanze, crimini contro l'umanità e "pulizia culturale" e costituiscono un crimine di guerra in virtù dello statuto di Roma della Corte penale internazionale;
K. considerando che l'attacco aereo condotto il 30 marzo 2015 dalla coalizione a guida saudita contro il campo di Al-Marzaq nel governatorato di Hajjah, che ospitava principalmente persone sfollate, ha causato la morte di almeno 40 persone e 29 sono morte prima di poter ricevere assistenza medica, che tra di esse figuravano donne e bambini e che almeno 200 persone sono rimaste ferite;
L. considerando che diverse moschee sono state colpite nell'ambito di una serie di attacchi dinamitardi perpetrati dall'ISIS/Da'ish il 17 giugno 2015 nella capitale yemenita, Sana'a, causando decine di vittime; che gli attentati con autobomba hanno causato la morte o il ferimento di almeno 50 persone nelle vicinanze delle moschee e hanno colpito il quartier generale del gruppo Houthi dominante dello Yemen a Sana'a; che si tratta del più grave attacco di questo genere nello Yemen dopo gli attentati suicidi del 20 marzo 2015, anch'essi rivendicati dall'ISIS/Da'ish, in cui circa 137 fedeli erano rimasti uccisi e centinaia erano stati feriti durante la preghiera del venerdì in due moschee di Sana'a;
M. considerando che il 15 giugno 2015, visti i colloqui di pace delle Nazioni Unite, il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha chiesto una nuova tregua umanitaria di almeno due settimane durante il Ramadan, in modo che fosse fornita assistenza primaria agli yemeniti in difficoltà; che tuttavia non è stato raggiunto alcun accordo; che il 19 giugno 2015, durante i colloqui diplomatici moderati dall'inviato speciale delle Nazioni Unite Ismail Ould Cheikh Ahmed, le parti in conflitto dello Yemen non sono riuscite a giungere a un accordo per il cessate il fuoco;
N. considerando che il popolo yemenita ha diritto a istituzioni democratiche e unitarie che riflettano le sue legittime aspirazioni; che le cause profonde del conflitto nello Yemen riguardano il senso di abbandono, disuguaglianza e povertà che hanno esacerbato le profonde divisioni a livello tribale e regionale presenti nella società yemenita;
O. considerando che nel 2015 la direzione generale per gli Aiuti umanitari e la protezione civile (ECHO) della Commissione ha stanziato 25 milioni di EUR in aiuti alle comunità del paese colpite dalla grave malnutrizione, dal conflitto e dal trasferimento forzato; che nel 2014 i finanziamenti totali dell'Unione (pari alla somma degli aiuti forniti dagli Stati membri e dalla Commissione) a favore dell'assistenza umanitaria nello Yemen ammontavano a 100,8 milioni di EUR, di cui 33 milioni di EUR erogati dalla ECHO;
P. considerando che l'Unione europea ha imposto un embargo sulle armi e ulteriori sanzioni mirate nei confronti di un leader degli Houthi e del figlio dell'ex presidente Saleh, rispecchiando la decisione contenuta nella risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2216 (2015) del 14 aprile 2015; che altri due yemeniti sono stati raggiunti da un divieto di viaggio e dal congelamento dei beni in risposta alle loro azioni contro la pace e la stabilità nello Yemen;
Q. considerando che è necessaria una risposta proporzionata da parte della comunità internazionale alle azioni militari, allo scopo di alleviare le sofferenze dei civili accerchiati dal conflitto; che la giustizia e la riconciliazione saranno elementi necessari delle misure postbelliche e del processo di sviluppo di una governance inclusiva, rappresentativa e democratica; che la situazione umanitaria continuerà a deteriorarsi in assenza di una soluzione politica;
1. esprime preoccupazione per il conflitto in corso e il rapido deterioramento della situazione politica, della sicurezza e umanitaria nello Yemen, che stanno provocando un elevato numero di vittime, la distruzione di abitazioni e infrastrutture e il trasferimento forzato nel paese, con gravi rischi per la stabilità della regione, in particolare del Corno d'Africa, del Mar Rosso e del Medio Oriente in generale, e a livello di capacità di Al-Qaeda nella Penisola araba (AQAP) e dell'ISIS di trarre vantaggio dalla situazione nello Yemen; esprime profondo cordoglio per le vittime del conflitto yemenita e ribadisce il suo fermo impegno a continuare a sostenere la transizione nello Yemen e il popolo yemenita;
2. condanna con la massima fermezza la recente ondata di violenza e di attacchi terroristici ad opera degli Houthi e di altre cellule militari fedeli all'ex presidente Saleh, che inaspriscono e destabilizzano la già fragile situazione del paese; condanna gli attacchi contro ospedali e strutture mediche, in particolare quelli che godono di una protezione speciale, nonché l'assalto intenzionale ad abitazioni private, strutture scolastiche e infrastrutture di base e la loro distruzione; condanna il reclutamento e l'impiego dei bambini ad opera delle parti coinvolte nel conflitto;
3. esorta tutte le parti yemenite, soprattutto gli Houthi, a cessare senza indugio e senza condizioni le violenze, a rilasciare tutti i prigionieri politici e tutti coloro che si trovano agli arresti domiciliari o in detenzione arbitraria, nonché a porre fine al reclutamento e all'impiego dei bambini;
4. esorta tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani e ad agevolare la fornitura urgente di aiuti umanitari, nonché a permettere che gli operatori umanitari possano accedere rapidamente, in sicurezza e senza impedimenti alle persone che necessitano di assistenza umanitaria, compresa quella medica, in conformità dei principi di imparzialità, neutralità e indipendenza;
5. sostiene gli sforzi profusi dall'inviato speciale delle Nazioni Unite Ismail Ould Cheikh Ahmed e sollecita tutte le parti a raggiungere un accordo su un cessate il fuoco locale, che preveda il ritiro dei gruppi armati dalle città e ponga le basi per una tregua generale e duratura in tutto il paese;
6. deplora la mancanza di consenso sui colloqui di pace moderati dalle Nazioni Unite ed esorta tutti i soggetti interessati a creare le condizioni per una ripresa tempestiva, senza condizioni pregiudiziali e in buona fede delle consultazioni politiche inclusive con le Nazioni Unite; sottolinea che soltanto un ampio consenso politico conseguito attraverso negoziati inclusivi può assicurare una soluzione sostenibile, ripristinare la pace e preservare l'unità, la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dello Yemen;
7. pone l'accento sull'importanza della transizione yemenita attraverso la piena attuazione del quadro previsto dall'accordo di pace e di partenariato nazionale, compresi gli allegati sulla sicurezza, dalle conclusioni della conferenza sul dialogo nazionale, dall'iniziativa del Consiglio di cooperazione del Golfo e dal suo meccanismo di attuazione;
8. invita tutte le parti a garantire la protezione dei civili quale responsabilità principale e a salvaguardare il patrimonio culturale durante il conflitto, impedendo gli attacchi diretti contro le infrastrutture civili, in particolare quelle mediche e i sistemi idrici, e l'uso di edifici civili per scopi militari;
9. accoglie con favore i progressi raggiunti in seno all'Assemblea costituente e invita tutti i suoi membri a elaborare una costituzione inclusiva e trasparente che soddisfi le aspirazioni legittime del popolo yemenita e rifletta le conclusioni della conferenza sul dialogo nazionale, nonché a indire un referendum sul progetto di costituzione ed elezioni generali tempestive, onde evitare un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria e della sicurezza nello Yemen;
10. rammenta i suoi timori circa la lentezza della ripresa economica nello Yemen ed esorta tutti gli attori politici ad avviare le indispensabili riforme economiche e politiche, ad impegnarsi nella lotta contro la corruzione nella pubblica amministrazione e a migliorare le condizioni di vita della popolazione yemenita; osserva che qualsiasi piano di riforma dovrebbe basarsi sia su approcci a lungo termine per gestire le inefficienze strutturali che su approcci a breve termine per affrontare le questioni più urgenti che hanno ripercussioni sulla vita quotidiana degli yemeniti;
11. chiede che sia condotta un'indagine indipendente su tutte le presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani; sottolinea la necessità di un'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite ed esorta tutti i paesi a contribuire a far fronte alle esigenze umanitarie;
12. esorta la coalizione a guida saudita a porre fine all'utilizzo delle bombe a grappolo vietate, che sono pericolose per i civili, e a ratificare la Convezione sulle munizioni a grappolo, che ne proibisce l'uso;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'Unione europea per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dello Yemen, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto nello Yemen.