PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul ruolo dell'UE nel processo di pace in Medio Oriente
7.9.2015 - (2015/2685(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Victor Boştinaru, Richard Howitt, Eric Andrieu, Nikos Androulakis, Zigmantas Balčytis, Hugues Bayet, Brando Benifei, Goffredo Maria Bettini, José Blanco López, Vilija Blinkevičiūtė, Biljana Borzan, Nicola Caputo, Andi Cristea, Miriam Dalli, Viorica Dăncilă, Monika Flašíková Beňová, Doru-Claudian Frunzulică, Eider Gardiazabal Rubial, Enrico Gasbarra, Adam Gierek, Neena Gill, Maria Grapini, Theresa Griffin, Roberto Gualtieri, Sergio Gutiérrez Prieto, Anna Hedh, Cătălin Sorin Ivan, Liisa Jaakonsaari, Afzal Khan, Jeppe Kofod, Kashetu Kyenge, Arne Lietz, Javi López, Louis-Joseph Manscour, David Martin, Marlene Mizzi, Alessia Maria Mosca, Victor Negrescu, Norbert Neuser, Demetris Papadakis, Tonino Picula, Kati Piri, Inmaculada Rodríguez-Piñero Fernández, Daciana Octavia Sârbu, Peter Simon, Tibor Szanyi, Claudia Tapardel, Marita Ulvskog, Elena Valenciano, Julie Ward a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0836/2015
B8‑0844/2015
Risoluzione del Parlamento europeo sul ruolo dell'UE nel processo di pace in Medio Oriente
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul processo di pace in Medio Oriente, in particolare quelle del 17 dicembre 2014 sul riconoscimento dello Stato di Palestina[1], del 18 settembre 2014 su Israele e Palestina dopo la guerra di Gaza e il ruolo dell'UE[2] e del 5 luglio 2012 sulla politica dell'UE in Cisgiordania e a Gerusalemme Est[3],
– viste le conclusioni del Consiglio, del 20 luglio 2015, sul processo di pace in Medio Oriente,
– viste la dichiarazione del 7 maggio 2015 del vicepresidente/alto rappresentante (VP/AR), Federica Mogherini, sulla formazione del nuovo governo israeliano, nonché le dichiarazioni del suo portavoce sull'attacco incendiario in Cisgiordania e sulle recenti decisioni di Israele di ampliare ulteriormente gli insediamenti, rispettivamente del 31 luglio 2015 e del 29 luglio 2015,
– vista la dichiarazione locale dell'UE, del 24 agosto 2015, sulle demolizioni nella zona C e sulla costruzione del muro di separazione nella Valle di Cremisan;
– vista la dichiarazione comune sul sostegno dell'Unione all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), rilasciata il 19 agosto 2015 dal VP/AR, dal commissario per la politica di vicinato e i negoziati di allargamento, Johannes Hahn, e dal commissario per gli aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Christos Stylianides,
– visto l'Accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra,
– visto l'Accordo euromediterraneo interinale di associazione relativo agli scambi e alla cooperazione tra la Comunità europea, da una parte, e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) a beneficio dell'autorità palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, dall'altra,
– viste le pertinenti risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,
– vista la quarta Convenzione di Ginevra del 1949 sulla protezione delle persone civili in tempo di guerra,
– visti la bozza diplomatica per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e i passi da compiere per creare un orizzonte diplomatico e generare uno slancio positivo per il raggiungimento di un accordo, presentati dal vicepresidente della Knesset, Yehiel Hilik Bar, il 27 luglio 2015,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che all'iniziativa 2013-2014 del Segretario di Stato americano John Kerry e alla guerra dell'estate 2014 nella Striscia di Gaza ha fatto seguito una nuova situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi; che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si sta adoperando per riprendere il processo di pace in questione; che nel luglio 2015 il vicepresidente della Knesset, Yehiel Hilik Bar, ha presentato, con il sostegno dei principali leader dell'opposizione israeliana, una bozza diplomatica per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e i passi da compiere per creare un orizzonte diplomatico e generare uno slancio positivo per il raggiungimento di un accordo;
B. considerando che il conflitto israelo-palestinese continua ad avere ripercussioni su tutto il Medio Oriente; che la violenta crisi in Siria, l'ascesa del cosiddetto Stato islamico, l'aumento del radicalismo e la diffusione del terrorismo in Medio Oriente creano gravi minacce per la sicurezza in Israele e nell'intera regione e inaspriscono ulteriormente le sofferenze dei palestinesi, ma generano anche interessi comuni tra gli Stati arabi e Israele, mentre l'accordo nucleare con l'Iran offre un'opportunità unica per dare slancio al processo di pace, che non dovrebbe andare persa;
C. considerando che il VP/AR, che nel novembre 2014 si è recato per la prima volta in visita ufficiale in tale veste in Israele e in Palestina, ha dimostrato il proprio impegno personale a favore del rinnovamento e del rafforzamento dell'impegno dell'Unione nel processo di pace in Medio Oriente; che Fernando Gentilini è stato nominato nuovo rappresentante speciale dell'UE per il processo di pace in Medio Oriente; che, nonostante l'ambizione e la volontà di svolgere un ruolo autonomo in questo ambito, l'Unione deve ancora definire una visione globale e coerente del suo impegno nel processo di pace in Medio Oriente, che dovrebbe riflettere il contesto regionale in rapida evoluzione;
D. considerando che il Parlamento ha espresso a più riprese il proprio sostegno alla soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, in base alla quale uno Stato di Israele dai confini garantiti e riconosciuti e uno Stato di Palestina indipendente, sovrano, contiguo e vitale coesistono in pace e in sicurezza sulla base dei confini del 1967, con scambi di territori convenuti di comune accordo e con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati; che la maggior parte dei parametri chiave della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati è nota dai precedenti negoziati tra le parti;
E. considerando che, secondo le stime, sono 600 000 i coloni ebrei che vivono in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est; che la continua demolizione delle abitazioni palestinesi e lo sfollamento delle famiglie palestinesi, le restrizioni alla libertà di movimento dei palestinesi e al loro accesso ai terreni agricoli, la violenza dei coloni ebrei, la costruzione del muro di separazione al di là della "Linea verde" nonché lo sfruttamento delle risorse naturali palestinesi da parte di Israele, in quanto potenza occupante, nella zona costituiscono una chiara violazione del diritto internazionale e rappresentano una minaccia per la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
F. considerando che, secondo il gruppo di monitoraggio palestinese, dal 2004 i coloni ebrei sono stati responsabili di oltre 11 000 attacchi contro palestinesi in Cisgiordania; che, stando all'organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din, solo l'1,9% dei casi di violenza perpetrata dai coloni sottoposti ai tribunali tra il 2005 e il 2014 si è concluso con un'effettiva azione penale;
G. considerando che lo status di Gerusalemme resta una questione fondamentale nel processo di pace in Medio Oriente; che l'Unione e la comunità internazionale non hanno mai accettato l'annessione unilaterale di Gerusalemme Est da parte di Israele; che i palestinesi di Gerusalemme Est continuano a soffrire per la mancanza di uno status giuridico sicuro di residenti, la confisca delle loro terre e la discriminazione sistematica nell'accesso ai servizi pubblici, alla pianificazione e all'edilizia, come pure nell'accesso ai luoghi e ai siti di culto in ragione delle politiche del governo israeliano intese a modificare la composizione demografica della zona;
H. considerando che, secondo i dati dell'UNRWA, il numero di profughi palestinesi - un'altra questione di fondamentale importanza nel processo di pace - si attesta ormai a quasi 5 milioni, la stragrande maggioranza dei quali sono profughi di seconda o di terza generazione;
I. considerando che l'unità palestinese costituisce un elemento essenziale del processo di pace in Medio Oriente ed è una condizione necessaria per la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati; che, tuttavia, essa continua a essere minata dalle tensioni politiche interne alla Palestina, come pure dal blocco israeliano della Striscia di Gaza e dalla mancanza di autorità effettiva dell'Autorità palestinese nella zona;
J. considerando che la Striscia di Gaza, di fatto controllata da Hamas, è sottoposta a un blocco dal 2007; che tale blocco ne ha distrutto l'economia, provocando un aumento della disoccupazione e la carenza di beni di base, e ha gravi conseguenze psicologiche sulla popolazione, in particolare sui giovani; che molti bambini di Gaza hanno già vissuto tre guerre e risentono dei relativi effetti post-traumatici; che la crisi umanitaria a Gaza è stata ulteriormente aggravata dalla guerra dell'estate 2014 e dall'ingresso insufficiente di materiali per la ricostruzione nella zona; che l'UE ha condannato a più riprese gli attacchi missilistici partiti da Gaza e diretti contro il territorio israeliano e ha chiesto un'efficace lotta al contrabbando di armi nella Striscia;
K. considerando che 5 700 detenuti e prigionieri palestinesi, compresi 160 bambini, 26 donne e 400 persone in detenzione amministrativa, si trovano attualmente nelle carceri israeliane; che 10 membri del Consiglio legislativo palestinese, tre dei quali si trovano in detenzione amministrativa, sono rinchiusi nelle carceri israeliane; che il 30 luglio 2015 la Knesset ha adottato la legge sull'alimentazione forzata, che autorizza l'alimentazione forzata dei detenuti palestinesi che praticano lo sciopero della fame;
L. considerando che gli attori della società civile, le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, gli attivisti per la pace, gli artisti, gli scrittori, gli accademici e gli intellettuali pubblici sia di parte israeliana che palestinese rappresentano una parte importante del tessuto sociale e politico delle rispettive comunità e sono fondamentali per i movimenti democratici di base a favore della pace; che una diversità di voci e di pensieri, una società civile dinamica e un dibattito pubblico inclusivo possono rafforzare le istituzioni democratiche di entrambe le parti e contribuire a rendere possibili la pace e la riconciliazione;
M. considerando che l'UNRWA – che garantisce servizi essenziali ai profughi palestinesi nel territorio palestinese occupato nonché in Giordania, in Libano e in Siria – si trova a far fronte alla più grave crisi di finanziamento della sua storia; che l'Unione europea e i suoi Stati membri si confermano i maggiori finanziatori dell'UNRWA, dal momento che garantiscono quasi il 40% del sostegno totale ricevuto dall'agenzia;
1. è profondamente preoccupato per il persistere di una situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi e chiede la tempestiva ripresa di sforzi di pace credibili tra le due parti, sulla base dell'esplicito impegno di entrambe ad astenersi da ogni violazione del diritto internazionale, con l'obiettivo di conseguire risultati reali e tangibili nel quadro di un calendario stabilito;
2. sostiene gli sforzi in corso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare l'iniziativa presa dalla Francia, per rilanciare i colloqui di pace tra israeliani e palestinesi attraverso una risoluzione che definisca un quadro e un calendario per tale processo; chiede tuttavia, qualora persistesse l'attuale situazione di stallo nel processo di pace, un'iniziativa europea globale per la pace che potrebbe essere presentata in occasione di una conferenza di pace internazionale, con la partecipazione di entrambe le parti e di tutti i pertinenti attori regionali e internazionali; incoraggia l'istituzione di un gruppo di sostegno internazionale come annunciato nelle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 20 luglio 2015; prende atto della bozza diplomatica presentata dal vicepresidente della Knesset, Yehiel Hilik Bar, come un importante contributo agli sforzi di pace;
3. ribadisce il suo fermo sostegno alla soluzione fondata su due Stati al conflitto israelo-palestinese, con lo Stato di Israele dotato di confini sicuri e riconosciuti e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma che convivono fianco a fianco in pace e sicurezza sulla base dei confini del 1967, con scambi di territori convenuti di comune accordo e con Gerusalemme capitale di entrambi gli Stati;
4. sottolinea che preservare la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati mediante un'azione concreta e garantire il pieno rispetto dei diritti della popolazione locale deve costituire una priorità immediata per l'UE e la comunità internazionale; attende con interesse l'avvio del dialogo strutturato dell'UE con Israele sulla situazione in Cisgiordania e sul mantenimento della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, che dovrebbe riguardare anche la questione degli insediamenti;
5. sottolinea ancora una volta che i mezzi non violenti sono l'unico modo per conseguire la pace tra israeliani e palestinesi mediante un accordo negoziato sullo status definitivo che ponga fine a tutte le rivendicazioni reciproche; condanna tutti gli atti di violenza che hanno come obiettivo o mettono in pericolo la popolazione civile di entrambe le parti; ribadisce il suo risoluto impegno per la sicurezza di Israele; continua a sostenere la politica di resistenza non violenta del Presidente palestinese Mahmoud Abbas;
6. sottolinea che una soluzione duratura al conflitto israelo-palestinese può essere raggiunta soltanto in un contesto regionale con l'attivo e costante sostegno della comunità internazionale; sottolinea al riguardo l'importanza dell'iniziativa di pace araba e chiede una risposta ufficiale da parte di Israele all'iniziativa; chiede la partecipazione di tutti i pertinenti attori regionali al processo di pace, in particolare la Lega araba, nonché l'Egitto, la Giordania e il Libano, che hanno un interesse particolare per le questioni relative alle frontiere e ai profughi;
7. sottolinea che è giunto il momento che l'UE svolga un ruolo politico di primo piano nel processo di pace in Medio Oriente; si compiace dell'impegno personale del VP/AR e sostiene fermamente i suoi sforzi in tal senso; valuta positivamente l'impegno dell'UE, quale espresso nelle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 20 luglio 2015, a collaborare attivamente a un rinnovato approccio multilaterale al processo di pace in consultazione con tutte le parti interessate e a impegnarsi in un lavoro congiunto con i partner regionali sulla base dell'iniziativa di pace araba; sottolinea tuttavia che l'Unione europea non dovrebbe soltanto partecipare a questo processo ma anche svolgervi un ruolo di primo piano, in stretta cooperazione con altri attori chiave a livello internazionale, seguendo politica una chiara e coerente nel quadro di una più ampia strategia relativa al cambiamento dell'ordine geopolitico in Medio Oriente;
8. esorta il VP/AR a utilizzare in maniera efficace tutti gli strumenti UE esistenti, compresi gli incentivi positivi e negativi, che costituiscono un mezzo per esercitare pressione su Israele e i palestinesi al fine di realizzare la soluzione fondata su due Stati; sottolinea che il futuro sviluppo delle relazioni dell'UE con Israele e i palestinesi deve essere subordinato a un impegno chiaro e a progressi tangibili verso la pace e il rispetto del diritto internazionale; chiede, in quest'ottica, l'attuazione costante, piena ed effettiva di tutte le pertinenti normative e linee guida dell'Unione, nonché degli accordi bilaterali dell'UE con entrambe le parti, compreso l'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele e l'accordo interinale di associazione UE-OLP;
9. ricorda l'impegno espresso dal Consiglio "Affari esteri" nelle sue conclusioni del 13 dicembre 2013 – impegno ribadito in varie conclusioni e dichiarazioni dell'UE negli ultimi due anni – secondo cui "l'UE fornirà a entrambe le parti un pacchetto di sostegno politico, economico e in materia di sicurezza europeo senza precedenti nel contesto di un accordo sullo status definitivo. Nel caso di un accordo di pace definitivo l'Unione europea offrirà a Israele e al futuro Stato palestinese un partenariato privilegiato speciale comprendente un maggiore accesso ai mercati europei, legami culturali e scientifici più stretti, l'agevolazione di scambi e investimenti nonché la promozione delle relazioni tra imprese. A entrambi gli Stati saranno altresì offerti un dialogo politico rafforzato e una cooperazione in materia di sicurezza";
10. sottolinea che nessun finanziamento dell'UE a entità israeliane, europee o ad altre entità può essere utilizzato in una forma che contribuisca, direttamente o indirettamente, alla costruzione o all'espansione di insediamenti illegali israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, o per attività israeliane che violino il diritto internazionale umanitario nel territorio palestinese occupato; valuta positivamente, al riguardo, gli orientamenti della Commissione del 19 luglio 2013 sull'ammissibilità delle entità israeliane e relative attività nei territori occupati da Israele dal giugno 1967 alle sovvenzioni, ai premi e agli strumenti finanziari dell'UE a partire dal 2014, e chiede la loro piena attuazione; sottolinea la responsabilità delle autorità competenti dell'UE nel garantire che i finanziamenti dell'Unione destinati ai palestinesi non possano essere direttamente o indirettamente dirottati verso organizzazioni o attività terroristiche;
11. è determinato a rafforzare la sua cooperazione con gli attori politici e della società civile israeliani e palestinesi che mostrano un autentico impegno a favore di una pace giusta e duratura in Medio Oriente; ricorda la sua decisione di lanciare un'iniziativa intitolata "Parlamentari per la pace" quale sede per intensificare il suo dialogo con i membri democraticamente eletti della Knesset e del Consiglio legislativo palestinese;
12. sottolinea che i cittadini arabi di Israele possono svolgere un ruolo importante nel conseguimento della pace tra israeliani e palestinesi e prende atto, nel contempo, dell'ascesa della Lista araba unita a terza forza politica nella Knesset, con molti voti provenienti anche da cittadini ebrei israeliani; sottolinea che la soluzione dei due Stati deve garantire il pieno rispetto della dignità e dei diritti individuali e collettivi delle minoranze etniche e religiose, alla pari dei cittadini dei loro paesi, in entrambi gli Stati; incoraggia Israele, in quest'ottica, ad adoperarsi per una più ampia integrazione dei cittadini arabi nel settore pubblico, come pure sul piano sociale, economico e politico; sottolinea inoltre l'importanza di consultare i leader religiosi di entrambe le parti durante l'intero processo di pace;
13. riconosce che il dialogo tra i popoli, a livello dei cittadini, costituirà un elemento imprescindibile per una pace sostenibile e duratura tra israeliani e palestinesi; chiede un'azione dell'Unione europea per rafforzare le organizzazioni della società civile, le organizzazioni dei diritti umani, gli attivisti per la pace, gli artisti, gli scrittori, gli accademici e gli intellettuali pubblici che cercano di promuovere il dialogo, gli scambi culturali, la costruzione della pace, i contatti interpersonali e gli scambi culturali in entrambe le parti; chiede inoltre all'UE di adottare misure per incoraggiare gli scambi interculturali israelo-palestinesi e il dialogo interpersonale tra i giovani, anche nell'ambito di progetti educativi, di iniziative sportive e artistiche e dei programmi di leadership per i giovani;
14. condanna il protrarsi delle attività illegali, da parte di Israele, consistenti nella costruzione ed espansione degli insediamenti in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, nonché il recente annuncio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla costruzione di 300 nuove unità di insediamento a Beit El e di 500 unità a Gerusalemme Est, come pure la demolizione di 142 abitazioni o infrastrutture di altro tipo di proprietà di palestinesi nella zona C e a Gerusalemme Est nel solo mese di agosto 2015, sedici delle quali sono strutture finanziate con donazioni, circostanza che, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ha comportato lo sfollamento di 201 palestinesi, tra cui 121 bambini; sottolinea ancora una volta che la costruzione di insediamenti israeliani nel territorio palestinese occupato è illegale ai sensi del diritto internazionale, va contro lo spirito di pace e costituisce un grave ostacolo agli sforzi di pace; deplora la demolizione di progetti finanziati dall'UE e dai suoi Stati membri nel territorio palestinese occupato e incoraggia l'Unione e gli Stati membri a trovare assieme a Israele una soluzione adeguata per quanto riguarda i risarcimenti per i beni distrutti o confiscati che sono stati finanziati dai contribuenti europei;
15. accoglie con favore l'impegno dell'UE – in uno spirito di differenziazione tra Israele e le sue attività nel territorio palestinese occupato – a garantire che tutti gli accordi tra l'Unione e Israele indichino inequivocabilmente ed esplicitamente la loro inapplicabilità ai territori occupati da Israele nel 1967, come ribadito nelle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 20 luglio 2015; chiede la corretta etichettatura dei prodotti degli insediamenti israeliani presenti sul mercato dell'Unione, in linea con la vigente legislazione dell'UE e la sua tradizionale politica in materia;
16. esprime profonda preoccupazione – ricordando la sua risoluzione del 5 luglio 2012 – per l'ulteriore deterioramento della situazione del popolo palestinese in Cisgiordania, in particolare nella zona C e a Gerusalemme Est, in ragione delle continue attività di costruzione ed espansione di insediamenti israeliani, delle restrizioni alla libertà di movimento dei palestinesi, della demolizione di abitazioni palestinesi e dello sfollamento di famiglie palestinesi, della violenza dei coloni ebrei, della costruzione del muro di separazione al di là della "Linea verde" nonché dello sfruttamento delle risorse naturali palestinesi da parte di Israele, in quanto potenza occupante, aspetti, questi, che minacciano la praticabilità di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati; invita le autorità israeliane a interrompere e impedire il trasferimento forzato della popolazione palestinese e la demolizione delle relative abitazioni e infrastrutture, anche nei villaggi di Abu Nawar e Susiya;
17. condanna con la massima fermezza i recenti attacchi contro i palestinesi per mano di coloni ebrei, in particolare l'assassinio di Ali Dawabshah, un neonato palestinese di diciotto mesi, del padre e della madre nel villaggio di Duma, ed esprime il proprio cordoglio; è profondamente preoccupato per la crescente violenza dei coloni in Cisgiordania, circostanza direttamente legata alla politica di insediamento del governo israeliano; accoglie con favore le dichiarazioni del presidente israeliano Reuven Rivlin e del primo ministro Benjamin Netanyahu in cui si condanna l'attacco contro la famiglia Dawabshah e lo si definisce un atto terroristico; ricorda tuttavia a Israele la sua piena responsabilità di proteggere la popolazione palestinese nel territorio occupato contro gli attacchi e le vessazioni dei coloni ebrei nonché di assicurare alla giustizia tutti i responsabili di tali atti;
18. ribadisce il proprio sostegno al diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese; continua a sostenere il riconoscimento dello Stato palestinese, in quanto passo decisivo per sbloccare la situazione di stallo nel processo di pace in Medio Oriente, così come il riconoscimento reciproco da parte di Israele e Palestina nel quadro dell'accordo sullo status definitivo; accoglie con favore l'adesione della Palestina alla Corte penale internazionale;
19. ribadisce il proprio appello ad un'autentica unità palestinese, elemento essenziale del processo di pace in Medio Oriente; si rammarica per le recenti difficoltà riscontrate nel processo di riconciliazione palestinese a seguito del parziale rimpasto del governo di consenso nazionale alla fine del luglio 2015; prende atto dell'annuncio del Presidente Mahmoud Abbas circa le sue dimissioni da capo dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina, insieme a una serie di membri del comitato esecutivo dell'OLP; ribadisce la sua richiesta di elezioni parlamentari e presidenziali in Palestina, che dovrebbero rafforzare la legittimità democratica della leadership politica palestinese, contribuire alla riconciliazione intra-palestinese e ridurre l'influenza politica delle forze estremiste, tra cui Hamas;
20. ribadisce la sua richiesta di procedere con urgenza alla ricostruzione e al recupero della Striscia di Gaza a seguito della guerra dell'estate 2014, aspetto che deve costituire per l'Unione europea e la comunità internazionale una priorità in termini di aiuti umanitari; elogia, in proposito, il lavoro eroico svolto dall'UNRWA; invita i donatori internazionali ad adempiere agli impegni assunti nella conferenza del Cairo di ottobre 2014;
21. chiede la fine immediata del blocco della Striscia di Gaza, che costituisce una punizione collettiva nei confronti della popolazione locale, e sollecita la ripresa economica della zona, dal momento che la situazione attuale è insostenibile e favorisce le finalità degli estremisti; ribadisce che la stabilità e la prosperità di Gaza giovano agli interessi e alla sicurezza propri di Israele; si compiace dei recenti passi positivi intrapresi da Israele per allentare il blocco, lo incoraggia a proseguire su questa via e invita l'Autorità palestinese a rispondere in maniera positiva; sottolinea che la fine del blocco della Striscia di Gaza, pur tenendo presenti le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza, dovrebbe restare in cima all'agenda delle relazioni bilaterali dell'UE con Israele;
22. esorta l'Autorità palestinese ad assumere nuovamente la sua funzione di governo nella Striscia di Gaza, in quanto condizione indispensabile per un consolidamento politico sostenibile della zona; accoglie con favore l'impegno dell'UE, quale ribadito nelle conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 20 luglio 2015, a sostenere tali sforzi, anche attraverso la riattivazione e l'eventuale ampliamento del campo di applicazione e del mandato delle sue missioni EUBAM Rafah ed EUPOL COPPS;
23. chiede di interrompere immediatamente e definitivamente il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano nonché tutti gli altri atti terroristici contro Israele che hanno origine in detta zona; sottolinea ancora una volta che il pieno rispetto dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario da parte di attori statali e non statali, compresa la loro responsabilità, è un elemento fondamentale per il conseguimento di una pace e di una sicurezza durature tra israeliani e palestinesi così come in tutto il Medio Oriente;
24. torna ancora a chiedere la liberazione di tutti i prigionieri politici palestinesi, in particolare dei membri del Consiglio legislativo palestinese; chiede il pieno rispetto dei diritti dei detenuti palestinesi e dei prigionieri rinchiusi nelle carceri israeliane, compresi quelli che mettono in atto uno sciopero della fame; esprime preoccupazione in merito alla legge sull'alimentazione forzata approvata dalla Knesset il 30 luglio 2015 e sottolinea che predetta legge deve essere attuata nel rigoroso rispetto del diritto e delle norme internazionali in materia di diritti umani;
25. esprime la sua profonda preoccupazione per la grave crisi di finanziamento dell'UNRWA; chiede un maggiore sostegno finanziario dell'Unione europea a favore dell'UNRWA ed esorta tutti gli altri donatori a intensificare il loro finanziamento per l'Agenzia, ma chiede altresì che si affronti il nodo centrale del problema dei profughi palestinesi; loda l'UNRWA e si congratula con essa per i suoi sforzi straordinari che hanno reso possibile dichiarare aperto l'anno scolastico 2015-2016 per gli allievi palestinesi profughi;
26. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Knesset, al Presidente e al governo di Israele, al Consiglio legislativo palestinese e all'Autorità palestinese, al Segretario generale della Lega degli Stati arabi, ai parlamenti e ai governi dell'Egitto, della Giordania e del Libano, nonché al Commissario generale dell'UNRWA.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2014)0103.
- [2] Testi approvati, P8_TA(2014)0029.
- [3] GU C 349 E del 29.11.2013, pag. 82.