PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulle priorità dell'UE per le sessioni del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2016
14.1.2016 - (2015/3035(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Andrzej Grzyb, Cristian Dan Preda, Therese Comodini Cachia, Mariya Gabriel, László Tőkés, Teresa Jiménez-Becerril Barrio, Davor Ivo Stier, Bogdan Brunon Wenta, Fernando Ruas, Bogdan Andrzej Zdrojewski, Theodoros Zagorakis, Ramón Luis Valcárcel Siso a nome del gruppo PPE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0050/2016
B8-0050/2016
Risoluzione del Parlamento europeo sulle priorità dell'UE per le sessioni del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2016
Il Parlamento europeo,
– visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nonché le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani e i relativi protocolli opzionali,
– vista la risoluzione 60/251 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che istituisce il Consiglio per i diritti umani (CDU),
– viste la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Carta sociale europea e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
– visto il piano d'azione dell'Unione europea per i diritti umani e la democrazia (2015-2019),
– viste le sue precedenti risoluzioni sul CDU,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulle violazioni dei diritti umani, tra cui quelle relative alle discussioni sui casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 135 del regolamento),
– vista la sua risoluzione del 17 dicembre 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia[1],
– visti l'articolo 2, l'articolo 3, paragrafo 5, e gli articoli 18, 21, 27 e 47 del trattato sull'Unione europea,
– vista la relazione annuale 2015 del CDU all'Assemblea generale delle Nazioni Unite,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che nel 2015 e nel 2016 si sono celebrati o si celebrano importanti anniversari relativi all'esercizio dei diritti umani, alla pace e alla sicurezza, nella fattispecie: il 70° anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, il 50° anniversario del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e del Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, il 30° anniversario della Dichiarazione sul diritto allo sviluppo (1986) e il 20° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino (1995), nonché il 15° anniversario delle storiche risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza (2000) e sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio (2000);
B. considerando che tutti gli Stati hanno l'obbligo di difendere il rispetto dei diritti umani, a prescindere dalla razza, dall'origine, dal sesso o dal colore della pelle; ribadendo il proprio impegno a favore dell'indivisibilità dei diritti umani (siano essi civili, politici, economici, sociali o culturali), che sono interconnessi e interdipendenti; considerando che la privazione di uno qualsiasi di essi si ripercuote sugli altri; considerando che tutti gli Stati hanno l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali delle rispettive popolazioni nonché il dovere di intraprendere azioni concrete per agevolare il rispetto di tali diritti a livello nazionale e di collaborare a livello internazionale per eliminare gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione dei diritti umani in tutti gli ambiti;
C. considerando che il rispetto, la promozione e la salvaguardia dell'universalità dei diritti umani sono parte integrante dell'acquis etico e giuridico dell'Unione europea e costituiscono uno degli elementi fondanti dell'unità e dell'integrità europee;
D. considerando che l'operato dell'Unione nelle sue relazioni con i paesi terzi si fonda sull'articolo 21 del trattato di Lisbona, che ribadisce l'universalità e l'indivisibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali e sancisce il rispetto della dignità umana, dei principi di uguaglianza e solidarietà, nonché dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;
E. considerando che il rispetto dei diritti umani dovrebbe essere integrato in tutte le politiche in materia di pace e sicurezza, di cooperazione allo sviluppo, di commercio e investimenti, di interventi umanitari, di cambiamento climatico e di lotta al terrorismo, in quanto esse non possono essere trattate separatamente dal rispetto dei diritti umani;
F. considerando che gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno adottato l'Agenda 2030, impegnandosi a favore della sua realizzazione, che contempla un mondo incentrato sul rispetto universale dei diritti umani e della dignità umana, dello Stato di diritto, della giustizia, dell'uguaglianza e della non discriminazione;
G. considerando che le sessioni ordinarie del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (CDU), la nomina di relatori speciali, il meccanismo della revisione periodica universale (UPR) e le procedure speciali riguardanti situazioni nazionali specifiche o questioni tematiche contribuiscono alla promozione e al rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto;
H. considerando che alcuni degli attuali membri del CDU presentano un bilancio discutibile in materia di diritti umani, anche in termini di cooperazione nell'ambito delle procedure speciali delle Nazioni Unite e di fedeltà agli obblighi di informazione nei confronti degli organi previsti in materia di diritti umani dai trattati delle Nazioni Unite;
Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani
1. accoglie con favore la nomina dell'ambasciatore Choi Kyong-lim quale Presidente del CDU per il 2016;
2. valuta positivamente la relazione annuale del CDU all'Assemblea generale delle Nazioni Unite relativa alla sua 28ª, 29ª e 30ª sessione;
3. ribadisce la propria posizione secondo cui i membri del CDU dovrebbero essere eletti tra gli Stati che sostengono il rispetto dei diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia e ricorda agli Stati membri delle Nazioni Unite di promuovere, tra l'altro, criteri basati sui risultati in materia di diritti umani per qualsiasi paese suscettibile di essere eletto a membro del CDU; chiede lo sviluppo di procedure vincolanti per la verifica della conformità con i criteri di appartenenza al CDU; esprime la propria preoccupazione per la situazione dei diritti umani in alcuni Stati recentemente eletti a membri del CDU, sottolineando l'importanza di difendere l'indipendenza di tale organo onde garantire che possa continuare a esercitare il proprio mandato in modo efficace e imparziale;
4. ribadisce il proprio sostegno a favore delle procedure speciali e dell'indipendenza dei titolari del mandato, che consente loro di svolgere le proprie funzioni con la massima imparzialità, e invita tutti gli Stati a cooperare con le suddette procedure;
5. ribadisce l'importanza del carattere universale della revisione periodica universale (UPR), nell'ottica di pervenire alla piena conoscenza della situazione dei diritti umani in tutti gli Stati membri delle Nazioni unite, e ribadisce il proprio sostegno al secondo ciclo della revisione, incentrato sull'attuazione delle raccomandazioni accettate durante il primo ciclo; rinnova, tuttavia, l'invito a riesaminare, nel prosieguo del processo UPR, le raccomandazioni che non erano state accettate dagli Stati durante il primo ciclo;
6. sottolinea la necessità di garantire il pieno coinvolgimento nel processo UPR di un ampio spettro di soggetti interessati, in particolare la società civile, e di evitare qualsiasi restrizione a tale riguardo;
7. invita l'Unione europea e la Commissione a dar seguito alle raccomandazioni della revisione periodica universale nell'ambito di tutti i dialoghi programmatici dell'UE con i paesi interessati, onde trovare il modo di attuare tali raccomandazioni tramite strategie nazionali e regionali;
8. plaude all'iniziativa a favore del cambiamento intrapresa dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, volta a migliorare e rafforzare la presenza globale degli uffici delle Nazioni Unite per i diritti umani con la creazione di otto centri regionali per tutelare e promuovere il rispetto di tali diritti, collaborando direttamente con i partner al fine di trasformare le raccomandazioni dei meccanismi per i diritti umani in cambiamenti concreti sul campo;
Diritti civili e politici
9. manifesta la propria inquietudine circa le revisioni costituzionali avviate in taluni paesi e intese a modificare i limiti previsti ai mandati presidenziali, una questione che in taluni casi è sfociata in violenze elettorali; ribadisce che il rispetto dei diritti civili e politici, tra cui la libertà di espressione individuale e collettiva, come pure la libertà di riunione e associazione, rappresenta l'indicatore di una società democratica, tollerante e pluralistica;
10. ribadisce altresì che lo svolgimento periodico di elezioni reali, in base al suffragio universale ed equo, è un diritto fondamentale di cui dovrebbero godere tutti i cittadini in conformità della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (articolo 21, paragrafo 3) e del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (articolo 25); riafferma che l'esistenza della libertà di espressione e di un ambiente vivace e propizio a una società civile indipendente e pluralistica sono i presupposti per la promozione del rispetto dei diritti umani;
11. ricorda che la libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di credo è un diritto umano fondamentale, riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e garantito dall'articolo 18 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite; esprime preoccupazione per il fatto che alcuni paesi non rispettano a tutt'oggi le norme dell'ONU e ricorrono alla repressione di Stato, che può comprendere punizioni corporali, pene detentive, ammende esorbitanti e persino la pena capitale, in violazione della libertà di religione o di credo; è preoccupato per la recrudescenza delle persecuzioni nei confronti delle minoranze religiose o di credo, tra cui le comunità cristiane, nonché per i danni illeciti ai loro luoghi di riunione; sostiene il rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione o di credo sulle violenze commesse "in nome della religione"; chiede all'UE di dare attuazione alle sue raccomandazioni sulle iniziative a favore del dialogo interreligioso;
12. accoglie con favore l'impegno dell'UE a favore della promozione della libertà di religione o di credo nell'ambito di consessi internazionali, anche sostenendo il mandato del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà di religione o di credo; sostiene pienamente la prassi dell'Unione europea di assumere la guida in materia di risoluzioni tematiche nell'ambito del CDU e dell'AGNU; chiede azioni e misure concrete per l'effettiva applicazione e il miglioramento degli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo; ritiene opportuno intervenire nelle sedi internazionali e regionali, mantenendo un dialogo aperto, trasparente e regolare con le associazioni e comunità religiose, come enunciato all'articolo 17 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
13. condanna le continue vessazioni e la detenzione dei difensori dei diritti umani e di figure dell'opposizione da parte delle forze governative in diversi paesi terzi; esprime preoccupazione per la registrazione ingiusta e restrittiva, tra cui le limitazioni ai finanziamenti esteri, che si traduce in un assottigliamento dello spazio per le attività della società civile; invita tutti i governi a promuovere e a sostenere la libertà dei media, le organizzazioni della società civile e le attività dei difensori dei diritti umani e a consentire loro di agire senza paura di repressioni o intimidazioni;
14. ribadisce ormai da tempo la propria contrarietà alla pena capitale, alle torture e ai trattamenti e punizioni crudeli, disumani e degradanti in tutti i casi e in ogni circostanza; sottolinea una volta di più che l'abolizione della pena capitale contribuisce al rafforzamento della dignità umana e ribadisce il proprio impegno a favore del diritto di ciascuno alla vita e alla dignità umana;
15. elogia i notevoli progressi finora compiuti, per cui molti paesi hanno sospeso la pena capitale, mentre altri hanno adottato misure legislative verso l'abolizione di tale pena; esprime, tuttavia, il proprio rammarico per quanto riguarda il ripristino delle esecuzioni in alcuni paesi nel corso degli ultimi anni; invita i paesi che hanno abolito la pena di morte o in cui vige da tempo una moratoria al riguardo a tener fede ai propri impegni;
16. è del parere che le attuali tecnologie digitali presentino vantaggi e sfide per la tutela del diritto alla privacy, per l'esercizio della libertà di espressione online in tutto il mondo e per la sicurezza, dal momento che tali tecnologie sono spesso utilizzate a fini di propaganda estremista e terroristica, nonché come canali di reclutamento; accoglie con favore, in tale contesto, la nomina di un relatore speciale dell'ONU sul diritto alla privacy nell'era digitale, il cui mandato comprende la sorveglianza e i problemi legati alla privacy che interessano le persone online o offline;
Diritti sociali ed economici
17. riconosce gli sforzi compiuti dal CDU ai fini della parità di tutti i diritti umani, con la medesima enfasi, grazie all'istituzione di titolari di mandato per le procedure speciali in materia di diritti economici, sociali e culturali;
18. esprime profonda preoccupazione per la crescita della povertà estrema, un fenomeno che mette a repentaglio il pieno godimento di tutti i diritti umani; accoglie positivamente, a tale proposito, il rapporto del relatore speciale del CDU sulla povertà estrema e i diritti umani (A/HRC/29/31) e ne sostiene le proposte intese a eliminare la povertà estrema; ritiene importante affrontare il crescente fenomeno delle disuguaglianze per combattere la povertà in generale e promuovere i diritti sociali ed economici, agevolando l'accesso al cibo, all'acqua, all'istruzione, all'assistenza sanitaria e all'alloggio;
19. è del parere che la corruzione, l'evasione fiscale, la cattiva gestione della cosa pubblica e la mancanza di responsabilità rappresentino una minaccia all'equo godimento dei diritti umani e pregiudichino i processi democratici quali lo Stato di diritto e l'equa amministrazione della giustizia; ritiene che gli interventi volti a garantire il rispetto dei diritti umani, in particolare il diritto all'informazione, alla libertà di espressione e di riunione, all'indipendenza della magistratura e alla partecipazione democratica alla cosa pubblica, siano di fondamentale importanza per contrastare la corruzione;
Imprese e diritti umani
20. sostiene l'attuazione efficace e globale dei principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e sui diritti umani, sia all'interno che all'esterno dell'UE, anche mediante lo sviluppo di piani d'azione nazionali; sottolinea la necessità di adottare tutte le misure necessarie per ovviare alle carenze esistenti nell'effettiva attuazione dei principi guida delle Nazioni Unite, anche per quanto riguarda l'accesso alla giustizia e ai mezzi di ricorso;
21. invita le Nazioni Unite e l'Unione europea ad affrontare la questione dei difensori dei diritti fondiari, che sono vittime di rappresaglie, anche sotto forma di minacce, vessazioni, arresti arbitrari, aggressioni e omicidi; chiede che i meccanismi delle Nazioni Unite e il piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia includa i difensori dei diritti fondiari nei loro progetti in materia di diritti umani;
22. plaude all'iniziativa dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di rafforzare il progetto relativo alla rendicontabilità e ai mezzi di ricorso, allo scopo di contribuire alla creazione di un sistema più giusto ed efficace di leggi nazionali in materia di mezzi di ricorso, in particolare nel caso di gravi violazioni dei diritti umani in ambito aziendale; invita tutti i governi ad adempiere al loro dovere di garantire il rispetto dei diritti umani e l'accesso alla giustizia per le vittime, che si trovano confrontate a problemi di natura pratica e giuridica tanto a livello nazionale che a livello internazionale;
23. rileva che nel luglio 2015 si è riunito per la prima volta il gruppo di lavoro intergovernativo aperto sull'elaborazione di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sulle società transnazionali e altre imprese in materia di diritti umani, istituito con risoluzione del CDU del 26 giugno 2014; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a seguire il dibattito su tale strumento internazionale;
Migrazione
24. esprime preoccupazione per la più grave crisi migratoria dalla Seconda guerra mondiale, dovuta al crescente numero di persone costrette a lasciare la propria abitazione a causa di persecuzioni, conflitti armati e violenza generalizzata, e in cerca di protezione e di una vita migliore, che rischiano la propria vita affrontando viaggi pericolosi;
25. invita tutti i paesi ad adottare un approccio alla migrazione basato sui diritti umani, prestando particolare attenzione alla situazione dei gruppi emarginati e svantaggiati di emigranti, quali donne e minori; li invita altresì ad affrontare il problema della violenza di genere nei confronti delle donne e delle ragazze, sottolineando l'importanza di definire una politica migratoria da una prospettiva di genere al fine di venire incontro alle loro esigenze specifiche;
26. sottolinea che l'attuale crisi migratoria senza precedenti rappresenta una responsabilità internazionale sia per quanto riguarda le cause che i mezzi necessari ad affrontarla; invita tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a partecipare e ad apportare un contributo, dando una risposta sia alle cause che agli effetti della crisi migratoria; ricorda che tutti gli Stati hanno l'obbligo di rispettare e tutelare i diritti umani di ciascun individuo sotto la loro giurisdizione, a prescindere dalla nazionalità o provenienza; ricorda altresì che qualsiasi accordo di cooperazione in materia di immigrazione e riammissione con paesi terzi deve ottemperare al diritto internazionale;
27. chiede all'Unione europea e ai suoi Stati membri di rafforzare il sostegno alla lotta contro la tratta di esseri umani mediante politiche esterne, con un'attenzione particolare alla protezione delle vittime, soprattutto dei minori; è del parere che l'Unione europea debba intensificare la cooperazione con i paesi terzi e altri soggetti del caso per consentire lo scambio di prassi corrette e contribuire allo smantellamento delle reti internazionali della tratta di esseri umani; accoglie con soddisfazione il rapporto presentato il 3 agosto 2015 dal relatore speciale sulla tratta di esseri umani, in particolare di donne e minori;
28. invita la comunità internazionale ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire ulteriori pressioni migratorie rafforzando e potenziando le agenzie competenti, come l'UNHCR e Frontex;
Cambiamenti climatici e diritti umani
29. accoglie con favore l'accordo di Parigi nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), il quale copre l'adattamento, la mitigazione, lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie nonché il rafforzamento di capacità; invita tutte le parti firmatarie a tener fede agli impegni assunti;
30. ricorda che le ripercussioni negative dei cambiamenti climatici rappresentano una minaccia globale immediata e potenzialmente irreversibile per il pieno godimento dei diritti umani e che l'impatto di detto cambiamento sui gruppi vulnerabili la cui situazione in materia di diritti risulta già precaria è considerevole; rileva con preoccupazione che gli incidenti correlati al clima, come l'innalzamento del livello dei mari e i cambiamenti meteorologici estremi che provocano siccità e inondazioni, causeranno, secondo le previsioni, perdite di vite umane, spostamenti di popolazioni e carenze di cibo e acqua ancora maggiori;
Diritti delle donne
31. accoglie positivamente la recente risoluzione 2242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su "Donne, pace e sicurezza", che pone le donne al centro di tutti gli sforzi intesi ad affrontare le sfide globali, tra cui il diffondersi dell'estremismo violento, i cambiamenti climatici, le migrazioni, lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza; plaude alle conclusioni dello studio globale delle Nazioni Unite sull'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su "Donne, pace e sicurezza", che sottolineano l'importanza della leadership e della partecipazione delle donne alla risoluzione dei conflitti e alla costruzione della pace, e il fatto che la presenza femminile ha migliorato l'assistenza umanitaria, intensificato gli sforzi delle forze di pace, favorito la conclusione dei colloqui di pace e contribuito a contrastare l'estremismo violento;
32. esprime la propria costernazione dinanzi al fatto che, con l'emergere di gruppi estremisti violenti quali Daesh in Siria e in Iraq e Boko Haram nell'Africa occidentale, la violenza nei confronti delle donne ha assunto una nuova dimensione, dal momento che la violenza sessuale è diventata parte integrante degli obiettivi, dell'ideologia e delle fonti di reddito di questi gruppi estremisti, il che pone comunità internazionale dinanzi a una nuova sfida cruciale; invita tutti i governi e le istituzioni delle Nazioni Unite a intensificare il loro impegno a combattere questi crimini e a restituire dignità alle donne affinché possano ricevere giustizia, risarcimenti e sostegno;
33. evidenzia l'importanza di garantire l'autonomia delle donne, affrontando le disparità di genere alla base che rendono le donne e le ragazze vulnerabili nei periodi di conflitto, e invita le Nazioni Unite e tutti i loro Stati membri a prendere iniziative concrete per garantire l'autonomia delle donne e il loro coinvolgimento effettivo nella prevenzione e nella risoluzione dei conflitti, nonché nei negoziati di pace e nel processo di costruzione della pace, potenziando la loro rappresentanza a tutti i livelli decisionali, ivi inclusi le istituzioni e i meccanismi nazionali, regionali e internazionali;
Diritti dei minori
34. ricorda che la Convenzione sui diritti del fanciullo, che è stata adottata nel 1989 e costituisce il trattato internazionale sui diritti umani più ampiamente ratificato, sancisce una serie di diritti dei minori, fra cui il diritto alla vita, alla salute, all'istruzione e al gioco, nonché il diritto alla vita familiare, alla tutela dalla violenza e dalla discriminazione e all'ascolto; invita tutti i firmatari di tale trattato ad onorare i loro obblighi;
35. si compiace del preannunciato studio globale che sarà avviato dalle Nazioni Unite per individuare, attraverso il monitoraggio e l'analisi valutativa, le modalità con cui le vigenti leggi e norme internazionali vengono attuate sul campo e per valutare le opportunità concrete che si presentano agli Stati per migliorare le loro politiche e le loro risposte; esorta tutti gli Stati a sostenere e a partecipare attivamente allo studio;
Misure antiterrorismo
36. prende atto con soddisfazione del documento d'orientamento per la lotta al terrorismo elaborato dal Servizio europeo per l'azione esterna e dalla Commissione allo scopo di garantire il rispetto dei diritti umani nella programmazione e nell'attuazione dei progetti di assistenza ai paesi terzi nella lotta al terrorismo; ricorda, a tale proposito, che il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali è cruciale per la riuscita delle politiche di lotta al terrorismo, ivi incluso l'utilizzo delle tecnologie di sorveglianza digitale; sottolinea la necessità di sviluppare strategie di comunicazione efficaci, adeguate alle attuali tecnologie digitali, per contrastare il terrorismo e la propaganda estremista e i metodi di reclutamento; sostiene gli sforzi internazionali per porre fine alle violazioni dei diritti umani perpetrate dall'ISIS/Daesh;
Democratizzazione
37. raccomanda all'UE di intensificare i propri sforzi per sviluppare un approccio più globale ai processi di democratizzazione, di cui le elezioni libere ed eque sono solo un aspetto, al fine di contribuire positivamente al rafforzamento delle istituzioni democratiche; ritiene che la condivisione delle migliori prassi di transizione nel quadro delle politiche di allargamento e di vicinato dovrebbe essere utilizzata per sostenere e consolidare altri processi di democratizzazione in tutto il mondo;
Integrazione dei diritti umani da parte dell'Unione europea
38. invita l'Unione europea a promuovere l'universalità e l'indivisibilità dei diritti umani, compresi i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, in conformità dell'articolo 21 del trattato di Lisbona e delle disposizioni generali sull'azione esterna dell'Unione;
39. rinnova il suo invito all'Unione europea ad adottare un approccio basato sui diritti e a integrare il rispetto dei diritti umani nelle politiche commerciali e di investimento, nei servizi pubblici e nella cooperazione allo sviluppo, nonché nella politica di sicurezza e di difesa comune; sottolinea inoltre che la politica dell'Unione europea in materia di diritti umani dovrebbe garantire che le politiche interne ed esterne siano coerenti, in linea con gli obblighi previsti dal trattato UE;
40. sottolinea l'importanza che l'Unione europea attribuisce all'Obiettivo di sviluppo sostenibile n. 16 relativo alla pace e alla giustizia dell'Agenda 2030, che dovrebbe rappresentare una priorità in tutte le azioni esterne e interne, in particolare per quanto riguarda il finanziamento della cooperazione allo sviluppo;
Paesi sottoposti alla revisione periodica universale (UPR)
Georgia
41. accoglie con favore l'inclusione della Georgia tra i membri del CDU e la recente UPR di cui il paese è stato oggetto; prende atto delle significative riforme legislative che hanno portato ad alcuni progressi e miglioramenti nel settore della giustizia e delle attività di contrasto, nell'operato della Procura, nella lotta ai maltrattamenti, nella protezione dei diritti dei minori, della vita privata e dei dati personali, nonché nel trattamento e degli sfollati interni;
42. esorta le autorità georgiane a porre fine a tutti i tipi di maltrattamenti, in particolare per quanto riguarda la custodia cautelare e le misure correttive applicate ai funzionari in servizio sotto il governo precedente, che possono essere considerati casi di giustizia selettiva; esprime profonda preoccupazione per la strumentalizzazione del sistema giudiziario nella lotta contro gli oppositori politici; continua a nutrire preoccupazione per la libertà di espressione, la pluralità dei media e la mancanza di accesso da parte degli osservatori alle regioni occupate dell'Abkhazia e di Tskhinvali/Ossezia meridionale, in cui le violazioni dei diritti umani continuano ad essere diffuse, e invita il governo georgiano ad adottare opportune misure per garantire che venga dato un seguito alle raccomandazioni formulate durante la revisione periodica universale;
Libano
43. si compiace con il Libano per la politica di frontiere aperte e di accoglienza che attua da anni nei confronti dei rifugiati provenienti da Palestina, Iraq e Siria e sottolinea che il paese, dove una persona su quattro è un rifugiato, ha la più elevata concentrazione pro capite di rifugiati nel mondo; invita l'Unione europea a destinare maggiori risorse e a cooperare strettamente con le autorità libanesi per sostenere il paese nella protezione dei diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo; esprime preoccupazione, in tale contesto, per il rilevante numero di casi segnalati di matrimoni di minori e/o forzati tra rifugiati siriani; incoraggia il governo libanese a prendere in considerazione una riforma della legislazione che disciplina l'ingresso, il soggiorno e l'uscita del Libano;
44. appoggia le raccomandazioni del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) nel chiedere misure per sensibilizzare le lavoratrici domestiche migranti sui diritti che sono loro riconosciuti dalla Convenzione CADAW, di cui il Libano è parte; sottolinea, in particolare, la necessità di abolire il "sistema Kafala" e di assicurare un accesso effettivo alla giustizia per le lavoratrici domestiche migranti, anche garantendo la loro sicurezza e residenza durante le procedure giuridiche e amministrative concernenti il loro status;
Mauritania
45. sottolinea che, anche se il governo mauritano ha compiuto progressi nell'adozione di misure legislative intese a contrastare ogni forma di schiavitù o prassi simili, la mancanza di un'applicazione effettiva concorre alla persistenza di tali fenomeni; invita le autorità a emanare una legge contro la schiavitù, ad avviare su scala nazionale una raccolta sistematica e regolare di dati disaggregati su tutte le forme di schiavitù e a condurre uno studio approfondito e basato su dati empirici sulla storia e la natura della schiavitù per porre fine a tale pratica;
46. esorta le autorità mauritane a consentire la libertà di parola e di riunione, conformemente alle convenzioni internazionali e al diritto nazionale della Mauritania; chiede inoltre la scarcerazione di Biram Dah Abeid, Bilal Ramdane e Djiby Sow, affinché possano proseguire la loro campagna non violenta contro il persistere della schiavitù, senza timori di vessazioni o intimidazioni;
Myanmar/Birmania
47. accoglie con favore lo svolgimento di elezioni competitive l'8 novembre 2015, che rappresentano un'importante pietra miliare nella transizione democratica del paese; prende atto con soddisfazione dell'impegno assunto dagli elettori del Myanmar/Birmania a proseguire la democratizzazione del paese; resta tuttavia preoccupato per il quadro costituzionale di queste elezioni, in base al quale il 25% dei seggi in parlamento sono riservati a membri dell'esercito; prende atto dei progressi realizzati finora per quanto riguarda i diritti umani, individuando al contempo il persistere di problematiche di grande rilevanza, compresi i diritti delle minoranze e la libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica; sostiene il Myanmar/Birmania nella transizione politica in corso verso la democrazia, la pace, la stabilità e lo sviluppo economico;
48. condanna la discriminazione nei confronti dei Rohingya, che è aggravata dal fatto che questa comunità non è dotata di personalità giuridica e dal crescente incitamento all'odio contro i non buddisti; chiede che siano svolte indagini esaustive, trasparenti e indipendenti su tutte le denunce di violazioni dei diritti umani nei confronti dei Rohingya e ritiene che le quattro leggi adottate dal parlamento nel 2015, intese a "proteggere la razza e la religione", includano aspetti discriminatori per quanto riguarda il genere; ribadisce la sua richiesta di autorizzare l'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani (OHCHR) a istituire un ufficio nel paese; sottolinea la necessità di effettuare una valutazione completa dell'impatto in termini di sostenibilità prima della conclusione dei negoziati sull'accordo in materia di investimenti UE-Myanmar/Birmania;
Nepal
49. accoglie con favore l'entrata in vigore, il 20 settembre 2015, della nuova costituzione del Nepal, che dovrebbe creare le basi per la stabilità politica e lo sviluppo economico futuri del paese; auspica che, nel prossimo futuro, si affrontino le questioni che ancora destano preoccupazione in relazione alla rappresentanza politica delle minoranze, inclusi i Dalit, e alle leggi sulla cittadinanza;
50. si rammarica della mancanza generalizzata di responsabilità per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani commesse da entrambe le parti durante la guerra civile, malgrado l'adozione, nel maggio 2014, della legge sulla verità, la riconciliazione e le sparizioni; esorta il governo del Nepal ad aderire alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate; condanna le limitazioni imposte alle libertà fondamentali dei rifugiati tibetani; esorta l'India a revocare il blocco non ufficiale sull'economia del Nepal che, assieme al devastante terremoto dell'aprile 2015, sta causando una crisi umanitaria e sta spingendo quasi un altro milione di nepalesi in una spirale di povertà;
Oman
51. si compiace con l'Oman per l'istituzione della Commissione governativa nazionale per i diritti umani (NHRC) e per l'invito che, nel settembre 2014, ha permesso la storica visita del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto di riunione pacifica; esprime l'auspicio che questi passi costruttivi portino a un maggiore cooperazione da parte dell'Oman con i rappresentanti per i diritti umani delle Nazioni Unite e le organizzazioni indipendenti per i diritti umani;
52. incoraggia l'Oman ad adottare le misure necessarie per alleviare quello che il relatore speciale delle Nazioni Unite ha descritto come un clima diffuso di paura e intimidazione nel paese, quando ha affermato che le persone hanno "paura di esprimere le loro opinioni, paura di parlare al telefono, paura di incontrarsi"; esprime persistente preoccupazione, in tale contesto, per la messa al bando di tutti i partiti politici e per la nuova legge sulla cittadinanza adottata nell'agosto 2014, che prevede la possibile revoca della cittadinanza per i cittadini che aderiscono a gruppi ritenuti nocivi per gli interessi nazionali, e invita il governo a un ripensamento; chiede alle istituzioni dell'Unione europea e agli Stati membri a offrire assistenza tecnica e giuridica per aiutare l'Oman a creare un ambiente sicuro e favorevole per le organizzazioni della società civile;
Ruanda
53. esprime preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Ruanda, inclusi le restrizioni alla libertà di espressione e di associazione, il restringimento dello spazio democratico per i partiti politici di opposizione e le attività della società civile indipendente, nonché l'assenza di un contesto favorevole all'indipendenza della magistratura; invita il governo ruandese ad aprire uno spazio democratico in cui tutti segmenti della società possano agire liberamente;
54. esprime preoccupazione per la proposta di modifica della costituzione intesa a consentire al presidente in carica di candidarsi per un terzo mandato; invita il governo ruandese a rispettare la Carta africana per la democrazia, le elezioni e la governance, il cui articolo 5 stabilisce che gli Stati contraenti devono adottare tutte le misure necessarie per garantire l'ordine costituzionale, in particolare il trasferimento costituzionale di potere, e il cui articolo 23 stabilisce che qualsiasi modifica della costituzione rappresenta una violazione del principio del cambiamento democratico del governo;
Venezuela
55. esprime preoccupazione per la drammatica situazione dei diritti umani nel paese in seguito al deterioramento della situazione economica, politica e sociale negli ultimi anni; ribadisce che la libertà di espressione, l'indipendenza della magistratura e lo Stato di diritto sono componenti essenziali di qualsiasi società democratica; invita, a tale proposito, le autorità venezuelane a porre fine a qualsiasi forma di restrizione della libertà di stampa e del diritto all'informazione, a rispettare il diritto internazionale in tutti i procedimenti giuridici e a rilasciare immediatamente tutti i prigionieri politici; accoglie con favore l'esito delle elezioni del 6 dicembre 2015 e la formazione della nuova Assemblea nazionale; condanna qualsiasi tentativo di compromettere la piena applicazione dei risultati elettorali, come la sospensione di alcuni membri eletti democraticamente; invita i membri eletti democraticamente a impegnarsi in un dialogo costruttivo al fine di affrontare le sfide economiche, politiche, sociali e della sicurezza cui è confrontato il Venezuela;
Bielorussia
56. accoglie con favore il rilascio dei rimanenti prigionieri politici nell'agosto 2015 e invita il governo bielorusso a riabilitare i prigionieri politici liberati e a ripristinare pienamente i loro diritti civili e politici; prende atto delle carenze riscontrate dagli osservatori internazionali indipendenti durante le elezioni presidenziali del 2015 e invita la Bielorussia a garantire lo svolgimento delle imminenti elezioni presidenziali in conformità delle norme riconosciute a livello internazionale; esorta la Bielorussia, in quanto unico paese in Europa ad applicare la pena capitale, ad aderire alla moratoria generale sulla pena di morte come primo passo verso la sua abolizione definitiva;
o
o o
57. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente della 69ª Assemblea generale delle Nazioni Unite, al Presidente del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, all'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e al Segretario generale dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2015)0470.