Proposta di risoluzione - B8-0178/2016Proposta di risoluzione
B8-0178/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Libia

1.2.2016 - (2016/2537(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Victor Boştinaru, Knut Fleckenstein, Ana Gomes, Richard Howitt, Pier Antonio Panzeri, Nikos Androulakis, Zigmantas Balčytis, Hugues Bayet, Brando Benifei, Goffredo Maria Bettini, José Blanco López, Vilija Blinkevičiūtė, Nicola Caputo, Andi Cristea, Miriam Dalli, Viorica Dăncilă, Nicola Danti, Isabella De Monte, Tanja Fajon, Eugen Freund, Doru-Claudian Frunzulică, Eider Gardiazabal Rubial, Enrico Gasbarra, Neena Gill, Theresa Griffin, Enrique Guerrero Salom, Sergio Gutiérrez Prieto, Cătălin Sorin Ivan, Liisa Jaakonsaari, Kashetu Kyenge, Miltiadis Kyrkos, Javi López, Juan Fernando López Aguilar, Andrejs Mamikins, Costas Mavrides, Marlene Mizzi, Luigi Morgano, Alessia Maria Mosca, Victor Negrescu, Momchil Nekov, Péter Niedermüller, Demetris Papadakis, Vincent Peillon, Pina Picierno, Tonino Picula, Kati Piri, Miroslav Poche, Soraya Post, Gabriele Preuß, Siôn Simon, Jutta Steinruck, Tibor Szanyi, Marc Tarabella, Elena Valenciano, Julie Ward, Josef Weidenholzer, Carlos Zorrinho a nome del gruppo S&D

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0146/2016

Procedura : 2016/2537(RSP)
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B8-0178/2016
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B8-0178/2016

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Libia

(2016/2537(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Libia, in particolare quelle del 15 settembre 2011[1], del 22 novembre 2012[2], del 18 settembre 2014[3] e del 15 gennaio 2015[4],

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, sulla Libia in data 30 aprile, 26 e 27 maggio, 30 giugno, 12 luglio, 17 agosto, 13 e 22 settembre, 9 ottobre e 19 e 26 novembre 2015, nonché 7 gennaio 2016,

–  viste le osservazioni del VP/AR in data 11 maggio, 20 luglio, 12 ottobre, 4 novembre e 14 e 17 dicembre 2015, nonché 8 gennaio 2016;

–  vista la dichiarazione del VP/AR a nome dell'Unione europea sulla firma dell'accordo politico libico del 17 dicembre 2015,

–  viste le conclusioni del Consiglio "Affari esteri" del 30 agosto, 20 ottobre, 17 e 18 novembre e 15 dicembre 2014, del 19 gennaio, 9 febbraio, 16 marzo e 12 ottobre 2015, nonché del 18 gennaio 2016,

–  viste la dichiarazione congiunta sulla Libia di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti del 17 febbraio 2015 e la dichiarazione congiunta di Algeria, Francia, Germania, Italia, Marocco, Qatar, Spagna, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti e del VP/AP in data 19 ottobre 2015,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1970 (2011), 1973 (2011), 2174 (2014) e 2259 (2015),

–  vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite, del 26 febbraio 2015, sulla missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL),

–  visto l'accordo politico libico firmato il 17 dicembre 2015 a Skhirat (Marocco) sulla formazione di un governo di intesa nazionale (GIN),

–  visti la relazione dell'UNSMIL, del 4 settembre 2014, sulla situazione dei diritti umani in Libia e i relativi aggiornamenti del 27 dicembre 2014, del 12 gennaio e del 16 novembre 2015,

–  visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi del 1977, come pure l'obbligo che incombe alle parti belligeranti di rispettare e garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale in qualsiasi circostanza,

–  vista la decisione 2013/233/PESC del Consiglio, del 22 maggio 2013, sulla missione dell'Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia (EUBAM Libia)[5],

–  vista la nomina, il 4 novembre 2015, di Martin Kobler alla carica di rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia,

–  viste le sue risoluzioni del 12 marzo 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell'Unione europea in materia[6], del 17 dicembre 2015 sulla relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2014 e sulla politica dell'Unione europea in materia[7], e del 9 luglio 2015 sulle sfide in materia di sicurezza nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa e le prospettive di stabilità politica[8],

–  visto il comunicato di Roma del 13 dicembre 2015 a sostegno del governo di intesa nazionale (GIN) quale unico governo legittimo della Libia,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'accordo politico libico rappresenta un'opportunità unica per iniziare ad affrontare l'insostenibile situazione in Libia e porre rimedio alla sofferenza della sua popolazione, nonché per creare uno Stato civile democratico attraverso un consenso nazionale;

B.  considerando che il percorso politico del dialogo libico ha coinvolto membri chiave del processo di democratizzazione della Libia, tra cui membri della Camera dei rappresentanti, del Congresso nazionale generale e del Consiglio nazionale di transizione; che altre parti interessate indipendenti, come ad esempio i consigli comunali, i partiti politici, i leader tribali e le organizzazioni femminili hanno contribuito a promuovere un'autentica riconciliazione;

C.  considerando che l'accordo politico libico mira a garantire i diritti democratici del popolo della Libia, a istituire un governo consensuale basato sul principio della separazione dei poteri e a conferire autonomia e responsabilità alle istituzioni dello Stato, quali il governo d'intesa nazionale, nell'ottica di affrontare le sfide che la Libia e il suo popolo si trovano a dover affrontare;

D.  considerando che le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite classificano Daesh, Ansar Al Sharia e Al Qaeda, che sono presenti in Libia, come organizzazioni terroristiche;

E.  considerando che la governance statale, i diritti umani e la situazione umanitaria in Libia hanno subito un deterioramento sullo sfondo di crescenti violenze e di un contesto politico sempre più instabile; che, nel gennaio 2016, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha stimato che il numero di sfollati in tutta la Libia ammonta a circa 435 000 persone; che, inoltre, la Libia continua a ospitare centinaia di migliaia di profughi e richiedenti asilo di diverse nazionalità, molti dei quali vivono in condizioni precarie; che la Libia è diventata una terra di transito per la tratta di esseri umani, circostanza che ha provocato la morte di migliaia di persone nel tentativo di attraversare il Mediterraneo alla volta dell'Europa;

F.  considerando che la Libia continua a essere segnata da episodi di violenza, numerosi conflitti armati, una guerra a bassa intensità e una guerra per procura che interessano varie regioni e concorrono a un collasso generale dell'ordine pubblico; che continuano le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani così come gli abusi diffusi, come ad esempio esecuzioni sommarie e altri tipi di omicidi, arresti arbitrari, tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti, e che ciò non può che ritardare l'attuazione dell'accordo e pregiudicare la transizione democratica;

1.  si compiace della firma dell'accordo politico libico relativo alla formazione di un governo di intesa nazionale (GIN) quale unico governo legittimo della Libia, costituito dal Consiglio di presidenza – presieduto da Fayyez al-Sarraj – e dal Gabinetto, sostenuto da altre istituzioni dello Stato, tra cui la Camera dei rappresentanti e il Consiglio di Stato;

2.  esorta la Camera dei rappresentanti e la sua presidenza a dar prova di spirito di compromesso e a continuare a discutere in merito all'elenco del Gabinetto in vista dell'approvazione del governo di intesa nazionale, come previsto dall'accordo politico libico;

3.  pone l'accento sulla titolarità della Libia per quanto riguarda l'accordo politico libico; sottolinea l'importanza di attuare tale accordo in buona fede, con una ferma volontà politica e spirito di inclusione; osserva che la piena attuazione dell'accordo fornirà gli strumenti necessari per affrontare le urgenti sfide consistenti nel riformare e creare istituzioni statali, nel consolidare lo Stato di diritto, nel combattere il terrorismo, nel migliorare della situazione dei diritti umani, nell'affrontare il fenomeno della migrazione, nel contrastare i trafficanti di esseri umani e nello stimolare la crescita economica;

4.  sostiene pienamente gli sforzi di mediazione compiuti dal rappresentante speciale del Segretario generale dell'ONU per la Libia, Martin Kobler, con l'obiettivo di facilitare una soluzione politica a guida libica attraverso il raggiungimento di un accordo negoziato che permetta di risolvere la crisi e di garantire unità, governabilità, stabilità e pace; ritiene, a tale proposito, che un processo di riconciliazione nazionale sia essenziale affinché, in futuro, la società in Libia sia pacifica, democratica e inclusiva, ed esorta la comunità internazionale, in particolare le Nazioni Unite, con un sostegno efficace da parte dell'UE, a guidare tale processo; invita l'UE a imporre sanzioni mirate, come il divieto di viaggio e il congelamento dei beni nei confronti di persone e organizzazioni che boicottano l'accordo politico libico;

5.  esprime la sua solidarietà al popolo libico e condanna fermamente tutte le violenze e tutti gli attacchi terroristici, anche quelli più recenti, come pure le violazioni e gli abusi dei diritti umani causati dagli scontri e delle operazioni militari; esprime profonda preoccupazione per le sofferenze della popolazione civile libica e per tutti i migranti, gli espatriati e i profughi bloccati in Libia; osserva che gli scontri nel paese hanno causato centinaia di morti tra i civili, sfollamenti di massa e un'emergenza umanitaria; ribadisce il proprio sostegno al contributo della Corte penale internazionale (CPI) nel ricostruire il sistema giudiziario, e manifesta la propria volontà di cooperare con essa per porre fine all'impunità per i reati più gravi; reputa di fondamentale importanza che tutti gli attori interessati in Libia cooperino con la CPI;

6.  ricorda la necessità che tutte le parti in Libia si impegnino a proteggere in ogni momento i civili e che tutti i detenuti siano trattati nel rispetto del diritto internazionale umanitario e in materia di diritti umani; rammenta altresì che gli attacchi intenzionali contro il personale che presta assistenza umanitaria o che partecipa a missioni di mantenimento della pace conformemente alla Carta delle Nazioni Unite, ai fini della protezione di civili o di beni di carattere civile a norma del diritto internazionale in materia di conflitti armati, costituiscono crimini di guerra in virtù dello Statuto di Roma della CPI;

7.  invita i paesi vicini e gli attori regionali ad astenersi da qualsiasi azione che possa inasprire le divisioni e compromettere la transizione democratica della Libia, nonché a sostenere appieno il governo di intesa nazionale in quanto unico governo legittimo della Libia; osserva che coloro che ostacolano attivamente un governo di intesa nazionale violano le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia e devono far fronte alle conseguenze delle loro azioni; ritiene che l'UE dovrebbe avvalersi degli strumenti diplomatici e di politica estera di cui dispone nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) e di altre politiche, come quelle in materia di commercio e di cooperazione, per incoraggiare i paesi della regione del Medio Oriente e del Nord Africa a impegnarsi concretamente nel processo di transizione in Libia; ritiene altresì che l'UE e i suoi Stati membri debbano porre fine al loro silenzio riguardo al sostegno fornito da alcuni attori della regione alle fazioni belligeranti in Libia e a gruppi terroristici che utilizzano il territorio libico per condurre guerre per procura; si compiace del ruolo di facilitazione svolto dall'Algeria, dalla Tunisia e dal Marocco e ricorda l'importanza di una Libia stabile per la stabilità e la sicurezza dell'intera regione;

8.  chiede a tutti gli Stati membri di sostenere pienamente gli sforzi del VP/AR e di collaborare con le autorità libiche, l'UE e l'UNSMIL per elaborare un pacchetto coordinato di misure a sostegno del governo di intesa nazionale, rispettando le priorità e le richieste della Libia; invita inoltre gli Stati membri dell'UE ad astenersi dall'attuazione di politiche e azioni nazionali in Libia che possano in qualche modo essere in contraddizione con gli sforzi internazionali e dell'UE; è del parere che l'UE abbia una grande responsabilità per quanto riguarda la riabilitazione, la ricostruzione e la transizione democratica della Libia e ritiene che solo attraverso una strategia europea concertata, coesa e accuratamente articolata l'UE sarà in grado di contribuire in maniera coerente e concreta alla pace e alla stabilità in Libia; osserva, a tale riguardo, che sostenere la riforma del settore della sicurezza è essenziale per garantire la governance democratica, e che gli Stati membri dell'UE devono essere pronti a impegnarsi per sostenere pienamente questo sforzo sul campo su richiesta delle autorità libiche; sottolinea che ciò è pienamente in linea con le esigenze e gli interessi dell'Europa in materia di sicurezza;

9.  si compiace del pacchetto di aiuti per 100 milioni di EUR annunciato dall'UE; sottolinea tuttavia l'importanza di raddoppiare gli aiuti umanitari per rispondere alle esigenze più urgenti delle persone pesantemente colpite dal conflitto in Libia; mette in evidenza la necessità di prevedere fondi per aiutare le organizzazioni umanitarie a valutare meglio la situazione e migliorare la loro risposta alle esigenze sul terreno; osserva che, una volta al potere, il governo di intesa nazionale, sarà legittimato a recuperare i beni libici detenuti all'estero dall'epoca di Gheddafi;

10.  rammenta il ruolo centrale della dimensione parlamentare in relazione a una soluzione politica alla crisi; sottolinea che gli organi del Parlamento europeo e i suoi deputati possono condividere la loro esperienza istituzionale con gli attori libici per sostenerli nell'instaurazione di un dialogo politico inclusivo;

11.  esprime grave preoccupazione per la crescente minaccia rappresentata dai gruppi terroristici per la sovranità, l'unità nazionale e la transizione democratica della Libia; ribadisce la sua ferma condanna dell'estremismo, del terrorismo e della violenza in tutte le loro forme e manifestazioni e indipendentemente dai motivi che ne sono alla base; sottolinea la necessità di aiutare il governo di intesa nazionale a rispondere alle minacce per la sicurezza libica e di sostenere il nuovo governo affinché sconfigga Daesh, Ansar al-Sharia e tutti i gruppi associati ad Al-Qaeda che operano in Libia; accoglie con favore la decisione di istituire un comitato di sicurezza temporaneo per agevolare l'attuazione delle disposizioni di sicurezza indicate nell'accordo politico libico;

12.  ribadisce la sua preoccupazione per la proliferazione di armi, munizioni ed esplosivi e per il contrabbando di armi, che rappresentano un rischio per la popolazione e per la stabilità del paese e della regione; osserva con profonda preoccupazione il rafforzamento di un nucleo terroristico nella Libia meridionale e mette in evidenza il rischio che può rappresentare in quanto base di addestramento di Daesh, se non si adottano misure immediate; osserva che è nell'interesse stesso della sicurezza dell'Europa aiutare le autorità libiche a estirpare i terroristi dal loro territorio, arrestare il flusso di armi, dismettere tutte le armi in possesso di gruppi privati e smantellare tutti i gruppi armati o le reti criminali che operano in Libia o attraverso la Libia;

13.  sottolinea la necessità di adottare provvedimenti immediati per smantellare tutti i gruppi armati, ridurre i flussi di armi nel paese e affrontare in maniera più diretta gli attori regionali che contribuiscono al conflitto fornendo armi o altre forme di sostegno militare; teme fortemente che le spedizioni di armi dirette alla Libia possano finire in mani sbagliate; ribadisce che, conformemente agli obblighi internazionali della Libia, incluse le risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il governo di intesa nazionale dovrebbe essere l'unico organo autorizzato a importare armi e munizioni; mette in evidenza la necessità di un esercito nazionale unico e solido sotto il controllo del governo di intesa nazionale, che sia in grado di controllare l'intero territorio libico e le sue acque, di garantire la sicurezza delle sue frontiere e di combattere le minacce interne ed esterne;

14.  rammenta il forte impegno dell'UE a favore della sovranità, dell'indipendenza, dell'unità e dell'integrità territoriale della Libia; ricorda le risoluzioni 2174 (2014) e 2213 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che estendono le attuali sanzioni internazionali nei confronti della Libia includendovi la responsabilità penale di coloro che intraprendono o sostengono atti che minacciano la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia o che ostacolano o pregiudicano il positivo completamento della sua transizione politica;

15.  sottolinea la necessità di assicurare la neutralità e l'indipendenza delle istituzioni finanziarie e petrolifere sotto l'autorità del governo di intesa nazionale, in particolare della Banca centrale della Libia, della National Oil Company e della Libyan Investment Authority; sottolinea la necessità di garantire che tali istituzioni funzionino in maniera trasparente e responsabile, anche nell'ottica di garantire il recupero dei beni statali trafugati, a beneficio di tutti i libici e del governo democratico;

16.  ribadisce il suo invito al VP/AR affinché riveda il mandato della missione dell'Unione europea di assistenza alle frontiere (EUBAM) in Libia, attualmente sospesa e di stanza in Tunisia, per tenere conto dell'evolversi della situazione nel paese e nell'ottica di progettare una missione adeguatamente coordinata in ambito PSDC che operi in collaborazione con il governo di intesa nazionale, le Nazioni Unite e gli attori regionali; ritiene che una missione in ambito PSDC dovrebbe mirare a sostenere l'attuazione dell'accordo politico libico, dare priorità alla riforma del settore della sicurezza e al disarmo, alla smobilitazione e al reinserimento, e rispondere inoltre ad altre necessità urgenti in materia di governance inclusiva;

17.  segnala la necessità di selezionare accuratamente i settori di spesa, tenendo conto dell'instabilità che caratterizza molti paesi del Mediterraneo meridionale e della revisione della politica europea di vicinato (PEV); ritiene che lo strumento europeo di vicinato (ENI) 2014-2020 dovrebbe includere, tra le sue priorità, attività di sostegno alle condizioni socioeconomiche per la transizione, compresi la creazione di posti di lavoro e la formazione professionale per i giovani e le donne in Libia, il dialogo interculturale e interreligioso e competenze tecniche per un migliore controllo delle frontiere;

18.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al governo di intesa nazionale della Libia, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Lega araba e all'Unione africana.