PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Eritrea
2.3.2016 - (2016/2568(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Charles Tannock, Mark Demesmaeker, Ryszard Antoni Legutko, Arne Gericke, Mirosław Piotrowski, Ryszard Czarnecki, Edward Czesak, Ruža Tomašić, Angel Dzhambazki a nome del gruppo ECR
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0318/2016
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Eritrea,
– vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 9 marzo 2016,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– vista la costituzione dell'Eritrea del 1997,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, di cui l'Eritrea è parte, in particolare gli articoli 6, 7 e 9,
– visto l'articolo 9 dell'accordo di partenariato ACP-UE quale modificato nel 2005 (accordo di Cotonou), di cui l'Eritrea è firmataria,
– vista la relazione A/HRC/29/42 della commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea, del 4 giugno 2015,
– vista la risoluzione 2224 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 23 ottobre 2015,
– vista la relazione globale 2015 dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) sull'Eritrea,
– visto il resoconto inviato dall'organizzazione "Christian Solidarity Worldwide" alla commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea, del 30 gennaio 2015,
– vista la Proclamazione sul servizio nazionale n. 82/1995, pubblicata nell'Eritrean Gazette il 23 ottobre 1995,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che, dopo 30 anni di lotta per l'indipendenza che ha avuto termine nel 1991, una maggioranza schiacciante di cittadini eritrei ha votato per l'indipendenza in un referendum nel 1993; che nel 1997 è stata approvata e ratificata una nuova costituzione che prevede il pieno rispetto dei diritti dell'uomo, che però non è stata attuata;
B. considerando che le elezioni parlamentari previste per il 2001 sono state rinviate a data da destinarsi a causa di una guerra di confine con l'Etiopia e non sono mai state svolte; che l'unico partito politico consentito è il Fronte popolare per la democrazia e la giustizia; che l'Assemblea nazionale non viene convocata dal 2002 e che solo i media governativi sono autorizzati a operare;
C. considerando che Isaias Afwerki è stato l'unico presidente dell'Eritrea dall'indipendenza del paese nel 1993, che il suo regime, soprattutto a partire dal 2001, è stato fortemente autocratico e repressivo e che il suo governo ha creato una società altamente militarizzata;
D. considerando che, per legge, tutti i cittadini eritrei, sia donne che uomini, di età compresa tra i 18 e i 40 anni hanno il dovere di svolgere 18 mesi di servizio nazionale attivo e di rimanere come riservisti fino all'età di 50 anni; che in pratica la coscrizione si verifica spesso nelle scuole, arruolando bambini di età inferiore ai 15 anni;
E. considerando che durante il servizio nazionale, soprattutto durante l'addestramento militare, le ragazze subiscono abusi sessuali e che molte donne e ragazze cercano di sottrarsi al servizio nazionale tramite il matrimonio o la maternità, o sono costrette a farlo dai membri della famiglia; che la durata del servizio nazionale, ufficialmente 18 mesi, può essere estesa in tempi di "crisi nazionale";
F. considerando che, in base a uno studio condotto alla London South Bank University tra 200 coscritti fuggiti, la durata media del servizio svolto era di 6 anni e mezzo; che alcuni avevano prestato servizio per oltre 12 anni; che molti giovani fuggono dall'Eritrea per evitare la coscrizione;
G. considerando che le Nazioni Unite hanno rinnovato l'embargo sulle armi all'Eritrea, facendo riferimento alla minaccia per la pace e la stabilità della regione, e hanno reiterato la richiesta che l'Eritrea renda disponibili al gruppo di monitoraggio della Somalia e dell'Eritrea informazioni relative ai combattenti di Gibuti che risultano dispersi in combattimento dagli scontri del 2008;
H. considerando che il numero dei rifugiati e dei richiedenti asilo provenienti dall'Eritrea a metà del 2015 era pari a 444 000, su una popolazione totale di 6 500 000 persone; che il numero relativamente elevato di minori non accompagnati che giungono dall'Eritrea sono ad alto rischio di diventare vittima della tratta;
I. considerando che 39 000 rifugiati e migranti eritrei hanno attraversato il Mar Mediterraneo partendo dall'Africa settentrionale verso l'Italia nel corso del 2015, il che ha fatto dell'Eritrea il paese di origine della maggior parte dei rifugiati sbarcati in Italia;
J. considerando che in Eritrea vengono commesse, sotto l'autorità del governo, violazioni gravi, sistematiche e diffuse dei diritti umani, tra cui la sorveglianza diffusa della popolazione, un rigoroso controllo della circolazione sia all'interno del paese che nei confronti di coloro che tentano di lasciarlo, la totale repressione della libertà di espressione e gravi violazioni della libertà di religione e di credo; che alcune di queste violazioni possono costituire crimini contro l'umanità;
K. considerando che il regime eritreo nutre un'avversione ideologica di vecchia data nei confronti di qualsiasi religione, in quanto la considera una forma pericolosa e concorrenziale di fedeltà nonché una fonte di divisione nazionale, e pertanto tutte le religioni vengono perseguitate; che l'ex patriarca della Chiesa ortodossa tewahedo eritrea è stato detenuto agli arresti domiciliari dal 2007 fino alla morte avvenuta nel dicembre 2015; che numerosi sacerdoti, pastori e altri esponenti religiosi sono agli arresti domiciliari o in carcere;
L. considerando che decine di migliaia di eritrei continuano a essere detenuti senza un'accusa o un processo in condizioni estremamente malsane e pericolose in strutture di detenzione in tutto il paese, dove la tortura è praticata abitualmente;
1. invita l'Eritrea ad attuare pienamente la costituzione che ha ratificato e ad applicare i diritti in essa sanciti, in particolare quelli di cui agli articoli 17 e 19;
2. invita l'Eritrea a firmare, ratificare e attuare immediatamente la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti e a rispettare pienamente i suoi obblighi nel quadro del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e della Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, entrambi i quali vietano la tortura;
3. esorta a porre fine agli arresti arbitrari, alle sparizioni forzate e alle detenzioni a tempo indeterminato senza accuse o processo; sottolinea che il governo eritreo deve portare in giudizio tutti coloro che sono detenuti per lunghi periodi dinanzi a tribunali riconosciuti e alla presenza di osservatori internazionali oppure rilasciarli, e che tutti i detenuti che sono stati sottoposti a detenzione arbitraria e irregolare dovrebbero essere rilasciati immediatamente;
4. invita il governo a riconoscere l'esistenza di violazioni dei diritti umani e a garantire l'assunzione di responsabilità per le violazioni dei diritti umani del passato, compresi, ma non a titolo esaustivo, le esecuzioni extragiudiziali, le sparizioni forzate, le torture, le detenzioni illegali, le violenze sessuali e i lavori forzati, anche all'interno del servizio nazionale;
5. raccomanda di interrompere il servizio nazionale a tempo indeterminato, limitandolo a 18 mesi per tutti i coscritti attuali e futuri di età non inferiore a 18 anni, e di prevedere la possibilità di esercitare l'obiezione di coscienza;
6. condanna l'uso, da parte del governo eritreo, dell'"imposta sulla diaspora", che viene riscossa tramite estorsione e altri metodi illegali agli eritrei che hanno lasciato il paese e che è utilizzata, in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, per finanziare gruppi armati nei paesi vicini, destabilizzando in tal modo la regione;
7. esprime grande preoccupazione per il numero estremamente elevato di rifugiati eritrei che tentano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l'Europa e ritiene che il regime antidemocratico e totalitario eritreo sia il motivo principale dell'esodo; esorta il presidente e il governo dell'Eritrea a realizzare riforme immediate;
8. è fermamente convinto che le condizioni difficili e la mancanza di libertà che il governo impone alla popolazione, in particolare il servizio nazionale obbligatorio a tempo indeterminato, siano tra i fattori alla base della migrazione proveniente dall'Eritrea, e che questa non sia determinata unicamente dalla situazione economica del paese; ricorda alla Commissione che aumentare gli aiuti a titolo del Fondo europeo di sviluppo non significa affrontare tali questioni;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al parlamento panafricano, ai copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, all'Unione africana nonché al presidente, al parlamento e al governo dell'Eritrea.