PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Eritrea
2.3.2016 - (2016/2568(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Beatriz Becerra Basterrechea, Dita Charanzová, Fredrick Federley, Charles Goerens, Filiz Hyusmenova, Ilhan Kyuchyuk, Valentinas Mazuronis, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Marietje Schaake, Pavel Telička, Hilde Vautmans a nome del gruppo ALDE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0318/2016
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Eritrea, in particolare quelle del 7 febbraio 2002[1], del 18 novembre 2004[2] e del 15 settembre 2011[3] sulla situazione dei diritti umani nel paese,
– viste la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 2244 del 23 ottobre 2015, che ha esteso l'embargo sulle armi contro l'Eritrea fino al 15 novembre 2016, e la relazione del 19 ottobre 2015 del gruppo di monitoraggio per la Somalia e l'Eritrea,
– vista la relazione presentata il 19 giugno 2015 al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani dal relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Eritrea, Sheila B. Keetharuth,
– visto l'accordo di partenariato ACP-UE (accordo di Cotonou), quale riveduto nel 2005 e nel 2010, di cui l'Eritrea è un paese firmatario,
– viste le dichiarazioni dei copresidenti dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE del 23 novembre 2011 e del 25 giugno 2013, sulla situazione dei diritti umani in Eritrea,
– vista la discussione in Parlamento del 27 maggio 2015 sugli aiuti allo sviluppo concessi dall'UE all'Eritrea, alla luce dei documentati abusi dei diritti umani,
– vista la Costituzione dell'Eritrea, adottata nel 1997, che garantisce le libertà civili, compresa la libertà di religione,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del 1981,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'UE fornisce sostegno all'Eritrea fin da quando essa è diventata indipendente dall'Etiopia nel 1993; che la promessa iniziale di instaurare la democrazia e lo Stato di diritto dopo l'indipendenza del paese è stata ostacolata dal governo eritreo con il pretesto della difesa nazionale e del servizio nazionale; che le elezioni presidenziali previste per il 1997 non hanno mai avuto luogo e che la Costituzione ratificata quello stesso hanno non è mai stata applicata;
B. considerando che l'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia nel 1993 aveva creato aspettative all'interno della comunità internazionale e del popolo eritreo riguardo alla possibilità di poter contribuire a creare un paese rispettoso dei diritti umani e libero dalla repressione; che ciò non è avvenuto e che, al contrario, si sono registrate una recrudescenza della repressione e maggiori violazioni dei diritti umani;
C. considerando che, secondo la relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite, l'Eritrea registra i peggiori risultati al mondo per quanto concerne i diritti umani, a causa delle quotidiane violazioni in tal senso e dell'assenza di progressi negli ultimi anni; che molti giovani hanno abbandonato il paese, fuggendo dall'azione repressiva del governo e dal servizio di leva obbligatorio, compresi il lavoro forzato e le dilaganti violazioni dei diritti; che la libertà di culto, la libertà dei mezzi di comunicazione e la libertà di espressione non sono garantite;
D. considerando che i prigionieri, compresi i bambini, sono detenuti in condizioni dure che, in alcuni casi, si configurano come tortura;
E. considerando che nella dichiarazione resa a Bruxelles il 18 settembre 2014 il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna ha espresso preoccupazioni per la detenzione, dal 18 settembre 2001, di un gruppo di 11 parlamentari e membri autorevoli del Fronte popolare per la democrazia e la giustizia, senza un'accusa, una sentenza e la possibilità di parlare con un avvocato, come pure per la detenzione, dal 23 settembre 2001, di 10 giornalisti indipendenti, tra cui Dawit Isaak, cittadino svedese e unico detenuto politico europeo; che il patriarca Abune Antonios continua a essere in isolamento e agli arresti domiciliari dal gennaio 2006;
F. considerando che, secondo la relazione del 2014 sullo sviluppo umano del programma di sviluppo delle Nazioni Unite, l'Eritrea occupa il 182° posto su 187 paesi nell'indice di sviluppo umano del 2014; che, secondo l'ultima valutazione della povertà condotta dalla Banca Mondiale e risalente al 2003, il 65% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà;
G. considerando che nel novembre 2015 le Nazioni Unite avevano messo in guardia da una grave siccità nel Corno d'Africa dovuta all'attuale evoluzione de El Niño; che nel dicembre 2015 le Nazioni Unite hanno dichiarato che tale siccità è stata la più grave mai registrata nella regione, avendo ridotto la resa dei raccolti dal 50% al 90%; che, di conseguenza, l'Eritrea è tra i paesi che si troveranno a dover affrontare la difficile sfida di garantire la sicurezza alimentare alle proprie popolazioni;
H. considerando che l'UE è un partner importante per l'Eritrea in termini di aiuti allo sviluppo e di assistenza;
I. considerando che, in totale contraddizione con la realtà della siccità, il presidente eritreo ha dichiarato infondati i timori di una crisi alimentare, sostenendo che, nonostante la diminuzione della produzione agricola, il paese non sarebbe stato vittima di nessuna crisi;
J. considerando che l'Eritrea sostiene il Processo di Karthoum (un'iniziativa UE-Corno d'Africa avviata il 28 novembre 2014 allo scopo di affrontare il problema della migrazione e del traffico di esseri umani), che comprende l'attuazione di progetti concreti, tra cui la creazione di capacità per il sistema giudiziario e la sensibilizzazione;
K. considerando che il 22 febbraio 2016 il programma nel settore della sicurezza dell'Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) ha presentato ufficialmente ad Addis Abeba (Etiopia) una relazione di studio dal titolo "Human Smuggling and Trafficking on the Horn of Africa-Central Mediterranean Route" (Traffico e tratta di esseri umani sulla rotta Corno d'Africa-Mediterraneo centrale);
L. considerando che l'Eritrea è uno dei paesi da cui proviene il maggior numero di rifugiati al mondo e che gli eritrei rappresentano il terzo gruppo più vasto di persone che intraprendono il pericoloso viaggio verso l'Europa (dopo i siriani e gli afghani), affrontando le angherie degli spietati trafficanti per effettuare la rischiosa traversata del Mediterraneo; che, pertanto, la situazione in Eritrea ha conseguenze dirette sull'Europa, dal momento che, se nel paese venissero rispettati e tutelati i diritti umani e le persone potessero vivere libere dalla paura, gli eritrei potrebbero fare ritorno in patria;
M. considerando che è opportuno dedicare un'attenzione particolare ai minori non accompagnati vittime della tratta di esseri umani, in quanto la loro situazione di particolare vulnerabilità richiede assistenza e sostegno specifici;
N. considerando che l'UE ha un interesse diretto nella stabilizzazione dell'Eritrea, in quanto la situazione attuale costringe alla fuga una parte considerevole della popolazione, e che migliaia di persone perdono la vita a causa di attività criminali, tra cui il traffico di migranti e la tratta di esseri umani;
1. osserva con grande preoccupazione il persistere della deplorevole situazione dei diritti umani in Eritrea;
2. concorda con lo stanziamento di 200 milioni di EUR nell'arco dei prossimi sei anni a favore del programma indicativo nazionale nel quadro dell'11° Fondo europeo di sviluppo, allo scopo di promuovere la riduzione della povertà e lo sviluppo socioeconomico, affrontare le cause profonde di natura economica e politica della migrazione e finanziare progetti correlati alle energie rinnovabili, all'efficienza energetica e alla governance economica; ricorda che tale dotazione è complementare ad altri ambiti di cooperazione, quali lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR);
3. esorta l'Eritrea a mostrare trasparenza e buona governance in materia di finanze pubbliche; invita la delegazione dell'UE a monitorare attentamente la situazione politica nel paese al fine di assicurarsi che il proseguimento della cooperazione allo sviluppo dell'UE sia subordinato al compimento di progressi sostanziali nell'ambito dei diritti umani e della democratizzazione, in particolare della libertà di espressione, di stampa e di riunione; sottolinea che la mancanza di sviluppo economico su un'ampia base incoraggia l'emigrazione; pone l'accento sull'importante ruolo svolto dalle donne, anche durante la lotta per l'indipendenza, e chiede l'emancipazione femminile e l'uguaglianza di genere;
4. rammenta che un minore non accompagnato è innanzitutto un bambino potenzialmente a rischio e che il principio guida degli Stati membri e dell'UE nell'affrontare tale questione deve essere la protezione del bambino, piuttosto che le politiche di immigrazione, nel rispetto del principio di base dell'interesse superiore del bambino; ricorda che qualunque individuo al di sotto dei 18 anni deve essere considerato, senza eccezioni, un bambino e pertanto un minore; rileva che i minori non accompagnati, in particolare le ragazze, sono due volte più suscettibili di incontrare difficoltà e problemi rispetto agli altri minori;
5. rivolge un appello alla comunità internazionale e ai partner per lo sviluppo dell'Eritrea affinché intervengano nella situazione ed esercitino pressione sul governo eritreo in modo che esso consenta agli aiuti stranieri di offrire sostegno alle comunità vulnerabili prima che la crisi peggiori, in particolare in seguito alla siccità;
6. rimane profondamente preoccupato per la situazione dei diritti umani nel paese; ribadisce il proprio appello alle autorità eritree affinché procedano al rilascio immediato e incondizionato dei parlamentari, dei giornalisti (compreso il cittadino svedese Dawit Isaak, di cui non si hanno notizie dal 2005), dei membri del clero e di tutti i prigionieri politici;
7. chiede al governo eritreo garanzie chiare sul fatto che avvierà riforme democratiche e garantirà il rispetto dei diritti umani, anche attraverso l'attuazione delle raccomandazioni formulate in occasione della 18a sessione del gruppo di lavoro sull'esame periodico universale (EPU), che il governo ha accettato il 7 febbraio 2014;
8. invita il Consiglio a garantire che i fondi stanziati non vadano a beneficio del governo eritreo, ma siano rigorosamente destinati a rispondere alle necessità del popolo eritreo a livello di sviluppo, democrazia, diritti umani, buona governance e sicurezza;
9. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, al Consiglio dell'Unione africana, al Segretario generale delle Nazioni Unite, nonché al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.