Proposta di risoluzione - B8-1043/2016Proposta di risoluzione
B8-1043/2016

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull'attuazione dell'accordo di Parigi e la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Marrakech (Marocco) del 2016 (COP22)

28.9.2016 - (2016/2814(RSP))

presentata a seguito delle interrogazioni con richiesta di risposta orale B8-0718/2016 e B8-0719/2016
a norma dell'articolo 128, paragrafo 5, del regolamento

Giovanni La Via, Peter Liese, Jo Leinen, Julie Girling, Gerben-Jan Gerbrandy, Estefanía Torres Martínez, Bas Eickhout, Marco Affrontea nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare


Procedura : 2016/2814(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B8-1043/2016
Testi presentati :
B8-1043/2016
Testi approvati :

B8-1043/2016

Risoluzione del Parlamento europeo sull'attuazione dell'accordo di Parigi e la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Marrakech (Marocco) del 2016 (COP22)

(2016/2814(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo protocollo di Kyoto,

–  visti l'accordo di Parigi e la decisione 1/CP.21 nonché la ventunesima conferenza delle parti (COP21) dell'UNFCCC e l'undicesima conferenza delle parti che funge da riunione delle parti del protocollo di Kyoto (CMP11), tenutesi a Parigi (Francia) dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,

–  viste la diciottesima conferenza delle parti (COP18) dell'UNFCCC e l'ottava conferenza delle parti che funge da riunione delle parti del protocollo di Kyoto (CMP8), tenutesi a Doha (Qatar) dal 26 novembre all'8 dicembre 2012, come pure l'adozione di un emendamento al protocollo di Kyoto che istituisce un secondo periodo di impegno – dal 1º gennaio 2013 al 31 dicembre 2020 – nell'ambito del protocollo stesso,

–  visti l'apertura alla firma, il 22 aprile 2016, dell'accordo di Parigi presso il quartier generale delle Nazioni Unite (ONU) a New York, che si concluderà il 21 aprile 2017, la firma del suddetto accordo da parte di 180 paesi e il deposito da parte di 27 paesi di strumenti per la sua ratifica, i quali rappresentano nell'insieme il 39,08% delle emissioni complessive di gas a effetto serra (al 7 settembre 2016),

–  vista la sua risoluzione del 14 ottobre 2015 sul tema "Verso il raggiungimento a Parigi di un nuovo accordo internazionale sul clima"[1],

–  vista la comunicazione della Commissione del 2 marzo 2016 dal titolo "Dopo Parigi: valutazione delle implicazioni dell'accordo di Parigi" (COM(2016)110),

–  visti la comunicazione della Commissione del 16 aprile 2013 dal titolo "Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici" (COM(2013)0216) e il relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione,

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 ottobre 2014,

–  visti i contributi previsti stabiliti a livello nazionale (INDC) relativi all'UE e ai suoi Stati membri, presentati all'UNFCCC dalla Lettonia e dalla Commissione il 6 marzo 2015,

–  viste la quinta relazione di valutazione del gruppo di esperti intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) e la relativa relazione di sintesi,

–  viste la relazione di sintesi del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), del novembre 2014, intitolata "The Emissions Gap Report 2014" (Relazione 2014 sul divario delle emissioni), e la relazione dell'UNEP intitolata "Global Adaptation Gap Report 2014" (Relazione 2014 sul divario in termini di adattamento),

–  vista la dichiarazione adottata dai capi di Stato e di governo in occasione del vertice del G7, tenutosi al castello di Elmau (Germania) dal 7 all'8 giugno 2015, intitolata "Guardare avanti, agire insieme", nella quale è stata ribadita l'intenzione di rispettare l'impegno di ridurre le emissioni di gas a effetto serra tra il 40% e il 70% entro il 2050, rispetto ai livelli del 2010, con la necessità di garantire che tale riduzione vada più nella direzione del 70% che del 40%,

–  vista la dichiarazione adottata dai capi di Stato e di governo in occasione del vertice del G7, tenutosi il 26 e 27 maggio 2016 a Ise-Shima (Giappone), nella quale tutte le parti sono state invitate ad adoperarsi per rendere possibile l'entrata in vigore dell'accordo di Parigi nel 2016,

–  vista la relazione del comitato europeo per il rischio sistemico, del febbraio 2016, dal titolo "Too late, too sudden: Transition to a low-carbon economy and systemic risk" (Troppo tardi, troppo improvvisa: transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e rischio sistemico),

–  visti i "10 messaggi chiave sul cambiamento climatico" dell'International Resource Panel, del dicembre 2015,

–  visti la relazione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e il parere della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (A8-0000/2016),

–  visti l'articolo 128, paragrafo 5, e l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che l'accordo di Parigi entra in vigore il trentesimo giorno successivo alla data in cui almeno 55 parti della convenzione (che rappresentano un totale stimato di almeno il 55% delle emissioni totali di gas a effetto serra) avranno depositato presso l'ONU i loro strumenti di ratifica, accettazione, approvazione o adesione;

B.  considerando che l'impegno a mitigare il riscaldamento globale non dovrebbe essere considerato un ostacolo al perseguimento della crescita economica, ma dovrebbe, al contrario, essere visto come una leva per creare nuova crescita economica e nuova occupazione in chiave sostenibile;

C.  considerando che i cambiamenti climatici possono aumentare la competizione per risorse quali cibo, acqua e terre da pascolo, inasprire le difficoltà economiche e l'instabilità politica e potrebbero divenire, in un futuro non troppo lontano, la causa principale degli spostamenti di popolazioni sia all'interno che all'esterno dei confini nazionali; che la questione della migrazione climatica dovrebbe pertanto essere posta al centro dell'agenda internazionale;

D.  considerando che gli effetti più gravi dei cambiamenti climatici saranno avvertiti nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in quelli meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, i quali dispongono di risorse insufficienti per prepararsi e adattarsi ai cambiamenti in atto; che, stando all'IPCC, l'Africa è particolarmente vulnerabile alle sfide poste da questa situazione ed è quindi esposta a stress idrico, eventi atmosferici estremamente violenti e insicurezza alimentare dovuta alla siccità e alla desertificazione;

E.  considerando che il 6 marzo 2015 l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno presentato all'UNFCCC il loro INDC, impegnandosi a conseguire un obiettivo vincolante di riduzione interna delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 40 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, come definito nelle conclusioni del Consiglio europeo, del 23 ottobre 2014, sul quadro strategico su clima ed energia per il 2030;

Azione per il clima fondata su solide basi scientifiche

1.  rammenta che, stando alle prove scientifiche presentate nella quinta relazione di valutazione dell'IPCC del 2014, il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, i cambiamenti climatici sono una realtà attuale e le attività umane sono la causa predominante del riscaldamento osservato sin dalla metà del XX secolo; esprime preoccupazione per gli effetti diffusi e considerevoli dei cambiamenti climatici, che sono già chiaramente osservabili nei sistemi naturali e umani di tutti i continenti e negli oceani;

2.  prende atto delle conclusioni del Segretariato dell'UNFCCC secondo cui, mantenendo l'attuale ritmo di emissioni di gas a effetto serra a livello globale, si consumerà il bilancio del carbonio residuo in maniera coerente con il contenimento dell'aumento medio della temperatura a livello mondiale entro gli 1,5 °C nei prossimi cinque anni; sottolinea che tutti i paesi dovrebbero accelerare la transizione verso emissioni nette di gas a effetto serra pari a zero e verso la resilienza climatica, come concordato nell'accordo di Parigi, al fine di evitare le conseguenze peggiori del riscaldamento globale;

3.  sollecita i paesi sviluppati, in particolare l'UE, a ridurre drasticamente le emissioni di gas a effetto serra oltre gli impegni già assunti per evitare, per quanto possibile, il verificarsi su vasta scala di emissioni negative, dato che le tecnologie non si sono ancora dimostrate efficaci, socialmente accettabili, economiche e sicure;

Urgenza di ratificare e attuare l'accordo di Parigi

4.  accoglie con favore l'accordo di Parigi sul clima quale risultato storico nella lotta contro i cambiamenti climatici e nel multilateralismo; ritiene che si tratti di un accordo ambizioso, equilibrato e giuridicamente vincolante e che la sua adozione e gli annunci cumulativi, formulati da 187 parti alla fine della COP21, di contributi previsti stabiliti a livello nazionale hanno segnato un punto di svolta decisivo verso un'azione globale e collettiva a livello mondiale, che, dopo l'attuazione, imprimerà un'accelerazione definitiva e irreversibile alla transizione verso un'economia globale resiliente ai cambiamenti climatici e a impatto climatico zero;

5.  si compiace vivamente dell'impegno di tutti i paesi a limitare l'aumento della temperatura media mondiale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, nonché ad adoperarsi per contenere l'aumento della temperatura a 1,5 °C e raggiungere un equilibrio tra le emissioni di origine antropica dalle fonti e gli assorbimenti dei gas a effetto serra dai pozzi ("zero emissioni nette"), su una base equa, entro la seconda metà del secolo;

6.  rammenta che contenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 °C non garantisce che si eviteranno significative conseguenze climatiche negative; riconosce la necessità di giungere a una chiara comprensione delle specifiche implicazioni programmatiche derivanti dal contenere l'aumento della temperatura globale entro una media di 1,5 °C; accoglie pertanto con favore l'elaborazione nel 2018 di una relazione speciale dell'IPCC a tal fine; sottolinea che non si dovrebbe sopravvalutare il contributo potenziale dei pozzi alla neutralità delle emissioni;

7.  ricorda che per limitare l'aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2 °C è necessaria una rapida decarbonizzazione, sempre impegnandosi a contenere tale aumento entro gli 1,5 °C, mentre le emissioni di gas a effetto serra nel mondo dovrebbero raggiungere il loro apice il prima possibile; rammenta che le emissioni globali dovrebbero essere gradualmente eliminate entro il 2050 o subito dopo; richiama tutte le parti in grado di farlo a realizzare gli obiettivi e le strategie nazionali di decarbonizzazione, dando priorità alla graduale eliminazione delle emissioni provenienti dal carbone, che è la fonte energetica più inquinante, e invita l'UE a collaborare con i propri partner internazionali verso tale obiettivo, fornendo esempi di buone pratiche;

8.  sottolinea che l'accordo di Parigi, giuridicamente vincolante, e il percorso verso la decarbonizzazione tracciato forniranno ai decisori indicazioni affidabili, eviteranno una costosa dipendenza dagli investimenti in attività ad alto tenore di carbonio, offriranno certezza e prevedibilità a imprese e investitori e incoraggeranno la transizione da investimenti in combustibili fossili a investimenti a basse emissioni di carbonio;

9.  sottolinea che, anche in mancanza di prove scientifiche sugli effetti del contenimento del riscaldamento globale entro gli 1,5 °C per ogni settore e regione, è evidente che l'impegno attualmente profuso dai paesi non è sufficiente a consentire agli Stati più vulnerabili di raggiungere tali limiti di sicurezza; sollecita tutti i paesi, soprattutto quelli sviluppati, a intensificare assieme gli sforzi e a rendere più ambiziosi i contributi stabiliti a livello nazionale (NDC) nel contesto del dialogo di facilitazione del 2018; invita pertanto l'UE a impegnarsi a ridurre ulteriormente le emissioni attraverso i propri NDC per il 2030;

10.  accoglie con favore l'impegno contenuto nell'accordo di Parigi di ridurre a "zero nette" le emissioni globali nel corso della seconda metà del secolo; riconosce che ciò significa che la maggior parte dei settori dell'Unione deve raggiungere tale obiettivo molto prima; sottolinea la necessità che l'UE eserciti pressione sulle Parti che seguono un percorso non conforme all'accordo di Parigi;

11.  sollecita la rapida entrata in vigore dell'accordo di Parigi e invita la Commissione e gli Stati membri a garantire una ratifica tempestiva e senza indugio in modo da non ritardare tale entrata in vigore; invita pertanto la Commissione a riferire periodicamente al Parlamento e alle commissioni competenti in merito allo stato di avanzamento del processo di ratifica e, in particolare, sui motivi degli eventuali ostacoli ancora riscontrati; valuta positivamente il fatto che vari Stati membri abbiano già avviato, e in alcuni casi già completato, le procedure nazionali di ratifica;

12.  deplora tuttavia che la somma di tutti gli INDC a livello globale non permettano neppure di avvicinarsi all'obiettivo dei 2 °C; rileva che è necessaria maggiore ambizione e chiede un'azione concertata da parte dell'UE e degli altri grandi produttori di emissioni per avvicinare i loro INDC all'obiettivo dei 2 °C; sottolinea l'urgenza e l'importanza fondamentale che tutte le parti, UE compresa, innalzino il loro impegno in termini di riduzione delle emissioni nei propri NDC ogni cinque anni, in linea con il meccanismo relativo all'ambizione dell'accordo di Parigi; ritiene che gli NDC siano strumenti chiave nella pianificazione nazionale dello sviluppo in sinergia con gli obiettivi di sviluppo sostenibile;

13.  evidenzia l'importanza di dimostrare il rispetto, da parte dell'UE, dell'accordo di Parigi, anche attraverso la revisione dei suoi obiettivi e strumenti programmatici a medio e lungo termine, come pure di avviare tale processo quanto prima, onde permettere un dibattito globale in cui il Parlamento dovrebbe svolgere un ruolo fondamentale assieme ai rappresentanti delle autorità nazionali, regionali e locali, della società civile e delle imprese; invita la Commissione a predisporre per l'UE una strategia a "zero emissioni" per la metà del secolo, che definisca un percorso efficiente in termini di costi per raggiungere l'obiettivo delle zero emissioni nette approvato con l'accordo di Parigi;

COP22 a Marrakech

14.  ritiene opportuno proseguire i negoziati sugli elementi chiave dell'accordo di Parigi, compresi un quadro rafforzato per la trasparenza, dettagli del bilancio globale, orientamenti aggiuntivi sugli INDC, una comprensione della differenziazione, delle perdite e dei danni, finanziamenti per il clima e un sostegno in termini di capacità, una governance multilivello inclusiva nonché un meccanismo inteso ad agevolare l'attuazione e a promuovere la conformità; esorta la Commissione e gli Stati membri a mantenere gli impegni convenuti nel quadro dell'accordo di Parigi, soprattutto riguardo al contributo dell'UE alla mitigazione e all'adattamento, come pure al suo sostegno finanziario, al trasferimento delle tecnologie e allo sviluppo delle capacità, a prescindere da eventuali modifiche di status degli Stati membri dell'UE;

15.  evidenzia che il tempismo è essenziale negli sforzi congiunti per contrastare i cambiamenti climatici e onorare l'accordo di Parigi; sottolinea che l'UE ha la capacità e la responsabilità di dare l'esempio e avviare immediatamente i lavori per allineare i propri obiettivi su clima ed energia all'obiettivo internazionale convenuto di contenere l'aumento della temperatura media mondiale al di sotto dei 2 °C, sempre nell'impegno di limitare tale aumento a 1,5 °C;

16.  incoraggia l'UE e gli Stati membri a continuare a partecipare attivamente alla cosiddetta coalizione di ambizione elevata e a impegnarsi ad accelerare il progresso dei negoziati e a sostenere la presidenza marocchina nel promuovere il contributo delle energie rinnovabili e delle misure di adattamento alla lotta globale ai cambiamenti climatici;

17.  sottolinea la necessità di avviare discussioni sulla forma che assumerà il "dialogo di facilitazione" del 2018, che sarà un'occasione importante per colmare il divario esistente in materia di mitigazione, alla luce degli INDC attuali; ritiene che l'UE dovrebbe svolgere un ruolo proattivo in questo primo dialogo di facilitazione, per fare il punto del livello di ambizione collettiva e dei progressi nell'attuazione degli impegni assunti; invita la Commissione e gli Stati membri a presentare, con largo anticipo rispetto al dialogo di facilitazione, ulteriori riduzioni delle emissioni di gas serra che vadano al di là degli impegni già assunti a norma dell'accordo di Parigi e a contribuire adeguatamente a colmare il divario in materia di mitigazione in base alle capacità dell'UE;

18.  ricorda che l'aumento delle azioni di mitigazione nel periodo precedente al 2020 è un presupposto assoluto per conseguire gli obiettivi a lungo termine dell'accordo di Parigi ed è un elemento chiave per valutare l'efficacia della COP di Marrakech;

Ambizioni pre-2020 e protocollo di Kyoto

19.  osserva che l'UE è ora sulla buona strada per eccellere nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020 in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e per conseguire gli obiettivi fissati per il 2020 in materia di energie rinnovabili, e che sono stati registrati miglioramenti significativi sul fronte dell'intensità energetica grazie a edifici, prodotti, processi industriali e veicoli più efficienti, mentre dal 1990 a oggi l'economia europea è cresciuta in termini reali del 45%; evidenzia tuttavia che è necessario un maggiore livello di ambizione e di azione per mantenere incentivi sufficienti a ottenere le riduzioni di emissioni di gas a effetto serra necessarie a conseguire gli obiettivi dell'UE su clima ed energia per il 2050; sottolinea che i progressi raggiunti nella riduzione delle emissioni di tali gas nei settori dei trasporti e dell'agricoltura rispetto agli obiettivi per il 2020 sono insufficienti e che occorre incrementare gli sforzi per ottenere il contributo di questi settori alla riduzione delle emissioni entro il 2030;

20.  sottolinea che gli obiettivi 20-20-20 per le emissioni di gas a effetto serra, le energie rinnovabili e il risparmio energetico hanno svolto un ruolo chiave nel dare impulso al conseguimento di risultati positivi e nel sostenere l'occupazione di oltre 4,2 milioni di persone in varie ecoindustrie, con una crescita che non si è arrestata neppure durante la crisi economica;

21.  precisa che, sebbene il secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto abbia una durata limitata, esso va considerato una tappa intermedia estremamente importante e invita quindi le parti, compresi gli Stati membri dell'UE, a completare quanto prima il processo di ratifica; osserva che il Parlamento ha fatto la sua parte dando la sua approvazione e valuta positivamente quegli Stati membri che hanno già portato a compimento i loro processi interni;

Sforzi globali di tutti i settori

22.  accoglie con favore lo sviluppo di sistemi di scambio di quote di emissione a livello globale, ivi compresi i 17 sistemi di scambio delle emissioni attualmente operativi in quattro continenti, che rappresentano il 40% del PIL globale, i quali contribuiscono a ridurre le emissioni planetarie in modo efficiente sotto il profilo dei costi; incoraggia la Commissione a promuovere collegamenti tra l'ETS dell'Unione e gli altri sistemi di scambio di quote di emissione allo scopo di istituire meccanismi internazionali per il mercato del carbonio, così da accrescere il livello di ambizione in campo climatico e da contribuire, nel contempo, a ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni mediante la creazione di condizioni uniformi; chiede che si compiano sforzi notevoli per mantenere nell'ETS dell'UE qualsiasi Stato membro il cui status sia modificato; invita la Commissione a istituire tutele per garantire che il collegamento con l'ETS dell'Unione offra un contributo per la mitigazione permanente e non comprometta gli obiettivi interni dell'UE in materia di emissioni di gas a effetto serra;

23.  sottolinea che, secondo le conclusioni dell'IPCC, le emissioni dal suolo (agricoltura, allevamento, silvicoltura e altre destinazioni d'uso) presentano notevoli potenzialità di mitigazione e di rafforzamento della resilienza efficienti sotto il profilo dei costi, e che è dunque necessario rafforzare l'azione dell'UE e la cooperazione internazionale per calcolare in modo più accurato e ottimizzare il potenziale di cattura del carbonio delle emissioni dal suolo nonché garantire un sequestro del carbonio sicuro e duraturo; osserva le speciali opportunità associate al settore agroforestale; ricorda l'importante accordo raggiunto ad inizio legislatura in materia di ILUC e auspica che il contributo negoziale offerto dal Parlamento in quella occasione possa fungere da base per una soluzione ambiziosa nel quadro della prossima revisione della normativa;

24.  osserva che la deforestazione e il degrado forestale sono responsabili del 20% delle emissioni globali di gas serra, ed evidenzia il ruolo delle foreste nel mitigare i cambiamenti climatici e la necessità di rafforzare le capacità di adattamento e la resilienza delle foreste rispetto a tali cambiamenti; sottolinea che sono necessari sforzi di mitigazione concentrati sul settore delle foreste tropicali (REDD+); evidenzia che, senza questi sforzi di mitigazione, l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura al di sotto dei 2 °C potrebbe essere impossibile da raggiungere; invita inoltre l'UE ad aumentare gradualmente i finanziamenti internazionali per ridurre la deforestazione nei paesi in via di sviluppo;

25.  chiede di inserire il LULUCF nel quadro europeo per il clima e l'energia per il 2030, tenendo conto del fatto che le emissioni ad esso associate devono essere considerate separatamente per evitare che il pozzo LULUCF dell'UE sia impiegato per ridurre gli sforzi di mitigazione in altri settori;

26.  ricorda che il trasporto è il secondo settore per quantità di emissioni di gas serra; si rammarica che il settore dei trasporti aerei e marittimi internazionali non sia menzionato nell'accordo di Parigi; insiste sulla necessità di attuare una serie di strategie volte a ridurre le emissioni di tale settore; ribadisce che le parti dell'UNFCCC devono intervenire per regolamentare e limitare efficacemente le emissioni derivanti dal trasporto aereo e marittimo internazionale, in linea con i bisogni e l'urgenza della situazione; invita tutte le parti ad adoperarsi, attraverso l'ICAO e l'IMO, per elaborare un quadro politico globale che consenta di fornire una risposta efficace e ad adottare misure intese a fissare obiettivi adeguati entro la fine del 2016 onde conseguire le riduzioni necessarie alla luce dell'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto di 2 ºC;

27.  rammenta che i gas a effetto serra prodotti dal trasporto aereo sono stati integrati nel sistema ETS dell'UE il 1° gennaio 2012, obbligando tutti gli operatori aerei rientranti nell'ambito di applicazione dell'ETS a ottenere quote di emissioni di carbonio; prende atto dell'adozione di due decisioni di sospensione dei termini nel 2013 e 2014, che riducono temporaneamente il campo di applicazione del sistema ETS dell'Unione per escludere i voli internazionali, così da concedere tempo all'ICAO per definire una misura mondiale unica basata sul mercato (GMBM) che riduca le emissioni del trasporto aereo internazionale, e osserva che tale esenzione decadrà a partire dal 2017;

28.  chiede che l'ICAO elabori, nel corso di quest'anno, una GMBM equa e solida, da attuare a livello internazionale a partire dal 2020; esprime profonda delusione per l'attuale proposta discussa in seno all'ICAO e ricorda che un'eventuale modifica della vigente legislazione relativa all'inclusione dell'aviazione nel sistema ETS dell'UE può essere presa in considerazione soltanto in presenza di una GMBM ambiziosa e che, in ogni caso, i voli all'interno dell'Unione continueranno a essere soggetti al sistema ETS dell'UE;

29.  pone l'accento sugli avvertimenti del comitato europeo per il rischio sistemico riguardo a una tardiva presa di coscienza dell'importanza del controllo delle emissioni, che potrebbe condurre a una repentina applicazione di restrizioni quantitative all'uso di fonti energetiche ad alto tenore di carbonio, e ai costi della transizione, che sarebbero proporzionalmente più alti e potrebbero avere effetti sulle attività economiche e sugli istituti finanziari; esorta la Commissione a valutare ulteriormente i potenziali rischi sistemici associati a una transizione repentina e a proporre, ove del caso, requisiti di trasparenza per i mercati finanziari e politiche per la mitigazione dei rischi sistemici per quanto possibile;

30.  sottolinea il ruolo fondamentale dell'economia circolare in una società a basse emissioni di carbonio; afferma che azioni incentrate esclusivamente sulla riduzione delle emissioni, senza considerare il contributo derivante dall'impiego di energie rinnovabili e da un uso efficiente delle risorse, non permetteranno di conseguire gli obiettivi previsti; è del parere che la COP22 debba affrontare adeguatamente la transizione verso un modello di economia circolare globale, alla luce dell'impatto sulle emissioni di gas serra dello sfruttamento delle materie prime e della gestione dei rifiuti;

31.  sottolinea l'importanza di un approccio sistemico e olistico all'ideazione e all'attuazione delle politiche volte a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e rileva, in particolare, l'assenza di legami tra crescita economica, benessere umano e consumo di risorse, visto che l'efficienza delle risorse riduce sia le emissioni di gas serra che altre pressioni sull'ambiente e sulle risorse e favorisce, nel contempo, la crescita sostenibile, mentre una politica basata esclusivamente sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra non è in grado di garantire la contemporanea efficienza delle risorse; evidenzia che l'efficienza delle risorse permette di conseguire un profitto economico ed ecologico; pone l'accento sul fatto che l'economia circolare e, quindi, il corretto uso delle risorse naturali possono essere mezzi fondamentali ed efficaci per le questioni climatiche; sostiene infatti che gran parte del consumo di energia è direttamente correlato all'estrazione, alla lavorazione, al trasporto, alla trasformazione, all'uso e allo smaltimento delle risorse; afferma che l'aumento della produttività delle risorse attraverso una maggiore efficienza e la riduzione del loro spreco attraverso il riutilizzo, il ritrattamento e il riciclaggio contribuiscono allo stesso tempo anche a una significativa diminuzione del consumo di risorse e delle emissioni di gas serra; richiama a tale proposito l'attenzione sui lavori dell'International Resource Panel;

Riduzione delle emissioni diverse dal CO2

32.  accoglie con favore la dichiarazione dei leader al vertice del G7 di Ise-Shima (Giappone), del 26 e 27 maggio 2016, dove si sottolinea l'importanza di ridurre le emissioni degli inquinanti climatici di breve durata, tra cui il nerofumo, gli idrofluorocarburi (HFC) e il metano, onde contribuire a rallentare il tasso di riscaldamento a breve termine;

33.  chiede che nel 2016 venga adottato, nel quadro del protocollo di Montreal, un piano ambizioso di riduzione graduale degli HFC a livello mondiale; ricorda che l'Unione europea ha adottato una legislazione ambiziosa volta a ridurre gradualmente del 79% gli idrofluorocarburi entro il 2030 data l'ampia disponibilità di alternative ecocompatibili, il cui potenziale dovrebbe essere pienamente sfruttato; rileva che la graduale riduzione dell'uso di HFC rappresenta una misura di mitigazione facilmente attuabile, sia all'interno che all'esterno dell'Unione;

Industria e competitività

34.  sottolinea che la lotta ai cambiamenti climatici è prioritaria e dovrebbe essere condotta a livello globale, garantendo nel contempo la sicurezza energetica e una crescita economica e un'occupazione sostenibili;

35.  evidenzia che gli investimenti legati al clima necessitano di un quadro giuridico stabile e prevedibile nonché di chiari segnali programmatici;

36.  si compiace che la Cina e altri importanti concorrenti dei settori dell'UE ad alta intensità energetica stiano introducendo meccanismi di scambio delle quote di emissione o altri meccanismi di fissazione del prezzo; ritiene che, fino a quando non saranno raggiunte condizioni paritarie, l'UE dovrebbe mantenere misure adeguate e proporzionate per garantire la competitività dei suoi settori industriali ed evitare, ove necessario, la rilocalizzazione delle emissioni di CO2, senza dimenticare che le politiche in materia di energia, industria e clima vanno di pari passo;

37.  sottolinea l'importanza di fare un uso migliore dei programmi e degli strumenti esistenti, come Orizzonte 2020, che ammettono la partecipazione di paesi terzi, in particolare nei settori dell'energia, dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile, nonché l'importanza dell'integrazione della sostenibilità nei programmi pertinenti;

Politica energetica

38.  invita l'UE a spingere la comunità internazionale ad adottare senza indugio misure concrete, anche un calendario, per l'eliminazione progressiva delle sovvenzioni dannose da un punto di vista ambientale o economico, comprese quelle per i combustibili fossili;

39.  sottolinea che un obiettivo più ambizioso riguardo all'efficienza energetica nell'Unione europea può contribuire a raggiungere un obiettivo ambizioso in materia di clima e, al tempo stesso, ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio;

40.  sottolinea l'importanza dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili per la riduzione delle emissioni e per il risparmio economico, la sicurezza energetica e la prevenzione e mitigazione della povertà energetica al fine di tutelare e aiutare le famiglie vulnerabili e povere; invita alla promozione globale delle misure di efficienza energetica e allo sviluppo delle energie rinnovabili (ad esempio promuovendo l'autoproduzione e il consumo di energia da fonti rinnovabili) e ricorda che l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili sono due degli obiettivi principali dell'Unione dell'energia;

Ricerca, innovazione e tecnologie digitali

41.  evidenzia che la ricerca e l'innovazione nell'ambito dei cambiamenti climatici, delle politiche di adattamento e delle tecnologie efficienti sotto il profilo delle risorse e a basse emissioni sono essenziali per contrastare i cambiamenti climatici in modo economicamente efficace, riducono la dipendenza dai combustibili fossili e dovrebbero promuovere l'impiego delle materie prime secondarie; chiede pertanto un impegno globale per favorire e concentrare gli investimenti in quest'ambito;

42.  rammenta che la ricerca, l'innovazione e la competitività rappresentano uno dei cinque pilastri della strategia dell'UE per l'Unione dell'energia; osserva che l'UE è intenzionata a mantenere la sua posizione di leader globale in questi ambiti e a sviluppare, nel contempo, una stretta collaborazione scientifica con i partner internazionali; sottolinea l'importanza di creare e mantenere una solida capacità di innovazione sia nei paesi sviluppati che in quelli emergenti, ai fini della diffusione di tecnologie energetiche pulite e sostenibili;

43.  rammenta il ruolo di catalizzatore che le tecnologie digitali possono svolgere nella trasformazione del sistema energetico; sottolinea l'importanza di mettere a punto tecnologie di stoccaggio dell'energia che contribuiranno alla decarbonizzazione del settore energetico e di quello del riscaldamento e del raffreddamento domestici;

44.  sottolinea l'importanza di aumentare il numero di lavoratori qualificati attivi nel settore e di promuovere la conoscenza e le prassi di eccellenza per stimolare la creazione di posti di lavoro di qualità, sostenendo nel contempo la transizione per la forza lavoro, ove necessario;

45.  chiede un migliore utilizzo di tecnologie quali i satelliti spaziali per un'accurata raccolta di dati sulle emissioni, la temperatura e i cambiamenti climatici; fa riferimento, nello specifico, al contributo offerto dal programma Copernicus; chiede inoltre una cooperazione e uno scambio di informazioni trasparenti fra i paesi e la disponibilità dei dati per la comunità scientifica;

Ruolo degli attori non statali

46.  evidenzia come una serie sempre più numerosa di attori non statali stia intraprendendo azioni finalizzate alle decarbonizzazione e a una maggiore resilienza al cambiamento climatico; sottolinea pertanto l'importanza di un dialogo strutturato e costruttivo fra governi, comunità imprenditoriale, città, regioni, organizzazioni internazionali, società civile e istituzioni accademiche e di garantire il loro coinvolgimento nella pianificazione e attuazione delle azioni per il clima in modo da mobilitare un forte impegno globale verso società a basse emissioni di carbonio e resilienti; si compiace della creazione del "Piano globale d'azione per il clima", che si fonda sul "programma d'azione Lima-Parigi" comprendente settanta iniziative multilaterali in diversi settori;

47.  ribadisce che la piattaforma dei soggetti non statali per l'azione sul clima (Non-State Actors Zone for Climate Action - NAZCA) dovrebbe essere pienamente integrata nel quadro dell'UNFCCC; osserva che le autorità locali e regionali sono i soggetti che hanno contribuito maggiormente al "programma d'azione Lima-Parigi" e la NAZCA ha già dimostrato il proprio impegno a compiere passi verso l'attuazione dell'accordo di Parigi rispetto a mitigazione e adattamento, garantendo il coordinamento orizzontale e l'integrazione della politica sul cambiamento climatico, responsabilizzando le comunità locali e i cittadini, promuovendo processi di cambiamento sociale e di innovazione, soprattutto attraverso iniziative come il Patto globale dei sindaci e il memorandum d'intesa "Under 2";

48.  invita l'Unione e i suoi Stati membri a collaborare con tutti gli attori della società civile (istituzioni, settore privato, ONG e comunità locali) per elaborare iniziative di riduzione in settori chiave (energia, tecnologie, città, trasporti), nonché iniziative in materia di adattamento e resilienza per rispondere alle problematiche dell'adattamento, in particolare per quanto concerne l'accesso all'acqua, la sicurezza alimentare e la prevenzione dei rischi; invita tutti i governi e tutti gli attori della società civile a sostenere e rafforzare quest'agenda d'azione;

49.  ritiene importante garantire che le legittime attività di lobbying nel corso dei negoziati della futura COP22 possano essere caratterizzate dalla massima trasparenza e che, mutuamente, tutte le parti interessate che siano riconosciute ufficialmente possano godere di un accesso equo a tutte le informazioni necessarie;

50.  ricorda alle parti e all'ONU stessa che le azioni dei singoli cittadini sono importanti quanto le azioni dei governi e delle istituzioni; sollecita pertanto un maggiore impegno in termini di campagne e azioni di sensibilizzazione e informazione dell'opinione pubblica in merito ai grandi e piccoli gesti che possono contribuire a contrastare i cambiamenti climatici nei paesi sviluppati e nei paesi in via di sviluppo;

Resilienza ai cambiamenti climatici tramite l'adattamento.

51.  sottolinea che gli interventi di adattamento sono una necessità ineluttabile per tutti i paesi che intendano minimizzare gli effetti negativi e sfruttare pienamente le opportunità di crescita resiliente ai cambiamenti climatici e di sviluppo sostenibile; chiede di conseguenza che siano fissati obiettivi di lungo termine in materia di adattamento; ricorda che i paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, hanno contribuito in minima parte ai cambiamenti climatici ma sono i più vulnerabili agli effetti avversi di tali cambiamenti e presentano la minore capacità di adattamento;

52.  invita la Commissione a rivedere la strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici, adottata nel 2013; invita la Commissione a proporre strumenti giuridicamente vincolanti qualora gli sforzi profusi dagli Stati membri siano considerati insufficienti;

53.  richiama l'attenzione sulle gravi conseguenze negative, spesso irreversibili, dell'inazione e ricorda che il cambiamento climatico interessa tutte le regioni del mondo, in modi diversi ma tutti estremamente nocivi, provocando flussi migratori e la perdita di vite umane nonché danni economici, ambientali e sociali; sottolinea che è essenziale prevedere a livello mondiale un sostegno politico e finanziario concertato a favore dell'innovazione nel settore delle energie pulite e rinnovabili per conseguire gli obiettivi climatici dell'Unione e promuovere la crescita;

54.  invita a prendere in seria considerazione la questione dei rifugiati climatici e la sua portata, e osserva che tale questione è una conseguenza delle catastrofi climatiche provocate dal riscaldamento globale; constata con preoccupazione che, tra il 2008 e il 2013, 166 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni a causa di alluvioni, tempeste di vento, terremoti o altre catastrofi; richiama in particolare l'attenzione sul fatto che gli sviluppi connessi al clima in alcune aree dell'Africa e del Medio Oriente potrebbero contribuire all'instabilità politica, a difficoltà economiche e a un inasprimento della crisi dei rifugiati nel Mediterraneo;

55.  ritiene importante che l'Unione svolga un ruolo guida per quanto riguarda la questione delle migrazioni climatiche, al fine di agevolare la messa a punto di un piano di cooperazione Nord/Sud volto a proteggere i diritti delle persone costrette a lasciare l'ambiente in cui vivono a causa degli effetti del cambiamento climatico;

56.  plaude all'impegno del meccanismo internazionale di Varsavia sulle perdite e i danni, soggetto a revisione in occasione della COP22; chiede che il meccanismo continui a migliorare la comprensione e le conoscenze specialistiche circa gli effetti dei cambiamenti climatici sui modelli migratori, gli spostamenti e la mobilità delle persone, e ne promuova l'applicazione;

57.  invita l'UE e tutti gli altri paesi ad affrontare la dimensione dei diritti umani e gli impatti sociali dei cambiamenti climatici per garantire la tutela e la promozione dei diritti umani e della solidarietà e fornire sostegno ai paesi più poveri le cui capacità sono messe a dura prova dagli effetti dei cambiamenti climatici;

Sostegno ai paesi in via di sviluppo

58.  sottolinea l'importanza del ruolo svolto anche dai paesi in via di sviluppo ai fini del raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di Parigi e la necessità di aiutare tali paesi a realizzare i loro piani climatici, sfruttando appieno le sinergie tra le azioni per il clima messe in campo, il programma d'azione di Addis Abeba e l'Agenda 2030, con i relativi obiettivi di sviluppo sostenibile;

59.  sottolinea la necessità di promuovere l'accesso universale all'energia sostenibile nei paesi in via di sviluppo, segnatamente in Africa, rafforzando la diffusione delle energie rinnovabili; osserva che l'Africa dispone di enormi risorse naturali che possono garantirle la sicurezza energetica; sottolinea che, con il tempo, se venissero realizzati collegamenti elettrici efficaci, una parte dell'energia europea potrebbe provenire dall'Africa;

60.  evidenzia che l'Unione possiede esperienza, capacità e dimensione globale per essere leader nella creazione di un'infrastruttura più intelligente, più pulita e più resiliente, necessaria a conseguire la transizione globale favorita dall'accordo di Parigi; invita l'UE a sostenere gli sforzi dei paesi in via di sviluppo nella transizione verso società a basse emissioni di carbonio che siano più inclusive, sostenibili sul piano sociale e ambientale, fiorenti e maggiormente sicure;

Finanziamenti per il clima

61.  rileva che sono necessari ulteriori sforzi per garantire la mobilitazione dei finanziamenti per il clima, in modo da conseguire l'obiettivo di 100 miliardi di dollari USA (USD) entro il 2020; si compiace che tale obiettivo prosegua fino al 2025; esorta l'UE e tutte le parti in grado di farlo a rispettare gli obblighi ad esse incombenti per quanto riguarda la concessione di finanziamenti per il clima in sostegno a un maggiore impegno per la riduzione dei gas serra e per l'adattamento agli impatti del cambiamento climatico, in considerazione dell'entità e dell'urgenza della sfida; riconosce tuttavia che, per ridurre al minimo le pericolose conseguenze climatiche, saranno necessari investimenti molto più cospicui a favore di basse emissioni di carbonio e a favore della resilienza ai cambiamenti climatici, come pure sforzi per eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili; sottolinea l'importanza di incentivare flussi finanziari più ampi attraverso la fissazione del prezzo del carbonio e i partenariati pubblico-privato;

62.  chiede impegni concreti da parte dell'Unione europea e della comunità internazionale per trovare fonti aggiuntive di finanziamenti per il clima, ad esempio introducendo un'imposta sulle transazioni finanziarie, accantonando alcune quote di emissione del sistema ETS dell'UE nel periodo 2021-2030 e destinando i profitti derivanti dalle misure unionali e internazionali sulle emissioni prodotte dai trasporti aerei e marittimi ai finanziamenti internazionali per il clima e al Fondo verde per il clima, destinato tra l'altro a progetti di innovazione tecnologica;

63.  plaude all'impegno dell'accordo di Parigi di rendere tutti i flussi finanziari compatibili con uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente ai cambiamenti climatici; ritiene che ciò richieda un'urgente azione da parte dell'UE per contrastare i flussi finanziari verso i combustibili fossili e le infrastrutture ad alto tenore di carbonio;

64.  attende con interesse il dialogo di facilitazione per individuare le possibilità di potenziare le risorse finanziarie e sostenere il miglioramento degli sforzi di mitigazione di tutte le parti; riconosce la responsabilità di tutte le parti, dei donatori e dei beneficiari di cooperare per rafforzare il sostegno e renderlo più accessibile ed efficace;

65.  invita la Commissione a effettuare una valutazione completa dell'incidenza dell'accordo di Parigi sul bilancio dell'Unione e a mettere a punto un meccanismo speciale automatico di finanziamento dell'Unione, che apporti un congruo sostegno aggiuntivo affinché l'Unione possa contribuire equamente alla realizzazione dell'obiettivo di finanziamento internazionale di 100 miliardi di USD a favore del clima;

66.  chiede che lo strumento di fissazione su base ampia del prezzo del carbonio sia globalmente applicabile per gestire le emissioni nonché l'assegnazione, agli investimenti legati al clima, dei profitti derivanti dallo scambio di emissioni e dalla fissazione del prezzo del carbonio per i combustibili utilizzati nei trasporti internazionali; chiede altresì che le sovvenzioni agricole siano in parte utilizzate per garantire gli investimenti a favore della produzione e dell'impiego delle energie rinnovabili nelle aziende agricole; evidenzia l'importanza di mobilitare i capitali del settore privato e di sbloccare i necessari investimenti a favore delle tecnologie a basse emissioni di carbonio; chiede un impegno ambizioso da parte dei governi e delle istituzioni finanziarie pubbliche e private, tra cui banche, fondi pensione e compagnie di assicurazione, per allineare le pratiche di prestito e di investimento all'obiettivo dell'aumento inferiore a 2 °C e per abbandonare gli investimenti a favore dei combustibili fossili, in particolare eliminando gradualmente i crediti all'esportazione per tali investimenti; sollecita garanzie pubbliche specifiche per gli investimenti verdi, etichette e vantaggi fiscali per i fondi d'investimento verdi nonché l'emissione di eco-obbligazioni;

67.  evidenzia l'importanza della condivisione di pratiche per l'integrazione delle questioni relative alla sostenibilità nei settori finanziari, sia a livello internazionale sia a livello europeo; chiede di prendere in considerazione l'etichettatura dei prodotti finanziari, realizzata attraverso la valutazione e la comunicazione della loro esposizione ai rischi connessi con il clima, come pure del loro contributo alla transizione verso un sistema a basse emissioni di carbonio, in modo da offrire agli investitori informazioni affidabili e concise sugli elementi extra-finanziari;

Diplomazia climatica

68.  accoglie con favore la costante attenzione dell'UE sulla diplomazia climatica, la quale è essenziale per dare visibilità all'azione per il clima nei paesi partner e presso l'opinione pubblica mondiale; sottolinea che l'Unione, i suoi Stati membri e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dispongono di un'enorme capacità in materia di politica estera e devono assumere un ruolo di guida nei consessi sul clima; sottolinea che un'azione per il clima ambiziosa e urgente e l'attuazione degli impegni della COP21 restano una delle priorità dell'Unione nei dialoghi bilaterali e biregionali ad alto livello con i paesi partner, in sede di G7, G20 e Nazioni Unite e in altri consessi internazionali;

69.  invita l'UE a concentrare i propri sforzi a livello di diplomazia climatica per garantire che l'accordo di Parigi disponga di un'architettura solida;

Il Parlamento europeo

70.  si impegna a ratificare quanto prima l'accordo di Parigi e a sfruttare il suo ruolo sulla scena mondiale e la sua partecipazione a reti parlamentari internazionali per continuare a cercare di realizzare progressi verso la celere ratifica e attuazione dell'accordo di Parigi;

71.  reputa di dover essere parte integrante della delegazione dell'UE in quanto l'approvazione del Parlamento è necessaria per la conclusione di un accordo internazionale; si attende pertanto di poter partecipare alle riunioni di coordinamento dell'UE a Marrakech e di poter avere garanzia di accesso a tutti i documenti preparatori fin dall'avvio della fase negoziale;

72.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri e al Segretariato dell'UNFCCC, con richiesta di distribuirla a tutte le parti esterne all'UE.