PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione nell'Iraq del nord/Mosul
24.10.2016 - (2016/2956(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Fabio Massimo Castaldo, Ignazio Corrao, Rolandas Paksas a nome del gruppo EFDD
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-1159/2016
B8-1160/2016
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione nell'Iraq del nord/Mosul
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iraq,
– vista la sua risoluzione del 4 febbraio 2016 sullo sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte del cosiddetto "ISIS/Daesh"[1],
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sull'Iraq e sulla Siria,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'Iraq, in particolare le risoluzioni 2299 (2016) e 2249 (2015), in cui si condannano i recenti attentati terroristici perpetrati dall'ISIS,
– visti la convenzione di Ginevra e i relativi protocolli,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che le forze irachene e i loro alleati hanno lanciato una vasta offensiva per recuperare la città di Mosul, conquistata dall'ISIS nell'agosto 2014; che Mosul è l'ultima roccaforte dell'ISIS in Iraq, nonché una città importante per l'ISIS sotto il profilo strategico; che, sebbene i numeri siano incerti, almeno 3 500-5 000 combattenti difendono la città; che l'offensiva è particolarmente difficile, dato che le tattiche comunemente impiegate dall'ISIS comprendono l'utilizzo di attentati suicidi, ordigni esplosivi improvvisati e autobombe;
B. considerando che l'offensiva per riconquistare Mosul potrebbe innescare una grave crisi umanitaria; che i civili si trovano di fronte a una scelta impossibile tra rimanere nella città correndo il rischio di essere bersagliati, coinvolti nello scontro a fuoco o usati come scudi umani, e cercare di fuggire attraversando campi minati ed evitando i cecchini e i posti di blocco dell'ISIS; che le Nazioni Unite stanno approntando una vasta operazione di assistenza umanitaria da effettuarsi dopo la liberazione di Mosul;
C. considerando che, allo stesso tempo, i rifugiati che cercano di fuggire ‒ soprattutto i sunniti ‒ sono preoccupati per la partecipazione di milizie sciite all'operazione; che le forze di mobilitazione popolare hanno un passato ben documentato di violazioni dei diritti umani; che la loro partecipazione all'offensiva per liberare Mosul, città prevalentemente sunnita, ha suscitato timori di rappresaglie contro i civili;
D. considerando che i conflitti irrisolti riguardanti i confini interni nell'Iraq del nord, se non saranno affrontati dagli operatori militari impegnati nella lotta contro l'ISIS e dall'intera comunità internazionale, potrebbero ostacolare il recupero della zona una volta terminato il combattimento;
E. considerando che cristiani (caldei/siriaci/assiri), yazidi, arabi sunniti e sciiti, curdi, shabak, turcomanni, kakai e sabeani mandeani avevano sempre convissuto pacificamente nella piana di Ninive, a Tal Afar e a Sinjar prima del 2003;
F. considerando che il modello di condivisione del potere a Mosul prima che l'ISIS assumesse il suo controllo nel 2014 era lungi dall'essere perfetto, ma rappresentava un sistema in grado di conciliare ed equilibrare gli interessi delle minoranze;
G. considerando che, secondo l'UNHCR, più di 1 milione di persone potrebbe essere sfollato mentre l'operazione persegue il suo obiettivo di riconquistare la città e che i rifugiati sono in gran parte musulmani sunniti, molti dei quali si sentono privati dei propri diritti dal governo di Baghdad, guidato da una maggioranza sciita;
H. considerando che tutti gli Stati hanno la responsabilità di proteggere la loro popolazione dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia etnica e dai crimini contro l'umanità;
I. considerando che le tensioni tra il governo iracheno e la Turchia si sono recentemente inasprite riguardo al campo militare di Bashiqa nell'Iraq del nord e al possibile coinvolgimento delle forze turche nella battaglia per cacciare l'ISIS da Mosul, la seconda città del paese in ordine di grandezza;
J. considerando che il 21 gennaio 2014 il Consiglio dei ministri iracheno ha deciso, in linea di principio, di trasformare in province i distretti di Tuz Khurmato, di Falluja e della piana di Ninive;
1. esprime la propria solidarietà e il proprio sostegno ai civili intrappolati a Mosul; condanna fermamente gli abusi perpetrati dall'ISIS sulla popolazione civile ed è estremamente preoccupato per le notizie secondo cui i civili potrebbero essere utilizzati come scudi umani durante l'offensiva;
2. ricorda che le autorità irachene devono adottare misure concrete per proteggere i civili durante le operazioni, anche esercitando un comando e un controllo effettivi sulle milizie e prendendo tutte le precauzioni possibili per evitare vittime civili e violazioni dei diritti umani durante l'offensiva; sottolinea che le forze sul campo devono rispettare il diritto umanitario internazionale e in materia di diritti umani nel corso delle operazioni;
3. invita le autorità irachene e tutti gli altri attori sul campo a garantire che i civili in fuga dalla guerra abbiano accesso a una rotta sicura e a tutto il sostegno possibile, compresi alloggio e assistenza medica e umanitaria;
4. è estremamente preoccupato per le segnalazioni che documentano rappresaglie e discriminazioni contro gli arabi sunniti, sospettati di complicità con i crimini dello Stato islamico; ricorda che è responsabilità del governo proteggere i suoi cittadini, e che dovrebbero essere messi in atto controlli rigorosi per assicurare che qualsiasi sostegno o materiale fornito dal governo iracheno o da qualsiasi altro soggetto coinvolto nell'attacco non si renda complice di abusi;
5. sottolinea l'importanza che riveste Mosul per tutti i gruppi etnici dell'Iraq ed esorta l'UE e i suoi Stati membri a collaborare con i soggetti interessati al fine di garantire la rappresentanza delle minoranze nella nuova amministrazione della città;
6. invita le altre potenze regionali a cessare il loro intervento negli affari interni iracheni senza l'autorizzazione del governo iracheno;
7. sottolinea che la vittoria sull'ISIS a Mosul costituirà soltanto un passo verso il ripristino, nel paese, di una situazione in cui le minoranze possano convivere in pace; mette in guardia sul fatto che qualsiasi cambiamento nella composizione etnica di Mosul potrebbe portare a conflitti interni e regionali;
8. invita l'UE e la comunità internazionale a collaborare con il governo iracheno e il governo regionale curdo onde pervenire a un consenso relativamente alla città di Mosul e agli altri territori oggetto di contestazione, come Kirkuk;
9. esprime il suo sostegno per il riconoscimento di una provincia vitale e sostenibile sotto il profilo politico, sociale ed economico nella piana di Ninive; sottolinea l'importanza di avvicinare le popolazioni per discutere di un modello di governance in vista di una futura amministrazione provinciale che rappresenti tutti i gruppi e le minoranze;
10. plaude agli sforzi intrapresi dall'organizzazione per i diritti umani Hammurabi, dal Consiglio per il dialogo interreligioso iracheno e dall'Alleanza delle minoranze irachene per rafforzare la voce delle minoranze di Ninive, sensibilizzare ulteriormente l'opinione pubblica alla drammaticità della loro situazione e far sì che la loro voce sia ascoltata dai responsabili politici del paese;
11. invita il parlamento iracheno a lavorare a una nuova legislazione per proteggere le minoranze e riformare i programmi didattici al fine di celebrare e promuovere il rispetto della diversità nel paese;
12. chiede alla comunità internazionale, compresi l'UE e i suoi Stati membri, di garantire le necessarie condizioni di sicurezza e un futuro a tutti coloro che sono stati costretti ad abbandonare il loro paese di origine o sono stati sfollati con la forza, di rendere effettivo il loro diritto a farvi ritorno quanto prima, di salvaguardare le loro case, terre, proprietà e possedimenti, nonché i loro siti religiosi e culturali, e di dare loro l'opportunità di condurre una vita dignitosa e di avere un futuro;
13. esorta l'UE e i suoi Stati membri, le Nazioni Unite e la comunità internazionale in generale a collaborare con i governi nazionale e regionali della Repubblica dell'Iraq e con tutti gli altri attori nazionali o internazionali al fine di vigilare su una reintegrazione pacifica delle popolazioni autoctone sfollate; sottolinea che l'UE dovrebbe assumere un ruolo di guida in questo processo, onde garantire che le minoranze siano in grado di esercitare i loro diritti legittimi; invita l'UE a fornire assistenza alle città sottratte all'ISIS e a collaborare con i rappresentanti delle minoranze affinché tale assistenza sia gestita efficacemente;
14. esorta l'UE e i suoi Stati membri a fornire le risorse necessarie per lo sminamento delle zone precedentemente occupate dal cosiddetto "ISIS/Daesh" e a cooperare con i consigli locali che rappresentano le minoranze al fine di garantire un coordinamento efficace ed evitare ritardi che potrebbero impedire il ritorno dei profughi e degli sfollati interni;
15. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, al rappresentante speciale dell'UE per i diritti umani, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nonché ai governi e alle autorità di tutte le parti coinvolte nel conflitto in atto nell'Iraq del nord, segnatamente nella liberazione della città di Mosul.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2016)0051.