PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla conclusione del CETA UE-Canada
8.2.2017 - (2017/2525(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Yannick Jadot, Ska Keller, Heidi Hautala, Bart Staes, Igor Šoltes, Martin Häusling, Josep-Maria Terricabras, Claude Turmes a nome del gruppo Verts/ALE
Il Parlamento europeo,
– vista la richiesta di approvazione presentata dal Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo economico e commerciale globale (CETA) tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra (C8-0438/2016),
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che la procedura di ratifica al Parlamento dovrebbe essere sospesa fino a quando saranno chiarite importanti questioni giuridiche e istituzionali sul CETA;
B. considerando il persistere dell'incertezza in merito alla compatibilità del CETA con i trattati UE, specie in relazione all'inclusone di un sistema giurisdizionale per gli investimenti; che tale incertezza non sarà risolta dal parere atteso della Corte di giustizia dell'Unione europea nell'ambito della richiesta 2/15 concernente questioni di competenza in relazione all'accordo di libero scambio dell'UE con Singapore;
C. considerando che persiste altresì incertezza riguardo al valore giuridico di una serie di dichiarazioni aggiuntive allegate all'accordo CETA, emesse sotto forma di dichiarazione congiunta dal governo del Canada e dalla Commissione europea, dichiarazioni del Consiglio o dichiarazioni di singoli Stati membri dell'UE, alcune delle quali sono in contraddizione tra loro;
D. considerando che il governo belga ha annunciato la propria intenzione di chiedere un parere della Corte di giustizia dell'Unione europea sulla compatibilità del CETA con i trattati UE alla luce del parere 2/15 di quest'ultima, atteso in aprile o maggio 2017;
E. considerando che l'accordo interistituzionale "Legiferare meglio" di aprile 2016 deve ancora essere attuato per quanto riguarda il punto 40 sugli accordi internazionali, e che tale mancata attuazione produce incertezza riguardo al controllo del Parlamento sulle decisioni attuate dal comitato misto CETA, che dispone di ampia discrezionalità per modificare importanti allegati all'accordo CETA;
F. considerando che la commissione per gli affari costituzionali (AFCO), la commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (FEMM) e la commissione per i problemi economici e monetari (ECON) hanno deciso di emettere un parere all'attenzione della commissione per il commercio internazionale (INTA) in qualità di commissione competente, ma non hanno ottenuto l'autorizzazione da parte del Presidente del Parlamento, a causa del calendario molto restrittivo previsto per il fascicolo;
G. considerando che, oltre alla tempistica inadeguata della procedura di ratifica a causa delle questioni irrisolte di cui sopra, un numero crescente di cittadini europei chiede modifiche sostanziali alla politica commerciale europea ed è contrario ad accordi commerciali di vecchio stampo quali il CETA, ritenuti inadeguati a creare un impatto sostenibile in termini di benessere per le persone e l'ambiente;
1. rifiuta di dare la sua approvazione alla conclusione del CETA per i seguenti motivi:
Il CETA può minare la democrazia europea
a) il CETA contiene una versione riveduta della procedura di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati (sistema giurisdizionale per gli investimenti – ICS) che continua a non riuscire a tutelare i principi di base della democrazia e dello Stato di diritto. In effetti, il diritto di presentare reclami spetta solo agli investitori stranieri e il sistema, che si fonda su una gamma estremamente ampia di diritti attribuiti a detti investitori, si discosta dal principio fondamentale del diritto internazionale secondo cui occorre prima esaurire tutti i mezzi di ricorso nazionali. I Verdi sono contrari a tale sistema giuridico parallelo e superfluo, che accorda la priorità agli investimenti stranieri privati rispetto all'interesse pubblico nazionale;
b) il CETA contiene un capitolo sulla cooperazione normativa, che subordina un settore illimitato del diritto primario e derivato attuale e futuro all'eliminazione di ostacoli inutili agli scambi e agli investimenti. Il fatto di subordinare il diritto ad un criterio primario di necessità economica potrebbe risultare in una spinta verso la deregolamentazione o un abbassamento delle norme. I Verdi sono contrari ad una visione democratica del diritto ridotto a mero fattore di costi economici in relazione ad un determinato paese terzo;
c) per quanto riguarda il CETA, i requisiti in materia di cooperazione normativa, uniti alla costante minaccia giuridica che il sistema giurisdizionale per gli investimenti (ICS) rappresenta per i legislatori sono suscettibili di favorire un effetto di blocco delle norme attuali, causando nel contempo un effetto dissuasivo nei confronti di iniziative legislative future intese a promuovere politiche redistributive a favore del benessere pubblico o della tutela dell'ambiente; i Verdi ritengono sia assolutamente essenziale difendere e ampliare tutti gli spazi democratici in Europa, al fine di intraprendere iniziative legislative coraggiose intese a contrastare il cambiamento climatico, la crescente disgregazione sociale, la speculazione incontrollata degli investitori e l'erosione del benessere pubblico, invece di limitare tali iniziative firmando un trattato internazionale vincolante che ha un impatto diretto su tutte le questioni di cui sopra;
Il CETA può pregiudicare le norme ambientali europee e una transizione all'energia verde
d) il Canada conduce, da lunghi anni, una lotta giuridica contro la legislazione ambientale dell'UE e degli Stati membri in seno all'OMC, e un'opposizione di fondo al regolamento REACH e alla legislazione dell'UE sui pesticidi. Il CETA, con il suo obiettivo fondamentale di eliminare gli ostacoli al commercio, è destinato a peggiorare la situazione, a prescindere da eventuali affermazioni con riguardo al diritto di legiferare. Ciò è ulteriormente aggravato dalla concessione agli investitori del diritto di fare causa contro gli Stati, mentre gli impegni sulle norme ambientali rimangono inapplicabili. In tale contesto, il fatto che il CETA non rispecchi il principio di precauzione è estremamente preoccupante. Nel CETA, il principio di precauzione è invece condizionato ad un riferimento agli accordi internazionali, che non prevedono tale principio, per esempio il Codex Alimentarius. I Verdi sono contrari a qualsiasi accordo internazionale che pregiudichi il pieno rispetto del principio di precauzione quale sancito dai trattati UE;
e) Il CETA prevede un meccanismo di cooperazione inteso a rivedere e armonizzare le norme in materia di OMG in modo tale da ridurre gli attuali standard UE, la loro applicazione ed il loro sviluppo futuro. La finalità esplicita consiste nel promuovere procedure di approvazione dei prodotti biotecnologici efficaci e basati su riscontri scientifici, una formulazione che rimette direttamente in causa la definizione del principio di precauzione, che si basa sull'analisi dei rischi. I Verdi si oppongono a qualsiasi accordo internazionale che possa aprire la strada agli OGM;
f) Il Canada ospita più della metà delle società di estrazione mondiali e persegue una politica attiva di esportazione di combustibili derivati da sabbie bituminose altamente inquinanti. Il governo canadese ha sfruttato con successo i negoziati sul CETA per minare gli ambiziosi obiettivi per il 2011 della direttiva UE sulla qualità dei carburanti, onde consentire l'importazione di carburanti derivati da sabbie bituminose canadesi. In tale contesto, il fatto che gli impegni del CETA riguardo alle norme ambientali continuino ad essere inopponibili è estremamente preoccupante. I Verdi si oppongono a qualsiasi accordo o atto legislativo che costringa l'UE a mantenere l'approvvigionamento di energia da combustibili fossili e pregiudichi gli obiettivi dell'UE in materia di clima;
Il CETA può minare le norme europee in materia di benessere pubblico
g) Il CETA prevede una liberalizzazione automatica dei servizi (elenco negativo degli impegni in materia di liberalizzazione dei servizi) con eccezioni insufficienti per i servizi pubblici. La dichiarazione congiunta aggiuntiva dell'UE e del Canada ribadisce il diritto delle parti di definire la nozione di servizi pubblici e stabilire le modalità secondo cui sono forniti e regolamentati, inclusa la possibilità di riassegnarli ai comuni. Tale eccezione non include tuttavia un'eventuale discriminazione dei prestatori di servizi già stabiliti nel settore dei servizi di interesse economico generale né la possibilità di un ricorso da parte degli investitori. I Verdi sono contrari all'approccio dell'elenco negativo in quanto tale, poiché limita le future scelte politiche in un settore estremamente dinamico e importante dell'attività economica;
h) Per quanto riguarda gli impegni in materia di servizi previsti nel CETA, l'elenco negativo contiene, attraverso il suo approccio, una clausola di sospensione (standstill) e una clausola di irreversibilità (ratchet) che impediscono che le necessarie variazioni politiche nell'attuazione nazionale scendano al di sotto di un dato livello di liberalizzazione. Benché i servizi pubblici siano esenti da tali clausole, è molto probabile che servizi che oggi sono forniti a livello commerciale, quali energia, comunicazioni, assicurazioni o alcuni servizi sanitari o educativi, debbano essere forniti in futuro sotto forma di servizi di interesse economico generale. I Verdi ritengono che tutte le opzioni politiche che permettono di adeguare le nostre società all'emergere di una economia dei servizi debbano restare aperte;
Il CETA può minare le norme sociali europee
i) Il CETA si basa su valutazioni di impatto economico che non offrono una proiezione adeguata degli effetti sull'occupazione, in quanto la piena occupazione e la libera mobilità della forza lavoro sono considerate variabili indipendenti nel modello. Nonostante tale carenza, la valutazione d'impatto sulla sostenibilità del 2011 mostra un effetto ridistributivo a favore dei detentori di capitale e turbamenti settoriali significativi, che potrebbero portare, in ultima analisi, a un aumento della disoccupazione a lungo termine. Dato che i benefici concorrenziali sono considerati come il principale fattore di crescita, occorre attendersi una ulteriore disgregazione sociale e un parallelo aumento del divario retributivo tra lavoratori qualificati e non qualificati, e di conseguenza maggiori diseguaglianze e tensioni sociali. I Verdi sono a favore di una politica europea proattiva che definisca i settori di attività produttive sostenibili, generatrici di occupazione e orientate al futuro, che guidino gli orientamenti della politica commerciale dell'UE, e non il contrario;
j) il CETA contiene un capitolo dedicato al commercio e al lavoro che, benché accolto con favore, non è adatto a tutelare le norme sociali europee. Nonostante vi si affermi l'impegno a rispettare, promuovere e realizzare i quattro principi fondamentali della dichiarazione dell'OIL del 1998 ed a promuovere e rispettare la dichiarazione dell'OIL del 2008 su un'agenda per un lavoro dignitoso, ciò rimane al di sotto del livello minimo di norme sociali accettabile in un accordo commerciale tra paesi industriali avanzati. Il CETA dovrebbe come minimo fare riferimento alle otto norme fondamentali dell'OIL sul lavoro, che devono essere ratificate, attuate nel diritto nazionale ed effettivamente applicate, nonché alla realizzazione e attuazione dell'agenda per un lavoro dignitoso. Inoltre tale capitolo non è applicabile nel quadro del meccanismo di risoluzione delle dispute del CETA. I Verdi si rifiutano di considerare il capitolo sul lavoro del CETA come un passo in avanti significativo verso la protezione delle norme sociali attraverso un accordo commerciale;
Il CETA può minare un'agricoltura europea sostenibile
k) Mediante una parziale liberalizzazione delle tariffe, il CETA contribuisce all'intensificazione e alla sovrapproduzione in settori agricoli sensibili quali la carne bovina e suina e i prodotti lattiero-caseari. Ciò avrà effetti negativi per gli agricoltori su piccola scala su entrambe le sponde dell'Atlantico e per le prassi agricole sostenibili in generale. I Verdi respingono la tendenza verso una generalizzazione dell'agricoltura estensiva, non necessaria ai fini della sicurezza alimentare. Tale tendenza sconvolge equilibri ecologici sensibili, esercitando un'ulteriore pressione concorrenziale sui prezzi degli agricoltori, e mina le basi di un sistema agricolo multifunzionale al servizio di tutti i cittadini;
l) Il CETA non contiene disposizioni relative al benessere degli animali, ad eccezione di un invito a scambiare informazioni, competenze ed esperienze al fine di promuovere la cooperazione in materia di benessere animale. Dato che la parziale liberalizzazione dei dazi porterà ad un aumento degli scambi di prodotti di origine animale, il basso livello delle norme canadesi in materia di benessere degli animali da allevamento costituirà un vantaggio concorrenziale in termini di prezzo per le società del paese. La pressione sul mantenimento delle norme dell'UE relativamente più elevate, e quindi più costose, sarà quindi maggiore. I Verdi sono contrari ad accordi commerciali che non riconoscono gli animali come esseri senzienti e che non impediscono in modo efficace le peggiori forme di crudeltà;
Il CETA può minare una politica industriale europea lungimirante
m) Il CETA contiene disposizioni che vietano alle parti di richiedere agli investitori stranieri ed ai prestatori di servizi di approvvigionarsi di parte della produzione a livello locale o di esigere che parte della produzione sia venduta localmente. Tale divieto si estende in parte anche ai programmi in materia di appalti pubblici attuati dai prestatori stranieri, il che limita fortemente la localizzazione di valore aggiunto, la costruzione di reti transnazionali innovative e il trasferimento di conoscenze. Benché anche l'OMC vieti i requisiti di contenuto locale, il fatto che un accordo commerciale tra due delle economie più sviluppate al mondo reiteri tali divieti, nel momento in cui ci si trova di fronte a sfide comuni nel passaggio ad un'economia verde e alla necessità di promuovere sistemi di produzione transnazionali innovativi va visto come un'opportunità mancata. I Verdi sono a favore di una politica industriale europea che, mediante investimenti nelle strutture pubbliche, crei valore aggiunto a livello locale e posti di lavoro sostenibili in grado di sostenere i costi collegati al passaggio a un'economia verde.
n) Il CETA non prevede nemmeno un capitolo contenente misure volte specificatamente a sostenere le PMI. Benché, grazie alla cooperazione normativa nell'ambito del CETA, gli effetti positivi della riduzione dei costi di adeguamento siano maggiori per le PMI che non per le imprese di maggiori dimensioni, tale effetto è limitato dallo scarso numero di PMI che intervengono nel commercio internazionale. Ben oltre la metà del valore delle esportazioni è concentrata nelle mani di appena l'1 % degli esportatori, che sono imprese di grandi dimensioni. Inoltre, la ricchezza generata dal CETA non sarà, per la maggior parte, il risultato di un aumento degli scambi, che riflette maggiori opportunità per i nuovi soggetti che entrano sul mercato, bensì di un riorientamento degli scambi attraverso un aumento della concorrenza. La maggior parte delle PMI è subappaltatrice per grandi società ed è pertanto colpita in pieno da una maggiore pressione concorrenziale. Le PMI avranno quindi bisogno di un sostegno, che non è fornito dal CETA. I Verdi sono contrari ad ulteriori accordi commerciali che difendono gli interessi delle grandi multinazionali. Una politica industriale europea lungimirante si basa su reti altamente innovative di piccoli produttori che vanno oltre la dimensione nazionale, non solo per acquisire nuovi mercati, ma in primo luogo per acquisire nuove conoscenze;
o) il CETA consolida l'attuale legislazione europea in materia di appalti attraverso un trattato internazionale vincolante, in un momento in cui è necessaria una visione lungimirante degli investimenti pubblici in infrastrutture verdi di grandi dimensioni. Tale visione comporterebbe un riesame della legislazione UE in materia di appalti, che attualmente si basa sul principio degli appalti internazionali aperti in modo automatico. La transizione ad un'economia verde è necessaria, ma sarà costosa. Il sostegno dell'opinione pubblica a favore di tale transizione sarà acquisito solo se le entrate supplementari necessarie saranno reperite mediante un aumento notevole dei redditi e la sicurezza dell'occupazione a livello locale. L'inclusione di criteri ambientali e sociali nelle gare di appalto, come previsto nella dichiarazione congiunta aggiuntiva, e la fissazione di soglie più elevate per la concorrenza internazionale è importante, ma non sufficiente. I Verdi sono contrari all'inclusione di capitoli dedicati agli appalti pubblici negli accordi commerciali;
2. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Comitato economico e sociale, al Comitato delle regioni nonché al governo e al parlamento del Canada.