Proposta di risoluzione - B8-0338/2017Proposta di risoluzione
B8-0338/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla strategia dell'UE relativa alla Siria

15.5.2017 - (2017/2654(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Marietje Schaake, Petras Auštrevičius, Beatriz Becerra Basterrechea, Izaskun Bilbao Barandica, Dita Charanzová, Marielle de Sarnez, Martina Dlabajová, Marian Harkin, Ivan Jakovčić, Petr Ježek, Ilhan Kyuchyuk, Louis Michel, Javier Nart, Urmas Paet, Jozo Radoš, Jasenko Selimovic, Hannu Takkula, Pavel Telička, Ramon Tremosa i Balcells, Johannes Cornelis van Baalen, Hilde Vautmans, Cecilia Wikström, Valentinas Mazuronis a nome del gruppo ALDE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0331/2017

Procedura : 2017/2654(RSP)
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B8-0338/2017
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B8-0338/2017

Risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia dell'UE relativa alla Siria

(2017/2654(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria,

–  vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

–  visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,

–  visti i trattati e le convenzioni internazionali, compresa la Convenzione contro la tortura, la Convenzione sul genocidio e il trattato dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche,

–  visti lo statuto di Roma e i documenti costitutivi della Corte internazionale di giustizia,

–  visti i tribunali ad hoc, compresi il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia, il Tribunale penale internazionale per il Ruanda e il Tribunale speciale per il Libano,

–  visto il comunicato di Ginevra del 2012,

–  viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'ISIL/Daesh e il fronte al-Nusra nonché le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto nella Repubblica araba siriana, in particolare le risoluzioni 2218 (2013), 2139 (2014), 2165 (2014), 2191 (2014), 2199 (2015), 2254 (2015), 2258 (2015), 2268 (2016), 2328 (2016), 2332 (2016) e 2336 (2016),

–  vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A/71/L.48 che istituisce un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per fornire assistenza nelle indagini e nell'azione penale nei confronti dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana a partire da marzo 2011,

–  viste le conclusioni del Consiglio del 17 ottobre 2016 e le conclusioni del Consiglio europeo sulle relazioni esterne del 18 e 19 febbraio 2016, del 20 e 21 ottobre 2016, del 27 ottobre 2016, del 14 novembre 2016 e del 15 dicembre 2016,

–  viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 30 dicembre 2016 sull'annuncio della cessazione delle ostilità in Siria e del 23 marzo 2017 sulla Siria, nonché le dichiarazioni del VP/AR a nome dell'UE del 9 dicembre 2016 sulla situazione ad Aleppo, del 6 aprile 2017 sul presunto attacco con armi chimiche a Idlib, Siria, e del 7 aprile 2017 sull'attacco USA in Siria,

–  vista la dichiarazione dei copresidenti, del 5 aprile 2017, alla conferenza "Sostenere il futuro della Siria e della regione",

–  visti le relazioni della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani, del 6 settembre, del 16 giugno e del 22 febbraio 2016, il documento di seduta della conferenza della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario nella Repubblica araba siriana (21 luglio 2016 - 28 febbraio 2017), del 13 marzo 2017, e le risoluzioni del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla Repubblica araba siriana, del 27 settembre e del 21 ottobre 2016,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che la guerra in Siria è divenuta una delle peggiori crisi umanitarie che il mondo abbia affrontato dopo la seconda guerra mondiale e continua a produrre conseguenze devastanti e tragiche per la sua popolazione;

B.  considerando che la crisi in Siria ha un impatto sempre più destabilizzante per l'intera regione;

C.  considerando che il conflitto è in corso da sette anni e che, alla fine del 2016, aveva già causato la morte insensata di oltre 400 000 persone; che 13,5 milioni di persone, vale a dire quasi tre quarti della popolazione rimanente, hanno assoluta necessità di assistenza umanitaria e che 6,6 milioni di siriani sono sfollati interni; che il conflitto ha fatto arretrare di 40 anni lo sviluppo economico e umano della Siria e ha obbligato 4,8 milioni di persone a cercare rifugio all'estero;

D.  considerando che il diritto internazionale umanitario stabilisce l'obbligo per la comunità internazionale di adottare tutte le misure necessarie per garantire la protezione dei civili e dei beni civili dagli attori statali e non statali;

E.  considerando che i bambini hanno pagato il prezzo più alto nel conflitto; che quasi 6 milioni di bambini dipendono ora dall'assistenza umanitaria; che quasi la metà di loro sono stati costretti a fuggire dalle proprie case;

F.  considerando che tutte le parti coinvolte nel conflitto, in particolare il regime di Assad e i suoi alleati, la Russia e l'Iran, hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, compresi crimini contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio;

G.  considerando che l'assunzione di responsabilità, la giustizia, lo Stato di diritto e la lotta all'impunità costituiscono elementi essenziali alla base degli sforzi di pace, risoluzione dei conflitti, riconciliazione e ricostruzione;

H.  considerando che la Siria ha aderito alla Convenzione sul genocidio nel 1955 e alla Convenzione contro la tortura nel 2004;

I.  considerando che le forze governative e alleate hanno causato centinaia di migliaia di vittime civili, specialmente ad Aleppo e nei dintorni, nel corso di un assedio implacabile, e hanno distrutto ampie zone della città attraverso attacchi aerei e di artiglieria diretti contro la popolazione civile; che le autorità governative e le forze alleate si sarebbero introdotte nelle abitazioni civili e avrebbero commesso uccisioni sommarie durante la loro avanzata ad Aleppo est; che vengono attaccate deliberatamente le infrastrutture civili, con la conseguente distruzione di impianti di distribuzione idrica, strutture mediche e scuole; che tali attacchi hanno determinato gravi carenze di servizi essenziali ed equivalgono a una tattica volta ad affamare la popolazione;

J.  considerando che il regime di Assad sta bloccando la consegna e l'erogazione di forniture mediche, alimentari e umanitarie vitali da parte delle Nazioni Unite, dell'UE, delle ONG e degli attori locali; che tali convogli umanitari sono stati deliberatamente presi di mira e bombardati; che il governo siriano, inoltre, ha intenzionalmente impedito alla popolazione civile l'accesso a beni e servizi essenziali, compresa la fornitura di cibo e di acqua, nonché all'assistenza medica; che gli attacchi e l'utilizzo di una tattica di guerra che prevede di lasciar morire di fame i civili attraverso l'assedio di aree popolate costituiscono chiare violazioni del diritto internazionale umanitario;

K.  considerando che numerose indagini hanno accertato l'impiego, da parte delle forze di Assad, di agenti chimici destinati a ferire o uccidere i civili; che l'ultimo attacco chimico contro i civili si è verificato il 4 aprile 2017 a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib, dove almeno 70 civili, molti dei quali bambini, sono stati uccisi e centinaia sono rimasti feriti; che gli Stati Uniti hanno informato l'UE che, in base alla loro valutazione, il regime siriano ha utilizzato armi chimiche e, in data 7 aprile, hanno risposto militarmente lanciando un attacco aereo sulla base aerea siriana di Shayrat;

L.  considerando che nel marzo 2017 l'UE ha aggiunto quattro militari siriani di alto grado all'elenco delle sanzioni a causa del loro ruolo nell'uso di armi chimiche contro la popolazione civile in linea con la politica dell'UE volta a contrastare la proliferazione e l'uso delle armi chimiche;

M.  considerando che il 12 aprile 2017 la Russia ha votato, insieme alla Bolivia, contro una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che avrebbe condannato il presunto uso di armi chimiche in Siria invitando il regime di Assad a collaborare a un'indagine sul caso;

N.  considerando che il 15 aprile 2017 circa 5 000 persone evacuate sono state attaccate a Rasheedin, nella zona occidentale di Aleppo, in Siria, mentre viaggiavano dalle città assediate di Foah e Kefraya alle zone controllate dal governo; che decine di persone, compresi bambini, sono state uccise e molte altre sono rimaste ferite;

O.  considerando che, secondo alcune notizie, il regime di Assad continua a produrre armi chimiche utilizzando come copertura il Centro per gli studi scientifici e la ricerca; che, conformemente all'accordo del 2013 sulla rimozione delle armi chimiche, Assad ha l'obbligo di porre fine immediatamente a queste pratiche e consegnare tutti gli agenti chimici e le armi chimiche rimanenti all'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche;

P.  considerando che migliaia di civili sono arbitrariamente arrestati dalle autorità e detenuti in condizioni disumane, subendo forme estreme di maltrattamento che sono in molti casi dirette a causare la morte durante la detenzione; che tali forme di abuso comprendono la tortura, la privazione sistematica del cibo, dell'acqua, dei farmaci e dell'assistenza medica nonché pratiche sadiche e disumanizzanti; che alcune notizie documentano impiccagioni di massa ed esecuzioni extragiudiziali in strutture di detenzione gestite dal governo di Assad; che molti civili sono vittime di sparizioni forzate, detenzioni prolungate e processi iniqui; che il governo siriano attua una campagna sistematica di repressione di ogni forma di dissenso attraverso impiccagioni di massa; che secondo alcune fonti nel carcere di Saydnaya si sono verificati 13 000 casi di esecuzioni extragiudiziali in cinque anni;

Q.  considerando che il regime di Assad utilizza la tattica dello sfollamento forzato per modificare la composizione settaria delle città e delle regioni e realizzare un cambiamento demografico; che tale tattica è stata utilizzata in città come Darayya e Muadamiyat al-Sham, nei pressi di Damasco, e nel quartiere al-Waer della città di Homs;

R.  considerando che è un obbligo della comunità internazionale e dei singoli Stati assicurare alla giustizia i responsabili di violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e umanitario commesse nel corso del conflitto siriano; che ciò può avvenire nell'ambito dei mezzi di ricorso nazionali e internazionali esistenti, compresi i tribunali nazionali e internazionali o i tribunali penali internazionali ancora da istituire; che oltre a tale responsabilità penale personale, in determinate condizioni è possibile anche procedere contro gli Stati per violazioni degli obblighi ai sensi dei trattati e delle convenzioni internazionali di competenza della Corte internazionale di giustizia, tra cui la Convenzione del 1984 contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti e la Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio;

S.  considerando che la comunità internazionale avrebbe dovuto sostenere più attivamente l'opposizione democratica e laica alla barbarie del regime siriano; che nella situazione attuale l'opposizione laica è estremamente debole e i civili si trovano tra due fuochi, da un lato i terroristi jihadisti, i fondamentalisti islamici e i separatisti curdi e dall'altro i sostenitori del regime di Assad, il che rende estremamente difficili la riconciliazione nazionale e la ricostruzione di un consenso in grado di portare la pace in Siria;

T.  considerando che il processo di negoziazione tra le parti siriane è iniziato a Ginevra il 23 febbraio 2017, sulla base della risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che si concentra su questioni di governance comprendenti una nuova costituzione per la Siria, lo svolgimento di elezioni e i principi stabiliti nel comunicato di Ginevra del 2012; che i negoziati condotti a Ginevra non hanno finora portato a progressi concreti verso una soluzione pacifica della crisi in Siria;

U.  considerando che il 5 aprile 2017 l'UE ha copresieduto una conferenza sul tema "Sostenere il futuro della Siria e della regione", che ha riunito rappresentanti di oltre 70 paesi e organizzazioni internazionali e della società civile internazionale e siriana; che la conferenza si è basata sulle precedenti conferenze svoltesi in Kuwait e a Londra e ha convenuto un approccio globale alla crisi siriana, comprendente impegni finanziari; che il sostegno e l'impegno della comunità internazionale continuano ad essere fondamentali per il conseguimento di un futuro di pace in Siria e nella regione;

V.  considerando che il 4 maggio 2017 la Russia, l'Iran e la Turchia hanno raggiunto un accordo in Kazakhstan per l'istituzione di quattro zone di allentamento della tensione; che l'accordo non presenta garanzie né meccanismi che ne assicurino l'applicazione e l'osservanza e che il regime di Assad rifiuta il controllo delle Nazioni Unite; che l'opposizione siriana non può sostenere l'accordo nella sua forma attuale, appoggiata dall'Iran; che l'accordo deve ancora essere approvato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

W.  considerando che la strategia dell'UE relativa alla Siria è una revisione della strategia regionale dell'UE relativa alla Siria e all'Iraq e alla minaccia rappresentata dal Da'esh, da ultimo riesaminata e aggiornata dal Consiglio il 23 maggio 2016;

X.  considerando che gli sforzi dell'UE intesi a fornire sostegno umanitario e piani per il futuro della Siria sono da elogiare; che l'UE dovrebbe prestare attenzione a non fornire assistenza incondizionata alla ricostruzione di una Siria guidata e controllata da Assad e dai suoi alleati, la Russia e l'Iran; che non può essere consentito ad Assad, alla Russia di Putin e all'Iran di ignorare le conseguenze economiche dei loro interventi militari; che deve essere posta in atto una soluzione politica credibile e inclusiva al conflitto armato concordata da tutte le parti, ad eccezione dei gruppi terroristici;

Y.  considerando che la ricostruzione della Siria dovrebbe fondarsi su un approccio dal basso e sulla responsabilizzazione degli attori locali, escludendo i gruppi terroristici noti;

1.  esorta il regime siriano e i paesi ad esso alleati, Russia e Iran, a cessare prontamente i bombardamenti, le uccisioni e le violenze indiscriminate contro il popolo siriano e a concedere immediatamente un accesso illimitato alle forniture e ai convogli umanitari; ricorda ai membri dei regimi di Siria, Russia e Iran che sono responsabili a norma del diritto penale internazionale dei crimini atroci che continuano a perpetrare in Siria;

2.  condanna con la massima fermezza le violazioni e gli abusi continui, sistematici, diffusi e gravi dei diritti umani e tutte le violazioni del diritto internazionale umanitario commesse dalle forze di Assad, con il sostegno della Russia e dell'Iran, nonché le violazioni perpetrate da gruppi armati terroristici non statali, in particolare ISIL/Daesh, Jabhat Fateh al-Sham/fronte al-Nusra e altri gruppi jihadisti;

3.  esorta la Russia, l'Iran e le altre parti esterne coinvolte nel conflitto a interrompere i loro devastanti interventi nel conflitto siriano e a esercitare la loro influenza su Assad per garantire una cessazione totale delle ostilità e la fine degli assedi;

4.  si rivolge a tutte le parti ribadendo che un cessate il fuoco nazionale e inclusivo e una soluzione pacifica e reciprocamente accettabile della crisi siriana possono essere conseguiti sotto l'egida delle Nazioni Unite e, come previsto nel comunicato di Ginevra del 2012 e nella risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 2254(2015), con il sostegno dell'inviato speciale del Segretario generale per la Siria Staffan de Mistura e i principali attori internazionali e regionali; prende atto dei colloqui tenuti ad Astana per il raggiungimento di un accordo;

5.  prende atto del recente memorandum che istituisce zone di allentamento della tensione in Siria, firmato dalla Russia, dall'Iran e dalla Turchia quali garanti della creazione di quattro zone di interdizione aerea; esorta le parti firmatarie del memorandum e il regime siriano ad applicare effettivamente l'accordo e a cessare tutte le ostilità che hanno un impatto diretto sul popolo siriano; deplora che il regime siriano abbia rifiutato che l'attuazione del memorandum sia monitorata dalle Nazioni Unite;

6.  deplora che all'incontro tenutosi in Italia il G7 non sia riuscito a raggiungere un accordo sull'imposizione di sanzioni contro il regime russo a seguito del bombardamento del popolo siriano e del suo continuo sostegno al regime di Assad;

7.  plaude agli sforzi profusi dai rappresentanti di oltre 70 paesi in occasione della conferenza "Sostenere il futuro della Siria e della regione", tenutasi a Bruxelles il 4 e il 5 aprile 2017, e agli impegni finanziari assunti; accoglie con favore che i partecipanti abbiano impegnato 5,6 miliardi di euro per il 2017 e assunto impegni pluriannuali per 3,47 miliardi di euro nel periodo 2018-2020; ricorda che, stando alle stime, i costi della ricostruzione della Siria si attestano a circa 200 miliardi di dollari; invita la comunità internazionale a onorare gli impegni ancora da liquidare per il sostegno umanitario a favore della Siria e dei paesi vicini;

8.  osserva che la maggioranza dei rifugiati provenienti dalla Siria sono fuggiti nei paesi vicini, tra cui il Libano, la Giordania e la Turchia; plaude a tale proposito alle priorità del nuovo partenariato concluso dall'UE con la Giordania e il Libano e all'allentamento delle norme di origine dell'UE per le esportazioni provenienti dalla Giordania; si rammarica che un numero consistente di rifugiati in Giordania e in Libano vivano ancora in condizioni sociali ed economiche precarie e che spesso non possano trovare un'occupazione (legale); esorta le autorità della Giordania e del Libano a cooperare per eliminare gli ostacoli (informali) rimanenti, sostenere un aumento delle opportunità di lavoro autonomo e concretizzare gli impegni sulla creazione di posti di lavoro per le donne e i giovani;

9.  plaude all'ospitalità della Turchia, che ha accolto quasi 3 milioni di rifugiati; incoraggia il governo turco a concedere permessi di lavoro a tutti i rifugiati siriani; prende atto della dichiarazione UE-Turchia; deplora che, alla fine di febbraio 2017, soltanto 3 565 rifugiati si fossero stabiliti in Europa secondo l'accordo "uno a uno" concluso con la Turchia; invita gli Stati membri dell'UE ad adoperarsi maggiormente per rispettare i propri impegni relativi al reinsediamento dei rifugiati siriani provenienti dalla Turchia;

10.  esorta il VP/HR a fare quanto in suo potere per rilanciare i colloqui di pace mediati dalle Nazioni Unite e a svolgere un ruolo più attivo in tali negoziati, facendo ricorso alla capacità finanziaria dell'UE e valorizzando la volontà di impegnare considerevoli risorse a favore della ricostruzione della Siria; esorta il VP/HR a sostenere attivamente la società civile siriana e coloro che auspicano una Siria democratica, pluralista e inclusiva e a coinvolgerli da vicino nei suoi impegni per il futuro del popolo siriano; invita il VP/HR a collaborare con il popolo siriano per sviluppare strategie di ricostruzione localizzate per le varie parti e regioni della Siria;

11.  condanna con la massima fermezza l'efferato attacco chimico aereo del 4 aprile 2017 che ha colpito la città di Khan Sheikhoun nella provincia di Idlib e causato la morte di almeno 70 civili, compresi bambini e operatori umanitari, con molte vittime che manifestavano sintomi di avvelenamento da gas; osserva che le accuse di utilizzo di armi chimiche sono credibili, secondo la valutazione preliminare eseguita dalla missione d'informazione dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW); sottolinea che i responsabili di tali attacchi saranno chiamati a rispondere delle loro azioni dinanzi alla giustizia; ribadisce che il regime siriano, essendo la Siria parte firmataria della Convenzione sulle armi chimiche, è tenuto esplicitamente ad astenersi dall'utilizzare armi chimiche; deplora il veto della Russia all'ultima risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannava l'attacco e chiedeva un'indagine;

12.  deplora il ricorso continuo da parte del regime della Russia e di Assad alla disinformazione e alle menzogne, comprese la diffamazione dei Caschi bianchi e le informazioni false diffuse in merito ai responsabili dell'ultimo attacco chimico del 4 aprile 2017;

13.  invita nuovamente a prendere provvedimenti contro i responsabili di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità, che devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni; sottolinea che i responsabili saranno assicurati alla giustizia; resta convinto che in Siria non potranno esservi né un'efficace soluzione al conflitto né una pace sostenibile se i responsabili dei crimini commessi non saranno chiamati a rispondere delle loro azioni; mette in evidenza che i crimini di guerra perpetrati sia dal regime che dalle forze di opposizione, sebbene in misura minore in questo secondo caso, possono incorrere nell'azione penale internazionale;

14.  invita tutti gli Stati membri dell'UE a garantire che i crimini contro l'umanità, il genocidio e i crimini di guerra costituiscano reati a norma del diritto nazionale e a perseguire nelle loro giurisdizioni nazionali tali crimini commessi in Siria dai loro cittadini e da cittadini di paesi terzi; plaude, al riguardo, alla decisione della Spagna di giudicare in merito a una denuncia penale nei confronti di nove funzionari dei servizi segreti siriani accusati di tortura e di violazioni dei diritti umani;

15.  ribadisce il principio della giurisdizione universale; ribadisce il proprio sostegno al deferimento del caso della Siria alla Corte penale internazionale; deplora che tale opzione resti bloccata in seno al Consiglio di sicurezza;

16.  considera che gli Stati, compresi gli Stati membri dell'UE, possano promuovere individualmente azioni legali dinnanzi alla Corte internazionale di giustizia nei confronti di altri Stati in caso di violazione degli obblighi derivanti dai trattati e dalle convenzioni internazionali, tra cui la Convenzione del 1984 contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti e la Convenzione del 1948 sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio; esorta a tale proposito tutti gli Stati membri dell'UE a intentare un'azione contro lo Stato siriano dinanzi alla Corte internazionale di giustizia per stabilire la responsabilità dello Stato e trasmettere un segnale chiaro della loro volontà di perseguire gli orrendi crimini commessi in Siria;

17.  invita la comunità internazionale, l'UE e i suoi Stati membri a collaborare con le Nazioni Unite nell'istituzione di un tribunale penale internazionale per garantire la giustizia e far sì che gli attori non statali e i singoli individui responsabili dei crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità e dei genocidi commessi in Siria rispondano delle loro azioni;

18.  accoglie con favore l'istituzione di un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per fornire assistenza nelle indagini e nell'azione penale nei confronti dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana a partire da marzo 2011; deplora che tale meccanismo non sia stato ancora finanziato integralmente; esorta tutti gli Stati membri a onorare i loro impegni al riguardo;

19.  sottolinea l'importanza fondamentale dell'operato delle organizzazioni della società civile e delle ONG locali e internazionali nel documentare le prove relative ai crimini di guerra, ai crimini contro l'umanità e ad altre violazioni, tra cui la distruzione del patrimonio culturale; invita l'UE e i suoi Stati membri a fornire un'assistenza ulteriore e completa a tali soggetti; invita l'UE e i suoi Stati membri a finanziare adeguatamente le organizzazioni che si occupano di indagini open source e di raccolta digitale di prove di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, al fine di garantire che i responsabili rispondano delle loro azioni e siano consegnati alla giustizia;

20.  plaude agli sforzi profusi dagli operatori umanitari per portare soccorso, cibo, acqua e medicinali alle persone intrappolate dal conflitto, che ne hanno urgentemente bisogno, ed esorta nuovamente tutte le parti coinvolte nel conflitto a garantire che le agenzie umanitarie possano raggiungere senza restrizioni e in tutta sicurezza i civili colpiti dalla guerra; condanna con determinazione gli attacchi deliberatamente eccessivi, sproporzionati e indiscriminati contro la popolazione civile, compresi i minori, i convogli di persone evacuate, il personale umanitario e sanitario, e le infrastrutture civili quali scuole e ospedali;

21.  plaude all'ultimo riesame delle misure restrittive dell'UE nei confronti della Siria e all'aggiunta degli individui che condividono la responsabilità dell'utilizzo di armi chimiche e della repressione contro la popolazione civile nel paese; sottolinea che l'UE dovrebbe valutare tutte le opzioni a disposizione nella collaborazione con i suoi partner internazionali, compresi il lancio degli aiuti e l'istituzione di zone di interdizione aerea;

22.  chiede che la presente risoluzione sia tradotta in arabo;

23.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, alle Nazioni Unite, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto.