PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione umanitaria nello Yemen
12.6.2017 - (2017/2727(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Ángela Vallina, Javier Couso Permuy, Marie-Christine Vergiat, Maria Lidia Senra Rodríguez, Malin Björk, Paloma López Bermejo, Martina Michels, Kateřina Konečná, Merja Kyllönen, Dimitrios Papadimoulis, Kostadinka Kuneva, Stelios Kouloglou, Barbara Spinelli, João Pimenta Lopes a nome del gruppo GUE/NGL
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0407/2017
B8-0410/2017
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione umanitaria nello Yemen
Il Parlamento europeo,
– viste le dichiarazioni sullo Yemen del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, e dell'inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, in particolare in seguito alla sua visita a Sana'a dal 21 al 24 maggio 2017,
– viste le dichiarazioni del coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nello Yemen Jamie McGoldrick, del 28 marzo 2017, sulla situazione umanitaria nello Yemen a due anni dall'inizio della recrudescenza del conflitto, del 7 maggio 2017 sulla necessità di assicurare la disponibilità di fondi e l'accesso umanitario verso e attraverso lo Yemen, e del 24 maggio 2017 sull'urgente necessità di finanziamenti per fermare la diffusione del colera,
– viste le conclusioni del Consiglio affari esteri sullo Yemen del 16 novembre 2015 e del 3 aprile 2017, nonché le dichiarazioni sullo Yemen rese dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in particolare quella dell'8 ottobre 2016,
– visti il piano di risposta integrato sull'epidemia di colera nello Yemen, predisposto dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), aggiornato il 23 maggio 2017, e il suo piano di intervento umanitario per lo Yemen per il periodo gennaio-dicembre 2017,
– viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare quelle del 14 aprile 2015 (S/RES/2216), del 24 febbraio 2016 (S/RES/2266) e del 23 febbraio 2017 (S/RES/2342),
– viste le sue precedenti risoluzioni sullo Yemen, in particolare quelle del 9 luglio 2015[1] e del 25 febbraio 2016[2],
– vista la sua risoluzione del 27 febbraio 2014 sull'utilizzo di droni armati[3],
– visti la Carta delle Nazioni Unite e i principi del diritto internazionale umanitario,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che lo scontro di lunga data tra gli Houthi e il governo yemenita si è protratto per oltre due anni, conducendo il paese all'attuale crisi umanitaria e provocando anche un'epidemia di colera di enorme portata e in rapida diffusione;
B. considerando che il 14 maggio 2017 il ministero della sanità pubblica dello Yemen ha dichiarato lo stato di emergenza, dichiarando che il sistema sanitario non è in grado di contenere questa catastrofe sanitaria senza precedenti, che ad oggi ha provocato un totale di 14 000 casi sospetti e 186 decessi collegati; che nei prossimi sei mesi sono previsti altri 98 126 casi;
C. considerando che occorrono 66,7 milioni di dollari per attuare le attività del piano di risposta integrata dell'OCHA fino al mese di ottobre 2017 per controllare l'epidemia di colera, impedire l'ulteriore diffusione e ridurre al minimo il rischio che si ripresenti;
D. considerando che l'Arabia Saudita è a capo di una coalizione – sostenuta dagli Stati Uniti e che comprende gli Emirati arabi uniti, il Qatar, il Bahrein, il Kuwait, la Giordania, il Marocco e il Sudan — che bombarda lo Yemen dal 26 marzo 2015 in una campagna di attacchi volta a ristabilire al potere il presidente Abdrabbuh Mansour Hadi; che tale coalizione ha commesso gravi violazioni, tra cui attacchi ai danni di abitazioni, mercati, ospedali e scuole, provocando migliaia di morti tra i civili, la maggior parte dei quali donne e bambini; che l'Arabia Saudita ha imposto un blocco quasi totale nei confronti dello Yemen, paese fortemente dipendente dalle importazioni; che il blocco del combustibile da parte della coalizione e i suoi attacchi contro le infrastrutture civili violano il diritto internazionale umanitario;
E. considerando che lo scontro fra gli Houthi e il governo yemenita, esacerbato dagli attacchi militari della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, ha provocato un'emergenza umanitaria nello Yemen; che nello Yemen si assiste alla più grande crisi della sicurezza alimentare nel mondo, in cui circa l'80 % della popolazione yemenita, ossia circa 21 milioni di persone, necessita con urgenza di una qualche forma di aiuto umanitario per far fronte al bisogno disperato di cibo, medicinali e carburante;
F. considerando che le retribuzioni di oltre 1 milione di dipendenti pubblici non vengono pagate da otto mesi in seguito ai fondi sottratti dalle milizie alla banca centrale dello Yemen; che ciò riguarda più di 8 milioni di persone e spinge molte famiglie verso la povertà estrema e la fame;
G. considerando che la malnutrizione e il colera sono interconnessi; che nello Yemen 17 milioni di persone si trovano in condizioni di insicurezza alimentare, di cui 7 milioni si trovano ad affrontare la carestia, 3,3 milioni sono in condizioni di malnutrizione acuta e 462 000 bambini sono colpiti da malnutrizione acuta grave;
H. considerando che sono state segnalate violazioni diffuse da parte del gruppo armato Ansar Allah, compreso l'uso di mine terrestri; che vi sono stati anche casi di esecuzioni extragiudiziali da parte delle forze del presidente Hadi e dei partiti alleati e gruppi armati; che le parti yemenite del conflitto sono responsabili del bombardamento indiscriminato di civili e infrastrutture civili, del diniego nei confronti dell'accesso umanitario, delle detenzioni arbitrarie, delle sparizioni forzate e delle torture;
I. considerando che attualmente la maggior parte delle violenze è incentrata sulla costa occidentale del governatorato di Taiz, dove le forze filogovernative cercano di avanzare da Al-Dhubab e da Al-Mokha verso il porto di Al-Hoeidah e nell'entroterra verso la città di Taiz; che sono stati uccisi, feriti o mutilati oltre 50 000 civili; che le Nazioni Unite hanno invitato con urgenza le autorità e le varie fazioni a consentire l'accesso ininterrotto alle città assediate, in modo da poter fornire aiuto alle persone bisognose, dal momento che la guerra nello Yemen è stata inserita nella categoria delle crisi umanitarie più gravi; che migliaia di rifugiati sono riusciti a fuggire nei paesi vicini;
J. considerando che il paese si trova ad affrontare una catastrofe umanitaria, tra cui anche il rischio di carestia, acuita dall'epidemia di colera; che gli attacchi aerei, i bombardamenti e le violenze continuano a costringere le famiglie yemenite ad abbandonare le loro abitazioni, provocando lo sfollamento interno di milioni di persone; che oltre 8 milioni di persone non godono più di un accesso affidabile e sicuro all'acqua potabile, dato che la maggior parte della rete idrica è stata distrutta dai combattimenti; che la maggior parte dei yemeniti non dispone di un accesso adeguato all'assistenza sanitaria;
K. considerando che il 25 aprile 2017 la conferenza ad alto livello dei donatori per lo Yemen ha generato 1,1 miliardo di dollari in impegni, pari solo al 24 % dell'intero piano umanitario;
L. considerando che almeno 1 540 bambini sono stati uccisi e 2 450 sono stati feriti nelle ostilità e oltre 1 550 sarebbero stati assunti per combattere o per svolgere compiti di carattere militare; che almeno 1,8 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare la scuola e si sono aggiunti agli 1,6 milioni che avevano già smesso di frequentare la scuola prima dell'inizio del conflitto;
M. considerando che nello Yemen le donne sono sempre state fortemente vulnerabili agli abusi quali i matrimoni di minori e le violenze, in quanto nel paese non vige alcun diritto minimo legale; che, rispetto agli uomini, le donne hanno minore accesso all'assistenza medica, alla proprietà di beni, all'istruzione e alla formazione; che la loro situazione è stata aggravata dal conflitto e che circa 2,6 milioni di donne e ragazze sono a rischio di violenza di genere; che negli ultimi due anni il numero dei matrimoni di minori è cresciuto significativamente; che circa il 30 % delle famiglie sfollate ha un capofamiglia donna; che i medicinali per la cura di molte malattie croniche non sono più disponibili, e che lo Yemen presenta uno dei più alti tassi di mortalità materna; che le donne malnutrite in gravidanza o in periodo di allattamento hanno maggiori probabilità di contrarre il colera e un rischio più elevato di emorragia, il che aumenta notevolmente il rischio di complicazioni e decessi durante il parto;
N. considerando che circa 280 000 rifugiati, provenienti principalmente dalla Somalia, si trovano nello Yemen, l'unico paese nella penisola arabica firmatario della Convenzione relativa allo status dei rifugiati e del protocollo; che i rifugiati che necessitano anche di protezione in quanto il conflitto si è aggravato; che circa 30 600 somali sarebbero già ritornati in Somalia e l'UNHCR ha istituito sportelli di aiuto per il rientro;
O. considerando che il conflitto e il conseguente vuoto della sicurezza hanno portato alla pericolosa espansione di gruppi estremisti nel paese, in particolare nelle zone di Abyan, Albaeda'a e Shabwa; che Al-Qaeda ha consolidato nella penisola arabica la propria presenza e il Daesh ha portato avanti la sua campagna di attentati e assassinii;
P. considerando che il convoglio dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen è stato attaccato il 22 maggio 2017; che i colloqui sotto l'egida delle Nazioni Unite sono stati congelati e che il conflitto sembra essere lontano da una soluzione politica;
Q. considerando che lo Yemen è uno dei paesi più poveri al mondo; che, prima dell'inizio della guerra, la metà degli yemeniti viveva già al di sotto della soglia di povertà, due terzi dei giovani erano disoccupati e i servizi sociali di base erano sull'orlo del collasso;
R. considerando che il conflitto è stato descritto come un conflitto tra sciiti e sunniti nel tentativo di oscurarne le vere ragioni geopolitiche; che l'Arabia Saudita accusa gli Houthi di essere sostenuti dall'Iran e li considera una minaccia per la sua sicurezza; che la complessità del conflitto nello Yemen presenta elementi di una guerra per procura, con una forte presenza di gruppi di Al-Qaeda e con movimenti separatisti e ribelli sciiti zaidi al nord e combattimenti tra Houthi e gruppi armati al sud; che il conflitto ha favorito l'espansione dei gruppi affiliati al Daesh nel paese;
S. considerando che l'UE e le Nazioni Unite hanno imposto un embargo sulle armi nei confronti dello Yemen, e l'UE ha imposto sanzioni mirate contro i leader degli Houthi; che, nel contempo, Stati membri dell'UE quali Regno Unito, Spagna, Francia, Italia e Germania, continuano a vendere armi all'Arabia Saudita; che il Regno Unito, la Francia e la Spagna hanno aumentato in modo significativo la fornitura di armi ad attori coinvolti nel conflitto; che l'Arabia Saudita è il maggior acquirente di armi del Regno Unito e quest'ultimo è il principale fornitore di armi ai paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo; che la coalizione Control Arms ha dichiarato che tale commercio viola gli obblighi del Regno Unito a norma del trattato sul commercio delle armi, della posizione comune dell'UE sulle esportazioni di armi e dei criteri consolidati sull'esportazione di armi del Regno Unito;
T. considerando che gli Stati Uniti detengono la base aerea militare yemenita di Al-Annad, nei pressi della città meridionale di Al-Houta, da cui gli americani hanno guidato attacchi con droni contro presunti membri del braccio locale di Al-Qaeda; che gli attacchi con droni degli Stati Uniti e le esecuzioni extragiudiziali avvenute nello Yemen dal 2002 hanno contribuito a destabilizzare la situazione nel paese; che, secondo le relazioni sullo Yemen pubblicate dall'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani (OHCHR) delle Nazioni Unite, gli attacchi con droni uccidono più civili che presunti terroristi o membri di Al-Qaeda;
U. considerando che, secondo il Bureau of Investigative Journalism, almeno 424 persone, inclusi bambini, sono state uccise in tali missioni dall'inizio delle operazioni nel 2002; che si è assistito a un drammatico aumento del numero di operazioni extraterritoriali letali nello Yemen da parte degli Stati Uniti dall'inizio del mandato dell'amministrazione Trump, con almeno 90 attacchi confermati, inclusi due raid terrestri; che esistono prove del fatto che alcuni Stati membri dell'UE, come Regno Unito, Italia e Germania, sostengono direttamente e indirettamente tali operazioni letali fornendo informazioni di intelligence e altro sostegno operativo;
V. considerando che l'ex presidente Saleh era considerato un alleato degli Stati Uniti e ha ricevuto milioni di dollari a titolo di assistenza "antiterrorismo" e di aiuto per l'addestramento dell'esercito; che le armi ricevute nell'ambito di tale assistenza sono state impiegate contro la popolazione yemenita e vengono ora utilizzate negli scontri tra i diversi gruppi;
W. considerando che la posizione geografica dello Yemen, alla foce del Mar Rosso, che conduce al canale di Suez e si apre nel Golfo di Aden, riveste un'importanza strategica in virtù delle importanti rotte marittime e delle risorse energetiche;
1. è profondamente preoccupato per il perdurare del conflitto nello Yemen, che ha condotto alla crisi umanitaria in atto, e per l'ulteriore aggravamento della situazione a seguito della recente epidemia di colera;
2. esprime forte preoccupazione per le difficoltà incontrate dalle Nazioni Unite nell'ottenere i fondi necessari per gli aiuti umanitari e per la mancata fornitura da parte degli Stati membri dell'UE dei fondi promessi in occasione della conferenza dei donatori;
3. rammenta che il colera è prevenibile e curabile, pertanto non dovrebbero verificarsi decessi a causa di tale malattia; esorta la comunità internazionale, in particolare gli Stati membri, a finanziare il piano di risposta umanitaria a favore dello Yemen;
4. condanna l'uso della violenza contro i civili perpetrato da ogni parte coinvolta nel conflitto nonché dai terroristi o altri gruppi armati, dal momento che tali atti hanno gettato il paese in una profonda crisi umanitaria e hanno provocato il ferimento e l'uccisione di migliaia di civili nonché diversi milioni di sfollati; esprime il più sentito cordoglio e porge le sue condoglianze alle famiglie delle vittime;
5. invita le parti coinvolte nel conflitto ad adottare tutte le misure necessarie al fine di prevenire e rispondere a qualsiasi forma di violenza nei confronti della popolazione civile, in particolare la violenza sessuale e la violenza di genere; condanna fermamente le violazioni dei diritti dei bambini; esprime grave preoccupazione per le notizie concernenti il ricorso a bambini soldato da parte degli Houthi, di Ansar al-Sharia e delle forze governative nonché per il limitato accesso dei bambini all'assistenza sanitaria e all'istruzione di base; chiede che i responsabili delle violazioni e degli abusi della legislazione in materia di diritti umani o delle violazioni del diritto umanitario internazionale siano chiamati a rispondere delle loro azioni;
6. condanna gli attacchi militari sferrati nello Yemen dalla coalizione guidata dall'Arabia Saudita nonché il blocco navale imposto da detto paese sui porti yemeniti; è convinto che l'intervento dell'Arabia Saudita miri a rafforzare il suo controllo sulla regione e che ciò condurrà soltanto a ulteriori sofferenze per il popolo yemenita e a più profonde divisioni tra i popoli del Medio Oriente; esprime preoccupazione per le crescenti tensioni nella regione dopo che l'Arabia Saudita e successivamente gli Emirati arabi uniti e altri paesi hanno deciso di imporre un embargo diplomatico ed economico al Qatar;
7. ricorda a tutte le parti, in particolare all'Arabia Saudita e alla sua coalizione, la loro responsabilità nel garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale in materia di diritti umani, il che significa proteggere i civili, astenersi dal colpire infrastrutture civili e garantire alle organizzazioni umanitarie un accesso libero e sicuro al paese;
8. invita l'Arabia Saudita e la sua coalizione a garantire l'apertura di tutti i porti e le vie terrestri, in particolare al fine di scongiurare attacchi a Hodeida, nonché a riaprire l'aeroporto di Sana'a;
9. esprime preoccupazione per la capacità di Al-Qaeda nella penisola arabica e di Daesh di trarre vantaggio dal deteriorarsi della situazione politica e della sicurezza nello Yemen; ricorda che tutti gli atti di terrorismo sono criminali e ingiustificabili, a prescindere dalla loro motivazione e indipendentemente da quando, dove e da chi siano stati perpetrati;
10. prende atto degli sforzi profusi dalle Nazioni Unite e dall'inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite a favore dello Yemen e ribadisce il suo pieno sostegno; condanna il grave attacco che il 22 maggio 2017 ha colpito il convoglio in cui viaggiava l'inviato speciale mentre si dirigeva dall'aeroporto verso la sede delle Nazioni Unite;
11. ribadisce che il conflitto nello Yemen può essere risolto soltanto con una soluzione politica; invita pertanto tutte le parti nello Yemen a concordare con urgenza la cessazione delle ostilità, il cui rispetto sarà monitorato dalle Nazioni Unite, quale primo passo verso la ripresa dei colloqui di pace in vista di negoziati inclusivi a guida yemenita, al fine di ripristinare la pace nel paese; esorta tutte le parti ad astenersi dal compiere azioni militari a Hodeida;
12. è convinto che qualsiasi soluzione a lungo termine debba affrontare le cause soggiacenti della povertà e dell'instabilità nel paese, nonché rispondere alle legittime richieste e aspirazioni del popolo yemenita; ribadisce il suo sostegno a qualsiasi sforzo politico pacifico volto a proteggere la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dello Yemen;
13. esprime profondo rammarico per il fatto che negli ultimi due anni la comunità internazionale e i media hanno prestato scarsa attenzione al conflitto che ha portato all'attuale catastrofe umanitaria nello Yemen;
14. respinge ogni forma di intervento militare straniero nel paese, sia esso saudita o iraniano, arabo od occidentale; sottolinea che la guerra nello Yemen non è semplicemente un conflitto tra sciiti e sunniti; denuncia la strumentalizzazione delle differenze religiose, segnatamente da parte dell'Arabia Saudita, al fine di istigare una crisi politica e guerre settarie;
15. condanna la connivenza e la complicità dell'Unione europea con le dittature nella regione; critica con forza il ruolo svolto dai vari interventi occidentali negli ultimi anni nel contribuire all'inasprimento dei conflitti nell'area; afferma che non può esistere alcuna soluzione militare ai conflitti nella regione; si oppone all'uso del concetto di "responsabilità di proteggere", utilizzato come pretesto anche da diverse parti coinvolte nel conflitto nello Yemen, dal momento che viola il diritto internazionale e non costituisce una base giuridica adeguata per giustificare l'uso unilaterale della forza;
16. invita la comunità internazionale, in particolare Stati membri quali il Regno Unito, la Francia, la Spagna e la Germania, a porre fine ai trasferimenti di armi a tutte le parti in guerra nel paese e ad adottare di conseguenza le misure necessarie per impedire la fornitura, la vendita o il trasferimento diretti o indiretti di armi a determinati individui e entità e a coloro i quali agiscono per conto o su ordini di questi ultimi nello Yemen, nel rispetto dell'embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite allo Yemen di cui paragrafo 14 della risoluzione 2216 (2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
17. critica duramente l'intenso commercio di armi fra vari paesi della regione e alcuni Stati membri dell'Unione, quali Regno Unito, Spagna, Francia e Germania; chiede la sospensione immediata dei trasferimenti di armi e del sostegno militare all'Arabia Saudita e ai suoi alleati della coalizione; a tale proposito, chiede al Consiglio di verificare se vi siano state violazioni del codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi e di adottare misure volte a garantire il pieno rispetto di tale codice da parte di tutti gli Stati membri;
18. condanna il ricorso sempre più frequente ai droni nell'ambito delle operazioni extraterritoriali condotte dagli Stati Uniti sotto l'amministrazione Trump; si oppone fermamente all'utilizzo di droni per le uccisioni extragiudiziali ed extraterritoriali; chiede, a tal fine, l'imposizione di un divieto sull'uso dei droni ai sensi della sopraccitata risoluzione del 27 febbraio 2014 sull'utilizzo di droni armati che, al paragrafo 2, lettere a) e b), chiede all'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, agli Stati membri e al Consiglio di "opporsi alla pratica delle uccisioni mirate extragiudiziali e vietarle" nonché di "garantire che gli Stati membri, in conformità dei loro obblighi giuridici, non perpetrino uccisioni mirate illegali né facilitino tali uccisioni da parte di altri Stati";
19. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, ai governi degli Stati membri, al governo dello Yemen e ai membri del Consiglio di cooperazione del Golfo e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2015)0270.
- [2] Testi approvati, P8_TA(2016)0066.
- [3] Testi approvati, P7_TA(2014)0172.