Proposta di risoluzione - B8-0455/2017Proposta di risoluzione
B8-0455/2017

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulle priorità del Parlamento europeo per il programma di lavoro della Commissione per il 2018

30.6.2017 - (2017/2699(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione della Commissione
a norma dell'articolo 37, paragrafo 3, del regolamento e dell'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea

João Pimenta Lopes, Dimitrios Papadimoulis, Marina Albiol Guzmán, Paloma López Bermejo, Neoklis Sylikiotis, Takis Hadjigeorgiou, Javier Couso Permuy, Marisa Matias a nome del gruppo GUE/NGL

Procedura : 2017/2699(RSP)
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B8-0455/2017
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B8‑0455/2017

Risoluzione del Parlamento europeo sulle priorità del Parlamento per il programma di lavoro della Commissione per il 2018

(2017/2699(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  visto l'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea[1], in particolare l'allegato IV,

–  visto l'articolo 37, paragrafo 3 del suo regolamento,

Un'altra Europa è possibile

A.  considerando che, dopo molti anni di crisi economica, sociale e politica, i valori proclamati a fondamento dell'integrazione europea – democrazia e partecipazione, uguaglianza e giustizia sociale, solidarietà e sostenibilità e rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani – sono stati e continuano ad essere messi a repentaglio;

B.  considerando che le politiche neoliberiste e orientate all'austerità, imposte dall'UE mediante il quadro di governance economica, hanno accentuato le disuguaglianze socioeconomiche negli Stati membri e tra gli Stati membri, aumentando anche il numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale; che la deregolamentazione del mercato del lavoro e i sistemi fiscali regressivi hanno contribuito a trasferire la ricchezza dai lavoratori ai grandi capitalisti ed esacerbato il divario del reddito e della ricchezza;

C.  considerando che l'onere del debito, estremamente sproporzionato, è una conseguenza delle politiche asimmetriche e della natura del processo di integrazione, che hanno fatto sì che alcuni Stati membri risultassero avvantaggiati mentre altri sono stati trascinati in una grave depressione economica; che l'onere del debito è stato utilizzato come pretesto per imporre l'austerità il che, a sua volta, ha aggravato la recessione e compromesso la funzione sociale degli Stati e i diritti dei popoli e dei lavoratori, portando così a una crescente disoccupazione, alla povertà, a tagli profondi dei salari, a un innalzamento dell'età pensionabile e a una minore spesa pubblica in settori quali l'istruzione, la cultura e la salute;

D.  considerando che tale situazione ha portato i cittadini a mettere in discussione le politiche neoliberiste attuate dai governi appartenenti ai partiti politici della "grande coalizione", che non sono stati in grado di rispondere alle sfide urgenti delle nostre società; che i cittadini chiedono con forza un cambiamento profondo delle politiche e delle strutture politiche;

E.  considerando che le profonde disparità in termini di sviluppo economico e onere del debito, l'elevata disoccupazione, il ridimensionamento dei diritti sociali e del lavoro e le crescenti disuguaglianze socioeconomiche rendono necessario l'abbandono delle politiche attualmente perseguite dall'UE e l'adozione di politiche, sia a livello nazionale che dell'Unione, che rafforzino le azioni degli Stati membri tese a creare prosperità per tutti e a favorire un'equa distribuzione della ricchezza, una crescita economica sostenibile, la piena occupazione, la sicurezza del lavoro e la protezione sociale, la fornitura di servizi pubblici di qualità, universali e gratuiti, il benessere ambientale che si esplicita in un ambiente naturale sano, investimenti a favore dell'istruzione e delle infrastrutture, una vita dignitosa per gli anziani, alloggi economicamente accessibili, energia e comunicazione; che sono necessarie politiche olistiche a livello dell'UE e degli Stati membri per combattere la povertà, l'esclusione sociale e le disuguaglianze di reddito, in particolare politiche ridistributive, nonché investimenti pubblici che creino occupazione;

F.  considerando che il quadro di governance economica ha privato i governi democraticamente eletti e i parlamenti nazionali della facoltà di compiere scelte politiche, impedendo ai popoli d'Europa di esercitare il controllo democratico, e che ciò si è tradotto in un'austerità istituzionalizzata; che la crescente contrarietà a questo tipo di integrazione europea riflette la necessità urgente di un diverso processo di integrazione a servizio del progresso sociale e democratico nell'UE, di una risoluzione giusta e pacifica delle sfide internazionali e del dialogo culturale mondiale, un quadro solidamente basato sulla cooperazione tra i paesi a parità di diritti;

G.  considerando che i sistemi fiscali sono concepiti per favorire i grandi capitali anziché la classe operaia e il popolo; che le misure di rigida disciplina fiscale, unite alle ingenti perdite di entrate pubbliche dovute all'evasione e all'elusione fiscali, aumentano la pressione sui bilanci degli Stati membri e compromettono gli interessi dei popoli e dei lavoratori; che la politica fiscale continua ad essere un settore di competenza degli Stati membri; che gli accordi fiscali segreti, l'evasione e l'elusione fiscali globali e il trasferimento dei profitti verso paradisi fiscali sono tuttora consentiti o non adeguatamente trattati dal quadro giuridico;

H.  considerando che le scelte di bilancio effettuate dall'UE non riflettono le priorità necessarie a stimolare una crescita sostenibile, di qualità e socialmente equilibrata, né prendono in considerazione la necessità di solidarietà e coesione sociale ed economica tra gli Stati membri;

I.  considerando che la situazione internazionale è attualmente caratterizzata da guerre in corso, antagonismi geopolitici e violenti conflitti, da un inasprimento delle politiche di interferenza e destabilizzazione dei paesi sovrani e da una pericolosa corsa alle armi capitanata dalle principali potenze della NATO; che i cittadini sono contrari al coinvolgimento dell'Europa nelle guerre e in qualsivoglia rivalità geopolitica; che l'impegno a favore del multilateralismo e della cooperazione nel quadro del diritto internazionale, i principi della Carta delle Nazioni Unite nonché il diritto delle persone all'autodeterminazione e il rispetto della sovranità sono essenziali;

J.  considerando che l'UE continua ad affrontare la più grande crisi umanitaria di rifugiati dalla Seconda guerra mondiale; che l'UE e alcuni Stati membri hanno una responsabilità diretta nelle cause alla base delle migrazioni e/o dell'esodo forzato che spinge le persone ad abbandonare le loro case a causa delle guerre, dei cambiamenti climatici, delle disuguaglianze e della politica di interferenza indebita nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale mediante gli interventi militari, che esacerba i conflitti regionali e serve gli interessi geopolitici strategici degli Stati Uniti e della NATO; che l'Unione sta chiaramente venendo meno ai suoi obblighi, anche ai sensi del diritto internazionale;

K.  considerando che diverse politiche dell'UE e degli Stati membri hanno spianato la strada alla xenofobia, al razzismo e alle politiche e all'ideologia di estrema destra nonché allo sviluppo di partiti e movimenti radicali xenofobi e razzisti, che discriminano i lavoratori, i rifugiati e i migranti sulla base della nazionalità; che le violazioni dei diritti umani si verificano anche all'interno dell'UE e che ciò contribuisce a conferire potere a tali forze;

L.  considerando che il deficit democratico si è aggravato a seguito delle scelte politiche dell'UE e che molti cittadini non si sentono rappresentati dalle istituzioni; che ciò costituisce un problema enorme, che può essere risolto solo con una maggiore trasparenza e apertura e con la difesa dei valori dei diritti umani e della democrazia, compresa una maggiore partecipazione dei cittadini, della pace, della tolleranza, del progresso, della solidarietà e della cooperazione tra i popoli;

M.  considerando che la crisi del clima continua a rappresentare una minaccia per la stabilità, la salute e la sussistenza delle società in tutto il mondo, nonché per il benessere degli animali e la biodiversità; che gli impegni assunti in sede di COP21, sebbene in apparenza ambiziosi, dovrebbero essere attentamente rafforzati nella giusta direzione;

N.  considerando che la volontà sovrana del popolo di decidere il proprio percorso di sviluppo in ciascuno Stato membro dovrebbe essere difesa quale diritto assoluto;

Difesa e sostegno dei diritti del lavoro e dei diritti sociali

1.  critica severamente il fatto che la proposta relativa a un pilastro sociale europeo presentata dalla Commissione si riduca a un mero manuale di galateo sociale che non propizierà il cambio paradigmatico di cui l'Unione ha urgentemente bisogno per poter invertire la crisi umana, sociale ed economica innescata dal neoliberismo e aggravata dalle politiche di austerità e deregolamentazione; sottolinea che un sistema di sicurezza sociale universale obbligatorio e i contratti di lavoro sicuri a tempo indeterminato devono essere il modello giuridico incontrovertibile nell'Europa futura cui aspiriamo, rifuggendo gli scenari di flessibilità enunciati nel documento di riflessione sulla dimensione sociale dell'Europa; sostiene che è opportuno offrire politiche sociali concrete, mirando a una progressiva convergenza dei diritti sociali fondamentali, compreso un insieme di diritti sociali minimi esigibili a livello dell'Unione che prevalga chiaramente su altri obiettivi politici, senza pregiudicare il diritto degli Stati membri di optare per norme più rigorose; l'Europa futura che vogliamo porrà fine al quadro di austerità e competitività e alla liberalizzazione e deregolamentazione del mercato del lavoro, e darà priorità ai più ambiziosi diritti sociali e del lavoro a livello dell'UE e degli Stati membri, compresi il diritto a un reddito minimo per tutti che tuteli dalla povertà, il diritto di sciopero e il diritto a salari elevati sulla base di accordi collettivi settoriali per tutti i lavoratori; come primo passo in tale direzione, chiede un protocollo sul progresso sociale che sancisca la precedenza dei diritti sociali su qualsivoglia regola fiscale o del mercato interno;

2.  ritiene che la Carta sociale europea rivista debba essere la base di un insieme comune di diritti e norme sociali minimi, e auspica un impegno per l'adesione dell'UE alla Carta, a sostegno della convergenza sociale ed economica verso l'alto e della coesione tra persone e territori, garantendo al contempo che gli Stati membri godano del diritto inalienabile di applicare norme e standard più elevati;

3.  sollecita l'attuazione di proposte concrete tese a garantire e promuovere il diritto alla contrattazione collettiva quale strumento chiave per salvaguardare e rafforzare i diritti, come pure un impegno da parte della Commissione a rafforzare il principio della parità di retribuzione per lo stesso lavoro per tutti i lavoratori e, in tal senso, a riconoscere tutti i contratti collettivi, anche per quanto riguarda i lavoratori distaccati; deplora con forza qualunque tentativo di minare le azioni collettive, compresi il diritto di unirsi in un sindacato, il diritto alla contrattazione collettiva e il diritto di sciopero;

4.  invita la Commissione a promuovere la riduzione e la regolamentazione dell'orario di lavoro e l'aumento dei salari, nonché a contrastare il dumping sociale per porre fine al lavoro precario e illegale, alla deregolamentazione dell'orario di lavoro, alla crescita del settore dei bassi salari, alla competizione sui bassi salari, alla discriminazione, alle molestie e alla violenza sul luogo di lavoro, nonché a proteggere i lavori dall'auto-sfruttamento nelle nuove forme di lavoro, compresi i lavori digitali, il "diritto a staccare" e il lavoro organizzato mediante le piattaforme online ("crowd employment");

5.  deplora profondamente le proposte della Commissione relative al settore dei trasporti poiché non garantiscono standard elevati di sicurezza e condizioni di lavoro e che mirano a diluire i diritti dei lavoratori, incluso il diritto di sciopero;

6.  esorta la Commissione a respingere e abbandonare il modello della "flessicurezza" e a promuovere politiche che creino lavori di qualità e sicuri che garantiscano a tutti i lavoratori, inclusi i lavoratori in mobilità e i lavoratori distaccati, salari dignitosi per il presente e per il futuro in termini di risparmi, abilità e pensioni, nonché l'accesso a una protezione sociale completa; ribadisce la necessità di una solidarietà universale basata sulla sicurezza sociale e si oppone alla privatizzazione e alla riduzione della protezione, che si esplicita sia in una diminuzione delle prestazioni sociali che in un innalzamento dell'età pensionabile;

7.  esorta la Commissione a porre la lotta contro le disuguaglianze, la povertà e l'esclusione sociale al centro delle sue politiche; ribadisce il suo invito alla Commissione a impegnarsi a favore di un modello economico incentrato sulla creazione di posti di lavoro in cui i diritti prevalgano sull'accumulazione della ricchezza per gli azionisti, nonché a impegnarsi a rafforzare i servizi pubblici anziché privatizzarli, evitando che la ricchezza passi dalla sfera pubblica a quella privata e che i diritti dei lavoratori risultino indeboliti; ritiene necessario intraprendere ulteriori azioni, incluse le due iniziative seguenti: in primo luogo, un piano d'investimenti sociali per sostenere le politiche sociali a livello degli Stati membri che promuova e sostenga un accesso libero e paritario a servizi pubblici di qualità negli Stati membri, incluso l'accesso alla giustizia, all'istruzione, all'assistenza sanitaria, a un alloggio dignitoso e all'assistenza per minori e anziani e, in secondo luogo: una proposta di strategia integrata di lotta alla povertà che includa la creazione di un regime di reddito minimo, a livello degli Stati membri, che garantisca una percentuale del reddito medio nei rispettivi Stati membri, con un riferimento minimo del 60 % quale passo importante verso l'eradicazione della povertà;

8.  difende il diritto alla mobilità ma insiste sul fatto che questo non possa sostituire la creazione di occupazione dove le persone vivono, e respinge il modello della Commissione che aizza i lavoratori gli uni contro gli altri; sottolinea tale aspetto alla luce della crescente digitalizzazione dei modelli produttivi, che non dovrebbero tradursi nella disoccupazione e nella precarietà bensì sfociare in una riduzione dell'orario di lavoro, salvaguardando e tutelando al contempo i salari e le condizioni di lavoro; è del parere che la digitalizzazione rappresenti una grande sfida per la società sia poiché comporta la transizione tra professioni che stanno scomparendo e nuovi modelli di produzione sia perché rende necessario garantire i diritti sociali e del lavoro in nuovi lavori e forme di organizzazione del lavoro; esorta la Commissione a prestare particolare attenzione al sostegno alla mobilità equa ma anche alla creazione di posti di lavoro e alla transizione da lavoro a lavoro in tutti gli Stati membri, segnatamente nelle regioni caratterizzate da un elevato tasso di occupazione, nonché a tagliare il suo sostegno sulle specifiche necessità degli Stati membri; sottolinea in tal senso che tutti i lavoratori, che si trovino dentro o fuori dal mondo del lavoro, dovrebbero avere accesso a programmi di formazione e apprendimento continui durante tutta la vita lavorativa e che tali programmi dovrebbero essere finanziati dai datori di lavoro e dagli Stati membri;

9.  invita la Commissione, nel quadro delle discussioni e raccomandazioni sui quadri di insolvenza nazionali, a garantire che i lavoratori e i sindacati possano partecipare a tutte le fasi della procedura e che restino informati, nonché a prevenire l'utilizzo tattico delle procedure di insolvenza per rendere meno rigorose le condizioni di occupazione; invita inoltre la Commissione ad agevolare le circostanze in cui i lavoratori possano rilevare le imprese a rischio di insolvenza, così da preservare l'attività economica e minimizzare la perdita di posti di lavoro;

10.  è del parere che tutti i programmi d'azione dell'UE in materia di cultura e istruzione dovrebbero includere una dimensione sistematica di inclusione sociale, promuovere politiche a sostegno di un'istruzione pubblica di qualità e contribuire a garantire a tutti pieno accesso alla cultura e allo svago; invita pertanto la Commissione e gli Stati membri ad escludere la spesa relativa all'istruzione e alla cultura dal calcolo del disavanzo pubblico nell'ambito di patto di stabilità e di crescita, nelle more della sua abrogazione e sostituzione con il patto per l'occupazione e la crescita;

11.  sottolinea l'importanza delle iniziative politiche che promuovono i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere; prende atto del pacchetto su un migliore equilibrio fra lavoro e vita privata, che include proposte relative a norme minime più elevate o di nuova introduzione per il congedo parentale, di paternità e di assistenza; ribadisce tuttavia che le iniziative rispondono alla posizione del Parlamento europeo sulla direttiva sul congedo di maternità, prolungando da 14 a 20 settimane il congedo di maternità minimo attualmente garantito con piena retribuzione e introducendo un diritto inderogabile al congedo di paternità retribuito; si compiace della proposta di fare del congedo parentale un diritto individuale dei genitori; ritiene che in tutti gli Stati membri debbano adottarsi misure specifiche volte a migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita privata per le donne e gli uomini e che siano necessarie iniziative per prolungare la durata del congedo parentale, che dovrebbe essere retribuito al 100 %, per poi passare a un regime più equo in materia;

12.  invita la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, a presentare una proposta relativa a una strategia globale dell'UE sulla violenza su donne e bambine che tenga conto di tutte le diverse forme di violenza; accoglie con favore gli sforzi attualmente profusi dalla Commissione per l'adesione dell'Unione alla convenzione di Istanbul; esorta l'UE a rispondere alla necessità urgente di adottare e attuare una nuova strategia dell'UE contro la tratta di esseri umani, che includa una solida componente di uguaglianza di genere e che sia incentrata soprattutto sulla riduzione della domanda e sull'introduzione di un sistema punitivo per i clienti/autori del reato;

Politiche economiche progressive

13.  invita la Commissione a porre fine alla politica di austerità dell'Unione europea; è del parere che il trattato sulla stabilità fiscale, il Fiscal Compact, il Semestre europeo nonché i comitati nazionali per la competitività e le autorità fiscali indipendenti dovrebbero essere abrogati, poiché inficiati da un deficit democratico e sociale e poiché non solo costituiscono una camicia di forza economica che ha gravi effetti negativi sugli investimenti, la crescita, la coesione regionale e la creazione di posti di lavoro e che ha aggravato in modo esponenziale le disuguaglianze negli Stati membri e all'interno degli stessi, ma hanno anche inficiato il diritto degli Stati membri di definire il loro bilancio nazionale e i loro obiettivi di politica pubblica;

14.  respinge pertanto con forza la relazione dei cinque presidenti e il libro bianco della Commissione e il documento di riflessione sull'approfondimento dell'Unione economica e monetaria poiché non offrono alcuna via d'uscita dalla retorica dell'austerità ma raccomandano anzi un approfondimento delle politiche attuali, una maggiore competitività e la convergenza strutturale, imponendo rigide politiche di bilancio e misure di austerità;

15.  sottolinea la necessità di sostituire tali politiche con un patto per l'occupazione e la crescita che includa una nuova serie di politiche economiche, sociali e ambientali a favore dei popoli e dei lavoratori, promuovendo cioè una crescita inclusiva sostenibile dal punto di vista ambientale, un'occupazione di qualità e sicura e la coesione sociale e regionale; sottolinea che, conformemente a tale nuovo quadro di cooperazione, gli Stati membri sono chiamati a riappropriarsi della capacità di decidere in merito alle politiche economiche che meglio rispondono alle loro rispettive necessità, mentre a livello dell'UE il processo decisionale deve garantire la responsabilità democratica e la trasparenza includendo il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e rispettando pienamente le decisioni assunte a livello degli Stati membri, che dovrebbero essere il risultato di un dialogo esaustivo con tutte le parti interessate; esorta la Commissione ad avviare un dibattito tra gli Stati membri e le istituzioni dell'UE su come poter conseguire tale obiettivo;

16.  ritiene che, qualora uno Stato membro decidesse di lasciare l'euro poiché la sua appartenenza al sistema è diventata insostenibile e insopportabile, è opportuno che tale decisione sia pienamente rispettata e che dia inizio a un'uscita negoziata e ordinata, in un processo equo e libero da pressioni, sanzioni o ricatti che si svolga nel quadro di un programma di sostegno globale; ritiene che tale programma dovrebbe prevedere la possibilità di un giusto risarcimento, determinato sulla base del danno sociale ed economico generato;

17.  sollecita la Commissione a istituire un piano d'emergenza a sostegno dell'economia dei paesi che hanno subito l'intervento della troika;

18.  sottolinea che il livello del debito in alcuni Stati membri dell'UE resta tra i più elevati al mondo; chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di avviare e sostenere un processo di rinegoziazione del debito pubblico (quanto a importi, scadenza e tassi di interesse) e l'annullamento dei suoi elementi speculativi e illegittimi nei paesi più indebitati, così che il servizio del debito sia compatibile con lo sviluppo economico e sociale; constata che, senza sgravio del debito, la ripresa economica degli Stati membri sarà impossibile da realizzare;

19.  esorta la Commissione a valutare e discutere urgentemente il processo dell'Unione bancaria il quale, antidemocratico e squilibrato, ha finora tutelato gli interessi delle banche e non dei depositanti; ritiene che l'Unione bancaria abbia ulteriormente indebolito la capacità degli Stati membri di controllare i loro sistemi bancari e ha anche promosso e favorito numerose fusioni e acquisizioni nel settore bancario di diversi Stati membri; ritiene pertanto che l'Unione bancaria abbia funzionato come strumento politico per forzare un processo di centralizzazione e concentrazione di capitali; di fatto, l'istituzione di un oligopolio bancario paneuropeo è sia una delle principali finalità sia una conseguenza dell'Unione bancaria, dove il problema degli istituti considerati "troppo grandi per fallire" non viene affrontato ma anzi accentuato e dove non si servono gli interessi delle popolazione, oltre a essere ben lontano dal garantire realmente la sicurezza dei depositanti; ritiene pertanto che l'unico modo per far fronte al problema degli istituti considerati "troppo grandi per fallire" e della sicurezza dei depositanti, nonché per garantire un sistema bancario la cui esistenza serva a tutelare gli interessi delle persone e le necessità di sviluppo dei paesi, sia l'abrogazione dell'Unione bancaria e la promozione del controllo pubblico e del decentramento del settore bancario e finanziario; insiste sulla necessità urgente di adottare iniziative e tutelare i depositanti europei a medio e basso reddito da future crisi sistemiche;

20.  sottolinea che la deregolamentazione e liberalizzazione dei mercati di capitali rappresentano un problema serio per le economie degli Stati membri, soprattutto per la loro stabilità; è del parere che l'Unione dei mercati dei capitali, approfondendo il livello di finanziarizzazione delle economie degli Stati membri, sia unicamente asservita agli interessi dei capitalisti finanziari e che aumenti di molto il rischio di una nuova crisi finanziaria; chiede che si ponga immediatamente fine al processo di istituzione dell'Unione dei mercati dei capitali e ribadisce la necessità di separare le banche d'investimento da quelle al dettaglio onde evitare la contaminazione e la concentrazione dell'industria;

21.  insiste sul fatto che la Commissione e gli Stati membri dovrebbero dare prova di una vera determinazione politica tassando i veri titolari della ricchezza; deplora la risposta insufficiente data nell'UE agli scandali fiscali; difende l'obbligo di pubblicare sia le decisioni in materia fiscale che la rendicontazione per paese e i registri sulla titolarità effettiva, così da assicurare trasparenza e controllo; sostiene la fine delle banche off-shore e di altri paradisi fiscali, sia dentro che fuori dall'UE, una regolamentazione efficace dei facilitatori e promotori dei regimi off-shore, la tutela della cooperazione per la revoca del segreto bancario per fini fiscali, la promozione di misure di cooperazione nel prevenire e contrastare il riciclaggio di denaro e le frodi fiscali e nel sanzionare le transazioni speculative mediante misure di politica fiscale, garantendo che i profitti siano tassati nel luogo in cui si svolgono le relative attività economiche, dove effettivamente lavorano i dipendenti e dove si crea valore; chiede un vertice internazionale nel quadro delle Nazioni Unite allo scopo di definire una tabella di marcia e un piano d'azione congiunto per abolire i paradisi fiscali e porre fine al dumping fiscale;

La ripresa delle economie degli Stati membri mediante gli investimenti pubblici e la crescita sostenibile

22.  sottolinea che, oltre a un quadro di cooperazione democratico e giusto e a un vero pilastro dei diritti sociali, l'Unione ha bisogno di uno sviluppo economico olistico ed equo e di una strategia d'investimento che tenga conto degli interessi delle persone e delle necessità e particolarità di ciascuno Stato membro; invita la Commissione ad avviare un piano d'investimenti pubblico realmente finalizzato alla piena occupazione e a un'economia a basso tenore di carbonio, sostenibile ed efficiente sotto il profilo energetico, puntando soprattutto sui paesi e sulle regioni con elevati livelli di disoccupazione e povertà e su settori produttivi che sono vitali per le strategie di sviluppo di ogni paese; chiede la promozione di progetti pubblici e il sostegno ai governi locali, alle piccole e medie imprese e alle micro-imprese, alle cooperative e alle attività senza scopo di lucro stimolandone la produttività, arginando l'effetto delle posizioni di mercato dominanti detenute dalle grandi aziende e assicurando un solido sviluppo economico e la coesione sociale nell'UE; chiede inoltre che i fondi dell'Unione siano rafforzati e orientati in tale direzione;

23.  sottolinea che, oltre al piano d'investimenti, la politica di coesione dovrebbe essere un'espressione visibile, tangibile e quantificabile della solidarietà ed equità europea; sottolinea la necessità urgente di un'autentica politica di coesione con un incremento significativo dei fondi strutturali, la cui finalità principale sia quella di ridurre le disparità tra regioni, con particolare riferimento alle regioni più povere e periferiche, che punti agli Stati membri vessati dal sottosviluppo, da elevati livelli di disoccupazione o da catastrofi naturali o crisi umanitarie e che includa l'assistenza sotto forma di risorse umane e assistenza tecnica sui temi delle migrazioni e delle catastrofi naturali; esorta pertanto la Commissione a spendersi in favore di una politica di coesione solida per il periodo successivo al 2020 basata sui sussidi e sui suoi obiettivi fondamentali di coesione ambientale, sociale, economica e territoriale, come sancito dai trattati, con una dimensione sia urbana sia rurale e un'attenzione specifica alla cooperazione territoriale europea e un impegno forte a favore del principio di partenariato, promuovendo una reale convergenza e la crescita occupazionale ed economica sostenibile; respinge con forza l'asservimento della politica di coesione alla governance economica dell'UE, alle riforme strutturali e alle condizionalità macroeconomiche, visto che la politica di coesione non dovrebbe essere utilizzata come strumento di punizione finanziaria per gli Stati membri o le regioni che si oppongono alle politiche di deregolamentazione e privatizzazione;

24.  tenendo conto degli ultimi eventi, in particolare i terremoti in Italia e Grecia e gli incendi in Portogallo e Spagna, che hanno avuto un impatto drammatico e rilevante sulla vita umana in regioni particolarmente svantaggiate; sottolinea l'importanza del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per rispondere alle grandi catastrofi naturali, e prende atto della proposta di incrementare gli stanziamenti d’impegno e di pagamento per tale Fondo; invita la Commissione a sovrintendere a un ulteriore incremento del Fondo e ad adattare le norme per la sua mobilitazione, affinché questa sia più flessibile e tempestiva, includendo nel suo ambito di applicazione una più ampia gamma di catastrofi con conseguenze di rilievo e riducendo il lasso di tempo che intercorre tra la catastrofe e la disponibilità dei fondi;

25.  sostiene che le sfide sociali, economiche, climatiche e politiche possono essere affrontate solo grazie a una rottura con le politiche neoliberiste del passato e a un riorientamento verso il progresso sociale, la convergenza economica, la coesione e lo sviluppo sostenibile; chiede con forza che si ponga fine al principio della concorrenza e al principio dell'economia di mercato, gettando le fondamenta per un'Europa basata sul principio di solidarietà e cooperazione reciprocamente vantaggiosa;

26.  auspica che la strategia di sviluppo economico dell'Unione preveda anche una strategia industriale inclusiva che rafforzi e sviluppi una base industriale diversificata in tutti gli Stati membri e in tutte le regioni, tenendo conto delle specificità regionali; sottolinea il ruolo centrale che gli Stati e gli investimenti pubblici rivestono nella strategia di reindustrializzazione, che dovrebbe includere settori strategici e fare della crescita dell'occupazione e della sostenibilità sociale e ambientale le sue principali finalità; invita la Commissione a valutare il problema della delocalizzazione della produzione industriale all'interno delle catene globali del valore e a proporre un divieto sui finanziamenti dell'UE per il trasferimento della produzione, al fine di preservare i lavori industriali negli Stati membri;

27.  ricorda il ruolo essenziale della ricerca pubblica per compensare le tendenze orientate al mercato; sottolinea la necessità di utilizzare i fondi per la ricerca dell'UE come strumenti per rafforzare la coesione territoriale nell'Unione evitando la concentrazione dei finanziamenti per la ricerca in un numero ridotto di paesi, università, centri di ricerca e imprese; sottolinea altresì l'importanza di rafforzare gli investimenti pubblici e la regolamentazione dei servizi digitali al fine di colmare il divario digitale, e sottolinea la necessità di evitare la concentrazione dei contenuti digitali nelle mani di pochi distributori; è a favore di standard aperti nel settore digitale e della scienza aperta, poiché consentono a tutti di beneficiare delle innovazioni; chiede che siano rese pubbliche tutte le conoscenze scientifiche sostenute da finanziamenti diretti o indiretti dell'Unione;

28.  si oppone al mercato interno dell'energia dell'UE e all'istituzione di un'Unione europea dell'energia poiché si tradurranno in un'ulteriore liberalizzazione e monopolizzazione; chiede che sia esercitato un controllo pubblico su tale settore strategico, poiché la titolarità pubblica e la gestione pubblica della produzione e distribuzione dell'energia è il modo migliore per garantire la sostenibilità ambientale e sociale; ribadisce che l'energia è un bene pubblico e che l'accesso all'energia dovrebbe essere un diritto sociale fondamentale; lamenta che la Commissione abbia trascurato tale aspetto in tutte le sue proposte, compreso il pacchetto "energia pulita per tutti gli Europei"; in tal senso, si attende che la Commissione istituisca un osservatorio europeo per la precarietà energetica e che predisponga un piano d'azione contro la precarietà energetica;

29.  chiede una politica comune della pesca (PCP) decentralizzata che promuova l'ammodernamento e lo sviluppo sostenibile del settore, garantendo la sua sopravvivenza socioeconomica, la sostenibilità delle risorse, il mantenimento e la creazione di posti di lavoro nonché il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori della pesca; ribadisce l'esigenza che la PCP riconosca le caratteristiche specifiche della pesca artigianale e costiera e che gli strumenti esistenti vanno calibrati alle esigenze del settore; chiede l'adozione di misure per garantire la sovranità nazionale sulle zone economiche esclusive degli Stati membri e sulle loro risorse di pesca;

30.  ritiene che 30 anni di politica agricola comune abbiano avuto gravi ripercussioni sul settore agricolo negli Stati membri e che ciò abbia concorso alla crisi nel settore agricolo; chiede un rinnovato impegno su uno dei principi fondamentali della PAC, ossia la garanzia di un tenore di vita equo per gli agricoltori, al fine di contrastare la maggiore concentrazione della produzione, la riduzione delle aziende agricole di piccole dimensioni e l'incremento delle asimmetrie regionali e della dipendenza da merci estere, che favorisce le maggiori economie dell'UE e le grandi aziende agroalimentari; lamenta che tale fenomeno stia mettendo a rischio i patrimoni agricoli e rurali di importanza mondiale, mentre le grandi aziende agroalimentari aumentano i loro margini e impongono il loro modello di sistema alimentare mondiale, che ha effetti ambientali distruttivi; sottolinea il ruolo centrale degli agricoltori nella politica agricola e alimentare; si oppone fermamente alla posizione dominante sul mercato e a una fissazione iniqua dei prezzi da parte delle grandi aziende agroalimentari, a spese della sicurezza, della qualità e della sovranità alimentare, della salute umana e animale, del benessere degli animali e dell'ambiente; sottolinea l'importanza di facilitare l'accesso alla terra per combattere le disuguaglianze nelle economie rurali e facilitare il ricambio generazionale nel settore agricolo;

31.  invita la Commissione, in vista dell'imminente riforma della PAC, a passare dalla PAC attuale, dominata dall'agricoltura intensiva e dalle monocolture estrattive, a una politica agricola e alimentare sostenibile che includa diverse tematiche e sfide economiche, sociali, ambientali, nutrizionali e sanitarie;

32.  esorta la Commissione a introdurre misure volte a incrementare la visibilità e migliorare il ruolo delle donne nel settore agricolo; sollecita la Commissione a dare priorità alla protezione dei terreni agricoli e all'accesso agli stessi; condanna vigorosamente l'accaparramento delle terre e chiede un'azione tempestiva da parte della Commissione e degli Stati membri; ribadisce che l'acqua è un diritto universale che dovrebbe essere garantito a ogni essere umano e che non dovrebbe essere sottoposta a privatizzazioni;

33.  sollecita la Commissione a vietare qualsiasi forma di brevetto di sementi, onde proteggere gli agricoltori dalle pressioni della concorrenza innescata delle multinazionali che producono sementi e di proteggere le varietà locali e il nostro patrimonio genetico e culturale; invita la Commissione a vietare, in cooperazione con gli Stati membri, l'autorizzazione, la coltivazione e la commercializzazione di OGM e ad adottare misure contro la diffusione dell'uso di pesticidi;

34.  sollecita la Commissione ad attuare quanto prima i punti in sospeso della strategia dell'Unione europea per la protezione e il benessere degli animali 2012-2015; invita la Commissione a elaborare una nuova e ambiziosa strategia in materia di protezione e benessere degli animali e della biodiversità per il periodo 2016-2020 con l'obiettivo di colmare le attuali carenze e lacune, creare condizioni di parità e migliorare il benessere degli animali e la protezione della biodiversità in tutta l'UE;

Politiche ambientali per un futuro sostenibile - Combattere il cambiamento climatico

35.  sottolinea la necessità urgente di affrontare la crisi climatica; si compiace del fatto che la COP 21 abbia riconosciuto che le crisi climatiche attuali sono la conseguenza di un sistema di produzione ad alta intensità energetica e dell'utilizzo dei combustibili fossili; sottolinea che la soluzione al cambiamento climatico consiste, per tutti i paesi interessati, in un impegno a favore della riduzione delle emissioni di gas a effetto serra in linea con le loro responsabilità storiche; ritiene fermamente che il destino del pianeta non possa essere lasciato alla mercé degli strumenti di mercato e che, invece, renda necessaria una rottura con il modello di crescita capitalistico oltre che un cambiamento nei metodi di produzione, distribuzione e consumo; lamenta pertanto che gli impegni della COP 21 non garantiscano la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, ritenuta necessaria per garantire che l'aumento della temperatura media non superi i 2 °C, e che l'accordo abbia rafforzato i meccanismi basati sul mercato;

36.  si rammarica della mancanza di ambizione mostrata finora dalla Commissione per quanto concerne gli obiettivi vincolanti; deplora il fatto che le politiche in materia di cambiamento climatico insistano su un approccio di mercato che si è chiaramente rivelato inefficace ed errato (mercato del carbonio, strumenti di flessibilità ecc.); chiede il completo abbandono dell'approccio di mercato a favore di un approccio normativo, in linea con il principio delle "responsabilità comuni ma differenziate"; invita la Commissione e gli Stati membri ad andare oltre il quadro dell'accordo di Parigi; ritiene fermamente che l'UE debba intensificare la sua azione e porre al primo posto il clima e l'ambiente; chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di integrare politiche sul clima e standard ambientali elevati in tutte le pertinenti politiche ed esorta la Commissione e gli Stati membri a garantire l'attuazione degli impegni di Parigi e degli obiettivi aggiuntivi, nonostante tutte le loro criticità e contraddizioni;

37.  invita la Commissione a proporre in particolare criteri di sostenibilità per i prodotti industriali e a inserire pienamente la "economia circolare" in tutte le politiche pertinenti, alla luce dell'intero ciclo di uso dei prodotti; sottolinea inoltre la necessità di attuare pienamente le azioni individuate nella tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, tra cui l'eliminazione graduale delle sovvenzioni che hanno un impatto negativo sull'ambiente; ritiene che l'approccio basato sul mercato per l'economia circolare abbia conseguenze nefaste per l'interesse pubblico e che occorra una responsabilità più precisa degli Stati membri e delle politiche pubbliche;

38.  ritiene che la transizione energetica dovrebbe tradursi in un sistema energetico più efficiente, trasparente, sostenibile, decentrato e democratico basato sulle rinnovabili e che rechi vantaggio alla società tutta; ribadisce l'invito del Parlamento europeo a fissare un obiettivo vincolante del 30 % di consumo di energia rinnovabile, da rivedere al rialzo al 45 % in linea con le attuali disposizioni dell'accordo di Parigi, e un obiettivo del 40 % di risparmio energetico per il 2030, e invita la Commissione a presentare criteri di sostenibilità vincolanti per l'energia e la biomassa;

39.  chiede che sia salvaguardata la biodiversità degli ambienti marini, garantendo condizioni propizie alla ricostituzione degli stock ittici attraverso l'applicazione di adeguate pratiche di gestione sostenibile; si dice a favore degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) che, tra le altre cose, prevedono la conservazione di almeno il 10 % delle aree costiere e marine, in linea con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili, nonché la precedenza della pesca artigianale e su piccola scala nell'accesso alle risorse; auspica a tale riguardo la creazione di zone con divieto di pesca dove gli stock ittici e la biodiversità sono minacciati; sottolinea parimenti la necessità di attuare strategie efficaci di prevenzione e mitigazione del cambiamento climatico in tutta l'Unione, così da proteggere i terreni agricoli nel lungo termine, anche ponendo fine all'agricoltura intensiva e alla sovraproduzione;

40.  sottolinea la necessità di decarbonizzare l'intero settore dei trasporti; lamenta profondamente che la proposta della Commissione relativa al pacchetto per la mobilità dei trasporti comporti un'ulteriore liberalizzazione del settore, a scapito dell'ambiente e dei lavoratori; invita la Commissione a ritornare con una nuova proposta, che si basi sulla necessità degli Stati membri di garantire la coesione territoriale, che promuova il trasporto pubblico, le soluzioni di mobilità collaborative nonché gli spostamenti a piedi e in bicicletta nelle aree urbane e che riduca le emissioni provenienti da automobili, furgoni, veicoli pesanti, aviazione e ferrovie e trasporti marittimi;

41.  è a favore di un incremento dei finanziamenti destinati alle politiche di tutela dell'ambiente; chiede un incremento sostanziale del programma LIFE per un minimo dell'1 % del bilancio dell'UE; è contrario a un indebolimento della legislazione sulla tutela degli habitat e delle specie selvatiche a rischio; chiede l'introduzione di uno strumento finanziario specifico dedicato al finanziamento della rete Natura 2000 e l'adozione di misure coerenti per preservarne i valori;

42.  invita la Commissione a osservare in maniera coerente il principio di precauzione, a fare un passo indietro e ad astenersi dal proporre deroghe riguardo all'uso di sostanze chimiche, pesticidi dannosi e perturbatori endocrini, a ridurre l'esposizione a sostanze chimiche attraverso l'acqua, il suolo, l'aria e gli alimenti con ripercussioni negative sulla salute umana e sull'ambiente globale e ad avanzare proposte legislative per ridurre la relativa esposizione;

43.  chiede un rafforzamento dell'approccio dell'Unione alla prevenzione delle catastrofi, con la creazione di un quadro finanziario adeguato per la prevenzione che possa essere mobilitato mediante azioni di rettifica di situazioni rischiose;

Mercato unico e commercio internazionale

44.  è del parere che il mercato interno, nelle sue molteplici dimensioni settoriali, abbia accentuato l'erosione degli strumenti di regolazione sovrana delle economie, il dominio economico, la divergenza e le asimmetrie di sviluppo e abbia promosso l'elusione e l'evasione fiscali e il trasferimento degli utili nei paradisi fiscali, le privatizzazioni, la deregolamentazione delle relazioni commerciali e la concentrazione del capitale; ritiene che, per mezzo del mercato unico e in nome della competitività, l'UE abbia sostenuto e favorito lesioni dei diritti dei lavoratori, determinando diseguaglianze sociali, la deregolamentazione del lavoro, la svalutazione dei salari e un lavoro sempre più precario, distruggendo o ostacolando, nel contempo, politiche fiscali più redistributive ed eque; osserva che, contrariamente a quanto viene sistematicamente affermato, il mercato unico ha comportato costi più elevati per i consumatori e un peggioramento dei servizi forniti;

45.  sottolinea che ciascun paese deve avere il diritto di definire le proprie politiche commerciali e di aderire agli accordi di scambio che rispondono maggiormente ai loro interessi e alle loro caratteristiche ed esigenze economiche, tendendo conto dei rispettivi livelli di complementarità con i paesi terzi;

46.  prende atto della proposta rivista di direttiva sui servizi di media audiovisivi, ma lamenta che essa non si occupi sufficientemente né delle minacce al pluralismo dei media né dei rischi per gli utenti vulnerabili, in particolare i minori, che derivano da comunicazioni commerciali pericolose e dall'inserimento di prodotti e dai contenuti illegali sulle piattaforme di condivisione dei contenuti video e sui social media; a tal fine, invita la Commissione a rivedere la direttiva sul commercio elettronico e a concentrarsi maggiormente sui cambiamenti democratici e culturali che interessano le sue attività attuali e future in materia di strategia per il mercato unico del digitale; ricorda che la digitalizzazione tocca sostanzialmente ambiti quali l'istruzione, la conoscenza, la ricerca, i media e l'alfabetizzazione informatica e, pertanto, rende necessaria una maggiore responsabilità politica e una strategia digitale europea tagliata sulle necessità della società e degli utenti;

47.  invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che tutte le azioni e i programmi dell'UE in materia di cultura, istruzione e cittadinanza includano sistematicamente una dimensione relativa all'inclusione sociale, segnatamente per i gruppi svantaggiati; invita altresì la Commissione ad agevolare il pieno accesso alla cultura e alla creazione per tutti e a promuovere le imprese culturali e creative, specialmente la produzione culturale su piccola scala;

48.  afferma che qualunque proposta legislativa che interferisca in qualche modo con i diritti e la remunerazione dei partecipanti dell'industria culturale e creativa dovrà garantire una retribuzione equa e dignitosa per autori, artisti, produttori e tecnici; invita altresì gli Stati membri a collaborare con i sindacati di coloro che lavorano nelle industrie culturali e creative, nelle entità finanziate e negli enti pubblici al fine di sviluppare e attuare misure concrete per eradicare la precarietà del lavoro in tale settore;

49.  sottolinea inoltre l'importanza di incrementare i finanziamenti ed eliminare le barriere, incluse quelle economiche, per coloro che presentano domanda per programmi del settore dell'istruzione quali Erasmus+ e Europa creativa, in particolare per gli studenti con un reddito basso, i disabili, gli studenti provenienti da regioni periferiche e partecipanti interessati dalla Brexit; deplora la sostituzione dei sistemi di borse di studio con lo strumento di garanzia per i prestiti destinati agli studenti e invita la Commissione ad abrogare tale proposta;

50.  si oppone all'approccio di politica commerciale basato sulla liberalizzazione, la deregolamentazione e la privatizzazione voluto dalla Commissione e molti partner in tutto il mondo, che compromette la sovranità degli Stati membri e risponde agli interessi dei paesi più ricchi e delle multinazionali, ossia controllare e sfruttare le attività dei paesi terzi, accentuando le asimmetrie intraregionali e interregionali e perpetuando le dipendenze dei paesi meno avanzati (fuori e dentro l'UE); insiste sull'auspicabilità di relazioni commerciali con Stati o partner che rispettino i diritti dei lavoratori, l'ambiente e le caratteristiche regionali senza mettere in discussione gli interessi geopolitici dei paesi di piccole dimensioni, delle SME o delle attività nazionali o servizi pubblici;

51.  esorta la Commissione a ritirarsi dai negoziati relativi al TTIP, all'accordo UE-Giappone e all'accordo sugli scambi di servizi (TiSA), tra gli altri; ritiene che gli accordi commerciali dovrebbero essere incentrati sulla promozione di posti di lavoro dignitosi e di un modello economico sostenibile ma, prima di tutto, su un'equa distribuzione della ricchezza, su una gamma variegata di attività economiche e su un approccio saldamente radicato al diritto di regolamentare, così da migliorare la giustizia sociale, sviluppare servizi pubblici di qualità proteggere l'ambiente e la diversità culturale e poter rispettare rigorosamente il principio di precauzione;

52.  sollecita scambi commerciali internazionali regolamentati e basati sulla reciprocità; insiste sul fatto che tutti i documenti negoziali devono essere resi pubblici e che i parlamenti nazionali devono essere consultati prima dell'adozione di accordi commerciali che incidono notevolmente sulla vita quotidiana dei cittadini; deplora il processo negoziale del CETA e ne chiede l'immediata abrogazione;

53.  invita la Commissione a sostenere pienamente il trattato dell'ONU in materia di imprese e diritti umani, incluse le sue necessarie disposizioni vincolanti, ed esorta la Commissione e gli Stati membri a includere in tutti gli attuali e futuri accordi commerciali sottoscritti dall'UE disposizioni che consentano di esercitare un controllo effettivo sulle frodi fiscali, il riciclaggio di denaro e le speculazioni sulle risorse alimentari e idriche e su altre necessità di base degli esseri umani e della natura;

Rispetto dei diritti umani - La strada verso la democrazia

54.  insiste sulla necessità di un'alternativa democratica, equa e progressiva per l'Europa in cui i paesi abbiano pari diritti e che sia basata sulla solidarietà, sulla cooperazione e sulla giustizia sociale; insiste sul fatto che il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, insieme al rispetto dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite, devono essere posti al centro di tutte le politiche a livello dell'UE e degli Stati membri; afferma che è necessario costruire un'altra Europa con un ruolo e un coinvolgimento più incisivi dei popoli, rispettando i loro diritti e la loro volontà;

55.  ritiene che ciò renda necessario, in riferimento alle istituzioni dell'UE, un ruolo e un coinvolgimento maggiori dei cittadini e della società civile attraverso un'Iniziativa dei cittadini europei rivista e rafforzata, tra le altre cose; chiede un miglioramento dell'accesso ai documenti e una maggiore trasparenza quanto alle attività di lobby delle imprese, anche attraverso gruppi di esperti e un maggior rispetto per iniziative quali l'Iniziativa dei cittadini europei;

56.  chiede che si garantisca la trasparenza e la responsabilità delle istituzioni dell'UE; insiste sul fatto che le istituzioni dell'UE devono diventare realmente aperte e trasparenti e rispondere ai cittadini sia relativamente al processo decisionale sia per quanto riguarda gli interessi che servono; esorta in tal senso al Commissione a dare un seguito sollecito e adeguato alla risoluzione del Parlamento europeo sulle dichiarazioni degli interessi dei Commissari e a presentare una proposta relativa all'efficace protezione di chi denuncia illeciti (whistleblower) per tutte le categorie di informatori, tenendo conto dei principi della raccomandazione del Consiglio d'Europa CM/Rec(2014)7;

57.  esprime profonda preoccupazione per il crescente deficit di democrazia e per le azioni antidemocratiche dell'UE; si oppone fermamente alle politiche dell'UE, che hanno privato i governi democraticamente eletti e i parlamenti nazionali della facoltà di compiere scelte politiche e ridotto il controllo democratico dell'Unione, introducendo l'austerità su base permanente; si dice fermamente contrario a qualunque azione delle istituzioni dell'UE che miri a imporre politiche e misure contrarie alla volontà delle persone, a ricattare i governi sovrani, a ignorare e attaccare i risultati della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, delle battaglie dei lavoratori e dei loro diritti; esorta la Commissione a rispettare la volontà dei cittadini e a rispettare qualunque referendum futuro sui temi dell'UE; ribadisce il diritto inalienabile degli individui di tenere discussioni ed esprimere la propria volontà; si oppone a una retorica dell'inevitabilità spesso paventata dalle istituzioni dell'UE, visto che in una democrazia esiste sempre un percorso alternativo che risponda alla volontà dei popoli;

58.  condanna con forza la palese inosservanza dei diritti umani e degli obblighi di diritto internazionale di cui ha dato prova l'UE nella sua risposta alla crisi umanitaria, come dimostrato dalla crescente militarizzazione delle frontiere esterne dell'UE; invita la Commissione a reindirizzare i fondi assegnati a un maggiore controllo delle frontiere e al rafforzamento della Fortezza Europa verso l'accoglienza e l'integrazione di rifugiati e migranti; chiede urgentemente alla Commissione di rafforzare le attività di ricerca e soccorso proattive, specialmente nel Mediterraneo centrale, al fine di approntare proposte relative a forme di accesso all'UE sicure e legali per tutte le donne, gli uomini e i bambini in cerca di protezione internazionale nonché per i lavoratori migranti, incluso un programma di ricollocamento immediato, ambizioso e vincolante basato sui reali legami dei rifugiati coi rispettivi paesi; invita altresì la Commissione ad avallare l'invito del Parlamento europeo a introdurre visti umanitari presentando la pertinente proposta, così che le persone non siano più costrette a rischiare la loro vita nel Mediterraneo o nei deserti mentre tentano di raggiungere l'Europa; condanna il maggior ricorso ai cosiddetti strumenti di persuasione per esercitare pressioni sui paesi terzi affinché accettino accordi di riammissione informali; al riguardo, condanna vigorosamente l'accordo tra l'UE e la Turchia, quello tra l'UE e l'Afghanistan, la cosiddetta "azione congiunta per il futuro per l'Afghanistan", nonché i negoziati in corso con i paesi terzi nell'ambito dei quadri di partenariato per le migrazioni; condanna la politica di gestione delle frontiere dell'UE e l'esternalizzazione del controllo delle frontiere ai paesi terzi, in particolare mediante l'utilizzo del Fondo fiduciario dell'UE per l'Africa;

59.  chiede un'equa collocazione dei rifugiati in alloggi dignitosi e la chiusura dei centri di detenzione, nonché di portare avanti l'inclusione sociale e l'integrazione nel mercato del lavoro di rifugiati e migranti, tenendo conto delle loro preferenze, abilità e qualifiche, e garantire loro una tutela contro lo sfruttamento e la discriminazione; sollecita la protezione e il sostegno delle persone con necessità speciali, delle vittime della tratta e dei minori non accompagnati; chiede altresì che sia rispettato il diritto alla vita familiare, come sancito dalla CEDU, sia che il titolare di tale diritto provenga da un paese terzo o da un paese dell'UE, e ricorda la necessità urgente di rispettare pienamente il diritto alla vita familiare e al ricongiungimento familiare, sia che riguardi persone che si trovano nell'UE o fuori dalla stessa, compresa la rapida identificazione dei richiedenti vulnerabili; invita la Commissione a valutare l'attuazione della direttiva relativa al diritto al ricongiungimento familiare, incluso l'utilizzo della comunicazione della Commissione concernente gli orientamenti per l'applicazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento nonché, se necessario, ad avviare procedure di infrazione;

60.  deplora che la Commissione abbia proposto un'alternativa al regolamento Dublino che non risolve le gravi falle di quello attualmente in vigore, visto che non è basata sul principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità; manifesta preoccupazioni cruciali in merito all'obbligo per tutti gli Stati membri di valutare l'eventuale inammissibilità di una domanda sulla base dei concetti di paese terzo sicuro o di paese di primo asilo;

61.  esprime profonda delusione dinanzi alle promesse non mantenute degli Stati membri di ricollocare i richiedenti asilo dall'Italia e dalla Grecia; esorta gli Stati membri a onorare gli impegni assunti derivanti dalle decisioni del Consiglio e a ricollocare in maniera sistematica i richiedenti asilo dalla Grecia all'Italia; invita la Commissione a proporre il prolungamento delle misure di ricollocamento fino a quando la situazione lo richiederà;

62.  esprime profonda preoccupazione per l'agenda europea per la sicurezza, che è incentrata su politiche repressive e che prevede un ampliamento dei servizi di contrasto dell'UE; critica la crescente securitizzazione delle politiche, comprese la raccolta dei dati personali e la profilazione dei cittadini e dei cittadini di paesi terzi, realizzata sfruttando i timori legittimamente accresciuti delle persone, nonché l'utilizzo della lotta contro il terrorismo come pretesto per ledere i diritti e le libertà dei cittadini e l'aumento della sorveglianza esercitata dallo Stato; si oppone fermamente a questa violazione dei diritti umani e sottolinea che le politiche repressive hanno pregiudicato le necessarie politiche di prevenzione; invita la Commissione e gli Stati membri a rafforzare le politiche di prevenzione, compreso il lavoro giovanile, le politiche di coesione socioeconomica e altri strumenti preventivi volti a sostenere le persone a rischio di esclusione sociale; ricorda, a questo punto, la necessità che l'Unione e i suoi Stati membri pongano fine a tutti gli impegni militari esteri e che assumano un ruolo internazionale a favore della pace;

63.  chiede l'adozione immediata della direttiva orizzontale contro la discriminazione, onde progredire nella lotta alla discriminazione, anche per quanto concerne gli attacchi contro le minoranze, i migranti, i richiedenti asilo e altri gruppi vulnerabili; chiede alla Commissione di valutare l'attuazione delle strategie nazionali di inclusione dei Rom e della raccomandazione del Consiglio su misure efficaci per l’integrazione dei Rom negli Stati membri, nonché a proporre, se necessario, ulteriori misure per la loro effettiva inclusione; deplora il crescente numero di atti di incitamento all'odio nei confronti delle minoranze etiche e religiose, delle persone LGBTI, dei richiedenti asilo e dei senzatetto; è del parere che l'aumento di sentimenti e organizzazioni razziste e xenofobe sia collegato all'ascesa dell'estrema destra e delle tendenze fasciste in Europa, che non possono che essere considerate alla luce delle politiche neoliberiste e di austerità attuate nell'Unione e negli Stati membri negli ultimi decenni, come pure del crescente deficit di democrazia e del mancato rispetto della volontà del popolo;

Pace e solidarietà internazionale

64.  respinge la strategia europea in materia di sicurezza, la sua politica estera e di sicurezza comune e la sua politica di sicurezza e di difesa comune; chiede che si ponga fine alla cooperazione e alle priorità strategiche UE-NATO e si oppone all'attuale politica espansionistica della NATO; chiede inoltre lo smantellamento di tutte le basi militari straniere presenti in Europa e lo scioglimento della NATO; si oppone a un'Unione europea di difesa, un'impresa rischiosa che porta dritto alla guerra e, pertanto, si dice contrario all'incremento dei contributi degli Stati membri per la sicurezza e la difesa; si oppone con fermezza a qualsiasi finanziamento a titolo dei fondi di Orizzonte 2020 o del bilancio dell'UE in generale, che sia destinato alla ricerca in campo militare, civile-militare o della sicurezza e, in particolare, allo sviluppo dei sistemi aerei a pilotaggio remoto (RPAS); insiste sul fatto che l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero adoperarsi per la pace, per la risoluzione diplomatica e pacifica dei conflitti, anche attraverso iniziative di mediazione, per i programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione in conformità con la Carta dell'ONU; sostiene il regime del trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e il disarmo nucleare;

65.  si oppone fermamente al documento di riflessione della Commissione sul futuro della difesa europea, comprese le sue raccomandazioni su un fondo europeo per la difesa e un mercato unico della difesa, che rendono necessari maggiori finanziamenti per la difesa e la sicurezza a carico dei fondi di bilancio dell'UE;

66.  denuncia e deplora con forza la velocità senza precedenti alla quale l'UE viene militarizzata;

67.  sollecita il disarmo, incluso il disarmo nucleare, la smobilitazione delle truppe e la fine degli interventi militari esterni, e chiede una ricerca civile a vantaggio delle persone e del loro sviluppo; sollecita lo scioglimento della NATO; ricorda che il modo migliore per promuovere la pace passa per il sostegno alle misure in materia di eradicazione della povertà, aiuti umanitari e sviluppo economico e sociale sostenibile ed equo;

68.  afferma che la cooperazione esterna dovrebbe essere basata anche sul principio internazionalistico di solidarietà e sul pieno rispetto del desiderio di sviluppo di ogni paese e del ritmo al quale questo procede;

69.  lamenta profondamente che l'UE proponga le stesse politiche fallimentari ai paesi candidati all'adesione; esprime preoccupazione per i recenti sviluppi nella regione dei Balcani occidentali che riguardano il crescente deficit dei processi democratici e l'autoritarismo, l'ascesa di una retorica nazionalista e irredentista nonché la stagnazione economica con un tasso di disoccupazione estremamente elevato, tutti fattori che potrebbero alimentare l'instabilità regionale, ed è del parere che molti di questi problemi trovano la loro origine nella guerra di aggressione imposta a molti di questi paesi; ribadisce la necessità che l'UE si assuma la responsabilità dei fallimenti delle sue politiche nei Balcani occidentali, ed esorta la Commissione a riesaminare e riformulare radicalmente la propria politica di allagamento e l'assistenza ai paesi candidati e potenziali candidati a titolo dello strumento di assistenza preadesione, dando priorità alla promozione della democrazia e della società civile, dello Stato di diritto, dei diritti umani, civili e del lavoro, della coesione sociale e della giustizia sociale e dello sviluppo economico sostenibile; ritiene che la decisione di aderire all'UE dovrebbe essere basata su una deliberazione sovrana del popolo;

70.  chiede, alla luce degli eventi che si sono succeduti da luglio 2016 e del referendum del 16 aprile 2017, la sospensione temporanea dei negoziati sull'allargamento con la Turchia qualora il pacchetto costituzionale venga attuato senza modifiche e lo Stato di diritto non sia immediatamente ripristinato; insiste sulla necessità di vincolare il processo di ammodernamento dell'unione doganale con la Turchia a una solida condizionalità in materia di diritti umani, democrazia, Stato di diritto e buone relazioni di vicinato; ribadisce la posizione secondo l'unione doganale non potrà essere rafforzata fino a che la Turchia non avrà dato piena esecuzione all'attuale unione doganale e al protocollo aggiuntivo per tutti gli Stati membri;

71.  sottolinea la necessità di far fronte con urgenza alle profonde cause socioeconomiche delle attuali sfide in materia di sicurezza e migrazione, e si oppone a qualunque cooperazione militare sulla sicurezza; invita la Commissione a onorare il suo impegno di collaborare con i partner della politica europea di vicinato nell'attuazione degli obiettivi di sviluppo dell'ONU; sottolinea che la creazione di posti di lavoro è una questione decisiva per il futuro della maggior parte dei paesi del vicinato; sostiene una concentrazione tematica sull'occupabilità giovanile e la promozione delle piccole e medie imprese; sottolinea che ciò esige un approccio a più livelli, dal livello nazionale al livello regionale e locale, nonché la cooperazione regionale, subregionale e transfrontaliera intesa al coinvolgimento degli Stati membri dell'UE, dei paesi partner e delle loro autorità locali e regionali; invoca approcci e programmi realistici che si traducano in vantaggi concreti per le persone ed esorta la Commissione a presentare una strategia sulla cooperazione con i paesi vicini, come annunciato nel contrasto del riesame della politica di vicinato;

72.  ribadisce il suo fermo sostegno alla soluzione al conflitto israelo-palestinese fondata sulla coesistenza di due Stati sulla base dei confini del 1967, che prevede Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e la coesistenza, all'insegna della pace e della sicurezza, di uno Stato di Israele e di uno Stato palestinese, sulla base del diritto all'autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale; invita la Commissione a dedicare particolare attenzione ai suoi programmi di cooperazione e assistenza per le persone che vivono sotto l'occupazione e il blocco economico; invita la Commissione a dare piena attuazione all'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele in risposta alle gravi violazioni di lunga data dei diritti umani perpetrate da Israele nei territori palestinesi occupati, al trattamento discriminatorio che Israele riserva ai suoi stessi cittadini di origine araba e alla mancata inosservanza della pertinente risoluzione delle Nazioni Unite; insiste sull'applicazione omnicomprensiva degli orientamenti sull'ammissibilità delle entità israeliane e relative attività nei territori occupati da Israele dal giugno 1967 alle sovvenzioni, ai premi e agli strumenti finanziari dell'UE a partire dal 2014 (2013/C 203/05); invita la Commissione a rivedere il finanziamento dei programmi di cooperazione scientifica, così da evitare qualunque finanziamento all'industria militare israeliana; ribadisce il suo invito alla Commissione a valutare i costi delle demolizioni delle case e delle infrastrutture finanziate dall'UE e insiste sulla necessità di un risarcimento;

73.  fa nuovamente presente il suo sostegno all'autodeterminazione del Sahara occidentale, da conseguire attraverso un referendum, in conformità al diritto internazionale e alle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite; invita la Commissione a dare piena attuazione all'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Marocco in risposta alle gravi violazioni di lunga data dei diritti umani perpetrate dal Marocco nei territori occupati del Sahara occidentale, che includono la repressione economica e la prigionia politica degli attivisti saharawi pacifici che si sono espressi a favore dell'autodeterminazione; invita la Commissione a dare esecuzione alla sentenza della CGUE del 21 dicembre 2016, che stabilisce che gli accordi UE-Marocco applicati al Sahara occidentale sono illegali ai sensi del diritto internazionale; sottolinea che qualunque accordo futuro dell'UE sul Sahara occidentale dovrà essere negoziato con il Frente Polisario quale rappresentante internazionale del popolo saharawi; richiama l'attenzione sul deterioramento della situazione umanitaria nei campi di rifugiati di Tindouf a causa della diminuzione degli aiuti internazionali, e invita la Commissione a incrementare gli attuali livelli di assistenza per riportarli almeno ai loro livelli storici;

74.  invita la Commissione a mantenere gli impegni e gli importanti passi in avanti compiuti nei negoziati relativi all'accordo di dialogo politico e di cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Cuba, dall’altra; sottolinea l'importanza di mantenere un approccio costruttivo nei negoziati che rispetti la volontà del popolo cubano ed eviti qualunque interferenza o costrizione esterna nelle questioni interne di Cuba; invita la Commissione a contribuire alla fine del blocco economico;

75.  ricorda il principio alla base di un'efficace cooperazione allo sviluppo, la titolarità delle priorità di sviluppo, che deve essere riconducibile ai paesi in via sviluppo; respinge qualunque tentativo di collegare gli aiuti allo sviluppo al controllo delle frontiere, alla gestione dei flussi migratori o agli accordi di riammissione; si dice contrario a qualunque tentativo di vincolare l'assistenza allo sviluppo e la cooperazione dei paesi beneficiari, tra le altre cose, alle riforme strutturali e alle questioni migratorie; sottolinea che i pagamenti a titolo dello strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (DCI) e del Fondo europeo di sviluppo (FES) non possono essere utilizzati per i programmi militari la cooperazione politica e le riforme dell'esercito; insiste sulla necessità di dotarsi di un meccanismo di rendicontazione per quanto riguarda il monitoraggio e l'attuazione degli OSS e dell'obiettivo dello 0,7 % di APS/RNL, che gli Stati membri hanno già convenuto di raggiungere entro il 2015;

76.  invita altresì la Commissione a includere e promuovere l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti associati in tutti gli ambiti politici correlati sia all'interno dell'Unione che al suo esterno; invita l'UE e gli Stati membri a contrastare l'impatto dell'obbligo di riservatezza ("gag rule") prevedendo un incremento sostanziale dei finanziamenti per la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, in particolare mediante fondi esplicitamente destinati a garantire l'accesso agli strumenti di controllo delle nascite e a un aborto sicuro e legale, avvalendosi sia dei fondi nazionali che dei fondi di sviluppo dell'UE;

77.  sollecita un approccio alla sostenibilità del debito basato sulle necessità umane, che passi per una serie vincolante di norme che definiscano una politica responsabile di contrazione e assunzione di debiti, e chiede la cancellazione del debito estero dei paesi in via di sviluppo;

78.  chiede alla Commissione di sostenere, mediante una comunicazione, l'elaborazione di uno strumento giuridicamente vincolante sulle imprese multinazionali, sotto l'egida dell'ONU, e di prevedere vie di ricorso efficaci per le vittime laddove la giurisdizione nazionale sia chiaramente incapace di perseguire efficacemente le aziende multinazionali;

Finanziamento dell'UE

79.  ricorda che il bilancio dell'UE è uno strumento che serve a conseguire gli obiettivi sopra enunciati; ritiene che ciò andrebbe fatto sulla base di politiche e programmi che rispondano alle necessità specifiche degli Stati membri, così che il bilancio dell'UE possa integrare gli sforzi degli Stati membri anziché imporre priorità o soluzioni universali; ritiene inoltre che il bilancio dovrebbe facilitare la sperimentazione di buone pratiche mutuate da altri paesi;

80.  sottolinea nuovamente l'importanza delle politiche di coesione e la necessità di incrementare i finanziamenti in tale settore, in particolare il Fondo sociale europeo; sottolinea che tali politiche non devono essere inficiate da circostanze di sorta, Brexit inclusa, e che gli stanziamenti di bilancio dovrebbero essere mantenuti almeno al medesimo livello del periodo attuale per tutte le categorie di regioni; invita la Commissione a presentare le proposte relative alla politica di coesione post-2020 e al prossimo quadro finanziario pluriennale QFP entro l'inizio del 2018, così da disporre di un agevole processo decisionale e di tempo sufficiente per gli Stati membri e le regioni affinché stabiliscano le priorità e adattino e attuino i cambiamenti nelle rispettive politiche;

81.  insiste, nel contesto della proposta della Commissione per il QFP dopo il 2020, sulla necessità che il bilancio diventi più semplice e trasparente, equo, democraticamente responsabile e basato sulla solidarietà; insiste altresì sull'unità del bilancio dell'UE e, quindi, sull'integrazione dei vari strumenti finanziari, fondi e fondi fiduciari attualmente fuori dal bilancio;

82.  chiede che il bilancio per il 2018 includa specifiche misure di sostegno per le regioni che subiranno le maggiori conseguenze della Brexit, compresi i finanziamenti che serviranno a consolidare e a far progredire il processo di pace dell'Irlanda del Nord;

Brexit

83.  riconosce il diritto di qualunque Stato membro di lasciare l'Unione europea; sottolinea che nessuna disposizione dei trattati dovrebbe essere utilizzata per creare ostacoli non necessari all'attuazione della decisione di uno Stato membro di lasciare l'UE;

84.  respinge qualsiasi tipo di pressione o ricatto durante il processo negoziale; esorta la Commissione a giungere a un accordo sulle future relazioni tra l'UE e il Regno Unito nell'interesse di tutti coloro che vivono nelle diverse giurisdizioni; ritiene che le relazioni future tra l'Unione europea e il Regno Unito dovrebbero fondarsi sui principi del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze;

85.  ritiene che sia fondamentale fornire rapidamente e incondizionatamente certezza giuridica ai cittadini degli Stati membri dell'Unione che vivono nel Regno Unito e ai cittadini britannici che vivono in altri Stati membri; chiede, al riguardo, che si presti particolare attenzione alla mobilità dei lavoratori (lavoratori mobili, lavoratori transfrontalieri, lavoratori frontalieri, studenti), con particolare riferimento alla comprensione dell'unicità della situazione vigente in Irlanda e Gibilterra;

86.  insiste affinché l'accordo del venerdì santo e gli accordi successivi siano pienamente rispettati nell'accordo sull'uscita dall'Unione; chiede che il nord dell'Irlanda goda di uno status speciale all'interno dell'Unione tale da garantire che esso mantenga la possibilità di restare nell'UE e abbia accesso all'unione doganale, al mercato unico e alla giurisdizione della Corte di giustizia dell'Unione europea; invoca altresì la libera circolazione di merci, persone e servizi sull'isola d'Irlanda;

87.  chiede alla Commissione di riesaminare il suo programma di lavoro in linea con la risoluzione del Parlamento;

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88.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.