PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia
5.2.2018 - (2018/2527(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Marcel de Graaff, Mario Borghezio, Harald Vilimsky, Matteo Salvini a nome del gruppo ENF
B8-0079/2018
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia
Il Parlamento europeo,
– vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza del 6 febbraio 2018 sulla situazione attuale dei diritti umani in Turchia,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che l'esercito turco ha lanciato un'offensiva nella Siria settentrionale nella zona della città di Afrin contro le milizie curde locali e membri delle Unità di difesa del popolo curdo (YPG); che tale offensiva minaccia di destabilizzare la regione e, secondo le Nazioni Unite, potrebbe determinare una nuova enorme crisi dei rifugiati in grado di avere ripercussioni anche per l'Europa; che, secondo alcune notizie, 5 000 persone sono già sfollate nella città di Afrin e sono completamente in balia dell'esercito turco; che la comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per questa operazione militare;
B. considerando che il governo turco sta utilizzando mandati di arresto internazionali per rintracciare gli oppositori del regime di Erdoğan e che queste pratiche repressive colpiscono sempre di più i paesi europei e i loro cittadini;
C. considerando che lo stato di diritto è stato effettivamente sospeso dal momento della proclamazione dello stato di emergenza, sospendendo in tal modo le garanzie della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e generalizzando la mancanza di garanzia dei diritti fondamentali, sia per i turchi che per gli stranieri; che dal tentativo di colpo di Stato del 15 luglio 2016 si è assistito a un'ondata di detenzioni e incarcerazioni di avvocati, giornalisti e membri della società civile; che, secondo Reporter senza frontiere, oltre 100 giornalisti sono attualmente in carcere; che, in più di 100 distretti e 10 centri provinciali, sindaci e funzionari eletti sono stati licenziati e sostituiti con persone nominate dal ministero dell'Interno; che l'opposizione politica, specialmente i membri del Partito democratico del popolo (HDP), è oggetto di persecuzione e incarcerazione;
D. considerando che la minoranza cristiana in Turchia è vittima non soltanto di una repressione da parte del governo e dei suoi funzionari, ma anche di una persecuzione; che il patrimonio culturale cristiano è stato o gravemente danneggiato o distrutto; che, dalla presa del potere da parte del Presidente Erdoğan e del suo Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP), la Turchia ha dovuto far fronte a un'allarmante radicalizzazione dell'Islam; che l'AKP sostiene le idee e gli interessi dei Fratelli musulmani;
E. considerando che il governo turco ancora non riconosce la sovranità della Repubblica di Cipro, la cui parte settentrionale è sotto occupazione turca dal 1974 e non è riconosciuta dalla comunità internazionale; che il patrimonio culturale cristiano nella parte settentrionale di Cipro è stato vandalizzato e gravemente danneggiato;
F. considerando che l'Unione europea ha bloccato i negoziati di adesione con la Turchia; che in Turchia è stata adottata la riforma costituzionale, la quale rappresenta chiaramente un passo indietro nello sviluppo democratico del paese; che l'UE sta sviluppando un'unione doganale con la Turchia e mira ad avviare nuovi colloqui;
1. invita gli Stati membri a porre fine, definitivamente e senza indugio, ai negoziati per l'adesione della Turchia all'UE; chiede di sospendere definitivamente l'erogazione dei fondi di preadesione per la Turchia e di interrompere i negoziati sull'unione doganale tra l'UE e la Turchia;
2. chiede il ritiro immediato delle forze armate turche dal territorio siriano e un cessate il fuoco immediato; sottolinea che deve essere adottata ogni misura possibile per evitare una nuova crisi umanitaria; condanna fortemente qualsiasi ulteriore azione militare in Siria da parte dell'esercito turco; è preoccupato per la situazione umanitaria nella regione; teme che l'offensiva dell'esercito turco possa determinare una nuova crisi dei rifugiati nella zona, dal momento che 5 000 persone sono già sfollate nella regione, e che ciò possa avere ripercussioni anche per l'Europa e l'UE; rammenta al governo turco che le milizie curde locali sono un importante alleato contro Daesh e altre organizzazioni terroristiche di matrice islamica;
3. ricorda che, da quando l'AKP ha preso il potere, la Turchia ha dovuto far fronte a una grave radicalizzazione dell'Islam, non solo in teoria ma anche nella pratica;
4. ricorda che l'esistenza della minoranza cristiana in Turchia è gravemente minacciata dalla repressione e dalla persecuzione operate attualmente dal governo turco e dai suoi funzionari; condanna ogni persecuzione, repressione o provocazione dei cristiani in Turchia; condanna inoltre la distruzione e il danneggiamento del patrimonio culturale cristiano; esprime preoccupazione per il fatto che i beni culturali cristiani sono venduti sul mercato nero; ricorda che tale metodo è diffuso anche nella zona di Cipro occupata dai turchi e ha portato all'estinzione quasi completa del patrimonio culturale cristiano nella regione;
5. sottolinea che lo stato di diritto in Turchia è stato effettivamente sospeso con la proclamazione dello stato di emergenza e che migliaia di giornalisti, avvocati e politici dell'opposizione sono stati di conseguenza incarcerati o arbitrariamente detenuti; condanna i licenziamenti collettivi di dipendenti pubblici e agenti di polizia, la liquidazione massiccia di mezzi di comunicazione, l'arresto di giornalisti, accademici, giudici, difensori dei diritti umani, rappresentanti eletti e non eletti, membri dei servizi di sicurezza e cittadini ordinari, nonché la confisca della loro proprietà, dei beni e dei passaporti, la chiusura di numerose scuole e università e il divieto di viaggio imposto a migliaia di cittadini turchi sulla base dei decreti-legge sullo stato di emergenza, senza decisioni individuali e senza la possibilità di un controllo giurisdizionale rapido; invita il governo turco a porre fine alla persecuzione dei giornalisti, degli attivisti e degli oppositori politici e a liberare tutti coloro che sono stati incarcerati senza un equo e giusto processo; ricorda che dal luglio 2016 sono state arrestate oltre 55 000 persone;
6. sottolinea che la Turchia sta affrontando una reale minaccia di terrorismo; invita a sospendere ogni cooperazione con il governo turco in materia di lotta al terrorismo fino a quando la legislazione antiterrorismo turca non sia stata modificata di conseguenza e non si ponga fine al suo utilizzo contro l'opposizione politica democratica, la libertà di parola o le minoranze religiose;
7. ricorda che la violazione della libertà di parola e della libertà dei media non è l'unico problema strutturale presente in Turchia, ma che tali problemi comprendono, tra l'altro, il trattamento delle minoranze religiose e di altri gruppi minoritari, il rifiuto di riconoscere la Repubblica di Cipro e l'ambiguità nei confronti dei gruppi terroristici in Siria e in Iraq;
8. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri nonché al governo e al parlamento della Turchia.