PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Siria
12.3.2018 - (2018/2626(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Barbara Lochbihler, Bodil Valero, Bart Staes, Igor Šoltes, Ernest Urtasun, Yannick Jadot, Molly Scott Cato, Judith Sargentini, Heidi Hautala, Helga Trüpel a nome del gruppo Verts/ALE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0139/2018
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, in particolare quella del 18 maggio 2017 sulla strategia dell'UE relativa alla Siria[1],
– viste le convenzioni delle Nazioni Unite sui diritti umani, di cui la Siria è firmataria,
– visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,
– visto il comunicato di Ginevra del 2012,
– viste le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria, in particolare le risoluzioni 2401 (2018) del 24 febbraio 2018 e 2139 (2014) del 22 febbraio 2014,
– viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria, tra cui quelle del 3 aprile 2017 con le quali è stata adottata la strategia dell'UE relativa alla Siria,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla Siria,
– viste le relazioni della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana, istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHRC), e le risoluzioni dell'UNHRC sulla Siria, tra cui quella del 5 marzo 2018 sul peggioramento della situazione dei diritti umani a Ghouta Est,
– vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite A-71/248 del 21 dicembre 2016, che istituisce un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (IIIM) per fornire assistenza nelle indagini e nell'azione penale nei confronti dei responsabili dei crimini più gravi in base al diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana partire da marzo 2011,
– visto lo statuto di Roma della Corte penale internazionale,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il conflitto in Siria è divenuto una delle peggiori crisi umanitarie nella storia recente e continua ad avere conseguenze devastanti per la popolazione siriana; che detto conflitto, sostenuto e aggravato da attori esterni, sta avendo un crescente impatto destabilizzante sulla regione in generale e oltre;
B. considerando che oltre 400 000 persone, per la maggior parte civili, hanno perso la vita dall'inizio del conflitto in Siria nel 2011; che 13,1 milioni di persone hanno assoluta necessità di assistenza umanitaria, tra cui più di 6 milioni di sfollati e oltre 2,9 milioni di persone in zone sotto assedio o difficili da raggiungere, compresi i rifugiati palestinesi; che oltre 5 milioni di siriani hanno dovuto cercare rifugio all'estero, in particolare nei vicini Libano, Giordania e Turchia;
C. considerando che a norma del diritto internazionale le parti belligeranti sono tenute ad adottare misure adeguate per proteggere i civili e le infrastrutture civili; che sono state commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto, e in particolare dal regime siriano e dai suoi alleati russi e iraniani, gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario; che la commissione d'inchiesta sulla Siria dell'ONU, il Segretario generale delle Nazioni Unite e l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani hanno affermato che in Siria sono stati commessi crimini contro l'umanità e crimini di guerra;
D. considerando che tra le violazioni commesse durante il conflitto siriano vi sono esecuzioni extragiudiziali, torture e maltrattamenti, sparizioni forzate, arresti di massa e arbitrari, attacchi mirati e indiscriminati a civili, punizioni collettive, attacchi al personale medico e negazione di cibo e acqua; che il regime di Assad sarebbe responsabile di impiccagioni, atti di tortura e uccisioni extragiudiziali su vasta scala nelle sue strutture di detenzione, nonché del ricorso ad attacchi chimici contro obiettivi civili; che tali reati sono finora rimasti impuniti;
E. considerando che il rischio di un'escalation regionale rimane molto elevato, con il crescente coinvolgimento di attori regionali, compresa la Turchia, che ha lanciato un'offensiva militare contro le forze curde nella provincia settentrionale di Afrin il 20 gennaio 2018, e Israele, che ha sferrato attacchi aerei contro obiettivi militari siriani il 7 febbraio 2018; che nel febbraio 2018 il governo degli USA ha annunciato la sua intenzione di mantenere le sue truppe in Siria a tempo indeterminato;
F. considerando che, sebbene il livello di violenza sia diminuito in alcune parti del paese, in altri luoghi continuano violenti combattimenti, segnatamente nelle zone di Goutha Est e d iIdlib, controllate in gran parte dai jihadisti; che il regime di Assad, con il sostegno dei suoi alleati russi e iraniani, conduce una pesante offensiva militare e bombardamenti in tali enclavi, causando centinaia di morti tra i civili; che il regime di Assad ha accusato le forze di Goutha Est di bombardare i distretti civili di Damasco; che la situazione umanitaria delle 400 000 persone di Goutha Est, sotto assedio da oltre cinque anni, è notevolmente peggiorata nelle ultime settimane, con un drammatico aumento dei bombardamenti indiscriminati e degli attacchi mirati contro ospedali e altre infrastrutture civili; che sarebbero state usate armi chimiche;
G. considerando che il 24 febbraio 2018 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha adottato la risoluzione n. 2401, nella quale ha esortato tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano a cessare immediatamente le ostilità per almeno 30 giorni consecutivi in tutto il paese onde consentire la fornitura di assistenza umanitaria e l'evacuazione sanitaria delle persone gravemente malate e ferite; che la risoluzione ha affermato che la cessazione delle ostilità non si applica alle operazioni militari nei confronti di gruppi militanti quali Da'esh, Al Qaeda, Al Nusra e altri gruppi terroristici individuati dall'UNSC;
H. considerando che il regime di Assad, con il sostegno dei suo alleati, ha apertamente ignorato la risoluzione dell'UNSC n. 2401, intensificando i suoi bombardamenti e aumentando il proprio controllo sul territorio, che sostiene essere nelle mani dei terroristi; che la Russia ha conseguentemente proposto una tregua di cinque ore nelle operazioni militari per consentire l'accesso e la consegna degli aiuti umanitari; che un primo camion di aiuti che aveva raggiunto Ghouta Est il 5 marzo 2018 è stato oggetto di un attacco e che il Comitato internazionale della Croce Rossa ha segnalato che la Russia aveva bloccato l'erogazione di forniture mediche; che le esigenze umanitarie della popolazione assediata rimangano enormi e non soddisfatte;
I. considerando che i negoziati condotti a Ginevra non hanno finora portato a progressi concreti verso una soluzione del conflitto, a seguito del 9° ciclo svoltosi a Vienna il 25 e 26 gennaio 2018; che il 4 maggio 2017 la Russia, l'Iran e la Turchia hanno raggiunto un accordo in Kazakhstan per l'istituzione di quattro zone di distensione (compresa Ghouta Est), che successivamente è stato spesso violato; che la creazione di una commissione costituzionale è stata annunciata in occasione del Congresso nazionale siriano che si è svolto a Sochi il 30 gennaio 2018, ma non è stata accettata da tutte le parti;
J. considerando che l'UE è il principale donatore di aiuti umanitari in Siria e nei paesi vicini, con oltre 9 miliardi di EUR assegnati dall'inizio della crisi;
K. considerando che il 3 aprile 2017 il Consiglio ha adottato una strategia dell'UE per la Siria, che delinea sei obiettivi principali: porre fine alla guerra attraverso un'autentica transizione politica; promuovere una transizione significativa e inclusiva; far fronte alle esigenze umanitarie dei siriani più vulnerabili; promuovere la democrazia, i diritti umani e la libertà di espressione, rafforzando le organizzazioni della società civile siriana; promuovere l'assunzione di responsabilità per i crimini di guerra; e sostenere la resilienza della popolazione siriana e della società;
L. considerando che la seconda conferenza ministeriale sul sostegno al futuro della Siria della regione avrà luogo a Bruxelles il 24 e il 25 aprile 2018 sotto la copresidenza del VP/AR e delle Nazioni Unite; che la conferenza avrà l'obiettivo di mantenere l'attenzione della comunità internazionale sulla Siria;
M. considerando che nel febbraio 2018 la coalizione internazionale contro il Da'esh guidata dagli Stati Uniti e i suoi alleati hanno riferito di aver liberato oltre il 98 % della zona in precedenza controllata dal Da'esh, nonché 7,7 milioni di iracheni e siriani che erano soggetti al dominio del Da'esh; che la coalizione ha riferito di aver effettuato un totale di 29 070 attacchi aerei tra agosto 2014 e gennaio 2018; che la squadra di valutazione delle vittime civili della coalizione ha affermato che il numero totale di vittime civili non intenzionali era pari a 786 alla fine del 2017; che l'ONG Airwars ritiene che fino a 9 300 civili siano probabilmente deceduti a causa degli interventi della coalizione;
N. considerando che il 1º febbraio 2018 la commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Siria ha riferito che, nel nord della città di Raqqa e Hasakah, le forze democratiche siriane hanno internato 80 000 sfollati interni, tra cui donne e bambini, al fine di verificare possibili connessioni all'IS/Da'esh e ha concluso che in molti casi l'attuale internamento di tali persone corrisponde alla privazione arbitraria della libertà e alla detenzione illegale di migliaia di persone;
O. considerando che Ali Mamlouk, capo dell'Ufficio per la sicurezza nazionale siriana e incluso nell'elenco delle sanzioni dell'UE, avrebbe incontrato a Roma il ministro degli Interni italiano e il direttore dell'Agenzia italiana informazioni e sicurezza esterna, in flagrante violazione della decisione 2011/273/PESC del Consiglio del 9 maggio 2011 relative alle misure restrittive contro la Siria;
P. considerando che la relazione di Conflict Armament Research del dicembre 2017 dal titolo "Weapons of the Islamic State" (Armi dello Stato islamico) ha rivelato che un ingente numero di armi e munizioni è stato ripetutamente esportato dalla Bulgaria e dalla Romania sia verso gli Stati Uniti che verso l'Arabia Saudita e in alcuni casi è stato ritrasferito, in diretta violazione di specifici impegni di non riesportazione, verso gruppi non statali in Siria e in Iraq; che la relazione ha affermato che tali ritrasferimenti non autorizzati costituiscono una fonte importante di armi e munizioni per lo Stato islamico; che tali ritrasferimenti ripetuti e sistematici hanno infranto le clausole dei certificati di destinazione finale e che gli Stati membri sono tenuti, in base al settimo criterio della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio legalmente vincolante sulle esportazioni di armi, a tenere conto di tali violazioni di impegni assunti nelle future decisioni in materia di licenze di esportazione;
1. esprime massima preoccupazione per il continuo inasprimento del conflitto in Siria nelle ultime settimane, caratterizzato da ulteriori ingerenze esterne, dalla frammentazione interna e dall'uccisione brutale di civili, in particolare a Ghouta Est e ad Afrin;
2. deplora fermamente la mancanza di progressi verso una soluzione politica al conflitto siriano; rammenta che non può esservi una soluzione militare sostenibile al conflitto e invita tutte le parti a ottemperare pienamente alle risoluzioni dell'UNSC con le quali si chiedono l'immediata cessazione delle ostilità, la fine di tutti gli assedi, un accesso umanitario pieno e senza restrizioni in tutto il paese e la protezione degli operatori umanitari da parte di tutte le parti in causa; evidenzia a tale riguardo la necessità di istituire un meccanismo di monitoraggio, verifica e segnalazione del cessate il fuoco sotto l'egida delle Nazioni Unite;
3. condanna, ancora una volta e con la massima fermezza, le atrocità e le diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dalle forze del regime di Assad con il sostegno dei suoi alleati nonché di gruppi armati non statali; invita tutte le parti ad autorizzare l'accesso degli osservatori indipendenti a tutti i luoghi di detenzione, nonché a liberare tutti i bambini, le donne, gli anziani e i disabili incarcerati;
4. condanna l'incursione delle truppe turche nella Siria settentrionale quale violazione del diritto internazionale; invita il governo turco a ritirare immediatamente le sue truppe e ad assumere un ruolo costruttivo nel conflitto siriano, in quanto ciò rientra tra gli interessi nazionali della stessa Turchia;
5. insiste affinché le iniziative diplomatiche a guida russa non pregiudichino gli sforzi profusi dalle Nazioni Unite per trovare una soluzione politica; ribadisce, in tale contesto, il continuo primato del processo di Ginevra sotto l'egida delle Nazioni Unite e sostiene gli sforzi compiuti da Staffan de Mistura, inviato speciale delle Nazioni Unite, per garantire un'autentica transizione politica in linea con le risoluzioni dell'UNSC; sottolinea nuovamente l'importanza di includere le donne nel processo di risoluzione del conflitto, conformemente alla risoluzione 1325 dell'UNSC; insiste inoltre sull'importanza di includere la società civile siriana e tutte le minoranze etniche e religiose nei dialoghi sul futuro della Siria e sulla struttura di governance del paese;
6. è sgomento per la sparizione di Razan Zaitouneh, difensore dei diritti umani e vincitrice del premio Sacharov, la quale sarebbe stata rapita a Duma nel dicembre 2013 dal gruppo armato Jaysh al-Islam; chiede la creazione di una task force dell'UE incaricata di coordinare e intensificare gli sforzi volti a trovarla e a garantire il suo rilascio;
7. esprime preoccupazione per la situazione delle popolazioni che fanno rientro in aree contaminate da residuati bellici esplosivi, segnatamente le zone sottratte all'ISIS/Da'esh, come Raqqa; invita a prestare particolare attenzione a tali popolazioni, in particolare al fine di stabilizzare le aree interessate e prevenire l'insorgere di un nuovo fenomeno simile a Da'esh;
8. invita gli Stati membri a fornire un sostegno pratico in vista dell'attuazione della strategia dell'UE per la Siria, che definisce una base solida e globale per un'azione rafforzata dell'UE nelle fasi sia di conflitto che di post-conflitto;
9. incoraggia il VP/AR a migliorare la sua apertura verso gli attori regionali e locali nel conflitto e a rafforzare i tentativi di trovare un terreno comune per la pace onde avviare discussioni aperte sul futuro della Siria;
10. accoglie favorevolmente l'enfasi posta sul sostegno alla resilienza della popolazione siriana nella strategia dell'UE per la Siria; sottolinea che la società civile siriana svolgerà un ruolo di vitale importanza nel ricostruire la coesione e il capitale sociale, nel promuovere la riconciliazione e nel fornire servizi di base alla Siria; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere maggiormente lo sviluppo delle capacità della popolazione e della società civile siriana – in particolare con l'aiuto di soggetti che promuovano i diritti umani, l'uguaglianza (compresa l'uguaglianza di genere e i diritti delle minoranze), la democrazia e l'emancipazione, ove possibile nei territori che sfuggono al controllo del regime di Assad e dei gruppi terroristici riconosciuti come tali dall'UNSC – nonché dei rifugiati siriani che vivono in esilio nella regione o in Europa; chiede a tale proposito di incrementare il sostegno fornito alle organizzazioni pacifiche e democratiche della società civile in Siria e ai difensori dei diritti umani, in particolare mediante il fondo Madad, lo strumento inteso a contribuire alla stabilità e alla pace e lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani;
11. esorta l'UE e i suoi Stati membri ad ampliare l'attuale raggio d'azione del fondo Madad al fine di consentire un'assistenza più rapida alla ripresa e alla resilienza in Siria, a livello sia di nuclei familiari sia di comunità; sottolinea che i cittadini siriani dovrebbero avere la possibilità di valutare le proprie esigenze e priorità in materia di ripresa, e invita l'UE e i suoi Stati membri a destinare risorse adeguate per lo svolgimento di indagini localizzate, adattate al contesto e sensibili dal punto di vista del genere in merito alle esigenze di ripresa; evidenzia che tali valutazioni devono essere indipendenti dal governo siriano e dovrebbero essere ultimate prima dell'avvio dei progetti;
12. attende con interesse l'imminente conferenza che si terrà a Bruxelles sul tema "Sostenere il futuro della Siria e della regione"; pone in evidenza che le esigenze umanitarie continueranno a essere critiche per diversi anni a venire ed esorta l'UE e i suoi Stati membri a garantire un impegno a lungo termine ai fini del soddisfacimento delle esigenze umanitarie del popolo siriano, nonché la loro disponibilità a compiere sforzi di ricostruzione a seguito di accordo politico approvato dalle Nazioni Unite; esorta l'UE e i suoi Stati membri ad assicurare la partecipazione significativa degli attori della società civile siriana prima, durante e dopo la conferenza di Bruxelles;
13. plaude all'impegno in corso dell'UE di fornire aiuti umanitari ai paesi limitrofi che ospitano milioni di rifugiati; invita tuttavia gli Stati membri a dare prova di un impegno molto più risoluto a favore della ripartizione delle responsabilità, consentendo ai rifugiati in fuga dalle zone di guerra in Siria di trovare protezione al di là della regione immediatamente limitrofa attraverso il reinsediamento, programmi di ammissione per motivi umanitari, procedure semplificate per il ricongiungimento familiare e norme più flessibili in materia di visti;
14. invita l'UE e i suoi Stati membri a mostrare assoluto rispetto per il principio di non respingimento e ad assumere pubblicamente una posizione contraria al rientro forzato in corso dei cittadini siriani che si trovano nei paesi limitrofi della Siria; chiede all'UE e ai suoi Stati membri di escludere esplicitamente qualsivoglia accordo con il regime di Assad che preveda il rimpatrio di rifugiati siriani in cambio di aiuti per la ricostruzione;
15. deplora fermamente l'impunità di cui godono gli autori di gravi crimini in Siria; ritiene che la mancata assunzione di responsabilità generi ulteriori atrocità e aggravi le sofferenze delle vittime; insiste pertanto sulla necessità di chiamare tutti i responsabili a rendere conto delle proprie azioni e di risarcire le vittime;
16. insiste sulla necessità di un maggiore intervento dell'Unione in tale ambito, in particolare attraverso l'adozione di una strategia dell'UE in materia di assunzione di responsabilità per le atrocità commesse in Siria, che rifletta altresì l'importante ruolo degli Stati membri in tal senso, e invita il VP/AR a svolgere un ruolo proattivo al riguardo;
17. ribadisce il suo invito all'UE e ai suoi Stati membri a valutare, in stretta cooperazione con i paesi che condividono la stessa linea, la possibilità di istituire un tribunale per i crimini di guerra in Siria, in attesa che il caso sia deferito alla Corte penale internazionale; invita gli Stati membri a fornire tutto il sostegno necessario all'IIIM;
18. esorta tutti gli Stati membri ad adottare qualsiasi misura necessaria per assicurare i presunti responsabili alla giustizia, in particolare applicando il principio della giurisdizione universale e indagando e perseguendo i cittadini dell'UE responsabili di atrocità in Siria; plaude, a tale riguardo, agli sforzi profusi da alcuni Stati membri, in particolare Germania e Svezia, per indagare sulle atrocità commesse in Siria e per assicurare alla giustizia i responsabili di tali azioni; prende atto dell'importante lavoro svolto dalla rete europea di punti di contatto in materia di persone responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra, e invita il VP/AR e la Direzione generale Giustizia e consumatori a sostenere e includere la suddetta rete nell'ambito dei futuri sforzi in materia di assunzione di responsabilità in Siria;
19. esorta tutti gli Stati membri a garantire il pieno rispetto della decisione 2013/255/PESC del Consiglio relativa a misure restrittive nei confronti della Siria, in particolare per quanto concerne il congelamento dei beni dei soggetti ivi indicati e le restrizioni all'ammissione previste per le persone che traggono vantaggio dal regime in Siria o lo sostengono; esprime preoccupazione per le violazioni di tale decisione segnalate di recente e rammenta agli Stati membri l'obbligo che incombe loro in virtù del diritto internazionale di assicurare l'arresto e la detenzione delle persone sospettate di atrocità presenti sul loro territorio; esorta gli Stati membri a valutare l'adozione di ulteriori misure mirate nei confronti dei responsabili dei crimini commessi a Ghouta Est;
20. è sconcertato dalla quantità di armi e munizioni prodotte nell'UE e trovate nelle mani di Da'esh in Siria e in Iraq; segnala che la Bulgaria e la Romania non hanno dato efficace applicazione alla posizione comune 2008/944/PESC sulle esportazioni di armi per quanto riguarda i ritrasferimenti non conformi ai certificati di destinazione finale; invita tutti gli Stati membri a rifiutare simili trasferimenti in futuro, segnatamente a destinazione degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita, e invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri, in particolare Bulgaria e Romania, a illustrare quali azioni sono state intraprese al riguardo; invita il SEAE ad affrontare i numerosi casi emersi grazie alla recente relazione di Conflict Armament Research e ad esaminare, in seno al gruppo "Esportazioni di armi convenzionali" (COARM) e nelle apposite sedi, metodi più efficaci per lo svolgimento delle valutazioni dei rischi di diversione, in particolare introducendo l'obbligo di rispettare il settimo criterio della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio nell'ambito della prossima revisione del documento; decide di avviare un'indagine al riguardo;
21. ricorda che qualsiasi misura intesa a contrastare Da'esh e altri gruppi terroristici riconosciuti come tali dall'UNSC deve osservare rigorosamente il diritto internazionale; invita gli Stati membri e i loro alleati, segnatamente gli Stati Uniti, a garantire la trasparenza, la responsabilità e il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nel quadro della loro partecipazione agli sforzi della coalizione internazionale e della loro cooperazione militare con le parti coinvolte nel conflitto;
22. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba in Siria, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria.
- [1] Testi approvati, P8_TA(2017)0227.