PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla minaccia di demolizione di Khan al-Ahmar e di altri villaggi beduini
11.9.2018 - (2018/2849(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Elena Valenciano, Soraya Post, Arne Lietz, Knut Fleckenstein, Pier Antonio Panzeri, Eugen Freund, Linda McAvan a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0384/2018
B8-0387/2018
Risoluzione del Parlamento europeo sulla minaccia di demolizione di Khan al-Ahmar e di altri villaggi beduini
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul conflitto israelo-palestinese,
– vista la dichiarazione rilasciata il 7 settembre 2018 dal vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) Federica Mogherini sugli ultimi sviluppi concernenti la prevista demolizione di Khan al-Ahmar,
– vista la quarta Convenzione di Ginevra del 1949,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il 5 settembre 2018 la Corte suprema israeliana ha respinto le petizioni dei residenti di Khan al-Ahmar, villaggio beduino palestinese situato nell'area C della Cisgiordania occupata, consentendo alle autorità israeliane di procedere all'esecuzione degli ordini di demolizione a danno di detta comunità a partire dal 12 settembre 2018;
B. considerando che Khan al-Ahmar è stato costruito senza permesso di costruzione nel contesto di un regime edilizio estremamente restrittivo imposto da Israele, in veste di potenza occupante, ai residenti palestinesi del settore C della Cisgiordania occupata; che questo regime rende pressoché impossibile la conduzione legale di attività edilizie palestinesi nella regione, a vantaggio dei coloni israeliani;
C. considerando che lo Stato di Israele reputa la ricollocazione della popolazione beduina di Khan al-Ahmar verso il sito designato di Jahalin Ovest (Abu Dis) un diritto, piuttosto che un obbligo, e ha dichiarato per iscritto che ciò offrirà alle famiglie che vi si trasferiscono la prospettiva di sviluppare un secondo sito di ricollocazione a est di Gerico; che le famiglie beduine interessate hanno respinto tale offerta;
D. considerando che il trasferimento forzato della popolazione di Khan al-Ahmar contro la sua volontà costituirebbe una chiara e grave violazione del diritto umanitario internazionale ai sensi della quarta convenzione di Ginevra; che secondo Michael Lynk, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, il trasferimento coatto di una comunità protetta potrebbe costituire un crimine di guerra ai sensi dello Statuto di Roma del 1998;
E. considerando che Khan al-Ahmar si trova nel cosiddetto "corridoio E1" nella Cisgiordania occupata; che il mantenimento dello status quo in questa zona è di importanza cruciale per la fattibilità della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e per l'istituzione, in futuro, di uno Stato palestinese territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma;
F. considerando che nella sua dichiarazione del 7 settembre 2018 il VP/AR Federica Mogherini ha ribadito l'appello dell'UE alle autorità israeliane affinché riconsiderino la loro decisione di demolire Khan al-Ahmar;
G. considerando che il 5 settembre 2018 il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente Nickolay Mladenov ha invitato Israele a porre fine alla demolizione delle proprietà palestinesi e ai suoi sforzi per ricollocare le comunità beduine in Cisgiordania; che ha inoltre messo in guardia contro le demolizioni in quanto minano la prospettiva della soluzione a due Stati e costituiscono una violazione del diritto internazionale;
H. considerando che, oltre a Khan al-Ahmar, diversi altri villaggi beduini vivono nella costante minaccia della demolizione e dell'evacuazione, sia nel Negev sia nell'area C della Cisgiordania occupata, a causa della politica dell'attuale governo israeliano nei confronti di queste comunità;
I. considerando che le attività dell'Autorità israeliana per lo sviluppo e l'insediamento dei beduini nel Negev hanno prodotto alcuni risultati positivi per quanto riguarda le condizioni di vita della popolazione beduina in Israele, ma hanno anche creato controversie e tensioni negli ultimi anni;
J. considerando che la demolizione di Khan al-Ahmar e lo sgombero dei suoi abitanti invierebbero un altro grave messaggio ai cittadini palestinesi di Israele, aggravando una situazione già tesa dopo la recente adozione della legge sullo Stato nazionale da parte della Knesset;
1. protesta con forza contro la prevista demolizione di Khan al-Ahmar; invita il governo israeliano ad astenersi dal demolire il villaggio e dal trasferire con la forza la popolazione in un altro luogo;
2. appoggia la dichiarazione del VP/AR Federica Mogherini in difesa di Khan al-Ahmar e il suo appello alle autorità israeliane; plaude agli sforzi profusi da diversi Stati membri dell'UE per impedire la distruzione di Khan al-Ahmar;
3. sottolinea che la demolizione di Khan al-Ahmar e il trasferimento forzato della sua popolazione costituirebbero una grave violazione del diritto umanitario internazionale, di cui il governo israeliano dovrebbe assumersi la responsabilità conformemente all'ordinamento giuridico internazionale e dinanzi alla comunità internazionale;
4. esorta il VP/AR, qualora si verificassero la demolizione e lo sgombero di Khan al-Ahmar, a chiedere a Israele un risarcimento integrale per la distruzione delle infrastrutture finanziate dall'UE e a effettuare un esame approfondito per valutare se tale azione sia compatibile con l'accordo di associazione UE-Israele e se l'UE debba far scattare l'articolo 2 in esso contenuto;
5. invita il governo israeliano a porre immediatamente fine alla sua politica di minacce di demolizione e sgombero contro le comunità beduine che vivono nel Negev e nell'area C della Cisgiordania occupata, come quelle che vivono a Susiya e in altri villaggi;
6. rammenta a Israele, in veste di potenza occupante, degli obblighi che è tenuto a rispettare, conformemente alla quarta convenzione di Ginevra, nei confronti della popolazione palestinese soggetta alla sua occupazione dal 1967; sottolinea che le violazioni di tali obblighi costituiscono gravi crimini ai sensi del diritto internazionale umanitario;
7. ribadisce il suo forte sostegno alla soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato palestinese indipendente, democratico, contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza lungo i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati, sulla base del diritto all'autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale; condanna qualsiasi decisione o azione unilaterale che possa compromettere le prospettive di tale soluzione;
8. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al rappresentante speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, alla Knesset e al governo di Israele, al Presidente dell'Autorità palestinese e al Consiglio legislativo palestinese.