PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul
22.10.2018 - (2018/2885(RSP))
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento
Victor Boştinaru, Elena Valenciano, Pier Antonio Panzeri a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0498/2018
B8-0498/2018
Risoluzione del Parlamento europeo sull'uccisione del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Arabia Saudita, in particolare quelle dell'11 marzo 2014 sull'Arabia Saudita, le sue relazioni con l'UE e il suo ruolo in Medio Oriente e Nord Africa[1], del 12 febbraio 2015 sul caso di Raif Badawi[2], dell'8 ottobre 2015 sul caso di Ali Mohammed al-Nimr[3], del 31 maggio 2018 sulla situazione dei difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita[4], del 25 febbraio 2016[5] e del 30 novembre 2017[6] sulla situazione umanitaria nello Yemen e del 4 ottobre 2018[7] sulla situazione nello Yemen, che chiedono un embargo a livello di UE sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto internazionale umanitario da parte di tale paese nello Yemen,
– vista la dichiarazione dei ministri degli Esteri del G7, in data 17 ottobre 2018, sulla scomparsa del giornalista saudita Jamal Khashoggi,
– viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, del 9 e 15 ottobre 2018,
– vista la dichiarazione dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet, in data 16 ottobre 2018, in cui si esorta l'Arabia Saudita a rivelare tutto ciò che sa riguardo alla scomparsa di Jamal Khashoggi,
– vista la dichiarazione degli esperti delle Nazioni Unite, in data 9 ottobre 2018, che chiedono un'indagine sulla scomparsa di Jamal Khashoggi a Istanbul,
– vista la relazione del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie, del 18 ottobre 2018,
– vista l'appartenenza dell'Arabia Saudita al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite,
– visti gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani per la libertà di espressione online e offline,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR),
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– vista l'assegnazione del Premio Sacharov per la libertà di pensiero al blogger saudita Raif Badawi nel 2015,
– visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che Jamal Khashoggi, eminente giornalista saudita residente negli Stati Uniti, è entrato nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre 2018 per ottenere alcuni documenti necessari per il suo matrimonio e che da allora non è più stato visto e non si hanno più sue notizie; che in un primo momento l'Arabia Saudita ha negato qualsiasi coinvolgimento nella scomparsa di Jamal Khashoggi, sostenendo che fosse uscito dal consolato da solo poco dopo esservi entrato, ma che diciassette giorni più tardi, a seguito di forti pressioni internazionali, ha dichiarato che era rimasto ucciso in una colluttazione all'interno del consolato; che l'Arabia Saudita non ha fornito prove a sostegno di tale affermazione;
B. considerando che il VP/AR e gli Stati membri non hanno accettato le spiegazioni dell'Arabia Saudita e hanno insistito sulla necessità di procedere con un'indagine completa, credibile e trasparente per far opportunamente luce sulle circostanze dell'uccisione di Jamal Khashoggi e garantire che i responsabili rendano pienamente conto del loro operato;
C. considerando che il governo turco e fonti dei servizi di sicurezza hanno affermato che Jamal Khashoggi è stato torturato, ucciso e smembrato all'interno del consolato e un gruppo composto da 15 uomini sauditi è stato "sicuramente coinvolto"; che funzionari dei servizi di intelligence degli Stati Uniti avrebbero intercettato comunicazioni saudite che rivelavano un complotto inteso a catturarlo;
D. considerando che alcuni dei sospettati per la scomparsa di Jamal Khashoggi sono stati identificati come aventi stretti legami con il Principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman Al Saud, fra cui la sua scorta e un medico legale che occupa una posizione di rilievo presso il ministero degli Interni saudita; che la loro presunta presenza nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre, giorno della scomparsa di Jamal Khashoggi, chiama in causa personalmente il Principe ereditario in relazione alla sua sparizione e al suo possibile omicidio;
E. considerando che le autorità saudite hanno definito tutte le accuse "infondate" e "assolutamente false"; che le immagini delle televisioni a circuito chiuso sono state rimosse dal consolato il 2 ottobre e a tutto il personale turco è stato ordinato di prendere un giorno di riposo; che il console generale dell'Arabia Saudita a Istanbul, Mohammad al-Otaibi, avrebbe lasciato la Turchia il 16 ottobre;
F. considerando che l'aggressione nei confronti di Jamal Khashoggi da parte di agenti sauditi presso il consolato saudita di Istanbul è una flagrante violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963, che all'articolo 55, paragrafo 2, stabilisce che i locali consolari non devono essere utilizzati in maniera incompatibile con l'esercizio delle funzioni consolari; che l'articolo 41 della stessa convenzione stabilisce che l'immunità diplomatica può essere annullata in casi di grave reato, su decisione di un tribunale competente;
G. considerando che tre eminenti esperti dell'ONU, vale a dire Bernard Duhaime, presidente-relatore del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle sparizioni forzate o involontarie, David Kaye, relatore speciale dell'ONU sulla libertà di espressione, e Agnes Callamard, relatore speciale dell'ONU sulle esecuzioni sommarie, hanno chiesto "un'indagine indipendente e internazionale" sul caso Khashoggi;
H. considerando che diversi oratori, sponsor e media partner di alto profilo hanno annullato, in seguito all'indignazione per la scomparsa di Jamal Khashoggi, la loro partecipazione alla conferenza sull'iniziativa futura in materia di investimenti che si terrà entro la fine del 2018 a Riyadh;
I. considerando che numerosi senatori degli Stati Uniti hanno avviato la procedura per chiamare a rispondere delle proprie azioni le persone saudite coinvolte nella scomparsa di Jamal Khashoggi, attraverso l'aggiornamento della legge Magnitsky globale;
J. considerando che l'Arabia Saudita ha arrestato decine di dissidenti, compresi scrittori, giornalisti, attivisti per i diritti delle donne e membri del clero, principalmente con accuse connesse alle loro opinioni espresse pacificamente o alle loro affiliazioni politiche; che le autorità chiedono l'applicazione della pena capitale per alcuni di questi attivisti; che il Principe ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud ha supervisionato una repressione di ampia portata nei confronti di eminenti attivisti, avvocati e difensori di diritti umani, che si è intensificata da quando ha iniziato a consolidare il suo controllo sulle istituzioni di sicurezza del paese;
K. considerando che la strategia di mettere a tacere il dissenso diventa ancor più efficace se, oltre ad attuare una repressione interna, le autorità saudite sono ricompensate con il silenzio dei governi stranieri, la cui accettazione della repressione è evidenziata dal mancato intervento a difesa dei principi da essi affermati;
L. considerando che il sistema politico e sociale saudita rimane antidemocratico e discriminatorio, rende le donne cittadini di seconda classe, non consente la libertà di religione e di credo, discrimina gravemente la nutrita forza lavoro straniera presente nel paese e reprime duramente ogni voce di dissenso;
M. considerando che, nella sua risoluzione del 31 maggio 2018 sulla situazione dei difensori dei diritti delle donne in Arabia Saudita, il Parlamento ha invitato il Consiglio a valutare la possibilità di introdurre misure mirate nei confronti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita e la nomina di un relatore speciale sui diritti umani in Arabia Saudita in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
N. considerando che la libertà di opinione e la libertà di espressione della stampa e dei mezzi di comunicazione, sia online che offline, sono diritti fondamentali di ogni essere umano e costituiscono presupposti e catalizzatori determinanti per la democratizzazione e le riforme, nonché controlli essenziali del potere; che mezzi di comunicazione liberi, diversificati e indipendenti sono indispensabili in ogni società per promuovere e tutelare i diritti umani; che nello svelare abusi di potere, nel far luce sulla corruzione e nel confutare l'opinione corrente, i giornalisti spesso si espongono con il loro lavoro a rischi specifici di intimidazione e violenza;
1. condanna con la massima fermezza la sparizione forzata di Jamal Khashoggi e il suo presunto assassinio sponsorizzato dallo Stato, avvenuto nel consolato dell'Arabia Saudita a Istanbul il 2 ottobre 2018;
2. respinge le spiegazioni fornite sinora dalle autorità saudite in merito al caso, in quanto prive di credibilità; osserva che il fatto che le autorità saudite non abbiano fornito prove dei movimenti di Jamal Khashoggi in entrata e in uscita dal consolato mette in dubbio il loro asserito impegno a svolgere un'indagine autentica ed efficace sul caso;
3. chiede l'avvio immediato di un'indagine internazionale indipendente e imparziale sulla scomparsa e sul possibile assassinio di Jamal Khashoggi e chiede che i responsabili siano identificati e assicurati alla giustizia;
4. chiede al VP/AR di proporre, alla Commissione di elaborare e al Consiglio di adottare un "elenco Khashoggi" di persone saudite soggette a misure mirate, quali il divieto di viaggio e il congelamento dei beni, per il ruolo svolto nella sparizione e nel presunto assassinio di Jamal Khashoggi, nonché per altre gravi violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita; insiste affinché tale elenco includa non solo gli esecutori ma anche gli ideatori e gli istigatori di tale reato;
5. si compiace delle posizioni assunte da alcuni Stati membri, oltre che da attori economici e organizzazioni internazionali tra cui il Fondo monetario internazionale, i quali, in seguito all'indignazione per l'uccisione di Jamal Khashoggi, hanno boicottato la conferenza sull'iniziativa futura in materia di investimenti, che si svolgerà entro la fine del 2018 a Riyadh; insiste affinché la collaborazione futura si basi sul rispetto dei valori universali;
6. sostiene con forza l'iniziativa intesa a creare un regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani nei confronti dei responsabili di violazioni di tali diritti, che sarebbe destinato a colpire singoli individui attraverso il blocco dei visti e il congelamento dei beni; si attende risultati concreti dalla conferenza organizzata dalle autorità dei Paesi Bassi per lanciare l'iniziativa, prevista all'Aia in novembre, e incoraggia gli Stati membri a sostenere pienamente la proposta;
7. teme che la scomparsa di Jamal Khashoggi sia direttamente connessa alle critiche da lui espresse negli ultimi anni riguardo alle politiche dell'Arabia Saudita; ribadisce il suo appello alle autorità saudite affinché si aprano ai diritti fondamentali, compresi il diritto alla vita e il diritto alla libertà di espressione e al dissenso pacifico;
8. condanna la repressione in corso nei confronti di difensori dei diritti umani, compresi i difensori dei diritti delle donne, di giornalisti critici, di membri del clero e di altri attivisti pacifici in Arabia Saudita, che pregiudica la credibilità del processo di riforma nel paese; invita il governo dell'Arabia Saudita a rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i difensori dei diritti umani e gli altri prigionieri di coscienza detenuti e condannati solo per aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione e aver svolto pacificamente il loro lavoro per i diritti umani;
9. esprime grave preoccupazione per i casi analoghi di sparizione forzata che hanno riguardato nel 2018 quattro cittadini del Qatar, Mohsin Al-Korbi, Abdulaziz Abdullah, Nawaf Al- Rasheed e Ahmed Khalid Meqbel; esorta il governo dell'Arabia Saudita a fornire informazioni su dove essi si trovino e a rilasciarli immediatamente;
10. chiede la sospensione immediata dei diritti riconosciuti all'Arabia Saudita in quanto membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, a causa delle gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani che attua all'interno e all'esterno del paese; ribadisce il suo invito all'UE di proporre al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di nominare un relatore speciale sui diritti umani in Arabia Saudita;
11. esorta l'UE e i suoi Stati membri ad assumere una posizione forte in occasione della prossima riunione del Consiglio dei diritti umani a Ginevra, il 5 novembre, quando l'Arabia Saudita presenterà la propria situazione dei diritti umani nell'ambito dell'esame periodico universale;
12. invita le autorità dell'Arabia Saudita a porre fine a ulteriori fustigazioni di Raif Badawi e a procedere al suo rilascio immediato e incondizionato, dal momento che è considerato un prigioniero di coscienza, detenuto e condannato unicamente per aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione; invita l'UE a continuare a sollevare la questione del suo caso in ogni possibile contatto ad alto livello;
13. esorta le autorità saudite a introdurre una moratoria immediata sul ricorso alla pena di morte quale passo verso la sua abolizione; chiede che siano riviste tutte le condanne alla pena capitale per garantire che i processi abbiano rispettato le norme internazionali;
14. invita il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e la Commissione a sostenere attivamente i gruppi della società civile e le persone che difendono i diritti umani in Arabia Saudita, anche organizzando visite nelle carceri, monitorando i processi e rendendo dichiarazioni pubbliche;
15. ribadisce la propria disponibilità a tenere un dialogo costruttivo e critico con l'Arabia Saudita sui diritti umani, le libertà fondamentali e il ruolo del paese nella regione;
16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Servizio europeo per l'azione esterna, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, a Sua Maestà il Re Salman bin Abdulaziz Al Saud e al Principe ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud, al governo del Regno dell'Arabia Saudita e al Segretario generale del Centro per il dialogo nazionale del Regno dell'Arabia Saudita.
- [1] GU C 378 del 9.11.2017, pag. 64.
- [2] GU C 310 del 25.8.2016, pag. 29.
- [3] GU C 349 del 17.10.2017, pag. 34.
- [4] Testi approvati, P8_TA(2018)0232.
- [5] Testi approvati, P8_TA(2016)0066.
- [6] Testi approvati, P8_TA(2017)0473.
- [7] Testi approvati, P8_TA(2018)0383.