Proposta di risoluzione - B8-0199/2019Proposta di risoluzione
B8-0199/2019

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul cambiamento climatico

11.3.2019 - (2019/2582(RSP))

presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 123, paragrafo 2, del regolamento

Kathleen Van Brempt, Jytte Guteland, Miriam Dallia nome del gruppo S&D

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B8-0195/2019

Procedura : 2019/2582(RSP)
Ciclo di vita in Aula
Ciclo del documento :  
B8-0199/2019
Testi presentati :
B8-0199/2019
Discussioni :
Testi approvati :

B8‑0199/2019

Risoluzione del Parlamento europeo sul cambiamento climatico

(2019/2582(RSP))

Il Parlamento europeo,

–  vista la comunicazione della Commissione del 28 novembre 2018 dal titolo "Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra" (COM(2018)0773),

–  visti la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e il relativo protocollo di Kyoto,

–  visti l'accordo di Parigi e la decisione 1/CP.21, nonché la ventunesima conferenza delle Parti (COP21) dell'UNFCCC e l'undicesima conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti del protocollo di Kyoto (CMP11), tenutesi a Parigi (Francia) dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,

–  viste la ventiquattresima conferenza delle Parti (COP24) nell'ambito dell'UNFCCC, la quattordicesima sessione della riunione delle Parti al protocollo di Kyoto (CMP14), nonché la terza parte della prima sessione della conferenza delle Parti che funge da riunione delle Parti dell'accordo di Parigi (CMA1.3) tenutesi a Katowice (Polonia) dal 2 al 14 dicembre 2018,

–  visti l'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite,

–  vista la sua risoluzione del 25 ottobre 2018 sulla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP24) tenutasi a Katowice (Polonia)[1],

–  viste le conclusioni del Consiglio europeo del 22 marzo 2018,

–  viste la relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) dal titolo "Riscaldamento globale di 1,5ºC", la sua quinta relazione di valutazione (AR5) e la relativa relazione di sintesi,

–  vista la nona edizione della relazione sul divario delle emissioni a cura del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), adottata il 27 novembre 2018,

–  visti la proposta di risoluzione della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia,

–  visto l'articolo 123, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che la COP24 a Katowice ha portato all'adozione del corpus di norme di Katowice, che fornisce chiarezza giuridica nell'attuazione dell'accordo di Parigi;

1.  accoglie con favore la pubblicazione della comunicazione della Commissione dal titolo "Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra", che illustra le opportunità e le sfide, per i cittadini e l'economia europei, di una trasformazione verso un'economia a zero emissioni nette di gas a effetto serra (GES), e pone le basi per un ampio dibattito che coinvolge le istituzioni dell'UE, i parlamenti nazionali, il settore imprenditoriale, le organizzazioni non governative, il mondo accademico e altri istituti di ricerca, i sindacati, le regioni, le città e le comunità così come i cittadini; fa proprio l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di GES entro il 2050 ed esorta gli Stati membri a fare altrettanto nel quadro del dibattito sul futuro dell'Europa, in occasione del vertice speciale dell'Unione europea che si terrà a Sibiu nel maggio 2019; invita gli Stati membri a impegnarsi con l'ambizione richiesta al fine di conseguire tale obiettivo;

2.  evidenzia che i cittadini europei sono già confrontati alle conseguenze dirette dei cambiamenti climatici; sottolinea che, secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, tra il 2010 e il 2016, le perdite medie annuali nell'Unione dovute a condizioni meteorologiche e climatiche estreme si sono attestate intorno ai 12,8 miliardi di EUR e che, in mancanza di ulteriori azioni, entro il 2080 i danni climatici nell'Unione potrebbero ammontare ad almeno 190 miliardi di EUR, pari a una perdita netta di benessere equivalente all'1,8 % dell'attuale PIL dell'Unione; evidenzia che, in uno scenario a elevate emissioni, i costi annui delle inondazioni nell'UE potrebbero aumentare fino a raggiungere 1 000 miliardi di EUR entro il 2100, e che le catastrofi dovute alle condizioni meteorologiche potrebbero colpire circa due terzi dei cittadini europei entro il 2100, rispetto al 5 % odierno; sottolinea inoltre che, secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, entro il 2030 il 50 % delle zone popolate nell'Unione risentirà di una grave carenza idrica;

3.  evidenzia che, secondo la relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento di 1,5°C, il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C senza alcuno sforamento o con uno sforamento limitato implica l'azzeramento delle emissioni nette di gas serra a livello globale al più tardi entro il 2067 e la riduzione delle emissioni mondiali di gas serra a un massimo di 27,4 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2eq) all'anno entro il 2030; sottolinea, alla luce di tali risultanze, la necessità che l'Unione, in quanto leader mondiale e per avere una buona possibilità di contenere l'aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 C entro il 2100, si adoperi per conseguire quanto prima, e al più tardi entro il 2050, l'azzeramento delle emissioni nette di gas serra;

4.  esprime preoccupazione per la relazione 2018 sul divario delle emissioni a cura dell'UNEP, secondo la quale gli attuali contributi incondizionati determinati a livello nazionale (NDC) superano di gran lunga il limite dei 2°C previsto dall'accordo di Parigi per il riscaldamento e comporteranno invece a un aumento di temperatura stimato di 3,2°C[2] entro il 2100; sottolinea l'urgente necessità che tutte le Parti nell'ambito dell'UNFCCC diano prova di maggiore ambizione, in materia climatica, entro il 2020;

Soluzioni per una strategia europea di azzeramento delle emissioni entro la metà del secolo

5.  ritiene che l'Europa debba essere d'esempio nel perseguimento della neutralità climatica investendo in soluzioni tecnologiche sostenibili e innovative, coinvolgendo i cittadini e coordinando l'azione in settori chiave quali energia, politica industriale e ricerca, e prevenendo nel contempo la povertà energetica e garantendo l'equità sociale per una transizione giusta, inclusi programmi di riconversione e riqualificazione, che sono la chiave del successo di una transizione verso un'economia a zero emissioni nette di GES entro il 2050 al più tardi;

6.  osserva che la strategia di zero emissioni nette dell'UE presenta otto soluzioni per la trasformazione economica, tecnologica e sociale necessaria affinché l'Unione rispetti l'obiettivo a lungo termine dell'accordo di Parigi relativo alla temperatura; deplora che nella strategia non sia stato considerato alcun percorso che giunga all'azzeramento delle emissioni nette dei GES prima del 2050; rileva che solo due dei percorsi permetterebbero all'Unione di conseguire l'azzeramento delle emissioni nette di GES al più tardi entro il 2050; sottolinea che ciò richiede un'azione rapida e coordinata e un impegno considerevole a livello locale, regionale, nazionale e dell'UE, oltre al coinvolgimento di tutti gli attori non governativi; riconosce che i contributi determinati a livello regionale e locale potrebbero costituire strumenti di rilievo per colmare il divario delle emissioni; ricorda l'obbligo, per gli Stati membri, di adottare strategie nazionali a lungo termine come stabilito nel regolamento sulla governance[3]; invita pertanto gli Stati membri a definire chiari obiettivi a breve e lungo termine e politiche coerenti con gli obiettivi dell'accordo di Parigi nonché a fornire un sostegno per gli investimenti nelle soluzioni a zero emissioni nette;

7.  richiama l'attenzione sul fatto che, secondo le stime della Commissione, il PIL dell'Unione dovrebbe crescere maggiormente nel caso di emissioni zero rispetto ad altre possibilità di riduzione inferiori delle emissioni e che in entrambi i casi gli effetti non sarebbero distribuiti in maniera omogenea nell'Unione a causa delle differenze esistenti tra gli Stati membri, anche in termini di PIL pro capite e di intensità di carbonio del mix energetico; ritiene che l'inazione rappresenterebbe in assoluto l'ipotesi più onerosa e comporterebbe non solo un notevole calo del PIL in Europa, ma anche la crescita delle disparità economiche tra gli Stati membri e le regioni nonché al loro interno, in quanto alcuni di essi risentirebbero più di altri delle conseguenze di una tale inazione;

8.  osserva con preoccupazione che la dipendenza dell'Unione dalle importazioni energetiche si attesta attualmente sul 55 %; sottolinea che, nel caso di zero emissioni nette, tale dipendenza scenderebbe al 20 % entro il 2050, il che si ripercuoterebbe positivamente sulla bilancia commerciale e sulla posizione geopolitica dell'Unione; osserva che il risparmio complessivo sui costi delle importazioni di combustibili fossili tra il 2031 e il 2050 sarebbe dell'ordine di 2 000-3 000 miliardi di EUR, che potrebbero essere spesi per investimenti sostenibili ed equi;

9.  sottolinea che un minore inquinamento atmosferico in caso di zero emissioni nette ridurrebbe di oltre il 40 % i decessi prematuri dovuti al particolato fine; rileva che, nell'ambito di tale ipotesi, i danni alla salute sarebbero ridotti di circa 200 miliardi di EUR l'anno;

10.  osserva che i percorsi proposti nella strategia comportano il ricorso a una serie di tecnologie di assorbimento del carbonio, tra cui le tecniche di cattura e stoccaggio o utilizzo del carbonio e le tecniche di cattura diretta dall'atmosfera, che non trovano a tutt'oggi una diffusione su larga scala; reputa tuttavia che la strategia a zero emissioni nette dell'Unione dovrebbe privilegiare la riduzione diretta delle emissioni e le azioni volte a conservare e potenziare i pozzi naturali di assorbimento e le riserve di carbonio dell'Unione, oltre a puntare sul ricorso a tecnologie di rimozione del carbonio soltanto qualora non siano disponibili possibilità di riduzioni dirette delle emissioni; è del parere che occorrano ulteriori interventi entro il 2030 per evitare che l'Unione si affidi a tecnologie di assorbimento del carbonio che comporterebbero notevoli rischi per gli ecosistemi, la biodiversità e la sicurezza alimentare, come confermato dalla relazione dell'IPCC sul riscaldamento di 1,5°C;

Aspetti sociali del cambiamento climatico e una transizione giusta

11.  si compiace dell'affermazione della Commissione secondo cui è possibile azzerare le emissioni nette senza perdite nette di posti di lavoro, e prende atto con soddisfazione della valutazione dettagliata della transizione per quanto riguarda le industrie ad alta intensità energetica; sottolinea che, se gestita correttamente e prevedendo un adeguato sostegno per le regioni, i settori e i cittadini più vulnerabili, la giusta transizione verso l'azzeramento delle emissioni nette di GES può tradursi in un guadagno netto di posti di lavoro nell'Unione, dal momento che, considerando tutti i comparti economici, i posti di lavoro cresceranno di 2,1 milioni di unità entro il 2050 nell'ipotesi di zero missioni nette, rispetto a una crescita di 1,3 milioni di posti di lavoro nell'ipotesi di una di riduzione delle emissioni dell'80 %; ritiene pertanto che la Commissione debba concepire un nuovo audit delle competenze nell'ambito della panoramica europea delle competenze, con dati regionali sulle competenze necessarie per un'Europa climaticamente neutra, per aiutare le regioni, i settori e le persone più vulnerabili a riqualificarsi e a migliorare le proprie competenze per posti di lavoro di qualità adeguati alle esigenze del futuro nelle stesse regioni;

12.  sottolinea la necessità di un approccio proattivo per garantire una giusta transizione per i cittadini dell'UE e per sostenere le regioni le cui economie dipendono da attività legate a settori o tecnologie di cui si prevede un declino o che dovranno essere trasformati in futuro;

13.  ritiene che la transizione climatica dell'Europa debba essere sostenibile da un punto di vista ecologico, economico e sociale; insiste sul fatto che, per garantire l'accettazione politica di tutti i cittadini, è importante tener conto degli effetti distributivi delle politiche climatiche e di decarbonizzazione, in particolare per le persone con un basso reddito; ritiene pertanto necessario tenere pienamente conto delle incidenze sociali in tutte le strategie climatiche nazionali e dell'Unione, al fine di garantire la trasformazione sociale ed ecologica dell'Europa; evidenzia, a questo proposito, la futura necessità di elaborare strategie su misura, dotate di sufficienti risorse finanziarie, a tutti i livelli, sulla base di processi inclusivi e in stretta collaborazione con le autorità pubbliche, i sindacati, gli istituti di istruzione, le organizzazioni della società civile e il settore privato a livello locale e regionale, onde garantire l'equità sociale e che tutti i cittadini europei beneficino di pari opportunità nel quadro di tale transizione, prevenendo nel contempo ripercussioni sproporzionate sulle persone con un basso reddito;

14.  ricorda che i cittadini europei attualmente a rischio di povertà energetica sono tra i 50 e i 125 milioni[4]; sottolinea che la transizione energetica può colpire in modo sproporzionato le persone con redditi bassi e aumentare ulteriormente la povertà energetica; riconosce che la politica energetica deve comprendere una dimensione sociale e garantire che nessuno sia lasciato indietro; invita gli Stati membri a prendere misure lungimiranti per garantire una transizione energetica giusta e assicurare a tutti i cittadini dell'Unione l'accesso all'energia;

15.  ritiene che i giovani abbiano una coscienza sociale e ambientale sempre più acuta, che ha il potere di trasformare le nostre società nella prospettiva di un futuro resiliente ai cambiamenti climatici, e che l'istruzione dei giovani rappresenti uno degli strumenti più efficaci per combattere i cambiamenti climatici; sottolinea la necessità di coinvolgere attivamente le generazioni più giovani nel creare relazioni internazionali, interculturali e intergenerazionali, che sono alla base del cambiamento culturale che sosterrà gli sforzi globali per un futuro più sostenibile;

16.  plaude al fatto che in tutta Europa le persone siano sempre più attive nel manifestare a favore della giustizia climatica, in particolare attraverso scioperi scolastici; si compiace delle richieste di tali attivisti, che sollecitano un maggiore livello di ambizione, e ritiene che i governi nazionali, regionali e locali nonché l'Unione debbano prestare ascolto a tali appelli;

17.  sottolinea che l'inclusione e la partecipazione dei cittadini europei sono fondamentali per consentire all'Europa di conseguire l'azzeramento delle emissioni nette di GES al più tardi entro il 2050; incoraggia tutti i livelli di governo nazionale, regionale e locale a porre in essere misure concrete che incoraggino e agevolino la partecipazione dei cittadini alla transizione verso la decarbonizzazione della società;

Obiettivi intermedi

18.  riconosce che il decennio 2020-2030 sarà il più importante se l'Unione vuole conseguire l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050; invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere un solido obiettivo a medio termine per il 2030, necessario per garantire al mercato una sufficiente stabilità degli investimenti e sfruttare appieno il potenziale dell'innovazione tecnologica, nonché rafforzare le possibilità per le imprese europee di diventare leader sul mercato mondiale in termini di produzione a basse emissioni;

19.  sottolinea che, per azzerare le emissioni nette di GES entro il 2050 nel modo economicamente più efficiente, occorrerà innalzare il livello di ambizione per il 2030 e allinearlo alle ipotesi di zero emissioni nette per il 2050; ritiene essenziale che l'Unione affermi in modo chiaro, al più tardi in occasione del vertice delle Nazioni Unite sul clima che si terrà a New York nel settembre 2019, di essere pronta a riesaminare il proprio contributo nel quadro dell'accordo di Parigi;

20.  sostiene l'aggiornamento dell'NDC dell'Unione, con un obiettivo di riduzione delle emissioni nazionali di GES del 55 % entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, applicabile all'intera economia; invita pertanto i leader dell'Unione europea ad appoggiare di conseguenza l'innalzamento del livello di ambizione dell'NDC dell'Unione europea in occasione del suo vertice speciale che si terrà a Sibiu nel maggio 2019, in vista del vertice delle Nazioni Unite sul clima del settembre 2019;

21.  ritiene pertanto che, al più tardi in occasione del riesame 2022-2024 del pacchetto sul clima all'orizzonte 2030 e di altre normative pertinenti, la Commissione debba presentare proposte legislative intese a innalzare il livello di ambizione in linea con l'NDC aggiornato e l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette; è del parere che uno scarso livello di ambizione per il 2030 limiterebbe le opzioni future, con il rischio di ridurre la disponibilità di alcune opzioni per una decarbonizzazione efficace sotto il profilo dei costi; reputa che tali riesami siano un passo importante verso il rispetto degli impegni climatici dell'Unione;

22.  ritiene che, per continuare a garantire maggiore stabilità dei mercati, sarà utile altresì per l'Unione definire un ulteriore obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni entro il 2040, in grado di garantire ulteriore stabilità nonché il conseguimento dell'obiettivo a lungo termine per il 2050;

23.  considera necessario riesaminare regolarmente la strategia di azzeramento delle emissioni nette dell'Unione; ritiene che tale riesame debba fondarsi sul bilancio globale quinquennale indicato nell'accordo di Parigi e tenere conto degli sviluppi tecnologici e sociali, nonché del contributo degli attori non statali e del Parlamento europeo;

Contributi settoriali

24.  sottolinea che le emissioni nette dovranno essere pressoché azzerate in tutti i comparti economici, i quali dovrebbero contribuire, senza eccezioni, agli sforzi congiunti di riduzione delle emissioni; invita pertanto la Commissione a elaborare soluzioni per la neutralità climatica di tutti i settori; insiste sull'importanza, a tale proposito, del principio "chi inquina paga";

25.  insiste altresì sull'importanza delle diverse misure e atti normativi sul clima introdotti in diversi ambiti di intervento, ma mette in guardia dal fatto che un approccio frammentato potrebbe comportare incongruenze e impedire all'UE di conseguire un'economia a zero emissioni nette di GES entro il 2050; ritiene che un approccio globale sotto forma di legislazione dell'UE in materia di clima sia necessario e chiede alla Commissione di esaminare la questione senza indugio;

26.  richiama l'attenzione sull'impatto che la riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) ha avuto sui prezzi delle quote di emissione dell'Unione e plaude al fatto che la fiducia nel sistema sia in aumento;

27.  prende atto del ruolo attribuito alla cattura e allo stoccaggio del carbonio (CCS) nella maggior parte delle ipotesi a 1,5°C dalla relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento globale di 1,5°C; ritiene necessario un maggiore ricorso, nei processi industriali, a sistemi ecologici di cattura e utilizzo del carbonio (CCU) e CCS, che garantiscano una riduzione netta delle emissioni evitando le emissioni o mediante lo stoccaggio permanente di CO2;constata con preoccupazione che, al momento, molte tecnologie CCU non consentono una riduzione permanente delle emissioni, invita pertanto la Commissione a elaborare criteri tecnici che garantiscano il sostegno soltanto alle tecnologie che producono risultati verificabili;

Politica energetica

28.  ricorda che l'Unione è riuscita a scindere con successo le emissioni di GES e la crescita economica negli ultimi decenni nonché a ridurre le emissioni, in particolare attraverso l'efficienza energetica e la diffusione delle energie rinnovabili;

29.  ritiene che la leadership dell'UE in materia di energie rinnovabili ed efficienza energetica dimostri ad altre parti del mondo che la transizione verso un'energia pulita è possibile e vantaggiosa, al di là della lotta al cambiamento climatico;

30.  richiama l'attenzione sul fatto che il conseguimento di un'economia a zero emissioni nette di GES richiederà ingenti investimenti aggiuntivi nel sistema energetico dell'UE e nella relativa infrastruttura, rispetto al livello di base attuale, per un importo annuo che potrebbe oscillare tra i 175 e 290 miliardi di EUR;

31.  insiste sull'importanza di adottare un approccio intersettoriale integrato, al fine di agevolare gli sforzi di decarbonizzazione in tutto il sistema energetico e in altri settori connessi e di beneficiare di una maggiore efficienza; riconosce che l'integrazione del sistema energetico può garantire una maggiore flessibilità, una migliore efficienza del sistema, un maggiore ricorso alle energie rinnovabili da parte di tutti i vettori energetici e, in ultima analisi, una transizione energetica efficace in termini di costi;

32.  sottolinea il ruolo centrale delle fonti energetiche rinnovabili nella transizione verso un'economia a zero emissioni nette di GES, poiché l'energia è attualmente responsabile del 75 % delle emissioni di GES europee;

33.  chiede l'introduzione di un sistema energetico ad alta efficienza e basato su fonti di energia rinnovabile e invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie a tale proposito, poiché ciò avrà ricadute su tutti i settori economici; sottolinea che tutti i percorsi implicano una piena decarbonizzazione del settore energetico entro il 2050, una drastica riduzione dei combustibili fossili e un forte aumento delle energie rinnovabili;

34.  evidenzia il contributo dell'efficienza energetica alla sicurezza dell'approvvigionamento, alla competitività economica, alla protezione dell'ambiente, alla riduzione delle bollette energetiche e al miglioramento della qualità delle abitazioni; conferma l'importante ruolo dell'efficienza energetica nel creare opportunità commerciali e occupazione, come pure i vantaggi che essa comporta a livello globale e regionale; ricorda, al riguardo, l'introduzione del principio dell'efficienza energetica al primo posto nell'ambito del regolamento sulla governance, e che la sua applicazione dovrebbe essere sfruttata appieno lungo l'intera catena energetica e considerata come base per qualsiasi soluzione per la realizzazione dell'azzeramento delle emissioni nette per il 2050;

35.  insiste sulla necessità di garantire un'ulteriore integrazione del mercato europeo dell'energia, al fine di decarbonizzare il settore energetico nel modo più efficace possibile, agevolare gli investimenti nei settori in cui è possibile produrre la maggior parte delle energie rinnovabili e incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, al fine di accelerare la transizione energetica verso un'economia sostenibile e neutra in termini di emissioni di carbonio, riducendo nel contempo la povertà energetica; considera indispensabile accrescere il grado di interconnettività tra gli Stati membri, anche promuovendo un maggior numero di regimi di sostegno transfrontalieri;

36.  rileva che il settore edilizio dell'UE rappresenta attualmente il 40 % del consumo finale di energia in Europa e il 36 % delle emissioni di CO2[5]; chiede di sfruttarne le possibilità di risparmio energetico e di ridurne l'impronta di carbonio, coerentemente con l'obiettivo della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia[6] di conseguire, entro il 2050, un parco immobiliare a elevata efficienza energetica e decarbonizzato; insiste sul fatto che garantire una maggiore efficienza del consumo energetico dell'edilizia presenta grandi potenzialità di riduzione ulteriore delle emissioni di GES dell'Europa; ritiene inoltre che la realizzazione di edifici a basso consumo energetico, totalmente alimentati da energie rinnovabili, sia una condizione imprescindibile per l'accordo di Parigi e un'agenda dell'UE per la crescita, posti di lavoro locali e migliori condizioni di vita per i cittadini di tutta Europa;

37.  invita tutti i livelli di governo, siano essi nazionali, regionali o locali, a porre in essere misure che incoraggino la partecipazione dei cittadini alla transizione energetica e promuovano lo scambio delle migliori prassi;

Politica industriale

38.  ritiene che la prosperità economica, la competitività industriale globale e un'azione ambiziosa in materia di clima si rafforzino reciprocamente;

39.  ribadisce che la transizione verso un'economia a zero emissioni nette di GES presenta sfide e opportunità per l'UE e che occorreranno investimenti nell'innovazione industriale, incluse le tecnologie digitali, e nelle tecnologie pulite per stimolare una crescita sostenibile, rafforzare la competitività a livello globale, promuovere le competenze future e creare milioni di posti di lavoro di alta qualità, per esempio nell'ambito di un'economia circolare e una bioeconomia in espansione e di trasporti a zero emissioni;

40.  evidenzia il ruolo delle industrie ad alta intensità energetica nel conseguire riduzioni a lungo termine di GES nell'UE; ritiene che, per mantenere la leadership industriale dell'Unione a basse emissioni di carbonio e la produzione industriale dell'Unione, salvaguardare la competitività delle industrie europee e prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, siano necessari quadri strategici intelligenti e mirati; invita la Commissione a presentare una nuova strategia industriale integrata dell'Unione in materia di clima, per le industrie ad alta intensità energetica, a sostegno di una transizione competitiva verso un'industria pesante a zero emissioni nette;

41.  invita la Commissione a mettere a punto una strategia industriale comprendente misure che consentano all'industria europea di competere a livello mondiale in condizioni di parità; ritiene che, nell'ambito di tale strategia, la Commissione debba esaminare l'efficacia e la compatibilità con le regole dell'OMC di misure supplementari, volte a tutelare dalle importazioni di prodotti le industrie a rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, e che dovrebbero sostituire, modificare o integrare le eventuali misure esistenti in materia di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio;

42.  pone l'accento sulla necessità di affrontare su scala molto più ampia le emissioni dei processi industriali; rileva che, secondo la relazione speciale dell'IPCC sul riscaldamento di 1,5°C, nel 2050 le emissioni di CO2 dell'industria devono essere inferiori del 65-90 % rispetto al 2010 e che tali riduzioni possono essere conseguite solo combinando tecnologie nuove ed esistenti, incluse le tecnologie CCU e CCS;

43.  ricorda che, rappresentando la prima grande economia che punta alla neutralità climatica, le imprese europee saranno in grado di sfruttare il vantaggio da pioniere sui mercati internazionali per diventare leader mondiali nella produzione sostenibile ed efficiente nell'uso delle risorse; sottolinea che un'azione tardiva o insufficiente per giungere all'azzeramento delle emissioni nette di GES entro il 2050 comporterà costi ingiustificabili dal punto di vista ecologico, economico e sociale e ostacolerà pesantemente la competitività futura del settore industriale europeo;

44.  ritiene inoltre che l'UE debba istituire forti catene del valore per i prodotti e le tecnologie innovative a basse emissioni di carbonio;

Contributi di altri settori

45.  rileva che la strategia conferma che le emissioni di GES del settore dei trasporti continuano a crescere e che le politiche attuali non saranno sufficienti a decarbonizzare tale settore entro il 2050; sottolinea l'importanza di garantire un trasferimento modale dal trasporto aereo a quello ferroviario e verso i trasporti pubblici e la mobilità condivisa; osserva che i trasporti su strada contribuiscono a circa un quinto delle emissioni totali dell'UE di anidride carbonica; invita pertanto gli Stati membri e la Commissione ad adottare misure incisive per consentire ai consumatori di tutti gli Stati membri di accedere ai veicoli a zero e a basse emissioni, evitando nel contempo una maggiore diffusione dei veicoli vecchi e altamente inquinanti negli Stati membri a basso reddito; sottolinea inoltre il ruolo delle tecnologie intelligenti, quali le infrastrutture di ricarica intelligente, per creare sinergie tra l'elettrificazione dei trasporti e la diffusione di fonti energetiche rinnovabili;

46.  sottolinea che, per conseguire la neutralità climatica per l'economia dell'UE nel suo complesso, si impone il contributo di tutti i settori, compresi il trasporto aereo e marittimo; osserva che, dall'analisi della Commissione, emerge che gli attuali obiettivi e provvedimenti globali previsti dall'Organizzazione marittima internazionale (IMO) e dall'Organizzazione per l'aviazione civile internazionale (ICAO), anche se pienamente attuati, non permettono comunque di conseguire le necessarie riduzioni delle emissioni, e che occorrono ulteriori interventi significativi, coerenti con l'obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di tutti i settori dell'economia; sottolinea la necessità di investimenti nelle tecnologie e nei combustibili a zero e basse emissioni di carbonio in tali settori; invita la Commissione ad attuare il principio "chi inquina paga" in tali settori, in particolare per quanto riguarda la tassazione del cherosene e i prezzi dei biglietti aerei; ricorda che si prevede un aumento del 250 % delle emissioni di GES del trasporto marittimo internazionale entro il 2050; plaude al fatto che il settore del trasporto marittimo internazionale si sia dato un obiettivo assoluto di riduzione delle emissioni di GES; constata con preoccupazione la mancanza di progressi nel tradurre tale obiettivo in misure a breve e medio termine e in altre azioni concrete;

47.  osserva che circa il 60 % del metano a livello mondiale è emesso da fonti quali l'agricoltura, le discariche e le acque reflue, nonché dalla produzione e dal trasporto di combustibili fossili tramite condotte; ricorda che il metano è un potente GES con un potenziale di riscaldamento nell'arco di cento anni 28 volte superiore a quello della CO2[7] e che la riduzione delle emissioni di metano può svolgere un ruolo importante nella riduzione delle concentrazioni di ozono a livello del suolo e dei loro effetti negativi sulla qualità dell'aria e sulla salute umana; accoglie con favore l'intenzione della Commissione di ridurre le emissioni di metano nei settori interessati, il che potrebbe comportare un'ulteriore riduzione delle concentrazioni di ozono nell'UE, e di promuovere riduzioni di metano a livello internazionale;

48.  invita nuovamente la Commissione a esaminare quanto prima opzioni politiche volte ad affrontare rapidamente le emissioni di metano, nel quadro di un piano strategico dell'Unione per il metano, e a presentare, a tal fine, proposte legislative al Parlamento e al Consiglio; sottolinea che, nel 2050, l'agricoltura sarà una delle principali fonti di emissioni di GES rimaste nell'UE, in particolare a causa delle emissioni di metano e protossido di azoto;sottolinea la potenziale capacità del settore agricolo di affrontare le sfide dei cambiamenti climatici, ad esempio grazie alle innovazioni ecologiche e tecnologiche, nonché alla cattura del carbonio nel suolo;

49.  chiede l'adozione di una politica agricola comune, che contribuisca a ridurre le emissioni di GES in linea con il passaggio a un'economia climaticamente neutra; invita la Commissione a garantire che le politiche agricole, in particolare i fondi nazionali e dell'UE, siano in linea con gli obiettivi e le finalità dell'accordo di Parigi;

50.  ritiene che la strategia a lungo termine non presti adeguata attenzione ai settori della produzione primaria dell'economia e che i settori forestale e agricolo e le loro rispettive comunità affrontino un rischio sproporzionatamente più elevato di ripercussioni negative dei cambiamenti climatici; raccomanda che la strategia fornisca una chiara indicazione del percorso che tali settori devono intraprendere per aumentare la loro resilienza, migliorare la prevenzione dei rischi e sostenere gli ecosistemi e i loro servizi, da cui dipende l'economia;

51.  sottolinea l'importanza di razionalizzare i modelli agricoli che sostengono i sistemi agricoli resilienti alle condizioni climatiche estreme e alle infestazioni parassitarie e che migliorano il sequestro del carbonio nei suoli, la ritenzione idrica e l'agrobiodiversità;

52.  evidenzia il fatto che il carbonio stoccato nel suolo supera quello presente nella biosfera e nell'atmosfera messe insieme; sottolinea pertanto l'importanza di arrestare il degrado del suolo nell'UE e di garantire un'azione comune dell'Unione per preservare e migliorare la qualità dei suoli e la loro capacità di assorbire il carbonio;

53.  deplora che la possibilità di rafforzare l'azione dell'UE in merito ai gas fluorurati a effetto serra non sia stata ripresa nella strategia della Commissione; sottolinea che la prevenzione del commercio illegale di idrofluorocarburi (HFC) attraverso l'adozione di un sistema di concessione di licenze per gli HFC, il divieto di utilizzo degli HFC nei settori in cui non sono più necessari, l'assegnazione di contingenti di HFC tramite un sistema di aste e la piena attuazione del regolamento sui gas fluorurati[8] attraverso il divieto di tutti gli utilizzi inutili di esafluoruro di zolfo (SF6) rappresentano chiare opportunità di aiutare l'UE a rispettare gli obiettivi assunti nel quadro dell'accordo di Parigi;

54.  sottolinea la necessità di integrare l'ambizione climatica in tutte le politiche dell'UE, compresa la politica commerciale; esorta la Commissione a garantire che tutti gli accordi commerciali firmati dall'UE siano pienamente compatibili con l'accordo di Parigi, dal momento che ciò non solo migliorerebbe l'azione globale contro il cambiamento climatico, ma garantisce altresì condizioni di parità per i settori interessati;

Massimizzare il potenziale climatico delle foreste nel contesto di una bioeconomia sostenibile

55.  sostiene una gestione attiva e sostenibile delle foreste a livello nazionale, unitamente a strumenti concreti volti a incentivare una bioeconomia dell'UE efficiente e sostenibile, tenuto conto della notevole misura in cui le foreste possono contribuire a intensificare gli sforzi europei a favore del clima (attraverso la cattura, lo stoccaggio e la sostituzione) e a raggiungere l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni entro il 2050; riconosce la necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici e di arrestare la perdita di biodiversità e il degrado dei servizi ecosistemici nell'UE entro il 2020, nonché la necessità di elaborare politiche basate su dati concreti, che contribuiscano ad attuare e a finanziare le misure di conservazione della biodiversità nell'UE;

56.  sottolinea la necessità di rendere la gestione sostenibile delle foreste più competitiva sotto il profilo commerciale e di sostenere misure pratiche con effetti significativi in termini di stoccaggio e sequestro, ad esempio l'utilizzo del legname come materiale da costruzione sia nelle città che nelle zone rurali, come sostituto dei combustibili fossili e come strumento per una migliore ritenzione idrica;

57.  riconosce le potenzialità significative ma, in ultima analisi, limitate degli interventi di rimboschimento in Europa; ritiene pertanto che le iniziative di rimboschimento debbano essere integrate da iniziative concrete e incentivi volti a rafforzare il potenziale di sequestro, garantendo e rafforzando nel contempo la salute delle superfici forestali esistenti, a vantaggio del clima, della bioeconomia sostenibile e della biodiversità; sostiene pertanto il rimboschimento dei terreni agricoli abbandonati e a produttività marginale, l'agrosilvicoltura e la riduzione al minimo della conversione delle zone forestali in terreni ad uso diverso;

58.  rileva che l'azione e le politiche dell'UE incidono anche sui pozzi naturali, sui terreni agricoli e sulle foreste al di fuori dell'Europa e che la strategia dell'UE di azzeramento delle emissioni nette dovrebbe garantire che gli interventi dell'Unione non abbiano ricadute climatiche deleterie nei paesi terzi; invita, a tale riguardo, la Commissione e gli Stati membri a sostenere solide norme internazionali nel quadro del regolamento di Parigi, in particolare in relazione all'articolo 6 dell'accordo di Parigi, onde evitare scappatoie contabili nonché il doppio computo delle misure di rimboschimento che rischiano di diluire gli sforzi globali in materia di clima;

59.  sottolinea la necessità di massimizzare la protezione e il ripristino delle zone umide come assorbimento naturale del carbonio;

60.  sottolinea il ruolo dei prodotti legnosi con lunghi cicli di vita e il loro ruolo nelle attività legate all'uso del suolo, ai cambiamenti di uso del suolo e alla silvicoltura (LULUCF) fino al 2030; sottolinea che il futuro quadro dovrebbe prendere in considerazione il contributo di tali prodotti, compresi quelli provenienti dalle categorie di terreni agricoli, e non solo dai terreni forestali gestiti e dai terreni imboschiti;

Ricerca e innovazione

61.  sottolinea la necessità di sviluppare un'agenda europea strategica in materia di ricerca e innovazione, incentrata su come conseguire un'economi a zero emissioni nette di GES, e che i programmi di ricerca e innovazione nazionali e dell'Unione sono fondamentali per sostenere l'Unione europea nel suo ruolo guida nella lotta ai cambiamenti climatici;

62.  ritiene che la dimensione climatica dovrebbe essere integrata in modo adeguato nella preparazione e nell'attuazione dei programmi di ricerca e innovazione;

63.  ritiene che saranno necessari sforzi sostanziali in materia di ricerca e innovazione nei prossimi vent'anni per mettere a disposizione di tutti soluzioni a basse e zero emissioni, rendendole socialmente ed economicamente sostenibili, e proporre nuove soluzioni per conseguire un'economia a zero emissioni nette di GES;

64.  sottolinea la sua posizione secondo la quale Orizzonte Europa deve contribuire, con una quota minima del 35 % delle sue spese, al sostegno degli obiettivi climatici, se del caso e nell'ambito dell'obiettivo generale dell'Unione di integrare gli interventi a favore del clima;

Finanziamento

65.  chiede la rapida attuazione del Fondo per l'innovazione del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (UE ETS) e l'avvio del primo invito a presentare proposte nel 2019, onde stimolare gli investimenti nella dimostrazione di tecnologie industriali innovative a basse emissioni di carbonio in un'ampia gamma di settori, non solo per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, ma anche per il teleriscaldamento e i processi industriali; chiede che il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e i relativi programmi siano pienamente coerenti con l'accordo di Parigi;

66.  ritiene che, per consentire all'Unione di raggiungere l'azzeramento delle emissioni nette al più tardi entro il 2050, sia necessario mobilitare ingenti investimenti privati; è del parere che ciò richiederà una pianificazione a lungo termine e una regolamentazione stabile e prevedibile per gli investitori e implicherà, di conseguenza, la necessità che la futura legislazione dell'UE ne tenga conto; insiste, pertanto, sulla necessità di privilegiare l'attuazione del piano d’azione sulla finanza sostenibile approvato nel marzo 2018, tra cui una calibrazione dei requisiti patrimoniali delle banche e un trattamento prudenziale degli attivi ad alto tenore di carbonio, norme prudenziali per le compagnie di assicurazione e un aggiornamento dei doveri degli investitori istituzionali e dei gestori di patrimoni;

67.  ritiene che, prima di essere adottato, il QFP 2021-2027 dovrebbe essere valutato alla luce dell'obiettivo di raggiungere un'economia climaticamente neutra entro il 2050, e che occorra concepire un test standard per garantire la conformità agli obiettivi climatici delle spese a titolo del bilancio dell'Unione;

68.  deplora che le sovvenzioni a favore dei combustibili fossili continuino a crescere e ammontino a circa 55 miliardi di EUR l'anno; invita l'UE e gli Stati membri[9] a procedere immediatamente alla soppressione graduale di tutte le sovvenzioni europee e nazionali a favore dei combustibili fossili;

69.  sottolinea l'importanza di creare un Fondo per una transizione equa, soprattutto per le regioni più colpite dalla decarbonizzazione, come le regioni carbonifere, associata a una considerazione generale degli impatti sociali degli attuali finanziamenti per il clima; sottolinea, a tale riguardo, la necessità di un'ampia accettazione da parte dell'opinione pubblica della strategia a lungo termine, viste le trasformazioni che sono necessarie in alcuni settori;

Il ruolo dei consumatori e dell'economia circolare

70.  pone in evidenza l'impatto significativo del cambiamento di mentalità nella riduzione delle emissioni di GES, anche nell'intero sistema alimentare e nel settore dei trasporti, in particolare in quello dell'aviazione; invita la Commissione a valutare quanto prima possibili opzioni politiche, anche in materia di imposizione ambientale, al fine di incoraggiare il cambiamento delle mentalità; sottolinea l'importanza di iniziative dal basso verso l'alto, come il Patto dei sindaci, nella promozione del cambiamento dei comportamenti;

71.  rileva che, in base alle statistiche dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), il consumo totale pro capite di carne e prodotti animali nell'UE-28 è diminuito dagli anni '90 e che il sostegno a tale tendenza in corso, associato a misure tecniche di attenuazione dal lato dell'offerta, potrebbe ridurre in maniera significativa le emissioni derivanti dalla produzione agricola;

72.  sottolinea l'importanza che l'Unione riesca a sostituire non solo l'energia ma anche i prodotti/materiali, vale a dire sostituire quelli basati sui combustibili fossili o la cui produzione genera elevate emissioni, con prodotti basati sulle risorse rinnovabili;

73.  sottolinea che una parte molto consistente dell'utilizzo di energia e pertanto delle emissioni di GES è direttamente legata all'acquisizione, alla lavorazione, al trasporto, alla conversione, all'impiego e allo smaltimento delle risorse; insiste sulla possibilità di realizzare risparmi molto significativi in ogni fase della catena di gestione delle risorse; evidenzia di conseguenza il fatto che incrementare la produttività delle risorse grazie a una maggiore efficienza e alla riduzione dello spreco di risorse attraverso misure quali il riutilizzo, il riciclaggio e la rigenerazione può ridurre sensibilmente sia il consumo di risorse che le emissioni di GES, migliorando nel contempo la competitività e creando opportunità di business e posti di lavoro; evidenzia l'efficienza delle misure a favore dell'economia circolare in termini di costi; sottolinea il fatto che il miglioramento dell'efficienza delle risorse e degli approcci all'economia circolare, nonché la progettazione circolare dei prodotti, contribuiranno a un cambiamento dei modelli di produzione e di consumo e a ridurre la quantità di rifiuti;

74.  sottolinea l'importanza di una politica dei prodotti, ad esempio gli appalti pubblici verdi e la progettazione ecocompatibile; sottolinea che la direttiva sulla progettazione ecocompatibile[10] ha contribuito in maniera significativa al conseguimento degli obiettivi climatici dell'UE, grazie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di 320 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all'anno e che si stima che, grazie alla direttiva, entro il 2020 i consumatori dell'UE risparmieranno complessivamente fino a 112 miliardi di EUR o circa 490 EUR all'anno per nucleo familiare; sottolinea la necessità di stabilire requisiti sull'economia circolare nell'ambito delle norme dell'UE in materia di progettazione ecocompatibile e di espandere l'attuale metodologia di progettazione ecocompatibile ad altre categorie di prodotti, oltre ai prodotti connessi all'energia;

L'UE e l'azione globale per il clima

75.  sottolinea l'importanza di maggiori iniziative e di un dialogo costante nei pertinenti consessi internazionali, nonché di un'efficace diplomazia climatica, allo scopo di promuovere analoghe decisioni di intervento che rafforzino le ambizioni climatiche in altre regioni e nei paesi terzi; invita l'UE ad aumentare i propri finanziamenti per il clima e ad adoperarsi attivamente per incoraggiare gli Stati membri ad aumentare i loro aiuti di finanziamento per il clima (aiuti allo sviluppo piuttosto che prestiti) ai paesi terzi, che dovrebbero aggiungersi all'assistenza allo sviluppo dei paesi d'oltremare e non dovrebbero essere conteggiati due volte, sia come aiuti allo sviluppo che come aiuti di finanziamento per il clima;

76.  si rammarica del fatto che molte altre importanti economie non stiano ancora lavorando a strategie per il 2050; chiede pertanto al Consiglio e alla Commissione di aumentare la diplomazia climatica e di adottare altre misure adeguate per incoraggiare altre importanti economie, al fine di conseguire insieme gli obiettivi a lungo termine dell'accordo di Parigi;

77.  sottolinea l'importanza di una forte diplomazia e leadership dell'UE in materia di clima ed energia, per rafforzare la cooperazione globale e multilaterale e l'ambizione nella lotta ai cambiamenti climatici e per uno sviluppo sostenibile; invita la Commissione e gli Stati membri a sostenere quadri e azioni comuni nell'ambito dei forum delle Nazioni Unite;

78.  sottolinea che il vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del settembre 2019 sarebbe l'occasione ideale per i leader per annunciare un maggiore livello di ambizione per quanto riguarda i contributi stabiliti a livello nazionale (NDC); ritiene che l'Unione europea debba adottare una posizione sull'aggiornamento dei suoi NDC con largo anticipo, al fine di arrivare al vertice ben preparata e in stretta cooperazione con una coalizione internazionale di parti a sostegno di ambizioni climatiche rafforzate;

79.  sottolinea i vantaggi di una maggiore interoperabilità tra gli strumenti politici dell'UE e quelli equivalenti dei paesi terzi, in particolare i meccanismi di fissazione del prezzo del carbonio; invita la Commissione a continuare ad intensificare la cooperazione e il sostegno allo sviluppo di meccanismi di fissazione del prezzo del carbonio al di fuori dell'Europa, al fine di perseguire maggiori riduzioni delle emissioni e migliorare le condizioni di parità in tutto il mondo; sottolinea l'importanza di istituire garanzie in materia di ambiente onde assicurare una reale e ulteriore riduzione dei GES; invita pertanto la Commissione sostenere solide norme internazionali in relazione all'articolo 6 dell'accordo di Parigi, onde evitare scappatoie contabili nonché il doppio computo delle riduzioni delle emissioni;

°

°  °

80.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo 2019
Note legali - Informativa sulla privacy