PROPOSTA DI RISOLUZIONE sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze
21.10.2019 - (2019/2886(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Anna Fotyga, Adam Bielan, Zdzisław Krasnodębski, Assita Kanko, Witold Jan Waszczykowski, Ryszard Czarnecki, Jadwiga Wiśniewska, Ruža Tomašić
a nome del gruppo ECR
B9-0133/2019
Risoluzione del Parlamento europeo sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla situazione in Siria,
– vista la sua risoluzione del 13 marzo 2019 sulla relazione 2018 della Commissione sulla Turchia[1],
– vista la strategia dell'UE relativa alla Siria, adottata dal Consiglio il 3 aprile 2017,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Siria,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Daesh,
– viste le conclusioni del Consiglio del 14 ottobre 2019 sul nord-est della Siria,
– vista la dichiarazione rilasciata il 14 ottobre 2019 dal Segretario generale della NATO,
– vista la dichiarazione rilasciata il 9 ottobre 2019 dalla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), a nome dell'Unione europea, sui recenti sviluppi nel nord-est della Siria,
– visto il comunicato rilasciato il 12 ottobre 2019 dalla Lega Araba sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,
– visti la Convenzione di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,
– visti la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989 e il relativo protocollo opzionale del 2000 sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati,
– vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di tutte le forme d'intolleranza e di discriminazione fondate sulla religione o sul credo del 1981,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sulla proibizione dello sviluppo, produzione, immagazzinaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sul divieto d'impiego, di stoccaggio, di produzione e di trasferimento delle mine antipersona e sulla loro distruzione,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 9 dicembre 1948,
– visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (CPI),
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il 6 ottobre 2019 il governo degli Stati Uniti ha annunciato il ritiro delle le forze statunitensi dalle zone siriane confinanti con la Turchia per lasciare spazio a un'operazione delle forze turche pianificata da tempo; che il costo del coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria ammonta a oltre 50 miliardi di USD, superando di gran lunga l'importo del sostegno europeo; che la maggior parte dei 1 000 soldati statunitensi stazionati in Siria si trovano nella parte settentrionale del paese;
B. considerando che, a seguito delle precedenti operazioni denominate "Scudo dell'Eufrate" e "Ramoscello d'ulivo", il 9 ottobre 2019 il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato l'inizio dell'operazione "Fonte di pace" da parte dell'esercito turco e delle fazioni ribelli siriane alleate al fine di, secondo quanto dichiarato, prevenire la creazione di un corridoio del terrore lungo il confine meridionale del paese e di portare la pace nella regione; che, a quanto riferito, vi sono preoccupazioni legate alle fazioni ribelli siriane che comprendono gruppi estremisti, mentre l'intervento turco ha luogo senza un mandato dell'ONU;
C. considerando che la Turchia minaccia da tempo di avviare un'operazione in territorio detenuto dalle Forze democratiche siriane (SDF) al fine di creare una zona di sicurezza larga 32 km ed estesa per 480 km lungo il lato siriano del confine e di respingere i membri delle Unità di difesa del popolo curdo (YPG), che la Turchia considera come un'estensione del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) , un'organizzazione terroristica dichiarata illegale dalla Turchia, dall'UE e dagli Stati Uniti; che il PKK ha compiuto centinaia di attacchi e atti ostili nei confronti della Turchia nel corso degli ultimi due anni;
D. considerando che, sebbene le Forze democratiche siriane fossero determinate a difendere il loro territorio ad ogni costo, le forze turche sono riuscite a conquistare aree scarsamente popolate, per lo più arabe, tra le città di Tal Abyad e Ras al-Ain; che gli attacchi aerei e di artiglieria turchi hanno interessato una zona molto più ampia, comprese città e villaggi prevalentemente curdi a ovest e a est;
E. considerando che il 13 ottobre i funzionari statunitensi hanno deciso di iniziare il ritiro di tutte le truppe statunitensi presenti nella Siria settentrionale, spingendo le Forze democratiche siriane a concludere un accordo con il regime siriano che prevede l'ingresso dell'esercito siriano nella zona, il suo dispiegamento lungo la frontiera turco-siriana e il respingimento degli attacchi della Turchia;
F. considerando che, in base a quanto riferito, l'accordo tra gli Stati Uniti e la Turchia è stato violato, poche ore dopo la sua conclusione, dai continui bombardamenti dell'artiglieria turca contro Ras al-Ain, dove si sono verificate gravi violenze in seguito al ritiro delle truppe statunitensi da tale zona;
G. considerando che, in base a quanto riferito, il 18 ottobre gli ispettori delle Nazioni Unite per le armi chimiche hanno annunciato la loro intenzione di raccogliere informazioni sulle accuse di utilizzo di fosforo bianco da parte delle forze turche contro i civili, compresi i bambini; che la Turchia ha respinto tali accuse;
H. considerando che nel tentativo di scongiurare un'offensiva turca in Siria, nell'agosto 2019 gli Stati Uniti e l'esercito turco hanno concordato l'istituzione di un meccanismo di sicurezza sul versante siriano del confine, una zona in cui non sarà autorizzata la presenza di combattenti delle YPG;
I. considerando che la Turchia spera di reinsediare fino a 2 milioni dei 3,6 milioni di profughi siriani che ospita da otto anni nella "zona di sicurezza" creata dall'operazione militare in corso; che la Turchia ha fornito un'assistenza adeguata e un riparo sicuro ai profughi siriani che ospita;
J. considerando che oltre 160 000 persone sono fuggite dalle zone interessate dalle recenti operazioni militari turche e che più di 500 000 potrebbero essere costrette a fuggire; che la maggior parte dei civili sfollati proviene dalle città di Ras al Ain e Tal Abyad, gli obiettivi iniziali dell'intervento turco;
K. considerando che, secondo le segnalazioni, durante i sanguinosi attacchi nella Siria nordorientale sono state compiute esecuzioni di prigionieri curdi e sono stati uccisi molti civili disarmati, tra cui Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito Futuro siriano, nonché giornalisti e membri delle Forze democratiche siriane; che vi sono stati morti e feriti anche tra i turchi;
L. considerando che la Turchia fornisce uno dei contributi più importanti alla NATO in termini di truppe, attrezzature e intelligence; che l'appartenenza alla NATO richiede il rispetto di tutte le norme e i trattati internazionali nonché l'osservanza degli obblighi di cui all'articolo 2 del trattato NATO;
M. considerando che diversi Stati membri dell'UE hanno deciso di sospendere le esportazioni di armi verso la Turchia in seguito all'intervento della Turchia nel nord-est della Siria;
N. considerando che si prevedeva che il Congresso degli Stati Uniti avrebbe adottato un ampio pacchetto di sanzioni nei confronti della Turchia, compresa la riduzione del sostegno militare, oltre alle sanzioni già imposte dal governo statunitense, tra cui le sanzioni rivolte ai funzionari turchi e il suo ritiro dalla cooperazione militare in seguito all'acquisizione da parte della Turchia di sistemi antiaerei S-400 di fabbricazione russa;
O. considerando che la Turchia ha il diritto legittimo di combattere il terrorismo e di garantire la sicurezza delle sue frontiere, nel rispetto dell'integrità territoriale dei suoi paesi vicini; che al contempo la Turchia ha la responsabilità di assicurare che le sue azioni siano conformi al diritto internazionale e ai suoi impegni internazionali;
P. considerando che la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e comprendente partner regionali, compresi i curdi, ha portato alla caduta del cosiddetto Stato islamico e alla detenzione di migliaia di combattenti del Daesh, tra cui donne e bambini, nella Siria nordorientale; che la Turchia resta un membro attivo della coalizione internazionale contro il Daesh;
Q. considerando che, oltre alla campagna militare in Iraq e in Siria, la coalizione internazionale contro il Daesh si è impegnata a contrastare e il finanziamento e le infrastrutture economiche del Daesh, a impedire il flusso di combattenti terroristi stranieri al di là delle frontiere, a sostenere la stabilizzazione e il ripristino dei servizi pubblici essenziali nelle zone liberate dal Daesh e a contrastare la propaganda del gruppo;
R. considerando che circa 68 000 persone legate al Daesh sarebbero detenute nel campo di al-Hol nella Siria nordorientale, di cui oltre il 94 % sarebbero donne e 11 000 sarebbero cittadini stranieri; che oltre 12 000 uomini sospettati di essere membri del Daesh sono detenuti in sette carceri gestite dalle Forze democratiche siriane e almeno 4 000 di tali detenuti sono cittadini stranieri;
S. considerando che diversi combattenti del Daesh sono riusciti a fuggire da tali carceri, come pure centinaia di donne e bambini sono fuggiti dai campi in cui erano detenuti, poiché le guardie curde sono state costrette ad abbandonare le loro posizioni per sfuggire alle offensive della Turchia; che la fuga dei combattenti del Daesh nonché di donne e bambini rappresenta una grave preoccupazione per la sicurezza della regione, dell'Europa e del mondo; che vi è il rischio che le recenti fughe possano galvanizzare il Daesh e portare alla sua rinascita nella regione;
T. considerando che il coinvolgimento della Russia in Siria mira a mantenere il regime di Assad al potere, sfruttando al contempo il vuoto di potere creato dall'inizio della guerra civile, il che porta a un ruolo della Russia sempre più aggressivo nella regione;
U. considerando che non vi può essere una soluzione militare al conflitto in Siria né un accordo di pace significativo o efficace che preveda che il presidente siriano Bashar al-Assad resti al potere;
V. considerando che dall'inizio del conflitto l'uso della tortura, gli arresti di massa e la distruzione su vasta scala di zone abitate sono aumentati in modo drammatico, causando lo sfollamento di molti siriani e costringendoli ad allontanarsi ulteriormente dall'assistenza umanitaria che è loro indispensabile;
W. considerando che lo statuto di Roma della Corte penale internazionale, firmato e ratificato da tutti gli Stati membri, sancisce che i crimini più gravi che costituiscono motivo di preoccupazione per la comunità internazionale nel suo complesso, in particolare il genocidio, i crimini contro l'umanità e i crimini di guerra, non devono rimanere impuniti;
X. considerando che il diritto internazionale umanitario e le norme internazionali in materia di diritti umani vietano gli attacchi contro individui o gruppi in ragione della loro identità religiosa o etnica, nonché gli attacchi contro i civili che non prendono parte alle ostilità e le persone che portano aiuti umanitari a chi è rimasto intrappolato nel conflitto; che tali azioni possono costituire crimini di guerra e crimini contro l'umanità;
1. accoglie con favore la sospensione temporanea delle operazioni da parte delle forze turche ed esorta tutte le parti coinvolte nelle recenti ostilità in Siria a rispettare i propri impegni e ad astenersi da atti aggressivi; invita la Turchia ad agire con moderazione e a garantire che la sua operazione "Fonte di pace" nella Siria nordorientale sia misurata e proporzionata e rispetti l'integrità territoriale della Siria;
2. esorta tutte le parti coinvolte nelle recenti ostilità ad avviare negoziati internazionali con l'obiettivo di cercare una soluzione permanente alla situazione lungo il confine nordorientale della Siria; chiede che sia garantita l'autonomia della regione curda in Siria;
3. deplora l'esecuzione e l'uccisione di civili innocenti ad opera di tutte le parti; esprime solidarietà a tutti i civili e i giornalisti coinvolti nel conflitto e sottolinea che la loro sicurezza deve essere garantita da tutte le parti;
4. sottolinea il suo apprezzamento per i combattenti curdi che hanno combattuto nella guerra contro Daesh e che hanno registrato molti morti e feriti tra le loro fila e ritiene che l'autonomia della regione curda all'interno della Siria debba essere garantita;
5. sottolinea la necessità di porre fine con urgenza al conflitto siriano; si rammarica profondamente per il fallimento dei ripetuti tentativi a livello regionale e internazionale di porre fine alla guerra in Siria e chiede un'intensa e rinnovata cooperazione globale al fine di conseguire una soluzione pacifica e sostenibile del conflitto; conferma il proprio impegno a favore dell'unità, della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'indipendenza della Siria;
6. sottolinea l'urgente necessità di ottenere informazioni in merito alle recenti segnalazioni sull'utilizzo del fosforo bianco nella Siria nordorientale; sostiene senza riserve gli sforzi compiuti dall'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) al fine di raccogliere informazioni sulla questione; condanna fermamente, qualora fosse confermato, l'utilizzo di armi chimiche;
7. condanna senza riserve gli attacchi contro le truppe statunitensi e chiede a tutte le parti di garantirne la sicurezza; deplora la decisione degli Stati Uniti di ritirare le loro truppe dalla Siria nordorientale, osservando nel contempo che gli Stati membri non hanno dispiegato alcuna forza nella zona;
8. sottolinea che la comunità transatlantica dovrebbe rimanere unita nella lotta contro il Daesh e non dovrebbe mettere a repentaglio le conquiste ottenute nei confronti di questo barbarico gruppo terroristico islamico;
9. ritiene che vi sia il rischio che le azioni della Turchia possano destabilizzare ulteriormente la regione, inasprire le tensioni e causare ulteriori sofferenze alle persone, anche mettendo a rischio la vita di civili innocenti e compromettendo la campagna internazionale contro il Daesh;
10. manifesta profonda preoccupazione per la possibilità che i combattenti del Daesh siano liberati o fuggano dalle carceri in cui si trovano attualmente, compresa la fuga di donne e bambini del Daesh dai campi, in quanto ciò rappresenta una grave minaccia per la sicurezza della regione, dell'Europa e del resto del mondo;
11. prende atto della decisione di diversi Stati membri di sospendere immediatamente l'esportazione di armi verso la Turchia;
12. comprende la necessità che i milioni di profughi attualmente accolti in Turchia siano infine rimpatriati, ma ricorda alla Turchia che l'insediamento di profughi principalmente arabi nelle aree curde della "zona di sicurezza" può provocare profonde modifiche della composizione etnica della zona e creare tensioni e conseguenze a lungo termine;
13. deplora le minacce espresse dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan in merito all'apertura dei cancelli e all'invio di 3,6 milioni di profughi in Europa;
14. si rammarica del fatto che, nonostante quanto annunciato, il ritorno volontario dei profughi siriani nelle proprie città di origine o in altri luoghi di loro scelta in Siria non abbia avuto luogo in conformità del diritto internazionale e in coordinamento con le pertinenti agenzie delle Nazioni Unite;
15. sottolinea che nessun fondo europeo può essere destinato al rafforzamento delle istituzioni controllate dal regime di Assad o al rifinanziamento dei costi di altri soggetti che sostengono il suo regime criminale;
16. condanna la Russia per il veto posto a numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite finalizzate a porre fine al conflitto in Siria, come pure per il suo sostegno al regime di Assad; condanna a tal proposito il coinvolgimento diretto della Russia in Siria, anche tramite attacchi aerei, nonché la fornitura di armi, compresi razzi, al regime di Assad;
17. osserva che la Russia, senza opposizione da parte della Turchia, attua una politica volta a cercare di allontanare la Turchia dall'alleanza NATO e a indebolire le relazioni della Turchia con l'UE; sottolinea la necessità che la Turchia resti parte dell'alleanza NATO;
18. esprime profonda preoccupazione per il fatto che la Turchia, un alleato NATO, ha acquistato sistemi antimissili russi in violazione delle norme della NATO; sostiene a tal proposito la decisione dell'amministrazione statunitense di eliminare Ankara dal programma F-35;
19. esprime preoccupazione per il fatto che la Russia e l'Iran sfrutteranno ulteriormente la crisi approfittando dell'impatto di questa instabilità sul mercato regionale dell'energia, consentendo in tal modo alla Russia e all'Iran di aumentare rapidamente le proprie quote di mercato e di manipolare i mezzi di produzione al fine di influenzare ulteriormente i mercati dell'energia regionali e mondiali;
20. chiede l'inasprimento delle sanzioni in materia di commercio e petrolio provenienti dalla Siria, che sono venduti attraverso le forze controllate dalla Russia o dall'Iran e assistite dal regime di Assad;
21. esprime profonda preoccupazione per i tentativi iraniani di creare un corridoio terrestre da Teheran a Beirut, passando per Baghdad e Damasco, nel Mediterraneo, cercando in tal modo di creare un ponte terrestre che colleghi l'Iran ai suoi alleati di Hezbollah in Libano, il che rappresenta una reale e grave minaccia per la sicurezza di Israele;
22. avverte che l'instabilità in Siria porterà a un aumento del contrabbando internazionale e del furto di patrimonio culturale che potrebbe essere utilizzato per finanziare l'attività terroristica nella regione;
23. avverte che la Siria, i curdi, la Russia e l'Iran conducono tutti un'ampia propaganda per convincere le società occidentali dei loro punti di vista e sostenere i loro interessi;
24. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale della NATO, al governo e alla Grande assemblea nazionale della Turchia, al governo e al Consiglio dei rappresentanti dell'Iraq, al governo regionale del Kurdistan nonché al governo e al parlamento della Federazione russa.
- [1]Testi approvati, P8_TA(2019)0200.