PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Bolivia
25.11.2019 - (2019/2896(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Anna Cavazzini, Benoît Biteau, Ernest Urtasun, Diana Riba i Giner, Marie Toussaint
a nome del gruppo Verts/ALE
B9-0188/2019
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Bolivia
Il Parlamento europeo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sulla Bolivia,
– vista la dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR), Federica Mogherini, durante la discussione in Aula del 13 novembre 2019,
– vista la comunicazione della Commissione interamericana dei diritti dell'uomo, del 19 novembre 2019, sul rischio di impunità e sulla necessità di un dialogo nazionale[1],
– viste le osservazioni rilasciate il 16 novembre 2019 dall'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani su come la repressione e l'uso della forza rischiano di peggiorare la situazione in Bolivia[2],
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che la situazione politica e sociale in Bolivia è diventata sempre più critica, essendo stata fomentata dall'insoddisfazione popolare per le tendenze polarizzanti del governo Morales e dai danni ambientali causati dai progetti estrattivi, raggiungendo livelli allarmanti di violenza sin dalle elezioni presidenziali del 20 ottobre 2019;
B. considerando che i dubbi sull'esito di tali elezioni, che nonostante le critiche iniziali in merito alla loro legittimità sono state riconosciute dall'Organizzazione degli Stati americani (OSA) inviando una missione di osservazione elettorale che è stata successivamente ampliata mediante una missione tecnica dell'UE, hanno condotto infine al riconteggio dei voti sotto la guida dell'OSA;
C. considerando che il 10 novembre il presidente Evo Morales ha accettato i risultati preliminari delle verifiche dell'OSA e ha annunciato nuove elezioni;
D. considerando che alcune ore più tardi si è materializzata la minaccia di un colpo di Stato quando l'allora comandante in capo delle forze armate boliviane, Williams Kaliman, che è stato anche addetto militare della Bolivia a Washington tra il 2013 e il 2016, ha esortato il presidente Morales a dimettersi, cosa che ha effettivamente fatto per evitare ulteriori spargimenti di sangue e ridurre le tensioni; che il giorno seguente Evo Morales è stato portato in esilio in Messico con un aereo messicano;
E. considerando che l'intervento aperto delle forze militari e di polizia ha ulteriormente destabilizzato il paese; che i vari atti repressivi compiuti dall'esercito e dalla polizia nei luoghi pubblici ricordano con prepotenza i periodi più bui della pluridecennale dittatura civile-militare in Bolivia e gli oltre 200 colpi di Stato militari registrati da quando il paese ha ottenuto l'indipendenza nel 1825 e che è il numero più elevato di qualsiasi paese dell'America latina;
F. considerando che la violenza, l'odio, la discriminazione nei confronti delle persone indigene e il razzismo manifesto si sono inaspriti nelle strade e hanno causato almeno 32 morti; che le abitazioni di Evo Morales, della sorella e di alcune figure governative sono state saccheggiate e distrutte, la bandiera Wiphala delle popolazioni indigene è stata bruciata e alcune autorità come la sindaca Patricia Arce del movimento MAS sono state inseguite per le strade in modo assolutamente denigratorio e terrificante;
G. considerando che vi è il serio rischio che l'attuale vuoto del potere politico sia utilizzato dalle forze antidemocratiche e razziste per recedere rispetto all'emancipazione dei popoli indigeni e alla loro integrazione nello Stato plurietnico e plurilingue, compromettendo seriamente in questo modo i progressi compiuti in relazione ai loro diritti di cittadini;
H. considerando che la manifestazione più preoccupante di questo tentativo di invertire e reprimere il potenziale di un modello che si allontana dalle strutture interne neocoloniali e dalle relazioni internazionali è stata l'autoproclamazione a presidente da parte della seconda vicepresidente di estrema destra del Senato, Jeanine Áñez, un atto che non ha alcun fondamento giuridico nella Costituzione boliviana e non è ancora stato approvato dal Congresso, ma è stato sancito dalla Corte costituzionale;
I. considerando che il 14 novembre Jeanine Áñez ha emanato il decreto 4078, che conferisce alle forze armate il diritto di "sostenere la polizia nella difesa della società e nel mantenimento dell'ordine pubblico" senza renderle passibili di azioni penali per qualsiasi reato commesso, aprendo così la porta all'impunità, così come è avvenuto durante le dittature civili-militari;
J. considerando che il 23 novembre il Congresso boliviano ha approvato un progetto di legge per lo svolgimento di nuove elezioni che, secondo la Costituzione boliviana, dovrebbero tenersi entro 90 giorni;
K. considerando che la presidente autoproclamata ad interim Jeanine Áñez ha annunciato l'intenzione di citare in giudizio Evo Morales per "sedizione e terrorismo";
1. deplora la tragedia che ha colpito tutte le vittime dei disordini in corso in Bolivia, di qualsiasi parte, ed esprime le sue più sentite condoglianze alle loro famiglie e ai loro amici; invita le autorità boliviane a fornire un accesso incondizionato a informazioni verificabili e aggiornate su chiunque risulti disperso o sia stato ucciso, ferito o sottoposto a detenzione, e a indagare sulle cause di tali decessi, ferite o detenzioni;
2. sottolinea l'impellente necessità di rispettare appieno il legittimo Stato plurietnico e plurilingue; denuncia i mezzi illegittimi con cui Jeanine Áñez si è autoproclamata presidente;
3. condanna fermamente tutti gli atti di razzismo e denigrazione, considerandoli gravi violazioni dei diritti umani, e chiede che siano chiariti in maniera rapida e completa, al fine di perseguire e punire tutti coloro che si sono resi responsabili sotto il profilo concreto e individuale; sottolinea che la libertà di stampa è un elemento essenziale della stabilità;
4. esorta tutti gli attori ad astenersi dalla violenza, a evitare un'ulteriore escalation, a utilizzare qualsiasi mezzo praticabile per allentare la situazione esplosiva, e ad adoperarsi per ripristinare la stabilità istituzionale della Bolivia sulla base della Costituzione vigente;
5. è convinto che una soluzione sostenibile debba includere lo svolgimento di elezioni nuove ed eque, con tutte le garanzie, come annunciato da Evo Morales prima di essere stato costretto a dimettersi dal comandante in capo delle forze armate; prende atto dell'annuncio, in data 23 novembre, relativo allo svolgimento di tali elezioni e sottolinea che il governo ad interim dovrebbe astenersi dall'approvare qualsiasi nuova legislazione fino a quando non abbiano avuto luogo;
6. esorta le forze militari a rientrare nella loro sede centrale; invita le istituzioni giudiziarie a portare in giudizio i membri delle forze armate che hanno agito al di fuori delle disposizioni giuridiche della Costituzione boliviana e delle norme internazionali;
7. chiede una garanzia piena e incondizionata dell'integrità personale dei membri, degli elettori e dei simpatizzanti del governo del movimento MAS, il cui termine legale non scadrà prima del 21 gennaio 2020;
8. esorta tutti i soggetti in Bolivia a prevenire qualsiasi scenario che faccia riferimento all'oscuro passato delle dittature, sia mediante simboli o attraverso atti, e a trovare una soluzione all'attuale crisi che rispetti pienamente la legalità della Costituzione; ribadisce che la comunità internazionale, compresa l'UE, può offrire il proprio sostegno in vari modi, tra cui l'invio di una delegazione di osservazione elettorale se il popolo della Bolivia lo desidera, ma non potrà mai essere l'attore principale;
9. sottolinea che il malcontento pubblico e le manifestazioni pubbliche non devono essere sfruttati per produrre un regresso rispetto alle garanzie e ai diritti costituzionali dello Stato plurietnico e plurilingue della Bolivia, né a sfavore del progresso sociale degli ultimi 14 anni; sottolinea che non vi sono mai motivi, neppure in riferimento alle decisioni politiche passate, che possono giustificare l'uso della forza sproporzionata, della violenza, della repressione, del razzismo o l'escalation verso la guerra civile;
10. condanna l'adozione del decreto 4078 e ne chiede la rapida deroga o il rapido annullamento al fine di evitare l'impunità delle forze armate;
11. condanna allo stesso modo l'annuncio secondo cui Evo Morales sarà citato in giudizio per "sedizione e terrorismo";
12. invita l'UE e la sua delegazione in Bolivia a sostenere un ritorno al precedente legittimo Stato boliviano; chiede una esplicita dichiarazione contro ogni tentativo di regressione razzista e invita l'UE a offrire il proprio sostegno per superare la crisi e lo stato di impunità attuali in Bolivia;
13. invita l'UE ad adottare misure diplomatiche proporzionate nel caso in cui l'attuale governo autoproclamato non garantisca lo svolgimento di elezioni nuove, aperte ed eque nei tempi previsti dalla Costituzione boliviana;
14. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al governo e alle autorità della Bolivia nonché all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana.