PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Bolivia
25.11.2019 - (2019/2896(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Manu Pineda, Sira Rego, Marisa Matias, Leila Chaibi, Stelios Kouloglou, Manuel Bompard, João Ferreira, Sandra Pereira, Pernando Barrena Arza, Konstantinos Arvanitis, Özlem Demirel, Marc Botenga, Giorgos Georgiou, José Gusmão, Niyazi Kizilyürek, Dimitrios Papadimoulis, Miguel Urbán Crespo, Idoia Villanueva Ruiz
a nome del gruppo GUE/NGL
B9-0190/2019
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Bolivia
Il Parlamento europeo,
– vista la Costituzione della Bolivia del 2009,
– visti la Convenzione americana dei diritti dell'uomo e il suo primo protocollo,
– vista la relazione del Centro di ricerca politica ed economica sul ruolo della missione di osservazione elettorale dell'Organizzazione degli Stati americani (OSA),
– viste le diverse dichiarazioni rilasciate, a partire dal 12 novembre 2019, dalla commissione interamericana per i diritti umani, che denunciano e condannano l'uso eccessivo della forza e le violazioni dei diritti umani di cui si sono resi responsabili la polizia, l'esercito e il governo autoproclamato della Bolivia,
– vista la dichiarazione resa dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il 16 novembre 2019,
– viste le dichiarazioni rilasciate dall'ufficio del Difensore civico boliviano,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che le elezioni politiche del 20 ottobre 2019 sono state monitorate da un certo numero di osservatori internazionali; che molti di essi hanno dichiarato che si è trattato di un processo trasparente; che una minoranza di essi, capeggiata dall'OSA, mette in dubbio il risultato esatto, ma non l'evidente vittoria del partito Movimiento al Socialismo;
B. considerando che la legge boliviana stabilisce che un candidato vince il primo turno elettorale se ottiene più del 50 % dei voti, oppure se ottiene il 40 % dei voti con un margine superiore a dieci punti;
C. considerando che Evo Morales, del Movimiento al Socialismo, ha ottenuto, in base allo scrutinio ufficiale, il 47,08 % dei voti, e che Carlos Mesa, di Comunidad Ciudadana, ha ottenuto il 36,51 % dei voti;
D. considerando che i membri del partito di opposizione di destra hanno rifiutato di accettare tali risultati, persino prima che fossero annunciati; che sono stati sferrati violenti attacchi contro attivisti e rappresentanti del Movimiento al Socialismo;
E. considerando che il presidente Evo Morales, seguendo il consiglio dell'OSA, ha deciso di indire nuove elezioni, in considerazione del margine esiguo tra i risultati; che ciò non è richiesto dalla legge boliviana;
F. considerando che la polizia e l'esercito hanno disobbedito agli ordini e si sono rivoltati contro il governo legittimo, provocando un colpo di Stato militare che ha costretto Evo Morales a dimettersi e ad andare in esilio;
G. considerando che, in base alla Costituzione boliviana, la presidenza sarebbe dovuta passare al vicepresidente Álvaro Garcia Linera e, qualora ciò non fosse stato possibile, alla presidente del Senato Adriana Salvatierra; che entrambi sono stati costretti a lasciare le rispettive cariche e a cercare rifugio a causa delle violenze innescatesi dopo il colpo di Stato;
H. considerando che Jeanine Áñez, senatrice di un partito di minoranza, non ha alcun diritto costituzionale a essere proclamata presidente della Bolivia; che la sua autoproclamazione è stata orchestrata dall'esercito ed è avvenuta in assenza del quorum previsto dalla Costituzione;
I. considerando che le violazioni dei diritti umani contro i difensori del legittimo governo del presidente Evo Morales, comprese le violenze perpetrate dall'esercito e dalla polizia, non sono cessate dopo che Jeanine Áñez si è autoproclamata presidente; che tali violenze hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti gravi;
J. considerando che il governo autoproclamato ha dichiarato che il suo unico compito sarebbe stato quello di organizzare nuove elezioni; che ha già adottato una serie di misure politiche; che ha dichiarato che la partecipazione alle elezioni sarà vietata a membri di spicco del Movimiento al Socialismo, tra cui Evo Morales;
K. considerando che la Bolivia possiede la seconda riserva mondiale di litio, con oltre nove milioni di tonnellate di tale minerale; che il paese dispone di importanti riserve di gas naturale; che il controllo di queste risorse può essere estremamente redditizio; che, sotto il governo di Evo Morales, tali risorse sono state poste sotto il controllo nazionale;
L. considerando che, dal 2006 in poi, le politiche ridistributive del governo di Evo Morales hanno permesso a 1,8 milioni di persone di uscire dalla povertà; che negli ultimi tredici anni il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è passato dal 38,2 % al 15,2 %;
M. considerando che il governo di Evo Morales ha ampliato l'accesso ai servizi pubblici, tra cui l'istruzione, ha messo in atto il sistema sanitario unico, che offre un accesso gratuito all'assistenza sanitaria a più della metà della popolazione del paese, e ha creato 1 061 nuovi centri sanitari;
N. considerando che il governo di Evo Morales ha conferito maggiori diritti alle popolazioni indigene, migliorandone notevolmente la partecipazione agli affari nazionali;
O. considerando che la Bolivia è il terzo paese al mondo con il maggior numero di donne elette al Parlamento, con oltre il 53% dei seggi occupati da donne;
1. condanna fermamente il colpo di Stato compiuto dalla polizia e dall'esercito contro il legittimo governo boliviano del presidente Evo Morales;
2. condanna la brutalità della polizia e dell'esercito, che ha provocato la morte di 32 persone intente a manifestare pacificamente e ne ha ferite 770;
3. chiede l'abrogazione urgente del decreto supremo n. 4078, che concede l'immunità al personale militare; chiede l'avvio di indagini immediate sui crimini commessi durante la repressione delle proteste pacifiche; chiede la cessazione immediata di siffatte violazioni dei diritti umani e un'indagine completa volta a garantire giustizia e risarcimento alle vittime;
4. esprime la sua solidarietà a tutti coloro che protestano nelle strade a favore della democrazia in Bolivia;
5. condanna i violenti attacchi perpetrati dalle forze militari e dalla polizia, nonché da gruppi ad essi collegati, nei confronti di rappresentanti del Movimiento al Socialismo e di funzionari eletti come il sindaco di Vinto; condanna le violenze, le intimidazioni e le minacce della polizia e dell'esercito nei confronti delle autorità regionali e locali del Movimiento al Socialismo;
6. condanna le aggressioni che hanno preso di mira il domicilio di leader del Movimiento al Socialismo e di loro familiari, come anche di leader dei movimenti indigeni e sociali, nonché le sedi del partito e dei sindacati;
7. condanna fermamente gli attacchi contro la Costituzione boliviana e le violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo autoproclamato, comprese le violazioni dei diritti delle donne e delle popolazioni indigene; respinge le posizioni razziste del governo autoproclamato e la sua violenta repressione nei confronti delle popolazioni indigene;
8. deplora la criminalizzazione dei leader dei movimenti sociali e indigeni e dei leader del Movimiento al Socialismo;
9. condanna le aggressioni e gli arresti arbitrari di medici cubani impegnati in missioni di solidarietà in Bolivia, che hanno indotto più di duecento medici a lasciare il paese;
10. condanna le minacce del governo autoproclamato, dell'esercito e della polizia contro le rappresentanze diplomatiche di Cuba, Venezuela e Messico;
11. chiede che le prossime elezioni si svolgano con tutte le garanzie e senza esclusioni; invita il SEAE a richiedere l'effettuazione di una missione di osservazione elettorale per garantire la trasparenza delle elezioni;
12. chiede che la rappresentanza dell'Unione europea a La Paz, così come le ambasciate degli Stati membri, diano rifugio a coloro che sono perseguiti dall'esercito e dal governo autoproclamato;
13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla vicepresidente della Commissione/alta rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alle Nazioni Unite, a tutte le istituzioni della Bolivia e al presidente Evo Morales.