Proposta di risoluzione - B9-0371/2020Proposta di risoluzione
B9-0371/2020

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sullo Stato di diritto in Polonia nel contesto della recente sentenza sull'aborto

20.11.2020 - (2020/2876(RSP))

presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

Sirpa Pietikäinen, Andrzej Halicki, Elżbieta Katarzyna Łukacijewska
a nome del gruppo PPE

Procedura : 2020/2876(RSP)
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B9-0371/2020
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B9-0371/2020

Risoluzione del Parlamento europeo sullo Stato di diritto in Polonia nel contesto della recente sentenza sull'aborto

(2020/2876(RSP))

Il Parlamento europeo,

 visto il trattato sull'Unione europea, in particolare l'articolo 2 e l'articolo 7, paragrafo 1,

  viste la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) e la relativa giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDH),

 vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (in appresso, "la Carta"), in particolare l'articolo 3 sul diritto all'integrità della persona,

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre 1948,

 visti la Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) tenutasi al Cairo nel 1994 e il relativo programma d'azione, nonché il Vertice di Nairobi svoltosi nel 2019 (ICPD25) in occasione del 25° anniversario dell'ICPD,

 visti la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, adottate il 15 settembre 1995 alla quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne, e i successivi documenti finali adottati alle sessioni speciali delle Nazioni Unite di Pechino +5 (2000), Pechino +10 (2005), Pechino +15 (2010) e Pechino +20 (2015),

 vista la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul),

 visti gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (OSS) stabiliti nel 2015,

 visto il resoconto di missione del 10 luglio 2017, redatto dalla commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere a seguito della visita effettuata in Polonia dal 22 al 24 maggio 2017,

 visto il resoconto di missione del 3 dicembre 2018, redatto dalla commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni a seguito della visita effettuata da una delegazione ad hoc in Polonia dal 19 al 21 settembre 2018 per valutare la situazione dello Stato di diritto,

 vista la sua risoluzione del 13 febbraio 2019 sull'attuale regresso dei diritti delle donne e dell'uguaglianza di genere nell'UE[1],

 vista la sua risoluzione del 14 novembre 2019 sulla criminalizzazione dell'educazione sessuale in Polonia[2],

 viste la sua risoluzione legislativa del 4 aprile 2019 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla tutela del bilancio dell'Unione in caso di carenze generalizzate riguardanti lo Stato di diritto negli Stati membri[3] e la sua risoluzione legislativa del 17 aprile 2019 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Diritti e valori[4],

 vista la sua risoluzione del 17 aprile 2020 sull'azione coordinata dell'UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze[5],

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla Polonia, in particolare quella del 17 settembre 2020 sulla constatazione dell'esistenza di un evidente rischio di violazione grave dello Stato di diritto da parte della Polonia[6],

 vista la proposta motivata presentata dalla Commissione il 20 dicembre 2017 a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, TUE sullo Stato di diritto in Polonia, intitolata "proposta di decisione del Consiglio sulla constatazione dell'esistenza di un evidente rischio di violazione grave dello Stato di diritto da parte della Repubblica di Polonia" (COM(2017)0835),

 vista la sua risoluzione del 18 dicembre 2019 sulla discriminazione in pubblico e sull'incitamento all'odio nei confronti delle persone LGBTI, comprese le zone libere da LGBTI[7],

 vista la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte europea dei diritti dell'uomo,

 viste le quattro procedure d'infrazione avviate dalla Commissione nei confronti della Polonia in relazione alla riforma del sistema giudiziario polacco,

 visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che, a norma dell'articolo 2 TUE, l'Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, valori comuni a tutti gli Stati membri che devono essere rispettati dall'Unione, come da ogni singolo Stato membro, in tutte le loro politiche;

B. considerando che lo Stato di diritto è uno dei valori comuni su cui si fonda l'Unione; che la Commissione, di concerto con il Parlamento e il Consiglio, è tenuta in virtù dei trattati a garantire il rispetto dello Stato di diritto quale valore fondamentale dell'Unione, come pure ad assicurare il rispetto del diritto, dei valori e dei principi dell'UE;

C. considerando che un sistema giudiziario efficiente, indipendente e imparziale è essenziale per garantire lo Stato di diritto e la tutela dei diritti fondamentali e delle libertà civili dei cittadini nell'Unione;

D. considerando che, secondo la Carta, la CEDU e la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, la salute sessuale e riproduttiva delle donne è connessa a molteplici diritti umani, tra cui il diritto alla vita e alla dignità, la libertà da trattamenti disumani e degradanti, il diritto di accesso all'assistenza sanitaria, il diritto al rispetto della vita privata, il diritto all'istruzione e il divieto di discriminazione, il che trova riscontro anche nella Costituzione polacca;

E. considerando che i diritti delle donne sono diritti umani e sono pertanto universali e indivisibili; che la Polonia ha ratificato la Convenzione di Istanbul e ha adottato la dichiarazione e la piattaforma d'azione di Pechino, che chiede l'adozione di misure per garantire l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, e che qualsiasi violazione dello Stato di diritto rischia di avere un impatto negativo sui diritti delle donne;

F. considerando che il Tribunale costituzionale è stato istituito quale uno degli elementi fondamentali a garanzia del bilanciamento dei poteri della democrazia costituzionale e dello Stato di diritto in Polonia;

G. considerando che i recenti avvenimenti in Polonia, in particolare la controversia politica e giuridica sulla composizione del Tribunale costituzionale e sulle nuove norme che ne disciplinano il funzionamento, hanno destato inquietudine riguardo alla capacità del Tribunale costituzionale di difendere la Costituzione e di garantire la legalità;

H. considerando che un eventuale rischio evidente di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori enunciati all'articolo 2 TUE non riguarda soltanto il singolo Stato membro in cui si manifesta il rischio, ma si ripercuote anche sugli altri Stati membri, sulla fiducia reciproca tra questi e sulla natura stessa dell'Unione, nonché sui diritti fondamentali dei suoi cittadini in base al diritto dell'Unione;

I. considerando che la sentenza del Tribunale costituzionale del 22 ottobre 2020 ha dichiarato incostituzionale l'aborto farmacologico nei casi in cui esami prenatali o altre valutazioni mediche indichino un'elevata probabilità che il feto presenti un'anomalia grave e irreversibile o una malattia incurabile; che il progetto di legge presentato di lì a breve può essere visto come il tentativo più recente di una serie di tentativi, che si sono susseguiti negli ultimi anni, di limitare la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti in Polonia;

1. reputa fondamentale garantire il pieno rispetto dei valori comuni europei enunciati all'articolo 2 TUE;

2. ritiene che tutti gli Stati membri siano tenuti a rispettare appieno il diritto dell'UE nelle loro prassi legislative e amministrative e che ogni legislazione, compreso il diritto primario di ciascuno Stato membro e di ciascun paese candidato, debba rispecchiare i valori europei fondamentali, vale a dire i principi democratici, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali, e aderirvi;

3. ricorda che le leggi concernenti il Tribunale costituzionale polacco adottate il 22 dicembre 2015 e il 22 luglio 2016, come pure il pacchetto di tre leggi adottato alla fine del 2016, hanno inciso gravemente sull'indipendenza e sulla legittimità del Tribunale costituzionale e che le leggi del 22 dicembre 2015 e del 22 luglio 2016 sono state dichiarate incostituzionali dallo stesso Tribunale costituzionale, rispettivamente, il 9 marzo 2016 e l'11 agosto 2016; ricorda che tali sentenze non sono state all'epoca pubblicate né attuate dalle autorità polacche; deplora nel modo più assoluto il fatto che, dopo l'entrata in vigore delle suddette modifiche legislative, la costituzionalità delle leggi polacche non possa più essere garantita efficacemente in Polonia;

4. ricorda che diversi membri dell'attuale Tribunale costituzionale sono stati nominati in violazione della Costituzione polacca, il che solleva interrogativi circa la loro imparzialità e indipendenza, nonché la loro capacità di difendere i principi della Costituzione polacca;

5. segnala che il 22 ottobre il Tribunale costituzionale polacco, che è politicizzato, ha dichiarato che una delle tre deroghe al divieto dell'aborto, ovvero nei casi di malformazioni gravi e irreversibili del feto, doveva essere resa illegale; osserva che tale decisione è stata pronunciata da giudici eletti e pienamente dipendenti da esponenti politici della coalizione di governo guidata dal partito "Diritto e giustizia" (PiS), a seguito di una richiesta presentata da un gruppo di parlamentari della coalizione di governo e con il sostegno del movimento per la vita, e che la sentenza non è ancora stata pubblicata, il che lascia le donne polacche in un limbo e crea un effetto dissuasivo;

6. sottolinea che le donne in Polonia hanno diritto alla certezza del diritto e alla tutela della loro scelta in caso di menomazione grave e irreversibile del feto, come previsto dal diritto polacco in base all'attuale quadro giuridico, istituito nel 1993; sottolinea che la costituzionalità delle tre deroghe esistenti non era stata messa in discussione dal Tribunale costituzionale fino a quando il governo, guidato dal PiS, non ha assunto il controllo del Tribunale e, più in generale, del sistema giudiziario;

7. esprime rammarico per le modifiche proposte alla legge del 16 luglio 2020 relativa alle professioni di medico e dentista, secondo le quali i medici e le strutture sanitarie come gli ospedali non avranno più l'obbligo giuridico di indicare una struttura o un medico alternativi nel caso in cui rifiutino di prestare servizi in materia di salute sessuale e riproduttiva sulla base di convinzioni personali;

8. osserva che è attualmente prassi comune tra i medici in Polonia rifiutarsi di prestare servizi sanitari, come l'aborto legale, o di prescrivere contraccettivi per motivi di obiezione di coscienza, anche in situazioni in cui il ritardo potrebbe mettere in pericolo la vita o la salute della paziente; sottolinea che tale obiezione di coscienza ostacola anche l'accesso allo screening prenatale, il che costituisce non solo una violazione del diritto delle donne ad avere informazioni sulla condizione del feto, ma ostacola anche, in molti casi, l'efficacia delle terapie alle quali sottoporre il bambino durante o immediatamente dopo la gravidanza;

9. ricorda che l'aborto non dovrebbe essere considerato un metodo contraccettivo di emergenza, né essere utilizzato come tale; sottolinea la necessità di fornire un'educazione sessuale e in materia di relazioni completa e adeguata all'età, dal momento che la mancanza di informazioni e di educazione in materia di sesso e sessualità può comportare un aumento delle gravidanze indesiderate;

10. sottolinea che l'accesso all'assistenza sanitaria, compresi la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti, costituisce un diritto umano fondamentale; deplora il fatto che l'accesso ai servizi sanitari in alcune zone della Polonia sia ancora limitato: secondo la Corte dei conti, nel 2018 solo il 2 % delle donne incinte che vivevano in zone rurali in Polonia ha potuto sottoporsi a tutti i normali esami medici che si effettuano durante la gravidanza, come ad esempio l'ecografia, la cardiotocografia o l'analisi del sangue materno;

11. prende atto che in tutto il paese sono in corso proteste pacifiche contro la suddetta sentenza e contro il governo, e che il 73 % dei polacchi è contrario alla decisione del Tribunale[8];

12. valuta positivamente l'accordo provvisorio raggiunto il 5 novembre 2020 sulla legislazione volta a istituire un meccanismo che consenta la sospensione dei finanziamenti dell'UE a uno Stato membro ove sussista un rischio di violazione dello Stato di diritto;

13. invita la Commissione a considerare gli ultimi sviluppi in Polonia e la recente sentenza del Tribunale politicizzato quali ulteriori esempi di appropriazione politica della magistratura e come parte del collasso sistemico dello Stato di diritto in Polonia;

14. invita la Commissione a procedere a una valutazione approfondita della composizione del Tribunale costituzionale e a prendere in considerazione l'avvio di una procedura d'infrazione in relazione alle sue sentenze e alla sua composizione illegittima, che sollevano dubbi circa la sua capacità di difendere la Costituzione polacca;

15. esorta il governo polacco a tenere pienamente conto delle raccomandazioni della Commissione di Venezia concernenti l'organizzazione del sistema giudiziario, anche in sede di attuazione di ulteriori riforme della Corte suprema;

16. invita il Consiglio ad affrontare la questione, così come altre denunce riguardanti violazioni dei diritti fondamentali in Polonia;

17. invita il governo polacco a dare rapida e piena esecuzione alle sentenze della Corte di Giustizia dell'Unione europea e a rispettare il primato del diritto dell'Unione, nonché le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo;

18. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione e al Consiglio, al Presidente, al governo e al parlamento della Polonia nonché ai governi e ai parlamenti degli Stati membri.

Ultimo aggiornamento: 24 novembre 2020
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