Proposta di risoluzione - B9-0176/2021Proposta di risoluzione
B9-0176/2021

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sul conflitto siriano - 10 anni dopo la rivolta

8.3.2021 - (2021/2576(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

Katrin Langensiepen, Hannah Neumann, Saskia Bricmont, Francisco Guerreiro, Rosa D’Amato, Mounir Satouri, Ernest Urtasun, Erik Marquardt, Bronis Ropė, Ignazio Corrao, Alviina Alametsä, Margrete Auken, Jordi Solé, Tineke Strik
a nome del gruppo Verts/ALE

Procedura : 2021/2576(RSP)
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B9-0176/2021
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B9-0176/2021

Risoluzione del Parlamento europeo sul conflitto siriano - 10 anni dopo la rivolta

(2021/2576(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sulla Siria, in particolare quelle del 15 marzo 2018 sulla situazione in Siria[1], del 18 maggio 2017 sulla strategia dell'UE relativa alla Siria[2] e del 24 ottobre 2019 sull'operazione militare turca nel nord-est della Siria e le sue conseguenze[3],

 visti i comunicati stampa del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) dell'8 febbraio 2021 dal titolo "L'Unione europea organizzerà la V conferenza di Bruxelles sulla Siria" e del 16 gennaio 2021 dal titolo "Siria: nuovo ministro degli affari esteri aggiunto alla lista delle sanzioni",

 viste le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla Siria,

 viste le conclusioni del Consiglio sulla Siria, tra cui quelle del 14 ottobre 2019 sul nord-est della Siria e del 3 aprile 2017 con le quali è stata adottata la strategia dell'UE relativa alla Siria,

 viste le ultime relazioni della commissione internazionale indipendente d'inchiesta sulla Repubblica araba siriana istituita dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHRC), in particolare quelle del 2 marzo e del 21 gennaio 2021 e del 15 settembre, 7 luglio e 2 marzo 2020,

 visti i comunicati stampa dell'UNHRC del 1º marzo 2021 dal titolo "Disappearance and detention to suppress dissent a hallmark of a decade of conflict in Syria" (Sparizioni e detenzioni per reprimere il dissenso, un segno distintivo di un decennio di conflitto in Siria), del 18 febbraio 2021 dal titolo "Military solutions in Syria have led to a decade of death, denial, and destruction" (Le soluzioni militari in Siria hanno portato a un decennio di morte, negazione e distruzione), del 15 settembre 2020, dal titolo "UN Commission of Inquiry on Syria: No clean hands – behind the frontlines and the headlines, armed actors continue to subject civilians to horrific and increasingly targeted abuse" (Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria: nessuna mano è pulita — dietro la linea del fronte e i titoli, gli attori armati continuano a sottoporre i civili ad abusi terribili e sempre più mirati), del 7 luglio 2020, dal titolo "Rampant human rights violations and war crimes as war-torn Idlib face the pandemy: UN Syria Commission of Inquiry report" (Diffuse violazioni dei diritti umani e crimini di guerra mentre la città di Idlib, devastata dal conflitto, affronta la pandemia: relazione della commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria) e del 28 marzo 2020 dal titolo "UN Commission of Inquiry on Syria: as global pandemic reaches Syria, fighting must stop and urgent steps taken to prevent an even greater tragedy" (Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria: mentre la pandemia globale raggiunge la Siria, i combattimenti devono cessare e devono essere adottate misure urgenti per evitare una tragedia di dimensioni ancora maggiori),

 viste le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in particolare le risoluzioni 2533 (2020), 2504 (2020), 2449 (2018), 2401 (2018), 2393 (2017), 2254 (2015) e 2139 (2014),

 viste le osservazioni conclusive del comitato delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, del 6 marzo 2019, concernenti la quinta relazione periodica della Repubblica araba siriana,

 vista la dichiarazione dell'UNICEF del 28 febbraio 2021 sulla reintegrazione e il rimpatrio in condizioni di sicurezza di tutti i bambini nel campo di Al-Hol e attraverso il nord-est della Siria e la relazione dell'UNICEF 2020 sulla situazione umanitaria in tutta la Siria del 2 febbraio 2021,

 vista la decisione adottata dal comitato nel quadro del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo relativo a una procedura di comunicazione, per quanto riguarda le comunicazioni nn. 79/2019 e 109/2019, del 2 novembre 2020, con la quale si chiede alla Francia di adottare le misure diplomatiche necessarie per garantire la tutela del diritto alla vita e dell'integrità dei minori, compreso l'accesso alle cure mediche di cui possono aver bisogno,

 visti l'aggiornamento sulla sicurezza alimentare in Siria del Programma alimentare mondiale (PAM) del marzo 2020 e l'appello urgente del PAM al servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite del 19 febbraio 2021,

 viste le più recenti relazioni sulla situazione a cura dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, in particolare quelle del 2 marzo 2021 e del 17 febbraio 2021,

 visti gli strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani di cui la Siria è parte, tra cui la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti,

 visti le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i relativi protocolli aggiuntivi,

 visto il comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012,

 vista la risoluzione 71/248 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 21 dicembre 2016, che istituisce un meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (IIIM) per fornire assistenza nelle indagini e nel perseguimento dei responsabili dei reati più gravi a norma del diritto internazionale commessi nella Repubblica araba siriana dal marzo 2011,

 visto lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale,

 visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il conflitto in Siria è divenuto una delle peggiori catastrofi umanitarie nella storia recente e continua ad avere conseguenze devastanti per la popolazione siriana; che detto conflitto, sostenuto e aggravato da attori esterni, continua ad avere un impatto destabilizzante sulla regione in generale e oltre;

B. considerando che, all'inizio dell'undicesimo anno di continuo conflitto armato, più di 400 000 persone, per lo più civili, hanno perso la vita e che i siriani hanno dovuto affrontare intensi bombardamenti aerei di zone densamente popolate, attacchi con armi chimiche e assedi moderni, durante i quali la popolazione è stata deliberatamente lasciata morire di fame come nel Medioevo;

C. considerando che tutte le parti coinvolte nel conflitto, comprese le forze governative, i gruppi armati antigovernativi, come pure Hay' at Tahrir Al-Sham e Daesh, organizzazioni terroristiche che figurano nell'elenco delle Nazioni Unite, hanno commesso crimini, violazioni e abusi dei diritti umani che costituiscono crimini contro l'umanità e crimini di guerra, tra cui esecuzioni extragiudiziali, torture e maltrattamenti, sparizioni forzate, arresti di massa e arbitrari, attacchi mirati e indiscriminati contro i civili, punizioni collettive, attacchi contro il personale medico e privazione di cibo e acqua; che a norma del diritto internazionale le parti belligeranti sono tenute ad adottare misure adeguate per proteggere i civili e le infrastrutture civili;

D. considerando che, prima dell'inizio del conflitto, la popolazione della Repubblica araba siriana contava, secondo le stime, oltre 22 milioni di persone; che, al 7 gennaio 2021, più di 11,5 milioni di persone — circa la metà della popolazione pre-bellica — erano sfollate, con 6,2 milioni di sfollati interni e 5,3 milioni di persone registrate come rifugiati, principalmente nei paesi vicini ma anche e sempre più nell'ambito di una diaspora a livello mondiale;

E. considerando che il numero di sfollati interni rimane molto elevato, con un flusso costante di nuove persone sfollate; che l'inverno e le successive inondazioni, che hanno colpito circa 121 000 persone in 304 siti di sfollati interni nella Siria nordoccidentale, hanno causato un ulteriore livello di disagio per una popolazione già estremamente vulnerabile;

F. considerando che un'ampia gamma di armi e sistemi d'arma sono stati utilizzati per uccidere e mutilare civili, commettere crimini internazionali e accelerare il peggioramento della situazione generale dei diritti umani in Siria, comprese armi improvvisate e armi che sono state prodotte in paesi terzi e vendute o fornite alle parti in guerra; che l'articolo 1 comune alle quattro Convenzioni di Ginevra impone agli Stati di astenersi dall'incoraggiare, aiutare o assistere altre parti nel perpetrare violazioni del diritto internazionale umanitario, anche attraverso la fornitura di finanziamenti e armi;

G. considerando che il conflitto ha avuto un impatto particolarmente grave sulla vita e sui diritti umani dei minori in Siria, poiché tra di essi vi sono stati numerosi decessi, casi di detenzione, di tortura, compresi lo stupro e la schiavitù sessuale, e di reclutamento forzato ai fini della partecipazione diretta alle ostilità; che oltre 2,6 milioni di ragazze e ragazzi sono stati sfollati dalle loro case all'interno del paese e che la salute mentale di molti bambini siriani risente e continuerà a risentire profondamente della brutalità del conflitto; che l'impossibilità per i bambini in Siria di ottenere certificati di nascita e documenti di identità li espone al rischio di apolidia; che milioni di bambini hanno perso anni di istruzione e che 2,8 milioni attualmente non sono scolarizzati;

H. considerando che l'80 % dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà e che 6,1 milioni di persone non lavorano e non frequentano la scuola; che la crisi finanziaria nel vicino Libano e la conseguente crisi valutaria e il deprezzamento senza precedenti della moneta nazionale, unitamente all'impatto della pandemia di COVID-19, hanno ulteriormente aggravato le prospettive economiche e causato una situazione di insicurezza alimentare per oltre 9,3 milioni di siriani; che oltre 11,1 milioni di persone in Siria necessitano ancora di aiuti umanitari; che l'UE è il principale donatore di aiuti umanitari in Siria e nei paesi vicini, in quanto dall'inizio della crisi ha erogato oltre 20 miliardi di EUR in assistenza umanitaria, economica, allo sviluppo e alla stabilizzazione;

I. considerando che, oltre al danno economico del conflitto, le misure coercitive unilaterali dell'amministrazione statunitense nei confronti della Repubblica araba siriana, nonché le restrizioni imposte dal governo siriano alla fornitura di aiuti umanitari nelle zone controllate dal governo, hanno aggravato la devastazione economica per i civili; che in alcune zone le ripercussioni delle sanzioni unilaterali e di altre restrizioni hanno indebolito ulteriormente la capacità degli operatori umanitari di fornire assistenza a causa dell'aumento dei prezzi e della minore disponibilità di prodotti essenziali nei mercati locali;

J. considerando che una combinazione tra gli attacchi deliberati contro le strutture mediche, gli ospedali e gli operatori sanitari da parte delle forze governative, i danni accidentali a tali strutture e la fuga degli operatori sanitari ha compromesso l'accesso all'assistenza sanitaria; che la pandemia di COVID-19 ha messo ulteriormente in pericolo la popolazione già vulnerabile della Siria;

K. considerando che, nel suo ultimo aggiornamento pubblico del 2016, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN-Habitat) ha fissato a 760 000 il numero di unità abitative danneggiate nelle città siriane e che nel 2017 la Banca mondiale ha stimato che il 7 % delle abitazioni erano state distrutte e il 20 % erano state danneggiate; che, oltre allo sfollamento e alla distruzione, ai siriani viene sistematicamente negato il ritorno nei loro luoghi di origine, in gran parte a causa delle restrizioni di accesso imposte dal governo e del timore di essere arrestati in zone riprese e precedentemente assediate, in particolare Rif Damashq, Daraa, Quneitra, Homs, Hama e Aleppo, nonché in zone controllate dall'esercito nazionale siriano e dalle forze democratiche siriane nella Siria nordorientale;

L. considerando che la mancanza di sicurezza degli alloggi, dei terreni e dei diritti di proprietà per i milioni di siriani colpiti è stata intenzionalmente aggravata dalla legislazione, dalle politiche e dalle pratiche adottate a partire dal 2011, compresa una recente modifica legislativa da parte del governo che impone un'ammenda di 8 000 USD o la perdita di proprietà come sanzione nei confronti di coloro che non hanno prestato servizio militare prima dei 43 anni; che ciò denota una spinta sistematica a riorganizzare la gestione dei diritti di proprietà in Siria, sollevando nel contempo preoccupazioni circa la capacità di tutti i siriani che hanno interessi patrimoniali, in particolare le persone sfollate e rifugiate, di garantire i propri diritti;

M. considerando che le conseguenze del conflitto sui civili sono state profondamente legate al genere, in quanto le donne e le ragazze ne sono state colpite e ne sono state vittime in modo sproporzionato per molteplici motivi, avendo subito restrizioni alla libertà di circolazione, stupri, abusi sessuali e discriminazioni sistematiche;

N. considerando che diversi campi per le persone sfollate con la forza, come al-Hol e Roj, sono diventati campi di detenzione in cui decine di migliaia di persone sono illegalmente private della libertà senza prospettive di processo per molti anni a venire, tra cui donne straniere e oltre 22 000 bambini stranieri di almeno 60 nazionalità — compresi cittadini di Stati membri dell'UE — che vi sono bloccati a causa della riluttanza dei loro governi a rimpatriarli; che al-Hol è il campo più grande per gli sfollati in Siria, con 62 000 residenti, di cui oltre il 90 % sono donne e bambini; che la grande maggioranza di questi bambini sono di età inferiore ai cinque anni e soffrono di gravi problemi di salute; che le condizioni nei campi di al-Hol e Roj continuano a essere estremamente drammatiche e che la situazione della sicurezza è estremamente preoccupante; che, secondo i resoconti degli ultimi tragici incidenti di quest'anno, a gennaio sono state uccise 20 persone, mentre a febbraio una donna e tre bambini e almeno 20 persone sono rimaste ferite a seguito di un incendio nel campo di Al-Hol;

O. considerando che, nella sua sentenza nella causa Ruiz Zambrano del 2011[4], la Corte di giustizia dell'UE ha specificato che il rifiuto di consentire al genitore di soggiornare con i propri figli sul territorio europeo priva i minori del loro diritto alla cittadinanza dell'UE;

P. considerando che nel corso del conflitto diverse parti hanno perpetrato una serie di attacchi contro il patrimonio culturale, compresi la distruzione e il saccheggio di siti archeologici per mano del Daesh, gli attacchi di Ahrar al-Sham alla cittadella della città vecchia di Aleppo, risalente al tredicesimo secolo, come pure l'abbattimento, il saccheggio e la distruzione di siti archeologici nonché templi e tombe yazidi da parte dell'esercito nazionale siriano ad Afrin;

Q. considerando che, nonostante la creazione, nel settembre 2019, della commissione costituzionale siriana facilitata dalle Nazioni Unite, che ha cercato di riunire le parti siriane, il dialogo e le soluzioni negoziate rimangono in una situazione di stallo;

R. considerando che vari attori internazionali continuano a esercitare influenza e a fornire sostegno e appoggio alle parti contrapposte in Siria, tra cui Russia, Stati Uniti, Iran, Turchia, Qatar e Israele; che, nonostante la continua applicazione del cessate il fuoco del marzo 2020 tra la Russia e la Turchia, cinque militari stranieri sono ancora attivi in Siria e il rischio di escalation regionale rimane elevato; che, sebbene nessun territorio abbia cambiato occupazione per il periodo più lungo dall'inizio del conflitto, la situazione sul fronte nordoccidentale rimane instabile, con bombardamenti dell'artiglieria da entrambe le parti, segnalazioni di vittime civili e possibilità di un'ulteriore escalation; che l'offensiva militare continua, compresi le periodiche incursioni militari da parte di Israele e l'ultimo attacco aereo sferrato dagli Stati Uniti il 25 febbraio 2021 contro le milizie siriane sostenute dall'Iran, che ha distrutto numerose strutture e, secondo quanto riferito, ha causato la morte di almeno 22 persone;

S. considerando, secondo una relazione di Conflict Armament Research sulle armi dello Stato islamico[5], un ingente numero di armi e munizioni è stato ripetutamente esportato dalla Bulgaria e dalla Romania sia verso gli Stati Uniti che verso l'Arabia Saudita e in alcuni casi è stato ritrasferito, in diretta violazione di specifici impegni di non riesportazione, verso gruppi non statali in Siria e in Iraq; che la relazione ha affermato che tali ritrasferimenti non autorizzati costituiscono una fonte importante di armi e munizioni per lo Stato islamico; che tali ritrasferimenti ripetuti e sistematici hanno infranto le clausole dei certificati di destinazione finale; che gli Stati membri sono tenuti, in base al settimo criterio della posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio, legalmente vincolante, sulle esportazioni di armi[6], a tenere conto di tali violazioni di impegni assunti nelle future decisioni in materia di licenze di esportazione;

T. considerando che il 3 aprile 2017 il Consiglio ha adottato una strategia dell'UE per la Siria, che delinea sei obiettivi principali: la cessazione della guerra attraverso un'autentica transizione politica; la promozione di una transizione significativa e inclusiva; la risposta alle esigenze umanitarie dei siriani più vulnerabili; la promozione della democrazia, dei diritti umani e della libertà di espressione, rafforzando le organizzazioni della società civile siriana. la promozione dell'assunzione di responsabilità per i crimini di guerra e il sostegno alla resilienza della popolazione siriana e della società; che le misure restrittive dell'UE nei confronti del governo siriano basate sull'articolo 215 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea sono in vigore dal 2011;

U. considerando che la conferenza ministeriale sul sostegno al futuro della Siria e della regione avrà luogo a Bruxelles il 29 e 30 marzo 2021 e mirerà a mantenere l'attenzione della comunità internazionale sulla Siria;

1. esprime profonda preoccupazione per questa guerra che si protrae da dieci anni in Siria, caratterizzata da un coinvolgimento esterno, da una frammentazione interna e da continue sofferenze di civili e cittadini;

2. deplora fermamente la mancanza di progressi verso una soluzione politica al conflitto siriano; ricorda che non vi può essere una soluzione militare sostenibile del conflitto e chiede a tutte le parti di rispettare pienamente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

3. ribadisce la sua condanna, con la massima fermezza, delle atrocità e delle diffuse violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse dalle forze del regime di Assad con il sostegno dei suoi alleati, nonché da gruppi armati non statali; invita tutte le parti a porre fine a tali violazioni e a prevenirle con urgenza; sostiene le raccomandazioni della recente relazione della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sulla Repubblica araba siriana, tra cui il rilascio immediato di tutti coloro che sono detenuti arbitrariamente, come pure di bambini, donne, persone inferme, disabili e anziane, nonché l'invito a consentire un monitoraggio indipendente delle strutture di detenzione e l'accesso incondizionato a tutti i luoghi di detenzione da parte di osservatori indipendenti e a migliorare le condizioni;

4. chiede di sostenere le vittime civili e i sopravvissuti al conflitto nonché le loro famiglie, compreso il sostegno psicosociale, e di adoperarsi per facilitare l'identificazione delle persone scomparse; chiede la creazione di un meccanismo indipendente con un mandato internazionale per coordinare e consolidare le denunce riguardanti le persone scomparse, comprese quelle soggette a sparizioni forzate; ritiene che tale meccanismo dovrebbe avere il compito di definire gli elementi necessari per rintracciare e identificare in modo efficiente ed efficace le persone scomparse, contribuire a consolidare le denunce presentate a un'ampia gamma di organizzazioni non governative e umanitarie e coordinare i contatti con le parti coinvolte nel conflitto al fine di rintracciare le persone scomparse o i loro resti, comprese quelle sepolte nelle fosse comuni;

5. è costernato per il fatto che, nonostante fossero a conoscenza fin dalle prime fasi della portata delle violazioni commesse in Siria, gli influenti Stati terzi presenti nel paese, pur sostenendo la necessità di una soluzione politica, hanno contemporaneamente intensificato il loro coinvolgimento militare, accentuando l'internazionalizzazione del conflitto e fornendo denaro, combattenti e armi alle parti belligeranti, rendendo in tal modo possibile il proseguimento delle violazioni; invita tutti gli Stati terzi presenti in Siria a ritirare immediatamente le loro truppe, a rinunciare a tutti i territori occupati illegalmente e a svolgere un ruolo costruttivo nella risoluzione del conflitto;

6. riafferma, in questo contesto, il continuo primato del processo di Ginevra guidato dalle Nazioni Unite e sostiene gli sforzi dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per assicurare un'autentica transizione politica in linea con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; sottolinea nuovamente l'importanza di includere le donne nel processo di risoluzione dei conflitti, conformemente alla risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; sottolinea l'importanza di sostenere il lavoro del comitato costituzionale siriano facilitato dalle Nazioni Unite per garantire un cambiamento positivo duraturo; invita l'UE e gli Stati membri a convincere tutte le parti a dar prova del loro impegno nei confronti del comitato costituzionale siriano e a istituire un meccanismo di monitoraggio che permetta alle Nazioni Unite di vigilare su ogni eventuale segnalazione di minacce o vessazioni a opera di qualsiasi parte contro i membri del comitato costituzionale siriano;

7. insiste sull'importanza di includere la società civile siriana e tutte le minoranze etniche e religiose nei colloqui sul futuro della Siria e sulla sua struttura di governance; incoraggia il VP/HR a intensificare il contatto con gli attori regionali e locali del conflitto nonché i suoi tentativi di trovare un terreno comune per la pace al fine di guidare le discussioni sul futuro della Siria; sottolinea che i cittadini siriani dovrebbero avere la possibilità di valutare le proprie esigenze e priorità in materia di ripresa e invita l'UE e i suoi Stati membri a destinare risorse adeguate per ricerche a tal fine, che siano localizzate, adattate al contesto, sensibili dal punto di vista del genere e incentrate sulla sicurezza umana; sottolinea che tali valutazioni devono essere indipendenti dal regime di Assad e non esserne influenzate e dovrebbero essere completate prima dell'inizio dei progetti;

8. accoglie con favore l'enfasi sul sostegno alla resilienza della popolazione siriana nella strategia dell'UE per la Siria; sottolinea che la società civile siriana svolgerà un ruolo di vitale importanza nel ricostruire la coesione e il capitale sociale, nel promuovere la riconciliazione e nel fornire servizi di base alla Siria; invita l'UE e i suoi Stati membri a intensificare il loro sostegno allo sviluppo di capacità per la popolazione e la società civile siriane, anche con e mediante soggetti che promuovano i diritti umani, l'uguaglianza, anche di genere, e i diritti delle minoranze, la democrazia e l'emancipazione, nonché tra i rifugiati siriani che vivono in esilio nella regione o in Europa; invita il VP/AR, nell'ambito della programmazione a lungo termine della risposta in Siria, a definire una solida politica di dovuta diligenza in materia di diritti umani per i futuri interventi di ricostruzione in stretta collaborazione con la società civile siriana, tra cui un quadro di monitoraggio con indicatori specifici per le norme in materia di diritti umani universali;

9. chiede, a tale proposito, che si potenzi il sostegno fornito alle organizzazioni pacifiche e democratiche della società civile in Siria e ai difensori dei diritti umani, in particolare mediante il fondo Madad e lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale; invita gli Stati membri a fornire un sostegno pratico in vista dell'attuazione della strategia dell'UE per la Siria, che definisce una base solida e globale per un'azione rafforzata dell'UE nelle fasi sia di conflitto che di post-conflitto;

10. sottolinea che l'imminente quinta conferenza ministeriale sul sostegno al futuro della Siria fornisce un'opportunità fondamentale per l'UE e i suoi Stati membri di adottare e discutere una visione a lungo termine del cambiamento e della stabilizzazione duratura in Siria; sottolinea che tale visione a lungo termine dovrebbe mirare a rafforzare la resilienza della società siriana, migliorare le condizioni di vita e prevenire l'ulteriore erosione dei servizi pubblici, indirizzando gli aiuti umanitari in modo più efficace attraverso riforme fondamentali, smantellando alcune sanzioni settoriali e sostenendo la riabilitazione delle infrastrutture, comprese quelle per i servizi sanitari e l'istruzione, in tutto il paese, intensificando al contempo con urgenza il sostegno al perseguimento dei crimini di guerra, delle gravi violazioni dei diritti umani e dell'uso di armi proscritte a livello internazionale;

11. è profondamente preoccupato per il peggioramento della situazione umanitaria nel paese, dove il 60 % della popolazione, vale a dire 12,4 milioni di persone, non ha accesso regolare a un nutrimento sufficiente e sicuro e più di 500 000 bambini sotto i cinque anni soffrono degli effetti dell'arresto della crescita; chiede all'UE e ai suoi Stati membri di includere i mezzi di sussistenza e le modalità di pagamento in contanti nelle priorità strategiche dei donatori, al fine di consentire l'autosufficienza e garantire che i finanziamenti umanitari in Siria affrontino le esigenze di resilienza e di ripresa;

12. sottolinea che oltre 11,1 milioni di persone in Siria hanno ancora bisogno di aiuti umanitari; ribadisce che, alla luce della crisi economica, della situazione di insicurezza alimentare e della pandemia di COVID-19, tutti gli ostacoli agli aiuti umanitari dovrebbero essere rimossi con urgenza, compresi quelli dovuti alle sanzioni che impongono procedure di esenzione umanitaria eccessivamente gravose, al fine di garantire l'accesso al cibo, alle forniture sanitarie essenziali e al supporto medico per la COVID-19; invita l'UE a collaborare strettamente con la nuova amministrazione statunitense a tal fine; chiede l'urgente ripristino, per un periodo di almeno di 12 mesi, del meccanismo transfrontaliero umanitario istituito sotto il mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, compreso l'accesso transfrontaliero attraverso Bab al-Hawa; condanna il continuo uso da parte della Russia del suo potere di veto per pregiudicare il mandato di aiuto transfrontaliero; invita il SEAE a sostenere le ONG umanitarie ad affrontare le sfide finanziarie e a esaminare l'opzione di creare un meccanismo di trasferimento umanitario specifico per i partner in Siria, al fine di facilitare il trasferimento diretto di fondi umanitari, anche sostenendo riunioni a livello dello Stato e dell'UE tra le autorità di regolamentazione dei servizi finanziari, le banche, le ONG e i ministeri degli affari esteri;

13. è particolarmente preoccupato per la miriade di difficoltà affrontate dai siriani, soprattutto dagli sfollati, nell'ottenere documenti civili basilari, tra cui carte d'identità, certificati di nascita, matrimonio o morte e registri di proprietà, il che impedisce loro di accedere a servizi essenziali, come la sanità, l'istruzione e gli aiuti umanitari; condanna fermamente le difficoltà incontrate dalle donne siriane nel registrare i loro figli, poiché la nazionalità siriana viene conferita a un bambino attraverso il padre;

14. esprime preoccupazione per la mancanza di sicurezza degli alloggi, dei terreni e dei diritti di proprietà per i siriani, che si unisce all'adozione dal 2011 ad oggi di leggi, politiche e pratiche preoccupanti, non da ultimo il recente emendamento legislativo del governo che impone una multa di 8 000 dollari o la perdita della proprietà come sanzione nei confronti di coloro che non hanno prestato servizio militare prima dei 43 anni;

15. esprime sconcerto dinanzi alle condizioni nei campi di detenzione di Al-Hol e Roj a seguito di un incendio mortale ad Al-Hol il 27 febbraio 2021, in cui sono morti almeno tre bambini e 20 sono stati feriti; esprime la sua più profonda preoccupazione per la situazione umanitaria nel campo di detenzione di Al-Hol; è seriamente preoccupato per l'estrema insicurezza in cui versano i residenti del campo ed esprime sgomento per l'uccisione di un membro del personale di Medici senza frontiere il 24 febbraio 2021 e per l'uccisione di 20 persone nel gennaio 2021; sottolinea che la detenzione non è mai nell'interesse superiore del minore e che i minori non dovrebbero essere detenuti sulla sola base di sospetti legami familiari con gruppi armati o dell'appartenenza di membri della famiglia a gruppi armati; accoglie con favore, come primo passo in tal senso, la decisione proattiva del governo belga di rimpatriare immediatamente i minori belgi di età inferiore ai 12 anni e, caso per caso, i minori di età superiore ai 12 anni e le loro madri; spera che questa decisione venga attuata con rapidità; accoglie con favore, a questo proposito, le operazioni di rimpatrio organizzate da Finlandia e Germania nel dicembre 2020; deplora l'inazione degli Stati membri dell'UE fino ad ora e l'assenza di coordinamento a livello di UE;

16. sollecita gli Stati membri a rimpatriare tutti i loro cittadini e a indagare e perseguire quelli sospettati di crimini in conformità con le norme internazionali in materia di processi equi; esorta gli Stati membri a fornire ai rimpatriati, compresi i numerosi minori, adeguati servizi di riabilitazione e reintegrazione;

17. plaude all'impegno in atto dell'UE di fornire aiuti umanitari ai paesi limitrofi che ospitano milioni di rifugiati; chiede inoltre che l'UE continui a sostenere l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione e la comunità vulnerabile dei rifugiati palestinesi provenienti dalla Siria; invita gli Stati membri, tuttavia, a dare prova di un impegno molto più risoluto a favore della ripartizione delle responsabilità, in modo da consentire ai rifugiati in fuga dalle zone di guerra in Siria di trovare protezione al di là della regione immediatamente limitrofa attraverso il reinsediamento, programmi di ammissione per motivi umanitari, procedure semplificate per il ricongiungimento familiare e norme più flessibili in materia di visti; ricorda che, al fine di pervenire a soluzioni durature per gli sfollati, sono fondamentali finanziamenti e programmazione sufficienti a lungo termine per sostenere gli sfollati interni e i rifugiati oltre il ciclo del programma umanitario;

18. chiede all'UE e ai suoi Stati membri di rispettare rigorosamente il principio di non respingimento e rifiuta la nozione di "zone sicure" lungo il confine nordorientale della Siria; sottolinea che il trasferimento forzato dei rifugiati o degli sfollati interni siriani in questa zona e qualsiasi azione di pulizia etnica costituirebbero una grave violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, del diritto internazionale dei rifugiati e del diritto umanitario e potrebbero equivalere a un crimine contro l'umanità o al genocidio; ribadisce che non deve essere fornita alcuna assistenza dell'UE per la stabilizzazione o lo sviluppo di tali zone; ricorda che, al fine di rispettare il principio di non respingimento, il rimpatrio dei rifugiati deve essere in ogni caso sicuro, volontario e dignitoso, pur rilevando che le circostanze attuali sono tali da impedire categoricamente tali spostamenti; esprime sgomento, a tale riguardo, per la recente decisione della commissione danese di ricorso per i rifugiati di confermare le decisioni di non rinnovare i permessi di soggiorno per numerosi rifugiati provenienti dalla regione meridionale del Rif Dimashq della Siria, e ricorda che dal 2019 la Danimarca è l'unico Stato membro dell'UE che ha rifiutato di rinnovare e ha persino ritirato permessi di soggiorno a cittadini siriani;

19. invita gli Stati membri ad adottare un approccio pragmatico e a riconsiderare i loro criteri in materia di ricongiungimento familiare, dato che i certificati linguistici richiesti sono del tutto o quasi impossibili da ottenere in quanto richiedono viaggi in Libano o in Iraq durante l'attuale pandemia, con gravi limitazioni agli attraversamenti di frontiera e ulteriori rischi;

20. esorta le autorità turche ad astenersi dal trasferire cittadini siriani dalle zone occupate della Siria nordorientale e dal trattenerli e sottoporli a giudizio in Turchia e a permettere immediatamente a tutte le persone detenute in loro custodia di contattare le loro famiglie, sia in Turchia che all'estero; esorta a rimpatriare immediatamente nei territori occupati in Siria tutti i detenuti siriani trasferiti in Turchia;

21. condanna fermamente l'impunità di cui godono gli autori di gravi crimini in Siria; ritiene che l'impunità alimenti ulteriori atrocità e aggravi le sofferenze delle vittime; insiste pertanto sulla necessità di chiamare tutti i responsabili a rendere conto delle proprie azioni e di risarcire le vittime; sottolinea che la giustizia riparativa per le persone scomparse e le persone detenute arbitrariamente, il sostegno alle famiglie, la smobilitazione dei bambini combattenti, la prestazione di un sostegno psicosociale olistico, in particolare per i minori e le vittime di violenza sessuale e di genere, e la conservazione e il ripristino della documentazione civile vitale non possono attendere la fine del conflitto; esorta pertanto l'UE e i suoi Stati membri a rafforzare il loro sostegno ai processi guidati da gruppi rappresentativi di siriani;

22. insiste sul fatto che l'UE dovrebbe intervenire in maniera più incisiva in questo ambito, anche adottando una strategia in materia di responsabilità per le atrocità commesse in Siria, che dovrebbe altresì rispecchiare l'importante ruolo degli Stati membri a tale riguardo; invita il VP/HR e il Commissario UE per la giustizia ad assumere un ruolo proattivo in questo ambito, in particolare nel costruire la capacità degli Stati membri e dei paesi non UE di applicare il principio della giurisdizione universale nei loro sistemi giuridici nazionali; incoraggia gli Stati membri a sostenere la decisione dei Paesi Bassi di perseguire la Siria per cattiva condotta ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, al fine di adire la Corte internazionale di giustizia; ribadisce il suo invito all'UE e ai suoi Stati membri a profondere sforzi costanti per la creazione di un tribunale per i crimini di guerra in Siria, in attesa che il caso sia deferito alla Corte penale internazionale; invita gli Stati membri a fornire tutto il sostegno necessario al meccanismo internazionale, imparziale e indipendente; esorta tutti gli Stati membri a prendere tutte le misure necessarie per assicurare alla giustizia i presunti colpevoli; accoglie con favore i proficui sforzi esplicati in Germania, Svezia, Francia e Austria per perseguire la giustizia attraverso il principio della giurisdizione universale; incoraggia tutti gli Stati membri a rafforzare i rispettivi quadri giuridici nazionali per quanto riguarda il perseguimento dei crimini di massa e a sostenere e profondere sforzi simili per portare in giudizio i presunti responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, in conformità delle leggi nazionali e indagando e perseguendo i cittadini dell'UE responsabili di crimini di atrocità in Siria; raccomanda vivamente, in questo contesto, che i processi nell'UE dei responsabili di crimini nel conflitto siriano garantiscano che le vittime possano testimoniare in modo sicuro in fase processuale, preferibilmente di persona o, in alternativa, tramite collegamento video, e che abbiano la possibilità di seguire il processo;

23. esprime preoccupazione e condanna per le vessazioni di matrice politica nonché l'intimidazione sistematica e la repressione transnazionale crescenti di membri della diaspora siriana, come gli oppositori del governo e i difensori dei diritti umani; invita gli Stati membri a garantire la sicurezza totale dei rifugiati e a lavorare in modo proattivo per affrontare la repressione transnazionale;

24. esorta i membri della coalizione internazionale contro il Daesh a dare priorità agli sforzi per accertare la sorte delle persone rapite dal Daesh, anche sostenendo la creazione di un organismo civile centralizzato o un punto focale con una squadra nelle zone controllate da ciascuna autorità al fine di registrare i casi di persone scomparse per mano del Daesh e di coordinare con altre autorità in Siria la raccolta di informazioni sulle sparizioni;

25. esorta tutti gli Stati membri a garantire il pieno rispetto della decisione 2013/255/PESC del Consiglio relativa a misure restrittive nei confronti della Siria[7], in particolare per quanto concerne il congelamento dei beni dei soggetti ivi indicati e le restrizioni all'ammissione previste per le persone che traggono vantaggio dal regime in Siria o lo sostengono; invita l'UE e i suoi Stati membri ad ampliare l'elenco delle persone soggette a sanzioni mirate per includere i comandanti civili e militari che sono stati credibilmente coinvolti in crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni commesse nella parte nordoccidentale della Siria, compresi i crimini che ricadono nella responsabilità di comando; ribadisce l'importanza di garantire che le misure restrittive dell'UE contro la Siria includano sistematicamente esenzioni umanitarie o escludano chiaramente le attività umanitarie dal loro campo di applicazione, al fine di garantirne la compatibilità con gli obblighi degli Stati ai sensi del diritto umanitario internazionale;

26. esprime sgomento per il numero di armi e munizioni prodotte nell'UE che stanno finendo nelle mani del Daesh in Siria e in Iraq; prende atto della mancata applicazione effettiva da parte di Bulgaria e Romania della  posizione comune 2008/944/PESC sulle esportazioni di armi per quanto riguarda i ritrasferimenti non conformi ai certificati di destinazione finale; invita tutti gli Stati membri a rifiutare in futuro trasferimenti analoghi, in particolare verso gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, e invita il SEAE e gli Stati membri, in particolare la Bulgaria e la Romania, a spiegare, nel quadro del gruppo di lavoro dell'UE sull'esportazione di armi convenzionali (COARM), ma anche pubblicamente attraverso la sottocommissione per la sicurezza e la difesa del Parlamento europeo (SEDE), quali iniziative sono state adottate in materia; invita il SEAE ad affrontare i numerosi casi emersi grazie alla recente relazione di Conflict Armament Research e a esaminare, in seno al COARM e nelle apposite sedi, metodi più efficaci per lo svolgimento delle valutazioni dei rischi di diversione, in particolare introducendo per gli Stati membri, nell'ambito del processo di revisione, l'obbligo di negare una licenza di esportazione qualora sussista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere oggetto di diversione; chiede che venga avviata un'indagine sulla questione;

27. resta sgomento per la sparizione di Razan Zaitouneh, attivista impegnata nella difesa dei diritti umani e vincitrice del premio Sacharov, scomparsa dal dicembre 2013, quando sarebbe stata rapita a Duma dal gruppo armato Jaysh al-Islam; chiede la creazione di una task force interistituzionale dell'UE al fine di coordinare e intensificare gli sforzi volti a trovarla e garantire la sua liberazione;

28. ricorda che qualsiasi misura intesa a contrastare il Daesh e altri gruppi terroristici riconosciuti come tali dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve osservare rigorosamente il diritto internazionale; denuncia gli interventi militari in corso effettuati da paesi terzi, compresi gli Stati Uniti e Israele, e invita gli Stati membri e i loro alleati, segnatamente gli Stati Uniti, a garantire la trasparenza, la responsabilità e il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nel quadro della loro partecipazione agli sforzi della coalizione internazionale e della loro cooperazione militare con le parti coinvolte nel conflitto;

29. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Segretario generale delle Nazioni Unite, all'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega araba per la Siria, ai membri del gruppo internazionale di sostegno alla Siria nonché a tutte le parti coinvolte nel conflitto in Siria.

Ultimo aggiornamento: 10 marzo 2021
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