PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Afghanistan, in particolare la situazione dei diritti delle donne
5.4.2022 - (2022/2571(RSP))
presentata a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Tineke Strik, Mounir Satouri, Hannah Neumann, Ernest Urtasun, Erik Marquardt, Eleonora Evi, Alviina Alametsä, Saskia Bricmont, Ignazio Corrao, Monika Vana, Grace O’Sullivan, Tilly Metz, Alice Kuhnke, Pierrette Herzberger‑Fofana
a nome del gruppo Verts/ALE
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B9-0198/2022
B9‑0202/2022
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Afghanistan, in particolare la situazione dei diritti delle donne
Il Parlamento europeo,
– viste le precedenti risoluzioni sull'Afghanistan, tra cui quella del 16 settembre 2021[1],
– vista la sua risoluzione del 19 maggio 2021 sulla protezione dei diritti umani e la politica migratoria esterna dell'UE[2],
– viste le conclusioni del Consiglio del 15 settembre 2021 sull'Afghanistan, che delineano cinque parametri di riferimento per l'impegno dell'UE con le autorità de facto talebane,
– viste le dichiarazioni dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza in merito all'Afghanistan, tra cui quella del 28 marzo 2022, in cui si chiede l'immediata riapertura delle scuole secondarie per le ragazze,
– viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull'Afghanistan, tra cui la risoluzione 2593(2021),
– vista la Dichiarazione universale dei diritti umani,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici,
– vista la Convenzione del 1979 sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna,
– viste le risoluzioni del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sull'Afghanistan,
– vista la relazione presentata il 4 marzo 2022 dall'Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 relativa allo status dei rifugiati,
– visto il patto globale delle Nazioni Unite sui rifugiati,
– visti gli orientamenti tematici dell'UE sui difensori dei diritti umani, sulla promozione e la tutela dei diritti dei minori, nonché sulle violenze contro le donne e le ragazze e la lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che i talebani hanno assunto il controllo dell'Afghanistan a seguito di una rapida offensiva militare condotta alla fine di agosto 2021, che ha accelerato il ritiro delle forze militari internazionali dal paese, nonché l'evacuazione di oltre 125 000 persone e la maggior parte della presenza internazionale nel paese;
B. considerando che il governo provvisorio talebano e i principali posti amministrativi a livello nazionale e provinciale sono occupati da uomini, prevalentemente di etnia Pashtun, e che pertanto i diversi gruppi di genere, etnici, religiosi, politici e geografici dell'Afghanistan non sono rappresentati; che le donne sono state escluse dall'amministrazione talebana;
C. considerando che, secondo le Nazioni Unite, sebbene vi sia stata una significativa riduzione delle vittime civili da quando i talebani hanno assunto il potere, la protezione dei civili continua a destare preoccupazione, in particolare per via dei costanti attacchi terroristici ad opera dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante – Provincia di Khorasan e a causa dei residuati bellici esplosivi;
D. considerando che la situazione socioeconomica, già precaria prima della presa del potere da parte dei talebani, è drasticamente peggiorata sotto l'amministrazione de facto e in seguito all'impatto della pandemia di COVID-19, delle gravi siccità e di un inverno rigido, ed è stata ulteriormente aggravata dalle sanzioni internazionali nei confronti dei talebani e dalla sospensione degli aiuti non umanitari al paese da parte della comunità internazionale;
E. considerando che la decisione degli Stati Uniti di congelare le riserve in valuta estera della banca centrale afghana ha bloccato l'accesso del paese al sistema finanziario internazionale, determinando in tal modo un'enorme crisi di liquidità; che tali misure e il mantenimento delle preesistenti sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti degli alti dirigenti talebani hanno di fatto compromesso drasticamente la capacità delle legittime attività commerciali e umanitarie nel paese, come pure la possibilità per gli afghani di percepire un reddito e di accedere ai loro risparmi;
F. considerando che l'aumento dei prezzi del frumento a livello mondiale dovuto alla guerra russa in Ucraina dovrebbe avere gravi ripercussioni sull'Afghanistan, che dipende in larga misura dalle importazioni di frumento;
G. considerando che, nonostante l'operazione di evacuazione militare su vasta scala effettuata dalla comunità internazionale, una serie di (ex) membri afghani del personale delle missioni, dei progetti e delle ambasciate degli Stati membri dell'UE sono stati lasciati indietro dopo la partenza degli occidentali, unitamente a centinaia di difensori dei diritti umani, membri del personale di sicurezza e loro familiari;
H. considerando che oltre la metà della popolazione afghana si trova ad affrontare un grave livello di insicurezza alimentare; che, secondo le stime, 24,4 milioni di afghani necessitano attualmente di aiuti umanitari e che quest'anno il 97 % della popolazione è a rischio di povertà;
I. considerando che la crisi umanitaria sta colpendo in modo sproporzionato le donne e le ragazze, segnatamente in termini di accesso agli alimenti, all'alloggio, all'assistenza sanitaria e all'istruzione; che l'UNICEF ha rilevato un aumento del lavoro minorile, dei matrimoni infantili e della vendita di minori a seguito della crisi economica, con un impatto sproporzionato sulle ragazze;
J. considerando che le sfide in materia di accesso umanitario sono quasi raddoppiate dal 2020, in gran parte a causa del deterioramento dell'ambiente di sicurezza, delle richieste di prelievo e delle ingerenze nella programmazione umanitaria da parte delle autorità de facto;
K. considerando che 5,6 milioni di afghani sono attualmente sfollati nei paesi vicini; che l'Iran e il Pakistan, in particolare, ospitano un'ampia percentuale di rifugiati afghani, che insieme rappresentano 2,2 milioni di rifugiati afghani registrati;
L. considerando che gli afghani, compresi i difensori dei diritti umani, che si sono trasferiti in paesi terzi hanno urgente bisogno di rifugio, servizi e garanzie contro il rimpatrio forzato;
M. considerando che le violazioni dei diritti umani vengono segnalate quotidianamente e comprendono arresti, detenzioni, sequestri, torture, minacce, estorsioni, uccisioni e attacchi contro i difensori dei diritti umani e i loro familiari; che persiste una totale mancanza di responsabilità per tali violazioni; che le donne impegnate nella difesa dei diritti umani sono state particolarmente colpite; che le autorità de facto hanno occupato i locali della Commissione indipendente afghana per i diritti umani, che non è pertanto in grado di svolgere le sue attività;
N. considerando che vi sono state numerose esecuzioni extragiudiziali attribuite alle autorità de facto, malgrado l'annunciata amnistia generale per ex funzionari governativi e membri delle forze di sicurezza afghane;
O. considerando che le Nazioni Unite hanno riferito che, sebbene la disuguaglianza di genere, la discriminazione e la violenza di genere fossero già profondamente radicate nel paese anche prima del 15 agosto 2021, le donne erano attive in tutti i rami del governo e in molti settori della società, tra cui lo sport e la vita culturale, prima che i talebani assumessero il potere; che, tuttavia, da tale data le donne afghane sono state escluse dalla vita politica e, più in generale, dalla forza lavoro;
P. considerando che gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno denunciato un'"ondata di misure", quali il divieto per le donne di tornare a svolgere il proprio lavoro, l'obbligo di farsi accompagnare da un parente di sesso maschile (mahram) negli spazi pubblici, il divieto di utilizzare da sole i trasporti pubblici e l'imposizione di un rigoroso codice di abbigliamento alle donne e alle ragazze, che costituisce una punizione collettiva per le donne e le ragazze, fondata su pregiudizi di genere e pratiche dannose;
Q. considerando che gli importanti progressi compiuti negli ultimi vent'anni nel campo dell'istruzione, in particolare per le ragazze, sono stati invertiti a seguito della presa del potere da parte dei talebani; che, a dispetto delle loro garanzie pubbliche circa il proseguimento dell'istruzione delle ragazze, le autorità talebane hanno imposto una rigorosa segregazione di genere nelle università e hanno deciso di negare l'istruzione secondaria a oltre un milione di ragazze afghane fino a nuovo ordine;
R. considerando che lo spazio riservato ai media indipendenti e alla società civile, che prima del 15 agosto era dinamico seppur soggetto a violenze, minacce e altre forme di violenza, si è drasticamente ridotto sotto i talebani, in particolare dopo l'emanazione di orientamenti rigorosi sulle operazioni dei media e le detenzioni e uccisioni di giornalisti e individui per la loro pacifica espressione di opinioni o dissenso; che le proteste pacifiche, segnatamente in difesa dei diritti delle donne, sono state respinte con atti violenti o intimidazioni;
S. considerando che il Consiglio ha definito cinque parametri di riferimento per le politiche e le azioni condotte sotto il governo nominato dai talebani, che fungeranno da principi guida per il futuro impegno dell'UE; che tali parametri includono il rispetto dei diritti umani, in particolare il pieno godimento dei diritti da parte delle donne e delle ragazze;
T. considerando che i talebani hanno promesso un passaggio sicuro ai cittadini stranieri e afghani che desiderano lasciare il paese; che, in pratica, le attrezzature tecniche difettose per il rilascio di documenti di viaggio adeguati, le ripetute chiusure degli uffici passaporti e le restrizioni di viaggio imposte alle donne che intendono viaggiare su lunghe distanze senza mahram ostacolano di fatto i viaggi al di fuori del paese, il che rappresenta una sfida particolare per i difensori dei diritti umani, che si trovano maggiormente a rischio;
U. considerando che le sfide per gli afghani evacuati all'interno dell'UE persistono; che un rapido ricongiungimento familiare, il rilascio di uno status di protezione a lungo termine, un sostegno all'integrazione su misura e condizioni di accoglienza adeguate, come l'accesso all'assistenza medica e al sostegno alla salute mentale, consentirebbero di rispettare i principi dell'interesse superiore del minore e dell'unità familiare e garantirebbero un tenore di vita dignitoso;
V. considerando che il 31 marzo il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha convocato una conferenza ad alto livello dei donatori, ricordando alla comunità internazionale di impegnarsi pienamente nell'operazione di soccorso coordinata dalle Nazioni Unite fornendo finanziamenti incondizionati e flessibili per combattere la drammatica crisi umanitaria in Afghanistan;
1. esprime profonda preoccupazione per la crisi umanitaria e dei diritti umani manifestatasi in Afghanistan a seguito della presa del potere da parte dei talebani; riafferma la sua ferma solidarietà e il suo impegno nei confronti del popolo afghano;
2. ribadisce la sua convinzione che un futuro sicuro, pacifico e democratico dell'Afghanistan richieda una soluzione politica negoziata e inclusiva; riafferma il suo impegno a favore di un processo di pace e di ricostruzione postbellica a guida e titolarità afghane, quale unico percorso credibile verso una pace, una sicurezza e uno sviluppo inclusivi e a lungo termine;
3. manifesta apprensione per il livello senza precedenti di insicurezza alimentare nel paese e invita tutti gli attori internazionali, in particolare l'UE e i suoi Stati membri, a intensificare le operazioni umanitarie al fine di contribuire a soddisfare le esigenze primarie immediate, a ripristinare i meccanismi internazionali di sostegno salariale per i lavoratori essenziali e i programmi alimentari e a sospendere le norme e le condizioni che limitano le operazioni umanitarie;
4. esprime profonda preoccupazione per l'impatto socioeconomico di determinate sanzioni internazionali, in particolare sulla fornitura di servizi pubblici essenziali; invita la comunità internazionale, segnatamente gli Stati Uniti e gli Stati membri dell'UE, a garantire che tali sanzioni non pregiudichino il godimento dei diritti economici e sociali da parte del popolo afghano, specie per le famiglie molto povere e a guida femminile; incoraggia, in particolare, l'UE e i suoi Stati membri a rivedere le sanzioni, ad adeguare di conseguenza le misure attuali e a rilasciare nuove licenze e orientamenti per agevolare la liquidità e la disponibilità di valuta cartacea al fine di affrontare la crisi umanitaria; invita l'UE a collaborare con i partner internazionali per raggiungere un accordo che consenta alla banca centrale afghana di accedere al sistema bancario internazionale per versare le proprie quote alla Banca mondiale, acquistare banconote per tenere aste commerciali per le banche private in Afghanistan e trattare o regolare depositi in dollari in entrata da depositanti privati legittimi, quali l'UNICEF, il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, i servizi di rimessa bancaria e altri attori legittimi;
5. insiste sulla necessità di mantenere un rigoroso impegno condizionale con i talebani conformemente ai cinque parametri di riferimento stabiliti dal Consiglio per il dialogo con le autorità de facto, anche in relazione ai diritti delle donne; invita le delegazioni internazionali ad adoperarsi costantemente a favore di delegazioni internazionali equilibrate sotto il profilo del genere, anche inviando alte funzionarie agli incontri con i talebani;
6. esorta i talebani a garantire l'accesso libero e basato su principi agli aiuti umanitari nonché la sicurezza del personale umanitario, anche per le donne, e ad astenersi dall'interferire nella programmazione umanitaria; sottolinea che il bilancio dell'UE per gli aiuti umanitari a favore dell'Afghanistan e dei paesi limitrofi dovrebbe seguire un approccio sensibile alle questioni di genere ed essere notevolmente aumentato per sostenere e proteggere gli afghani vulnerabili e le loro famiglie, compresi gli sfollati interni e i rifugiati, e conformarsi agli obiettivi delle Nazioni Unite, come stabilito in occasione della conferenza ad alto livello dei donatori per l'Afghanistan; invita l'UE a continuare a evitare di convogliare l'assistenza attraverso strutture o sistemi controllati dai talebani;
7. denuncia il forte deterioramento della situazione dei diritti umani sotto il regime talebano, compresi gli attacchi contro i difensori dei diritti umani, gli attivisti per i diritti delle donne e altri attori della società civile, nonché la repressione delle proteste pacifiche e delle manifestazioni di dissenso in tutto il paese; condanna fermamente il decreto dei talebani in base al quale le donne devono essere accompagnate da un parente di sesso maschile per recarsi al lavoro o accedere alla vita o ai servizi pubblici; esorta il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a non accettare siffatte restrizioni alla libertà di circolazione delle donne e a utilizzare tutte le leve a loro disposizione per esortare i talebani a porre fine a tali pratiche e rispettare gli obblighi che incombono all'Afghanistan in virtù del diritto internazionale in materia di diritti umani;
8. elogia e sostiene tutti i difensori dei diritti umani in Afghanistan che continuano a svolgere le loro attività legittime e pacifiche nell'ambito dei diritti umani;
9. mette in evidenza il prezioso lavoro svolto dalle donne afghane nella difesa e nella promozione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne, nel paese e ne riconosce il ruolo chiave in quanto agenti del cambiamento; sottolinea che le donne afghane e i diritti delle donne non possono essere svenduti né strumentalizzati in nessun processo futuro; pone l'accento sull'importanza di ascoltare e lavorare per amplificare la voce delle femministe e delle donne afghane, senza discriminazioni per quanto riguarda la loro appartenenza etnica, religiosa o politica;
10. denuncia la particolare situazione delle donne e delle ragazze che sono colpite in modo sproporzionato dalla crisi umanitaria e si trovano ad affrontare maggiori difficoltà, in particolare in termini di accesso al cibo, all'assistenza sanitaria e all'istruzione, per effetto diretto delle politiche retrograde dei talebani;
11. condanna fermamente il regresso in atto in materia di uguaglianza di genere e diritti delle persone LGBTIQ+; chiede che i diritti delle donne siano rigorosamente rispettati, anche in relazione alla loro partecipazione attiva a tutti gli aspetti della vita civica, economica, politica e pubblica; invita i talebani a garantire la protezione della loro vita e dei loro beni nonché la loro libertà di circolazione; riconosce l'importanza cruciale dei leader e del personale delle organizzazioni femminili della società civile in Afghanistan, che rappresentano diverse professioni e province in tutto il paese, nella progettazione e nell'erogazione efficaci degli aiuti, date le loro conoscenze, il loro accesso e le loro competenze; insiste affinché l'UE dia priorità alle donne impegnate nella difesa dei diritti umani e garantisca che siano ascoltate nell'ambito di tutte le risposte alle crisi umanitarie e dei diritti umani cui è confrontato l'Afghanistan, nonché alle questioni relative alla parità di genere e ai diritti delle persone LGBTIQ+;
12. esorta l'UE a provvedere a che le organizzazioni locali della società civile guidate da donne attive negli aiuti comunitari, nello sviluppo, nella pace e nella sicurezza possano operare, circolare liberamente e in sicurezza in tutto il paese e ricevere fondi per assicurare la salute, l'istruzione, i mezzi di sussistenza e la sicurezza delle comunità afghane, e sollecita l'UE a sostenere il lavoro di tali organizzazioni; condanna l'esclusione della maggior parte delle ragazze dalle scuole secondarie, circostanza che viola direttamente il loro diritto universale all'istruzione; insiste sulla necessità di garantire l'accesso all'istruzione per le ragazze di tutte le età; sottolinea che nessun finanziamento dell'UE dovrebbe sostenere opzioni educative che escludano le ragazze;
13. esorta l'UE a intensificare il proprio sostegno ai gruppi che si adoperano per difendere i diritti delle donne e delle ragazze in Afghanistan, prevedendo opzioni di istruzione alternative per le ragazze escluse dalla scuola, e la invita a finanziare programmi specifici di assistenza e protezione umanitaria per le donne afghane vittime o a rischio di violenza, nonché per i familiari che le sostengono;
14. ribadisce l'importanza di documentare tutte le segnalazioni di violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e di indagare sulle stesse, nonché di chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni, comprese le violazioni commesse durante i 20 anni di conflitto armato; sottolinea, in tale contesto, l'importanza di un monitoraggio indipendente delle Nazioni Unite sull'Afghanistan e si compiace, sostenendone l'operato, della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan;
15. chiede che il nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan sia dotato dei fondi sufficienti, delle competenze necessarie e del sostegno diplomatico per adempiere al proprio mandato; invita il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ad adottare le misure necessarie per istituire un meccanismo investigativo internazionale indipendente dotato di un mandato pluriennale e risorse adeguate per documentare e riferire regolarmente in merito alle violazioni e agli abusi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani commessi da tutte le parti; chiede che tale missione abbia una composizione di genere equilibrata e includa esperti in materia di parità di genere;
16. invita il SEAE, la delegazione dell'UE in Afghanistan e le ambasciate degli Stati membri a rafforzare il loro sostegno a favore dei difensori dei diritti umani afghani all'interno e all'esterno del paese, ad avvalersi di tutti gli strumenti a loro disposizione in modo flessibile e ad attuare pienamente gli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani, anche garantendo l'assunzione di responsabilità per le violazioni attraverso azioni di sensibilizzazione private e pubbliche su singoli casi e modelli di violazione, fornendo meccanismi di protezione interni, servizi e sostegno a coloro che si trovano nel paese, garantendo percorsi di evacuazione sicuri e misure specifiche per tutelare chi transita nei paesi terzi e coordinando la concessione dei visti a coloro che cercano di lasciare il paese;
17. invita l'UE e i suoi Stati membri ad avvalersi di tutte le vie diplomatiche disponibili per sollecitare i paesi limitrofi a garantire l'apertura delle loro frontiere per le persone a rischio che cercano rifugio e asilo dall'Afghanistan, compresi coloro che provengono da comunità emarginate; invita gli Stati membri dell'UE ad aumentare notevolmente il numero di reinsediamenti e la concessione di visti umanitari;
18. esorta gli Stati membri, la Commissione e il SEAE ad aiutare in via prioritaria coloro che necessitano di protezione a lasciare l'Afghanistan, in particolare i difensori dei diritti umani, le donne, le ragazze, le persone LGBTI+, le minoranze religiose ed etniche, i giornalisti, gli scrittori, gli accademici e gli artisti; invita gli Stati membri dell'UE a garantire un passaggio sicuro alle persone che lasciano il paese; si rammarica del fatto che le ambasciate degli Stati membri nei paesi limitrofi non dispongano di sufficienti capacità per trattare le procedure di rilascio dei visti e di reinsediamento; invita gli Stati membri a potenziare le loro capacità in tal senso; invita i paesi limitrofi a revocare le "procedure di uscita" per i cittadini afghani al fine di facilitarne il tempestivo reinsediamento;
19. esorta il SEAE e gli Stati membri ad appurare, in modo coordinato, quanti (ex) membri del personale locale delle ambasciate, missioni e progetti dell'UE e nazionali e relativi familiari siano rimasti nel paese, e li esorta a elaborare un piano di evacuazione per tali persone; si attende che il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza tenga il Parlamento regolarmente aggiornato sui progressi compiuti in materia;
20. ribadisce che il diritto di asilo è un diritto fondamentale riconosciuto dal diritto internazionale e dell'UE a tutti coloro che fuggono da guerre o persecuzioni, indipendentemente dalla loro nazionalità o dal loro status; sottolinea che l'attuale arrivo di rifugiati nell'UE a seguito dell'aggressione russa in Ucraina non dovrebbe limitare l'accesso alle procedure di asilo, ai mezzi di ricorso efficaci o ad altri diritti fondamentali per gli afghani che chiedono protezione internazionale negli Stati membri dell'UE; esorta altresì gli Stati membri a facilitare il ricongiungimento familiare per gli afghani che hanno parenti nell'UE;
21. esorta l'UE a promuovere un accesso effettivo alla protezione per i rifugiati afghani nei paesi terzi; sottolinea con forza che non considera i paesi in cui non vi è alcuna garanzia di protezione efficace dei rifugiati (afghani) come paesi sicuri per un loro rimpatrio; chiede un meccanismo di monitoraggio per garantire che i rifugiati afghani non siano oggetto di violazioni dei diritti umani nei paesi che ricevono aiuti dall'UE;
22. sottolinea con forza che, nelle attuali circostanze, qualsiasi rimpatrio forzato in Afghanistan costituisce un respingimento, in quanto non possono essere garantite le norme minime né la protezione al momento del rimpatrio; invita la Commissione a esortare gli Stati membri a concedere l'accesso alla protezione per i cittadini afghani, compresi quelli le cui richieste sono state precedentemente respinte; chiede un attento monitoraggio dei cittadini afghani che sono già stati rimpatriati, in particolare dei minori; si compiace per la sospensione della dichiarazione congiunta sulla cooperazione in materia di migrazione;
23. prende atto con preoccupazione delle gravi accuse di violazioni dei diritti fondamentali, tra cui numerosi respingimenti di cittadini afghani da parte di molti paesi di frontiera dell'UE; esorta gli Stati membri in questione a rispettare gli impegni assunti a norma del diritto internazionale e dell'UE a valutare individualmente le richieste di protezione, anche alle frontiere esterne dell'UE, e a garantire un accesso effettivo alla protezione;
24. esprime preoccupazione per la situazione dei rifugiati afghani in Turchia, in particolare per i gruppi vulnerabili, quali i minori non accompagnati e le persone LGBTIQ+; deplora fermamente la mancanza di accesso alle procedure di asilo e le accuse di respingimento verso l'Afghanistan; condanna fermamente la decisione delle autorità greche di dichiarare la Turchia un paese terzo sicuro per gli afghani e chiede una revisione urgente di tale decisione, in linea con il diritto dell'UE;
25. ribadisce il proprio appello alla Commissione affinché avvii rapidamente un'indagine a norma dell'articolo 19, paragrafo 1, lettera a), del regolamento SPG[3], al fine di sospendere le preferenze commerciali concesse all'Afghanistan nel quadro del regime "Tutto tranne le armi" (EBA);
26. valuta positivamente il lavoro della delegazione dell'UE in Afghanistan e si compiace del suo parziale ritorno nel paese; sottolinea l'importanza di una presenza diplomatica in Afghanistan, entro i limiti degli attuali vincoli politici e di sicurezza; invita la delegazione dell'UE a dare priorità alla promozione dei diritti umani, in particolare dei diritti delle donne e dei gruppi vulnerabili, nonché alla negoziazione di un accesso senza restrizioni al paese per le organizzazioni umanitarie, compresi i loro dipendenti di sesso femminile;
27. invita il SEAE e la Commissione a effettuare un esame approfondito del processo di ritiro e delle evacuazioni dall'Afghanistan; ritiene che ciò dovrebbe includere una riflessione critica sulla tempistica e la gestione del ritiro, con particolare riferimento al processo di evacuazione e protezione degli afghani, segnatamente del personale locale delle istituzioni dell'UE, compresi il personale a contratto e i partner esecutivi dei progetti finanziati dall'UE, così come sulla mancanza di coordinamento dell'Unione, nonostante il Parlamento avesse già chiesto, nella sua risoluzione del 10 giugno 2021, visti per il personale locale e il suo rimpatrio; si attende che il SEAE e la Commissione presentino al Parlamento, nel primo semestre di quest'anno, detta valutazione critica, che comprenda una definizione di "personale locale" nell'ambito dei regimi di protezione esistenti e delinei le misure di protezione previste per il personale locale dell'UE e i piani di riforma, sulla base dell'esperienza maturata in Afghanistan, e applichino gli insegnamenti appresi nelle attività attuali e future della politica di sicurezza e di difesa comune;
28. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all'inviato speciale dell'UE per l'Afghanistan nonché ai parlamenti nazionali degli Stati membri.