PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran
3.10.2022 - (2022/2849(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Pedro Marques, Tonino Picula, Eva Kaili, Evin Incir, Thijs Reuten
a nome del gruppo S&D
Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B9-0434/2022
B9‑0434/2022
Risoluzione del Parlamento europeo sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran
Il Parlamento europeo,
– viste la dichiarazione dell'alto rappresentante a nome dell'Unione europea, del 25 settembre 2022, e la dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, del 19 settembre 2022, sulla morte di Mahsa Amini,
– vista la dichiarazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, del 22 settembre 2022, in cui si chiede un'assunzione di responsabilità per la morte di Mahsa Amini e la fine della violenza contro le donne,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR),
– vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,
– viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il 13 settembre 2022 Jina Mahsa Amini, iraniana di origini curde, è stata arrestata a Teheran dalla polizia morale per presunta inosservanza della legge sull'obbligo del velo; che le gravi violenze subite da Mahsa Amini da parte della polizia morale hanno provocato la sua morte il 16 settembre 2022;
B. considerando che, a seguito dell'uccisione di Mahsa Amini, sono scoppiate proteste nella quasi totalità delle 31 province dell'Iran, cui hanno preso parte centinaia di migliaia di cittadini iraniani; che le proteste sono cominciate su iniziativa di donne che chiedevano l'assunzione di responsabilità per la morte di Mahsa Amini e la fine delle violenze e della discriminazioni nei confronti delle donne in Iran, compresa la legge sull'obbligo del velo; che innumerevoli donne si sono tolte coraggiosamente l'hijab, o lo hanno addirittura bruciato, in segno di sfida alla polizia morale; che tale rivolta femminista è parte di una più ampia rivolta democratica nel paese;
C. considerando che le proteste femminili hanno suscitato la solidarietà degli uomini innescando un movimento di riforma e di protesta pan-iraniano; che gli studenti, come pure noti atleti, artisti e celebrità, hanno pubblicamente denunciato l'uccisione di Mahsa Amini, mettendo gravemente a rischio la loro stessa incolumità e sicurezza personale; che i sindacalisti di tutto il paese, tra cui il consiglio dei lavoratori contrattuali del settore petrolifero e il consiglio di coordinamento dei sindacati degli insegnanti, hanno parimenti espresso il loro sostegno e hanno minacciato o indetto scioperi;
D. considerando la risposta violenta, indiscriminata e incontrollata delle forze di sicurezza e di polizia iraniane alle proteste, che ha provocato un ingente numero di morti e di feriti; che, al 2 ottobre 2022, le forze di sicurezza iraniane avrebbero ucciso 92 manifestanti pacifici che protestavano contro l'uccisione di Mahsa Amini, ne avrebbero feriti centinaia e arrestato 739 nella sola provincia di Gilani; che è probabile che i dati relativi al numero effettivo di vittime e arresti siano notevolmente maggiori, in quanto, a causa delle interruzioni di Internet imposte dallo Stato, le informazioni provenienti dall'Iran restano incomplete;
E. considerando che la violenza contro manifestanti pacifici da parte delle forze di sicurezza e della polizia comporta anche l'impiego di munizioni attive, armi a pallini, percosse pesanti e violenza sessuale e di genere contro le donne; che sono stati arrestati decine di difensori dei diritti umani, avvocati, attivisti della società civile e almeno 18 giornalisti, tra cui la giornalista che ha diffuso la notizia dell'uccisione di Mahsa Amini, Niloofar Hamedi, e la giornalista che ha curato il servizio sul funerale di Mahsa Amini, Elahe Mohammadi;
F. considerando che le autorità iraniane hanno fortemente limitato l'accesso a Internet e bloccato le piattaforme di messaggistica istantanea in palese violazione della libertà di espressione; che la Repubblica islamica dell'Iran ha una pessima fama per le costanti interruzioni e chiusure dei servizi Internet in risposta ai disordini civili;
G. considerando che i media controllati dallo Stato in Iran hanno attribuito a "ingerenze straniere" la responsabilità di aver presumibilmente alimentato le proteste, individuando nelle ambasciate della Germania e di altri paesi europei non meglio identificati a Teheran i presunti centri focali della "istigazione della rivolta";
H. che il Presidente della Repubblica islamica, Ebrahim Raisi, il Presidente della Corte suprema e il Presidente del parlamento hanno chiesto un'indagine sulle circostanze dell'uccisione di Mahsa Amini; che, a tal fine, è stato avviato un procedimento penale presso la procura di Teheran; che il Presidente Raisi ha autorizzato la polizia e le forze di sicurezza a "trattare con risolutezza" le persone coinvolte nelle proteste pacifiche;
I. considerando che l'arresto arbitrario e il decesso in carcere di Jina Mahsa Amini avvengono in un contesto di intensificazione delle politiche statali repressive sotto l'amministrazione di Ebrahim Raisi, tra cui un pesante giro di vite contro quelle che le autorità considerano violazioni delle norme sull'obbligo dell'hijab nell'ambito della nuova politica "hijab e castità"; che il governo ha annunciato l'intenzione di ricorrere alla tecnologia di riconoscimento facciale negli spazi pubblici per applicare il codice obbligatorio di abbigliamento decoroso contro le donne; che tra le altre disposizioni di tale politica figurano anche sanzioni pecuniarie per chiunque produca o commerci capi di "abbigliamento volgare" e misure punitive nei confronti degli iraniani che criticano sulle piattaforme online la legge sull'obbligo dell'hijab e sulla castità, o che pubblicano immagini non conformi alla legge; che, nel corso degli ultimi mesi, alle donne considerate non conformi alla legge sull'hijab e la castità è stato sempre più spesso negato l'accesso agli uffici governativi, alle banche e ai trasporti pubblici;
J. considerando che la Repubblica islamica dell'Iran è uno dei pochi paesi a maggioranza musulmana che prevedono un codice vestimentario obbligatorio per le donne; che tale politica è stata imposta negli anni Ottanta ed è diventata uno strumento di repressione femminile; che, sebbene le precedenti amministrazioni abbiano scoraggiato l'applicazione rigida di tale legge, le autorità giudiziarie e di sicurezza intransigenti sostengono apertamente il ricorso alla violenza fisica contro le donne per garantire il rispetto delle norme; che le autorità della Repubblica islamica dell'Iran si sono servite delle norme del codice vestimentario repressivo anche per colpire e vessare dissidenti, riformisti politici, artisti e personaggi dello sport;
K. considerando che l'uccisione di Mahsa Amini rientra in un modello più ampio di limitazione e riduzione dei diritti delle donne, già fortemente compressi, in Iran, anche mediante una nuova legge approvata nel 2021 che limita gravemente il godimento da parte delle donne dei diritti in materia di salute sessuale e riproduttiva, in palese violazione dei diritti umani delle donne ai sensi del diritto internazionale; che il governo continua a vietare alle donne, in maniera discriminatoria, di frequentare gli stadi di calcio e di assistere ad altri eventi sportivi, nonché di andare in bicicletta;
L. considerando che le donne iraniane lottano da tempo contro le politiche discriminatorie, anche opponendosi pubblicamente ai codici vestimentari obbligatori e mediante atti di disobbedienza civile; che le autorità hanno reagito con violente persecuzioni, vessazioni, torture e incarcerazioni delle donne e degli uomini che si sono opposti alla normativa sull'obbligo del velo;
M. considerando che nella sua dichiarazione del 25 settembre 2022, il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha annunciato l'intenzione dell'UE di esaminare tutte le opzioni a sua disposizione in vista del prossimo Consiglio "Affari esteri" per rispondere all'uccisione di Mahsa Amini e alla repressione eccessiva con cui le forze di sicurezza iraniane hanno risposto alle successive manifestazioni;
N. considerando che l'Unione europea ha adottato misure restrittive in risposta alle violazioni dei diritti umani, tra cui il congelamento dei beni e il divieto di rilascio del visto per le persone e le entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, nonché il divieto di esportare verso l'Iran dispositivi che potrebbero essere utilizzati per la repressione interna e materiale per la sorveglianza delle telecomunicazioni; che tali misure sono regolarmente aggiornate e restano in vigore; che secondo l'ultimo aggiornamento dell'11 aprile 2022 le misure in questione sono state prorogate fino al 13 aprile 2023;
1. condanna con la massima fermezza l'arresto violento, il maltrattamento e l'uccisione di Jina Mahsa Amini da parte della polizia morale iraniana, per la presunta violazione delle norme sull'obbligo del velo vigenti in Iran;
2. esprime piena solidarietà alle donne e agli uomini coraggiosi in Iran che manifestano pacificamente contro l'uccisione di Mahsa Amini, la crescente e sistematica oppressione delle donne e le gravi e massicce violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
3. esprime pieno sostegno a tutte le azioni pacifiche di protesta da parte del popolo iraniano, compresi gli scioperi di insegnanti, lavoratori petroliferi e studenti, tra gli altri; esprime profonda preoccupazione per le denunce di assedio, arresti e sparatorie contro numerosissimi studenti bloccati all'interno dell'Università di tecnologia Sharif a Teheran il 2 ottobre 2022, da parte del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, delle forze Basij e della polizia;
4. respinge senza esitazione le accuse dei media iraniani controllati dallo Stato, secondo cui le rappresentanze diplomatiche della Germania e di altri paesi europei sarebbero i presunti istigatori delle proteste; rileva che le proteste sono radicate nel profondo malcontento di ampie fasce della società iraniana a causa delle profonde e molteplici crisi nel paese, della crescente disaffezione nei confronti del sistema politico sempre più autoritario e oppressivo e del rifiuto del governo di rispondere alle richieste della popolazione in modo pacifico, inclusivo e democratico;
5. prende atto delle promesse del Presidente Raisi di indagare sulle circostanze dell'uccisione di Mahsa Amini; esorta le autorità iraniane a dare seguito a tali promesse, a condurre un'indagine rapida, imparziale ed efficace sulle circostanze della morte di Mahsa Aminis e a chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni; esige che le autorità iraniane avviino indagini rapide, imparziali ed efficaci sull'uccisione di tutti i manifestanti, anche assicurando i responsabili alla giustizia;
6. condanna la discriminazione sistematica della Repubblica islamica nei confronti delle donne e di altri gruppi vulnerabili attraverso leggi e normative che ne limitano gravemente le libertà e i diritti, tra cui l'umiliante legge sull'obbligo del velo e la sua applicazione abusiva, le severe restrizioni alla salute sessuale e riproduttiva delle donne e ai relativi diritti nonché le violazioni dei diritti politici, sociali, economici, culturali e personali delle donne;
7. ritiene che l'imposizione e l'applicazione violenta delle leggi sul porto del velo violino il diritto delle donne alla libertà di espressione, alla libertà di religione o di credo, nonché il diritto alla vita privata e alla dignità; esige che le autorità iraniane abroghino rapidamente le leggi che impongono a donne e ragazze l'obbligo del velo e pongano fine alla discriminazione sistematica nei confronti delle donne in tutti gli ambiti della vita;
8. invita le autorità iraniane ad abolire la "polizia morale" che applica leggi abusive e discriminatorie nei confronti delle donne e a chiamarne i membri a rispondere dei loro atti violenti;
9. condanna fermamente l'uso incontrollato e sproporzionato della forza da parte della polizia e delle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti, che ha provocato la morte di decine di persone e lasciato sul campo centinaia di feriti;
10. invita le autorità iraniane ad arrestare immediatamente la violenta repressione delle proteste e a rispettare rigorosamente i principi sanciti dall'ICCPR, di cui l'Iran è parte, in particolare il diritto di riunione pacifica;
11. invita le autorità iraniane a garantire il pieno accesso ai servizi Internet e a smettere di ostacolare la libera circolazione delle informazioni; insiste sul fatto che limitare l'accesso a Internet e smantellare i servizi di messaggistica interferisce gravemente con il diritto delle persone alla libertà di espressione e di riunione, come sancito dall'ICCPR;
12. esige che le autorità iraniane rilascino immediatamente e incondizionatamente, ritirando ogni accusa a suo carico, chiunque sia stato arrestato unicamente per aver esercitato pacificamente i propri diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica nel quadro delle proteste; condanna l'arresto di nove cittadini stranieri, tra cui cittadini dell'UE di nazionalità olandese, tedesca, polacca, svedese, francese e italiana, e ne chiede la liberazione immediata senza condizioni;
13. esige che le autorità iraniane rivolgano un invito permanente di visita a tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e a cooperare in modo proattivo; le esorta a garantire in particolare che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran sia autorizzato a entrare nel paese;
14. esorta il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a istituire un meccanismo internazionale di indagine e rendicontabilità per le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Repubblica islamica dell'Iran, tra cui la repressione violenta, gli arresti arbitrari e le uccisioni illegali di manifestanti pacifici che chiedono giustizia per Mahsa Amini, la non discriminazione delle donne e la fine dell'impunità delle autorità;
15. chiede all'UE e ai suoi Stati membri di utilizzare ogni contatto con le autorità iraniane per chiedere la cessazione immediata della violenta repressione contro le proteste e la liberazione incondizionata di tutte le persone arrestate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, per chiedere un'indagine indipendente sulla morte di Mahsa Amini e decine di manifestanti, per sollecitare il ripristino dell'accesso a Internet e ai canali di comunicazione e per incoraggiare l'abolizione dell'obbligo del velo per le donne; invita gli Stati membri a conservare e condividere gli elementi di prova disponibili, in linea con le nuove norme di Eurojust, che possono contribuire alle indagini, anche cooperando con la Corte penale internazionale e sostenendone il lavoro; esorta le autorità iraniane a ratificare lo statuto di Roma;
16. invita il Consiglio "Affari esteri" ad aggiungere i funzionari iraniani, compresi tutti quelli legati alla "polizia morale", ritenuti complici o responsabili della morte di Mahsa Amini e della violenza contro i manifestanti, all'elenco dell'UE delle persone nei confronti delle quali sono state applicate misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani in Iran;
17. invita la Commissione a valutare la possibilità di consentire ai fornitori di comunicazioni con sede nell'UE di offrire strumenti ai cittadini iraniani affinché possano accedere ai dispositivi e alle piattaforme online necessari per esercitare i loro diritti umani; esorta le autorità iraniane a ripristinare rapidamente e pienamente l'accesso a Internet e ai servizi di comunicazione;
18. invita il Servizio europeo per l'azione esterna a continuare a sollevare le questioni relative ai diritti umani nel contesto di tutti gli scambi con l'Iran, compresi i futuri dialoghi ad alto livello UE-Iran, e a ribadire che il rispetto dei diritti umani è una componente essenziale dello sviluppo delle relazioni tra l'UE e l'Iran;
19. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea consultiva islamica, al governo della Repubblica islamica dell'Iran, nonché all'Ufficio della Guida suprema e al parlamento della Repubblica islamica dell'Iran.