Proposta di risoluzione - B9-0436/2022Proposta di risoluzione
B9-0436/2022

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

3.10.2022 - (2022/2849(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

Ernest Urtasun, Bronis Ropė, Kira Marie Peter‑Hansen, Anna Cavazzini, Hannah Neumann, Jordi Solé, Francisco Guerreiro, Alice Kuhnke, Pär Holmgren, Jakop G. Dalunde, Tineke Strik, Mounir Satouri, Ignazio Corrao, Rosa D'Amato, Saskia Bricmont, Tilly Metz, Yannick Jadot, Sylwia Spurek
a nome del gruppo Verts/ALE

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B9-0434/2022

Procedura : 2022/2849(RSP)
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B9-0436/2022
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B9‑0436/2022

Risoluzione del Parlamento europeo sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

(2022/2849(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran,

 viste la dichiarazione dell'alto rappresentante a nome dell'Unione europea del 25 settembre 2022 e la dichiarazione del portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna del 19 settembre 2022 sulla morte di Mahsa Amini,

 visti gli orientamenti dell'UE dell'8 dicembre 2008 sulle violenze contro le donne e le ragazze e sulla lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti,

 vista l'assegnazione del premio Sacharov per la libertà di pensiero agli iraniani Nasrin Sotoudeh e Jafar Panahi nel 2012,

 vista la dichiarazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran, del 22 settembre 2022, in cui si chiede un'assunzione di responsabilità per la morte di Mahsa Amini e la cessazione delle violenze contro le donne,

 visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR),

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

 visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che il 13 settembre 2022 Jina Mahsa Amini, donna curda iraniana, è stata arrestata a Teheran dalla "polizia morale" iraniana; che, secondo testimoni oculari, la "polizia morale" ha spinto Jina Mahsa Amini in un furgone della polizia e l'ha picchiata durante il trasferimento al centro di detenzione di Vozara a Teheran; che, nelle ore successive all'arresto, Jina Mahsa Amini è caduta in coma ed è stata trasferita dal centro di detenzione di Vozara all'ospedale Kasra di Teheran, dove è deceduta il 16 settembre 2022;

B. considerando che, nonostante le promesse del presidente iraniano Ebrahim Raisi e di numerosi funzionari, le autorità non hanno ancora avviato un'indagine trasparente da parte di un organismo indipendente sulle circostanze della morte di Jina Mahsa Amini; che i funzionari iraniani hanno ripetutamente negato la responsabilità della morte di Jina Mahsa Amini, hanno occultato prove essenziali e hanno minacciato la sua famiglia e quanti mettono in discussione la versione ufficiale dei fatti e chiedono giustizia; che le autorità hanno inoltre rifiutato di fornire alla famiglia di Jina Mahsa Amini la cartella clinica completa e il referto dell'autopsia della donna;

C. considerando che, a seguito della morte di Jina Mahsa Amini, sono scoppiate proteste dapprima nella sua città natale di Saqqez, nella provincia del Kurdistan, e poi in tutto il paese, investendo la quasi totalità delle 31 province iraniane; che le proteste sono cominciate su iniziativa di donne che chiedevano l'assunzione di responsabilità per la morte di Mahsa Amini e la fine delle violenze e delle discriminazioni nei confronti delle donne in Iran, con particolare riferimento all'obbligo di portare il velo; che le proteste delle donne hanno suscitato la solidarietà degli uomini, dando vita a un movimento di riforma e protesta in tutto il paese finalizzato a sovvertire lo status quo e le politiche repressive delle autorità iraniane;

D. considerando che le forze di sicurezza iraniane, che secondo Amnesty International comprendono agenti del Corpo delle guardie rivoluzionarie, forze paramilitari Basij e agenti di sicurezza in borghese, hanno soffocato violentemente le proteste in tutto il paese al fine di reprimere il dissenso; che le forze di sicurezza iraniane hanno sparato direttamente sui manifestanti in modo illegale e deliberato, utilizzando munizioni attive, pallini da caccia e altri proiettili metallici vietati, nonché ricorrendo a gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e manganellate per disperdere i manifestanti; che, secondo i gruppi per la difesa dei diritti, sono stati uccisi almeno 76 manifestanti e persone presenti sul posto, e che il numero effettivo di vittime potrebbe essere molto più elevato; che centinaia di persone sono state ferite; che gli agenti di sicurezza iraniani hanno arrestato centinaia di manifestanti, attivisti e giornalisti, tra cui Niloofar Hamedi, il giornalista che per primo ha diffuso la notizia dell'arresto e del ricovero di Jina Mahsa Amini;

E. considerando che, dal 16 settembre 2022, le autorità iraniane hanno bloccato la rete Internet mobile e imposto restrizioni ai servizi Internet e alle piattaforme di social media in risposta alle proteste di piazza a seguito del decesso in carcere di Jina Mahsa Amini a Saqqez, nella provincia del Kurdistan; che, secondo alcune fonti, gli SMS contenenti le parole "Mahsa Amini" in farsi sono stati bloccati;

F. considerando che l'Iran è uno dei paesi che più frequentemente ricorre all'oscuramento di Internet nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa e ha una lunga storia di interruzioni dell'accesso a Internet in periodi di disordini per mettere a tacere il dissenso e reprimere le proteste; che, dei 23 casi di oscuramento di Internet segnalati nella regione nel 2021, cinque erano imputabili alle autorità iraniane;

G. considerando che, a norma del codice penale islamico iraniano, le donne che si mostrano in pubblico senza velo possono essere punite con una pena detentiva, una fustigazione o un'ammenda; che la legge si applica alle ragazze a partire dai nove anni; che le donne e le ragazze in Iran sono sistematicamente fermate per strada dalla "polizia morale", che le insulta e le minaccia;

H. considerando che l'arresto arbitrario e il decesso in carcere di Jina Mahsa Amini si sono verificati in un contesto di crescenti vessazioni e violenze nei confronti di donne e ragazze da parte della polizia, delle forze paramilitari e delle milizie in Iran da quando il governo di Ebrahim Raisi si è insediato nell'agosto 2021;

I. considerando che negli ultimi anni molte donne attive nella difesa dei diritti umani sono state arrestate, condannate e incarcerate a causa del loro impegno pacifico di lungo corso volto a promuovere i diritti umani delle donne;

J. considerando che l'uccisione di Jina Mahsa Amini è spia dell'attuale crisi dei diritti umani in Iran, perpetuata dall'impunità sistemica del governo iraniano e del suo apparato di sicurezza, che ha permesso l'ampio ricorso alle torture, nonché esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali;

K. considerando che, nella sua dichiarazione del 25 settembre 2022, il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condannato l'uccisione di Jina Mahsa Amini e l'uso eccessivo della forza da parte dei corpi di sicurezza iraniani e ha annunciato l'intenzione dell'UE di esaminare tutte le opzioni a sua disposizione in vista del prossimo Consiglio "Affari esteri" per rispondere all'uccisione di Jina Mahsa Amini e al modo in cui le forze di sicurezza iraniane hanno reagito alle successive manifestazioni;

L. considerando che l'Unione europea ha adottato misure restrittive in risposta alle violazioni dei diritti umani, tra cui il congelamento dei beni e il divieto di rilascio del visto per le persone e le entità responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, nonché il divieto di esportare verso l'Iran dispositivi che potrebbero essere utilizzati per la repressione interna e materiale per la sorveglianza delle telecomunicazioni; che tali misure rimangono in vigore e sono regolarmente aggiornate; che l'ultimo aggiornamento dell'11 aprile 2022 ha prorogato tali misure fino al 13 aprile 2023;

1. condanna con la massima fermezza l'arresto violento di Jina Mahsa Amini da parte della "polizia morale" iraniana, nonché gli abusi e i maltrattamenti che ne hanno causato il decesso e che sono stati compiuti perché avrebbe violato le severe norme iraniane sull'obbligo del velo indossando un "hijab inappropriato";

2. condanna il fatto che, malgrado le promesse del presidente Raisi e dei funzionari del governo, le autorità iraniane non abbiano finora svolto indagini adeguate sulle circostanze del decesso di Jina Mahsa Amini in carcere e abbiano invece ripetutamente negato la responsabilità della sua uccisione, occultato prove essenziali e minacciato la sua famiglia; esorta le autorità iraniane a condurre un'indagine rapida, imparziale ed efficace sulle circostanze della morte di Jina Mahsa Amini e a chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni nel quadro di un giusto processo;

3. esprime piena solidarietà alle donne in Iran e al movimento pacifico di protesta che fa sentire la propria voce in tutto il paese contro l'oppressione sistematica delle donne e di tutti i dissenzienti e contro un governo che brutalmente stronca sul nascere la resistenza politica e discrimina sia i curdi sia altri gruppi etnici e minoranze religiose; ritiene che le proteste siano indice di un grave malcontento del popolo iraniano nei confronti di un governo profondamente corrotto e di uno Stato violento, teocratico e opaco;

4. condanna con fermezza l'uso incondizionato e sproporzionato della forza da parte della polizia e delle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti, che ha causato decine di morti e centinaia di feriti; è costernato per l'uccisione di Hadis Najafi, una donna di 20 anni contro la quale le forze di sicurezza hanno sparato sei volte durante una protesta nella città di Karaj;

5. esorta il governo iraniano a porre immediatamente fine alla violenta repressione delle proteste e ad avviare indagini indipendenti sulle uccisioni dei manifestanti; ribadisce che la libertà di riunione pacifica è sancita dall'articolo 21 dell'ICCPR, di cui l'Iran è parte;

6. chiede che le autorità iraniane rilascino immediatamente e incondizionatamente, ritirando ogni accusa nei loro confronti, tutti i detenuti che sono stati arrestati unicamente per aver esercitato pacificamente i propri diritti alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica nel quadro delle proteste; invita le autorità iraniane a rilasciare immediatamente i nove cittadini dell'UE, tra cui Alessia Piperno, che hanno partecipato alle proteste pacifiche; esprime profonda preoccupazione per l'arresto di oltre 20 giornalisti, in particolare Niloofar Hamedi, che per primo ha diffuso la notizia dell'arresto e del ricovero di Jina Mahsa Amini, e invita le autorità iraniane a liberarli senza indugio;

7. condanna le interruzioni e le chiusure di Internet imposte dalle autorità iraniane ed esorta il governo iraniano a ripristinare immediatamente il pieno accesso a Internet e alle comunicazioni in tutto il paese e a revocare qualsiasi interruzione, blocco o restrizione della capacità del popolo iraniano di comunicare e accedere alle informazioni in modo libero e sicuro; sottolinea che limitare l'accesso a Internet e intralciare i servizi di messaggistica viola e pregiudica gravemente il diritto delle persone alla libertà di espressione e di riunione, sancito dall'ICCPR di cui l'Iran è parte;

8. condanna la discriminazione sistematica del governo iraniano nei confronti delle donne attraverso leggi e normative che ne limitano gravemente le libertà, la vita e le capacità di sostentamento; esprime particolare preoccupazione per l'umiliante legge sul velo obbligatorio e la sua applicazione abusiva, che consente agli agenti statali e non statali di molestare e attaccare le donne in pubblico; ritiene che le donne abbiano il diritto di decidere autonomamente se indossare o meno indumenti o simboli specifici in base alle loro preferenze personali, convinzioni religiose, tradizioni culturali o qualsiasi altra ragione; ritiene che l'imposizione e l'applicazione violenta di codici di abbigliamento tradizionali, culturali o religiosi violino il diritto delle donne alla libertà di espressione, alla libertà di religione o di credo e alla vita privata; incoraggia il governo iraniano a considerare le proteste in tutto il paese come un'occasione per abrogare le leggi che impongono il velo obbligatorio alle donne e alle ragazze e per abolire la "polizia morale" che applica tali leggi abusive e discriminatorie;

9. ricorda che, secondo sondaggi condotti a livello nazionale, la maggioranza degli iraniani è contraria alle leggi sul velo obbligatorio per le donne;

10. esorta il governo iraniano a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i difensori dei diritti umani che sono stati incarcerati per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà di espressione e di credo; invita la Corte suprema iraniana a revocare le sentenze pronunciate nei confronti dei difensori dei diritti umani LGBTI Zahra Sedighi-Hamadani ed Elham Choubdar, in quanto è stato violato il loro diritto a un giusto processo; invita le autorità iraniane a porre fine all'accanimento nei confronti dei difensori dei diritti umani in Iran nonché a garantire in ogni circostanza che possano esercitare le loro legittime attività a sostegno dei diritti umani, senza timore di ritorsioni e senza alcun vincolo, tra cui vessazioni giudiziarie; invita il governo iraniano a trattare i prigionieri con il debito rispetto per la dignità e il valore che sono intrinseci all'essere umano;

11. invita le autorità iraniane a rivolgere un invito permanente di visita a tutte le procedure speciali del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite e a cooperare in modo proattivo; le esorta a garantire in particolare che il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica islamica dell'Iran sia autorizzato a entrare nel paese;

12. chiede all'UE e ai suoi Stati membri di utilizzare ogni dialogo con le autorità iraniane per chiedere la cessazione immediata della violenta repressione delle proteste e la liberazione incondizionata di tutte le persone arrestate per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, nonché per chiedere un'indagine indipendente sulla morte di Jina Mahsa Amini e di decine di manifestanti, sollecitare il ripristino dell'accesso a Internet e ai canali di comunicazione e incoraggiare l'abolizione dell'obbligo di velo per le donne;

13. invita il Consiglio "Affari esteri" ad aggiungere i funzionari iraniani, compresi tutti quelli legati alla "polizia morale", ritenuti complici o responsabili della morte di Jina Mahsa Amini e della violenza contro i manifestanti, all'elenco dell'UE delle persone nei confronti delle quali sono state applicate misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani in Iran;

14. invita la Commissione a prendere in considerazione, nel rigoroso rispetto dei principi di necessità e proporzionalità, la possibilità che i fornitori di servizi di comunicazione con sede nell'UE offrano strumenti, tra cui sistemi di videoconferenza, piattaforme di e-learning, mappe web e servizi cloud, alle persone in Iran, così da garantire che abbiano accesso agli strumenti e alle piattaforme online di cui hanno bisogno per esercitare i loro diritti umani;

15. invita la Commissione e gli Stati membri a collaborare con le Nazioni Unite ai fini dell'istituzione di un meccanismo internazionale di indagine e responsabilità da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, nell'ottica di affrontare la crisi dei diritti umani e la crisi di impunità che stanno investendo l'Iran;

16. invita il Servizio europeo per l'azione esterna a continuare a sollevare le questioni relative ai diritti umani nel contesto di tutti gli scambi con l'Iran, compresi i futuri dialoghi ad alto livello UE-Iran, e a ribadire che il rispetto dei diritti umani è una componente essenziale dello sviluppo delle relazioni tra l'UE e l'Iran; invita le autorità iraniane e l'UE a riprendere le consultazioni informali sui diritti umani, lavorando nel contempo all'istituzione di un dialogo formale sui diritti umani e definendo obiettivi chiari, parametri di riferimento specifici e indicatori in materia di diritti umani per misurare i progressi compiuti;

17. invita il Servizio europeo per l'azione esterna, la Commissione e gli Stati membri ad aumentare la protezione e il sostegno nei confronti dei difensori dei diritti umani in Iran e di quanti si trovano in esilio, anche attraverso sovvenzioni di emergenza a titolo dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale e del Fondo europeo per la democrazia, nonché tramite il rilascio di visti di emergenza, e ad affrontare in particolare la vulnerabilità delle donne attive della difesa dei diritti umani attraverso adeguate misure di protezione che le tutelino dai rischi specifici e di genere cui sono esposte;

18. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, all'Assemblea consultiva islamica, al governo della Repubblica islamica dell'Iran, nonché all'Ufficio della Guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran.

 

Ultimo aggiornamento: 5 ottobre 2022
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