Proposta di risoluzione - B9-0455/2022Proposta di risoluzione
B9-0455/2022

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

4.10.2022 - (2022/2849(RSP))

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza
presentata a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

Raffaele Fitto, Anna Fotyga, Charlie Weimers, Assita Kanko, Bogdan Rzońca, Adam Bielan, Dominik Tarczyński, Valdemar Tomaševski, Elżbieta Rafalska, Ryszard Czarnecki, Veronika Vrecionová, Jadwiga Wiśniewska, Witold Jan Waszczykowski, Carlo Fidanza, Patryk Jaki, Beata Mazurek, Ladislav Ilčić, Nicola Procaccini, Alexandr Vondra
a nome del gruppo ECR

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B9-0434/2022

Procedura : 2022/2849(RSP)
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B9-0455/2022
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B9‑0455/2022

Risoluzione del Parlamento europeo sulla morte di Mahsa Amini e la repressione dei manifestanti per i diritti delle donne in Iran

(2022/2849(RSP))

Il Parlamento europeo,

 viste le sue precedenti risoluzioni sull'Iran, in particolare quella del 17 febbraio 2022 sulla pena di morte in Iran[1], dell'8 luglio 2021 sul caso di Ahmadreza Djalali in Iran[2], del 17 dicembre 2020 sull'Iran, in particolare il caso di Nasrin Sotoudeh, vincitrice del premio Sacharov 2012[3], del 19 settembre 2019 sull'Iran, in particolare la situazione dei difensori dei diritti delle donne e dei detenuti con doppia cittadinanza UE-iraniana[4] e del 19 dicembre 2019 sulla violenta repressione delle recenti proteste in Iran[5],

 vista la dichiarazione rilasciata il 19 settembre 2022 dal portavoce del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla morte di Mahsa Amini,

 vista la dichiarazione rilasciata il 22 settembre 2022 dagli esperti delle Nazioni Unite sulla morte di Mahsa Amini,

 visti il regolamento di esecuzione (UE) 2021/584 del Consiglio, del 12 aprile 2021, che attua il regolamento (UE) n. 359/2011 concernente misure restrittive nei confronti di determinate persone, entità e organismi in considerazione della situazione in Iran[6] e la decisione di esecuzione (PESC) 2021/585 del Consiglio, del 12 aprile 2021, che attua la decisione 2011/235/PESC concernente misure restrittive nei confronti di determinate persone ed entità in considerazione della situazione in Iran[7],

 visto il regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell'UE) del 7 dicembre 2020,

 vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948,

 visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1966,

 vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti del 1984,

 visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che Mahsa Amini, una donna curdo-iraniana di 22 anni, nota anche con il suo nome curdo di Jhina, è stata arrestata il 13 settembre in quanto avrebbe indossato "impropriamente" il suo hijab; che è stata percossa durante la detenzione e in conseguenza di ciò è deceduta tre giorni dopo, il 16 settembre 2022; che le autorità iraniane hanno sostenuto che la sua morte era dovuta a cause naturali; che non è stata condotta un'indagine adeguata; che i medici hanno impedito al padre della vittima di vedere il suo corpo e il referto autoptico;

B. considerando che migliaia di iraniani sono scesi in strada per protestare contro la morte di Mahsa Amini in oltre 120 città di oltre 30 province del paese, tra cui Teheran, Isfahan, Karaj, Mashhad, Rasht, Saqqes e Sanandai; che i leader e le autorità iraniani hanno avvertito che agiranno con fermezza e decisione nei confronti di coloro che partecipano alle proteste; che le forze di sicurezza hanno reagito in modo eccessivo e sproporzionato, utilizzando munizioni attive, armi a pallini e gas lacrimogeni contro i manifestanti;

C. considerando che le proteste sono proseguite nonostante la brutale repressione da parte delle autorità iraniane, tra cui la chiusura di Internet e la forte limitazione delle piattaforme dei social media Instagram, Whatsapp e LinkedIn; che almeno 133 persone, tra cui bambini, sono state uccise e oltre 1 200 sono state arrestate, compresi attivisti politici, giornalisti, atleti e celebrità;

D. considerando che durante le proteste molte donne si sono tolte l'hijab o si sono tagliate i capelli per protestare contro la morte di Mahsa Amini; che nel 1983 in Iran è stato imposto l'obbligo del velo; che da allora le donne subiscono vessazioni, arresti, incarcerazioni e vengono torturate, frustate e uccise;

E. considerando che le proteste hanno unito anche diversi contesti religiosi ed etnici e sono guidate da numerosi studenti attivisti e da molti uomini e donne istruiti, che vivono nelle città, sono di classe media e hanno intorno ai vent'anni, i quali esprimono sostegno a favore dei diritti delle donne e delle libertà fondamentali; che le proteste e gli scioperi in oltre 100 università si sono trasformati in manifestazioni di strada in tutto il paese, con la partecipazione di studenti che hanno lasciato i campus e si sono uniti alle proteste;

F. considerando che il 30 settembre 2022 il ministero iraniano dell'Intelligence e della sicurezza (MOIS) ha dichiarato di aver arrestato negli ultimi giorni nove stranieri, tra cui cittadini tedeschi, polacchi, francesi, italiani, dei Paesi Bassi e svedesi per il loro presunto coinvolgimento nelle proteste; che il MOIS ha dichiarato di seguire da vicino le ambasciate straniere i cui agenti sarebbero stati coinvolti nelle recenti proteste e ha messo in guardia, tra gli altri, i diplomatici tedeschi, francesi, britannici e svedesi; che i cittadini con doppia cittadinanza europea e iraniana continuano ad essere arrestati, subiscono processi iniqui, sono posti in isolamento e sono condannati sulla base di accuse di spionaggio false e vaghe;

G. considerando che il 30 settembre 2022 il MOIS ha dichiarato di aver arrestato in Iran 49 membri dell'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo accusata di terrorismo organizzato e vandalismo e di aver prodotto notizie false per incitare le sommosse; che ha inoltre dichiarato di aver arrestato 77 agenti di gruppi dissidenti curdi, tre leader della fede Baha'i, due dei loro presunti agenti mediatici e 92 sostenitori dell'ex monarchia Pahlavi;

H. considerando che le proteste in Iran hanno portato a una maggiore sorveglianza e intimidazione da parte dei servizi di intelligence iraniani nei confronti della diaspora iraniana in tutti gli Stati membri, in palese violazione dei diritti civili dei cittadini europei;

I. considerando che i tribunali iraniani, e in particolare i tribunali rivoluzionari, di regola non effettuano processi equi e accettano come prove in tribunale le confessioni ottenute sotto tortura; che le autorità limitano inoltre sistematicamente l'accesso dei detenuti all'assistenza legale, in particolare durante il periodo dell'indagine;

J. considerando che la situazione dei diritti umani in Iran si sta deteriorando sempre di più e che gli esperti delle Nazioni Unite hanno espresso allarme per l'escalation della persecuzione sul campo ai danni della religione e del credo; che il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) è incluso nell'elenco delle sanzioni dell'UE e degli Stati Uniti per il loro coinvolgimento in gravi violazioni dei diritti umani;

K. considerando che, secondo quanto segnalato, ogni anno 400-500 donne vengono brutalmente uccise in Iran nell'ambito dei "delitti d'onore"; che il codice penale iraniano consente i "delitti d'onore" a determinate condizioni senza penali; che donne e uomini spesso non ottengono alcuna giustizia per i reati commessi contro di loro in nome dell'"onore";

L. considerando che in Iran proseguono le persecuzioni religiose, tra cui arresti arbitrari e sparizioni forzate di membri di minoranze religiose; che i circa 500 000 cristiani iraniani subiscono una discriminazione diffusa, sebbene rappresentino meno dell'1 % della popolazione iraniana; che i cristiani praticanti e i convertiti dall'Islam al cristianesimo o a qualsiasi altra fede rischiano di essere perseguitati; che anche altre minoranze religiose, come i Baha'i o i Sufi Yarsanis, sono perseguitate; che essere musulmani è un requisito per la maggior parte dei posti di lavoro governativi;

M. considerando che Ebrahim Raisi, eletto Presidente iraniano nel giugno 2021 ed iscritto nell'elenco delle sanzioni degli Stati Uniti, è stato in precedenza capo della magistratura iraniana, nonostante la presenza a suo carico di casi ben documentati di gravi violazioni dei diritti umani; che la vittoria di Ebrahim Raisi è stata costruita dalle istituzioni della Repubblica islamica nell'ambito di elezioni non completamente libere o regolari; che solo sette candidati su 592 hanno ricevuto dal Consiglio dei guardiani il via libera per candidarsi alla presidenza; che nessuno dei candidati era costituito da donne, persone appartenenti a gruppi minoritari o aveva opinioni contrarie al regime;

N. considerando che, durante il mandato di Ebrahim Raisi in qualità di capo della magistratura iraniana dall'inizio del 2019, almeno tre prigionieri politici sono stati giustiziati, alcuni sono stati uccisi in carcere o sono morti per mancanza di assistenza medica e molti a Teheran e Shiraz sono stati condannati a morte; che sono stati segnalati numerosi casi di tortura di prigionieri politici e detenuti durante le proteste; che Ebrahim Raisi è stato anche membro di un "comitato della morte" che nel 1988 ha giustiziato sommariamente fino a 5 000 prigionieri politici;

O. considerando che il dott. Ahmadreza Djalali, un cittadino svedese-iraniano, è stato arrestato nell'ottobre 2017 dopo aver visitato l'Iran per partecipare a seminari sulla medicina delle catastrofi; che il dott. Djalali è stato condannato a morte in Iran con false accuse di spionaggio e rischia l'imminente esecuzione; che è stato sottoposto a enormi pressioni e ha reso false confessioni sotto tortura; che alcuni problemi medici gli hanno impedito di nutrirsi correttamente, causando una drammatica perdita di peso; che la sua detenzione è stata utilizzata come leva dall'Iran nei negoziati con la comunità internazionale e le autorità belghe;

P. considerando che il 12 dicembre 2020 il giornalista Ruhollah Zam è stato giustiziato in Iran; che ha vissuto in esilio in Francia, è stato attirato in Iraq ed estradato illegalmente in Iran per essere giustiziato;

Q. considerando che il 12 settembre 2020 le autorità iraniane hanno giustiziato il wrestler Navid Afkari dopo avergli addebitato capi di accusa che ha completamente respinto; che i suoi fratelli, Vahid e Habib, rimangono in carcere e sono stati condannati a lunghe pene detentive; che il 23 agosto 2022 Vahid Afkari sarebbe stato minacciato di condanna a morte;

R. considerando che il 27 settembre 2022, stando a quanto segnalato, il gruppo hacktivista Anonymous ha ottenuto dalla Banca nazionale iraniana documenti dai quali risulta che la Repubblica islamica aveva riciclato ingenti somme di denaro attraverso individui corrotti in Europa;

S. considerando che il 28 settembre 2022 l'esercito iraniano ha sparato quasi un centinaio di missili e lanciato droni suicidi contro basi militari appartenenti al Partito democratico curdo in Iran nel Kurdistan iracheno uccidendo 13 persone e ferendone 58;

T. considerando che il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato che negli ultimi anni l'Iran è rimasto il principale paese promotore del terrorismo a livello mondiale, fornendo assistenza politica, finanziaria, operativa e logistica a diversi gruppi figuranti sia nell'elenco dei terroristi stilato dall'UE che nell'elenco statunitense delle organizzazioni terroristiche straniere;

U. considerando che il 22 settembre 2022 l'Ufficio per il controllo estero (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha segnalato la polizia morale iraniana per aver commesso abusi e violenze contro le donne iraniane, nonché per la violazione dei diritti dei manifestanti pacifici iraniani; che l'OFAC statunitense ha altresì segnalato il MOIS, le forze di terra dell'esercito, le forze di resistenza Basij e i servizi repressivi; che tale decisione è stata adottata a norma del decreto esecutivo n. 13553, che impone sanzioni nei confronti di determinate persone per gravi violazioni dei diritti umani da parte del governo iraniano;

V. considerando che il 26 settembre 2022 Elon Musk ha attivato il suo servizio di Starlink a banda larga satellitare in Iran, dopo che gli Stati Uniti hanno consentito alle imprese private di offrire un accesso a internet non sottoposto a censura al paese durante le attuali proteste; che l'accesso aperto a internet segue l'attivazione di Starlink in Ucraina dopo l'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina; che l'Iran ha fornito alla Russia droni da utilizzare nella sua guerra contro l'Ucraina come presunta contropartita per l'acquisto di caccia russi avanzati Sukhoi-35 (Su-35) destinati ad ammodernare la sua vecchia flotta aerea militare;

W. considerando che il 7 dicembre 2020 il Consiglio ha adottato un regolamento che istituisce il regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani; che le misure restrittive per gravi violazioni dei diritti umani in Iran sono state adottate per la prima volta il 12 aprile 2011 e prorogate ogni anno;

X. considerando che i negoziati sul rinnovo del piano d'azione congiunto globale (PACG) sono in corso e che, secondo quanto riferito, non è previsto alcun accordo prima delle elezioni di medio termine degli Stati Uniti; che proseguono i colloqui sull'indagine avviata dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) a seguito del ritrovamento di tracce di uranio in tre siti non dichiarati in Iran;

Y. considerando che l'aggressione russa contro l'Ucraina ha portato a un'intensificazione delle relazioni di Teheran con Mosca; che, in tale contesto, ci sono state segnalazioni di un possibile sistema che consente alla Russia di eludere le sanzioni nei suoi confronti attraverso un sistema di "scambio", grazie al quale Teheran riceve petrolio russo in cambio della vendita da parte dell'Iran del proprio petrolio ai clienti della Russia, e di altri sforzi congiunti per eludere le sanzioni internazionali;

1. deplora la morte di Mahsa Amini ed esprime il suo cordoglio alla famiglia e agli amici; chiede un'indagine rapida, imparziale ed effettiva sulla sua morte da parte di un'autorità competente indipendente in collaborazione con le organizzazioni internazionali;

2. esprime il proprio sostegno alle donne iraniane che guidano le proteste e vi partecipano nonostante le difficoltà e le ripercussioni personali cui devono far fronte; condanna fermamente la violenza e la discriminazione nei confronti delle donne in Iran e deplora che le donne siano costrette a portare il velo contro la loro volontà a pena di rappresaglie violente o addirittura di morte; chiede che sia posta fine alle leggi discriminatorie e al codice di abbigliamento obbligatorio per le donne in Iran, compreso il velo obbligatorio;

3. condanna fermamente la violenta repressione da parte delle autorità iraniane nei confronti dei manifestanti; deplora la perdita di vite umane che ne è derivata e il ferimento di persone durante le proteste, ed esprime il proprio cordoglio alle vittime e alle loro famiglie; invita le autorità iraniane ad astenersi dall'uso di una forza sproporzionata contro manifestanti pacifici e sottolinea che tutte le gravi accuse di violenza contro i manifestanti devono essere oggetto di indagini approfondite e indipendenti;

4. chiede il rilascio di tutti i manifestanti arrestati, nonché di tutti gli attivisti per i diritti umani, giornalisti e altri prigionieri per reati di opinione detenuti illegalmente in Iran, e chiede che siano ritirate tutte le accuse a loro carico; ribadisce il proprio sostegno per le aspirazioni del popolo iraniano che vuole vivere in un paese libero, inclusivo e democratico che rispetti i propri impegni nazionali e internazionali in materia di diritti umani e libertà fondamentali;

5. esprime profonda preoccupazione per i presunti arresti di nove cittadini europei in Iran, tra cui cittadini tedeschi, polacchi, francesi, italiani, olandesi e svedesi, e per le minacce pubbliche del MOIS nei confronti, tra l'altro, delle ambasciate tedesche, francesi, britanniche e svedesi; chiede il rilascio immediato di tali cittadini europei e il ritiro di tutte le accuse a loro carico;

6. invita il VP/AR Josep Borrell e il Servizio europeo per l'azione esterna a denunciare pubblicamente la repressione nei confronti delle donne, dei difensori dei diritti umani così come delle minoranze in Iran, e a chiedere il rilascio dei cittadini europei e dei manifestanti pacifici iraniani arrestati; ricorda che il rispetto dei diritti umani è una componente essenziale per lo sviluppo delle relazioni UE-Iran e invita il VP/AR Borrell a sottolineare che qualsiasi miglioramento delle relazioni economiche con l'Iran è subordinato alla cessazione delle gravi violazioni dei diritti umani commesse dall'Iran;

7. condanna l'interruzione e la censura di internet da parte delle autorità iraniane nel quadro della repressione contro le proteste; accoglie con favore l'attivazione di Starlink in Iran e la decisione degli Stati Uniti di consentire alle imprese private di offrire al paese un accesso a internet non soggetto a censura durante le attuali proteste; esorta gli Stati membri e le imprese europee ad adottare misure analoghe per facilitare l'accesso a internet in Iran;

8. ribadisce la sua forte condanna per il continuo deteriorarsi della situazione dei diritti umani in Iran, in special modo anche nei confronti delle persone che appartengono a minoranze etniche e religiose, a causa di sistematiche discriminazioni politiche, economiche, sociali e culturali;

9. invita le autorità iraniane a eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone appartenenti a minoranze, ufficialmente riconosciute o meno, e a rispettare i diritti e le libertà fondamentali delle minoranze etniche e religiose, compresa la libertà di coscienza e il pieno esercizio dei loro diritti su un piano di uguaglianza con tutti i cittadini;

10. condanna fermamente il crescente ricorso negli ultimi anni alla pena di morte da parte delle autorità iraniane; deplora un'allarmante inasprimento dell'uso della pena di morte nei confronti di manifestanti, dissidenti e membri di minoranze in ragione dell'abuso da parte dell'Iran del sistema di giustizia penale per reprimere le attività pacifiche che promuovono e difendono i diritti umani; invita le autorità iraniane a cessare immediatamente di applicare la pena di morte e a procedere verso la sua abolizione;

11. esprime profonda preoccupazione per la situazione di Ahmadreza Djalali, Vahid Afkari e di tutte le altre persone detenute illegalmente in Iran; ribadisce la sua richiesta per il loro rilascio incondizionato e il ritiro di tutte le accuse a loro carico; chiede che le autorità iraniane garantiscano la tutela dei diritti dei detenuti e delle persone arrestate in qualsiasi momento, compresa la loro capacità di ricevere cure mediche adeguate e il pieno accesso alle loro famiglie e agli avvocati di loro scelta; ribadisce il suo invito all'Iran ad accogliere le richieste di visite da parte di rappresentanti di organizzazioni internazionali; invita le autorità iraniane a cessare le minacce nei confronti della famiglia di Ahmadreza Djalali in Iran e Svezia;

12. condanna fermamente l'attacco non provocato del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche al governatorato iracheno di Erbil, e sottolinea che tali attacchi indiscriminati minacciano civili innocenti e la stabilità della regione; sottolinea il ruolo destabilizzante del regime iraniano in tutta la regione e denuncia il fatto che il regime è responsabile della morte di centinaia di migliaia di civili in Iran, Siria, Yemen e Iraq; condanna fermamente la cooperazione dell'Iran con la Russia e il fatto che alimenti la guerra russa contro l'Ucraina;

13. esprime la propria costernazione e profonda preoccupazione per il fatto che la Commissione possa aver finanziato o cofinanziato campagne che banalizzano l'uso del velo islamico, compresa la campagna del Consiglio d'Europa cofinanziata dalla Commissione in cui si affermava che "la bellezza è nella diversità come la libertà è nell'hijab"; esorta le istituzioni europee a non finanziare alcuna campagna futura suscettibile di promuovere l'hijab islamico o esercitare pressioni di qualsiasi tipo sulle donne e le ragazze musulmane affinché si sentano obbligate a indossarlo;

14. accoglie con favore l'adozione da parte del Consiglio del regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani (legge Magnitsky dell'UE) quale importante strumento dell'UE per sanzionare i trasgressori dei diritti umani; invita il Consiglio a imporre sanzioni in risposta a gravi violazioni dei diritti umani, compresi gli atti di repressione, il controllo delle telecomunicazioni e tutte le violazioni contro i civili iraniani;

15. invita il Consiglio a elaborare misure mirate nei confronti della polizia morale iraniana, i cui funzionari sono stati coinvolti nella morte di Mahsa Amini, e che è responsabile delle gravi violazioni dei diritti umani nei confronti dei manifestanti, di esecuzioni e detenzioni arbitrarie di cittadini stranieri e con doppia cittadinanza in Iran, così come nei confronti di giudici che hanno condannato a morte giornalisti, difensori dei diritti umani, dissidenti politici e attivisti; invita a richiamare gli ambasciatori degli Stati membri in Iran; ribadisce che le sanzioni nei confronti dei leader dell'IRGC non devono essere revocate;

16. invita il VP/AR a sospendere tutti i negoziati sul PACG alla luce delle conclusioni dell'indagine dell'AIEA e della condotta ostile di Teheran nella regione e nel mondo;

17. chiede un'indagine indipendente sul ruolo di Ebrahim Raisi nei reati di omicidio, sparizione forzata e tortura che rappresentano crimini contro l'umanità;

18. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, alla guida suprema della Repubblica islamica dell'Iran, nonché al Presidente della Repubblica islamica dell'Iran, ai membri del Majlis iraniano e alla famiglia di Mahsa Amini.

Ultimo aggiornamento: 5 ottobre 2022
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