PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla situazione in Burkina Faso a seguito del colpo di Stato
14.10.2022 - (2022/2865(RSP))
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento
Marc Botenga
a nome del gruppo The Left
B9‑0465/2022
Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Burkina Faso a seguito del colpo di Stato
Il Parlamento europeo,
– vista la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948,
– visti la Convenzione del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo protocollo del 1967,
– visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, ratificato dal Burkina Faso il 4 gennaio 1999,
– visti la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, ratificata dal Burkina Faso il 4 gennaio 1999, e il protocollo facoltativo della Convenzione, ratificato dal Burkina Faso il 7 luglio 2010,
– vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli del 1981, ratificata dal Burkina Faso il 6 luglio 1984,
– vista la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, ratificata dal Burkina Faso il 3 dicembre 2009,
– vista la Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), ratificata dal Burkina Faso il 14 ottobre 1987,
– visto il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, ratificato dal Burkina Faso il 4 gennaio 1999,
– viste le sue precedenti risoluzioni sul Burkina Faso,
– visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,
A. considerando che il paese è afflitto dalla violenza ed è stato oggetto di due colpi di Stato in otto mesi; che il 30 settembre il capitano Ibrahim Traoré ha rovesciato il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, arrivato lui stesso al potere con la forza in gennaio, rovesciando il presidente eletto Roch Marc Christian Kaboré;
B. considerando che nel settembre 2022 le autorità burkinabé hanno dichiarato che dal 2015 hanno perso la vita più di 10 000 persone a causa di attentati terroristici; che, secondo la relazione del 3 ottobre 2022 sulla situazione in Burkina Faso[1] dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), al 30 aprile 2022 il paese contava 1 520 012 sfollati, di cui il 59,13 % bambini e il 23,28 % donne, e 708 341 alunni colpiti dalla chiusura di 4 258 scuole; che nel giugno 2022 più di 35 657 persone erano in esilio nella regione; che nell'ottobre 2022 si contano 4,9 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari; che per il piano di risposta umanitaria 2022 dell'OCHA sono necessari 805,1 milioni di USD, ma che finora è stato finanziato solo il 33,3 % di tale importo;
C. considerando che negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli attacchi contro decine di civili e soldati nel nord e nell'est del Burkina Faso, dove le città sono ora sotto assedio jihadista; che il 26 settembre, secondo dati ufficiali, nella città di Djibo sono state uccise 37 persone, di cui 27 soldati, in un attacco contro un convoglio di rifornimento; che l'attacco è stato rivendicato da Al-Qaeda e che sono scomparsi 70 conducenti di camion (secondo il loro sindacato); che questo nuovo attacco è stato visto come un catalizzatore del colpo di Stato del 30 settembre;
D. considerando che, al pari di Paul-Henri Sandaogo Damiba prima di lui, Ibrahim Traoré ha giustificato il proprio colpo di Stato con l'incapacità delle autorità di frenare il continuo deterioramento delle condizioni di sicurezza; che, secondo i sindacati burkinabé, il colpo di Stato è anche il risultato della decadenza di un esercito nazionale composto da clan preoccupati dagli affari e dalla gestione del potere;
E. considerando che, secondo un decreto firmato da Ibrahim Traoré sabato 8 ottobre, le "Assise nazionali" devono tenersi venerdì 14 e sabato 15 ottobre per consentire un accordo sul contenuto della carta di transizione e la nomina di un presidente di transizione prima delle elezioni del 2024; che sempre più persone chiedono che il presidente di transizione sia lo stesso Ibrahim Traoré;
F. considerando che la situazione di insicurezza nel Sahel è una conseguenza della destabilizzazione della regione e della proliferazione delle armi causate dall'invasione della Libia nel 2011; che, al pari degli altri paesi della regione, il Burkina Faso vive in un contesto di sicurezza sempre più difficile; che il paese si trova ad affrontare un ciclo di attacchi terroristici sempre più frequenti, in particolare nel nord del paese, vicino al confine con il Mali e il Niger; che cresce sempre più il rischio di settarizzazione della crisi di sicurezza, ma altresì il rischio di stigmatizzazione e di ripiegamento identitario;
G. considerando che negli ultimi anni il paese ha conosciuto un'esplosione della violenza di genere contro le donne e le ragazze; che le minacce per le donne e le ragazze sono particolarmente gravi, tra cui lo sfruttamento sessuale ed economico, la violenza di genere, il reclutamento forzato e la tratta di esseri umani; che le donne burkinabé, il cui accesso all'istruzione è due volte meno di quello maschile, sono le più colpite dalla povertà estrema;
H. considerando che negli ultimi anni nella regione è cresciuto il risentimento nei confronti della Francia come Stato e dei suoi simboli; che la presenza dell'esercito francese nel Sahel è sempre più messa in discussione dalle popolazioni e dai dirigenti politici; che, da quando è stata lanciata nell'agosto 2014, l'operazione Barkhane, condotta dalle forze francesi con i paesi del G5 Sahel e l'ONU (Minusma), non è riuscita a fermare le azioni dei gruppi terroristici nella regione; che sono sempre più numerose le proteste contro la presenza dell'esercito francese;
I. considerando che, nonostante l'annuncio nel novembre 2021 della revoca del segreto della Difesa nazionale sull'assassinio di Thomas Sankara, la Francia non ha ancora trasmesso tutti gli archivi pertinenti; che il sostegno della Francia al regime del dittatore Blaise Compaoré è stato uno dei fattori che hanno contribuito al rifiuto nei confronti delle autorità francesi nel paese e nella regione;
J. considerando che il Burkina Faso risente profondamente del neocolonialismo e dell'imperialismo, che si traducono in particolare nell'accaparramento di risorse e terreni da parte delle multinazionali nonché nell'imposizione di accordi di libero scambio (accordi di partenariato economico) che aggravano la situazione economica e di drammatiche riforme neoliberiste per la popolazione; che il tasso di corruzione nel paese rimane elevato; che la svolta neoliberale avvenuta sotto il regime di Blaise Compaoré (1987-2014) e le relazioni tra lo Stato e il settore privato intorno all'oro sono una delle cause profonde dell'attuale situazione di insicurezza in Burkina Faso;
K. considerando che, in tale contesto di rifiuto nei confronti dell'ex potenza coloniale, il capitano Traoré ha chiaramente indicato che desidera lavorare con nuovi partner internazionali; che la Repubblica popolare cinese ha espresso la propria disponibilità ad associarsi alla comunità internazionale per svolgere un ruolo; che il governo russo e società militari private come il gruppo Wagner stanno cercando di approfittare di tale situazione;
L. considerando che, con un PIL pro capite di 851 USD nel 2021, il Burkina Faso è uno dei paesi che producono meno ricchezza; che nel 2021 il PIL burkinabé ammontava pressoché a 18,3 miliardi di USD; che, secondo la Banca mondiale, nel 2014 il 43,8 % della popolazione locale viveva al di sotto della soglia di povertà nazionale; che gli indicatori relativi alla salute materna e infantile non hanno ancora raggiunto i livelli fissati dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e dal piano nazionale per lo sviluppo economico e sociale;
M. considerando che l'economia è fortemente dominata dall'agricoltura, che impiega quasi l'8 % della popolazione attiva, in particolare nella coltura del cotone; che il paese rimane vulnerabile, da un lato, agli shock climatici legati alle variazioni delle precipitazioni e, dall'altro, alla volatilità dei prezzi mondiali dei suoi prodotti di esportazione; che, alla fine di febbraio 2022, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha contribuito a un aumento del prezzo dei concimi azotati, per lo più importati dalla Russia e dalla Bielorussia, i cui prezzi sono raddoppiati o addirittura triplicati in alcuni mercati; che il Burkina Faso presenta la maggiore carenza di tali prodotti nella regione; che i contadini temono conseguenze catastrofiche per la campagna agricola, già duramente colpita dalla violenza jihadista, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dalle ripercussioni della pandemia di COVID-19;
N. considerando che, secondo il quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare pubblicato nel gennaio 2022[2], si stima che, per il periodo compreso tra agosto 2021 e luglio 2022, siano 699 000 i bambini di età compresa tra i 6 e i 59 mesi a soffrire di malnutrizione acuta; che, secondo tale relazione, la chiusura o il malfunzionamento delle strutture sanitarie nelle province con accesso umanitario limitato ha ridotto la possibilità della popolazione di fruire di cure mediche; che l'impatto della pandemia di COVID-19, così come le conseguenze della guerra in Ucraina e il blocco delle materie prime, sono le principali cause della cattiva situazione nutrizionale dei più vulnerabili, in particolare delle donne e dei bambini di età inferiore ai cinque anni;
O. considerando che il Sahel rimane in prima linea nell'emergenza climatica; che le temperature nella regione aumentano una volta e mezza di più rispetto alla media mondiale, il che ha aggravato i conflitti per le scarse risorse e ha facilitato l'ascesa di gruppi armati non statali, tra le altre minacce;
P. considerando che il paese ha registrato un drastico aumento della produzione di oro negli anni 2000 e 2010, a seguito della forte crescita del prezzo di tale minerale e dei massicci investimenti da parte di imprese internazionali come la canadese True Gold; che nel giro di cinque anni il Burkina Faso è diventato il quarto maggiore esportatore di oro in Africa; che ciò si è tradotto nello sfruttamento di 17 miniere industriali e nella produzione di 60 tonnellate di oro nel 2020; che il numero di miniere artigianali è aumentato da 200 nel 2003 a più di 700 nel 2014; che le condizioni di lavoro nelle miniere sono pessime e i rischi per la salute e l'ambiente sono significativi; che nei siti di estrazione artigianale dell'oro, che impiegano quasi 2 milioni di persone, si verificano crolli mortali causati dall'uso di esplosivi e dall'acqua piovana; che tali siti attraggono gruppi terroristici per il finanziamento delle proprie attività;
Q. considerando che dal luglio 2018 viene chiesta, con manifestazioni pubbliche in diversi paesi dell'Africa e nella regione di Parigi, l'abolizione del franco CFA, che, così come il debito e gli APE, perpetua la posizione dominante della Francia sui 14 paesi che lo utilizzano;
R. considerando che, secondo una relazione del ministero della Difesa destinata al parlamento francese del luglio 2017, i contratti di vendita di armi, sistemi di sorveglianza satellitare, pattugliatori e altre attrezzature conclusi dalla Francia con l'Africa erano stimati, nel 2016, a 1,166 miliardi di USD; che, in base ai dati ufficiali della relazione annuale dell'Unione europea, dal 2013 gli Stati membri hanno concesso 506 licenze per attrezzature militari in Mali e Burkina Faso, per un importo di 205 milioni di EUR;
S. considerando che il numero delle affiliate burkinabé di imprese francesi private (stricto sensu) è stimato a una sessantina, mentre il numero delle imprese burkinabé il cui capitale è detenuto e/o che sono gestite da cittadini francesi è stimato a un centinaio; che dette imprese sono presenti nella maggior parte dei settori dell'economia, tra cui l'agricoltura (in particolare il cotone con Geocoton), il settore agroalimentare (birrificio Castel, proprietario di Brakina, industria olearia), l'industria della trasformazione, l'industria delle costruzioni e dei lavori pubblici (Vinci), la logistica e i trasporti (Air France, gruppo Bolloré), il commercio, la distribuzione (CFAO, Total) e i servizi, segnatamente le banche (BNP Paribas e Société Générale) e le assicurazioni (Allianz e Gras Savoye);
1. esprime particolare preoccupazione dinanzi all'intensificarsi, dal 2015 a questa parte, del clima di violenza e di insicurezza nel paese; prende atto del decreto firmato da Ibrahim Traoré sabato 8 ottobre sullo svolgimento delle "Assise nazionali" venerdì 14 e sabato 15 ottobre; insiste sulla necessità di ripristinare quanto prima l'ordine costituzionale e di organizzare elezioni libere e trasparenti;
2. condanna fermamente tutti gli attacchi perpetrati dai gruppi jihadisti contro civili, luoghi di culto e forze di polizia e di difesa; esprime il suo cordoglio alle vittime di tali attacchi e alle loro famiglie;
3. sottolinea che la lotta al terrorismo non può andare a scapito dei diritti delle popolazioni; chiede pertanto alle autorità del Burkina Faso di assicurare il pieno rispetto dei diritti umani, compresa la libertà di culto, di credo e di coscienza; invita le autorità del paese a garantire il divieto assoluto di tortura e maltrattamenti in ogni circostanza, segnatamente nelle operazioni antiterrorismo, e di assicurare alla giustizia i responsabili delle violenze;
4. sottolinea, analogamente, che il modo migliore per eliminare il terrorismo è porre fine al finanziamento dei gruppi armati e affrontare le cause profonde che sono rappresentate dalla povertà e dalle disuguaglianze; ritiene, in tale contesto, che il ricorso a mercenari e società di sicurezza private non farà cessare la spirale di violenza;
5. chiede alle autorità di sostenere e agevolare il lavoro delle organizzazioni umanitarie nel Burkina Faso garantendo loro un accesso umanitario senza ostacoli e consentendo loro di rendere conto delle sorti e delle esigenze degli sfollati;
6. sottolinea il diritto inalienabile dei popoli all'autodeterminazione, senza ingerenze esterne; condanna pertanto l'ingerenza e lo sfruttamento economico da parte di potenze straniere, segnatamente l'ex potenza coloniale; sottolinea la sua opposizione a qualsiasi forma di neocolonialismo, anche in Burkina Faso;
7. prende atto del crescente rifiuto nei confronti dell'ex potenza coloniale e della diplomazia europea nel continente; insiste sul fatto che l'unico modo per riconquistare la fiducia dei popoli è sostituire i rapporti di dominio sul piano militare, economico, monetario e politico con relazioni tra pari, nel rispetto del diritto internazionale e del principio di non ingerenza negli affari interni;
8. reputa necessario che l'Unione europea valuti l'efficacia del G5 Sahel e crei un nuovo quadro per le relazioni con i paesi del Sahel, maggiormente incentrato sulla difesa dei diritti umani e lo sviluppo economico e sociale; esige che la cooperazione con tale regione non sia subordinata agli interessi economici delle multinazionali; chiede l'istituzione di nuovi quadri di sicurezza nella regione, in base a un approccio multidimensionale fondato sui diritti umani e sullo sviluppo;
9. si oppone alle politiche di difesa, alla visione di sicurezza delle politiche migratorie e all'esternalizzazione delle frontiere dell'Unione; chiede che il diritto di asilo e il diritto internazionale siano pienamente rispettati in tutte le circostanze;
10. condivide le critiche dei popoli e dei leader politici in merito all'incapacità delle operazioni militari di risolvere i problemi legati all'insicurezza; condanna nuovamente l'invasione illegale della Libia sotto l'egida della NATO, che ha destabilizzato l'intera regione, ha portato alla proliferazione delle armi e a un aumento degli attacchi terroristici e del traffico di esseri umani;
11. insiste sul fatto che tutti gli Stati membri dell'Unione devono rispettare i loro obblighi in materia di diritti umani e astenersi da qualsiasi politica suscettibile di alimentare le violazioni di tali diritti nel Burkina Faso e nel Sahel;
12. sostiene la società civile del Burkina Faso nelle sue richieste di democratizzazione e rispetto dei diritti umani, in particolare sindacali;
13. condivide le rivendicazioni dei movimenti e delle mobilitazioni, in Africa e in Europa, che chiedono l'abolizione del franco CFA e dell'Eco, degli APE e degli altri strumenti di dominazione politica ed economica in Africa; sostiene la richiesta dei sindacati burkinabé in vista del ritorno immediato dell'esercito nazionale nelle caserme, dello smantellamento delle basi e della partenza delle truppe straniere, in particolare quelle francesi, dal territorio del Burkina Faso;
14. sottolinea che il Burkina Faso deve essere libero di cooperare con i paesi di sua scelta; condivide tuttavia il parere dei sindacati burkinabé secondo cui il Burkina Faso dovrebbe diversificare i suoi partenariati nel rispetto della sua sovranità nazionale;
15. prende atto dell'apertura, nell'ottobre 2021, del processo sulla morte di Thomas Sankara; chiede che sia fatta piena luce sulla sua morte e che i responsabili siano giudicati; chiede inoltre che tutti i documenti classificati dalla Francia sotto "Segreto di difesa" siano declassificati quanto prima e che siano chiarite le responsabilità del governo francese nel suo assassinio;
16. ribadisce la necessità di far rispettare il diritto del Burkina Faso alla sovranità alimentare, compreso il diritto degli agricoltori di produrre gli alimenti che consentono di nutrire la popolazione, mettendo fine al fenomeno dell'accaparramento dei terreni e assicurando l'accesso degli agricoltori alla terra, alle sementi e all'acqua;
17. chiede alla comunità internazionale di rimuovere gli ostacoli che si frappongono allo sviluppo del Burkina Faso, annullando il debito e il pagamento degli interessi che il paese continua a versare, e instaurando un'autentica cooperazione internazionale che rispetti i diritti fondamentali e la sovranità dello Stato burkinabé; reclama un audit del debito del Burkina Faso e la cancellazione di tutti i debiti illegittimi nei confronti dei creditori stranieri;
18. invita l'Unione e i suoi Stati membri ad aumentare il sostegno finanziario e gli aiuti umanitari al fine di soddisfare le esigenze urgenti della popolazione del Burkina Faso, in particolare delle persone sfollate e rifugiate nei paesi vicini; chiede che gli aiuti dell'Unione e dei suoi Stati membri siano forniti sotto forma di sovvenzioni e non di prestiti, per non incrementare l'onere del debito; deplora che la maggior parte degli Stati membri dell'Unione non abbia conseguito l'obiettivo di versare lo 0,7 % dell'RNL in aiuti pubblici allo sviluppo, e che alcuni Stati abbiano persino ridotto la percentuale che destinano a tale scopo;
19. ribadisce che le attività delle imprese europee presenti nei paesi terzi devono rispettare pienamente le norme internazionali in materia di diritti umani; invita gli Stati membri a fare in modo che le imprese soggette al loro diritto nazionale non si sottraggano all'obbligo di rispettare i diritti umani, come pure le norme sindacali, sociali, sanitarie e ambientali che sono loro imposte se si stabiliscono o svolgono le loro attività in un paese terzo; invita la Commissione e gli Stati membri a prendere i provvedimenti necessari nei confronti delle imprese europee che non rispettano tali norme o che non risarciscono in misura soddisfacente le vittime delle violazioni dei diritti umani di cui sono direttamente o indirettamente responsabili;
20. invita, in particolare, il Burkina Faso ad avviare un'indagine indipendente sulle norme sociali e ambientali applicate dalle imprese europee, in particolare nel settore dell'oro e dell'agroindustria;
21. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio di sicurezza dell'ONU, al Segretario generale dell'ONU, alle istituzioni dell'Unione africana, alla Comunità dell'Africa orientale, all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, agli Stati membri dell'Unione nonché al Presidente e al parlamento del Burkina Faso.