Proposta di risoluzione - B9-0219/2023Proposta di risoluzione
B9-0219/2023

PROPOSTA DI RISOLUZIONE sulla depenalizzazione universale dell'omosessualità, alla luce dei recenti sviluppi in Uganda

18.4.2023 - (2023/2643(RSP))

presentata a seguito di dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

Malin Björk
a nome del gruppo The Left

Vedasi anche la proposta di risoluzione comune RC-B9-0219/2023

Procedura : 2023/2643(RSP)
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B9-0219/2023
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B9‑0219/2023

Risoluzione del Parlamento europeo sulla depenalizzazione universale dell'omosessualità, alla luce dei recenti sviluppi in Uganda

(2023/2643(RSP))

Il Parlamento europeo,

 visto il trattato sull'Unione europea (TUE), in particolare gli articoli 21 e 26,

 visti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Carta delle Nazioni Unite e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR),

 vista la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, in particolare gli articoli 1 e 4,

 vista la Costituzione dell'Uganda del 1995,

 visti gli orientamenti dell'UE in materia di pena di morte, adottati il 12 aprile 2013,

 visti gli orientamenti dell'UE per la promozione e la tutela dell'esercizio di tutti i diritti umani da parte delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI), adottati il 24 giugno 2013,

 visti gli orientamenti dell'UE in materia di diritti umani sulla non discriminazione nell'azione esterna, adottati dal Consiglio il 18 marzo 2019,

 vista la revisione 2019 degli orientamenti per una politica dell'UE nei confronti dei paesi terzi in materia di tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, adottata il 16 settembre 2019,

 vista la comunicazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 25 marzo 2020, dal titolo "Piano d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024" (JOIN(2020)0005),

 vista la comunicazione della Commissione, del 12 novembre 2020, dal titolo "Unione dell'uguaglianza: strategia per l'uguaglianza LGBTIQ 2020-2025" (COM(2020)0698),

 vista l'agenda 2023-2025 in materia di diversità e inclusione nel SEAE, adottata il 6 marzo 2023,

 vista la sua risoluzione del 24 ottobre 2019 sulla situazione delle persone LGBTI in Uganda[1],

 vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2021 sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2019[2],

 vista la sua risoluzione dell'11 febbraio 2021 sulla situazione politica in Uganda[3],

 vista la sua raccomandazione al Consiglio del 9 giugno 2021 concernente la 75a e 76a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite[4],

 vista la sua risoluzione del 17 febbraio 2022 sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2021[5],

 vista la sua risoluzione del 5 maggio 2022 sulle minacce alla stabilità, alla sicurezza e alla democrazia nell'Africa occidentale e saheliana[6],

 visto il regolamento (UE) 2020/1998 del Consiglio, del 7 dicembre 2020, relativo a misure restrittive contro gravi violazioni e abusi dei diritti umani[7],

 visto il disegno di legge ugandese contro l'omosessualità del 21 marzo 2023,

 vista la dichiarazione del 22 marzo 2023 dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk, il quale esorta il Presidente dell'Uganda a non firmare lo scioccante disegno di legge contro l'omosessualità,

 vista la dichiarazione resa il 22 marzo 2023 dalla portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) sull'adozione in Uganda del disegno di legge contro l'omosessualità,

 vista la dichiarazione del 29 marzo 2023 degli esperti delle Nazioni Unite, i quali condannano la vergognosa legislazione anti-LGBT,

 visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che negli ultimi 30 anni 49 Stati membri delle Nazioni Unite hanno depenalizzato gli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso[8]; che, tuttavia, le leggi che criminalizzano il fatto di essere gay rimane una realtà in un terzo dei paesi del mondo; che essere LGBTIQ continua a essere illegale in 64 Stati membri delle Nazioni Unite; che Brunei, Iran, Mauritania, Nigeria, Arabia Saudita e Yemen impongono a livello nazionale la pena di morte per atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso; che in altri cinque paesi non vi è piena certezza giuridica e che la pena di morte è una possibilità in Afghanistan, Pakistan, Qatar, Somalia ed Emirati arabi uniti;

B. considerando che la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo afferma che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti, senza distinzione di alcun tipo; che dal 2010 la lotta alla discriminazione nei confronti delle persone LGBTIQ è una priorità delle Nazioni Unite, in particolare la depenalizzazione dell'omosessualità; che, al fine di affrontare tale questione, nel giugno 2016 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) ha istituito il mandato di esperto indipendente in materia di protezione contro la violenza e la discriminazione basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere, nel quadro della risoluzione 32/2; che il mandato è stato rinnovato nel giugno 2019 con la risoluzione 41/18 e nel luglio 2022 con la risoluzione 50/10;

C. considerando che la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli stabilisce che "ogni persona ha diritto al godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti e garantiti nella presente Carta senza alcuna distinzione" (articolo 2), che "tutte le persone beneficiano di una totale eguaglianza di fronte alla legge" e "tutte le persone hanno diritto ad una eguale protezione davanti alla legge" (articolo 3) e che "la persona umana è inviolabile. Ogni essere umano ha diritto al rispetto della sua vita e all'integrità fisica e morale della sua persona. Nessuno può essere arbitrariamente privato di questo diritto" (articolo 4);

D. considerando che il 21 marzo 2023 il parlamento ugandese ha adottato il disegno di legge contro l'omosessualità (in appresso "il disegno di legge"); che il disegno di legge prevede l'applicazione della pena di morte per il reato di "omosessualità aggravata", l'ergastolo per il reato di "omosessualità", fino a 14 anni di carcere per "tentata omosessualità" e fino a 20 anni di carcere per "promozione dell'omosessualità"; che per quest'ultimo è prevista tra l'altro la censura totale delle questioni LGBTIQ, comprese le organizzazioni della società civile che svolgono attività di sensibilizzazione basate sui diritti umani;

E. considerando che nel 2009, 2012, 2013 e 2014 sono già stati proposti disegni di legge simili che vietano la promozione dell'omosessualità e di atti omosessuali, il che denota una sistematica propensione a usare le persone LGBTIQ come capro espiatorio e a strumentalizzarle come avversari politici; che i politici e i leader religiosi hanno svolto un ruolo centrale nell'istigare la retorica dell'odio contro le persone LGBTIQ in Uganda; che si sta già assistendo a un aumento della violenza verbale e fisica a seguito dell'adozione del disegno di legge;

F. considerando che l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha invitato il presidente Museveni a non promulgare la legge immediatamente dopo la sua adozione da parte del Parlamento, sostenendo che potrebbe "dare carta bianca per la violazione sistematica di pressoché tutti i diritti umani [delle persone LGBTIQ] e servire ad aizzare le persone le une contro le altre"; che Volker Türk ha affermato che "il disegno di legge confonde relazioni consensuali e non consensuali", è una "massiccia distrazione dalla necessità di intraprendere misure adeguate per porre fine alla violenza sessuale", è in "contrasto con le disposizioni costituzionali stesse dell'Uganda" e "contravviene agli obblighi giuridici internazionali del paese in materia di diritti umani e ai suoi impegni politici sullo sviluppo sostenibile e mette attivamente a grave rischio i diritti, la salute e la sicurezza delle persone"; che le osservazioni dell'Alto commissario delle Nazioni Unite sono state appoggiate da 28 esperti delle Nazioni Unite, i quali hanno chiarito che l'imposizione della pena di morte sulla base di tale legislazione costituisce di per sé un'uccisione arbitraria e una violazione dell'articolo 6 dell'ICCPR;

G. considerando che il Presidente Museveni ha rilasciato dichiarazioni incendiarie, come quelle secondo cui "gli omosessuali sono deviazioni dalla normalità" e "l'Occidente" ha cercato di costringere altri paesi a "normalizzare le deviazioni";

H. considerando che in molte culture africane sono tradizionalmente presenti diverse forme di sessualità e identità di genere; che la legislazione anti-LGBTIQ nel continente ha le sue radici nell'era coloniale; che la retorica dell'incitamento all'odio diffusa in Uganda e in altri paesi africani è alimentata da attori occidentali;

I. considerando che il SEAE ha reagito all'adozione del disegno di legge con una dichiarazione della portavoce, ma che finora non è stata pubblicata alcuna reazione ufficiale del vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR);

J. considerando che, ai sensi dell'articolo 21, TUE, l'azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi dello sviluppo, della democrazia, dello Stato di diritto, dell'universalità e indivisibilità dei diritti umani e delle libertà fondamentali, sul rispetto della dignità umana, sui principi di uguaglianza e di solidarietà e sul rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

K. considerando che la depenalizzazione delle relazioni sessuali consensuali tra adulti dello stesso sesso è una richiesta costante del Parlamento in numerosi testi di politica estera e costituisce una formulazione concordata; che in numerose occasioni il Parlamento ha invitato i paesi terzi a procedere verso la depenalizzazione quale modo per garantire l'indivisibilità e l'esercizio di tutti i diritti umani da parte di tutte le persone LGBTIQ; che l'applicazione della pena di morte come mezzo per punire o sanzionare le persone LGBTIQ è inequivocabilmente deplorata;

L. considerando che l'UE ha adottato orientamenti chiari in materia di pena di morte, persone LGBTIQ, parità di genere, diritti delle donne, non discriminazione nell'azione esterna e tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti; che tali orientamenti esprimono un'opposizione forte e inequivocabile alla pena di morte, alla tortura e ad altri maltrattamenti in qualsiasi momento e in ogni circostanza[9] e inoltre ribadiscono che la criminalizzazione delle relazioni consensuali tra adulti dello stesso sesso è contraria al diritto internazionale in materia di diritti umani e viola i diritti umani delle persone LGBTIQ[10]; che gli orientamenti sulle persone LGBTIQ stabiliscono specificamente l'obbligo per i capi missione del SEAE di riferire sulla situazione delle persone LGBTIQ e di sollevare la questione nei dialoghi politici; che questi orientamenti chiedono anche, tra l'altro, di sostenere la società civile e ricorrere a meccanismi internazionali;

M. considerando che il 28 marzo 2023 l'Unione ha stanziato 30 milioni di EUR in aiuti umanitari a favore dell'Uganda, pochi giorni dopo l'adozione del disegno di legge[11];

Recenti sviluppi in Uganda

1. condanna con la massima fermezza l'adozione del cosiddetto disegno di legge contro l'omosessualità da parte del parlamento ugandese e ribadisce la sua ferma opposizione a tutte le forme di discriminazione basate sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, nonché a qualsiasi violenza nei confronti delle persone LGBTIQ; ritiene che la sua adozione costituisca una grave violazione della Costituzione ugandese e degli obblighi internazionali che incombono all'Uganda in virtù della Carta africana e dell'architettura del diritto internazionale delle Nazioni Unite, quali la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'ICCPR e la Carta delle Nazioni Unite; respinge categoricamente il ricorso alla pena di morte in qualsiasi circostanza; sostiene la dichiarazione dell'Alto commissario delle Nazione Unite per i diritti umani, Volker Türk, ed esorta il presidente Museveni a ritirare tale disegno di legge;

2. è allarmato per il fatto che solo due legislatori su 389 abbiano votato contro il disegno di legge; deplora le osservazioni del Presidente Museveni, che ha ulteriormente contribuito alla retorica di odio nei confronti delle persone LGBTIQ; esprime preoccupazione per il numero di politici, leader religiosi e rappresentanti dei media che istigano all'odio; ritiene che la strumentalizzazione delle persone LGBTIQ da parte della maggioranza dei politici ugandesi costituisca una grave circostanza che incide sui principi della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale;

3. esprime preoccupazione per le notizie secondo cui, nel solo mese di febbraio, oltre 110 persone LGBTIQ in Uganda hanno segnalato incidenti all'organizzazione della società civile sulle minoranze sessuali in Uganda (SMUG), tra cui arresti, violenze sessuali, sgomberi e svestizioni pubbliche; osserva con preoccupazione che le persone transgender sono colpite in modo sproporzionato da tale fenomeno[12]; ricorda inoltre che la violenza sessuale contro le donne e le ragazze è un fenomeno diffuso in Uganda e che esiste una correlazione tra l'odio e la violenza nei confronti delle persone LGBTIQ e la violenza contro le donne e la mancata parità di genere;

4. è preoccupato dal fatto che il disegno di legge aggravi la stigmatizzazione, le molestie e la discriminazione, nonché la potenziale violenza, che le persone LGBTIQ e i difensori dei diritti umani potrebbero trovarsi ad affrontare a seguito dei recenti sviluppi, in particolare quando svolgono il loro lavoro o cercano di accedere a servizi sociali quali l'alloggio, l'istruzione o l'assistenza sanitaria; ritiene che il crescente rischio cui sono esposti i difensori dei diritti umani che si battono per i diritti costituisca motivo di particolare preoccupazione;

5. ritiene che la retorica incendiaria e la disinformazione diffuse da leader religiosi, media e politici contribuiscano a un clima generale di repressione nei confronti delle persone LGBTIQ e dei loro familiari e amici, che sono costretti all'autocensura per non diventare vittime di violenza; ritiene che la stessa retorica promuova un clima di sorveglianza che conduce alla violazione sistematica dei diritti umani, quali il diritto alla riservatezza, il beneficio di godere della protezione da parte delle autorità statali e il non subire discriminazioni;

6. ricorda che l'Uganda è stato un apripista nella lotta contro l'HIV e la relativa stigmatizzazione; rammenta che nel 2021 la diffusione dell'HIV negli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini era del 12,7 %[13]; osserva con preoccupazione che tale percentuale è notevolmente superiore a quella degli uomini eterosessuali, oltre che superiore alla media nazionale; esprime, pertanto, profonda preoccupazione per il fatto che il disegno di legge criminalizzerebbe le persone affette da HIV; ritiene che tali disposizioni siano destinate solo a stigmatizzare ulteriormente gli sforzi volti alla diagnosi, al tracciamento e alla prevenzione dell'HIV, in contrasto con l'obiettivo di eradicare l'HIV e rendendo potenzialmente illegali i programmi salvavita in materia di HIV, dal momento che potrebbero costituire una "promozione dell'omosessualità";

7. esprime preoccupazione per l'adozione delle cosiddette leggi contro la propaganda gay in alcuni paesi, che contribuiscono a una cultura dell'intolleranza e della discriminazione, e lancia l'allarme per il modo in cui tali leggi possono avere ripercussioni in altri paesi, aprendo la strada all'adozione di misure più severe, quali la criminalizzazione dei rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e altri aspetti relativi all'orientamento sessuale, all'identità e dell'espressione di genere e alle caratteristiche sessuali;

La situazione della depenalizzazione nel mondo

8. ricorda che l'UE ha adottato chiari orientamenti di politica estera riguardanti l'applicazione della pena di morte e la protezione delle persone LGBTIQ, i diritti delle donne e la parità di genere, nonché l'applicazione del principio di non discriminazione nell'azione esterna e la prevenzione della tortura e di altri maltrattamenti; ritiene che il perseguimento della depenalizzazione internazionale in seno ai consessi internazionali rappresenti non solo un imperativo morale, ma anche una necessità internazionale in materia di diritti umani;

9. ricorda che la strategia per l'uguaglianza LGBTIQ della Commissione, unitamente ai piani d'azione dell'UE per i diritti umani e la democrazia, impegna l'Unione a intensificare le azioni volte a condannare attivamente e combattere leggi, politiche e pratiche discriminatorie, compresa la criminalizzazione delle relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso[14];

10. sottolinea la positiva tendenza internazionale verso la depenalizzazione, con 49 Stati membri delle Nazioni Unite che hanno intrapreso riforme giuridiche negli ultimi 30 anni, in particolare in Mozambico nel 2015, nel Belize e nelle Seychelles nel 2016, in Trinidad e Tobago e in India nel 2018, in Botswana nel 2019, nel Gabon nel 2020, in Angola e Bhutan nel 2021, in Antigua e Barbuda, a Singapore e nelle Barbados nel 2022[15]; ricorda, tuttavia, che vi sono anche paesi in cui le leggi che criminalizzano tali comportamenti sono state reintrodotte o inasprite, come nel Ciad, nel Brunei, in Nigeria e, infine, in Uganda, il che evidenzia la necessità di un movimento universale a favore della depenalizzazione; ricorda che gli organi delle Nazioni Unite si sono già pronunciati contro la criminalizzazione (in seno al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, in Toonen/Australia, 1994[16]; in seno al Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne, in Rosanna Flamer-Caldera/Sri Lanka, 2022[17]);

11. rammenta che la promozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) è una responsabilità comune dei 191 Stati membri delle Nazioni Unite che li hanno sottoscritti, compreso l'Uganda, e che essi devono mantenere fede all'obiettivo di "non lasciare indietro nessuno"; riconosce il legame intrinseco tra il rispetto dei diritti umani delle persone LGBTIQ e gli OSS e ritiene che qualsiasi pratica discriminatoria, in particolare quella che prevede la pena di morte, sia in radicale contrasto con tali obiettivi;

Appello ad agire

12. invita il presidente Museveni a non promulgare il disegno di legge e a negare categoricamente il suo assenso a qualsiasi futura iniziativa analoga, scoraggiando ulteriori tentativi in tal senso; invita il presidente a promuovere i principi di tolleranza, accettazione e rispetto dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale;

13. invita le autorità ugandesi a indagare, perseguire e punire tutti gli attacchi basati sull'odio contro individui e organizzazioni a seguito dell'adozione del disegno di legge, e a porre fine alle azioni di ritorsione nei confronti delle organizzazioni della società civile coinvolte nella difesa dei diritti umani e delle persone LGBTIQ, come le irruzioni o il blocco dei conti bancari, essendo questi ultimi fondamentali per fornire servizi a livello di comunità;

14. invita gli attori europei e gli altri attori occidentali attivi in Uganda a porre immediatamente fine alla diffusione della propaganda anti-LGBTIQ che incita all'odio;

15. deplora che il VP/AR non abbia finora reagito a titolo personale al disegno di legge, ma soltanto attraverso il suo portavoce; ritiene che la gravità della situazione, che in alcuni casi include il ricorso alla pena di morte, giustifichi una risposta istituzionale più forte e invita il VP/AR ad agire in tal senso;

16. invita il Consiglio e il SEAE ad attuare in modo categorico gli orientamenti dell'UE applicabili, compresa la necessità che la delegazione in Uganda riferisca approfonditamente in merito alla situazione, nonché a fornire sostegno alla società civile e ai difensori dei diritti umani e a promuovere l'utilizzo, da parte del Consiglio, di meccanismi internazionali in conformità degli orientamenti;

17. invita il VP/AR, il rappresentante speciale per i diritti umani e l'ambasciatore del SEAE per le questioni di genere e la diversità, insieme alla delegazione dell'UE in Uganda, a seguire da vicino la situazione e a esplorare potenziali azioni dell'UE, conformemente all'agenda in materia di diversità e inclusione nel SEAE; insiste sul fatto che il Parlamento dovrebbe essere tenuto al corrente circa le misure adottate, anche per quanto riguarda il sostegno alle organizzazioni della società civile e ai difensori dei diritti umani;

18. ricorda la sua posizione sugli orientamenti dell'UE sui difensori dei diritti umani[18] e invita il SEAE a intensificare i suoi sforzi per garantire che i difensori dei diritti umani ugandesi abbiano accesso ai finanziamenti, al sostegno, alla protezione, alla ricollocazione, ai visti e all'alloggio, ove necessario;

19. prende atto del fatto che il terzo ciclo dell'esame periodico universale, durante il quale l'Uganda è stato riesaminato, si è concluso e osserva che esso ha affrontato la criminalizzazione delle persone LGBTIQ; invita l'UE a presentare, nel prossimo esame periodico universale sull'Uganda, osservazioni che riflettano gli sviluppi riguardanti le persone LGTBIQ; invita l'UE ad adottare un approccio più proattivo nel presentare osservazioni agli Stati che continuano a criminalizzare le persone LGTBIQ, chiedendo l'abrogazione di tali leggi;

20. invita l'UE a riconsiderare le sue relazioni commerciali nell'ambito del sistema di preferenze generalizzate, al fine di aumentare la pressione sui governi affinché rispettino la vita e i diritti umani delle persone LGBTIQ;

21. invita la Commissione, sotto la guida del VP/AR, a elaborare una serie di azioni orientate ai diritti umani per limitare o porre fine alle relazioni economiche attuali o future con i paesi terzi che continuano a criminalizzare l'omosessualità, in particolare laddove sia previsto il ricorso alla pena di morte;

22. invita l'UE a intraprendere azioni in tutti i pertinenti consessi politici e diplomatici volte alla depenalizzazione universale degli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso, al fine di garantire che le persone LGBTIQ godano di tutti i diritti umani; invita l'UE a creare un'ampia coalizione del consenso con la comunità internazionale a tali scopi, incentrata su strumenti internazionali quali l'ICCPR, la Carta delle Nazioni Unite e le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in materia[19], le decisioni fondamentali dell'UNHRC e del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, nonché le relazioni dell''esperto indipendente delle Nazioni Unite in materia di orientamento sessuale e identità di genere[20]; ricorda che tali azioni possono essere perseguite anche in seno alle Nazioni Unite attraverso un coinvolgimento attivo nei suoi meccanismi e nei suoi organismi, anche mediante una cooperazione più attiva con altri esperti indipendenti; ricorda, a tale riguardo, che l'esame periodico universale dovrebbe essere utilizzato adeguatamente;

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23. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio, alla Commissione, al Servizio europeo per l'azione esterna, alla delegazione dell'UE in Uganda nonché al presidente, al governo e al parlamento dell'Uganda.

Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2023
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