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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 16 settembre 1998 - Strasburgo Edizione GU

9. Tempo delle interrogazioni (Consiglio)

  Presidente . – L"ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B4‐0482/98). Saranno trattate le interrogazioni rivolte al Consiglio.

Annuncio l"interrogazione n. 1, dell"onorevole John McCartin (H−0724/98):

Oggetto: Accordi di Schengen

Può il Presidente in carica precisare se siano stati intrapresi negoziati a livello di Consiglio con i governi britannico e irlandese in vista di inserire questi due Stati negli accordi di Schengen estendendo anche ai cittadini di questi Stati la possibilità di viaggiare senza passaporto?

Presidente Ferrero‐Waldner, le porgo il benvenuto e la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole John McCartin.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, il Regno Unito e l"Irlanda sono coinvolti in tutti i negoziati e prendono parte a tutti i gruppi di lavoro del Consiglio, con particolare riguardo all"adozione dei presupposti di Schengen nell"acquis dell"Unione europea e ai negoziati con Islanda e Norvegia. Al momento Regno Unito e Irlanda non sono legati agli accordi di Schengen, né lo saranno, in conformità dell"art. 4 degli accordi di Schengen, dopo l"entrata in vigore del Trattato di Amsterdam. In qualunque momento possono comunque chiedere che gli accordi trovino parziale o piena applicazione, richiesta che a tutt"oggi non è ancora stata presentata.

  McCartin (PPE). (EN) Ringrazio la Presidente in carica del Consiglio per la risposta. Il problema dell"Irlanda è che gode già della libera circolazione con l"Irlanda del Nord ed il resto del Regno Unito. La sua adesione agli accordi di Schengen senza il Regno Unito imporrebbe quindi ai cittadini irlandesi nuove restrizioni in materia di circolazione che creerebbero notevoli difficoltà.

Ciò che mi preoccupa è il fatto che l"Atto unico europeo, ratificato da entrambi questi paesi, obbligava tutti gli Stati membri firmatari ad eliminare le frontiere entro il 1˚ gennaio 1992. Nel frattempo, abbiamo visto che altri paesi dell"Unione europea, seguendo strade separate, hanno dato applicazione, in modo indiretto, a tale disposizione. Ma il Regno Unito e l"Irlanda sono rimasti fuori. Possiamo obbligare questi paesi a rispettare gli obblighi derivanti dall"Atto unico europeo?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Onorevole deputato, lei si riferisce all"art. 7 dell"Atto unico, che in realtà non è mai stato accettato, e perciò mi vedo costretta a ripetere ancora una volta che, finché Regno Unito e Irlanda non presenteranno una richiesta al fine di accogliere tutte le disposizioni o parte di esse, non vi potranno essere negoziati in tale ambito. Se però il Regno Unito o l"Irlanda, o ambedue i paesi, presentassero una richiesta, il Consiglio la discuterebbe e adotterebbe una decisione in merito. In tal caso, ai sensi dell"art. 4 degli accordi di Schengen, la decisione all"unanimità si avrebbe con i voti dei 13 Stati membri partecipanti a Schengen e il voto del richiedente o dei richiedenti. Questo è quanto posso dirle.

  Presidente . – Poiché l"autore non è presente, l"interrogazione n. 2 decade.

Annuncio l"interrogazione n. 3, dell"onorevole Alan Gillis (H−0727/98):

Oggetto: Algeria

In considerazione della drammatica situazione che regna attualmente in Algeria, dove centinaia di uomini, donne e bambini innocenti vengono massacrati dagli estremisti islamici, e tenuto conto della dell'evidente inerzia del governo algerino quanto ad iniziative volte a proteggere la sua popolazione, può dire il Consiglio quali misure intende adottare per persuadere la autorità del paese in merito alla necessità di agire drasticamente per porre termine all'orrendo massacro di cittadini innocenti?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Gillis.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, il Consiglio condivide la preoccupazione da lei espressa per i continui atti di violenza in Algeria, dei quali sono vittime soprattutto civili innocenti. Il Consiglio ha esortato in diverse occasioni il governo algerino a intraprendere ogni possibile azione al fine di proteggere i cittadini del suo paese da violenze e attacchi terroristici. Inoltre, nell"ambito delle critiche sollevate dai provvedimenti adottati dal governo algerino nella lotta al terrorismo e alla violenza fondamentalista, il Consiglio ha posto in rilievo che tali misure devono essere adottate in accordo con le norme internazionali sui diritti dell"uomo e con i principi dello stato di diritto.

Il Consiglio ha inoltre più volte ribadito che, se si vuole vincere la minaccia per la società algerina proveniente soprattutto dai gruppi estremistici, dev"essere eliminata la causa più profonda della violenza, ossia la carenza di progressi nelle riforme di carattere politico, economico e sociale. Io stessa ho preso parte alla missione della troika del Consiglio del 19 e 20 gennaio 1998 e mi sono resa personalmente conto della situazione. Continuo peraltro a mantenere contatti con diverse personalità per verificare i possibili sbocchi risolutivi.

Anche se il processo di riforma non è stato portato avanti con l"energia necessaria, perlomeno dalla visita della troika in Algeria e dalla successiva visita della delegazione del Parlamento europeo in febbraio – sulla quale lei dispone senz"altro di informazioni dettagliate –, sembra che alcuni sviluppi abbiano portato ad una maggiore trasparenza. Il Consiglio segue con estrema attenzione le decisioni in materia legislativa e politica necessarie a promuovere il processo di riforma.

Il Consiglio spera altresì che, con la recente visita del gruppo di eminenti personalità nominate dal Segretario generale dell"ONU – come lei sa, guidate da Soares –, si rafforzi la cooperazione tra l"Algeria e la comunità internazionale in modo da pervenire ad un ulteriore miglioramento della situazione. La Presidenza intrattiene del resto attivi contatti con l"Algeria al fine di sviluppare un dialogo ad ampio raggio. Ci aspettiamo così che in un prossimo futuro possa aver luogo a Vienna un incontro della troika con il Ministro degli esteri Attaf.

Una delle questioni centrali da dibattere riguarderebbe naturalmente le azioni per porre fine alla violenza e il ruolo dell"Unione a questo proposito. In ogni caso, abbiamo sempre manifestato la nostra disponibilità al riguardo.

  Gillis (PPE). (EN) Vorrei ringraziare la Presidente in carica per la risposta. Trovo incoraggiante il fatto che si registri qualche sviluppo e che forse avremo una svolta significativa. Com"è ovvio, sono necessarie riforme radicali, che andranno messe in pratica. Mi chiedo se siano previste azioni ulteriori. Dobbiamo cercare di concentrare il più possibile gli interventi volti a porre fine ai massacri e alla violenza. Se riusciremo in questo, penso che avremo fatto un grande passo avanti.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Onorevole deputato, al momento non sussistono ulteriori contatti. Speriamo comunque che, in seguito alla visita della troika , già prevista in ogni caso, sia possibile proseguire il dialogo politico e che saremo in grado di tornare su tutte le questioni affrontate durante la precedente missione. Tra queste rientra anche la questione degli aiuti umanitari da parte dell"Europa, respinti all"epoca dall"Algeria. Lei sa bene che gli algerini sono più volte ritornati sulla questione degli aiuti per la lotta contro il terrorismo e in proposito la risposta dell"Unione europea è stata che l"Unione in quanto tale non è competente in materia. Naturalmente però i singoli Stati potrebbero fornire aiuti all"Algeria. Su questo punto vi sono ovviamente contatti in corso.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 4, dell"onorevole Alexandros Alavanos (H−0728/98):

Oggetto: Controlli di navi nello stretto dei Dardanelli, in violazione della Convenzione di Montreux

Le regole che disciplinano il passaggio delle navi negli stretti del Bosforo e dei Dardanelli sono contenute nella Convenzione internazionale di Montreux. Importanti interessi economici e politici dell'Unione e dei suoi Stati membri – come del resto anche dei paesi che si affacciano sul Mar Nero – dipendono direttamente dalla stretta osservanza delle disposizioni previste dalla Convenzione sopraccitata. In passato, e sino ad un'epoca recente, adducendo come motivazione il «carico delle navi», la Turchia ha proceduto a controlli e ha ostacolato il passaggio delle navi nello stretto. Può dire il Consiglio se, ai sensi della Convenzione di Montreux, la Turchia ha il diritto di effettuare controlli quando una nave è «al di sopra di ogni sospetto»? Può dire inoltre se ha il diritto di procedere a controlli e di vietare il transito qualora si presuma che una nave trasporti armi?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Alavanos.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, purtroppo devo dirle che non è di pertinenza del Consiglio esprimersi sull"interpretazione di una convenzione internazionale e in particolare sulla portata di diritti ed obblighi delle parti interessate. Questa risposta è molto concisa, ma non ho altro da aggiungere.

  Alavanos (GUE/NGL).(EL) Signor Presidente, devo ammettere che la Presidente in carica del Consiglio, con la quale non mi trovo d'accordo, mi ha dato una risposta disarmante. Ritengo che il transito di navi negli stretti riguardi tutti gli Stati membri dell'UE, specie quelli del sud, poiché credo si debba sottolineare il fatto che la Turchia effettua controlli al di fuori della Convenzione di Montreux.

Vorrei dunque sapere se il Consiglio attribuisce importanza al fatto che la Turchia violi detta Convenzione ricorrendo a controlli illegali sulle navi in transito.

In secondo luogo, il Consiglio sta valutando la possibilità di discutere con la Turchia la questione della Convenzione internazionale sul diritto del mare, sottoscritta dall'UE e ricusata dalla Turchia?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, la libertà di navigazione negli stretti regolata dalla Convenzione di Montreux vale per tutti gli Stati, non solo per la cerchia ristretta degli Stati contraenti. L"art. 7 della risoluzione 1/95 del Consiglio di associazione CE/Turchia del 22 dicembre 1995, relativa all"esecuzione della fase finale dell"unione doganale, stabilisce che sono consentiti divieti o limitazioni di importazione, esportazione e transito, soprattutto per motivi di sicurezza e ordine pubblico. Tali divieti o limitazioni non devono tuttavia rappresentare uno strumento di discriminazione arbitraria né un mezzo di celata limitazione agli scambi tra le parti contraenti.

In relazione alla possibilità di soluzione della controversia, si deve notare che la Turchia non è soggetta alla giurisdizione obbligatoria della Corte internazionale di giustizia, né tanto meno ha accettato un procedimento di risoluzione del contenzioso in conformità della Convenzione sul diritto del mare, in quanto non è parte contraente di tale Convenzione. Devo perciò ripetere che il Consiglio non è purtroppo autorizzato ad esprimersi in merito ai problemi di interpretazione di disposizioni di un accordo internazionale – e sottolineo internazionale – non rientrando chiaramente tra le parti contraenti.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 5, dell"onorevole Friedhelm Frischenschlager (H−0731/98):

Oggetto: Pedaggi stradali

In questi ultimi anni la circolazione dei veicoli all'interno dell'UE è aumentata in misura considerevole. La situazione è peggiorata in modo drammatico specialmente per quanto riguarda il transito nord‐sud attraverso le Alpi, in relazione al quale la Francia e soprattutto l'Austria non solo subiscono le conseguenze dell'aumento generale del volume di traffico, ma sono per di più soggette anche al transito dei veicoli che percorrono un itinerario alternativo per non attraversare la Svizzera, a causa delle disposizioni speciali adottate da tale paese.

Quali iniziative intende assumere la Presidenza austriaca, in particolare per quanto riguarda l'introduzione a livello comunitario di pedaggi stradali generalizzati, che da una parte consentirebbero l'internalizzazione dei costi esterni del traffico stradale e dall'altra, grazie ai proventi ottenuti, permetterebbero di fare in modo che il traffico stradale, più dannoso per l'ambiente, sovvenzioni trasversalmente il trasporto ferroviario (di merci) in Europa?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Frischenschlager.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, il tema dell"interrogazione rientra ampiamente nella proposta di direttiva relativa alla riscossione di pedaggi per l"utilizzo di determinate vie di comunicazione da parte di veicoli industriali pesanti. Tale proposta, comunemente nota come “Euro‐vignette», è stata presentata dalla Commissione nel luglio 1996. Le consultazioni del Consiglio in merito sono tuttora in corso e la Presidenza austriaca farà del suo meglio perché giungano ad una rapida conclusione. Le discussioni sull"argomento dovranno perciò proseguire con celerità in questo semestre e di conseguenza il punto è stato messo all"ordine del giorno della riunione del Consiglio dei Ministri dei trasporti. Durante il Consiglio informale tenutosi a Feldkirch non si è svolto alcun dibattito in proposito.

  Frischenschlager (ELDR).(DE) Signora Presidente del Consiglio, vorrei ricollegarmi alla riunione dei Ministri dei trasporti tenutasi a Feldkirch. La difficoltà sorge dal fatto che i negoziati con la Svizzera non si sono ancora conclusi, per cui Francia e Austria devono subire le conseguenze del transito di veicoli che percorrono un itinerario alternativo. Dato che si continua a ripetere che i negoziati sono vicini ad una conclusione, ma in fondo le cose non procedono affatto, si pone il seguente problema: i paesi Francia, Svizzera e Austria non potrebbero ottenere dall"Unione europea la possibilità di parificare i pedaggi stradali in modo da eliminare il transito su percorsi alternativi, almeno in via provvisoria? Sono stato incoraggiato a porre tale domanda complementare dal Ministro dei trasporti francese il quale, nel corso della riunione di Feldkirch, si è dichiarato con molta chiarezza a favore di una politica dei trasporti in senso ecologico per l"area alpina non solo austriaca, ma europea.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, mi consenta di aggiungere qualche parola di approfondimento sulla questione. Il problema del traffico in transito può essere risolto a livello comunitario solo con determinate nuove disposizioni nell"ambito della direttiva sui pedaggi “Eurovignette». Un"ulteriore facilitazione potrebbe risultare dalla ridistribuzione del traffico causato dalla Svizzera sugli itinerari alternativi. Ciò sarebbe tuttavia possibile solo nell"ambito di negoziati tra l"UE e la Svizzera. Gli obiettivi austriaci sono volti a mantenere l"attuale importo del pedaggio attraverso il Brennero e l"eliminazione del traffico su percorsi alternativi causato dalle limitazioni in vigore in Svizzera. Al momento – come sappiamo – la Svizzera pone un limite alla portata degli autocarri di 28 tonnellate. Per l"Austria è determinante la comparabilità dell"entità e della struttura dei pedaggi tra Austria e Svizzera. Importi più elevati per la Svizzera porterebbero, di conseguenza, ad un aumento dei pedaggi al Brennero.

In occasione del Consiglio dei Ministri dei trasporti del 10 e 11 dicembre 1997, i Ministri hanno invitato la Commissione a procedere in modo attivo nei negoziati con la Svizzera, attenendosi strettamente al principio per cui sia le tasse svizzere che quelle comunitarie dovrebbero tener conto anche dei costi infrastrutturali. Nei negoziati UE‐Svizzera vi è stata un"apertura in occasione dell"incontro del 23 gennaio tra il Commissario Kinnock e il Consigliere federale Leuenberger, con il cosiddetto compromesso di Kloten. L"accordo raggiunto prevede un valore medio dei pedaggi di 200 ECU per la tratta di percorrenza più lunga attraverso la Svizzera, ovvero Basilea‐Chiasso.

Gli altri punti trattati riguardavano l"autorizzazione al passaggio attraverso la Svizzera di una quota di veicoli da 40 tonnellate corrispondente inizialmente a 120.000 passaggi l"anno, da portare a 300.000 a partire dal 2003. Dal 2005 non sussisterà più alcuna limitazione. Permarrà invece il divieto di transito notturno in Svizzera. Anche questo punto faceva parte della regolamentazione. Alla Svizzera si dovrà inoltre concedere una clausola di salvaguardia nel caso in cui i trasporti ferroviari dovessero diminuire. Nel marzo di quest"anno la Commissione europea ha ritenuto che il margine d"azione nei negoziati con la Svizzera fosse pressoché esaurito e che dunque il pedaggio di 200 ECU costituisse una misura fissa. I calcoli presentati dalla Svizzera risultavano nel complesso plausibili. La Commissione europea ha inoltre sottolineato i vantaggi derivanti da un accordo con la Svizzera, soprattutto per quanto attiene al fatto che, in caso di fallimento dei negoziati, la Svizzera potrebbe fissare in modo del tutto autonomo i pedaggi stradali prendendo in esame anche i costi esterni e l"ampliamento del tunnel in Svizzera verrebbe messo in forse. D"altronde, la conclusione dell"accordo con la Svizzera assicurerebbe a partire dal 2005 una completa libertà di transito in territorio svizzero per i camion da 40 tonnellate e un sistema corretto di riscossione dei pedaggi. La Commissione europea considera pertanto conclusi i negoziati con la Svizzera in materia di traffico stradale, sebbene l"Austria e la maggior parte degli altri Stati membri non siano di tale avviso.

Nella discussione, alcuni Stati membri – ossia Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna, Grecia e Italia – si sono espressi a favore di ulteriori miglioramenti del progetto di accordo e, se non fosse possibile intervenire, hanno dichiarato l"intenzione di respingerlo. Gli altri si sono espressi a favore di una sua accettazione. Anche noi crediamo comunque che le possibilità di miglioramento rimaste siano minime. Ciò significa che per noi la decisione di accogliere o respingere l"accordo dipende dalla possibilità di trovare una soluzione soddisfacente alla questione dell"Euro‐vignette . E qui devo dire che le osservazioni da lei formulate non divergono molto da ciò che abbiamo già discusso. Spetta solo alla Commissione vedere se esiste la possibilità di pervenire ad una soluzione unitaria accettabile per tutti. Come si è detto, sull"argomento si è svolto solo un brevissimo dibattito informale e il prossimo passo previsto è una prima discussione sul traffico regionale sotto la Presidenza austriaca, che avrà luogo il 1˚ ottobre in seno al Consiglio dei Ministri dei trasporti, sebbene anche in questo caso solo in forma di dibattito orientativo. Presumo infatti che non si arriverà ad un dibattito ufficiale in merito alla questione dei pedaggi prima delle elezioni in Germania.

  Presidente . – Poiché l"autore non è presente, l"interrogazione n. 6 decade.

Annuncio l"interrogazione n. 7, dell"onorevole Jonas Sjöstedt, sostituito dalla onorevole Eriksson (H0738/98):

Oggetto: Uscita dall'UE

In Svezia serpeggia un vivo malcontento circa l'appartenenza all'UE. Da una serie di indagini demoscopiche risulta che la maggioranza della popolazione è contraria all'adesione. Nel contempo è in atto una discussione su cosa accadrebbe se, in un referendum, gli svedesi votassero contro la terza fase dell'UEM e se ciò possa comportare il ritiro del paese dall'Unione. Si discute, per esempio, sulla possibilità di indire un referendum sull'uscita dall'UE una volta che il popolo si sia dichiarato contrario all'UEM.

Considerato che questa problematica è resa più complessa dalla mancanza di chiare norme nel Trattato circa le modalità da espletare in caso di ritiro dall'Unione potrebbe il Consiglio far sapere quali sono le condizioni perché un paese possa abbandonare l'UE? Quali sono le modalità pratiche di un siffatto ritiro?

Presidente Ferrero‐Waldner, le propongo di rispondere alla onorevole Eriksson.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputata, secondo l"art. 240 del Trattato CE, esso è concluso per una durata illimitata. Il ritiro unilaterale di uno Stato membro dalla Comunità europea non è previsto dal Trattato. Sinora il Consiglio non si è mai trovato ad affrontare una simile questione né a discuterne.

  Eriksson (GUE/NGL).(SV) So che il Consiglio non ne ha ancora discusso, ma non ritiene che, implicando l'adesione un accordo volontario, sarebbe opportuno aprire un dibattito sull'altrettanto volontaria uscita da una comunità alla quale, eventualmente, non si desiderasse più appartenere? Non è giunto il momento di discuterne, e non soltanto per via dello scontento dei cittadini della Svezia?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputata, posso solo aggiungere alcune osservazioni a livello teorico in merito a quanto in principio è già contemplato, sebbene non sia mai stato applicato e non sia previsto dal Trattato. Il diritto di recessione di un singolo Stato non è previsto né dal Trattato UE né dai tre Trattati che istituiscono le Comunità europee. Ne consegue pertanto che in linea di principio l"uscita o la revoca dell"adesione da parte di uno Stato membro è fuori questione. Gli Stati membri sono fautori dei Trattati, ai quali li vincola la volontà di aderire a lungo termine, adesione dalla quale in ultima analisi possono naturalmente – perlomeno secondo i principi teorici – recedere in qualsiasi momento mediante un atto opposto, un actus contrarius .

Il ritiro di uno Stato membro richiederebbe in ogni caso il consenso di tutti gli altri Stati membri e dovrebbe avvenire mediante la modifica del Trattato e nel rispetto di tutti i requisiti generali previsti dalla Convenzione sul diritto dei trattati di Vienna.

  Bonde (I‐EDN).(DA) Grazie per la risposta, signora Presidente del Consiglio. Questo significa che l"appartenenza all"Unione europea ha perso qualsiasi legame con il diritto internazionale e con la Convenzione di Vienna? Secondo la Convenzione di Vienna non è possibile il ritiro se, per un motivo o per un altro, non ci sono più i presupposti dell"adesione? Questa è la prima cosa. L"altra è che ieri è stata fatta una domanda al Commissario de Silguy, domanda alla quale egli ha risposto che la Svezia è obbligata a partecipare all"Unione economica e monetaria e che non poteva decidere liberamente, come ha fatto invece la Germania in occasione della sentenza Karlsruhe. La Presidenza del Consiglio ritiene davvero che la Svezia sia obbligata a partecipare all"Unione economica e monetaria e che non abbia la libertà di cui gode il Bundestag?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, già nella mia prima risposta ho esposto molto chiaramente che, in primo luogo, tale questione non è contemplata dal Trattato e, in secondo luogo, non si è mai posta. Le ho anche prospettato la teoria prevalente. Al riguardo, porre degli spunti di riflessione teorici e ipotetici è una cosa, ma la situazione reale è un"altra e, in generale, come ho accennato poc"anzi, esiste già la Convenzione sul diritto dei trattati di Vienna. Ciò significa che non posso far altro che ripetere quello che le ho già detto. Se vuole, lo ripeto ancora una volta.

  Presidente . – La ringrazio molto, Presidente Ferrero‐Waldner.

Onorevole Krarup, non ritiene che la spiegazione sia già stata data? La Presidente ha precisato di non avere altre spiegazioni da fornire. Se insiste, ha la parola per un minuto, ma le rammento che non è possibile approfondire argomenti su cui non vi è altro da dire. A lei la parola per un minuto.

  Krarup (I‐EDN).(DA) Sono assolutamente d"accordo con il Presidente quando dice che la Presidente del Consiglio ha dato una risposta in cui sostiene che se tutti gli altri Stati membri sono d"accordo, uno Stato membro può ritirarsi dall"Unione; da punto di vista giuridico è, per così dire, ovvio. Tuttavia, la Presidente del Consiglio ha fatto riferimento all"art. 240, il quale sancisce che il Trattato è stato concluso a tempo indeterminato. Posso quindi interpretare la dichiarazione della Presidente del Consiglio nel modo seguente: il Consiglio dei ministri dell"Unione europea ritiene che uno Stato membro non possa uscire dall"Unione europea, a meno che tale ritiro non sia accettato da tutti gli altri Stati membri. Vista la scarsa chiarezza, prego la Presidente del Consiglio di confermare tale posizione.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, io non ho detto questo. Ho detto che qui parlo a nome del Consiglio e, secondo l"art. 240 del Trattato CE, tale Trattato è concluso per una durata illimitata e il ritiro unilaterale non vi è previsto. Inoltre, ho affermato che vi sono discussioni teoriche al riguardo e di più non posso dirle. Credo che, se desidera andare a fondo della questione, lei debba rivolgersi ad uno studioso di diritto internazionale e non al Consiglio, che qui io rappresento.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 8, della onorevole Maj Theorin, sostituita dalla onorevole Lööw (H−0742/98):

Oggetto: Tratta delle bianche

Un grave problema al quale non si presta certamente molta attenzione è la tratta delle bianche. Migliaia di giovani donne si prostituiscono nei paesi membri dell'UE. Non di rado rapite o tratte con l'inganno dall'indigenza e dalla disoccupazione in Oriente esse sono sfruttare come prostitute in Occidente. Succube dei prosseneti, esse vivono completamente isolate dal mondo esterno. Private del passaporto e della carta di identità e defraudate di qualsiasi diritto esse sono costrette a guadagnarsi la somma che il prosseneta ha sborsato per comprarle. Si tratta di un moderno commercio di schiavi ed è quanto mai tragico che ciò avvenga, oggigiorno, in Europa.

Ciò premesso, quali provvedimenti ventila il Consiglio per impedire un siffatto abuso delle persone?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione della onorevole Lööw.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputata, il Consiglio è pienamente consapevole del fatto che il fenomeno, fonte di crescente preoccupazione, menzionato nell"interrogazione delinea seri problemi ed ha intrapreso una serie di iniziative, sia nel più ampio contesto della tratta di esseri umani che in esplicito riferimento alla tratta di donne a scopo di sfruttamento sessuale, al fine di porre termine a tale fenomeno.

Per quanto concerne il traffico di esseri umani in generale, in considerazione delle differenti dimensioni di tale problematica, il Consiglio ha preso provvedimenti di diverso livello che interessano gli aspetti della politica migratoria come la cooperazione tra organi di giustizia e polizia. Il 29 novembre 1996 il Consiglio, sulla base dell"art. K3 del Trattato sull"Unione Europea, ha adottato un"azione comune che stabilisce un programma di incentivazione e di scambi destinato ai responsabili della lotta contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei bambini, il cosiddetto programma STOP.

Il 16 dicembre 1996 il Consiglio, sempre sulla base dell"art. K3 del Trattato sull"Unione europea, ha approvato un"altra azione comune che estende il mandato dell"Unità Droga EUROPOL, che include, tra l"altro, lo scambio di dati ed informazioni sui reati in cui sono coinvolte organizzazioni di immigrazione clandestina e sulla tratta di esseri umani.

Il 24 febbraio 1997, sulla base dell"art. K3 del Trattato sull"Unione europea, il Consiglio ha approvato un"azione comune per la lotta contro la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei bambini. In base a tale azione comune, gli Stati membri sono tenuti a adottare adeguati provvedimenti entro il loro territorio nazionale al fine di garantire che la tratta di esseri umani sia considerata un reato punibile dal diritto nazionale. Nell"ambito di tale provvedimento, vengono inoltre introdotte talune forme di cooperazione degli organi di giustizia nelle indagini e nei procedimenti giudiziari connessi alla tratta di esseri umani.

Dal 24 al 26 aprile 1997 si è tenuta all"Aia una conferenza dei Ministri dell"Unione europea, con l"obiettivo di elaborare un catalogo di provvedimenti in sintonia con la risoluzione 5/66 dell"Assemblea generale dell"ONU sulla lotta contro la tratta di donne. I provvedimenti in merito sono raccolti nella dichiarazione conclusiva del documento “High Ministerial Declaration and European Guidelines for Effective Measures to prevent and combat Trafficking in Women for the Purpose of Sexual Exploitation».

Il Consiglio segue inoltre con estrema attenzione gli sviluppi in materia nell"ambito delle Nazioni Unite, in particolare le iniziative in vista della stipulazione di convenzioni internazionali contro la tratta di minori e le organizzazioni criminali di immigrazione clandestina. Il Consiglio coordina i pareri degli Stati membri affinché tali iniziative possano concludersi presto con successo. Per quanto concerne in particolare la tratta delle donne a scopo di sfruttamento sessuale, nell"aprile 1998 l"Unione europea, unitamente agli Stati Uniti – nell"ambito della nuova agenda transatlantica –, avvierà campagne di informazione in Polonia e in Ucraina volte a combattere questo genere di tratta di esseri umani.

  Lööw (PSE).(SV) Desidero unicamente ringraziare il Consiglio per la risposta molto dettagliata. La onorevole Theorin ha formulato l'interrogazione per essere certa che anche il Consiglio, proprio come il Parlamento e la Commissione, si occupi del problema.

Tutti siamo consapevoli di quanto il problema sia difficile. Si tratta di un problema grave proprio perché nascosto e difficilmente individuabile. Richiede, inoltre, una cooperazione di polizia a livello altamente qualificato. Saluto quindi l'ampliamento del mandato dell'EUROPOL per includervi anche questa materia.

Ritengo inoltre estremamente importante prestare attenzione a questa problematica in relazione all'ampliamento. Il relativo dibattito, infatti, ci offre un'eccellente occasione di avviare un vero dialogo con i paesi dell'Est. Almeno nel mio paese, la Svezia, sono probabilmente le donne dell'Est a essere sfruttate nel peggiore dei modi.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputata, su tale questione ho ancora alcune osservazioni. Nell"autunno dello scorso anno, il Ministro austriaco ha presentato un progetto di convenzione contro le organizzazioni di immigrazione clandestina all"Assemblea generale dell"ONU. Nel suo discorso dinanzi alla 52esima Assemblea generale egli aveva espresso la speranza di presentare tale progetto alla successiva sessione della Commissione dell"ONU per la prevenzione della criminalità, come si è di fatto verificato.

In seguito alle risposte oltremodo positive al progetto riguardante la lotta contro le organizzazioni di immigrazione clandestina, si è concordato con l"Italia di procedere insieme in tale iniziativa, che vedeva le preoccupazioni di parte italiana concentrarsi soprattutto sulla questione degli sbarchi di clandestini. Nella sessione tenutasi nell"aprile di quest"anno, la Commissione dell"ONU per la prevenzione della criminalità ha poi deciso di sviluppare ulteriormente il progetto in una convenzione quadro internazionale contro il crimine organizzato, il cui ambito di regolamentazione si limiterebbe peraltro ad un"assistenza giudiziaria e a disposizioni d"estradizione di ordine generale.

Protocolli allegati alla convenzione quadro dovrebbero regolamentare reati specifici. Si è concordata tra l"altro la formulazione di un protocollo sulle organizzazioni di immigrazione clandestina, oltre all"elaborazione di protocolli sulla tratta di donne e bambini e sulle armi da fuoco. Al fine di formalizzare i negoziati su tale convenzione quadro e i relativi protocolli, la Commissione per la prevenzione della criminalità dell"Assemblea generale dell"ONU ha raccomandato l"adozione di una risoluzione che preveda l"istituzione di un comitato ad hoc per l"elaborazione di una convenzione quadro.

Tale comitato ha ricevuto il mandato di avviare subito i negoziati su un protocollo in materia di organizzazioni di immigrazione clandestina, sulla base del progetto italo‐austriaco. Nella prima riunione informale tenuta da questo comitato ad hoc a Buenos Aires dal 31 agosto al 4 settembre di quest"anno, Austria e Italia hanno già presentato un progetto di protocollo in materia sostenuto dall"UE che ha ricevuto il plauso delle circa 60 delegazioni presenti. In gennaio verranno avviati a Vienna negoziati informali in merito a tale protocollo che prevediamo di concludere entro marzo. La convenzione dovrà essere ultimata nel 2000.

Per quanto riguarda la tratta di donne e bambini, è stata ribadita la particolare importanza di seguire con perizia il processo nell"ambito della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell"uomo e delle libertà fondamentali al fine di elaborare un protocollo aggiuntivo alla Convenzione sui diritti del fanciullo. Poiché non esiste ancora una bozza del testo del protocollo effettivo sulla tratta di donne e bambini, gli Stati Uniti si sono impegnati a presentare, al più tardi entro marzo, un progetto al quale stanno attualmente lavorando.

Oltre a disposizioni speciali in materia di cooperazione tra organi di polizia e di lotta ai flussi migratori clandestini via mare, il protocollo prevede in particolare che i trafficanti vengano puniti o estradati ad altre parti contraenti aut dedere aut indicare . Inoltre, i clandestini non dovranno però essere perseguibili come complici. Possono essere citati in giudizio per violazione delle disposizioni in materia di immigrazione, ma non perseguiti penalmente. Tenevo ad aggiungere questo.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 9, della onorevole Nuala Ahern (H−0744/98):

Oggetto: Misure proposte dal Consiglio in relazione ai rischi per i cittadini e per l'ambiente posti dagli impianti nucleari

Quali misure intende adottare il Consiglio nel corso della Presidenza austriaca per poter intervenire in questioni come quella di Mochovce in Slovacchia e Sellafield nel Regno Unito, dove impianti nucleari pongono rischi inaccettabili per i cittadini e per l'ambiente dei paesi limitrofi?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione della onorevole Ahern.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Onorevole deputata, come ho già fatto rilevare nella risposta alle interrogazioni presentate da lei e dall"onorevole Rübig nella sessione di luglio, il Consiglio attribuisce la massima importanza alla tutela della popolazione dai danni provocati dalle radiazioni ionizzanti e alla questione della sicurezza nucleare, sia dentro che fuori dalle frontiere dell"Unione europea. Si riserva pertanto grande attenzione all"osservanza dei principi riconosciuti a livello internazionale nell"ambito della sicurezza nucleare. Tale intento del resto viene perseguito specie nell"ambito delle relazioni estere e soprattutto nelle relazioni con i paesi dell"Europa centrale che intendono aderire all"Unione europea.

I principi, le priorità e gli obiettivi del partenariato di adesione con la Slovacchia, in merito ai quali l"Assemblea è stata informata, prevedono espressamente che nell"attivazione della centrale nucleare di Mochovce si applichino i principi riconosciuti a livello internazionale nell"ambito della sicurezza nucleare.

Il partenariato di adesione prevede inoltre l"attuazione di un programma realistico in vista della chiusura di Bohunice. I provvedimenti in merito devono inserirsi nell"ambito di una strategia globale di politica energetica a lungo termine, basata sull"efficienza e sulla diversificazione. Il Consiglio ha seguito con regolarità lo stato di avanzamento dei lavori eseguiti presso la centrale nucleare di Mochovce e non ha perso occasione di richiamare l"attenzione della parte slovacca sull"importanza della sicurezza nucleare.

Dopo l"informazione in merito all"imminente apertura della centrale nucleare di Mochovce trasmessa dal governo austriaco al Consiglio in occasione della seduta del 25 maggio, la Presidenza del Consiglio, in un documento inviato al Ministro degli esteri slovacco, ha ribadito la sua preoccupazione esprimendo al contempo fiducia nella competenza degli organi di vigilanza nucleare slovacchi e nella stretta cooperazione delle autorità slovacche con l"Agenzia internazionale per l"energia atomica. Va inoltre ricordato che anche il Commissario Van den Broek ha intrapreso un"analoga azione diplomatica presso le autorità slovacche.

Approvando la direttiva 96/29/Euratom, che stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i pericoli derivanti dalle radiazioni ionizzanti, il Consiglio ha inoltre reso più severa la parte preponderante delle norme comunitarie vigenti in tale ambito conferendo loro carattere vincolante. In proposito, bisogna inoltre rilevare che tale direttiva si applica in tutti gli Stati membri, inclusi gli impianti nucleari di Sellafield ai quali si riferiva l"interrogazione della onorevole Ahern.

Si richiama altresì l"attenzione sulle disposizioni contenute nel capo 3 del Trattato Euratom, concernenti la protezione sanitaria, e nel capo 7, riguardanti il controllo della sicurezza degli impianti nucleari all"interno dell"Unione europea.

Come ho già segnalato in luglio, il Consiglio esaminerà con la dovuta perizia le proposte che la Commissione gli sottoporrà al fine di migliorare la tutela della salute della popolazione e la sicurezza degli impianti nucleari. Posso assicurarle, onorevole deputata, che tali questioni rientrano nella realtà tra gli obiettivi primari dell"Unione europea e della nostra Presidenza.

  Ahern (V). (EN) Devo dire che, a parte le espressioni di preoccupazione, non sembra emergere alcuna proposta concreta. Ciò contrasta con quanto ho sentito da un ministro del governo quando a luglio mi sono recata in visita in Austria con il gruppo Verde, in occasione dell"inizio del semestre di presidenza.

La Presidenza austriaca si è impegnata in qualche modo per presentare proposte riguardo alla contaminazione transfrontaliera, alle emissioni o agli incidenti causati da radiazioni? Ha esaminato la possibilità di presentare emendamenti o ha avanzato proposte per modificare il Trattato Euratom, in modo da consentire il controllo di una centrale nucleare situata nei pressi del confine di uno Stato membro da parte dello Stato membro confinante?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputata, torno a sottolineare che prendiamo molto sul serio la possibile minaccia alla sicurezza della popolazione europea che potrebbe insorgere da eventuali difetti in determinati impianti nucleari, sia all"interno che all"esterno delle frontiere dell"Unione.

La Presidenza austriaca è dell"opinione che una politica ragionevole nell"ambito della tutela dalle radiazioni nucleari debba consistere nel pieno rispetto delle norme comunitarie e internazionali vigenti, con eventuali miglioramenti delle stesse. Applicando tali principi, la Presidenza intende infondere nuovi impulsi alla disamina delle proposte della Commissione per l"adesione all"Unione europea sulla base della Convenzione sulla sicurezza nucleare e della Convenzione internazionale sulla sicurezza della gestione dei combustili irradiati e dei residui radioattivi.

  Presidente . – Presidente Ferrero‐Waldner, mi permetta di attirare ancora la sua attenzione su questa questione. Ho ricevuto infatti un"altra domanda complementare da parte dell"onorevole Smith. Prima di dargli la parola, vorrei osservare che, con curiosità, ho notato che l"onorevole Smith, insieme all"onorevole Falconer, si è spostato verso la destra dell"emiciclo. Mi chiedo se questo abbia un significato politico. E" una pura curiosità della Presidenza.

L"onorevole Smith ha la parola per formulare una domanda complementare.

  Smith (PSE). (EN) In effetti mi sono spostato a sinistra e l"onorevole Falconer si è spostato ancora più a sinistra. Forse la cosa le sembrerà alquanto preoccupante.

Vorrei ringraziare la Presidente in carica del Consiglio per aver risposto alla onorevole Ahern e per aver espresso in modo così efficace le sue preoccupazioni riguardanti la sicurezza.

Vorrei dunque richiamare la sua attenzione su una relazione dell"Health and Safety Executive britannico riguardante la sicurezza dell"impianto nucleare di Dounreay, in cui si legge che il gruppo (Health and Safety Executive ) ha riscontrato numerosi problemi cronici di sicurezza e, nell"area del ciclo del combustibile, ha rilevato condizioni che variavano da buone a pessime.

Mi risulta che la direttiva si applica al Regno Unito, così come il Trattato Euratom. Perché ci è voluto così tanto tempo per scoprire il grave stato di cose esistente a Dounreay?

  Presidente . – La ringrazio molto, onorevole Smith. Non so che idea abbia della destra e della sinistra in questo emiciclo. Ma devo richiamare la sua attenzione sul fatto che, se continua ad avanzare verso quella che lei chiama sinistra, si troverà nel gruppo del Partito popolare. Alla fine, tocca a lei scegliere.

Ad ogni modo, Presidente Ferrero‐Waldner, a lei la parola per rispondere alla domanda complementare dell"onorevole Smith.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, per quanto concerne l"impianto nucleare di Dounreay, la pregherei di rivolgersi alla Commissione, alla quale compete farsi carico del rispetto del Trattato e in particolare delle norme promulgate nel quadro del Trattato. Essa dispone pertanto di tutte le informazioni necessarie a fornire risposte attendibili. Nel complesso, vorrei inoltre riconfermarle che il Consiglio presterà senz"altro la massima attenzione affinché le norme comunitarie e i principi internazionali vigenti nel settore nucleare vengano rispettati appieno, specie nell"ambito dei negoziati di adesione.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 10, dell"onorevole Sören Wibe, sostituito dall"onorevole Falconer (H−0749/98):

Oggetto: Relazioni con Israele e la Palestina

Considerata l'estrema importanza di esercitare pressioni su Israele per indurlo a fare la sua parte nel processo di pace, quali iniziative intende promuovere la Presidenza austriaca per coordinare le pressioni congiunte degli Stati membri e dell'UE nei confronti dello Stato di Israele per indurlo a restituire la terra confiscata ai palestinesi nonché a rimpatriare i profughi palestinesi?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Falconer.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, l"Unione europea nutre le più serie preoccupazioni in merito alla prolungata sospensione del processo di pace in Medio Oriente, che rappresenta una costante minaccia alla stabilità nella regione. L"Unione ritiene che il processo di pace sia l"unica via per il conseguimento della pace e della sicurezza per Israele, per i palestinesi e per gli stati arabi limitrofi. L"Unione prende parte attiva agli sforzi per promuovere il processo di pace e, a tal fine, si avvale di tutto il suo peso politico per il raggiungimento di una soluzione.

Su questa base, la Presidenza austriaca si sforza di condurre un dialogo con tutte le parti interessate dal conflitto. Ricordiamo in tal senso la visita del Presidente Arafat a Vienna del 30 luglio, durante la quale la Presidenza austriaca ha potuto ottenere informazioni di prima mano in merito all"attuale posizione dei palestinesi. Nonostante le nostre ambizioni di rafforzare il ruolo politico dell"Unione europea nella regione, siamo consapevoli che oggi il fattore determinante negli sforzi diplomatici volti al processo di pace devono rimanere gli Stati Uniti.

L"Unione europea continuerà pertanto a dare pieno appoggio sotto tutti gli aspetti agli sforzi diplomatici degli Stati Uniti coordinando da vicino i suoi interventi con la loro azione. Da alcuni mesi, gli Stati Uniti hanno avviato energici tentativi di mediazione volti ad ottenere un ulteriore ritiro di truppe israeliane dal territorio della Cisgiordania, in conformità dell"accordo interinale e degli accordi di Hebron del 1997. L"Unione europea è dell"avviso che gli sforzi americani, in seguito ai quali sono stati riaperti i negoziati bilaterali diretti tra israeliani e palestinesi, offrano buone prospettive per la ripresa del processo di pace.

Nel 1996, con la nomina di un rappresentante dell"Unione europea per il processo di pace, l"Unione ha consolidato in misura notevole il suo impegno e la sua presenza nella regione. L"inviato speciale Moratinos è in costante contatto con tutte le parti. Egli rappresenta il punto di vista dell"Unione europea e si adopera per specifiche iniziative dell"Unione, come ad esempio il superamento degli effetti della politica di blocco israeliana. Altro campo di azione dell"Unione europea è il rafforzamento della capacità dei palestinesi nella lotta al terrorismo.

L"Unione europea sta inoltre preparando interventi per i colloqui sull"assetto definitivo dei territori autonomi. Uno dei settori sui quali si concentra l"Unione europea in tale ambito è la questione dei profughi, un punto nevralgico e delicato dei negoziati concernenti l"assetto.

Dal principio del 1997, l"Unione europea tramite i suoi inviati a Tel Aviv è osservatrice delle attività di insediamento israeliane, delle condizioni a Gerusalemme e della situazione dei diritti umani nei territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza. L"Unione ha pubblicato le sue informazioni al riguardo in forma oltremodo concisa. Come sapete, l"Unione europea costituisce di gran lunga il maggior donatore per i palestinesi e senza dubbio continuerà a rivestire tale ruolo a loro sostegno anche nel prossimo periodo di assistenza a partire dal 1999.

Il sostegno economico e umanitario del popolo palestinese rappresenta già di per sé un chiaro segnale politico a Israele che il processo di pace dev"essere rimesso in moto.

  Falconer (PSE). (EN) Signor Presidente, ringrazio la Presidente in carica del Consiglio per la risposta all"interrogazione. Israele è un"isola di democrazia pluralista in quella parte del mondo e naturalmente gli auguriamo ogni bene. Tuttavia, non possiamo stare a guardare mentre occupa illegalmente territori che appartengono ad altri popoli, a dispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite che chiedono la restituzione della terra confiscata, punto cruciale dell"accordo cui ha fatto riferimento.

Vorrei richiamare l"attenzione del Consiglio sulle sue stesse affermazioni riguardanti il suo ruolo in taluni ambiti. Il Parlamento non può fare molto, ma lei rappresenta il Consiglio, la pietra angolare della responsabilità democratica; non basta trasferire tale responsabilità alla Commissione. Le chiedo quindi di concordare con la Commissione una risposta coordinata, esaminando i nostri accordi commerciali, allo scopo di dare un impulso alla questione e magari contribuire a risolvere la complicata situazione in cui ci siamo messi.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, l"ulteriore ritiro di truppe israeliane dalla Cisgiordania previsto dall"accordo interinale tra Israele e i palestinesi è da tempo in ritardo. Gli Stati Uniti hanno intrapreso da diversi mesi sforzi diplomatici allo scopo di ottenere il ritiro degli israeliani da un ulteriore 13 % dei territori della Cisgiordania. Un accordo consentirebbe alle parti di riprendere i negoziati sull"assetto definitivo dei territori autonomi palestinesi che, secondo l"originario calendario del processo di pace, dovrebbero concludersi entro il 4 marzo 1999.

Sebbene le proposte degli Stati Uniti siano inferiori alle aspettative palestinesi, Arafat le ha accettate. Gli israeliani hanno invece opposto un rifiuto adducendo motivi di sicurezza, ma proponendo una formula 10+3 % che prevede di destinare il 3 % del territorio intorno agli insediamenti israeliani destinato a riserva naturale protetta sulla quale Israele continuerebbe a mantenere la responsabilità ultima sulle questioni di sicurezza. So bene che le risoluzioni del Consiglio di sicurezza da lei menzionate rivestono un ruolo importante. Ci adoperiamo inoltre per rendere più tangibile il ruolo dell"Unione europea nel processo di pace, poiché i pilastri fondamentali per una soluzione del conflitto permangono – qui sono d"accordo con lei – i principi di Madrid e Oslo, in particolare “Terra in cambio di pace», la completa applicazione delle disposizioni vigenti stabilite dal suddetto accordo interinale Israele‐Palestina e le relative risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Sosteniamo con vigore il proseguimento degli aiuti economici dell"Unione europea al popolo palestinese. Lo sviluppo positivo dell"economia palestinese è condizione preliminare della stabilità politica. L"altro punto da lei menzionato, ossia la questione concernente un accordo economico, riguarda di fatto anzitutto la Commissione. La pregherei dunque di sottoporre il problema alla Commissione stessa.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 11, dell"onorevole Jens‐Peter Bonde (H−0751/98):

Oggetto: Accesso ai documenti e ricorso all'obbligo di riservatezza per le discussioni del Consiglio

Nel 1996/97, l'obbligo di riservatezza per quanto riguarda le discussioni del Consiglio è stato alla base di 6.890 rifiuti di accesso ai documenti, contro i 4.490 del 1994/95. Per quale motivo l'obbligo di riservatezza ha, apparentemente, svolto un ruolo maggiore a fronte dell'evidente aumento dell'esigenza di trasparenza?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Bonde.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, le informazioni in materia a disposizione del Consiglio non sembrano coincidere con quelle da lei esposte. Dalla seconda relazione sull"applicazione della decisione 731/93/CE del Consiglio, relativa all"accesso del pubblico ai documenti del Consiglio, si desume infatti che la percentuale dei documenti inoltrati è salita dal 58, 7 % nel periodo 1994/95 al 78, 3 % nel periodo 1996/97, pur in presenza di un considerevole aumento dei documenti richiesti. Ciò significa che di 3.325 documenti richiesti nel periodo 1996/97, il Consiglio ne ha resi accessibili 2.605. Nel periodo 1994/95 sono stati richiesti solo 378 documenti, 222 dei quali sono stati resi accessibili ai richiedenti. Tale sviluppo riflette le esperienze maturate dal Consiglio e dal suo Segretariato generale nell"applicazione pratica di tale politica e dimostra – come il Consiglio ha del resto sottolineato anche nelle conclusioni adottate il 29 giugno 1998 – l"efficacia della decisione 731/93/CE in relazione all"apertura e alla trasparenza.

Il Consiglio intraprenderà ulteriori sforzi per conferire maggior trasparenza alle sue attività. In tale intento, nelle sue conclusioni del 29 giugno di quest"anno, il Consiglio ha espresso la volontà di garantire un accesso ai documenti il più ampio possibile in relazione agli atti da esso emanati in veste di legislatore e di ricorrere solo nei casi strettamente necessari all"art. 4, paragrafo 2 della decisione 731/93/CE.

  Bonde (I‐EDN).(DA) Abbiamo notato che, sia presso la Commissione sia presso il Consiglio, vengono prodotti molti più documenti di prima ed è positivo che l"impegno del Parlamento per una maggiore apertura abbia assunto una forma chiara e determinata. Ne siamo lieti. Tuttavia, nell"ultimo rapporto si nota una deplorevole tendenza: una motivazione, ovvero l"aspetto della riservatezza delle discussioni, che qui al Parlamento assolutamente non accettiamo, viene addotta sempre più spesso per opporre – a ragione – relativamente meno rifiuti. Nondimeno, la motivazione – la riservatezza delle discussioni – fa la sua comparsa sempre più frequentemente e non riesco a vedere quali argomentazioni possano essere espresse in favore di questa posizione. Il rispetto dei cittadini in quasi tutti i casi deve avere la precedenza sul rispetto della vecchia riservatezza delle discussioni.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, mi sono già espressa in termini dettagliati sul fatto che in effetti si farà sempre meno ricorso alla segretezza. Tra breve, in occasione del Vertice dei capi di Stato e di governo che si terrà il 24 e 25 ottobre a Pörtschach in Austria, affronteremo le questioni della vicinanza alle esigenze dei cittadini, della trasparenza, della sussidiarietà, eccetera. Questa è certo un"occasione per chiedere maggiore trasparenza. Ma, nel complesso, credo che il bilancio del Consiglio – e qui parlo solo a nome del Consiglio – evidenzi che intanto stiamo seguendo tutt"altra prassi rispetto al passato.

Vorrei aggiungere, inoltre, che dal 19 marzo 1998, ad integrazione dell"attuale sistema di archiviazione elettronica dei documenti, è stato istituito un registro dati che permetterà al pubblico di accedere più velocemente ai documenti. Questo registro dati plurilingue offrirà possibilità di accesso e di consultazione via Internet in modo che ogni cittadino possa localizzare i documenti del Consiglio con titolo, data e numero.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 12, dell"onorevole Olivier Dupuis (H−0752/98):

Oggetto: Georgia

Nel momento in cui la Georgia si appresta a divenire membro a pieno titolo del Consiglio d'Europa, nel momento in cui si trova a dover fronteggiare un grave conflitto in Abkhazia – provocato in larga misura da forze e interessi che le sono estranei –, nel momento in cui ha deciso unilateralmente di adeguare la propria legislazione a quella dell'Unione e si trova all'incrocio del cammino – strategico per l'Unione – verso l'Asia centrale, costituendo un accesso privilegiato alle immense riserve petrolifere dell'Asia centrale, essa non figura su alcuno degli «elenchi» dei candidati all'adesione.

Tenuto conto della forte ed evidente vocazione europea della Georgia e dell'enorme importanza economica e politica di tale regione per l'UE, non ritiene il Consiglio che sarebbe nell'interesse dell'Unione nonché politicamente assai opportuno e urgente comunicare alle autorità georgiane che una domanda d'adesione del loro paese all'Unione sarebbe esaminata da quest'ultima con la massima attenzione? Quali sono le iniziative che il Consiglio ha già adottato in tal senso?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Dupuis.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, nel sottoscrivere l"accordo di partenariato e di cooperazione con la Georgia il 22 aprile 1996, l"Unione europea ha posto in risalto i valori comuni in nome dei quali sia essa che la Georgia si impegnano e ha riconosciuto che ambedue le parti intendono rafforzare i legami esistenti e ampliare le reciproche relazioni.

In tale contesto, l"Unione europea ha inoltre riconosciuto che il sostegno all"indipendenza, alla sovranità e all"integrità territoriale della Georgia rappresenta un contributo al mantenimento della pace e della stabilità in Europa. Con l"accordo di partenariato e di cooperazione ha preso avvio un dialogo politico costante sulle questioni di carattere bilaterale, regionale e internazionale di reciproco interesse, soddisfacendo appieno l"auspicio della Georgia di collaborare a stretto contatto con le istituzioni europee.

In attesa della ratifica e dell"entrata in vigore dell"accordo di partenariato e di cooperazione, l"Unione europea, nell"intento di assicurare un rapido sviluppo delle relazioni commerciali con la Georgia, il 29 aprile 1997 ha stipulato un accordo interinale con la Georgia, entrato in vigore il 1˚ settembre 1997. L"accordo interinale mira a garantire una rapida attuazione delle disposizioni e della normativa in materia di scambi dell"accordo di partenariato e di cooperazione. Il Consiglio è dell"opinione che sarà preferibile esaurire il pieno potenziale dell"accordo di partenariato e di cooperazione prima di prendere in esame nuove iniziative o accordi tra la Georgia e la Comunità.

  Dupuis (ARE).(FR) Ringrazio la Presidente in carica del Consiglio per la lunga risposta da lei fornita, ma temo che anche in questo caso molto sia stato fatto, ma non l"essenziale.

La Georgia occupa una posizione strategica. Essa ha frontiere in comune con un paese che non si trova in una situazione particolarmente buona: la Russia. Essa occupa una posizione strategica per l"Unione e per alcuni paesi, fra i quali, in particolare, quello della Presidente in carica del Consiglio. Penso che si possa fare molto di più, ma che occorra un segnale politico, un segnale politico che non è mai giunto alle orecchie delle autorità della Georgia, un segnale che peraltro non era neppure arrivato alle autorità iugoslave, con le tragiche conseguenze che ben sappiamo, benché fossimo al corrente della situazione già dagli inizi degli anni «80.

Parallelamente si pone il problema dell"Abhasia, in Georgia, e quello dell"Ossezia: i problemi sono molteplici, ma anche le potenzialità. L"Azerbaigian si trova nelle immediate vicinanze. Sarebbe possibile concepire un disegno ambizioso e creare, appoggiandosi alla Georgia, un polo di stabilità nella regione.

Non ritiene forse la Presidente in carica del Consiglio che si potrebbe andare un po" più lontano orientandosi, alla fine, verso quel segnale politico di cui ho parlato?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, mi permetta innanzitutto di sottolineare che la domanda di adesione costituisce una dichiarazione politica di intenti di uno stato terzo al fine di diventare parte di un"ampia compagine di stati come l"UE. Al momento, comunque, l"UE non ha ricevuto alcuna domanda d"adesione da parte della Georgia. Del resto – come lei sa – la prassi usuale dell"Unione europea nelle sue relazioni con paesi terzi prevede di esaurire dapprima tutte le possibilità offerte dagli accordi esistenti, quale ad esempio l"accordo di partenariato, che in questo caso è ben lungi dall"essere superato.

Prima di qualsiasi altro passo, l"UE deve in prima istanza agire nell"ambito sopra menzionato, al fine di sviluppare le relazioni economiche e di ampliare la cooperazione con la Georgia. Tengo, inoltre, a segnalarle che, nel corso del Consiglio informale di Salisburgo, la Presidenza austriaca ha avviato una discussione in sostanza nuova. Abbiamo infatti considerato la possibilità di coinvolgere gli stati al momento ancora privi di prospettive di adesione in un partenariato specifico, ad esempio un partenariato per l"Europa, analogo al partenariato NATO per la pace. L"argomento, oggetto di una recente discussione informale in seno al Consiglio, è stato tuttavia ritenuto da più parti prematuro e quindi respinto.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 13, dell"onorevole Alex Smith (H−0753/98):

Oggetto: Residui radioattivi e tossici

A seguito dell'accordo a livello ministeriale concluso in occasione della riunione della Convenzione di Ospar concernente il controllo degli scarichi in mare di residui radioattivi e tossici, tenutasi in luglio a Sintra (Portogallo), può la Presidenza far sapere come intende verificare il rispetto degli impegni assunti dagli Stati membri dell'Unione di non provocare un inquinamento radioattivo nei paesi limitrofi?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Smith.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, dalla conferenza delle parti firmatarie della Convenzione OSPAR tenutasi a luglio, al Consiglio non è ancora pervenuta alcuna proposta in merito e, come l"onorevole deputato dovrebbe sapere, la Presidenza non dispone dei poteri che le consentirebbero di introdurre uno strumento o un meccanismo per verificare che vengano rispettati gli impegni assunti dagli Stati membri nel settore dell"inquinamento ambientale.

Il Consiglio rileva, in particolare, che gli articoli 21 e 23 della Convenzione contemplano disposizioni che consentono alle parti interessate di verificare e garantire il rispetto degli impegni assunti. Ciò significa che godono di questa possibilità le parti interessate, ma non il Consiglio.

  Smith (PSE). (EN) Signora Presidente in carica, la situazione è piuttosto infelice se non abbiamo alcuno strumento per verificare il rispetto degli impegni liberamente assunti in occasione delle conferenze ministeriali. Chiedo al Consiglio, prima che termini l"attuale Presidenza, di informarci sullo stato di avanzamento relativo all"attuazione di tali impegni durante il semestre in corso.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, con rammarico devo respingere la richiesta che lei ha formulato, poiché l"attuazione di provvedimenti di controllo nel settore ambientale non rientra nelle competenze del Consiglio.

  Rübig (PPE).(DE) Signora Presidente del Consiglio, la sicurezza nucleare sta a cuore a tutti noi. Come considera una nuova base giuridica che in futuro renda possibile regolamentare a livello europeo le questioni relative alla sicurezza in tale ambito?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, questa è una domanda che il Consiglio non ha sinora affrontato. Credo che dovremmo discuterne nei gruppi di lavoro. Per quanto mi riguarda, accetto volentieri di occuparmene. Tuttavia, non siamo in possesso di alcuna proposta da parte della Commissione che, di norma, costituisce il primo passo. Per poter discutere delle possibilità in merito, dobbiamo quindi ricevere una proposta della Commissione.

  Pirker (PPE).(DE) Signora Presidente del Consiglio, la Slovenia ha messo in funzione una centrale nucleare in prossimità della frontiera austriaca. Siamo informati del fatto che i residui radioattivi vengono conservati in un deposito di superficie, mentre non è ancora chiaro dove sia previsto lo stoccaggio definitivo. La situazione non ci pare gestibile né sicura. In che misura la sicurezza nucleare e la questione dello stoccaggio saranno oggetto dei colloqui, qualora prendano avvio i negoziati per l"adesione della Slovenia?

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, in generale posso dire che questa e altre questioni poste in termini analoghi svolgono certo un ruolo nell"ambito dei negoziati di adesione, soprattutto la questione della sicurezza nucleare. Il Consiglio continuerà a prestare estrema attenzione affinché le norme comunitarie vigenti e, in particolare, i principi internazionali concernenti il settore nucleare vengano rispettati appieno nell"ambito dei negoziati di adesione. Peraltro, la Presidenza austriaca continua a condurre colloqui bilaterali con la Slovenia. E" un tema, questo, che non intendo qui approfondire, sebbene abbia anch"esso attinenza con tali settori.

  Presidente . – Poiché l"autore non è presente, l"interrogazione n. 14 decade.

Annuncio l"interrogazione n. 15, dell"onorevole Wayne David (H−0756/98):

Oggetto: Diritti dell'uomo in Iraq

È il Consiglio al corrente del fatto che il dirigente religioso musulmano Al‐Shaik Mohammed AlGhorawi e tre suoi assistenti sono stati assassinati a Najaf il 18 giugno, probabilmente da agenti di Saddam Hussein?

Quali pressioni esercita il Consiglio per indurre il regime iracheno a porre fine a siffatte violazioni di diritti dell'uomo?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole David.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, il Consiglio nutre profonda preoccupazione per le massicce e sistematiche violazioni dei diritti dell"uomo in Iraq. In considerazione del fatto che le Nazioni Unite hanno decretato dure sanzioni nei confronti dell"Iraq e che sul piano diplomatico l"UE è scarsamente rappresentata a Bagdad, l"Unione dispone al momento di ben scarse possibilità di controllo e di intervento in relazione a episodi concreti di violazione dei diritti dell"uomo in Iraq.

  David (PSE). (EN) Ringrazio la Presidente in carica per la risposta. Trovo incoraggiante il fatto che il Consiglio abbia espresso preoccupazione riguardo alla situazione in Iraq e in particolare per la morte di questi quattro religiosi. Vorrei sottolineare la gravità della situazione. Come dimostra la brutalità di questi quattro omicidi, emerge il forte sospetto che il governo di Saddam Hussein stia cercando di eliminare la totalità dei dirigenti musulmani sciiti nel paese. Ciò è assolutamente intollerabile. Vorrei esortare il Consiglio nel modo più vigoroso a fare tutto il possibile per garantire un minimo di rispetto per i diritti dell"uomo in Iraq. Chiedo quindi alla Presidente in carica di verificare, per questa questione di grande urgenza, che sia compiuto ogni sforzo volto ad esercitare la massima pressione sul regime iracheno affinché migliori la situazione.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Onorevole deputato, mi permetta di osservare che nella sua risoluzione presentata alla 54esima sessione della commissione dell"ONU per i diritti umani del marzo/aprile 1998, l"Unione europea ha preso posizione sulla situazione in Iraq condannando le diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani e il clima di terrore. L"Unione ribadirà tale posizione in una risoluzione che verrà presentata alla prossima Assemblea generale dell"ONU chiedendo nuovamente con forza all"Iraq di collaborare con le istituzioni dell"ONU per i diritti umani, in particolare con l"inviato speciale in Iraq, signor Max van der Stoel, il cui mandato è stato prolungato di un altro anno alla 54esima sessione della commissione dell"ONU per i diritti umani.

La presenza dell"Unione europea nel territorio soggetto alla sovranità irachena è purtroppo limitata al minimo, cosa che ci impedisce di esprimere una dura condanna nei confronti delle violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime di Saddam Hussein e di svolgere un"efficace azione di controllo sul rispetto dei diritti umani. La Presidenza non trascurerà tuttavia di informarsi in maniera dettagliata sul caso da lei esposto e di discutere nuovamente la questione con l"Assemblea generale delle Nazioni Unite e il signor van der Stoel.

  Presidente . – Annuncio l"interrogazione n. 16, dell"onorevole José Apolinário (H−0758/98):

Oggetto: Situazione politica nel Timor orientale

Visti i recentissimi sviluppi nel Timor orientale, segnatamente le posizioni assunte dal Consiglio dei ministri, può la Presidenza informare in merito alle iniziative che intende attuare in relazione alla situazione politica nel Timor orientale?

Presidente Ferrero‐Waldner, la invito a rispondere all"interrogazione dell"onorevole Apolinário.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, onorevole deputato, in vista degli obiettivi menzionati nella posizione comune del 25 giugno 1996, l"Unione europea continuerà a dare il suo sostegno alle iniziative adottate nell"ambito dell"ONU, in armonia con le risoluzioni dell"Assemblea generale delle Nazioni Unite e in conformità dei principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite. In tal modo si dovrebbe giungere ad una soluzione equa, articolata e accettabile a livello internazionale sulla situazione nel Timor orientale che assicuri illimitati diritti alla popolazione locale.

L"Unione europea ha inviato nel Timor orientale una missione della troika dal 26 al 30 giugno. In base ad una risoluzione del Consiglio, la relazione della troika è stata pubblicata il 24 luglio. Il risultato di maggior rilievo della missione è stato in primo luogo che, a parere dei membri della troika , una soluzione a lungo termine della questione del Timor orientale appare possibile solo tenendo conto delle richieste della popolazione.

In secondo luogo, si dovrebbe avviare subito un dialogo che coinvolga i rappresentanti della popolazione del Timor orientale. Terzo punto: nei negoziati è necessaria la flessibilità di tutti i partner . Quarto punto: l"attuazione pratica di provvedimenti volti a creare un clima di fiducia più tangibile dovrebbe avere effetto immediato.

Vorrei inoltre sottolineare che l"all‐inclusive intra‐timorese dialogue ha già avuto luogo in tre occasioni, nel corso delle quali l"Austria è stata ospite. La prossima tornata di colloqui è prevista di nuovo in Austria ad ottobre. Il 3 e 4 agosto si sono tenuti i colloqui trilaterali tra il Segretario generale delle Nazioni Unite e i Ministri degli esteri di Indonesia e Portogallo, i cui risultati sono stati accolti con soddisfazione dall"Unione europea. Essi contemplano uno stretto coinvolgimento dei rappresentanti del Timor orientale nella ricerca di una soluzione. In tal senso si sono espressi anche i membri della troika .

Ritengo di enorme importanza continuare a promuovere la formazione di un clima di fiducia tra i differenti gruppi del Timor orientale e credo che in futuro dovremo svolgere un ruolo di maggior rilievo negli sforzi per giungere ad una soluzione soddisfacente e accettabile per tutte le parti in causa.

  Apolinário (PSE).(PT) Signor Presidente, desidero in primo luogo sottolineare il fatto che la Presidenza austriaca ha risposto in modo completo, esauriente e serio alla mia interrogazione, per la qual cosa la ringrazio; vorrei anche sottolineare che, avendo l"Austria ospitato gli incontri di dialogo fra timorensi, le nostre speranze circa l"impegno di questa Presidenza al riguardo sono grandi. È una sfida che desideriamo lanciare fin d"ora: vorremmo che la Presidenza austriaca rispondesse alle aspettative promuovendo una politica attiva, in grado di far progredire la questione del Timor orientale.

Ritengo sia giusto insistere ed interrogare la Presidenza sulle iniziative che intende avviare, tenendo conto del fatto che il Parlamento ha chiesto la liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici, segnatamente di Xanana Gusmão, e che, nel quadro delle relazioni fra l"Unione europea ed i paesi ASEAN si rende necessario ed opportuno rafforzare la linea della difesa dei diritti dell"uomo, del rispetto delle libertà fondamentali e, in particolare, del diritto del Timor orientale all"autodeterminazione mediante consultazione popolare.

Desidero ancora una volta esprimere il mio compiacimento alla Presidenza per la sua risposta e reiterarle la mia fiducia: spero che l"Austria, anfitrione degli incontri e Stato membro che tante iniziative ha avviato a favore del dialogo intratimorense, possa dare ancora una volta il suo contributo per la ricerca di una soluzione al problema.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, la ringrazio per le sue parole incoraggianti. Desidero aggiungere ancora alcune osservazioni. Da un lato, io stessa il 22 luglio – quindi poco prima della pausa estiva – ho avuto un colloquio a Lisbona con Ramos Horta, il quale mi ha espresso la sua piena disponibilità a sostenere la proposta di autonomia, a condizione che si tratti però solo di una soluzione transitoria e che nell"arco di qualche anno venga indetto un referendum in merito allo statuto definitivo.

Vorrei esprimermi in breve sulla questione dei prigionieri, alla quale si è fatto riferimento. Le condizioni di salute dei prigionieri nel carcere di Dili vengono seguite anche da noi con la massima apprensione. La settimana scorsa quest"argomento è stato al centro delle discussioni del gruppo di lavoro Asia/Oceania. Il rappresentante della Presidenza a Giacarta è in costante contatto con la sede locale della Croce Rossa, al fine di tenersi informato sulla situazione, in particolare sullo stato di salute dei prigionieri che stanno facendo lo sciopero della fame. Ha esercitato anche pressioni presso le autorità indonesiane affinché vengano garantite le cure opportune e assistenza medica. Stando a quanto riferito dall"ambasciata austriaca a Giacarta, che rappresenta la Presidenza, un medico visita regolarmente i prigionieri impegnati nello sciopero della fame ed ha confermato che le loro condizioni di salute sono sotto controllo.

Per quanto riguarda Xanana Guzmão, vorrei sottolineare che nel colloquio con Ramos Horta è stata ovviamente affrontata anche la questione dei prigionieri e del rilascio di Xanana Guzmão, ma allo scopo si rendono necessari ulteriori colloqui a New York, nell"ambito delle Nazioni Unite. Come lei sa, l"ambasciata austriaca a Giacarta ospita alcuni cittadini del Timor orientale, che vi hanno cercato asilo. Anche in questo caso ci sforziamo di arrivare ad una soluzione in grado di soddisfare sia queste persone che entrambe le parti in conflitto.

  Posselt (PPE).(DE) Signora Presidente del Consiglio, vorrei porle due domande molto concrete. La prima si riferisce alla proposta di smilitarizzazione del Timor orientale, sulla quale si continua a discutere. Il secondo punto riguarda la recente costituzione di partiti in Indonesia, fenomeno che presenta un aspetto nuovo per l"Indonesia, in quanto in parte sono partiti islamici. Sappiamo che il Timor orientale ha una popolazione in prevalenza cristiana. Si temono tensioni ed io vorrei chiedere se non sarebbe possibile coinvolgere i partiti di nuova formazione in Indonesia in una sorta di cooperazione ai programmi di democrazia.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, alla sua prima domanda sulla smilitarizzazione posso rispondere che i colloqui intercorsi a New York nell"ambito delle Nazioni Unite mirano senza dubbio ad un ritiro delle truppe indonesiane in modo da avviare una prima fase della smilitarizzazione. La stessa cosa è prevista da parte degli indipendentisti.

Per quanto concerne la questione dei partiti politici, posso solo segnalare che la Presidenza austriaca si sforza nel Timor orientale di invitare il maggior numero possibile di futuri partiti al dialogo interno, operando anche qui con effetto stimolatore perché, senza partiti politici, in futuro sarà difficile pervenire ad una pacificazione.

  Presidente . – Poiché l"autore non è presente, l"interrogazione n. 17 decade.

Annuncio l"interrogazione n. 18, dell"onorevole Jan Andersson (H−0765/98):

Oggetto: Aiuti strutturali ai grandi paesi

Nell'ambito della politica strutturale europea gli aiuti a zone particolarmente depresse delle grandi città costituiscono un elemento del tutto nuovo. L'applicazione delle norme sugli aiuti alle città, di cui nella proposta della Commissione relativa a un programma a favore delle città dell'Unione europea, risulta essere uno strumento alquanto inadeguato nei paesi poco popolati poiché dette norme sono adattate a regioni e non a zone urbane. La Commissione dovrebbe pertanto tentare di prevedere deroghe dal criterio fittivo di 100.000 abitanti per talune zone con bassa densità di popolazione.

Ciò premesso, come intende il Consiglio affrontare questa problematica in modo da evitare il trattamento speciale, alquanto incoerente, risultante dalla succitata proposta?

Presidente Ferrero‐Waldner, a conclusione del Tempo delle interrogazioni, la invito a rispondere all"onorevole Andersson.

  Ferrero‐Waldner, Presidente in carica del Consiglio. – (DE) Signor Presidente, il Consiglio non è in possesso di alcuna proposta della Commissione in merito ad un programma a favore delle città dell"Unione europea. Come lei sa bene, nell"ambito dell"iniziativa comunitaria URBAN per il periodo 1994‐1999 sono previste determinate sovvenzioni di carattere generale per le città con oltre 100.000 abitanti. Tale provvedimento è per sua natura di esclusiva competenza della Commissione.

Del resto, il 18 marzo 1998, la Commissione ha presentato al Consiglio una proposta di regolamento del Consiglio con disposizioni generali in merito ai Fondi strutturali, che prevede aiuti strutturali per le aree urbane depresse. Il Consiglio non ha ancora concluso la disamina di tale proposta né ha definito una posizione in merito ai criteri di scelta delle aree urbane problematiche. Il Consiglio non è perciò in grado di rispondere all"interrogazione.

  Andersson (PSE).(SV) Ringrazio il Consiglio per la risposta. Capisco che non abbiate ancora preso posizione, ma desidero ugualmente porre l'accento sui problemi insiti nella proposta della Commissione.

Posso menzionare l'esempio della Svezia, ma la problematica si ripresenta in termini certamente analoghi in Austria e in altri paesi. Poiché solo il 2 percento della popolazione può fruire di questi aiuti, in Svezia ne hanno diritto soltanto 185.000 persone. Non abbiamo regioni con 100.000 abitanti, ma magari con 30.000 o 50.000, che però vengono equiparate in modo fittizio a regioni di 100.000 abitanti. Ciò significa, nel mio paese, che soltanto una regione potrebbe ottenere gli aiuti, che servirebbero dunque a ben poco. Spero pertanto che il problema venga tenuto presente nel prosieguo dei lavori.

  Ferrero‐Waldner .(DE) Signor Presidente, onorevole deputato, posso soltanto dire quanto segue: due articoli prevedono la possibilità di eccezioni a seconda dell"estensione della zona‐obiettivo. L"art. 9 dice che in casi particolari possono essere prese in considerazione anche zone urbane di cittadine più piccole, ossia con meno di 100.000 abitanti. L"art. 10 della suddetta comunicazione della Commissione europea precisa tale norma e indica che in taluni casi fondati si possono promuovere azioni anche in città a media e bassa densità di popolazione che presentano una situazione di generale depressione economica. In questo modo viene quindi data la possibilità di intervenire anche in città minori nell"ambito del programma URBAN.

  Presidente . – La ringrazio molto, Presidente Ferrero‐Waldner.

Poiché si è concluso il tempo assegnato alle interrogazioni rivolte al Consiglio, alle interrogazioni dalla n. 19 alla n. 43, verrà data risposta per iscritto.(1)

Consentitemi di ringraziare ancora una volta la Presidente in carica del Consiglio per la sua presenza in questa sede e per l"alta qualità delle sue risposte.

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni.

(La seduta, sospesa alle 19.05, riprende alle 21.00)

PRESIDENZA DELL'ON. PODESTÀ
Vicepresidente

(1) Per le interrogazioni non esaminate, cfr. Allegato “Ora delle interrogazioni».

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