Presidente. – L'ordine del giorno reca la relazione dell'onorevole Castagnède, a nome della commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale (A4‐252/98), sulla relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo presentata a norma dell'articolo 12, paragrafo 4 della sesta direttiva del Consiglio, del 17 maggio 1977, in materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alle imposte sulla cifra d'affari – Sistema comune di imposta sul valore aggiunto: base imponibile uniforme.
Castagnède (ARE), relatore. – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, contrariamente a quanto potrebbe far pensare l"ambiguità del titolo, la relazione oggetto della discussione riguarda la questione delle aliquote dell"IVA in Europa e, più precisamente, del campo di applicazione delle aliquote ridotte.
Come sapete, allo stato attuale del processo di ravvicinamento delle aliquote sul fatturato, la legislazione comunitaria prevede una percentuale minima del 15 % per l'aliquota normale dell"IVA. Essa autorizza inoltre gli Stati membri ad applicare una o due aliquote ridotte, che non possono essere inferiori al 5 % e che si applicano unicamente ai beni e ai servizi compresi nelle categorie di cui all'allegato H della sesta direttiva in materia di IVA.
Sulla base di una relazione della Commissione, il Consiglio riesamina ogni due anni l"entità delle aliquote ridotte. Il documento sottoposto al nostro esame è l"ultima relazione della Commissione, presentata nel 1997. Prima di affrontare la questione di fondo, ci preme sottolineare l"importanza dell"intervento parlamentare in materia. Si tratta infatti di approvare un"imposta in un campo già ampiamente comunitarizzato. Trattandosi delle aliquote dell"IVA all"interno dell"Unione, il Parlamento deve svolgere appieno la sua funzione di rappresentanza dei cittadini dell"Unione europea.
Dopo aver analizzato la situazione relativa alle aliquote ridotte, la Commissione ci conferma l"esistenza di una notevole disparità. Un solo Stato membro, la Danimarca, non applica aliquote ridotte, quattro Stati membri ne applicano due, mentre numerosi Stati membri che applicano una sola aliquota ridotta ricorrono di fatto a varie aliquote speciali, autorizzate durante il periodo transitorio: l"aliquota zero, l"aliquota super ridotta, la cosiddetta “aliquota parcheggio».
Secondo la Commissione, al momento attuale la disparità delle aliquote non costituisce una minaccia significativa alla concorrenza, anche se in taluni casi si possono rilevare effetti di distorsione. La Commissione non si esprime peraltro a favore di una modifica dell"elenco dei beni e dei servizi ammessi a beneficiare delle aliquote ridotte.
A nostro parere, la situazione attuale delle aliquote ridotte dell"IVA all"interno dell"Unione europea è insoddisfacente, sia rispetto agli imperativi del mercato interno nel contesto della moneta unica, sia rispetto all"obiettivo di introdurre un nuovo sistema comune IVA basato sull"imposizione nel paese d"origine, sia rispetto al necessario adeguamento delle politiche fiscali all"evoluzione dei bisogni economici e sociali.
A partire dall"anno prossimo, l"affissione dei prezzi comprensivi di tutte le imposte e calcolati in euro, almeno negli Stati membri partecipanti, metterà in evidenza la mancanza di neutralità dell"IVA negli scambi intracomunitari, provocherà distorsioni di concorrenza e maggiori sviamenti di traffico. Questi fenomeni saranno senza dubbio amplificati dallo sviluppo del commercio elettronico.
E" quindi facilmente comprensibile che in materia di aliquote, per ragioni politiche e di bilancio, i governi siano tentati dall"immobilismo. Dal momento che questo diverrà insostenibile, meglio sarebbe, a nostro parere, prepararsi ai cambiamenti.
Per quanto riguarda l'instaurazione di un nuovo sistema comune IVA, sinora il ravvicinamento delle aliquote è stato considerato come l"ultima fase, in un certo senso il coronamento del processo. Noi crediamo, al contrario, che l"eccessiva disparità delle aliquote e l"atteggiamento conservatore manifestato in questo settore dagli Stati membri costituiscano un ostacolo determinante per il passaggio al sistema definitivo.
In queste condizioni, se l"armonizzazione completa delle aliquote rappresenta un obiettivo probabilmente irrealizzabile a breve scadenza, ci sembra almeno necessario avviare senza indugio un processo di ravvicinamento, basato su un metodo progressivo e realistico. Tale metodo deve essere fondato su definizioni precise delle categorie di beni e servizi ammessi a beneficiare delle aliquote ridotte, e deve comprendere un calendario per l"eliminazione delle situazioni derogatorie, lasciando peraltro una certa elasticità agli Stati riguardo alla possibilità di fissare una, o meglio due aliquote ridotte. Confidiamo nella Commissione perché crei su questo punto il meccanismo necessariamente agile che consentirà tale ravvicinamento; l"essenziale è provvedere ad avviarlo.
Ci pare, infine, che le categorie di beni e servizi ammessi a beneficiare delle aliquote ridotte non debbano restare fisse. Le tecnologie si evolvono, i bisogni economici e sociali anche. L"IVA è per sua natura un"imposta regressiva; l"applicazione dell"aliquota ridotta ha lo scopo di facilitare il libero accesso ai beni e ai servizi prioritari. Certe categorie elencate all"allegato H meritano, in questo senso, un adeguamento. Per questa ragione, daremo il nostro appoggio agli emendamenti orientati in questo senso.
I sistemi fiscali dell"Unione europea, infine, sono in generale strutturalmente sfavorevoli ad un fattore di produzione, il lavoro salariato. Le proposte del Commissario Monti, mirate ad applicare a titolo sperimentale aliquote ridotte ad alcune attività ad alta intensità di lavoro, ci sono sembrate, a questo proposito, di grande interesse. Sono atte a favorire direttamente l"occupazione e la regressione del lavoro nero e soprattutto costituiscono un segnale dell"impegno dell"Unione contro la disoccupazione e per la piena occupazione. Ecco i motivi per cui sosterremo in modo particolare questa proposta.
Metten (PSE). – (NL) Signor Presidente, il funzionamento del sistema dell"IVA nell"Unione europea non è propriamente una cosa di cui andar fieri. Esso risulta essere, infatti, estremamente complicato perché, in realtà, non c"è un sistema unitario bensì quindici diverse varianti dello stesso sistema. Sappiamo tutti che questa è la conseguenza della disposizione dei Trattati che impone l"unanimità per l"adozione di modifiche. A causa di tale disposizione, non si riuscirà mai, nella pratica, ad abolire le eccezioni nazionali alle norme generali.
Può darsi che le competenze di regolamentazione che si vorrebbero attribuire al comitato IVA, di cui si è appena parlato, possano dare un reale impulso all"armonizzazione. Ma la relazione Castagnède ci fornisce una buona occasione per riflettere sulle altre modifiche al sistema che sono previste.
La proposta della Commissione è volta a sostituire, in ambito IVA, l"applicazione del principio del paese di destinazione con quello del paese di origine. Detto in altri termini, ciò significa che i beni e i servizi destinati ad altri Stati membri non saranno più esenti da IVA bensì saranno assoggettati alla stessa aliquota vigente, per quei beni e servizi, all"interno dei confini nazionali. E" ovvio che, per gli acquisti da parte dei consumatori finali, tale principio del paese di origine viene già applicato, pur esistendo rilevanti eccezioni, tra cui le vendite per corrispondenza e la vendita di automobili nuove. Nel frattempo appare probabile che il principio del paese di destinazione resterà in vigore per i servizi di telecomunicazione e, in termini ancora più ampi, per gli acquisti tramite Internet. Risulta evidente che stiamo parlando di settori di mercato che hanno potenziali di crescita enormi.
Tuttavia, dato il numero crescente di eccezioni previste, viene da chiedersi se non sia il caso di riconsiderare il proposito originario di passare al principio del paese di origine. Questo interrogativo appare tanto più giustificato alla luce del fatto che alcune condizioni risultano insostenibili e inaccettabili ai fini di un"applicazione del sistema del paese di origine tale da non provocare distorsioni della concorrenza. Se, nel caso di beni e servizi per i quali non esiste, in pratica, un commercio transfrontaliero, le differenze di aliquote possono tranquillamente continuare a sussistere, nel caso di prodotti per i quali la concorrenza è più forte quelle differenze devono in buona parte scomparire. Ciò significa che le aliquote normalmente applicate nei diversi Stati membri dovranno avvicinarsi notevolmente le une alle altre e che, di conseguenza, questi ultimi non avranno più in concreto, da un punto di vista politico, la libertà di modificare le aliquote a loro propria discrezione.
Quindi, in sostanza, l"IVA è destinata a scomparire in quanto strumento congiunturale o volto ad aumentare le entrate fiscali. Ciò costituisce una grave penalizzazione visto che il patto di stabilità ha posto dei limiti anche alle spese di bilancio e che gli oneri fiscali sul lavoro – cioè il fattore della produzione che più facilmente può essere assoggettato a imposte – non possono aumentare ma, anzi, dovrebbero diminuire.
Tutti questi problemi sono già stati evidenziati più volte, in primo luogo da parte mia, e non ritengo che il rifiuto di rispondere opposto finora dalla Commissione la ponga in una posizione di forza. Spero che stasera il Commissario vorrà mettere fine ad una simile politica dello struzzo o quanto meno ci prometterà una risposta ragionata.
In conclusione vorrei affrontare una questione completamente diversa. Che ne è della proposta di riduzione dell"IVA sui servizi ad alta intensità di lavoro, un cavallo di battaglia di entrambe le nostre Istituzioni? Il Commissario può prometterci, con un certo margine di sicurezza, che questo punto sarà nuovamente sottoposto al Consiglio europeo di Vienna? Può dirci se c"è la possibilità di compiere qualche passo in avanti o se invece le prospettive in questo senso sono scarse? Secondo il giudizio mio e del mio gruppo si tratta di una questione prioritaria e quindi eserciteremo pressioni sulla Presidenza austriaca affinché se ne occupi.
Thyssen (PPE). – (NL) Signor Presidente, l"armonizzazione delle aliquote IVA è un problema di antica data. Certamente l"introduzione del regime transitorio ha rappresentato un progresso, ma le differenze di aliquote sono ancora troppo grandi. Dalla comunicazione della Commissione emerge che tali differenze non comportano distorsioni della concorrenza, né provocano spostamenti dei flussi commerciali. Forse, da un punto di vista macroeconomico ciò sarà anche vero, ma in termini microeconomici esse costituiscono un problema reale, come ci fanno presente di continuo soprattutto le imprese operanti in zone di confine.
Dalla discussione svoltasi nella commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale ho concluso che il Consiglio e la Commissione non hanno l"intenzione di emendare l"allegato H già durante il regime transitorio, mentre, a quanto pare, ci sottoporranno definizioni uniformi per le categorie previste da quell"allegato. Vorrei sapere dal Commissario quale calendario è stato previsto per la presentazione di tali definizioni e anche se questo è uno dei primi compiti che saranno affidati al comitato IVA nella sua nuova veste.
Signor Presidente, l"introduzione dell"euro è alle porte ed è in dirittura d"arrivo il regime definitivo dell"IVA fondato sul principio del paese d"origine. Tutto il Parlamento si rende conto del fatto che, in conseguenza di queste due nuove realtà, le differenze di prezzo derivanti dall"applicazione di aliquote IVA differenti si ripercuoteranno più direttamente di quanto non avvenga ora sulla capacità concorrenziale dei vari operatori sul mercato.
Signor Commissario, le imprese sono seriamente preoccupate. Non temono la concorrenza, ma vogliono combattere ad armi pari. Esse riconoscono e comprendono che l"armonizzazione delle aliquote non è un obiettivo di immediato raggiungimento, ma non accettano che non ci si dia da fare, con fermezza e costanza, per giungere ad un"armonizzazione progressiva. La riduzione delle differenze tra le aliquote è un compito da affrontare con urgenza.
Signor Presidente, per quanto riguarda le categorie di aliquote previste dal regime definitivo dell"IVA, ci aspettiamo che i segnali che abbiamo lanciato oggi durante la discussione e che lanceremo ancora domani pomeriggio durante la votazione saranno interpretati correttamente.
Gasòliba i Böhm (ELDR). – (ES) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, la relazione dell"onorevole Castagnède presenta alcuni punti in comune con le osservazioni del mio precedente intervento. Coincide innanzitutto con le osservazioni e con la posizione della onorevole Thyssen. Stiamo cercando di portare avanti alcuni temi che ci consentiranno di migliorare il sistema attuale. Sappiamo che questo sistema non è l"ideale, ma per ora dobbiamo accontentarci, data la mancanza di accordo fra gli Stati membri ad elaborare un sistema IVA definitivo da applicare a livello di Unione europea.
Il tema di fondo della relazione dell"onorevole Castagnède, come egli stesso ha detto, è quello di tentare un"armonizzazione delle aliquote IVA ridotte. Certo, questo comporta, in alcuni casi, una grave distorsione dello stesso principio di mercato interno e provoca una discriminazione che vorremmo venisse eliminata. Se mi consentite, voglio dirvi che sono stato relatore in seno al Parlamento spagnolo nel momento in cui fu introdotta l"IVA a seguito dell"adesione della Spagna all"Unione europea. Conosco le enormi pressioni che determinati settori esercitano per essere inseriti nel campo di applicazione dell"IVA ridotta. Vengono addotte tutte le ragioni possibili, ma, mentre per alcuni settori tale inserimento è opportuno, per altri invece è discutibile.
Quando discuteremo di alcuni emendamenti, quali quelli che propongono l"inserimento di determinati aspetti specifici nel testo, dovremo assumere posizioni impopolari.
Il gruppo liberale – anche se adotterà un atteggiamento politicamente scomodo – non appoggerà il testo, ma sosterrà invece tutti gli emendamenti e la posizione del relatore che invita la Commissione ad elaborare una proposta di reale armonizzazione delle aliquote ridotte in tutta l"Unione europea.
Souchet (I‐EDN). ‐ (FR) Signor Presidente, vorrei esprimere il mio disaccordo sul primo considerando della relazione Castagnède, in cui si attribuisce la responsabilità dei problemi esistenti nelle zone transfrontaliere all"assenza di armonizzazione delle aliquote IVA nei diversi Stati membri. A nostro parere si tratta di un"interpretazione erronea.
Come risulta dall"emendamento che ho presentato assieme al mio collega Édouard des Places, il nostro gruppo ritiene che l"assenza di neutralità dell"IVA in relazione alle operazioni transfrontaliere derivi in realtà da procedure amministrative inappropriate, che sono all"origine di difficoltà di applicazione e di controllo. So che alcuni deputati (ma questo è un altro argomento) auspicherebbero un"armonizzazione completa delle aliquote IVA, da essi considerata come la prossima fase di sviluppo del super Stato federale, poiché tale misura avrebbe come risultato quello di limitare in modo particolare il campo di decisione degli Stati membri sia in materia di bilancio che in materia fiscale.
La questione per le zone transfrontaliere riguarda infatti il modo in cui ristabilire l"equità tra gli operatori economici situati da una parte e dall"altra delle frontiere, evitando la frode in ambito IVA. La soluzione proposta, vale a dire l"armonizzazione delle aliquote IVA, non risolve affatto la questione, anzi le è estranea. La reale soluzione a questo problema di frode è da ricercarsi in un migliore controllo amministrativo, in un miglioramento delle procedure di controllo e nello sviluppo di un sistema armonizzato di sanzioni.
La procedura amministrativa definita nel quadro del mercato unico presenta notevoli lacune, che le amministrazioni nazionali hanno già messo in evidenza in occasione delle varie riunioni con la Commissione. Tuttavia, constato con disappunto che la Commissione, invece di sforzarsi di rimediare alle proprie carenze di funzionamento, preferisce procedere alla cieca, secondo un metodo ormai comprovato, e approfitta di una difficoltà tecnica per promuovere un progetto politico non previsto dai Trattati, cioè l"armonizzazione delle aliquote IVA.
La Commissione dovrebbe piuttosto fornire una risposta tecnica a un problema tecnico, presentarci una relazione sul cattivo funzionamento delle procedure esistenti, nonché un progetto di regolamento che attui al più presto i miglioramenti necessari. E" importante, signor Presidente, che il Parlamento richiami la Commissione ai suoi doveri.
Martinez (NI). ‐ (FR) Signor Presidente, signor Commissario, con la relazione Castagnède torniamo alla telenovela dell"armonizzazione. A quanto pare l"argomento è puramente tecnico, seppure con qualche risvolto passionale, come l"aliquota ridotta sui dischi e i CD‐ROM. L"ex sindaco di Strasburgo è un campione in questo campo. Si tratta anche di armonizzare l"IVA sulla ristorazione, che incide sul panino a seconda che lo si acquisti in un bar o in un fast food ; oppure delle aliquote super ridotte. Il governo francese, ad esempio, esige l"aliquota del 2, 10 % sui farmaci rimborsabili.
Il punto essenziale della relazione Castagnède è la constatazione del fatto che sei anni dopo la creazione del grande mercato unico le aliquote IVA non sono ancora armonizzate. L"aliquota normale, che varia dal 15 % al 25 % della Danimarca, registra dieci punti percentuali di differenza, mentre per le aliquote ridotte si giunge a dodici punti, e malgrado ciò, il grande mercato unico funziona. Eppure, alla fine degli anni «80 ci avevano detto che sarebbe stata l"apocalisse. La relazione Cookfield raccomandava due forbici di aliquote, e la Commissione europea voleva un clearing‐out , una cassa di compensazione. Regnava il pensiero unico e oggi sappiamo che era una grande menzogna, una menzogna che è costata cara.
Il governo socialista, dal 1990 al 1993, ha abbassato di 15 punti l"IVA sul caviale, sui diamanti, sulle Porsche, sulle pellicce, vale a dire i beni di consumo socialisti. In tal modo si sono persi miliardi che avrebbero potuto essere utilizzati per ridurre la pressione fiscale sul lavoro. Ci viene detto anche che l"IVA va riscossa nel paese d"origine, ma nel paese di destinazione continua ancora ad esserci! Ci viene detto che la situazione cambierà con l"euro, ma il dollaro, moneta unica, non impedisce che nel New Jersey e nello Stato di New York vi siano aliquote locali diverse. Ci viene detto che il commercio elettronico comporterà distorsioni, ma si tratta di un settore marginale, che non raggiunge neppure l"1 %.
In realtà, dietro a tutte queste discussioni si nasconde una grande confusione. In un"Europa che conta venti milioni di disoccupati, sarebbe stata doverosa una riflessione. Ad esempio, l"eccessivo carico fiscale in Europa non è forse la causa della disoccupazione? In un grande mercato transatlantico si possono avere dieci punti percentuali di differenza sui prelievi fiscali obbligatori? E non finisce qui: la domanda principale è: non sarebbe stato opportuno fissare un quinto criterio per il passaggio all"euro, vale a dire un tetto massimo per i prelievi fiscali obbligatori, ad esempio del 40 %?
Lienemann (PSE). ‐ (FR) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, va ricordato che l"IVA è un"imposta ingiusta che grava in misura molto maggiore sui redditi bassi, con un modesto potere d"acquisto, perché è un"imposta indiretta, non proporzionale ai redditi. L"Unione europea deve quindi porsi anche l"obiettivo di una riduzione dell"IVA, oltre a quello della sua armonizzazione. E" un"esigenza di giustizia sociale ed è una necessità per il rilancio del consumo interno e quindi della crescita; può quindi contribuire alla creazione di posti di lavoro, non solo mediante il rilancio dei consumi, ma anche mediante l"effetto selettivo che il sistema fiscale può avere nei confronti dei settori creatori di occupazione. Mi sembra quindi che l"armonizzazione dell"IVA debba essere vista in questa prospettiva di revisione mirata ad una riduzione. Per questa ragione, personalmente sono favorevole all"introduzione o al mantenimento, dove già esiste, di un"aliquota zero, nonché ad una riflessione a livello europeo su un"aliquota super ridotta.
Sono inoltre favorevole ad ampliare il campo di applicazione delle aliquote ridotte; a tale proposito, credo che la relazione dell"onorevole Castagnède indichi la via da seguire, e un certo numero di emendamenti, cui andrà il nostro sostegno, sono mirati ad estendere ulteriormente tale campo. Penso in particolare a tutti i prodotti culturali, come i dischi e i CD‐ROM. Si possono considerare anche i mezzi d"informazione, in particolare la stampa, che va sostenuta e incoraggiata. Occorre altresì ridurre l"IVA in tutti i settori ad alta intensità di lavoro, inserendoli nel campo delle aliquote ridotte. La Commissione, con il Commissario Monti, ci propone alcune iniziative sperimentali in materia. Auspicherei che il Parlamento si dimostrasse più radicale nella sua presa di posizione a favore dell"estensione dell"aliquota ridotta a settori ad alta intensità di lavoro.
Conosco la tradizionale argomentazione avanzata per limitare il campo delle aliquote ridotte. Si tratta invariabilmente della perdita di entrate. Tuttavia, è proprio su questo che il Parlamento e i politici devono compiere la loro scelta. Nell"Unione europea esistono altri mezzi per ottenere entrate fiscali, anche armonizzate. Vorrei rammentare che si attendono dalla Commissione proposte sul prelievo alla fonte sui redditi derivanti dal risparmio. Ecco una fonte di possibili prelievi fiscali molto più giusta. Si potrebbe anche – e credo che la recente crisi dimostri tutta l"attualità di questa rivendicazione – introdurre sistemi di tassazione sui movimenti di capitali, trovare quindi sistemi d"imposizione che tocchino i settori che attualmente costituiscono le principali fonti di arricchimento delle nostre società, vale a dire la speculazione finanziaria, il risparmio e l"accumulo patrimoniale, e alleggerire l"IVA, l"imposta che grava sulle fasce più deboli della popolazione e che potrebbe contribuire al rilancio dell"occupazione.
Spero quindi che l"armonizzazione proposta e raccomandata nella relazione dell"onorevole Castagnède sia approvata dal Parlamento e che di conseguenza la Commissione risulti più decisa ad orientarsi in questa direzione nel suo rapporto di forza con il Consiglio.
Pomés Ruiz (PPE). – (ES) Signor Presidente, ogni volta che parliamo di IVA, svolgiamo un dibattito ripetitivo che probabilmente non sopravvivrebbe ad un"analisi seria. Dapprima attribuiamo all"IVA il carattere della regressività e poi discutiamo, alcuni gruppi contro gli altri, degli emendamenti necessari affinché questa imposta regressiva non colpisca i contribuenti con minore capacità contributiva.
L"IVA, al pari delle altre imposte indirette, non è né regressiva né progressiva. Sono le imposte dirette che devono essere progressive. Se vogliamo aumentare la progressività, dobbiamo modificare l"imposizione diretta. E non dobbiamo dimenticare la politica tributaria. Proprio la politica tributaria in tutti i bilanci tende a compensare l"assenza di progressività dell"imposizione indiretta.
Non dobbiamo creare confusione: tutti vogliamo proteggere i più deboli – non si tratta di una prerogativa di alcun partito né di alcuna fazione politica. Stiamo discutendo di alcuni emendamenti – magari fossero approvati! – tra cui, ad esempio, quello che ha l"obiettivo di diminuire i contributi e gli oneri sociali attraverso l"IVA – insisto, attraverso l"IVA e non attraverso le altre misure che si devono pur adottare.
Si vuole che i prodotti ad alta intensità di lavoro ottengano una certa defiscalizzazione attraverso l"imposizione diretta. Si tratta di una soluzione difficile da attuare. Sono stato responsabile di un"amministrazione fiscale, per la precisione in Navarra, e conosco le difficoltà che sorgono al momento di decidere quali prodotti debbano essere inseriti in ciascuna categoria fiscale.
E" un pio desiderio che non sopravvivrebbe, forse, ad un"analisi tecnica. A questo proposito gradirei sentire il professor Monti.
Vi sono altri emendamenti che forse hanno maggiore possibilità di essere attuati, ad esempio quello del collega Cassidy o quello volto a mettere le ONG, che svolgono un lavoro umanitario per il terzo mondo, in condizioni di recuperare l"IVA, cosa che per adesso non possono fare. In questo modo si potrebbe dare una certa valenza sociale e rendere giustizia, anche attraverso l"IVA, ad organizzazioni che non hanno scopo di lucro.
Si tratta della quarta relazione, onorevoli colleghi, con la quale il Parlamento europeo tenta di favorire questa necessaria armonizzazione fiscale. Ne abbiano parlato tutti e non desidero indugiare ulteriormente.
Coraggio, signor Commissario. Come diceva il collega Langen, lei deve aprire una breccia in una corazza di acciaio. Forza, signor Commissario.
Pérez Royo (PSE). – (ES) Signor Presidente, desidero manifestare il nostro appoggio alla relazione sull"armonizzazione delle aliquote IVA ed anche alla relazione della Commissione dalla quale ha preso spunto la relazione del Parlamento.
Come hanno fatto altri colleghi questa sera, desidero richiamare l"attenzione sulle difficoltà che si incontrano sempre al momento di procedere all"armonizzazione della materia fiscale, anche in un settore, come è quello dell"imposizione indiretta ed in particolare dell"IVA, nel quale questo tentativo di armonizzazione fiscale ha un"ampia tradizione. Sappiamo tutti infatti che l"IVA è stata definita “imposta europea».
Questa imposta europea, tuttavia, non è stata capace di evolversi come invece ha fatto la struttura economica dell"Unione. Gli Stati membri e le Istituzioni europee, che sono stati in grado di completare la creazione del mercato unico – che sarà ancora più evidente con l"euro – non sono stati invece capaci di mettersi d"accordo su un sistema IVA definitivo che corrispondesse alle esigenze ed alla filosofia del mercato unico. Purtroppo, dobbiamo tuttora accontentarci di un sistema transitorio.
Per quanto riguarda questo problema, desidero fare un breve riferimento alla strategia della Commissione, che mi sembra opportunamente diretta, in questo preciso momento, dal Commissario Monti. E" una strategia contraddistinta dalla prudenza: avanzare a piccoli passi, creando a poco a poco – potremmo dire – il clima e lo stato d"animo necessario per compiere quei passi che tutti consideriamo importanti, ma che, al momento di prendere decisioni politiche, non vengono compiuti, come sarebbe invece opportuno. Nell"ambito di tale strategia si inserisce la presente relazione sulle condizioni di applicazione delle aliquote ridotte.
Desidero soffermarmi brevemente su alcuni punti. Innanzitutto vorrei dire che siamo favorevoli all"uniformazione o, per lo meno, ad una grande armonizzazione delle aliquote ridotte; appoggiamo l"eliminazione della facoltatività dell"allegato H sulle condizioni di applicazione dell"aliquota ridotta; appoggiamo inoltre una questione che è stata sollevata precedentemente, quella cioè che raccomanda di tenere conto, nel momento in cui si definiranno le operazioni cui applicare le aliquote ridotte, delle operazioni relative a prodotti o servizi ad alta intensità di lavoro.
Monti, Membro della Commissione . – Signor Presidente, onorevoli parlamentari, innanzitutto voglio ringraziare l'onorevole Castagnède per la qualità della sua relazione, sulla quale si basano i lavori della commissione per i problemi economici e monetari. Trovo estremamente utile che questo Parlamento abbia preso l'iniziativa di questa relazione che permette alla Commissione di comprendere bene l'opinione del Parlamento europeo per quel che riguarda la necessità di armonizzare ulteriormente le aliquote IVA.
La risoluzione che il Parlamento è chiamato oggi ad adottare rispecchia, agli occhi della Commissione, la comprensione delle sua posizione così com'è esposta nella relazione del 13 novembre 1997 sulle aliquote IVA ridotte. È chiaro che il tema delle aliquote IVA non può essere dissociato dalla problematica generale del nuovo sistema comune IVA e la vostra Istituzione ha compreso, a me pare, molto bene questo collegamento. La Commissione fa suo il vostro messaggio circa la necessità di far avanzare il dossier sull'armonizzazione delle aliquote IVA.
La Commissione ha iniziato l'elaborazione di una proposta legislativa relativa alle aliquote IVA, proposta che conto di presentare non appena possibile. Forte della collaborazione attiva del Parlamento, che viene molto bene rispecchiata nella relazione dell'onorevole Castagnède e nella risoluzione proposta, io formulo i miei auspici, a nome della Commissione, perché il sostegno del Parlamento possa nuovamente manifestarsi in occasione dell'esame di quella che sarà la nostra proposta.
Vorrei ora brevemente, signor Presidente, toccare due temi che sono stati evocati nel corso del dibattito: innanzitutto, la possibilità di un'aliquota IVA ridotta sui servizi ad alta intensità di lavoro. Ebbene, io confermo che la Commissione, che l'anno scorso ha prospettato questa ipotesi nella sua comunicazione in occasione del Consiglio europeo di Lussemburgo dedicato all'occupazione, auspica che questa idea non resti lettera morta. Gli Stati membri non sono ancora stati in grado di mettersi d'accordo sul campo d'applicazione di questa misura.
Ora, in questo periodo io mi sono posto una domanda che è pertinente al nostro tema di questa sera. Da una parte, in materia di IVA, noi vorremmo aliquote più armonizzate; dall'altra, ci tenta l'idea di consentire agli Stati membri una sperimentazione con aliquote IVA ridotte nel campo dei servizi ad alta intensità di lavoro, benché con questo noi metteremmo – è vero – le premesse per una minore, non maggiore, armonizzazione delle aliquote IVA, nel caso certi Stati membri dovessero avvalersi, mentre certi altri no, di questa possibilità. Mi sono chiesto, dunque, e mi chiedo: c'è contraddizione tra queste due linee di politica tributaria? A me pare che non ci sia contraddizione perché, data la natura dell'idea prospettata dalla Commissione in materia di aliquote IVA sui servizi ad alta intensità di lavoro, il campo di applicazione di questa facoltà, concessa agli Stati membri, sarebbe per definizione quello dei servizi a scarso o nullo contenuto transfrontaliero, quindi non tali da turbare la concorrenza tra gli Stati membri. Ecco perché è, quello, un campo limitato nel quale, a titolo sperimentale, si potrebbe consentire, a mio parere, questa riduzione di aliquota IVA a sostegno – sperabilmente – dell'occupazione, senza che questo sia in contrasto con una linea generale che desidera una maggiore armonizzazione delle aliquote IVA.
L'ultimo commento che desidero fare è in relazione alle osservazioni dell'onorevole Lienemann a proposito della tassazione dei capitali. L'onorevole Lienemann ha evocato due punti: su uno posso dire che la Commissione è contraria; sull'altro, che l'onorevole ha auspicato come possibilità futura, vorrei dire che la Commissione ha già agito. L'ipotesi che lei ha evocato, onorevole Lienemann, e sulla quale la Commissione è contraria, riguarda una tassa sulle compravendite di valuta estera, la cosiddetta «tassa Tobin». Noi riteniamo che questo sarebbe di ben difficile applicazione, anzi di intralcio al principio fondamentale della libertà di movimento di capitale. Per quanto riguarda l'altro punto che lei ha auspicato, cioè una proposta di direttiva per la tassazione del risparmio, cioè dei redditi da capitale – non sui movimenti di capitale ma per la tassazione dei redditi da capitale – posso dirle che tale proposta è già stata adottata in Commissione il 20 maggio di quest'anno ed è stata presentata al Consiglio “Ecofin» il 5 giugno. Questo Parlamento, del resto, ha già nominato un relatore su questa proposta di direttiva. Ci muoviamo quindi, almeno in parte, nel senso da lei auspicato.