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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 settembre 2000 - Strasburgo Edizione GU

9. Discorso del signor Verheugen in materia di ampliamento
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  Presidente. – L’ordine del giorno reca la comunicazione sul discorso del Commissario Verheugen in materia di ampliamento.

Porgo il benvenuto al Presidente Prodi che è appena arrivato e lo ringrazio di essere presente.

Vi segnalo che il Presidente Prodi ci dovrà lasciare alle 16.35 per recarsi a New York per il Millennium Round. Lo ringraziamo comunque di aver tenuto ad essere presente a questa discussione e senza attendere oltre gli do la parola.

 
  
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  Prodi, Commissione. - Signora Presidente, signore e signori, ho voluto personalmente fare una dichiarazione a questa Assemblea, assieme al Commissario Verheugen, per chiarire il significato politico della sua intervista del 2 settembre alla Süddeutsche Zeitung e il significato politico di una serie di dichiarazioni alla stampa che ne sono seguite. Tra breve il Commissario Verheugen vi spiegherà esattamente la lettera e lo spirito di quanto ha detto.

Per quanto mi riguarda, intendo solennemente ribadire di fronte a voi, membri del Parlamento, l'impegno incondizionato della mia Commissione a portare avanti la formidabile impresa dell'ampliamento. Ho più volte sottolineato come l'ampliamento sia il compito più importante che questa Commissione si è assunto, impegnandosi ad avviarlo nel binario giusto.

Questa nuova pagina della storia dell'Unione deve essere scritta il più presto possibile, conformemente agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo e dalla Commissione stessa e più volte illustrati a questa Assemblea. Come ben sapete, si tratta di un'operazione estremamente complessa dal punto di vista politico e con il vostro vigoroso e costante sostegno la Commissione sta portando avanti il processo negoziale in modo trasparente e obiettivo, rispettando rigorosamente le regole del mandato ricevuto.

Da parte delle democrazie dei paesi che entreranno nell'Unione è in atto uno sforzo enorme, che rischiamo continuamente di sottovalutare. A questo sforzo, tuttavia, deve corrispondere da parte nostra una grande generosità politica. Tale generosità si deve esprimere in molti modi. Il primo atto di generosità, che non posso che ribadire ancora una volta, è che l'Unione deve essere pronta ad aprire le sue porte ai nuovi membri entro il 1° gennaio 2003. Di conseguenza, il compito principale che attende l'Unione per mettere ordine in casa nostra è concordare a Nizza, alla fine di quest'anno, una riforma istituzionale di alta qualità, per evitare un annacquamento del nostro sistema.

Vi è poi un altro aspetto della generosità politica che è nostro dovere dimostrare: è che tutti noi dobbiamo sforzarci di raccogliere il consenso più vasto possibile fra i cittadini a favore del processo di ampliamento. Da parte mia, temo che l'opinione pubblica non ne sia ancora sufficientemente convinta.

La ricerca di un sostegno democratico per quest'impresa di portata storica non rispecchia certo da parte nostra una volontà di ritardare tale processo, ma testimonia invece il nostro desiderio di rafforzarlo. Quali siano i modi e gli strumenti adeguati per assicurarsi questo sostegno negli Stati membri o nei paesi candidati è ovviamente una questione che spetta a loro decidere. In particolare, le procedure nazionali di ratifica dell'ampliamento sono questioni di ordine nazionale. Non è certo intenzione della Commissione, né del Commissario Verheugen, interferire in questo dibattito.

Tuttavia - e questo è un altro discorso - ciascuno di noi deve contribuire a spiegare ai nostri concittadini qual è la posta in gioco. Ho sempre avvertito da parte del Parlamento, di fronte a cui siedo, un totale impegno a fare proprio questo: spiegare, spiegare, spiegare ai nostri concittadini che l'ampliamento non è una minaccia, ma un'occasione storica da tutti i punti di vista, anzitutto ai fini della pace nel nostro continente.

Il sincero impegno di tutti i Commissari a portare avanti le politiche del Collegio è un elemento distintivo della mia Presidenza e questa Assemblea sa che, se necessario, non mi mancano gli strumenti adeguati per assicurarne il rispetto.

Nel caso specifico, sono pienamente convinto che Günter Verheugen condivide fino in fondo la politica della Commissione, politica che questa Assemblea ha approvato in tante occasioni. Ho dunque piena fiducia nella sua capacità di condurre ad una rapida e positiva conclusione i negoziati sull'ampliamento.

(Applausi)

 
  
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  Verheugen, Commissione. - (DE) Signora Presidente, onorevoli parlamentari, vi ringrazio molto per avermi dato l’opportunità, con il dibattito odierno, di fare alcune precisazioni sull'intervista che ha scatenato questa tempesta, che, per quanto mi riguarda, pongono anche fine alle discussioni.

Nell’intervista ho fatto presente, a titolo personale e in un contesto puramente tedesco, che i referendum possono servire a coinvolgere più intimamente i cittadini nei grandi progetti europei che modificano la base costituzionale dello Stato. Ho citato come esempio il Trattato di Maastricht e non l'ampliamento. Infine ho anche detto che tale possibilità non è prevista dalla costituzione tedesca. Sono il primo a dolermi del fatto che tale affermazione sia stata interpretata come un’esortazione ad indire un referendum sull'ampliamento. Con questo vorrei precisare che non ho mai avanzato una simile richiesta né in relazione alla Germania né a qualsiasi altro paese.

(Applausi)

Se si legge il testo in tutta obiettività, senza ricorrere a resoconti di seconda mano, non si può che giungere a questa conclusione.

Qual era allora il vero messaggio? Il senso del messaggio era che vogliamo l'ampliamento e vogliamo avvenga al più presto, con i radicali mutamenti che si renderanno necessari. Moltissimi parlamentari sanno che da un anno a questa parte mi sto impegnando con entusiasmo, in stretto contatto con i cittadini dei paesi candidati all'adesione e degli Stati membri, per far capire che desideriamo davvero l’ingresso nell’Unione di questi nuovi membri.

Quanto sto cercando di fare è dare un'anima ad un processo che potrebbe trasformarsi facilmente in una questione prettamente tecnica. Vogliamo assicurare pace e stabilità a tutta Europa. Vogliamo dare l'opportunità a giovani democrazie di partecipare allo sviluppo politico ed economico dell'Europa. Vogliamo rafforzare ulteriormente il ruolo dell'Europa nell'ambito della concorrenza internazionale. Non ci sono alternative. Il bilancio dei negoziati sull'ampliamento dall'entrata in carica della Commissione Prodi è positivo. I resoconti che la Commissione presenterà in autunno mostreranno che i candidati hanno compiuto notevoli progressi e si stanno rivelando quasi maturi per l'adesione.

La Commissione intende proporre in autunno nuovi elementi di strategia negoziale che dovrebbero consentire di condurre ancor più celermente i negoziati e di porre mano alle questioni di fondo essenziali del processo negoziale.

Desidero osservare che tali progressi sono possibili solo agendo in stretta cooperazione con gli Stati membri e col Parlamento europeo. Ringrazio espressamente il Parlamento europeo per l'eccellente collaborazione e per avermi finora sempre pienamente sostenuto. Un riconoscimento altrettanto esplicito merita il ruolo positivo che il Parlamento europeo ed i suoi membri stanno svolgendo nello sforzo di informare i cittadini europei su questo progetto di portata storica. Ho sempre sostenuto la necessità di ottenere il più ampio appoggio possibile da parte della popolazione e di illustrare nell’ambito di un dibattito di grande respiro con i cittadini i grossi benefici che comporta l'adesione di nuovi Stati membri.

Dobbiamo convincere la gente che l'ampliamento porterà fin dall'inizio vantaggi politici ed economici per entrambe le parti. Abbiamo bisogno di un ampio dibattito democratico su questo progetto di portata storica. Era questo il concetto di base che mi interessava sottolineare nell'intervista.

(Applausi)

Non è certo intenzione della Commissione - né tantomeno mia - introdurre nuove condizioni politiche nel processo negoziale o in quello decisionale. La strategia viene fissata dal Consiglio d'Europa e seguita con energia dalla Commissione.

Come già affermato dal Presidente Prodi, è ovvio che i Trattati di adesione vengono ratificati nei singoli Stati membri in conformità del rispettivo ordinamento giuridico. A mio avviso se ne possono trarre tre conclusioni: primo, dobbiamo condurre un'ampia offensiva sul piano della comunicazione negli Stati membri e nei paesi candidati all'adesione. La Commissione ha già avviato i preparativi necessari. Secondo: non dobbiamo soffocare preoccupazioni e paure, qualora ce ne siano, bensì parlarne apertamente con i cittadini; dovremmo aiutarli…

(Applausi)

… a cogliere le nuove opportunità e a vincere le nuove sfide. Penso in particolare alle regioni frontaliere. Anche a tale riguardo la Commissione sta elaborando un progetto.

Infine, terzo: dobbiamo procedere con estrema cautela e ponderatezza in relazione a temi con una forte carica inquietante ed emotiva - e ve ne sono diversi nell'ambito del processo di ampliamento, ad esempio l'immigrazione. Ma ci sono modi e possibilità per risolvere questi problemi. Le decisioni in merito vanno e saranno prese con tempestività e a ragion veduta.

(Applausi)

 
  
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  Poettering (PPE-DE). - (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, mi auguravo non ci fosse bisogno di tenere questa discussione oggi, alla cui base c'è un fatto grave, un grave errore politico. Spero che dopo quanto abbiamo appena sentito dal Presidente della Commissione Prodi e dal Commissario Verheugen, con il dibattito si riescano a mettere di nuovo in chiaro le cose.

Noi non abbiamo chiesto una dichiarazione del Presidente, bensì una dichiarazione della Commissione. Ringrazio comunque vivamente il Presidente della Commissione Prodi per aver ritenuto il fatto di importanza tale da prendere personalmente posizione al riguardo nella seduta odierna. Commissario Verheugen, ho letto più volte la sua intervista. Prima di entrare nel merito, vorrei richiamare l'attenzione sulla seguente frase, che mi ha lasciato sbalordito ed anche profondamente scosso. Lo affermo in tutta obiettività e tranquillità, perché credo profondamente a tutto quanto sto per dire e perché ciò rispecchia le mie convinzioni.

Il Commissario Verheugen afferma nell'intervista: "Fa parte degli sviluppi quasi tragici degli ultimi anni che il Parlamento sia unito solo quando si tratta di opporsi alla Commissione". Commissario Verheugen, che concetto ha del Parlamento europeo? Lei non sarebbe in carica se non avesse avuto la nostra approvazione.

(Applausi)

Rivendico a nome del nostro gruppo - come il Presidente Prodi ben sa - che in linea di principio ci consideriamo alleati della Commissione europea, ogni qualvolta vengano messi in discussione i Trattati, quando si tratta di ricordare al Commissario Patten i suoi impegni in materia di politica estera o quando ci viene chiesto di rinunciare ad un segretariato. Siamo a fianco della Commissione e vorremmo ne prendeste atto e non ci accusaste di opporci a voi per principio e di trovare un accordo in Aula solo a questo scopo. Nego nel modo più assoluto che sia così.

(Applausi)

Lo nego perché vorrei che il nostro lavoro venisse invece considerato come un sostegno alla Commissione. Abbiamo un compito comune da portare avanti per l'Europa!

Passiamo ai fatti. Lei ha detto che leggendo con obiettività il testo della sua intervista si può giungere ad una conclusione diversa. Credo che anche esaminando il testo con obiettività non si possa che giungere alle conclusioni che abbiamo esposto pubblicamente e che sono oggetto del dibattito a livello europeo. Commissario Verheugen, le sono grato e prendo espressamente atto della sua intenzione di dichiarare che non si devono introdurre nuove condizioni. In tal modo si mette in chiaro una volta per tutte che, come ribadito dal Presidente della Commissione, lei non sostiene che alla base dell'ampliamento dell'Unione europea ci debba essere lo svolgimento di un referendum nel paese da cui lei proviene. Infatti sono in molti a chiedersi se dietro a tale osservazione non si celi una strategia. Anche altre personalità - e non lo dico per dare un risvolto di carattere partitico alla discussione -, ad esempio una nota personalità tedesca a lei politicamente vicina, hanno avanzato proprio oggi la richiesta di un referendum popolare. Tuttavia mi compiaccio che oggi tale punto sia stato chiarito.

(Commenti)

Calma! Mi fa piacere che ci siamo trovati d'accordo sull'opportunità di affrontare tale questione, dal momento che l'ampliamento dell'Unione europea è una questione cruciale per il futuro del nostro continente nel XXI secolo. Ed è essenziale per il futuro che la Commissione ed il Parlamento percorrano la stessa strada.

(Applausi)

Adesso dobbiamo fare insieme pressione sui governi affinché il Vertice di Nizza abbia successo. Dovremmo procedere uniti, confidando nella buona volontà reciproca. La cosa più importante - e in tal senso capisco e condivido pienamente le sue affermazioni - è ottenere il consenso dei cittadini dei nostri paesi in merito all'ampliamento dell'Unione europea, affinché ci seguano nel nostro cammino. In qualità di deputati al Parlamento europeo siamo costantemente impegnati su tale questione. E’ stata la popolazione infatti a permettere una svolta ed il crollo del comunismo nell'Europa centrale. L'unità tedesca non sarebbe stata possibile se in Polonia non ci fosse stata Solidarnosc.

(Applausi)

Percorriamo insieme questa strada verso l'Europa! E' un invito che rivolgo alla Commissione ed a tutti noi. Il Parlamento è concorde sul fatto che questa strada vada percorsa insieme. Commissario Verheugen, vorrei pregarla di riconoscere che noi siamo a fianco della Commissione quando si tratta dello sviluppo futuro dell'Europa, dell'unità del nostro continente e dell'ampliamento. I popoli dell'Europa centrale vogliono diventare parte della comunità di valori rappresentata dall'Unione europea ed è nostro obbligo politico e morale fare il possibile affinché l'ampliamento possa realizzarsi al più presto, nell'interesse della sicurezza, della pace e della libertà del continente europeo.

(Vivi applausi)

 
  
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  Hänsch (PSE). - (DE) Signora Presidente, signor Presidente della Commissione, Commissario Verheugen, lei ha appena affermato che la sua intervista andava riferita ad un contesto tedesco: solo che non è un problema tedesco. Il fatto che sia appena intervenuto l'onorevole Poettering e che adesso intervenga io, non deve farle pensare che si tratti di un dibattito a carattere nazionale.

Le sue asserzioni, Commissario Verheugen, hanno suscitato stupore ed anche irritazione nel gruppo socialista.

(Applausi)

Non si tratta di stabilire o meno il valore dei referendum per la democrazia e la partecipazione dei cittadini alle decisioni dell'Unione europea. Come portavoce del mio gruppo non intendo esprimermi sulla discussione in atto in Germania in materia di referendum o simili. E' ovvio che ogni singolo Stato membro, e quindi anche la Germania, decide in merito all'adesione di nuovi Stati secondo le regole della propria costituzione. Ma, dal momento che la costituzione tedesca non prevede un simile referendum, le sue affermazioni sono state intese come un invito ad introdurre un referendum, e quindi come un tentativo di rimandare l'ampliamento ad Est dell'Unione europea. Lo so, Commissario Verheugen, non era affatto questa la sua intenzione, ma è l'impressione che si è avuta e adesso va cancellata.

(Applausi)

Il gruppo socialista vuole che l'Unione europea mantenga l'impegno assunto nei confronti dell'Europa orientale. Vogliamo che i negoziati vengano portati a termine con celerità e scrupolo. Ci opponiamo a che vengano frapposti nuovi ostacoli all'adesione! Ma ciò vale anche per talune affermazioni del suo gruppo, onorevole Poettering, ad esempio per quanto concerne l'atteggiamento del PPE riguardo all'adesione all'Unione economica e monetaria.

(Applausi)

Il mio gruppo - il gruppo socialista – si compiace che oggi il Presidente della Commissione Prodi ed il Commissario Verheugen abbiano provveduto in questa sede a fare le necessarie precisazioni e desidera ringraziarli. Tale chiarimento per noi è sufficiente!

Adesso naturalmente potremmo dire "Romano" locuto, causa finita.

(Ilarità)

Ma è ovvio che le cose non sono così semplici, in quanto il problema fondamentale da lei toccato, Commissario Verheugen, è un problema con il quale ci troviamo confrontati tutti quanti: Commissione, deputati al Parlamento europeo, governi e partiti degli Stati membri. Il problema è come informare, convincere e ottenere il consenso dei cittadini degli Stati membri in merito all'adesione degli Stati dell'Europa orientale. E' il punto decisivo da risolvere! Un punto su cui siamo tutti carenti. Tale risultato si può ottenere solo continuando a spiegare alla gente che la portata dell'obiettivo è proporzionale a quella delle chance che vengono offerte a tutti noi europei. E' questo che va messo in rilievo! Per farlo dobbiamo uscire tutti quanti, anche voi, signor Presidente della Commissione e signor Commissario, dai nostri nascondigli burocratici e mettere da parte dettagli e dubbi! Innalziamo il nostro lavoro al livello storico che gli compete!

La classe politica degli anni ’50 – Adenauer, Monnet, Schuman ed altri – ha avuto il coraggio e la lungimiranza di cancellare, nell'ambito di una comunità europea, la secolare ostilità esistente tra Germania e Francia, dando inizio all'unione dei popoli dell'Europa occidentale.

La nostra generazione, onorevoli colleghi, la vostra e la mia, per la prima volta, da mille anni a questa parte, ha l'opportunità di riunire in una comunità fondata sulla volontarietà dell'adesione, sulla pace e sulla democrazia tutti i popoli dell'Europa. Non possiamo permettere che tale opportunità venga mandata in fumo, né che venga sprecata!

(Applausi)

 
  
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  Cox (ELDR). – (EN) Signora Presidente, oggi abbiamo un’importante occasione per operare una rettifica e per compiere un significativo passo avanti nella discussione. Sono molto lieto della presenza in Aula del Presidente della Commissione e mi auguro che Romano Prodi, in veste di Presidente della Commissione, sappia sempre imporre con la stessa determinazione la sua leadership presidenziale in questioni strategiche come l’allargamento. Accolgo quindi con particolare favore la sua dichiarazione odierna.

Accetto la spiegazione del Commissario Verheugen, che ha affermato di essersi espresso in un contesto tedesco e a titolo personale. Tuttavia, come Commissario responsabile per l’ampliamento, non può permettersi il lusso di parlare a titolo personale. Il problema fondamentale, quando lanciamo messaggi confusi o forse espressi in modo inadeguato o sconsiderato, è che rischiamo di trasmettere il messaggio sbagliato. Il modo in cui è stata accolta e commentata l’intervista lo dimostra chiaramente.

Riguardo alla questione del referendum, accetto la sua spiegazione. Tuttavia, la tesi di fondo è corretta. Abbiamo bisogno del sostegno dei cittadini, e se questo è ciò che intendeva, il suo è un argomento valido.

Quanto agli Stati membri che lasciano il lavoro sporco alla Commissione, mi auguro che questa osservazione non si riferisca all’allargamento. Sono certo che l'insinuazione non è stata intenzionale.

(Applausi)

Se lei, signor Commissario, intendeva dire che alcuni rappresentanti dei nostri governi compiono viaggi nell’Europa centrale e annunciano che l’allargamento è in atto, ma poi lasciano alla Commissione il compito di definirne i particolari, dovrebbe affermarlo a chiare lettere e avrà tutto il nostro sostegno quando dovrà confrontarsi con il Consiglio al riguardo.

(Applausi)

Vorrei invitare il Commissario, in tutta onestà, a ritrattare le sue osservazioni riguardo al Parlamento europeo che si esprimerebbe all’unanimità soltanto in un caso, cioè quando si tratta di opporsi alla Commissione. Quest’affermazione non è sostenibile. Le relazioni tra il Commissario ed il Parlamento e le commissioni parlamentari sono sempre state costruttive e positive e dovrebbero rimanere tali. Non si può lasciar passare un’osservazione tanto offensiva sulle nostre relazioni interistituzionali.

(Applausi)

 
  
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  Hautala (Verts/ALE).(FI) Signora Presidente, ringrazio il Presidente della Commissione e il Commissario Verheugen di essere presenti alla nostra discussione. Si tratta per noi di un’ottima occasione per intraprendere una discussione seria e onesta sull’ampliamento, e possiamo anche riflettere insieme su come coinvolgere i cittadini in questa discussione. E non vi è nulla di più importante.

Capisco che la Commissione possa essere infastidita dal modo in cui il Consiglio affronta talvolta la questione dell’ampliamento. Il Consiglio non è stato in grado di presentare un progetto di ampliamento concreto, e deve proprio mettersi in riga. Non giova neppure il fatto che i capi di Stato vadano in visita nei paesi candidati e dispensino blande promesse sulla possibilità di un loro imminente ingresso nell’Unione: questo non significa lavorare seriamente per l’ampliamento. E’ chiaro che si può riconquistare la fiducia dei cittadini, ma ciò richiede prima di tutto che tutto il processo di negoziazione sia più aperto. Anche il Parlamento deve prendere parte alle discussioni e questa è un’ottima occasione per stabilire di tenere regolari discussioni anche qui al Parlamento europeo.

E che dire dell’idea di organizzare referendum nazionali sui risultati dell’ampliamento? Non è proprio il momento adatto per pensare a una cosa simile, giacché dobbiamo avere il coraggio di dire alla gente che sono già trascorsi otto anni da quando abbiamo invitato tali paesi ad entrare nell’Unione europea. Sono intanto già passati otto anni, ma speriamo di avere il coraggio di dire ai cittadini che questo processo è già in uno stadio avanzato e che è impossibile tornare indietro. Il referendum nazionale è di per sé un validissimo strumento per coinvolgere i cittadini nelle decisioni; vorrei ringraziare il Commissario Verheugen per aver avuto il coraggio di menzionarlo. Persino in Germania si dovrebbe, a mio avviso, riflettere sull’opportunità di desistere dal timore storico che il referendum possa generalmente rappresentare un pericolo.

Consideriamo il lavoro sulla Carta dei diritti fondamentali. In questo momento si sta elaborando la Carta dei diritti fondamentali, ma è previsto che i cittadini esercitino il loro unico effettivo diritto di partecipazione? Perché non abbiamo cominciato a discutere di grandi referendum europei o ad esempio del diritto all’iniziativa, di cui, per esempio, i cittadini svizzeri godono automaticamente? Capisco allora che gli svizzeri non vogliano entrare nell’Unione prima che anche a loro, in quanto futuri cittadini dell’Unione europea, si garantiscano tali diritti fondamentali. Questo è il compito a cui possiamo dedicarci insieme per ottenere l’Europa dei cittadini; è anche il miglior modo di dissipare inutili timori, poiché le persone sono costrette ad istruirsi, a parlare, a procurarsi informazioni. Insomma, in generale i diritti dei cittadini sono ineludibili, ma in questo caso non è assolutamente possibile imbarcarsi in un referendum sull’ampliamento.

 
  
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  Brie (GUE/NGL). – (DE) Signora Presidente, all'interno del mio gruppo ci sono opinioni differenti in merito al progettato ampliamento. Da parte mia, ritengo rappresenti una necessità ed un'opportunità storica che non bisogna mettere in pericolo con atti sconsiderati, processi scarsamente democratici e grettezza a livello burocratico e nazionale, né con una politica priva di sensibilità sociale.

Signor Commissario, non metto in dubbio il suo impegno personale rispetto all'ampliamento. Se però, dopo averla sentita dire che abbiamo tutti frainteso l'intervista, scoprissi nell'edizione di domani dello Zeit che lei stesso afferma che si è trattato della sua gaffe annuale, allora viene spontaneo chiedersi cosa stiamo a fare qui!

(Applausi)

Vorrei pregarla ancora una volta di darci una spiegazione. A luglio ha fatto, in seno alla commissione competente, oscure allusioni in merito alle difficoltà esistenti. Nonostante le richieste di precisazioni, si è mostrato poco incline ad illustrarle in concreto. Ha pienamente ragione sul fatto che la popolazione debba essere coinvolta nei processi decisionali. Questo però significa, com'è ovvio, che anche i parlamentari eletti democraticamente devono godere di tale possibilità. Penso sia ora di farla finita con gli eccessi di segretezza diplomatica di Consiglio e Commissione nei confronti del Parlamento.

Esiste un secondo problema: io appoggio fermamente la sua opinione sul fatto che i governi non devono scavalcare i cittadini nelle decisioni di vitale importanza, così come è successo con l'euro. Su questo sono d'accordo con lei. Ma non può essere un referendum tedesco a decidere le sorti dell'ampliamento. Si tratta, a mio avviso, di un'idea infelice e inaccettabile! Quanto al resto, potrà sempre contare sul nostro coerente sostegno se ha veramente a cuore la partecipazione democratica. Rammento comunque come a suo tempo anche lei avesse respinto in linea di principio l'idea che si tenesse in Germania un referendum sul Trattato di Maastricht.

In terzo luogo, l'aspetto più importante: per ottenere il consenso delle popolazioni in merito all'ampliamento e all'adesione occorre prenderne in seria considerazione le preoccupazioni e le speranze. Secondo me, non è solo con una campagna promozionale del costo di 150 milioni di euro che si può raggiungere tutto ciò, bensì dando una prospettiva democratica, sociale e occupazionale all'ampliamento. Per il momento ben poco è visibile di tale processo, sia nella discussione sulla Carta dei diritti fondamentali, che nella riforma dell'Unione o nei negoziati per l'adesione.

Signor Commissario, la nostra richiesta principale è la seguente: contribuisca con la grande competenza che le viene riconosciuta a far sì che l'ampliamento ad Est diventi un progetto per la sicurezza comune e per la solidarietà sociale, un progetto deciso e realizzato insieme ai cittadini! Così facendo ci avrà tutti al suo fianco.

 
  
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  Muscardini (UEN). - Signora Presidente, il Presidente Prodi ha detto: "L'opinione pubblica non è sufficientemente convinta", e altri colleghi hanno ripreso questa frase. Questo forse è il vero grave problema: l'opinione pubblica non è sufficientemente convinta perché l'Europa si occupa troppo di temi particolari che riguardano gli Stati nazionali e non si occupa sufficientemente dei grandi problemi: la disoccupazione, l'immigrazione, i diritti umani, la rinegoziazione delle regole mondiali finanziarie, la bolla finanziaria, i rapporti con gli Stati Uniti, la capacità dell'Europa di avere una sua economia forte, un suo peso specifico.

I cittadini europei hanno paura, dobbiamo rendercene conto! Per cui, se si vuole che l'ampliamento sia il bene finale degli attuali cittadini membri e di quelli che lo diventeranno, dobbiamo cominciare a coinvolgere i cittadini nei processi politici e istituzionali, e allora, Presidente Prodi, non incondizionatamente, come lei ha detto nel suo intervento, perché una condizione esiste ed è quella che l'ampliamento diventi un vero beneficio per i cittadini che oggi sono membri dell'Unione e per quelli che speriamo al più presto diventeranno membri della nostra Unione europea.

 
  
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  Dell'Alba (TDI). - Signora Presidente, signor Commissario, non è certo dai radicali italiani che si leverà una critica per aver enunciato una proposta di organizzare un referendum su un tema molto importante. Certo, anche questo è stato un passo falso, che ha messo in difficoltà la Commissione e noi tutti come Unione europea: in difficoltà di fronte alle legittime aspirazioni dei popoli dell'Europa dell'est che, dopo cinquant'anni di dittatura comunista, con la nostra complicità, hanno ormai il diritto, credo, di far parte dell'Unione europea.

E allora mi rivolgo ai colleghi e chiedo loro un esame di coscienza; lo chiedo alla Commissione, ma lo chiedo anche al Parlamento: come stiamo andando ai Vertici di Biarritz e di Nizza, che hanno dei punti così importanti all'ordine del giorno e sui quali non sta avvenendo assolutamente nulla? Nulla sulle riforme istituzionali, nulla soprattutto su quell'impegno che prendemmo in anni passati per far riuscire l'ampliamento ai paesi dell'Europa meridionale: penso ai pacchetti Delors I e Delors II. E poi vogliamo fare l'ampliamento senza spendere una lira in più di quella del bilancio, già insufficiente per i Quindici. Questi sono problemi grossi e la sua intervista, signor Commissario, ha provocato sconcerto. Mi auguro che con queste dichiarazioni si riprenda il cammino, ma i veri problemi restano sul tavolo: quali riforme, quali mezzi finanziari per riuscire davvero l'ampliamento all'Europa dell'est?

 
  
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  Van Orden (PPE-DE). – (EN) Signora Presidente, mi era sembrato di capire che il Commissario Verheugen avrebbe fornito un’esauriente spiegazione dell’intervista rilasciata alla Süddeutsche Zeitung. Un punto importante riguarda l’affermazione secondo cui, a suo parere, in Germania si sarebbe dovuto indire un referendum sull’introduzione dell’euro. Bene, non è troppo tardi. Pensa ancora che l’opinione pubblica in Germania dovrebbe essere consultata sull’euro e a suo parere quale sarebbe il risultato?

 
  
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  Verheugen, Commissione. - (DE) Signora Presidente, innanzitutto vorrei rispondere ad alcune domande che mi sono state poste. Mi rivolgo in primo luogo agli onorevoli Poettering e Cox, che ringrazio per la lealtà dei loro interventi. Prendo atto di buon grado della loro diversa analisi sulla dialettica dei ruoli tra Parlamento e Commissione, rispetto al giudizio da me espresso in termini molto semplificati. Devo anche ammettere che, per quanto riguarda il mio ambito di esperienza, tale analisi calza perfettamente. Sono stato pregato di ritrattare la mia posizione. Lo faccio volentieri ….

(Applausi)

…. in quanto la presente discussione ha dimostrato che a quanto pare mi sbagliavo e non mi pesa affatto ammetterlo!

Mi rivolgo ancora una volta all'onorevole Cox: lei si è imbattuto in un preciso termine tedesco da me utilizzato che in inglese è stato tradotto con dirty work. Vorrei solo precisare che nella parte di Germania da cui provengo tale parola non significa altro che painful and hard work. Non intendevo dire altro che questo ….

(Commenti dall'Assemblea)

…. e l'interpretazione che ne ha dato subito dopo si avvicina comunque molto a quello che è il mio pensiero.

Non è necessario discutere ancora del processo decisionale che ha portato all'introduzione dell'euro in Germania. All'epoca ero presidente del comitato speciale del Bundestag tedesco che ha predisposto la ratifica dell'euro nel mio paese. Tale processo si era già concluso alla fine del 1993. Non c'è più nulla da decidere in proposito, l'argomento è chiuso. Si era discusso allora del fatto che il coinvolgimento della popolazione non era sufficiente. Qualsiasi collega tedesco è in grado di confermarlo ed io, nell'intervista, l'ho ricordato ancora una volta.

Per il resto, in conclusione, mi si consenta osservare che ho l'impressione che dal dibattito sia emerso, in primo luogo, che esiste un grande ed ampio accordo tra Commissione e Parlamento su quanto sia necessario, importante ed irreversibile l'ampliamento e, in secondo luogo, che si rileva che la stessa concordanza di opinioni in merito alla volontà di collaborare per coinvolgere in questo progetto epocale i cittadini europei.

(Applausi)

 
  
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  Presidente. - Grazie, Commissario Verheugen. La discussione è chiusa, se non vi sono altri interventi, e si può riprendere la discussione sulla clonazione umana. Ringrazio il Commissario Verheugen e sono lieto di rivedere fra noi il commissario Busquin.

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ONOREVOLE PROVAN
Vicepresidente

 
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