Fiori (PPE-DE). - Signor Presidente, signor Commissario, credo che ad ogni persona che sia animata da fede nell'uomo, dal primo momento della sua esistenza, vada garantito il rispetto incondizionato, moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità.
Occorre perciò dire forte e chiaro un "no" deciso contro gli esperimenti che comportano la distruzione di embrioni umani: l'embrione è già un soggetto umano, con una ben precisa identità, ed ogni intervento che non sia a favore dello stesso embrione si costituisce come atto lesivo del diritto alla vita. Occorre che questo Parlamento ribadisca quello che ha già molte volte detto in questi anni, anche nel recente maggio scorso. E' immorale utilizzare embrioni umani per scopi di ricerca, proprio per quegli scopi ai quali il Presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, ha assicurato l'erogazione di finanziamenti pubblici e che sono stati autorizzati dal governo britannico di Tony Blair.
Purtroppo sembra che gli interessi commerciali spingano verso ricerche che, attraverso scorciatoie, vanno al di là di ogni considerazione sulla tutela della vita umana, che noi consideriamo tale sin dal concepimento. Il corpo umano non appartiene al dominio dell'avere ma a quello dell'essere, dell'essere persona vivente, e quindi non è riducibile a una macchina fatta di pezzi e di ingranaggi, di tessuti e di funzioni.
Ciò che si vuole realizzare è quasi un'immagine di predazione della vita, è il contrario dell'etica dell'amore per l'uomo, per il suo corpo, anche in quello stadio primo dell'essere vivo, dell'esserci al mondo, al mondo umano, con quel corpo che egli è. Tanto è vero che coloro i quali prendono l'embrione umano e lo svuotano, portandogli via la massa cellulare interna e la vita, si industriano a dire che dentro non c'è nessuno, perché, se ci fosse qualcuno, sarebbe degno d'amore o, in un mondo senza amore, avrebbe diritto almeno al rispetto della sua dignità umana, altrimenti il mondo sarebbe violenza, brutalità e cinismo.
Cari colleghi, opporsi alle ricerche distruttive sugli embrioni non significa solo seguire un principio religioso, ma anche un principio di civiltà: il divieto assoluto di farsi padrone di un altro uomo, che dovrebbe essere ancora fortemente radicato nella nostra civiltà. Non si può ammettere che l'uomo abbia un potere così ampio su un altro uomo.
Non per questo, però, siamo contro la ricerca, tutt'altro. Ricerche alternative sono possibili: quelle sulle cellule staminali presenti nell'adulto e quelle ricavate dal cordone ombelicale subito dopo la nascita, ad esempio. Oltretutto le ricerche sulle cellule adulte esistono e sono promettenti. Molti ricercatori sono impegnati nell'alternativa alla clonazione e sono in procinto di formare importanti gruppi di ricerca nazionale indirizzata a questa specifica area.
Infine, si propone la costituzione di una commissione temporanea che discuta di questi temi. Vogliamo l'approfondimento di nuovi problemi posti dalle scienze della vita, a patto che sia chiaro che le posizioni assunte dal Parlamento non possono essere rimesse in discussione. Da esse la Commissione dovrà partire per aiutarci a dare indicazioni fondate.
Goebbels (PSE). – (FR) Signor Presidente, il progetto di Carta dei diritti fondamentali all’articolo 1 stabilisce che la dignità della persona dev'essere rispettata e tutelata, mentre all’articolo 3 afferma che, nel caso della medicina e della biologia, si devono rispettare i seguenti principi: divieto delle pratiche eugenetiche, in particolare quelle il cui scopo è la selezione delle persone, divieto di fare del corpo umano o di sue parti una fonte di profitto, divieto della clonazione a fini riproduttivi degli esseri umani.
Simili dichiarazioni solenni non sono necessariamente sufficienti. I progressi della scienza sono sbalorditivi. La ricerca scientifica progredisce talvolta ad una velocità difficile da cogliere per i comuni mortali, ed anche per il potere politico. Questo ritmo di avanzamento della scienza tecnologica, cioè del connubio tra scienza e tecnologia, suscita interrogativi etici gravidi di conseguenze. Questo vale soprattutto per la recente padronanza dei meccanismi della vita. A tale proposito, la proposta del governo britannico di investire il parlamento di Westminster di una legislazione volta ad autorizzare talune ricerche scientifiche sulla clonazione terapeutica, anche sull’embrione umano, ha suscitato ogni sorta di reazioni e di commenti positivi e negativi.
Alcuni gruppi politici del Parlamento europeo propongono di votare una risoluzione definita "urgente". I socialisti sono dell’opinione che tali questioni sono troppo importanti per il futuro della medicina, della biologia e della società umana, e che tale importanza merita da parte del Parlamento un lavoro più approfondito di una risoluzione definita in fretta e furia. Qui non siamo all’OK Corral. Non si tratta di essere i primi ad estrarre la pistola.
Le discussioni di questa mattina sull’Osservatorio dei mutamenti industriali hanno dimostrato che il Parlamento è capace di votare tutto ed il contrario di tutto nello spazio di pochi minuti. I socialisti deplorano questo genere di votazione, più simile alla roulette russa che a un serio lavoro parlamentare. Vogliamo una discussione serena su un problema di cruciale importanza, sulle possibilità aperte dall'ingegneria genetica e sulle frontiere da non oltrepassare in tale settore.
Questo insieme di questioni riguarda diverse commissioni permanenti del Parlamento. Si tratta infatti di un problema a chiaro carattere orizzontale, che merita di essere trattato da una commissione temporanea speciale, incaricata di chiamare esperti, di organizzare audizioni in cui mettere a confronto le varie opinioni in materia allo scopo di preparare con serenità una discussione obiettiva, non inficiata in partenza da pregiudizi radicati.
Concludo, signor Presidente, chiedendole, chiedendo a tutti noi di compiere un lavoro serio. Siamo disposti a ritirare la risoluzione se anche gli altri gruppi faranno altrettanto, e a cercare di realizzare insieme qualcosa di valido.
Wallis (ELDR). – (EN) Accolgo con favore la dichiarazione del Commissario, in particolare il suo carattere moderato e ponderato.
La risoluzione proposta dal gruppo ELDR segue lo stesso orientamento. Non vogliamo una reazione precipitosa e sconsiderata a quanto è avvenuto nel mio paese e all’annuncio fatto dal governo britannico. Si tratta di questioni serie, che riflettono le profonde preoccupazioni dei nostri cittadini, ma dobbiamo valutare l’intero contesto in cui è stato fatto l’annuncio del Regno Unito, tenendo conto del principio di sussidiarietà cui ha fatto riferimento il Commissario.
Si tratta solo di una proposta, non di una decisione, e fa seguito ad una relazione molto prudente e ponderata del gruppo di esperti sulla clonazione dell’ufficiale sanitario capo. La questione è stata oggetto di valutazione per due anni, un periodo troppo lungo, secondo alcuni, se paragonato alla vita di persone affette da tumori, morbo di Parkinson o disfunzioni di organi che potrebbero essere aiutate da questa ricerca. Il gruppo di esperti propone una semplice estensione delle norme in vigore nel Regno Unito riguardo ai fini cui possono essere destinati gli embrioni nelle attività di ricerca.
Sottolineo che si tratta di un’estensione della normativa e dei controlli in vigore in questo settore estremamente delicato. Dobbiamo rispettare il fatto che la questione suscita profonde e reali preoccupazioni tra i cittadini, siano essi favorevoli o contrari, e questo è quanto tenta di fare la nostra risoluzione. Il governo britannico ha riconosciuto questo aspetto nella sua proposta, che sarà sottoposta a libera votazione, possibilmente entro la fine dell’anno. Nonostante il mio partito non faccia parte del governo, ritengo che la reazione del governo britannico sia stata moderata e ponderata. Invito il Parlamento ad affrontare questa importante problematica con moderazione e ponderatezza.
Lannoye (Verts/ALE). – (FR) Signor Presidente, ci troviamo nuovamente di fronte ad un dibattito etico fondamentale che scaturisce dall’evoluzione della biotecnologia applicata all’uomo. Due diverse concezioni si contrappongono: una che rifiuta una strumentalizzazione dell’essere umano, ed in particolare dell’embrione, e si preoccupa delle possibili aberranti conseguenze per la società umana della banalizzazione di certe tecniche quali la clonazione, l’altra secondo la quale il diritto delle persone affette da malattie gravi e finora incurabili di poter beneficiare delle potenzialità della ricerca medica prevale su ogni altra considerazione, qualunque essa sia.
Il governo britannico, in assenza di qualsiasi concertazione internazionale preliminare, e insisto su questo punto, a quanto pare ha optato per il secondo atteggiamento, pronunciandosi a favore della clonazione a fini terapeutici. L’ipotesi che sta alla base di tale decisione è che la clonazione terapeutica, vale a dire la clonazione di cellule embrionali indifferenziate a partire da embrioni umani disponibili per la ricerca e per la produzione, costituisce una via ricca di promesse. Anche se si trattasse di un'ipotesi fondata, ciò non toglie che una scelta del genere conferisca all’embrione umano lo status di riserva di cellule per uso medico e comporti la produzione di embrioni innanzitutto a scopo di ricerca e in seguito forse a scopo di riproduzione.
A questo punto ritengo importante formulare due osservazioni. In primo luogo, vorrei ricordare la Convenzione del Consiglio d’Europa sui diritti dell’uomo e della biomedicina adottata a Oviedo nell’aprile 1997, che pecca forse d'imprecisione su un certo numero di punti, ma è estremamente chiara all’articolo 18, in cui si afferma che la costituzione di embrioni umani a fini di ricerca è vietata. Fino a non molto tempo fa su tale punto esisteva in Europa un consenso, che ora è stato infranto con la posizione assunta dal governo del Regno Unito.
Seconda osservazione: a giudizio di diversi esperti, come il Commissario incaricato della ricerca Busquin ha detto poc’anzi, sono possibili altre vie per rispondere alla legittima aspettativa di chi soffre di gravi malattie di origine genetica. Si tratta in particolare di vie che non richiedono la produzione di embrioni tramite clonazione, ma che utilizzano cellule adulte. Perché quindi, dinanzi a tali ipotesi, compiere una fuga in avanti contestabile sotto il profilo sia etico che sociale?
In conclusione, onorevoli colleghi, penso che le conoscenze acquisite in materia di terapia genica possano essere promettenti per l’umanità, ma che esse siano anche portatrici di rischi e di aberrazioni estreme. Occorrono quindi un rigoroso quadro di riferimento e chiari limiti giuridici. A questo proposito è essenziale mantenere e non stabilire – e sottolineo mantenere – un divieto della clonazione umana. Il Parlamento ha la responsabilità di ribadirlo, non nella fretta, ma restando coerente rispetto alle posizioni adottate in precedenza.
Thomas-Mauro (UEN). – (FR) Signor Presidente, duecento anni fa il dottor Cabanis, filosofo dell'illuminismo, proponeva di osare di rivedere e correggere l’opera della natura, perché dopo esserci occupati stranamente dei mezzi per abbellire e migliorare le razze animali, sarebbe deplorevole trascurare totalmente la razza umana, come se fosse più importante avere buoi grandi e forti che uomini vigorosi e sani, pesche profumate che cittadini saggi e buoni.
Il sogno di Cabanis è ad un passo dal diventare realtà. Questo sogno ha un nome: eugenetica. Questo sogno è un incubo che assume diversi volti, uno più mostruoso dell’altro, che si tratti, ad esempio, delle diagnosi prenatali che servono ad eliminare gli embrioni affetti dalla sindrome di Down per risparmiarsi la fatica di debellare la malattia stessa, del moltiplicarsi di embrioni in soprannumero che si accumulano nei congelatori, o infine della clonazione degli esseri umani.
Orbene, questi embrioni sono esseri umani la cui vita è sacra. Sono uomini di cui abbiamo il dovere di rispettare la dignità. A cosa servono le nostre solenni dichiarazioni sui diritti dell’uomo se ci facciamo beffe della dignità dell’uomo nella segretezza dei laboratori? È indubbio che la clonazione degli esseri umani segnerebbe la nascita di una nuova forma di schiavitù nella quale le provette prenderebbero il posto delle catene ed i laboratori delle navi negriere.
È ovvio che vi saranno persone di animo sensibile che ci rimprovereranno di rifiutare alla ricerca scientifica i mezzi per progredire e, peggio ancora, per curare i malati. Non accetto questa forma di terrorismo intellettuale. Anzi, ho il sospetto che per tali persone la ricerca sia solo un pretesto per esperimenti da apprendisti stregoni. Essendo la moglie di un medico, tengo molto allo sviluppo della ricerca.
A questo proposito sarebbe forse più pertinente invitare gli scienziati ad approfondire le loro ricerche sulla possibilità di ottenere cellule staminali differenziabili a fini terapeutici, in particolare partendo da organi adulti. Di fronte a chi non sogna altro che d'impadronirsi del mistero della vita, abbiamo il diritto di difendere la dignità di ogni essere umano vietando senza ambiguità la clonazione degli esseri umani.
Bonino (TDI). - Signor Presidente, colleghi, credo che nel suo intervento il collega Fiori abbia chiarito le cose: ha affermato chiaramente che qui si tratta di identificare i principi religiosi - i suoi - con i principi di civiltà.
Per quanto mi riguarda, io credo invece che quello che le istituzioni debbono affermare sia il principio della laicità, vale a dire ribadire che quello che ad alcuni può apparire moralmente inaccettabile, non per questo dev'essere ritenuto giuridicamente impraticabile. Si tratta dunque di riaffermare la differenza tra la norma giuridica e i principi religiosi. Se veniamo meno a questo principio, credo che la deriva sarà senza fine.
Signor Presidente, cari colleghi, ritornando al tema in questione, ci rendiamo conto che, di fronte al nuovo - anche al nuovo promettente, in termini di cure per malattie di milioni e milioni di persone - scatta la reazione normale, tradizionale, quella di sempre, della proibizione, della crociata, dell'urlo "ai barbari!", senza neanche chiedersi se poi questa proibizione funziona, o funzionerebbe, o se siamo in grado di farla rispettare, o di monitorarla.
E' lo stesso atteggiamento che si ha di fronte a normali fenomeni sociali, da tanto tempo ormai, che si tratti - ad esempio - dell'aborto, dell'immigrazione, o addirittura delle droghe. Si proibisce e poi ce ne si lava le mani.
Io credo invece che responsabilità della politica - più difficile forse, più complessa - è di governare determinati fenomeni, di porre dei limiti, di evitare il Far West. Questo è quanto le istituzioni sono chiamate a fare, indipendentemente dalla coscienza religiosa di ciascuno di noi, per chi ce l'ha. Proprio per questo noi, radicali della Lista Bonino, riteniamo di poter appoggiare, con qualche difficoltà, il compromesso del gruppo liberale. Noi vogliamo cercare di ridurre il divorzio tra scienza e politica, tra cultura e politica, cercare di governare laicamente il nuovo con il pragmatismo della sperimentazione, delle approssimazioni successive, senza lanciarci immediatamente, come sempre, in campagne proibizioniste, che già sappiamo inefficaci.
Quello che si sta facendo ora è semplicemente rilanciare, esattamente come nel caso dell'aborto clandestino, il turismo medico di milioni di persone che andranno a farsi curare clandestinamente altrove. Questa mia affermazione è di estrema gravità e mi riempie di preoccupazione, però badate: la strada proibizionista, dal punto di vista scientifico e dei fenomeni sociali, non ha funzionato mai.
E' nostra responsabilità, credo, porre, o cercare di assumere il rischio di porre i limiti di approssimazioni successive, senza cercare di imporre i propri principi etici - per chi li ha - in quanto principi di civiltà. La vera civiltà delle istituzioni è quella della laicità, della sperimentazione e del confronto.
Wurtz (GUE/NGL). – (FR) Signor Presidente, vorrei scusarmi per la mia assenza di poc’anzi. Avevo avvisato l'Assemblea di quest’impedimento momentaneo.
Signor Presidente, il mio gruppo disapprova la decisione presa dal governo britannico sulla clonazione di cellule umane, che a nostro avviso non tiene conto della legislazione europea in materia né del parere che il comitato etico dell’Unione europea sta elaborando a proposito delle conseguenze della ricerca sulla clonazione. Ci esprimiamo a favore del divieto di qualsiasi ricerca sulla clonazione umana e protestiamo contro qualunque sfruttamento commerciale delle invenzioni biotecnologiche che riguardano la clonazione.
Date queste posizioni di principio generale, la discussione non può che cominciare dall’atteggiamento da adottare nei confronti della ricerca biotecnologica, per valutarne tutte le implicazioni etiche, senza tuttavia rischiare di frenare le attività che possono migliorare la salute umana.
Considerata l’estrema delicatezza di tali questioni di civiltà, il mio gruppo è contrario a risoluzioni negoziate con precipitazione. Ci siamo invece pronunciati subito a favore della costituzione di una commissione temporanea sulla clonazione e sulla ricerca biotecnologica allo scopo di procedere alle audizioni necessarie per adottare al momento opportuno una posizione con piena cognizione di causa.
Ecco il motivo per cui il mio gruppo non ha firmato alcuna delle risoluzioni di compromesso su cui oggi siamo chiamati a pronunciarci. Per il momento, ognuno di noi si esprimerà secondo coscienza sulla base dei principi che ho appena ricordato.
Blokland (EDD). – (NL) Signor Presidente, nel gennaio 1998 il Parlamento discusse del Protocollo del Consiglio d’Europa, nel quale fu inserito il divieto di clonare essere umani. In quella occasione espressi il timore che paesi quali il Regno Unito e i Paesi Bassi, che si rifiutarono di sottoscrivere il Protocollo, potessero considerare quel divieto come un impedimento non proprio assoluto.
Tutto ciò succedeva più di due anni fa. Adesso, il governo britannico vuole autorizzare, in via sperimentale, la clonazione di embrioni a fini terapeutici. Non posso fare a meno di pensare che in ogni caso il passo che si vuole compiere non sia quello giusto. Prima era tutto vietato, ora si può clonare a fini terapeutici ma non a scopo di riproduzione, come se i fini terapeutici potessero spiegare e giustificare qualsiasi cosa. Ma che differenza c’è tra clonare gli embrioni umani per fini terapeutici e clonarli per scopi riproduttivi? E come reagire se, tra breve, ci saranno pressioni per sfruttare a livello farmaceutico i risultati ottenuti grazie alle ricerche? O per passare alla clonazione a fini riproduttivi?
Personalmente considero ogni nuova vita umana come un dono di Dio. Qualsiasi forma di vita umana deve essere trattata con rispetto, e questo è anche l’unico modo per difendere la dignità dell’essere umano. Mi ripugna che gli embrioni umani possano essere usati alla stregua di beni di consumo, anche se con la copertura giustificativa dei cosiddetti “fini di ricerca”, e mi ripugna soprattutto perché esistono anche altri modi per clonare le cellule staminali. Allora perché si è scelta proprio questa via, a dispetto delle numerose perplessità di natura etica che sono state sollevate in tutto il mondo?
Invito urgentemente il governo britannico a riconsiderare la decisione, di così ampia portata, che ha adottato e chiedo al Parlamento britannico di non approvare la relativa proposta.
Paisley (NI). – (EN) Signor Presidente, l'uomo orgoglioso vuole atteggiarsi a Dio e si rifiuta di ammettere di essere solo una creatura. Vuole essere il creatore. La questione oggi in esame è un conflitto tra la creazione e le scoperte dell’uomo. Alcuni scienziati sono talmente arroganti che stanno già brevettando le loro scoperte, come se si fossero imbattuti per caso nella loro stessa creazione. Il dottor William Hesseltine, il direttore generale della Human Gene Sciences Inc., ha già brevettato 100 geni umani e la sua società ha presentato domanda per altri 8 000. Sostengono che la clonazione umana riguarda la promozione della salute. Io oggi affermo che la clonazione umana riguarda la ricchezza di alcuni scienziati e delle loro società. Alcuni scienziati sono stati contagiati dalla follia fascista di Hitler e sono pronti ad omologarla in laboratorio. Il Parlamento deve opporsi, e in veste di parlamentare britannico voterò contro anche in seno al mio parlamento.
Liese (PPE-DE).- (DE) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, come gruppo del PPE siamo sconcertati dai piani del governo britannico sulla clonazione degli embrioni umani. Finora tutti i responsabili all'interno dell'Unione europea erano d'accordo sul fatto che in nessun caso potesse essere ammessa la clonazione umana.
Il Consiglio, compreso il governo britannico, ha approvato all'unanimità, nell'ambito del quinto programma quadro di ricerca, un testo che esclude la clonazione, anche la cosiddetta clonazione a scopi terapeutici. Nella direttiva sulla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche Parlamento e Consiglio hanno approvato un testo che prevede il rifiuto globale della clonazione umana, in quanto tale tecnica va contro il buon costume e l'ordine pubblico.
Signor Commissario, in alcune pubblicazioni apparse nei giorni scorsi sui giornali ed anche nel suo discorso vi era una serie di punti oscuri riguardanti il quinto programma quadro di ricerca ed in particolare la direttiva sui brevetti. E' stata data l'impressione che solo la clonazione riproduttiva venisse proibita. Ciò è falso! Ho collaborato scrupolosamente alla redazione di entrambi i testi e tutte e due le direttive escludono sia la clonazione a fini terapeutici che quella a fini riproduttivi.
Esamini bene i documenti, signor Commissario, e chiarisca questo punto, altrimenti avrà delle noie dal Parlamento europeo. Non credo sia nelle sue intenzioni. Adesso tale accordo generale tra Stati dell'Unione europea ed enti di ricerca viene disatteso dal governo di uno Stato membro.
Noi, come Parlamento, dobbiamo opporci alla violazione di questo tabù. Ma oltre che esprimere il nostro parere, è importante far sì che esso abbia un seguito. Per questo motivo, come gruppo del PPE, abbiamo chiesto che nella Carta dei diritti fondamentali venga inserito un rigoroso divieto alla clonazione dell'essere umano in ogni stadio del suo sviluppo.
Esorto infine la Commissione ad applicare con rigore la richiesta avanzata nell'ambito del quinto programma quadro di ricerca di non sostenere alcuna forma di clonazione umana. Ciò significa anche evitare la concessione di aiuti trasversali a enti di ricerca della Gran Bretagna. La strada più sicura per raggiungere tale obiettivo è far sì a che gli istituti che praticano la clonazione vengano del tutto esclusi dai finanziamenti dell'Unione europea.
(Applausi)
Gebhardt (PSE).– (DE) Signor Presidente, bisognerebbe prestare ascolto al Commissario! Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, non vi è alcun dubbio sul fatto che le biotecnologie e l'ingegneria genetica oggigiorno svolgano un ruolo importante. Acquisteranno sempre maggior rilevanza sia nella ricerca che grazie alle loro molteplici applicazioni e questo nessuno lo mette in dubbio. Ma anche il modo di affrontare questa difficile materia, su cui si concentrano speranze e paure, è al di sopra di ogni dubbio? Temo di no.
Lo svolgimento della discussione odierna ne è la prova migliore. Reagiamo prontamente al progetto di legge di uno Stato membro dell'Unione europea, che alcuni giorni fa ha messo in allarme l'opinione pubblica, con un'iniziativa a livello parlamentare. E come si configura questa reazione? Basta uno sguardo ai progetti di risoluzione presentati per capire che al Parlamento europeo, nella fretta, non resta altro che ribadire la posizione già espressa più volte rispetto a delicati settori della ricerca e dell'applicazione di biotecnologie e ingegneria genetica. E' giusto, ma non basta!
Dobbiamo fare della biotecnologia e dell'ingegneria genetica, in particolare però della bioetica, un tema centrale dell'attività del Parlamento europeo. Non sono il solo a sostenere questa richiesta. Il mio gruppo mi appoggia. I cittadini esigono da noi un maggiore impegno a livello preventivo in questo settore. Non dobbiamo più correre dietro agli avvenimenti o, col fiato corto, rilasciare commenti su sviluppi in avanzata fase di attuazione. Il Parlamento europeo deve indicare nuove strade affinché le biotecnologie e l'ingegneria genetica diventino una benedizione per l'umanità e non le si rivoltino contro a causa della mancata osservanza di limiti di carattere etico.
Per questo motivo dovremmo deliberare a grande maggioranza l'istituzione della commissione proposta, la quale dovrebbe elaborare le basi per una legislazione di carattere preventivo. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che alle biotecnologie e all'ingegneria genetica probabilmente è legata la più grande rivoluzione mai avvenuta in campo medico e tecnico. Tale rivoluzione non può essere accompagnata da una legislazione lacunosa. Dobbiamo fornire al Consiglio i migliori esperti e ottenere una legislazione coerente negli Stati dell'Unione europea. In particolare, la questione etica e la tutela della dignità umana rivestono un'importanza tale da non poterle lasciare in balia di legislazioni nazionali frammentarie o, magari, addirittura contraddittorie.
Dobbiamo affrontare con urgenza tutte le questioni relative all'etica in campo medico, tecnico e scientifico. Per questo motivo la necessaria commissione del Parlamento europeo dovrà iniziare i suoi lavori al più presto. La nostra votazione servirà a dare il segnale di partenza.
Plooij-van Gorsel (ELDR). – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, al momento attuale le biotecnologie sono tra le tecnologie più promettenti che possono portare a grandi progressi nel campo della medicina. Vietando la clonazione in Europa non faremmo altro che spingere la ricerca a trasferirsi in altre parti del mondo, ad esempio negli Stati Uniti o, nell’ipotesi più sfavorevole, in paesi dove gli standard etici sono più bassi rispetto a quelli dell’Unione europea. Esperti, attività di ricerca e posti di lavoro finirebbero così all’estero, mentre i prodotti ottenuti con quelle tecniche sarebbero comunque venduti anche sul mercato europeo.
Onorevoli colleghi, qual è il vero nocciolo della questione? Chi siamo noi per negare ad esseri umani il diritto alla guarigione? E’ veramente tanto semplice vietare per motivi etici il ricorso ad una tecnologia che ha un così alto potenziale di successo? Non abbiamo forse tutti il diritto alla salute e al benessere? Chi può permettersi di sentenziare cosa è etico e cosa non lo è? Concludo dicendo che io e il gruppo liberale appoggiamo con forza questa risoluzione.
Breyer (Verts/ALE).– (DE) Signor Presidente, ci troviamo in una spiacevole situazione: in uno Stato membro dell'Unione europea si autorizza la clonazione a fini terapeutici, da noi sempre criticata. I cittadini dell'Unione si aspettano che il Parlamento europeo prenda posizione al riguardo. Trovo irresponsabile cercare di nascondere la realtà con palliativi, istituendo un circolo dove discutere all'infinito e una commissione temporanea. Dobbiamo prendere posizione qui e adesso sulla decisione che verrà adottata nei prossimi mesi – o addirittura nelle prossime settimane – e, naturalmente, anche sui temi che si presenteranno in futuro. Ma, vi prego, non lasciate che la questione venga minimizzata, senza prendere posizione o relegando il tema nelle commissioni per tranquillizzare la popolazione.
Penso sia molto importante quanto sta succedendo. Ammettere la clonazione a fini terapeutici è come aprire il vaso di Pandora: in tal modo l'incubo dell'uomo clonato, dell'uomo su misura, si fa più vicino. La differenziazione arbitraria tra clonazione riproduttiva e non riproduttiva è una trappola semantica. Altrettanto problematica è la definizione di clonazione a fini terapeutici, perché non si può certo parlare di terapia. La clonazione, anche quella terapeutica, apre le porte alla possibilità di considerare l'uomo solo più come materiale biologico.
E' irresponsabile generare vita intenzionalmente – e sottolineo intenzionalmente - per utilizzarla come materiale di ricerca. Ciò viola i diritti umani. Anche produrre embrioni al fine specifico di utilizzarli come pezzi di ricambio significa provocare una frattura nella dignità umana. Per questa ragione il Parlamento deve sfruttare le sue possibilità d'intervento.
Commissario Busquin, oggi mi attendo anche da lei una dichiarazione esplicita su come intende procedere nel caso in cui uno Stato membro non tenga conto delle decisioni del Parlamento e del Consiglio. Abbiamo bisogno di un segnale chiaro e credo che sarebbe un segno di debolezza politica se, per fedeltà nei confronti di Blair, ci lasciassimo alle spalle qualsiasi scrupolo di carattere etico.
Grossetête (PPE-DE). – (FR) Signor Presidente, signor Commissario, va da sé che la clonazione umana volta unicamente a riprodurre un essere simile ad un altro al solo scopo di migliorarlo dev’essere vietata. Questa è sempre stata la posizione del Parlamento europeo e credo sia bene ribadirla. Oggi, tuttavia, il nocciolo della questione è l’utilizzo della tecnica della clonazione a fini terapeutici, che ha numerose implicazioni.
Implicazioni di carattere medico. Si deve operare una netta distinzione tra clonazione terapeutica e clonazione riproduttiva. La terapia cellulare rappresenta oggi un’enorme speranza per numerosi pazienti affetti da malattie genetiche o degenerative, quali la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson o varie forme di cancro.
Implicazioni di natura etica e filosofica. Qual è lo status dell’embrione? Per rispondere a questa domanda ci si può riferire alle innumerevoli discussioni che abbiamo avuto sull’aborto o sulla fecondazione in vitro. Qual è lo status degli embrioni in soprannumero, derivanti dalle fecondazioni in vitro e destinati ad essere distrutti? Non potrebbero ridare la vita?
Implicazioni economiche e sociali. Si tratta di un dibattito a livello di società. Quali sono i punti di vista di americani e giapponesi in proposito? L’Europa deve porsi in un’ottica mondiale e tener conto del potenziale di ricerca rappresentato dalla clonazione terapeutica.
Si deve svolgere una discussione di principi. L’avete invocata e siamo d’accordo. Forse sarebbe opportuno definire in via prioritaria ciò che ci si vieta di fare ed inquadrare in maniera rigorosa la pratica accettabile. È indispensabile porre limiti invalicabili. Tali questioni vengono interpretate in modo diverso da un paese all’altro a seconda delle culture.
Per questi motivi l’azione dell’Unione europea nel settore dev’essere guidata esclusivamente dai grandi principi fondamentali. Tali principi esistono e sono quelli del rispetto della persona, del rispetto della vita, della libertà, ma anche del progresso al servizio di tutti.
(Applausi)
Muscardini (UEN). - Signor Presidente, la clonazione e la brevettabilità sono e devono restare illeciti per tutto ciò che riguarda l'uomo. Non esiste alcuna differenza tra la clonazione a scopi terapeutici e per la riproduzione; il fine non può giustificare il mezzo, quando è in gioco la dignità umana che va rispettata prioritariamente.
L'utilizzo di embrioni umani per la fabbricazione di organi non può essere pertanto giustificata in nessun modo. Infatti, utilizzando questi ultimi, si annulla un potenziale essere umano, contraddicendo in modo evidente al valore assegnato al fine dichiarato di salvare altri esseri umani. La questione sarebbe certamente diversa se l'utilizzo riguardasse soltanto le cellule staminali e non gli embrioni.
Cercare di modificare la natura delle regole fondamentali dell'origine della vita ci sembra un'operazione eticamente aberrante. Dobbiamo fermarci e riflettere sulle possibili conseguenze dello scardinamento del sistema naturale. Il principio di precauzione dev'essere invocato e applicato anche nell'ipotesi di clonazione terapeutica. Non a caso, infatti, il quinto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico 1998-2002 esclude il finanziamento di progetti che implicano la clonazione di embrioni a fini riproduttivi e non prevede il finanziamento di ricerche sulla clonazione terapeutica.
Rispettando la diversità delle opinioni in materia, consideriamo indispensabile definire norme etiche basate sul rispetto della dignità umana nel settore delle biotecnologie.
Invitiamo il gruppo europeo di etica della scienza e delle nuove tecnologie a tener conto dei rischi connessi al superamento di certe soglie, oltre le quali tutto può apparire lecito se non si rispetta la dignità umana. E' auspicabile che gli europei, come ritiene il Presidente Prodi, possano riunirsi attorno a valori comuni.
A tale fine, la Commissione deve favorire un dibattito aperto, nell'intento di trovare un giusto equilibrio tra il rigore etico, basato sul rifiuto di sfruttare il corpo umano a scopi commerciali, e l'obbligo di rispondere ai bisogni terapeutici.
Chiediamo al Consiglio di prendere l'iniziativa di una convenzione internazionale sull'utilizzo della materia vivente, al fine di evitare che embrioni umani vengano commercializzati e usati a fini contro natura. E' importante, signor Presidente, colleghi, che non si dia vita a una nuova specie umana, come sembra stia avvenendo anche per cataclismi naturali e ambientali.
Linkohr (PSE).– (DE) Signor Presidente, peccato che nessuno dei colleghi inglesi che sostengono le posizioni del governo abbia preso la parola. Sarebbe stato interessante sentire i loro argomenti, dal momento che anche loro - immagino - avranno riflettuto al riguardo. Nel Regno Unito a partire dal 1991 è stata autorizzata la ricerca sugli embrioni fino al quattordicesimo giorno. Mi sembra una conseguenza logica che a quel passo adesso segua il successivo.
Perché il Regno Unito si comporta diversamente dal resto del continente? E' una domanda interessante, no? La differenza, a quanto pare, persiste indipendentemente dai governi in carica. Prima erano al governo i conservatori, oggi ci sono i laburisti e non è cambiato nulla. Perché l'opinione pubblica britannica ha posizioni diverse rispetto a quelle che troviamo sull'altra sponda del canale? Forse sarebbe una questione su cui varrebbe la pena discutere in questa sede, dal momento che abbiamo il privilegio di avere rappresentanti popolari provenienti dall'intera Unione europea. Questa è la prima osservazione che volevo fare.
In secondo luogo volevo osservare che mi è piaciuto molto quanto ha detto la onorevole Bonino. E' molto vicino al mio pensiero. Anch'io sarei d'accordo di farci guidare nelle nostre decisioni dal principio della laicità. Lo Stato non è religioso. Lo Stato deve rispettare la religione. Anch'io rispetto il fatto che qualcuno sia cattolico, protestante, ebreo o altro. Ma pretendo che anche la mia opinione venga rispettata e ciò può accadere solo in un ambiente laico. Questa pretesa di infallibilità ha già arrecato danni enormi in Europa. Dovremmo cercare di liberarcene. Nessuno ha il monopolio sull'etica. Anche coloro che la pensano diversamente sono etici.
Del resto abbiamo sempre sperimentato che i divieti nella prassi tendono ad indebolirsi. Chiunque può citare esempi in proposito. Pertanto sono fermamente convinto – a prescindere da quanto decideremo – che in una società cosmopolita, in cui la ricerca viene praticata sotto vari punti di vista, il sapere troverà il proprio cammino. Alla fine l'unico modo che avremo per agire in modo responsabile nei confronti di tale materia sarà quello di cercare di porre dei limiti. Si può chiedere che venga proibito qualsiasi genere di ricerca, onorevole Wurtz, ma sarebbe incredibilmente ingenuo pensare che tale divieto verrà osservato. Alla fine dovremo accontentarci di fissare dei limiti.
In questo caso ho avuto la stessa reazione di molti altri. Mi si rizzano i capelli al solo pensiero che gli embrioni possano venir manipolati o maltrattati a fini di ricerca. A tutto c'è un limite, ma l'esperienza pratica insegna che alla fine non si potrà fare molto di più che delimitare semplicemente questo ambito. Al momento non abbiamo alcun bisogno di intervenire. C'è tempo. Dovremmo fare una profonda riflessione su come comportarci in questa faccenda. Disponiamo di commissioni competenti e a volte può anche essere utile leggere un buon libro.
Ahern (Verts/ALE). – (EN) Un importante valore europeo che tutti noi, sia laici che religiosi, pretendiamo di condividere è che ogni esperimento su un essere umano dev’essere condotto a suo esclusivo e diretto beneficio. Ci scostiamo da questo principio a nostro rischio e pericolo, e in questo caso ce ne siamo chiaramente allontanati. Non possiamo condurre esperimenti su esseri umani in qualsiasi fase del loro sviluppo e di sicuro non possiamo produrre embrioni in massa a fini di sperimentazione. La fase successiva sarà lo sfruttamento commerciale, consentito dalla nostra stessa direttiva sui brevetti biologici.
Le autorità del Regno Unito sostengono che nonostante i dubbi etici la clonazione di embrioni umani è necessaria perché è l’unico modo di aiutare i pazienti affetti da varie patologie. Molti scienziati contestano quest’affermazione e propongono di intensificare la ricerca sulle cellule staminali presenti nell’adulto per conseguire gli stessi risultati nella cura delle malattie. Non possiamo unirci e trovare un modo per affrontare la ricerca sulle cellule staminali senza condurre esperimenti diretti sugli esseri umani? Mi auguro che l’Assemblea convenga sul fatto che questo è un valore su cui si fonda la costruzione dell’Europa.
Purvis (PPE-DE). – (EN) Questo è un argomento delicato, non ultimo a causa del titolo “Clonazione umana”. La ricerca in materia di cellule staminali sarebbe un titolo meno tendenzioso, ma il mio scopo è di invitare ad una calma riflessione e ponderazione dei fatti e delle implicazioni per noi come razza umana, per la nostra salute e il nostro benessere, per il futuro della scienza e del settore sanitario in Europa e, aspetto che non va trascurato, per il nostro benessere spirituale.
Chiariamo allora alcuni fatti. In primo luogo, la clonazione umana a fini riproduttivi è vietata nel Regno Unito. Non vi è alcuna intenzione di modificare questo orientamento e l’industria del Regno Unito non ha intenzione di effettuare clonazioni umane a fini riproduttivi ora o in futuro. L’uso di cellule staminali embrionali nella ricerca è una risposta a breve termine all’esigenza scientifica di scoprire modi di riprogrammare le cellule adulte.
In secondo luogo, la ricerca in materia di cellule staminali è rigorosamente disciplinata da una legislazione severa, applicata dall’autorità competente per la fecondazione umana e l’embriologia, un organismo molto rigoroso che gode del massimo rispetto. Forse sarebbe una buona idea se anche gli altri Stati membri si dotassero di un organismo analogo.
In terzo luogo, sono stati di recente compiuti interessanti progressi nella ricerca in materia di cellule staminali presenti negli adulti, ma sussistono ancora svantaggi significativi rispetto alle singolari caratteristiche delle cellule embrionali. Lo scopo della ricerca sulle cellule staminali embrionali è di trovare modi di impiego delle cellule adulte che compensino tali svantaggi.
Arriviamo quindi al dilemma fondamentale. Un embrione di 14 giorni è un essere vivente che gode degli stessi diritti di un individuo o di un feto? Giusto o sbagliato che sia, le legislazioni del Regno Unito e degli Stati Uniti permettono questo tipo di ricerca da dieci anni e ne sono stati tratti molti benefici. In seguito a consultazioni a livello mondiale durate parecchi mesi, la relazione Donaldson raccomanda di estendere tale ricerca a scopi terapeutici.
La scelta è vostra, onorevoli colleghi. Dovete essere fedeli alla vostra coscienza e alla vostra fede, ma tenete anche conto del benessere futuro del vostro vicino. Anche prendersi cura del vicino è un dovere cristiano. Potrebbe avere il morbo di Alzheimer o di Parkinson o il diabete.
Hermange (PPE-DE). - (FR) Signor Presidente, la questione sollevata dalla decisione britannica è grave e difficile. Si deve ammettere che le legislazioni nazionali in materia divergono notevolmente, aprendo la porta a pratiche incontrollate, attraverso le quali, tuttavia, come la onorevole Grossetête diceva poc'anzi, possiamo chiederci che valore abbia per alcuni paesi la realtà del principio del rispetto della vita umana fin dallo stadio embrionale, ribadito all'articolo 18 della Convenzione europea dei diritti umani, che vieta la costituzione di embrioni per usi umani.
L'eterogeneità dei dispositivi dimostra quanto il dibattito sia complesso e solleva un certo numero di questioni contrastanti. Che cosa significa il rispetto della vita? Che cosa significa il pre-embrione rispetto all'embrione? Si può autorizzare la ricerca sull'embrione a fini terapeutici? Da dove provengono le cellule staminali? Si devono clonare gli embrioni? Le cellule staminali non provengono da tessuti adulti, ma anche da tessuti fetali? Si può autorizzare la creazione di embrioni in vista di un progetto diverso da quello della vita? Di fronte a gravi malattie oggi incurabili, si ha il diritto di impedire di proseguire ricerche che ci hanno detto essere portatrici di speranza?
Sono tutte domande gravide di conseguenze in quanto è in gioco il significato stesso della vita. Per questo motivo è necessario un dialogo, innanzitutto in seno alle Istituzioni europee, e trovo deplorevole, signor Presidente, che il Presidente Prodi abbia concesso l'anteprima dei suoi interventi lunedì alla stampa prima di esprimersi dinanzi al Parlamento europeo. Ho notato che i suoi discorsi in proposito erano molto prudenti e misurati.
In secondo luogo, penso che per un dialogo del genere il Parlamento dovrebbe creare una commissione parlamentare ad hoc che, in un primo tempo, potrebbe intraprendere subito l'iniziativa di ascoltare gli esperti di ogni orientamento provenienti dall'Europa e d'oltre Atlantico. Il dibattito deve avere luogo anche in seno all'opinione pubblica. Per questo motivo propongo che vengano avviati congressi europei di bioetica e che un dispositivo consenta d'inquadrare le pratiche in questo settore nel momento in cui creiamo inutilmente un certo numero di osservatori. Propongo la creazione di un'agenzia europea della medicina della riproduzione e delle biotecnologie.
Busquin,Commissione. – (FR) Signor Presidente, mi permetto di rispondere perché nella discussione l’onorevole Liese ha sollevato una questione precisa, ponendola a livello di quinto programma quadro. Come l’onorevole Liese certamente sa, nel quinto programma quadro è chiaramente indicato, in quanto ciò è stato oggetto di una procedura di codecisione, che sono escluse in maniera del tutto esplicita le ricerche che riguardano le tecniche di clonazione a fini riproduttivi e terapeutici.
Ne consegue che per il momento nell'ambito del programma quadro tale ricerca è assolutamente esclusa. Volevo solo precisare questo punto, onorevole Liese, perché lei ha sollevato la questione.
Per quanto riguarda la discussione, invece, come ho già detto nella mia introduzione la Commissione desidera associarsi ad una discussione con il Parlamento su tali questioni che, come abbiamo visto, sono molto complesse ed interessanti.
Presidente. - Comunico di aver ricevuto otto proposte di risoluzione ai sensi dell'articolo 37, paragrafo 2, del Regolamento(1).