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Resoconto integrale delle discussioni
Mercoledì 6 settembre 2000 - Strasburgo Edizione GU

11. Tempo delle interrogazioni (Commissione)
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  Presidente. - L'ordine del giorno reca il Tempo delle interrogazioni (B5-0535/2000). Saranno trattate le interrogazioni rivolte alla Commissione.

Prima parte

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 41, della onorevole Ilka Schröder (H-0613/00):

Oggetto: Cooperazione con i consultori antidroga

A partire dal 1998 la cooperazione tra la Commissione e gli organismi da essa sovvenzionati è considerevolmente peggiorata: la definizione dei contratti tra consultori e Commissione avviene spesso quando i progetti sovvenzionati sono in corso ormai da mesi. Ciononostante, la Commissione pretende che i progetti abbiano inizio anche quando esiste solo una notifica scritta preliminare. Il pagamento di anticipi da parte della Commissione si protrae per anni. Tutte le reti di consultori sono interessate dal peso crescente delle pratiche amministrative e soprattutto dai mancati rimborsi da parte della Commissione, il che ostacola notevolmente il loro lavoro. Alcune associazioni sono persino costrette a chiudere a causa dei ritardi di pagamento della Commissione.

Può la Commissione far sapere per quale motivo non è riuscita, negli ultimi anni, a far pervenire alle associazioni beneficiarie contratti e anticipi con rapidità ed effettivamente in concomitanza con l'attuazione dei progetti?

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) La Commissione condivide la preoccupazione della onorevole deputata in merito ai problemi riguardanti i contratti e i pagamenti a favore dei consultori antidroga beneficiari del programma d’azione comunitario per la prevenzione delle tossicodipendenze.

I problemi hanno diverse cause. In primo luogo, è emerso un chiaro problema di risorse umane in seno alla direzione per la sanità di Lussemburgo, che si occupa di queste attività. In breve, l’organico è insufficiente per espletare le procedure complesse e rispondere a beneficiari spesso privi di esperienza che propongono troppi progetti di modesta entità. La situazione si è aggravata la scorsa estate quando, alla luce della relazione del comitato di esperti indipendenti, si è deciso di terminare il contratto con l’Ufficio di assistenza tecnica che contribuiva all’attuazione del programma.

In secondo luogo, nel quadro del programma antidroga vengono attuati numerosi progetti di modesta entità, fatto che comporta uno sforzo supplementare per le già limitate risorse umane disponibili. Durante gli ultimi cinque anni, la dimensione media dei progetti in termini di cofinanziamento della Commissione è stata di 180 000 euro.

In terzo luogo, l’esperienza rivela una scarsa comprensione, da parte dei partecipanti alla rete, delle procedure della Commissione relative a contratti e pagamenti. In molti casi la Commissione ha quindi dovuto inviare diverse richieste ai consultori antidroga per ottenere la documentazione mancante, necessaria a perfezionare i contratti o effettuare i pagamenti.

In quarto luogo, alla luce dell’esperienza maturata con le sovvenzioni a carico del bilancio comunitario e delle critiche della Corte dei conti, possono essere stati applicati criteri più rigorosi alla documentazione relativa ai costi contrattuali, il che ha prodotto effetti a catena sui tempi dei pagamenti.

Per risolvere questi problemi, sto adottando vari provvedimenti. La proposta della Commissione per una nuova disciplina e strategia nel settore della sanità pubblica evidenzia la necessità di obiettivi più chiari e di una gestione più efficiente, che producano un maggiore impatto sulle priorità principali. Pertanto, in futuro sarà finanziato un minor numero di progetti di maggiori dimensioni, facendo un uso più efficiente delle risorse umane necessarie per gestire il programma. Come spesso sottolinea l’autorità di bilancio, in futuro dovremo equilibrare in modo più realistico risorse e priorità.

Inoltre, come sapete, in seguito alla recente analisi delle esigenze della Commissione in materia di personale, sta per essere presentata all’autorità di bilancio una richiesta di posti supplementari, che prevede un aumento significativo del personale assegnato alla DG per la salute e la tutela dei consumatori. Se l’autorità di bilancio accoglierà la richiesta, alcuni di tali posti potrebbero essere destinati a risolvere il tipo di problemi oggi in discussione.

L’inesperienza degli appaltatori riguardo alle esigenze di controllo finanziario continuerà a richiedere servizi di consulenza e altri contributi significativi da parte delle già limitate risorse di personale. La direzione per la sanità intende condurre una campagna d'informazione per aiutare gli appaltatori a comprendere meglio le procedure e i requisiti della Commissione.

Riguardo alla questione della burocrazia, i servizi interessati stanno attualmente esaminando i requisiti documentari al fine di semplificare ed accelerare le procedure di pagamento, senza trascurare le necessarie misure di controllo finanziario. In conseguenza dei provvedimenti già adottati, la situazione è migliorata e dovrebbe continuare a migliorare, consentendo di definire i contratti in tempi più brevi e di effettuare i pagamenti entro il termine di 60 giorni adottato di norma dalla Commissione.

Se avete questioni specifiche da segnalare, vi invito a fornirmi le informazioni pertinenti per iscritto, e provvederò senza indugi a verificarle con il personale a mia disposizione.

 
  
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  Schröder, Ilka (Verts/ALE). – (DE) Signor Commissario, mi fa piacere sentire che verrà adottata una serie di provvedimenti. Tuttavia mi sorge il dubbio che la Commissione, quando si accorge di avere problemi coi partner che partecipano a determinati progetti, tenda ad attribuire perlomeno il 50 per cento delle cause a detti partner. Per quanto ne so, anche i partner che partecipano a progetti di piccole dimensioni sono competenti in materia e sanno con esattezza come funzionano i contratti e quali documenti occorre inoltrare. Mi è stato illustrato un caso in cui sono stati inviati tre volte gli stessi allegati e ogni volta la Commissione sosteneva di non averli mai ricevuti. Per questo motivo vorrei ancora ribadire la necessità di norme chiare e prestabilite per la presentazione delle domande. Conosco questi problemi non solo in relazione al settore dei consultori antidroga, ma anche ad altri partner che cooperano con la Commissione e desiderano ottenere cofinanziamenti. I procedimenti vanno per le lunghe e sono molto complicati non solo in questo settore e non credo che ciò dipenda semplicemente dall'incompetenza dei partner che partecipano a progetti di piccole dimensioni, bensì anche dal fatto che la Commissione non ha formulato con chiarezza i requisiti richiesti.

Ci si chiede inoltre, per questo settore in particolare ma anche più in generale, se la Commissione voglia davvero ridurre all'interno dell'Unione europea le piccole organizzazioni, se l'obiettivo è quello di sostenere a livello regionale progetti per la lotta alla droga di impostazione molto differente. Credo che non si possa dare la possibilità di operare in quest'ambito solo a grandi organizzazioni - lo ritengo un approccio del tutto sbagliato -, bensì che l'obiettivo debba rimanere quello di finanziare strutture di diverso tipo.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Riguardo alla prima questione, non intendevo dire che il problema sia interamente dovuto, come afferma la onorevole deputata, all’incompetenza dei partner che partecipano ai progetti. Ho detto che questa è la causa di alcuni dei problemi emersi. E’ un aspetto di cui mi sto occupando e che sto cercando di risolvere garantendo la disponibilità di chiari orientamenti, come lei propone, e pertanto su questo punto siamo perfettamente d’accordo.

Quanto alle dimensioni dei progetti, dal 1996 sono stati selezionati 149 progetti, corrispondenti a oltre 25 milioni di euro, con un importo medio per progetto pari a 180 000 euro. Nel quadro della nuova strategia in materia di salute, prevediamo di ridurre il numero di progetti e di aumentarne il valore e l’impatto, utilizzando così in modo più efficace le nostre limitate risorse umane. Non sempre i progetti di modesta entità sono migliori di quelli più grandi, ma un impiego più efficiente delle risorse umane produrrà un miglioramento dei progetti interessati.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 42, dell'onorevole John Bowis (H-0629/00):

Oggetto: Consulenza scientifica relativa agli ftalati

Intende la Commissione procedere ora alla pubblicazione della dichiarazione convenuta il 25 novembre 1999 dal CSTEA (Comitato scientifico per la tossicità, l’ecotossicità e l'ambiente) recante il giudizio di detto comitato in merito all’interpretazione erronea, da parte della Commissione, del parere scientifico sugli ftalati, dato che a suddetta dichiarazione viene fatto riferimento nel verbale della riunione del 10 dicembre 1999 del Comitato direttivo scientifico? Potrebbe inoltre indicare chi, all’interno della Commissione, è responsabile per non aver seguito la prassi accettata relativa alla pubblicazione di tutti i verbali, le relazioni e le dichiarazioni convenute dai comitati scientifici? Potrebbe la Commissione altresì indicare chi è responsabile del ritardo, protrattosi fino all’aprile 2000, della pubblicazione del verbale principale della riunione del 25 novembre 1999 del CSTEA?

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) La ringrazio per avermi offerto l’occasione di chiarire la questione oggetto dell’interrogazione. Come risulta dal verbale della riunione del 10 dicembre 1999 del Comitato direttivo scientifico, il presidente del Comitato scientifico per la tossicità, l’ecotossicità e l’ambiente, in occasione della riunione del 25 novembre 1999, ha comunicato al CDS l’intenzione del CSTEA di allegare al verbale della riunione una dichiarazione intesa a chiarire l’interpretazione del suo parere sugli ftalati nei giocattoli.

Secondo la prassi, il verbale della riunione in questione si sarebbe dovuto adottare in occasione della riunione successiva del CSTEA, che ha avuto luogo il 4 febbraio 2000. Tuttavia, in tale occasione diversi membri del Comitato hanno ritenuto che in generale il verbale fosse troppo prolisso e hanno chiesto alla segreteria di adottare il formato usato dagli altri comitati scientifici. Alla luce di tale richiesta, il Comitato ha deciso di rinviare l’adozione del verbale alla riunione successiva, quando sarebbe stato disponibile il progetto di una versione più concisa. Ciò ha comportato un inevitabile ritardo nella procedura di adozione, che si è protratta fino alla riunione successiva, tenutasi l’11 aprile 2000.

In seguito all’approvazione, il contenuto è stato immediatamente reso disponibile su Internet – per la precisione nel corso di quella stessa settimana – secondo la normale prassi della Commissione. Pertanto, non vi sono state inadempienze riguardo alla pubblicazione del verbale.

 
  
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  Bowis (PPE-DE).(EN) Ringrazio il Commissario per la sua risposta, anche se ritengo che cinque mesi siano un periodo d’attesa piuttosto lungo per un verbale di riunione. Quanto sto per dire non riguarda il Commissario in prima persona, ma mi auguro che condivida il mio parere che la scienza deve informare le nostre decisioni ai rischi e al modo in cui gestirli. In questo caso la scienza è stata tutt’altro che adeguata. Non è stata convalidata da una valutazione e così via. Quindi, quando è stata sottoposta al Comitato scientifico e al parere del presidente, è stato significativo che la raccomandazione di quest’ultimo – per usare le stesse parole – non giustificasse l’introduzione di un divieto. Il conseguente divieto imposto su altri ftalati non aveva nulla a che fare con i giocattoli per bambini o gli anelli destinati a facilitare la dentizione. Questo modo di agire ha gettato discredito sul principio di precauzione. Tale principio è valido solo se le decisioni sono irreprensibili dal punto di vista scientifico. Non è stata un’esperienza positiva e mi auguro che la Commissione convenga sul fatto che sia la Commissione che il Parlamento devono trarre insegnamento da questa esperienza.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Concordo pienamente con l’onorevole deputato quando afferma che dobbiamo informare le nostre decisioni alla scienza e questo è quanto è avvenuto nel caso in questione. Il comitato competente ha prodotto una relazione, com’è tenuto a fare nell'ambito di sua responsabilità, che come sappiamo è la valutazione dei rischi. Tale relazione è stata trasmessa alla Commissione, in quanto è una delle Istituzioni dell’Unione europea responsabile per la gestione dei rischi. Alla luce delle informazioni contenute nei documenti trasmessi dal comitato competente, la Commissione ha ritenuto che gli ftalati o i giocattoli destinati ad essere messi in bocca presentavano un rischio immediato e significativo per i bambini al di sotto dei tre anni.

La Commissione ha effettuato un’esauriente analisi del problema. Ho presentato proposte alla Commissione seguendo la procedura d’urgenza, modalità prevista dalla direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti, e i miei colleghi hanno stabilito che tale intervento era adeguato alle circostanze.

Il mio collega, Commissario Liikanen, ha adottato una strategia più a lungo termine riguardo all’intera questione degli ftalati e delle sostanze plastificanti per i giocattoli e così via. Vorrei ribadire che sono pienamente d’accordo sul fatto che dobbiamo informare le nostre decisioni alla scienza e, a mio parere, così è stato nel caso in questione.

 
  
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  Presidente. - Poiché l'autore non è presente, l'interrogazione n. 43 decade.

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interrogazione n. 44, dell'onorevole Ioannis Souladakis (H-0688/00):

Oggetto: Esigenze in materia di acqua in Medio oriente

Le sempre crescenti esigenze che si registrano in Medio oriente in materia di acqua rappresentano un elemento chiave per quanto concerne le prospettive di cooperazione e di intesa fra i popoli di questa regione. Il Comitato direttivo del Gruppo di lavoro multilaterale in materia di acqua relativo al Medio oriente ha ripreso i suoi lavori nel 1999 dopo un’interruzione di tre anni, e ha elaborato programmi specifici di risparmio e sfruttamento delle risorse idriche del Medio oriente, finanziati anche dall’UE. In occasione della recente riunione del Consiglio di associazione UE-Israele, si è discusso anche del problema dell’acqua in Medio oriente e Israele ha fatto riferimento all’ulteriore finanziamento di programmi al riguardo.

Quale linea intende seguire la Commissione affinché sia promossa la cooperazione tra i popoli della regione e siano evitati contrasti dovuti al problema dell’acqua?

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) L’acqua sarà una questione cruciale per il Medio Oriente nei prossimi decenni. La regione ha la più bassa disponibilità pro capite di acqua nel mondo, e la quantità continua a diminuire. L’acqua è infatti una delle questioni principali nel processo di pace in Medio Oriente, non solo nei negoziati tra Israele e palestinesi, ma anche tra Israele e la Siria. La politica della Commissione affronta la questione idrica in Medio Oriente nelle sue varie dimensioni: quella della sicurezza e quella economica, ambientale e sociale.

Per una pace durevole nella regione sono necessari accordi equi ed esaurienti in materia di acqua tra Israele e i paesi vicini, sostenuti da un’efficace cooperazione regionale. Oltre ad essere uno dei principali donatori, la Commissione partecipa attivamente al gruppo di lavoro multilaterale in materia di acqua nell’ambito del processo di pace in Medio Oriente. Come contributo concreto abbiamo previsto lo stanziamento di altri 4 milioni di euro nel 1999 per il completamento delle banche dati sulle risorse idriche della regione. Promuoviamo inoltre l’idea di una struttura di cooperazione regionale. La task force speciale del Consiglio in materia di acqua in Medio Oriente ha incontrato i commissari per le risorse idriche israeliani, giordani e palestinesi e coordina attivamente la politica dell’Unione europea in materia di acqua.

La politica della Commissione mira ad aiutare la regione a provvedere a una gestione sostenibile delle scarse risorse idriche oltre a fornire assistenza per l’esplorazione di nuove risorse. La gestione e il consumo attuale di acqua in Medio Oriente sono insostenibili. Le stime indicano che nell’intera regione del Mediterraneo l’agricoltura assorbe oltre due terzi dei consumi totali nazionali di acqua, pur rappresentando soltanto un terzo del PNL e della manodopera. La discrepanza è ancora più netta in Medio Oriente. Agevolare la riforma delle politiche interne in materia di acqua nei paesi del Medio Oriente è quindi una priorità. La Conferenza euromediterranea dei Ministri degli esteri, svoltasi a Stoccarda nel 1999, ha infatti stabilito che l’acqua costituisce una priorità per il partenariato. Come primo risultato, il piano d’azione da 40 milioni di euro adottato dalla Conferenza ministeriale euromediterranea relativa alla gestione locale delle risorse idriche, tenutasi a Torino nell’ottobre 1999, dovrebbe offrire un’ulteriore opportunità di cooperazione nel settore. Entro breve sarà pubblicato un invito a presentare proposte.

 
  
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  Souladakis (PSE).(EL) Ringrazio il signor Commissario per la sua risposta. La mia interrogazione, oltre a voler segnalare la gravità del tema e la sua influenza sul processo di pace in Medio Oriente, vuole indurre a riflettere sul grave problema politico della mancanza di risorse idriche. Tutti parlano di imminenti crisi idriche e qualcosa dovrà succedere. Vorrei sapere dal signor Commissario quali iniziative vengono intraprese per giungere a norme di diritto internazionale nella gestione delle risorse idriche, in modo da spegnere qualsiasi focolaio di scontro politico a livello locale o regionale – foriero di crisi e di un certo imperialismo. La stessa risposta relativa alla questione Israele-Siria ci porta un po’ più in là, sino al Tigri e all’Eufrate, in Turchia, in Siria e altrove. Credo si debbano adottare norme di diritto internazionale in materia di gestione delle risorse idriche, che prevedano condizioni chiare per tutti i paesi interessati in quanto toccati da fiumi che attraversano più Stati. Lo stesso deve valere anche per i laghi che bagnano più di un paese.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) La Commissione finanzia importanti progetti in materia di acqua nei territori dell’autorità palestinese e in Giordania attraverso il programma MEDA. L’esempio più recente è il sostegno comunitario per 5 milioni di euro in sovvenzioni a favore della gestione di progetti nell’ambito del programma di miglioramento del settore idrico nel distretto di Amman, oltre ad un cospicuo prestito concesso dalla Banca europea per gli investimenti.

Oltre al sostegno fornito al gruppo di lavoro multilaterale in materia di acqua, posso citare il programma d’azione triennale relativo al sistema d’informazione euromediterraneo in materia di acqua. La Commissione europea ha fornito un contributo di 1,2 milioni di euro per la sua realizzazione. La conferenza euromediterranea relativa alla gestione delle risorse idriche tenutasi a Marsiglia il 25 e 26 novembre 1996 è stata organizzata su iniziativa della Commissione europea e del governo francese, con il sostegno della città di Marsiglia. L’Ufficio internazionale per l’acqua si è occupato della segreteria. La Commissione partecipa quindi costantemente al progetto, lo fa da tempo e continuerà a farlo.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 45, dell'onorevole Mikko Pesälä (H-0689/00):

Oggetto: Trasporto di animali

Nel corso di quest'anno, nei paesi membri sono stati trasmessi servizi televisivi dai quali risulta che le modalità pratiche del trasporto di animali vivi nel territorio dell'Unione sono contrarie alle disposizioni della direttiva sul trasporto di animali, oltre a contravvenire a qualsiasi principio etico.

In che modo intende la Commissione indurre gli Stati membri a procedere a rigorosi controlli quanto alle spedizioni e ai percorsi programmati per il trasporto verso altri Stati membri?

Quando intende presentare la Commissione nuove proposte di direttiva concernenti il trasporto di animali vivi?

Dal momento che il mercato dei generi alimentari è comunque unico, in che modo la Commissione tiene conto del fatto che gli Stati membri che attuano correttamente il trasporto hanno costi maggiori di quelli che violano ripetutamente la normativa vigente?

Quali misure intende adottare la Commissione per porre fine in generale ai trasporti su lunghi percorsi privilegiando i trasporti di surgelati e prodotti trasformati?

Seconda parte

Interrogazioni rivolte al Commissario Vitorino

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Riconosco che l’applicazione inadeguata delle norme in materia di trasporto di animali vivi in talune regioni desti preoccupazione. Sebbene gli Stati membri siano responsabili della regolare applicazione della legislazione comunitaria, l’Ufficio alimentare e veterinario della Direzione generale di mia competenza effettua controlli ed ispezioni specifiche per verificare che le norme comunitarie siano applicate in modo efficace ed uniforme in tutti gli Stati membri. Tali controlli hanno rivelato mancanze di conformità alla legislazione comunitaria in alcuni Stati membri. Di conseguenza, sono state avviate procedure d’infrazione ai sensi dell’articolo 226 del Trattato nei confronti di alcuni Stati membri ed altre sono in corso di esame.

Entro breve, durante l’ultimo trimestre dell’anno, presenterò al Consiglio e al Parlamento europeo una relazione sull’applicazione negli Stati membri della legislazione comunitaria in materia di protezione degli animali. La relazione indica che attualmente gli Stati membri hanno difficoltà a dare piena applicazione alla normativa comunitaria. A conclusione della relazione intendo presentare proposte volte a migliorare il trasporto di animali, risolvere le difficoltà citate, garantire l’esecuzione di controlli da parte dell’Ufficio alimentare e veterinario e prevedere, se del caso, procedure d’infrazione.

Non appena possibile, diverse questioni fondamentali della direttiva saranno sottoposte ad una valutazione scientifica, in particolare i dati concernenti i tempi di viaggio, lo stress connesso alle operazioni di carico e scarico e le densità di carico. In questo contesto, meritano di essere esaminate misure volte ad incoraggiare la macellazione degli animali in prossimità dei luoghi di allevamento.

Concludo assicurandovi che il benessere degli animali è ai primi posti dell’agenda della Commissione. Sarò lieto di prendere parte ad ulteriori discussioni quando presenterò la relazione sul trasporto degli animali nelle prossime settimane.

 
  
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  Pesälä (ELDR).(FI) Signora Presidente, signor Commissario, la ringrazio per la risposta. Vorrei comunque richiamare all’attenzione il fatto che, mentre l’Unione europea si sta ampliando ad est in tempi molto rapidi, si è verificato un caso in cui dei cavalli sono stati trasportati dai paesi baltici verso l’area dell’Unione – il trasporto è durato fino a cento ore. Tuttavia, ritengo alquanto strano che si chieda ai paesi candidati di attenersi strettamente alle indicazioni e alle regole. Nel nostro territorio tolleriamo comunque crimini che, come è stato mostrato dalla stampa, sono davvero disumani, se si pensa all’Europa occidentale come paese civile. Sottolineando questo vorrei chiedere con quale calendario abbiamo intenzione di metterci in marcia, considerando il fatto che le nostre faccende devono essere a posto prima dell’ingresso di nuovi Stati membri?

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Anche se non posso fornire un calendario preciso, vi garantisco che sono già state avviate procedure d’infrazione e che altre sono in corso di esame. La situazione è sottoposta a continue revisioni, mi sono consultato in diverse occasioni con il direttore generale della mia DG, che è un esperto di trasporti, e mi avvalgo della sua competenza.

E’ stata anche richiamata l’attenzione sulle relazioni con i paesi candidati. La Commissione ritiene che il modo più efficace di ottenere un miglioramento generale del livello di benessere degli animali consiste nell’adoperarsi al fine di raggiungere un consenso internazionale. Il trasporto di cavalli su lunghi percorsi è stato esaminato con i capi dei servizi veterinari dei paesi dell’Europa centrale ed orientale con cui sono i corso i negoziati di adesione all’Unione.

In aprile è stato definito un protocollo d’azione inteso a migliorare la protezione dei cavalli e degli asini nei trasporti su lunghi percorsi. I primi risultati dell’applicazione del protocollo saranno esaminati in occasione di una riunione specifica con tutte le autorità competenti dei paesi candidati all'adesione, prevista per la fine di settembre. Posso quindi assicurarvi che la questione è ai primi posti della lista di priorità del mio servizio e che saremo vigili e perseguiremo con vigore gli obiettivi che ci siamo prefissi.

 
  
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  Rübig (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, sarebbe interessante sapere se la Commissione intende anche portare avanti ricerche in quest'ambito, in particolare secondo il modello della best practice. Avete anche intenzione di introdurre incentivi affinché i trasporti di animali siano effettuati in modo tale da risultare tollerabili per gli animali stessi?

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Sulla base delle comunicazioni che ricevo dai miei servizi e delle altre informazioni a mia disposizione, sono persuaso che vengano adottate tutte le misure necessarie. La direttiva è oggetto di modifiche volte a migliorare la protezione degli animali durante il trasporto, in particolare con l’introduzione di misure supplementari per la protezione dei cavalli, che prevedono lo scarico e un periodo di riposo fisso obbligatorio per i trasporti commerciali di cavalli che attraversano un posto d’ispezione frontaliero dell’Unione.

 
  
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  Tannock (PPE-DE). – (EN) Vorrei porre una domanda in merito al divieto imposto in Germania in relazione agli Staffordshire terrier, ai sensi della legge tedesca relativa ai cani pericolosi. Molti dei miei elettori nel Regno Unito mi scrivono per protestare contro questa legge tedesca che vieta alcune razze di cani che non sembrano costituire una minaccia per la sicurezza pubblica. Tenuto conto del progetto relativo al passaporto europeo per gli animali domestici e del conseguente diritto degli animali domestici di circolare liberamente all’interno dell’Unione europea, ha la Commissione la competenza giuridica per intervenire e proteggere il benessere degli animali, in particolare di tali animali domestici in Germania, dei quali si potrebbe fare un’inutile carneficina determinando addirittura l’estinzione di una splendida razza britannica?

 
  
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  Presidente. - Signor Commissario, in base al Regolamento, non si tratta di una domanda complementare. Potremmo invitare l'onorevole Tannock a formulare l'interrogazione nel corso della prossima seduta, ma se lei desidera rispondere, può farlo.

 
  
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  Byrne, Commissione. – (EN) Per cortesia nei confronti dell’onorevole deputato, vorrei dire che, se avessi ricevuto comunicazione della sua domanda, forse sarei stato in grado di fornire una risposta esauriente. Sono il Commissario responsabile per il benessere degli animali, ruolo che prevede la competenza per trattare tutte le questioni che riguardano tale ambito. Se tali questioni sono portate alla mia attenzione e rientrano nell’ambito della direttiva pertinente, è possibile adottare provvedimenti. L’unica indicazione pratica che posso dare è che se l’onorevole deputato vorrà scrivermi e fornirmi informazioni specifiche sulla questione sollevata, chiederò ai miei servizi di esaminarla e proporre una soluzione.

 
  
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  Presidente. - Onorevole Tannock, può esprimere la sua opinione per iscritto in modo diretto oppure pubblicamente ai sensi del Regolamento, e avrà la risposta del Commissario.

Molte grazie, Commissario Byrne, per la sua collaborazione con il Parlamento questo pomeriggio.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 46, della onorevole Mary Elizabeth Banotti (H-0600/00):

Oggetto: Comunicazione sui diritti del fanciullo

Nel celebrare il decimo anniversario della Convenzione dei diritti del fanciullo, nel novembre 1999, la Commissione ha fatto una dichiarazione al Parlamento con cui ha reso nota la sua intenzione di pubblicare una comunicazione sui diritti del fanciullo. È ora in grado la Commissione di indicare al Parlamento una data precisa per la pubblicazione della suddetta comunicazione? Inoltre, visto che la sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGASS) sull'infanzia avrà luogo nel settembre 2000, come intende la Commissione coordinare il contributo che l'UE e gli Stati membri intendono darvi? È essa disposta a riconoscere che, in vista della suddetta sessione speciale, una sua comunicazione sui diritti del fanciullo è di estrema importanza?

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (EN) Vorrei rammentare alla onorevole deputata la lettera del 20 giugno che lei e diversi suoi colleghi hanno ricevuto dal Presidente Prodi su questo argomento. Nella lettera, il Presidente ha confermato il fermo impegno della Commissione nei confronti di tutte le misure volte a salvaguardare i diritti dei bambini ed indica diversi settori, sia interni che esterni, in cui la Commissione si è attivata in relazione a questi problemi di estrema importanza.

Tuttavia, il Presidente ha anche cercato di inserire l’azione della Commissione, in questo ed in altri settori, nel contesto della revisione dei Trattati. Egli riconosce che le azioni concernenti i bambini rientrano primariamente tra le competenze degli Stati membri, tenuto conto della mancanza di una chiara base giuridica nel Trattato per affidare alla Comunità la salvaguardia dei diritti del fanciullo in termini che vadano oltre la normativa esistente.

Nel contesto attuale, la Commissione europea ha già avviato un considerevole numero di iniziative volte a tutelare i diritti del fanciullo, per esempio nell’ambito dei programmi DAPHNE e STOP che rientrano nelle mie competenze. La Commissione sta anche proseguendo l’azione nel campo sociale e dell'istruzione, nell’ottica di migliorare la situazione dei bambini.

L’importanza che attribuiamo alla questione è anche dimostrata dal fatto che è stata proprio la Commissione a proporre di inserire un articolo specifico sui diritti del fanciullo nella Carta dei diritti fondamentali. Il progetto di articolo relativo alla protezione dei bambini contiene i principi essenziali della Convenzione di New York, come il diritto a tale protezione e cura, nella misura necessaria a garantire il loro benessere e a tenere conto delle loro esigenze.

Continueremo ad esercitare pressioni affinché la Carta preveda il divieto del lavoro infantile. Nella sua lettera, il Presidente ha espresso il parere che potrebbe essere molto utile per la Commissione valutare se tutti gli Stati membri abbiano dato applicazione alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. Sebbene abbiano tutti ratificato la Convenzione, l’applicazione varia in misura considerevole ed i pareri degli Stati membri sul modo migliore di proteggere i diritti del fanciullo sono assai divergenti.

Sono convinto che tale valutazione possa rappresentare un valido contributo per la partecipazione dell’Unione alla sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2001. La Commissione ritiene che le azioni in corso a favore dei bambini, le pressioni tese ad inserire i diritti del fanciullo nella Carta dei diritti fondamentali e la proposta di effettuare la valutazione descritta forniscano una dimostrazione del suo impegno nei confronti di quest’importante questione.

 
  
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  Banotti (PPE-DE). – (EN) Come sa, sono una sua grande ammiratrice e sono certa che sia stato tanto imbarazzante per lei fornire la sua risposta oggi quanto lo è stato per me ascoltarla. Conosco il suo impegno personale, ma in realtà non ha fornito una chiara indicazione su ciò che la Commissione intende fare alla conferenza delle Nazioni Unite che si terrà tra un paio di settimane. Dopo aver ascoltato tutti i progetti della Commissione a favore del benessere degli animali, posso solo augurarmi che abbia progetti analoghi a favore del benessere dei bambini.

Ammessi i limiti giuridici entro i quali deve operare, può il Commissario confermare, per esempio, se un rappresentante della Commissione sarà presente alla conferenza delle Nazioni Unite di settembre ed in quale contesto, e se è previsto un contributo della Commissione alla conferenza?

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (EN) Rispondo con piacere. In realtà, stiamo entrambi parlando della stessa cosa, cioè la sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo che si terrà nel settembre 2001. Poiché di questo parliamo, la mia filosofia è che dovremmo disporre di uno studio per valutare il modo in cui la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo è stata applicata nei nostri Stati membri. Lo studio dovrebbe essere completato in tempo utile per servire da base per il contributo dell’Unione all’Assemblea generale speciale delle Nazioni Unite il prossimo anno.

Sono certo che potremo contare sul sostegno della Presidenza svedese durante i primi sei mesi del prossimo anno. Ha già chiarito che intende accordare la massima priorità ai diritti del fanciullo. Ritengo dunque di avere spiegato quali azioni intendiamo intraprendere e quando pensiamo di intraprenderle.

 
  
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  Bowis (PPE-DE). – (EN) Signor Presidente, conviene con me il Commissario che sembrano esistere nuovi e crescenti abusi nei confronti dei bambini che rientrano tra le competenze dell’Unione europea? I bambini sono sfruttati dalle madri provenienti dai paesi dell’Europa centrale e orientale che li mandano nelle strade delle nostre città a chiedere l’elemosina. Gran parte di loro entra nell’Unione con lo status di rifugiato. O devono essere affidati a un ente assistenziale, o la richiesta di elemosina è ingiustificata, perché dovrebbero ricevere sussidi sociali dallo Stato. Questo è un elemento che forse andrebbe aggiunto all’elenco di abusi nei confronti dei bambini che noi, come Comunità, dovremmo esaminare con molta attenzione.

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (EN) Condivido la preoccupazione dell’onorevole deputato, nel senso che chiedere l’elemosina è un’attività per cui i bambini sono costretti, a volte dalla loro stessa famiglia, ad agire contro la propria dignità. Come sapete, la responsabilità di tutelare la dignità dei minori rientra primariamente tra le competenze degli Stati membri. Nondimeno, stiamo per aprire un dibattito su un’iniziativa legislativa specifica volta a definire l’elenco dei crimini commessi contro i bambini. Valuterò la sua proposta senza pregiudizi.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 47, dell'onorevole Lennart Sacrédeus (H-0606/00):

Oggetto: Libera circolazione di persone nello spazio Schengen

Come ritiene la Commissione che abbia funzionato la libera circolazione delle persone nello spazio regolato dall’accordo di Schengen durante il campionato europeo di calcio, alla luce degli arresti in massa effettuati a Bruxelles e a Charleroi?

 
  
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  Vitorino, Commissione. - (FR) In primo luogo, è opportuno constatare, credo, che un gran numero delle persone coinvolte negli incidenti verificatisi a Bruxelles e a Charleroi è originario di uno Stato membro dell'Unione, la Gran Bretagna, che non fa parte dello spazio di Schengen. Si tratta quindi di persone che, nei loro spostamenti per assistere alle partite di calcio svoltesi nel quadro di Euro 2000 sono state sottoposte ai controlli effettuati sulle persone alle frontiere esterne di detto spazio.

Va anche ricordato che il governo belga e quello olandese hanno fatto ricorso, per tutto il periodo di Euro 2000, ad una clausola di salvaguardia stabilita all'articolo 2, paragrafo 2, della Convenzione di Schengen che prevede che, quando l'ordine pubblico o la sicurezza nazionale sono minacciate - e secondo me i timori suscitati dai casi di teppismo rispondono a tale criterio - uno Stato membro può decidere che, per un periodo limitato, vengano effettuati controllo frontalieri nazionali, adeguati alla situazione, anche alle frontiere interne dello spazio di Schengen.

Il governo belga e quello olandese hanno seguito la procedura di consultazione preliminare imposta dall'accordo di Schengen. I controlli previsti in questo caso sono stati reintrodotti temporaneamente alle frontiere interne, ma non sono stati effettuati in modo sistematico. Si è trattato di controlli mirati, in particolare sulla base di informazioni fornite dagli Stati membri, nel quadro della cooperazione giudiziaria, nei riguardi di tifosi che potevano costituire una minaccia per l'ordine pubblico.

Attuare i controlli alle frontiere esterne e, temporaneamente, alle frontiere interne dello spazio di Schengen non significa chiudere una frontiera o respingere coloro che desiderano entrare nel territorio per assistere ad una partita di calcio. In conformità del Trattato che istituisce la Comunità europea, i cittadini dell'Unione hanno infatti il diritto fondamentale di circolare liberamente sul territorio degli Stati membri, ma è possibile imporre restrizioni per motivi di ordine pubblico, solo in singoli casi, vale a dire quando la persona interessata costituisce una minaccia reale e sufficientemente grave contro un interesse fondamentale della società.

Per questo motivo ribadisco che una restrizione collettiva non è autorizzata dal diritto comunitario. Non basta avere la nazionalità di un determinato Stato membro e voler assistere ad una partita di calcio per poter essere respinti alla frontiera. A tale proposito penso che sia in corso una valutazione delle misure di cooperazione tra le autorità degli Stati membri interessati e quest'iniziativa congiunta è volta a trarre insegnamenti da Euro 2000 per vedere in che modo sarà possibile in futuro migliorare la cooperazione legislativa e giudiziaria in materia di lotta contro il teppismo sportivo.

 
  
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  Sacrédeus (PPE-DE).(SV) Ringrazio il Commissario Vitorino per la risposta. Ho fatto tutto il tifo che ho potuto per il Portogallo alla Stadio Re Baldovino qui a Bruxelles, ma alla fine ha vinto la Francia in una partita in cui si può proprio dire che la compagine francese fosse più forte. Eppure, ho tifato per il Portogallo finché ho potuto.

La ringrazio per la risposta, come ho detto, ma vorrei porle un'interrogazione complementare. Molti ritengono una vergogna che in Europa gli avvenimenti sportivi siano motivo di tafferugli, vandalismi, aggressioni verbali e di violenza, mentre per esempio negli Stati Uniti ciò non accade. So che la Gran Bretagna non ha aderito agli accordi di Schengen, ma in futuro potrebbe farlo. Lei ritiene sufficienti i provvedimenti adottati oggi, e quali lezioni possono essere tratte per il futuro? Magari la prossima volta in finale ci andrà il Portogallo.

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (FR) Credo che non vi sia alcun rapporto diretto o indiretto tra la sconfitta del Portogallo e gli episodi di teppismo. Si è trattato delle sorti del gioco, ma talvolta non si è fortunati. In ogni modo, sì, effettivamente il Portogallo organizzerà la manifestazione Euro 2004, ed è per questo motivo che la Commissione ha sostenuto, nel quadro di Euro 2000, diverse iniziative concrete di cooperazione giudiziaria per sperimentare nuovi metodi di cooperazione e trarne insegnamenti.

Stiamo procedendo alla valutazione di tali misure. Non appena sarà disponibile la relazione sarà oggetto di una riflessione ed a livello europeo verranno adottate misure legislative. L’obiettivo è quello di adottare misure legislative a livello europeo che possano sostenere la cooperazione giudiziaria nella lotta contro il teppismo sportivo. Per il momento, resto in attesa della relazione. Quando sarà pronta verrà resa pubblica e la discussione sulle iniziative da intraprendere potrà avere inizio.

 
  
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  Sjöstedt (GUE/NGL).(SV) Avrei un'interrogazione complementare sempre relativa agli accordi di Schengen e all'esonero dall'obbligo di passaporto. Come il Commissario certamente sa, i paesi nordici aderiranno a Schengen nel marzo del prossimo anno.

E' emerso che i cittadini svedesi che viaggeranno all'interno dell'area Schengen dovranno, anche in futuro, portare con sé il passaporto svedese. Le carte di identità svedesi, infatti, non menzionano la cittadinanza, mentre questa menzione è indispensabile secondo gli accordi di Schengen. Insomma, è stata promessa un'Unione senza obbligo di passaporto, ma per i cittadini svedesi quest'obbligo resterà.

Domando al Commissario se egli possa confermare che il coacervo di Schengen richiederà che gli svedesi, anche dopo l'adesione al tali accordi, viaggino nell'area Schengen muniti di passaporto. Lei che ne pensa?

 
  
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  Vitorino, Commissione. - (PT) Onorevole parlamentare, direi che la questione si colloca in un'altra prospettiva: quella di creare modelli comuni di documenti di viaggio, sia di passaporti che di carte d'identità. L'esistenza di tali modelli è prevista dal Trattato e vi è una proposta della Commissione, in avanzato stato di elaborazione, volta all'adozione di modelli comuni per gli strumenti in discussione. Non posso fornirle un calendario preciso, ossia, non le posso garantire che tali documenti verranno adottati prima della data prevista per l'integrazione della Convenzione sul controllo dei passaporti nordici nell'accordo di Schengen sulla libertà di circolazione. Ciò che posso assicurarle è che stiamo lavorando attivamente alla formulazione di modelli standard uniformi di documenti, in grado di risolvere problemi come quelli da lei indicati.

 
  
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  Presidente. - L'interrogazione n. 48 riceverà risposta per iscritto(1).

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interrogazione n. 49, dell'onorevole Bernd Posselt (H-0692/00):

Oggetto: Accademia europea di polizia

In che stadio si trova attualmente la pianificazione di un’accademia europea di polizia per quanto riguarda il collegamento in rete virtuale degli organismi esistenti e la creazione concreta di un’accademia in una determinata località?

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (EN) Il Consiglio europeo di Tampere dell'ottobre 1999 ha proposto di creare un’accademia europea di polizia per la formazione di funzionari ad alto livello, che dovrebbe iniziare con il collegamento in rete degli istituti di formazione nazionali esistenti. Sono stati compiuti notevoli progressi. La Presidenza portoghese ha presentato un progetto di regolamento del Consiglio alla fine di giugno 2000. La Presidenza francese intende integrarlo con una decisione del Consiglio che sarà adottata alla fine dell’anno. In tal modo dovrebbe essere possibile rispettare il termine del 2001 per la creazione dell’accademia europea di polizia, come indicato nel quadro di valutazione della Commissione in materia di giustizia e affari interni.

Diversi Stati membri sono favorevoli alla creazione dell’accademia europea di polizia come rete permanente di istituti di formazione nazionali. Altri Stati membri considerano l’attuale proposta della Presidenza di costituire una rete come una fase temporanea in vista della creazione di un’accademia in una determinata località. Fin dall’inizio la Commissione ha sostenuto che l’accademia europea di polizia deve diventare un istituto concreto dopo aver funzionato come rete durante un periodo iniziale, come previsto dalle conclusioni di Tampere. Questo ha portato al progetto di regolamento che al momento si basa sulla seguente impostazione.

A partire da gennaio 2001, l’accademia europea di polizia sarà costituita dal collegamento in rete degli istituti di formazione nazionali, cioè sarà un’accademia virtuale. Funzionerà in questa forma per tre anni. Al termine di tale periodo sarà adottata una decisione sulla forma in cui proseguire le attività dell’accademia. Nondimeno, la Commissione rimane del parere che il progetto di regolamento debba contenere un chiaro obbligo di procedere alla creazione concreta dell’accademia europea di polizia, dopo alcuni anni di funzionamento come rete.

 
  
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  Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, ringrazio il Commissario per la risposta puntuale e per il grande impegno profuso in materia. Dal momento che nel frattempo sono stato nominato relatore per questo tema, sono sicuro che opereremo in stretta collaborazione per accelerare questo processo.

Ma la mia domanda è la seguente: la Commissione intende effettuare uno studio sulla realizzabilità di tale accademia? Lei sa infatti che il Parlamento europeo ha chiesto un'accademia reale e non virtuale. State programmando uno studio sulle possibilità di realizzazione? In tal caso può contare sul nostro pieno sostegno.

 
  
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  Vitorino, Commissione. – (EN) Esiste un primo studio di fattibilità realizzato dal Segretariato generale del Consiglio, che ha fornito la base per l’attuale proposta di risoluzione del Consiglio. Tuttavia, intendiamo promuovere una nostra iniziativa in questo ambito, per essere certi di disporre di tutte le informazioni necessarie a compiere un altro passo avanti quanto prima possibile. E’ urgente compiere tale secondo passo al fine di rendere l’accademia europea di polizia un istituto permanente. La Commissione non intende rinunciare a questo progetto.

 
  
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  Presidente. - La ringrazio molto, Commissario Vitorino, per le risposte di questa sera.

L'interrogazione n. 50 riceverà risposta per iscritto(2) .

Interrogazioni rivolte al Commissario Diamantopoulou

  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 51, dell'onorevole Michl Ebner (H-0647/00):

Oggetto: Sicurezza sociale nell'ambito di un'economia europea rafforzata

Alle soglie del XXI secolo uno dei compiti principali dell’Unione europea sarà senza dubbio quello di conferire alla dimensione sociale la giusta importanza rispetto alle dimensioni economica e politica. E’ necessario definire e realizzare obiettivi di una politica sociale comune per assicurare così che i cittadini europei condividano il processo di progressiva integrazione e il prossimo ampliamento. Si chiede pertanto alla Commissione di precisare se intende avviare ad una maggiore armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale, tuttora così diversi, e un’armonizzazione delle qualifiche professionali in tutti i settori?

E’ lecito presumere che la competenza dell’Unione europea nel campo sociale e dell’occupazione, sinora la più limitata, sarà accresciuta in futuro?

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione.(EL) Signor Presidente, i due interrogativi fondamentali sono i seguenti: continuerà l’armonizzazione della politica sociale e le competenze della Commissione includeranno anche questioni di politica sociale?

Voglio iniziare dalla decisione del Consiglio di Lisbona, che stigmatizza chiaramente la necessità di combinare le politiche per la competitività con la coesione sociale, l’esigenza di ammodernare il modello sociale e di investire nell’uomo, e la lotta all’emarginazione sociale. Ai sensi dei Trattati, la Commissione non ha la facoltà di proporre politiche in ambiti concernenti la politica sociale, ma va comunque detto che dopo Lisbona esiste un preciso impegno del Consiglio per cooperare nell’ambito della politica sociale e per estendere la metodologia della collaborazione aperta anche a questioni come l’emarginazione o la protezione sociale.

Devo aggiungere che nell’ordine del giorno, proposto a luglio e frutto dell’intensa collaborazione con il Parlamento e la relatrice della commissione per gli affari sociali, onorevole Van Lancker, vengono descritte con precisione le misure e le azioni che riguardano la politica sociale nell’ambito del Trattato, ma viene detto esplicitamente che il fine non è l’armonizzazione delle politiche sociali, perché ciò è considerato impossibile. La realizzazione dei nostri obiettivi, però, può essere assicurata con mezzi come il dialogo sociale, i Fondi strutturali (specie il Fondo sociale europeo che ha un bilancio consistente), il mainstreaming, l’analisi politica, la ricerca e infine le normative.

Nel luglio 1999 la Commissione ha presentato una nuova comunicazione intitolata “Strategia coordinata per l’ammodernamento della protezione sociale”, contenente due orientamenti fondamentali: da un lato, la lotta all’emarginazione sociale e, dall’altro, la cooperazione futura nell’ambito della protezione sociale e dei sistemi pensionistici. Relativamente a entrambi questi aspetti, tra le priorità della Commissione si annoverano l’adozione e l’applicazione di indici sociali, ormai indispensabili per valutare le politiche, il conseguimento degli obiettivi relativi a povertà e cultura, di cui si discuterà durante la Presidenza francese, e l’accordo sugli orientamenti che rafforzano le pensioni.

 
  
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  Ebner (PPE-DE). – (DE) Signora Commissario, la ringrazio vivamente per i chiarimenti. Mi permetta di porle una domanda complementare su un aspetto che mi sta particolarmente a cuore: in che misura la Commissione si sta adoperando affinché il proprio lavoro futuro sia indirizzato in particolare verso l'armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale, delle qualifiche professionali e della competenza in campo sociale in generale? La descrizione della situazione attuale è risultata estremamente interessante ed anche il suo evolversi, che sembra essere più positivo che nel passato.

Credo però sia necessario convincere la popolazione dell'Unione europea che la libertà di stabilimento non è un concetto vuoto, pienamente valido in definitiva solo per i turisti, bensì che tale diritto rappresenta una realtà anche per le persone che lavorano o che hanno lavorato – cosa che interessa nel primo caso il sistema assicurativo e nel secondo quello pensionistico. Credo che in tale ambito dovremmo unire le nostre forze per convincere il Consiglio a mettere in atto una politica più aperta, più progressista e rivolta verso il futuro.

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione.(EL) Signor Presidente, pur essendo d’accordo con l’approccio generale dell’onorevole parlamentare, vorrei ricordare anzitutto qual è il margine di manovra a livello europeo per dette politiche, visto che si tratta anche di politiche nazionali. In secondo luogo, in base a studi a nostra disposizione, ci sono tali differenze nella struttura e nell’organizzazione dei sistemi pensionistici e di previdenza sociale da rendere impossibile l’ipotesi di una loro armonizzazione. Infine, riguardo ai diritti dei lavoratori che si trasferiscono da un paese all’altro, esistono già due regolamenti. A luglio il Consiglio dei ministri del lavoro ha avuto una discussione approfondita sulle modifiche al regolamento per i lavoratori che vivono in un paese, ma lavorano in un altro; devo però sottolineare che, essendoci differenze enormi nei sistemi, le difficoltà derivanti dall’armonizzazione da lei proposta sono quasi insormontabili.

 
  
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  Kauppi (PPE-DE).(FI) Signora Presidente, signora Commissario, l’armonizzazione dei sistemi di assistenza sociale presupporrebbe un finanziamento alla sicurezza sociale, ossia in pratica l’armonizzazione fiscale, non solo rispetto all’inquadramento tecnico, ma anche in relazione ai livelli fiscali. Sappiamo tutti che politicamente su tale argomento non si è raggiunto un accordo unanime, e di certo non lo si raggiungerà in tempi molto stretti. Pertanto credo che questo tipo di politica dei piccoli passi sia estremamente consona alla situazione. Vorrei chiedere quale è lo stato di una delle parti di tale politica dei piccoli passi, ovvero della direttiva concernente il mercato comune delle pensioni complementari. La direttiva sarebbe dovuta passare dalla Commissione all’esame del Parlamento già in luglio, e ora abbiamo sentito che probabilmente vi arriverà in settembre; potrebbe anche darsi che non la si esaminerà affatto durante il periodo di presidenza francese. Potreste fornirci un resoconto aggiornato della direttiva concernente il mercato comune delle pensioni complementari?

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione.(EL) Signor Presidente, vorrei dire che questa direttiva, frutto della collaborazione con altre direzioni e con altri Commissari responsabili del mercato interno e della concorrenza, è ancora in fase di elaborazione e in occasione della prossima sessione potrò fornire un testo più completo, che al momento è in fase di discussione.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 52, della onorevole Glenys Kinnock (H-0649/00):

Oggetto: ONG europee attive nel settore sociale

L’importanza del collegamento operato tra le ONG europee attive nel settore sociale fra i cittadini europei e la Commissione, il Parlamento e il Consiglio viene sempre più riconosciuta in settori quali la politica sociale, gli scambi, lo sviluppo e l’ambiente. Intende la Commissione proporre una base giuridica per il dialogo civile tra le istituzioni della UE e le organizzazioni della società civile?

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione.(EL) E’ chiaro che, nella preparazione del Libro bianco sulla nuova forma di governo europeo intitolato “Ampliamento della democrazia in Europa”, una delle questioni fondamentali sarà il ruolo della società dei cittadini nelle nuove forme di funzionamento della democrazia in Europa e in tutti gli Stati membri.

Il livello e le forme di cooperazione tra la Commissione e le organizzazioni non governative interessano soprattutto i ministeri i cui programmi vengono realizzati grazie alle ONG e, a mio avviso, rivestono particolare rilevanza in ambito sociale.

Come sapete, oggi esiste un dialogo basato sul documento di lavoro presentato dalla Commissione e intitolato “La Commissione e le organizzazioni non governative – costruzione di un partenariato più forte”. Scopo del dialogo è giungere a nuove proposte relative a importanti aspetti di carattere sia politico - la rappresentatività delle organizzazioni - che procedurale - finanziamento e attività delle ONG. Nel quadro di questo dialogo il 30 marzo 2000 ho incontrato i partecipanti della piattaforma delle ONG europee per discutere di due ordini di questioni: da un lato le proposte avanzate, davvero preziose per l’agenda sociale, e dall’altro le questioni relative alla rappresentatività e all’organizzazione delle ONG nel settore sociale europeo, i loro problemi economici e le particolari difficoltà procedurali concernenti il loro finanziamento, la qualità e gli standard dei servizi che offrono. Devo ammettere che nel quadro di questo dialogo il loro apporto è estremamente significativo.

A giugno si è tenuta una riunione del gruppo interservizi del Segretariato generale con le ONG europee attive nell’ambito del sociale e dello sviluppo. Crediamo che presto il dialogo giungerà a compimento permettendo così alla Commissione – a seguito della valutazione della collaborazione sin qui registrata e del quadro istituzionale in cui operano le ONG – di pervenire ad una nuova proposta completa, in cui si definiranno anche il loro ruolo istituzionale e le loro possibili attività.

 
  
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  Kinnock (PSE). – (EN) Grazie, signora Commissario, senza dubbio concordo sulla sostanza, in particolare della prima parte della risposta. Mi compiaccio del fatto che le ONG vengano finanziate attraverso i programmi d’azione contro l’esclusione e la discriminazione. Tuttavia, ho una domanda specifica: perché solo otto o nove ONG, secondo quanto risulta dalle mie informazioni, sono finanziate attraverso tali due linee?

In secondo luogo, le ONG ritengono che sia loro ingiustamente negato l’accesso a finanziamenti primari. Secondo le mie informazioni, le ONG vengono spinte a finanziare i progetti e 18 ONG attive in campo ambientale, per esempio, ricevono finanziamenti dalla Commissione a fronte delle loro spese di gestione. Penso che trascorsi due anni dal congelamento del bilancio del 1998, forse è giunto il momento per la Commissione di rispondere alla palese necessità delle ONG europee attive nel settore sociale di finanziamenti primari destinati a coprire le spese di gestione.

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione. – (EN) Come sa, per quanto riguarda in particolare le questioni sociali e le ONG, esistevano alcune norme concernenti le dimensioni, la rappresentatività e i risultati delle ONG stesse. Sappiamo che il numero di ONG attive nel settore sociale è enorme ed è molto difficile per la DG della Commissione sapere con quali di esse è possibile cooperare. Talvolta è presente una certa confusione a livello nazionale. Abbiamo pertanto deciso di definire alcuni criteri e di stabilire con le ONG in base a quali criteri selezionare le organizzazioni con cui possiamo cooperare. Questo è il motivo per cui è necessario risolvere il problema riguardante la rappresentatività e la questione della rete da istituire a livello europeo.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 53, dell'onorevole Mihail Papayannakis (H-0675/00):

Oggetto: Occupazione in Grecia

Nella sua risposta alla nostra interrogazione H-0778/99(3) sul piano d’azione greco per l’occupazione, la Commissione dichiarava che “il governo ellenico riconosce il problema esistente per quanto riguarda la possibilità di registrare i flussi e i deflussi del potenziale umano verso i posti di lavoro e che per tale motivo si è impegnato, in primo luogo, a procedere al riordino dei servizi pubblici di collocamento del paese, in secondo luogo, a creare centri efficaci di promozione dell’occupazione e, in terzo luogo, ad introdurre un sistema di tessere elettroniche di occupazione e a impiegare opportuni sistemi elettronici per poter seguire tutte queste politiche”.

Qual è oggi l’andamento della disoccupazione in Grecia? In che misura il governo ellenico sta ottemperando agli impegni che si è assunto in ordine ai punti sopracitati? Può infine la Commissione fornire anche le cifre relative ai nuovi posti di lavoro creati grazie all’attuazione dei programmi per l’occupazione? In altre parole, quanti sono i disoccupati che hanno trovato lavoro?

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione.(EL) Secondo i dati di Eurostat, nel 1998 la disoccupazione in Grecia era pari al 10,7 percento, mentre la media europea del periodo si attestava sul 9,9 percento. Al momento Eurostat non dispone di dati relativi alla Grecia nel 1999, ma le stime relative a tale anno parlano di un 10,4 percento. E’ ovvio che c’è una mancanza di statistiche adeguate, che tengano conto delle variazioni nel tasso di disoccupazione, e ciò impedisce una valutazione delle politiche e delle misure adottate. Nel quadro del nuovo progetto d’azione per l’occupazione e delle nuove misure annunciate dal governo greco sulla base di detto progetto – misure che vanno nella giusta direzione – ci sono importanti impegni.

Tali impegni riguardano anzitutto l’organizzazione e l’adeguamento dei servizi e degli uffici statistici greci a quelli dei paesi europei e ad Eurostat, perché è chiaro che senza una base statistica è difficile procedere con le politiche mirate. In secondo luogo, esiste un impegno per accelerare la riorganizzazione dei servizi pubblici e per l’impiego e le statistiche, in modo da completare tale processo entro la fine del 2001.

La Commissione non disposte di dati relativi al numero dei disoccupati che hanno trovato un impiego grazie ai vari programmi per l’occupazione in Grecia; anche a tale proposito esiste un preciso impegno, in collaborazione con la Commissione, per una continua valutazione dei programmi di formazione in modo da assicurare sempre una forma di monitoraggio su chi accede alla formazione.

Direi che l’interrogativo da lei sollevato coincide con la comunicazione delle raccomandazioni per tutti gli Stati; tra le raccomandazioni di base relative alla Grecia si citano il miglioramento nelle statistiche, negli indici, negli studi e nei servizi all’occupazione, un esame approfondito dei disincentivi fiscali e di altri ostacoli posti dai contributi comunitari all’ingresso nel mercato del lavoro, la promozione dell’istruzione lungo tutto l’arco della vita e la partecipazione delle parti sociali a tale processo, il rafforzamento dell’imprenditorialità, la semplificazione delle procedure per la creazione di nuove imprese, il sostegno alla collaborazione delle parti sociali ai fini di un ammodernamento nell’organizzazione delle relazioni industriali, il tutto accompagnato da una garanzia di flessibilità e sicurezza.

 
  
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  Papayannakis (GUE/NGL). - (EL) La ringrazio, signora Commissario. Dispongo praticamente dei suoi stessi dati statistici: in questo momento ho tra le mani l’ultima edizione di Eurostat del 5 settembre 2000 e le cifre sono più o meno le stesse.

Vorrei sottolineare quanto segue: da anni, da molto prima che lei diventasse Commissario, insisto per sapere, anche con una certa approssimazione, quante persone hanno trovato lavoro grazie alle azioni per l’occupazione, ma non ho ancora ricevuto risposta. Quante probabilità abbiamo di ottenere questo dato anche per una sola azione?

Ha dichiarato che ci saranno dei risultati entro la fine del 2001. Ritengo che al momento sia assolutamente inaccettabile tenere una discussione sulla base di questi dati: le cifre sono disponibili per tutti i paesi, mese per mese, categoria per categoria, mentre la colonna relativa alla Grecia rimane vuota. Mi domando di che potremmo mai discutere. Chiedo venia per il mio atteggiamento, ma ho ormai esaurito la pazienza.

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione. - (EL) La Grecia vive una fase di transizione che, a mio avviso, corrisponde al primo periodo delle politiche relative all’ingresso nell’Unione economica e monetaria.

E’ chiaro che nei settori menzionati si registra un ritardo rispetto agli altri paesi. Sono d’accordo sul fatto che questa serie di statistiche è estremamente importante, non solo ai fini di una valutazione ma soprattutto per l’attuazione delle politiche. L’impegno assunto nel progetto d’azione per l’occupazione è chiaro: le raccomandazioni si riferiscono al testo in questione e gli orientamenti per l’occupazione nel 2000 lo considerano prioritario. E’ su questa base che il governo greco si è assunto un impegno e mi auguro che tra un anno la situazione sia migliore.

 
  
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  Hatzidakis (PPE-DE). - (EL) Signora Commissario, lei è una persona simpatica, ma devo ammettere che il governo greco mi è molto meno simpatico, specie quando si parla di occupazione. Ciò emerge chiaramente dai risultati ottenuti e anche da quanto ci ha detto poc’anzi. Come si può fare una politica per l’occupazione senza conoscere i dati sull’occupazione, senza sapere quante persone hanno trovato lavoro grazie ai programmi di formazione?

Voglio formulare domande specifiche per non allungare i tempi della discussione. Per quanto riguarda la formazione, che cosa ne pensa e che cosa suggerisce al governo greco di cambiare nel 2000-2006 rispetto al periodo precedente, in cui tutti abbiamo avuto l’impressione che le cose non andassero per il verso giusto malgrado l’imprecisione delle statistiche? Persino i dati esistenti dimostrano che le cose vanno peggiorando. Che cosa cambierà allora nel periodo 2000-2006?

 
  
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  Diamantopoulou, Commissione. - (EL) Prima di cominciare ricordo che, per motivi di ordine storico e politico, ciascun paese ha un diverso punto di partenza e che, nell’ambito del terzo programma comunitario di sostegno, il prossimo quinquennio rappresenta una grande occasione per tutti gli Stati per sfruttare le strategie e le risorse.

Venendo ora alla questione specifica della formazione da lei menzionata, com’è noto in Grecia l’ente EKEPIS opera in accordo con la Commissione; si tratta di un centro di certificazione che ha ottenuto risultati soddisfacenti e valutazioni positive e che nel prossimo periodo concluderà le procedure di certificazione, relative a formatori e programmi, sinora inesistenti.

In secondo luogo l’orientamento della formazione deve essere abbinato alle scelte effettuate dal paese nell’ambito dei servizi e della società dell’informazione, combinando le tematiche della formazione con le scelte stesse del paese.

E’ necessario, in terzo luogo, completare la creazione dei centri di promozione dell’occupazione, che al momento sono 24, ma che dovrebbero arrivare almeno a 100 secondo i progetti a livello nazionale. Questi centri dovrebbero astenersi dall’offrire servizi tradizionali ai disoccupati e ispirarsi ai modelli oggi già esistenti nell’Unione, cioè ai meccanismi d’offerta di servizi personalizzati. Inoltre si dovrà attuare il progetto della mappa elettronica della disoccupazione, in modo da assicurare il monitoraggio. Sono questi gli impegni del piano d’azione per l’occupazione nel 2000. Sono disponibili i fondi per garantire la prosecuzione dei programmi e, a mio parere, nel periodo 2000-2006 dovranno essere destinati ai punti specifici da me citati nell’ambito della formazione.

 
  
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  Presidente. - Poiché l'autore non è presente, l'interrogazione n. 54 decade.

Le interrogazioni nn. 55, 56 e 57 riceveranno risposta per iscritto(4).

 
  
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Interrogazioni rivolte al Commissario Fischler

  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 58, dell'onorevole Guido Sacconi (H-0602/00):

Oggetto: Ritardi nel riconoscimento della "Attestazione di specificità alimentare"

Nel corso del 1994, in seguito ad un lungo lavoro di elaborazione, di ricerca e di discussione nel settore italiano, fu elaborato un dossier sul miele vergine integrale ai sensi del regolamento 2082/1992/CE(5). Tale dossier, corredato di una domanda di "Attestazione di specificità alimentare", fu preparato dall'Associazione per il miele vergine integrale e inoltrato, tramite il Ministero dell'Ambiente italiano, alla Commissione in data 8 settembre 1995. Per ricevere il parere positivo della Commissione, ottenuto solo grazie ad una serie di interventi del governo italiano e del Ministro De Castro in particolare, si è dovuto attendere l'agosto 1999. Da quel momento poi, l'associazione promotrice non ha ricevuto più alcuna notizia. Considerando che ormai sono passati 11 mesi dal parere favorevole e che il regolamento succitato prevede comunque tempi ben definiti per la concessione dell'attestazione, può la Commissione far sapere quali sono i problemi che ostacolano l'ufficializzazione dell'attestazione e cosa pensa di fare per risolverli?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli parlamentari, la domanda di registrazione per il miele vergine integrale, oggetto della presente interrogazione, purtroppo non soddisfa i requisiti posti dalla legislazione vigente all'interno della Comunità. L'uso di tale denominazione è in contrasto in particolare con la direttiva 409 del 1974 tuttora in vigore. Per questo motivo finora non si potuto dar seguito alla richiesta italiana di tutela mediante attestazione di specificità alimentare ai sensi del regolamento 2082. Però, come lei sa, è stata presentata una proposta di modifica per tale direttiva.

Non appena Consiglio e Parlamento avranno provveduto a modificare la direttiva e tale denominazione verrà autorizzata, anche l'esame della domanda per il suddetto miele potrà concludersi positivamente.

 
  
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  Sacconi (PSE). - La ringrazio molto per la sua puntualità, signor Commissario, però devo dichiarare di non poter essere soddisfatto.

Mi risulta che, undici mesi fa, la Commissione espresse però parere favorevole, come risulta dalla mia interrogazione. Sono consapevole che, nel frattempo, è stata ridefinita la posizione comune sulla direttiva e che il Parlamento è in attesa di discuterla. Tuttavia mi pare che il riferimento al regolamento 2082/92 possa prescindere da questa direttiva, che direttiva e regolamento possano essere considerati canali separati.

Chiedo quindi una precisazione in merito, perché non porterei altrimenti una buona notizia agli apicoltori italiani.

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole parlamentare, la spiegazione è semplice. Non possiamo introdurre una protezione d'origine per un prodotto se la denominazione protetta è in contrasto con una normativa comunitaria. Pertanto è necessario che prima entri in vigore la direttiva comunitaria modificata, poiché così tale contrapposizione viene a cadere. A questo punto non avremo più alcuna difficoltà ad accordare la protezione richiesta dal governo italiano o dalla regione interessata.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 59, della onorevole Patricia Mckenna (H-0609/00):

Oggetto: Finanziamenti comunitari all'impresa Coillte

Secondo una sentenza della Corte di giustizia europea dell'agosto 1999, l'impresa Coillte ha beneficiato illegittimamente di premi di compensazione della perdita di reddito, previsti dal regolamento 2080/92(6) che istituisce un regime comunitario di aiuti alle misure forestali nel settore agricolo, per un importo di 6,5 milioni di sterline irlandesi tra il 1993 e il 1999. La Corte di giustizia europea ha dichiarato che Coillte, l'impresa parastatale irlandese responsabile per lo sviluppo forestale, è un "ente pubblico" e non può pertanto beneficiare di tali pagamenti.

Alla luce di questa sentenza, la Commissione ritiene che Coillte non possa beneficiare di ulteriori stanziamenti per 30,5 milioni di sterline irlandesi nel quadro della prossima tornata di finanziamento alle misure forestali ai sensi del regolamento 2080/92?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, al termine della sua interrogazione la onorevole parlamentare domanda se l'impresa Coillte è autorizzata a beneficiare degli aiuti comunitari alle misure forestali, ai sensi del regolamento n. 2080/92, provenienti da stanziamenti del Fondo europeo agricolo, sezione garanzia, in compensazione di perdite di reddito.

Vorrei precisare che la Corte di giustizia non si è pronunciata su questa materia specifica. E' vero comunque che la Commissione ha classificato l'impresa Coillte come ente pubblico, in quanto di proprietà dello Stato irlandese. Pertanto questa non può vantare alcun diritto alla concessione di aiuti per la compensazione della perdita di reddito. Tali aiuti, ai sensi dell'articolo 2, paragrafo 2, lettera b, del regolamento sulle misure forestali, sono riservati ad agricoltori e ad altre persone fisiche o giuridiche di diritto privato. Per questo motivo la Commissione intende respingere, con effetto retroattivo a partire dal 1° agosto 1996, la domanda di cofinanziamento per gli aiuti versati.

Per gli anni 1997 e 1998 si tratta di un importo complessivo di circa 4,8 milioni di euro. Tale provvedimento di rettifica è stato impugnato dalle autorità irlandesi nella cosiddetta procedura di conciliazione. L'organo competente al momento è ancora al lavoro e non ha ancora concluso l'esame della questione. La Commissione in questo procedimento sostiene che le autorità irlandesi non hanno finora presentato alcuna prova del fatto che la Coillte vada classificata come impresa privata.

La Commissione non può confermare né l'importo di 6,5 milioni di sterline citato dalla onorevole McKenna, né quello di 30,5 milioni che probabilmente si riferisce a pagamenti futuri. Essa tuttavia rimarrà sulle sue posizioni anche per quanto riguarda le richieste future.

 
  
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  McKenna (Verts/ALE). – (EN) Sono molto soddisfatta di apprendere la risposta della Commissione, perché il finanziamento a favore di Coillte è stato deciso dallo Stato ed è lo Stato che ha costituito l’impresa Coillte. Si tratta di un’impresa parastatale responsabile dello sviluppo forestale. Ora ha effettivamente utilizzato i fondi che otteneva dai pagamenti d’interessi sui terreni che stava acquistando. Un altro aspetto interessante è che il presidente, Ray MacSharry, è un ex Commissario europeo per l’agricoltura e ciononostante rifiuta di riconoscere che Coillte è un ente pubblico e non ha diritto a beneficiare di tali pagamenti. In occasione di una recente riunione con Coillte, mi è stato riferito che il governo intende impugnare la decisione. Ritengo che impugnarla sia un vero e proprio spreco di denaro dei contribuenti, perché penso sia chiaro a chiunque abbia un minimo di buon senso che l’impresa non ha diritto a tali fondi. L’aspetto davvero sconvolgente è che di fatto è stato impedito alle persone che avrebbero dovuto ricevere i fondi destinati alla questione dello spopolamento rurale per garantire che li ricevessero coloro che avevano subito perdite di reddito. Vorrei che la Commissione accertasse che Coillte non riceverà altri pagamenti e, dal momento che non aveva alcun diritto di beneficiarne, sia tenuta a restituire i fondi già percepiti. Coillte afferma ora che li dovrà restituire lo Stato, e anche questo è inammissibile.

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, in realtà non ho altro da aggiungere. La posizione della Commissione è proprio quella illustrata ed esposta dalla onorevole parlamentare. E' fuori discussione che uno Stato in quanto tale e, in questo caso, in quanto proprietario al 100 per cento di un impresa, non percepisce alcun reddito e di conseguenza non può subire alcuna perdita di reddito. Pertanto è evidente che tali stanziamenti devono essere restituiti e che l'impresa in questione non può ricevere ulteriori finanziamenti.

Al di là di questo, posso dirle, per quanto riguarda la procedura di conciliazione, che essa non equivale ad un procedimento arbitrale, bensì rappresenta soltanto il parere di un organo istituito dalla Comunità. Le sue conclusioni tuttavia non sono vincolanti per la Commissione, come abbiamo più volte spiegato in questa sede. E' ovvio, infatti, che le parti sono libere di rivolgersi alla Corte di giustizia. Tuttavia non spetta a noi decidere al riguardo.

 
  
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  Presidente. - Poiché l'autore non è presente, l'interrogazione n. 60 decade.

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interrogazione n. 61, della onorevole María Izquierdo Rojo (H-0618/00):

Oggetto: Costo dell'ampliamento e agricoltura mediterranea

Alla luce delle previsioni e delle ultime proposte legislative riguardanti l'agricoltura mediterranea, che interessano fra le altre produzioni quelle di cotone, riso, ortofrutticoli, pomodori, frutta a guscio e olio d'oliva, con gravi ripercussioni negative sull'occupazione e sul progresso sociale di zone povere dell'Europa, e tenendo conto dei piani in materia di bilancio in vista dell'ampliamento dell'UE, potrebbe la Commissione spiegare come impedirà che sia l'agricoltura mediterranea a pagare, di fatto, il costo del prossimo ampliamento?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, vorrei sottolineare che ritengo questa interrogazione molto importante perché mi offre l'opportunità di fare una precisazione. Qui infatti si mette in relazione il modo in cui vengono trattati gli Stati meridionali ed i loro prodotti con l'ampliamento. Onorevole parlamentare, le posso davvero assicurare che le riforme in programma per i settori citati nella sua interrogazione non hanno nulla a che fare con l'ampliamento. Il calendario previsto prende infatti le mosse dagli impegni assunti dalla Commissione in seguito all’emanazione dei relativi regolamenti da parte del Consiglio e deriva anche dalla necessità di garantire appieno l'efficacia degli strumenti di politica agricola comune tenendo conto degli sviluppi del mercato.

Le proposte di riforma della Commissione servono, in fin dei conti, a realizzare all'interno di questi settori il modello agricolo europeo. Si tratta di assicurare la sostenibilità in tutte e tre le sue dimensioni. Vogliamo armonizzare gli obiettivi economici, sociali e ambientali in questi settori. L'occupazione ed il progresso sociale, in particolare nelle zone rurali dell'area mediterranea, rivestono ovviamente un ruolo molto importante in proposito.

Poiché, come lei sa, la politica agricola comune nell'ambito di Agenda 2000 poggia su due pilastri e la realizzazione dei nuovi piani di sviluppo per le zone rurali, in particolare nelle zone dell'obiettivo 1, rappresenta un contributo tangibile al raggiungimento di tali obiettivi, credo anche sia chiaro quali siano le conseguenze da trarne.

Nelle prospettive finanziarie, sulle quali il Consiglio europeo di Berlino dello scorso anno è giunto ad un'intesa, c'è una netta separazione tra gli impegni per i quindici Stati membri e gli stanziamenti aggiuntivi previsti per i paesi candidati all'adesione. Pertanto al momento non è affatto possibile impiegare stanziamenti destinati all'Unione europea dei Quindici per spese legate ai futuri membri, ovvero ai paesi candidati. Per questa ragione, a mio avviso, la preoccupazione espressa in questa sede non ha motivo di esistere.

 
  
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  Izquierdo Rojo (PSE). - (ES) Signor Commissario, forse lei potrà rispondere con maggior chiarezza alla seguente domanda, importantissima per l'ampliamento.

La legislazione comunitaria applicabile agli Stati candidati dal momento dell'adesione - il cosiddetto acquis comunitario - a suo parere include concettualmente gli aiuti e gli appoggi finanziari della PAC?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole parlamentare, suppongo che, quando parla di aiuti, si riferisca in primo luogo ai pagamenti diretti previsti dalle organizzazioni dei mercati, sui quali è in corso una grossa discussione nell'ambito del dibattito sull'ampliamento.

In linea di massima ha ragione. Col tempo l'acquis comunitario si applicherà per tutti gli Stati membri. Per questo può sussistere soltanto un'unica PAC e non due differenti politiche. Ma lei stessa sa bene che il Trattato di adesione, il quale costituisce diritto primario, contiene norme transitorie e che queste ovviamente prevedono anche deroghe all'acquis comunitario. E' sempre stato così finora, in tutti i casi di ampliamento: nel caso della Spagna, del Portogallo e di tutti gli altri Stati. Del resto è proprio questo il senso di tali norme. Pertanto la sua domanda - a partire da quando gli Stati membri che sopraggiungono riceveranno effettivamente per intero i pagamenti diretti, come previsto dalle organizzazioni comuni dei mercati – potrà ottenere risposta soltanto al termine dei negoziati per l'ampliamento, in quanto è proprio questo l’oggetto di detti negoziati.

 
  
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  Presidente. - Annuncio l'

interrogazione n. 62, dell'onorevole Marjo Matikainen-Kallström (H-0633/00):

Oggetto: Aiuti alla tabacchicoltura

Nel territorio dell'Unione europea la coltura del tabacco beneficia di aiuti annui per milioni di euro, mentre oltre mezzo milione di cittadini europei muore ogni anno di malattie causate dal tabacco. Gli aiuti alla tabacchicoltura devono essere riorientati per convincere i produttori a sostituire il tabacco con piante più sane.

Può la Commissione far sapere come intende modificare in futuro la chiave di ripartizione degli aiuti accordati nel quadro delle politiche strutturali per porre fine alla coltura del tabacco su vasta scala nell'Unione europea? In base a quale scadenzario potrebbero essere attuate le necessarie modifiche?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevoli deputati, dal mio punto di vista, l'interrogazione della onorevole parlamentare non affronta un argomento nuovo. Vorrei ricordare all'Assemblea che già nel 1996 la Commissione aveva presentato al Parlamento ed al Consiglio una relazione sull'organizzazione comune dei mercati per il tabacco greggio. In tale relazione si faceva anche presente come questo settore contribuisse in modo decisivo a mantenere vitali alcune regioni della Comunità per certi versi molto svantaggiate e nelle quali non esistono quasi alternative.

A fronte dei risultati dell'analisi compiuta all'epoca sulle conseguenze sociali ed economiche legate alla cancellazione degli aiuti comunitari alla coltura del tabacco tale eventualità era stata respinta. Ma è stata respinta anche perché si era dimostrato che tali aiuti in pratica non hanno alcuna influenza sul consumo di tabacco e quindi sui rischi per la salute all'interno della Comunità.

In seguito, nell'anno 1998, il settore del tabacco ha subito una profonda riforma. I punti centrali della riforma sono: primo, il miglioramento della qualità, in particolare anche il passaggio a qualità a più basso contenuto di catrame e nicotina. Secondo, il rafforzamento della ricerca, che viene finanziata con i fondi comunitari destinati alla tabacchicoltura. I relativi stanziamenti sono stati raddoppiati. Tra i compiti prioritari di tale ricerca si annovera in particolare l'esame delle possibilità di convertire la tabacchicoltura in altre attività. Terzo, nell'ambito della riconversione verso altre colture, la riforma prevede un meccanismo che permette di rilevare quote da agricoltori disposti a cessare la produzione, vale a dire di offrire a questi agricoltori denaro per facilitare loro il passaggio ad altri prodotti.

Queste disposizioni, previste nell'ambito dell'organizzazione di mercato del tabacco, possono ancora venire integrate nel quadro delle misure di promozione per lo sviluppo delle zone rurali.

In conclusione vorrei aggiungere che ovviamente la Commissione procederà alla valutazione delle misure adottate nell'ambito della riforma. Entro il 1° aprile 2002 presenteremo al Parlamento europeo una relazione sul funzionamento della nuova organizzazione dei mercati.

 
  
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  Matikainen-Kallström (PPE-DE).(FI) Signor Presidente, signor Commissario, vi ringrazio per le risposte fornite. Si tratta di spostare gli aiuti ad altri prodotti. Ho già esposto più volte questi commenti, poichè si tratta comunque di una questione che scuote fortemente l’umanità quale il fumo, che uccide molte persone. Per quanto riguarda le analisi a cui avete fatto riferimento, vorrei sapere su quali analisi obiettive si basano, perchè sono preoccupata per la salute di noi tutti e anche per la sussistenza dei coltivatori di tabacco. Sarebbe necessario riuscire a trasformare l’attività lavorativa di questi ultimi e mantenerla a un livello tale che possano fornire a tutti noi prodotti sicuri.

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole parlamentare, mi dispiace che la parte iniziale non sia stata tradotta. Sarò breve: le invierò senz'altro l'analisi compiuta all'epoca. Nello studio sono state prese in esame anche le conseguenze di carattere sociale e le ripercussioni sul reddito. Le metto a disposizione con piacere i documenti richiesti.

 
  
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  Purvis (PPE-DE). – (EN) E’ il Commissario a conoscenza della ricerca condotta dallo Scottish Crop Research Institute di Invergowrie, vicino a Dundee, da cui risulta che le piante di tabacco possono essere modificate geneticamente in modo da consentire la moltiplicazione per innesto di potenziali vaccini anticancro? In realtà può sembrare un paradosso. Ma non è forse auspicabile orientare il settore europeo della tabacchicoltura verso tali scopi benefici e promuovere ulteriormente questo tipo di ricerca?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Signor Presidente, onorevole parlamentare, devo dirle in tutta franchezza che non sono informato sui risultati di questa ricerca, forse anche perché essa è stata condotta in primo luogo sulla scia di riflessioni di carattere sanitario e come tale rientra nella sfera di competenza del Commissario responsabile della sanità. Mi informerò senz'altro al riguardo. Comunque, a prescindere dal fatto se tali risultati siano o meno positivi, in realtà, a mio avviso, dobbiamo convincere i fumatori – non bisogna dimenticarlo – perché siano disposti a comprare sigarette che soddisfino tali requisiti.

Non è un problema dei produttori di tabacco, in quanto questi ultimi non avranno difficoltà a produrre il tipo di tabacco che richiede il mercato. Forse la cosa migliore è continuare a fare come faccio io da 15 anni – prima anch'io fumavo –, ovvero non fumare affatto. Così il problema avrebbe solo dimensioni ridotte.

 
  
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  Schierhuber (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, la prevenzione sanitaria rappresenta per tutti noi parlamentari una grande priorità. Sappiamo che la coltura del tabacco negli Stati membri comporta priorità differenti. Pertanto, nonostante io sia da sempre non fumatrice, pongo alla Commissione la seguente domanda: non crede che anche se la tabacchicoltura venisse completamente sospesa nell'Unione europea – come richiesto da alcuni – si continuerebbe lo stesso a fumare in quanto i tabacchi entrerebbero nell'Unione attraverso le importazioni?

 
  
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  Fischler, Commissione. – (DE) Onorevole parlamentare, se guardiamo le bilance commerciali relative al settore del tabacco, possiamo constatare che già adesso gran parte dei tabacchi, soprattutto quelli utilizzati per la produzione di sigarette, è di importazione. La differenza sta solo nel fatto che con l'ausilio dell'organizzazione comune dei mercati cerchiamo in qualche modo di produrre al nostro interno una parte di quanto viene comunque consumato, per non importare tutto quanto. In tal modo diamo la possibilità ad un certo numero di famiglie di ricavare un reddito da tale coltura.

Sono profondamente convinto che il problema sanitario legato al consumo di tabacco, senza dubbio esistente, si possa risolvere solo facendo presente ai consumatori quali conseguenze può avere tale consumo. Quest'ultimo diminuirà soltanto se saremo in grado di convincere i consumatori. Dal punto di vista economico è illusorio credere di poter affrontare la questione facendo leva sull'offerta, è possibile farlo solo agendo sulla domanda.

 
  
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  Presidente. - La ringrazio molto, Commissario Fischler, per le sue risposte.

Le interrogazioni dal n. 63 al n. 109 riceveranno risposta per iscritto(7).

Con questo si conclude il Tempo delle interrogazioni alla Commissione.

(La seduta, sospesa alle 19.25, riprende alle 21.00).

 
  
  

PRESIDENZA DELL'ON. PODESTÀ
Vicepresidente

 
  

(1) Cfr. Allegato “Ora delle interrogazioni”
(2) Cfr. Allegato “Ora delle interrogazioni”
(3) Interrogazione orale del 18.1.2000.
(4) Cfr. Allegato “Ora delle interrogazioni”
(5) GU L 208 del 24.7.1992, p. 9
(6) GU L 215 del 30.7.1992, pag. 96.
(7) Per le interrogazioni non esaminate, cfr. Allegato “Ora delle interrogazioni”

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