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Resoconto integrale delle discussioni
Giovedì 7 settembre 2000 - Strasburgo Edizione GU

2. VOTAZIONI
  

Relazione (A5-0221/2000) della onorevole Hulthén a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento concernente le sostanze che riducono lo strato di ozono relativamente agli inalatori per la somministrazione di dosi controllate e pompe per la somministrazione di farmaci (COM(2000) 427 - C5-0360/2000 - 2000/0175(COD))

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Relazione (A5-0214/00) della onorevole Lienemann a nome della Delegazione del Parlamento al Comitato di conciliazione sul progetto comune, approvato dal Comitato di conciliazione, di direttiva del Consiglio che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque (C5-347/2000 - 1997/0067(COD))

 
  
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  Provan (PPE-DE). - (EN) Signor Presidente, la prassi avrebbe voluto che ieri sera conducessi il dibattito, ma purtroppo a causa di problemi di orario ciò non mi è stato possibile.

Raccomando all'Aula il documento cui si è giunti in sede di conciliazione. Forse si è trattato della più difficile conciliazione e direttiva quadro di cui l'Aula ha dovuto occuparsi. E' veramente ammirevole il modo in cui la onorevole Lienemann ha guidato tutti i gruppi politici nel processo di intesa, e me ne congratulo senza riserve.

(Applausi)

Ora abbiamo davanti a noi una direttiva giuridicamente vincolante di cui il Parlamento può andare fiero, situazione questa ben diversa da quella della direttiva originale. Abbiamo una direttiva applicabile legalmente che consentirà di migliorare le condizioni ambientali nei prossimi vent'anni.

Il mio solo reclamo, ed è per questo motivo che ho chiesto la parola, è che durante il processo di conciliazione le organizzazioni non governative hanno cercato di influenzare il Parlamento al di là di quanto il Parlamento stesso avesse stabilito in seconda lettura. Molto spesso tali organizzazioni hanno potuto accedere ai documenti prima dei membri del Comitato di conciliazione. Questo non è ammissibile. In sede di conciliazione, dove occorre stabilire un rapporto di fiducia tra il Consiglio dei ministri e il Parlamento, è necessario garantire la riservatezza, e questo è un problema che dovremo affrontare seriamente in futuro.

Mi congratulo con la Presidenza portoghese per il modo in cui ha condotto la conciliazione, ma spero che in futuro il Parlamento possa migliorare la situazione interna.

(Applausi)

 
  
  

(Il Parlamento approva il progetto comune)

Relazione (A5-0212/2000) dell'onorevole Florenz, a nome della Delegazione del Parlamento al Comitato di conciliazione sul progetto comune, approvato dal Comitato di conciliazione, di direttiva del Consiglio relativa ai veicoli fuori uso (C5-258/2000 - 1997/0194(COD))

(Il Parlamento approva il progetto comune)

Raccomandazione per la seconda lettura (A5-0218/00) dell'onorevole de Roo a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 92/23/CEE del Consiglio concernente i pneumatici dei veicoli a motore e dei loro rimorchi nonché al loro montaggio (5347/2/00 - C5-0220/2000 - 1997/0348(COD))

 
  
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  Reding, Commissione. – (FR) Signor Presidente, come il mio collega, il Commissario Liikanen ha spiegato ieri sera nel corso della discussione, la Commissione non può accettare gli emendamenti nn. 1, 2, 3 e 4.

 
  
  

(Il Presidente dichiara approvata la posizione comune così modificata)

Relazione (A5-0168/2000) dell'onorevole Bakopoulos a nome della commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la diciannovesima modificazione della direttiva 76/769/CEE del Consiglio relativa alle restrizioni in materia di immissione sul mercato e di uso di talune sostanze e preparati pericolosi (coloranti azoici) (COM(1999) 620 - C5-0312/1999 - 1999/0269(COD))

(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)

Proposta di risoluzione comune(1) sulla Conferenza internazionale sull'AIDS di Durban (Sudafrica)

 
  
  

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Proposta di risoluzione comune(2) sulle fusioni nel settore delle telecomunicazioni

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Proposta di risoluzione comune(3) sulla clonazione di embrioni umani a fini terapeutici

(Il Parlamento respinge la proposta di risoluzione)

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Proposta di risoluzione (B5-0702/2000) presentata dagli onorevoli Gebhardt e McNally a nome del gruppo PSE, De Clercq, Wallis e Plooij-van Gorsel a nome del gruppo ELDR, Bonino, Cappato, Turco, Dell'Alba, Della Vedova, Dupuis e Pannella

(Il Parlamento respinge la risoluzione)

Proposta di risoluzione comune sulla clonazione di embrioni umani a fini terapeutici

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Relazione (A5-0187/2000) della onorevole Lucas a nome della commissione per la politica regionale, i trasporti e il turismo sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Trasporti aerei e ambiente: raccogliere la sfida di uno sviluppo sostenibile (COM(1999) 640 - C5-0086/2000 - 2000/2054(COS))

 
  
  

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Relazione (A5-0203/2000) della onorevole Zabell a nome della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport sulla comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle Regioni: Piano di sostegno comunitario alla lotta contro il doping nello sport (COM(1999) 643 - C5-0087/2000 - 2000/2056(COS))

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Relazione (A5-0208/2000) dell'onorevole Mennea a nome della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport sulla relazione della Commissione al Consiglio europeo nell'ottica della salvaguardia delle strutture sportive attuali e del mantenimento della funzione sociale dello sport nel quadro comunitario - Relazione di Helsinki sullo sport (COM(1999) 644 - C5-0088/2000 - 2000/2055(COS))

 
  
  

(Il Parlamento approva la risoluzione)

Presidente. - La votazione è chiusa.

 
  
  

DICHIARAZIONI DI VOTO

- Relazione Lienemann (A5-0214/2000)

 
  
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  Bordes (GEU/NGL).(FR) Questa relazione contiene alcuni elementi positivi, in particolare l’affermazione del carattere vincolante delle misure previste per tutelare la qualità dell’acqua. Ma concedendo alcune proroghe, e in particolare una proroga di vent’anni per vietare gli scarichi di sostanze pericolose, la relazione vanifica le proprie intenzioni. Tale proroga equivale ad autorizzare le imprese a scaricare nelle acque le loro sostanze tossiche per altri vent’anni. Inoltre, non è stabilito in modo chiaro che sono le imprese che inquinano a dover pagare i danni da loro provocati.

Quanto al prezzo dell’acqua, la sola decisione a favore degli interessi della popolazione sarebbe il divieto di qualsiasi profitto privato sulla fornitura e la distribuzione della stessa. Ma ciò non è nemmeno preso in considerazione dalla relazione che, mettendo alla gogna l’Irlanda a causa del finanziamento pubblico dell’acqua, vuole invece accentuare il carattere mercantile di questa sostanza vitale. Di conseguenza ci siamo astenuti.

 
  
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  De Rossa (PSE), per iscritto. - (EN) Anche se sostengo la relazione desidero rendere note alcune mie riserve sulla stessa.

La deroga per l'Irlanda relativa alle tariffe per l'acqua ad uso domestico non ha la portata che speravo. Le disposizioni chiave, di cui all'articolo 9, paragrafo 4, stabiliscono che gli Stati membri "non violano la presente direttiva" qualora la decisione di non introdurre tariffe per l'acqua ad uso domestico in base a "prassi consolidate non comprometta i fini e il raggiungimento degli obiettivi della presente direttiva".

Ne consegue che la decisione di non imporre tariffe per l'acqua comporterebbe una violazione della direttiva se legata al mancato raggiungimento dei nuovi standard da parte del governo irlandese.

Non credo che il governo irlandese rispetterà gli standard fissati, dal momento che fino ad ora non è riuscito a farlo.

 
  
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  Hyland (UEN), per iscritto. - (EN) Do il mio appoggio all'accordo raggiunto in sede di conciliazione tra il Parlamento e il Consiglio europeo sulla direttiva quadro in materia di acque. La presente direttiva fornisce un quadro per il consolidamento delle leggi già esistenti a livello nazionale ed europeo nell’intero settore della sicurezza delle acque superficiali e sotterranee. Gli elementi centrali della direttiva garantiscono la tutela delle acque superficiali, di quelle costiere, delle acque reflue interne e sotterranee ora come in futuro.

Il Consiglio europeo, che rappresenta i quindici governi dell'Unione europea, originariamente non aveva previsto alcuna disposizione, nella nuova direttiva sulle acque, relativa all'eliminazione delle sostanze pericolose. Appoggio questo accordo raggiunto in sede di conciliazione il quale garantisce che l'eliminazione delle sostanze pericolose figuri nella direttiva colmando questa lacuna.

Dal punto di vista irlandese diamo per scontato che l'eliminazione della sostanze pericolose contempli anche il divieto di scarico di sostanze radioattive.

Il costo dell'acqua sarà sempre un aspetto delicato della presente direttiva. Essa ora chiede agli Stati membri di tenere conto del principio del recupero costi dei servizi relativi all'acqua, compresi quelli a livello di ambiente e di risorse, in linea con il principio secondo il quale chi inquina paga. Gli Stati membri devono far sì che entro il 2010 le politiche tariffarie dell'acqua incentivino adeguatamente gli utenti ad un impiego efficiente delle risorse idriche. Agli Stati membri verrà concesso in casi eccezionali di scegliere di non conformarsi agli obblighi di recupero costi sulla base di prassi consolidate a livello nazionale.

La politica tariffaria dell'acqua è anche una questione fiscale. In base ai Trattati comunitari esistenti qualsiasi modifica a livello fiscale richiede il consenso unanime dei governi dell'Unione europea. E' giusto invece che le questioni fiscali rimangano di competenza dei singoli Stati membri, che devono poter dire l'ultima parola sulle politiche fiscali che intendono perseguire a livello locale e nazionale.

In questo modo l'applicazione della direttiva porterà ad un miglioramento delle condizioni di sicurezza degli standard qualitativi dell'acqua a livello europeo.

 
  
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  Florenz (PPE-DE), per iscritto. (DE) Con la sua comunicazione "Politica dei prezzi come strumento per incentivare un'utilizzazione sostenibile delle risorse idriche", la Commissione intende dare unitaria concretezza alle disposizioni economiche della direttiva quadro dell'Unione europea in materia di acque. La proposta della Commissione europea di assicurare il rispetto del principio del recupero dei costi tramite un controllo sui prezzi, si rivolge agli Stati membri che sovvenzionano ancora in misura elevata il proprio settore idrico. In Germania il principio del recupero dei costi viene già applicato, così come il controllo dell'autorità antitrust ed il controllo municipale. Perciò la direttiva quadro in materia di acque e la proposta della Commissione sui prezzi dell'acqua non devono essere impiegate come argomenti a favore della creazione di nuove istanze amministrative di controllo in Germania.

Anche l'accertamento dei costi ambientali e del consumo di risorse per l'uso delle acque si rivolge agli Stati membri dell'Unione europea che ancora sfruttano in maniera eccessiva ed inquinano le proprie risorse idriche; quindi non alla Germania, dove già si sono compiuti sforzi straordinari. Le relative disposizioni della direttiva quadro non possono perciò motivare l'introduzione in Germania di un'imposta generale sull'acqua o sulle acque reflue.

Considerando il carattere non vincolante delle disposizioni economiche della direttiva in materia di acque e della comunicazione della Commissione, c’è da temere che la loro applicazione negli Stati ai quali sono rivolte subirà un notevole ritardo, se mai verranno applicate. Se la Germania, da "studente modello", dovesse procedere per proprio conto, come già è avvenuto nell'applicazione di altre direttive, l'effetto sarebbe quello di accentuare ulteriormente le distorsioni della concorrenza tra le economie idriche dei paesi dell'Unione europea, in contrasto con gli obiettivi della direttiva che ambisce a creare un sistema armonizzato della gestione idrica in Europa. La Germania deve imparare ad applicare le disposizioni dell'Unione europea secondo gli obiettivi delle direttive, non secondo la volontà dei suoi singoli Stati federali. Ma nell'applicazione della direttiva quadro in materia di acque si seguiranno di nuovo percorsi nazionali individuali.

 
  
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  Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) La direttiva quadro in materia di acque è finalmente adottata e non posso che esprimere il mio plauso.

Dal 1997 il Parlamento europeo chiede che si ponga fine alla frammentazione che caratterizza la legislazione in materia di acque in Europa. Dopo quasi quattro anni, questi lavori di razionalizzazione sono finalmente giunti a compimento.

La procedura di conciliazione tra la nostra Assemblea e il Consiglio dei ministri, ultima fase della procedura legislativa, ha permesso di giungere ad un compromesso che considero equilibrato e soddisfacente. I negoziati sono stati ardui, ma sono lieta che il Consiglio abbia in ultima analisi accettato di rendere vincolanti i principali obiettivi della nuova normativa. Il nostro Parlamento non avrebbe potuto sostenere un testo di carattere puramente dichiarativo.

Il gruppo del PPE-DE ha sempre difeso una posizione ambiziosa e pragmatica. Mi pare essenziale che questo nuovo testo quadro garantisca, per l’avvenire e le generazioni future, un miglioramento della qualità delle acque europee.

La gestione delle acque in Europa sembra ormai basata sul bacino idrografico. Tale entità va al di là del quadro amministrativo degli Stati membri e tiene conto delle realtà idrologiche del territorio europeo.

L’obiettivo prefissato è l’eliminazione graduale degli scarichi di sostanze pericolose, al più tardi entro vent’anni dalla loro individuazione. Si tratta di un compromesso realistico tra la posizione iniziale della onorevole Lienemann, favorevole a un tasso zero di scarichi nelle acque, da una parte, e quella del Consiglio, contrario a qualunque obiettivo vincolante, dall’altra. Un elenco delle sostanze dette “prioritarie” sarà presentato prossimamente al Parlamento europeo. Questa tappa sarà fondamentale e auspico che il Parlamento mantenga la posizione odierna.

In conformità al principio “chi inquina paga”, gli Stati membri dovranno inserire i costi ambientali nel prezzo dell’acqua: ciò rappresenta un vero progresso. L’acqua è una risorsa naturale fragile di importanza inestimabile. In gioco vi sono tanto la sanità pubblica e l’approvvigionamento a lungo termine di acqua potabile quanto la diversità biologica e la tutela del paesaggio.

E’ per tutti questi motivi che ho votato a favore di questo testo.

Deploro, tuttavia, che l’articolo dedicato alla possibilità offerta agli Stati membri di fare trasferimenti d’acqua non sia stato mantenuto nella forma in cui era stato votato in seconda lettura. Questo tipo di progetto è conforme al principio di coesione e solidarietà regionali che abbiamo sempre sostenuto; in quest’ottica, esso deve godere del più ampio sostegno dell’Unione europea, nell’ambito della promozione delle reti transeuropee e della politica regionale.

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Tutte le proposte che vanno nella direzione di una miglior tutela dell’ambiente in Europa meritano il nostro plauso. Tentare di riunire nell’ambito di una direttiva quadro le politiche frammentarie in materia di acque rappresenta una sfida difficile. L’impegno giuridicamente vincolante assunto dall’Unione europea, attraverso i suoi Stati membri, di vietare entro vent’anni gli scarichi di sostanze pericolose nelle acque è un vero progresso anche se per taluni prodotti chimici tre anni sono sufficienti.

Se ci si può rallegrare dell’attuazione di piani di gestione delle acque mediante bacini idrografici, occorre restare vigili nell’applicazione di tali politiche, e penso in particolare al progetto di incanalamento delle acque del Rodano verso la Spagna. In questo caso specifico, prima di proporre progetti colossali di trasferimento delle acque da un bacino idrografico ad un altro, bisognerà tener conto della gestione delle acque e dei possibili risparmi d'acqua.

L’Unione europea, inoltre, in questo momento deve riflettere sul prezzo dell’acqua. Non si può permettere che alcune società multinazionali definiscano in modo autonomo il prezzo della stessa, con il pretesto che esse assicurano un servizio tecnico di gestione dell’acqua.

Questa direttiva va nella buona direzione, ma avrà bisogno di regole più precise per ridurre, a monte, i vari tipi d’inquinamento dell’acqua.

 
  
  

- Relazione Florenz (A5-0212/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore di questa decisione definitiva del Comitato di conciliazione sulla direttiva relativa ai veicoli fuori uso. Ho votato a favore non soltanto perché i pensionati e gli anziani che hanno una certa età si sentono vicini, come destinazione, a quello che accade anche alle automobili, ma soprattutto perché è molto corretto e molto giusto che, finalmente, con l'iniziativa dell’Europa, si dia una soluzione al problema di dove mettere le automobili quando non camminano più. Io suggerirei, tuttavia, di migliorare ancora questa nostra decisione, prevedendo il pagamento di una caparra quando si acquista un'automobile nuova e restituendola quando si restituisce l'automobile vecchia.

 
  
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  Hyland (UEN), per iscritto. - (EN) Mi felicito dell'accordo raggiunto su questa direttiva specifica dal Parlamento e dal Consiglio europeo che rappresenta i quindici governi comunitari. Sappiamo che all'interno dell'Unione vengono rottamati ogni anno fino a nove milioni di veicoli. Questa direttiva, che verrà applicata uniformemente in tutta l'Unione, consentirà in futuro di smaltire le automobili in modo più ecologico.

Tutti i veicoli all’intero dell'Unione europea dovranno essere interamente riciclabili entro l'anno 2015. Questo è giusto e doveroso perché l'Unione ha obblighi nazionali ed internazionali che la costringono ad applicare leggi che prevedono un maggior rispetto dell'ambiente. Fino al 75 percento dei componenti metallici dei nuovi veicoli potranno essere riciclati, e questo processo dovrà continuare nello sforzo di promuovere standard ecologici più alti.

La direttiva mira ad incrementare il riciclaggio di veicoli e ad incoraggiare il reimpiego di componenti. Ciò si può ottenere migliorando la costruzione dei vari veicoli commerciali a motore ed istituendo centri per lo smaltimento dei veicoli in tutta l'Unione europea.

La posizione comune ha sancito il diritto di rottamazione gratuita dell'ultimo proprietario del veicolo. Il fabbricante ha l'obbligo di assumersi, interamente o in gran parte, l'onere dei costi per l'applicazione di queste misure e di ritirare i veicoli fuori uso senza addebiti all'ultimo proprietario. In sede di conciliazione il Parlamento europeo e i quindici governi comunitari si sono accordati sulla data del 1° gennaio 2007 per l'applicazione della disposizione, tuttavia tutti gli Stati membri saranno liberi di applicare questa disposizione della direttiva anche prima di tale data.

I produttori di automobili e di attrezzature per auto e i fornitori di materiali devono sforzarsi di limitare l'uso di sostanze pericolose. Occorre fare in modo che i materiali riciclati possano essere utilizzati per la fabbricazione di automobili nella fase di progettazione. Il Parlamento e il Consiglio europeo hanno anche concordato in sede di conciliazione che tutti i veicoli immessi sul mercato dopo il 1° luglio 2003 non debbano contenere metalli pesanti quali il cadmio e il piombo.

I produttori di automobili devono inoltre fornire informazioni sulle percentuali di riutilizzo, riciclaggio e recupero delle auto usate previste per i prossimi anni.

Per finire vorrei sottolineare che in Irlanda molti chiedono il riconoscimento dell'industria delle automobili d'epoca in Europa. Su richiesta del Parlamento europeo, i veicoli da collezione verranno esclusi espressamente dalla direttiva. Ciò è molto importante alla luce del ruolo chiave in campo sociale ed economico che il settore delle auto d'epoca riveste nella promozione del turismo in tutta Europa.

 
  
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  Arvidsson, Carlsson, Cederschiöld, Grönfeldt Bergman e Stenmarck (PPE-DE), per iscritto. – (SV) Noi moderati votiamo raramente contro l'esito di una conciliazione. Non possiamo però appoggiare il compromesso raggiunto in conciliazione sullo smaltimento dei veicoli fuori uso. Questo compromesso contempla provvedimenti retroattivi e noi non possiamo sostenere testi legislativi che modificano a posteriori le regole del gioco. Una legislazione retroattiva non è neutra sul piano della concorrenza ed è inaccettabile sul piano giuridico.

 
  
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  Caudron (PSE), per iscritto. – (FR) Ho già avuto modo di esprimermi in diverse occasioni su questo dossier complesso in cui sono in gioco interessi economici non trascurabili, ma anche e soprattutto la tutela dell’ambiente. La proposta di direttiva concernente i veicoli fuori uso, presentata nel 1997, mira a prevenire la creazione di rifiuti dovuti ai veicoli e a promuovere il riutilizzo, il riciclo e la rivalutazione dei veicoli e dei loro componenti al fine di ridurre le quantità di rifiuti provenienti dai veicoli fuori uso condotti in discarica o inceneriti senza recupero di energia.

La strategia della Commissione europea è basata su misure quali l’aumento della percentuale dei componenti riciclabili; la garanzia di un numero adeguato di centri di raccolta di veicoli fuori uso; la realizzazione di una serie di obiettivi concernenti il reimpiego e il recupero dei veicoli fuori uso; un controllo dell’impiego di determinati metalli pesanti nella fabbricazione di veicoli e la garanzia che i costi per lo smaltimento dei veicoli fuori uso non gravino sull’ultimo proprietario.

I negoziati si sono arenati su diversi punti. Le difficoltà si sono incentrate sulla responsabilità dei produttori e l’eliminazione dei metalli pesanti. Dopo diverse ore di trattative, i negoziatori sono giunti ad un accordo.

Per quanto concerne la responsabilità dei produttori, la direttiva prevedeva che la resa del veicolo fuori uso potesse avvenire senza alcuna spesa per l’ultimo proprietario e che spettava al produttore assumersi una parte significativa dei costi di trattamento dei veicoli fuori uso. Il compromesso raggiunto prevede che per i veicoli nuovi, cioè immessi sul mercato a partire dal 1° luglio 2002, la responsabilità del produttore entrerà in vigore a partire dal 1° luglio 2002. Per quanto riguarda il parco auto esistente, vale a dire i veicoli immessi sul mercato anteriormente a tale data, la responsabilità del produttore viene posticipata dal 2006 al 2007. Inoltre, il testo della direttiva precisa che gli Stati membri hanno la possibilità di applicare le relative disposizioni prima delle date stabilite.

Per quanto concerne i metalli pesanti, il Consiglio e il Parlamento hanno convenuto che tutti i veicoli venduti dopo il 1°luglio 2003 non dovranno più contenere metalli pesanti come il cadmio, il piombo e il cromo esavalente. Le due delegazioni sono giunte ad un accordo sulle deroghe riprese nell’allegato II della direttiva.

D’altro canto, sono lieto che la richiesta del Parlamento europeo relativa all’esclusione dei veicoli da collezione dal campo d’applicazione della direttiva sia stata accolta con favore.

 
  
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  Grossetête (PPE-DE), per iscritto. – (FR) Il compromesso scaturito dalla procedura di conciliazione, ultima fase legislativa, è l’esito di una trattativa laboriosa tra il Parlamento europeo e il Consiglio dei ministri. Lungi dall’essere soddisfacente, esso rappresenta ai miei occhi un primo passo che, per alcuni aspetti, va tuttavia nella giusta direzione.

Se c’è motivo di compiacersi per gli obiettivi stabiliti in termini di cifre (l'85 percento del peso dei veicoli prodotti dopo il 1980 dovrà essere riciclato, reimpiegato o rivalutato entro il 2006, il 95 percento entro il 2015), deploro tuttavia l’ipocrisia di alcune disposizioni sostenute dal PSE e appoggiate dai governi socialisti e socialdemocratici.

Il Consiglio dei ministri è stato irremovibile sulla decisione che il proprietario possa consegnare senza costi il suo veicolo fuori uso. Una misura demagogica che parte da un buona intenzione nei confronti dei consumatori, ma è del tutto irrealizzabile. La direttiva prevede che il costo del trattamento gravi integralmente sui produttori. Questi ultimi non potranno fare altro che far ricadere almeno una parte di tali costi sui prezzi dei veicoli nuovi. Così, invece di incoraggiare l’acquisto di veicoli di nuova generazione meno inquinanti, questa misura è uno sconto camuffato per coloro che possiedono le auto vecchie più inquinanti.

Il Consiglio dei ministri si è infine adeguato alla volontà dei parlamentari europei che chiedevano sin dalla prima lettura che i veicoli d’epoca fossero esplicitamente esclusi dal campo di applicazione di questa direttiva. L’emendamento che ho presentato e difeso è stato infatti ripreso integralmente nel testo finale.

Più in generale, questa direttiva manca di ambizione. Ad esempio, lascia immutato il problema delle carcasse dei veicoli abbandonati che deturpano i paesaggi. A dispetto del principio “chi inquina paga” i loro costi di recupero rimangono a carico dei contribuenti. E’ deplorevole che né questa direttiva né quella relativa alle discariche abbiano affrontato questo problema, che comporta conseguenze disastrose per l’ambiente in gran parte d’Europa.

 
  
  

- Relazione de Roo (A5-0218/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, dopo questa direttiva i pneumatici saranno più silenziosi: le automobili, i camion, gli autotreni correranno su strade e autostrade più silenziosi. Molto bene, perché i pensionati hanno piacere di non essere troppo disturbati dal rumore. Tuttavia, quattro settimane fa, Presidente, vicino alla Gare du Nord, a Bruxelles, ho attraversato la strada e subito dopo ho avuto un brivido, perché era notte, c'era silenzio assoluto e ho visto un tram passare dietro di me nel silenzio più totale. Grazie a Dio, il Padreterno voleva che io fossi qui a fare le mie dichiarazioni di voto e non mi è successo nulla. Ma siamo proprio sicuri che meno rumore di pneumatici sia meglio per tutti noi?

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. – (FR) Non possiamo che complimentarci e sostenere il collega de Roo per la sua iniziativa volta a includere l’inquinamento acustico nell’ambito della tutela dell’ambiente. L’intensificarsi del traffico stradale, purtroppo, non si limita alle varie forme d’inquinamento (ancora insolute nonostante la loro incidenza planetaria), dovute ai veicoli vecchi e al loro riciclaggio, né ai danni che provocano e alla loro nocività per l’aria che respiriamo, né tanto meno al conseguente riscaldamento del clima su scala mondiale. Il traffico stradale provoca anche un forte e continuo inquinamento acustico che milioni di abitanti in prossimità di strade e autostrade e il singolo pedone devono subire quotidianamente.

Le proposte dell’onorevole de Roo mirano dunque a evidenziare una forma d’inquinamento generalmente occultata e pertanto le sosteniamo pienamente. Non dimentichiamo, tuttavia, che le nostre rivendicazioni devono vertere più in generale sulle forme d’inquinamento provocate dall’automobile, dalla sua invasione nelle società industrializzate e nelle nostre città, e insistiamo presso la Commissione affinché siano messe in atto politiche di riconversione dei trasporti stradali mediante i trasporti su rotaia e i mezzi pubblici. Il tram a Strasburgo ne è un chiaro esempio.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) L’utilizzo dell’automobile per il trasporto delle persone e delle merci è dato per scontato ormai da così tanto tempo che non ci siamo fermati a riflettere a sufficienza sulle conseguenze di questo utilizzo per molte persone e per l’ambiente. Contavano solamente il vantaggio economico e la comodità del guidatore; gli svantaggi venivano semplicemente ignorati. Si chiudeva un occhio davanti ai gas di scarico, alla mancanza di sicurezza sulle strade e all’inquinamento acustico provocato dalle autovetture.

Fortunatamente negli ultimi anni la situazione sta mutando. Sono sempre più numerose le città che dedicano maggiore spazio alla circolazione delle biciclette e al trasporto su rotaia, mentre si riduce la libertà di circolazione delle auto. Non per questo possono considerarsi risolti i problemi causati dagli autoveicoli destinati al trasporto delle persone e delle merci. Il numero delle auto continua ad aumentare, proprio come continua ad aumentare la quota di traffico merci trasportata su gomma. Di conseguenza aumenta anche l’inquinamento acustico.

Ovviamente, nell’ottica dell’industria automobilistica e dei suoi interessi, le responsabilità ricadono su altri. Ricadono sulle autorità preposte alla gestione delle strade – in generale lo Stato – che dovrebbero rafforzare la sicurezza e contenere l’inquinamento ambientale. Fino a quando all’industria automobilistica sarà consentito di scaricare con successo ogni responsabilità, essa non si adopererà per ridurre l’inquinamento provocato dai veicoli che produce né si farà carico di alcun onere finanziario in tal senso. L’industria dell’automobile ritiene che l’inquinamento acustico dovrebbe essere contrastato per mezzo di un’asfaltatura detta “aperta”, un manto stradale che tuttavia, in caso di gelo, può diventare estremamente scivoloso.

Occorre oggi fare una scelta fra gli interessi dell’industria automobilistica e dei pneumatici, da un lato, e il benessere dell’uomo e dell’ambiente, dall’altro. Fin troppo spesso constatiamo che, nel breve termine, sono gli interessi dei potenti gruppi industriali a prevalere, mentre la maggioranza dei nostri elettori avanza, con frequenza sempre maggiore, altre richieste al processo decisionale politico. Assume importanza sempre crescente la tutela della qualità della vita rispetto al miope profitto.

Questo conflitto è emerso nuovamente con chiarezza nel dibattito sui pneumatici. L’onorevole de Roo ha giustamente dimostrato che il regolamento proposto dalla Commissione non rappresenta un miglioramento sufficiente e che è tecnicamente possibile ridurre le emissioni sonore di qualche decibel. Serve soltanto la volontà politica di legiferare in modo adeguato, di controllare l’applicazione delle norme emanate e di non consentire inutili margini di superamento. Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea ha sempre appoggiato in tal senso l’onorevole de Roo. È deplorevole, a nostro giudizio, che le sue proposte, ragionevoli e logiche, non possano contare sul sostegno unanime che meritano.

 
  
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  Thomas-Mauro (UEN), per iscritto. – (FR) L’uomo si muove e fa muovere le cose. Il movimento crea rumore. La nostra straordinaria epoca del movimento (cui del resto attribuiamo il nostro senso di libertà) è rumorosa. La libertà fa rumore.

Gli Stati come l’industria si adoperano per combattere l’inquinamento acustico, potenziale causa di malattie.

L’industria sostiene la volontà del legislatore di rendere il trasporto, lo spostamento degli uomini e delle merci – pietra angolare della libera circolazione – più sicuro e meno inquinante.

Siamo a conoscenza dei progressi realizzati nella tenuta della strada, la resistenza all’usura, la riduzione del consumo di carburante, ma gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo non permettono ancora, per palesi ragioni tecniche, di ottemperare a tutte le richieste del relatore. Il risultato complessivo viene valutato a partire da un insieme di criteri spesso contrastanti che il fabbricante di pneumatici ben conosce.

Non abbiamo voluto sostenere il relatore perché le modifiche proposte vengono fatte a scapito della sicurezza, la nostra sicurezza, a scapito della durata dei pneumatici e della loro aderenza. Critichiamo gli emendamenti che provocherebbero quello che definirei un'assurdità industriale.

L’Unione pecca ancora una volta di eccessiva attenzione ai dettagli; d’altro canto non posso non stupirmi quando considero i settori in cui la Commissione riesce a intromettersi e a legiferare.

Sebbene il rumore in tutte le sue forme sia certamente un grave problema in prossimità dei centri urbani, degli aeroporti, delle strade, è tuttavia più importante dare la precedenza alla sicurezza stradale!

E del resto che cosa ci irrita maggiormente nella vita quotidiana? Il rumore sordo dell’attrito dei pneumatici sulla strada o le brusche accelerazioni dei veicoli e lo sfrenato rombare delle motociclette? Bisognerebbe realizzare ricerche approfondite sul rumore e la pericolosità dei rivestimenti.

Non perdiamo il senso delle priorità e di ciò che definirei l’efficacia legislativa.

 
  
  

- Relazione Bakopoulos (A5-0168/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore anche della relazione Bakopoulos perché certamente è giusto avere una certa cautela nella messa in circolazione di prodotti che possono essere nocivi per noi tutti. Ma non esageriamo troppo con queste direttive? Non impegnamo troppo il nostro Parlamento con la discussione di argomenti così tecnici, così tecnicamente importanti? Non è meglio se con un'unica direttiva diamo l'autorizzazione alla Commissione a decidere quali nuovi elementi nocivi vengono messi in commercio, evitando in tal modo di trascorrere così tanto del nostro tempo, ogni volta, a ripetere le procedure per proibire l'immissione sul mercato di nuovi prodotti?

 
  
  

- AIDS:

 
  
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  Cauquil (GUE/NGL).(FR) Abbiamo votato a favore della risoluzione comune sull’AIDS poiché, se fosse messa in atto (evento che non è affatto scontato), essa segnerebbe un progresso. Ciò nonostante non ne condividiamo tutte le formulazioni, in particolare il fatto di far ricadere la responsabilità unicamente sui governi africani o sulle tradizioni culturali e religiose che ostacolano l’adeguata applicazione delle misure per combattere la malattia. Tutto ciò è vero, ma queste affermazioni sono anche un modo di dissimulare la responsabilità di tutto un sistema sanitario dominato da società farmaceutiche e dalla corsa al profitto. Se in Africa, come in molti paesi poveri, si muore di malaria, di bilharziosi, di tubercolosi o semplicemente di rosolia, ciò non avviene a causa di ostacoli religiosi, ma perché taluni malati non possono pagarsi né le medicine né le cure.

 
  
  

- Telecomunicazioni:

 
  
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  Bordes e Cauquil (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Abbiamo votato contro la risoluzione comune concernente le fusioni nel settore delle telecomunicazioni. Ogni idea di servizio pubblico, infatti, è scomparsa da questa risoluzione il cui obiettivo è che questo, come gli altri settori, sia consegnato a “un’economia di mercato aperta, dove vige la libera circolazione”.

D’altronde, il vago accenno a una “garanzia per la crescita e l’impiego” non tutelerà certo i lavoratori dai licenziamenti prevedibili in occasione di future fusioni, dal momento che non è prevista alcuna misura vincolante per impedire alle imprese di licenziare con il pretesto di ristrutturazioni – quando invece si tratta di aumentare i loro profitti.

Inoltre, è chiaro che non abbiamo l’intenzione di unirci all’ode, contenuta in questa risoluzione, all’“efficacia della concorrenza”.

 
  
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  Vachetta (GUE/NGL), per iscritto. – (FR) Ancora una volta, la comunicazione è vista come una semplice merce da cui si vuole trarre il massimo profitto. Contestiamo tale logica che ignora i bisogni sociali delle popolazioni. La sempre maggiore immissione di capitali privati nel settore degli operatori pubblici, diventati delle vere e proprie multinazionali, induce tali operatori a condurre una guerra economica senza esclusione di colpi. Questa guerra comporta una ripartizione dei mercati mondiali che privilegia le aree più redditizie e istituisce un regime tariffario iniquo, senza tener conto delle perdite di posti di lavoro e della precarietà per centinaia di migliaia di lavoratori dipendenti.

Occorre dunque che le istanze politiche nazionali ed europee impongano alcuni vincoli di servizio pubblico all’insieme degli operatori, a prescindere dalla loro origine, ad esempio:

- per la telefonia fissa: riduzione del prezzo dell’abbonamento e delle comunicazioni locali, che rappresentano in Francia l’83 percento della bolletta media dei privati;

- per la telefonia mobile: oltre alla riduzione delle tariffe, una copertura totale del territorio, a costo di utilizzare contatti satellitari nelle aree più difficilmente raggiungibili;

- per l’accesso rapido a Internet: oltre a una riduzione delle tariffe, un calendario per la copertura completa del territorio.

In un’epoca di profitti record scandalosi, in questo modo inseriamo la comunicazione tra i diritti fondamentali che devono venir rispettati da un servizio pubblico di qualità.

 
  
  

- Clonazione umana:

 
  
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  Schörling (Verts/ALE).(SV) Signor Presidente, la maggioranza del gruppo Verts/ALE ha votato a favore della presente risoluzione. Ieri in occasione della discussione in Aula sulla clonazione, ho ascoltato alcuni colleghi che difendevano, in modo più o meno chiaro, la clonazione terapeutica ritenendola del tutto distinta rispetto alla clonazione riproduttiva. Purtroppo esiste la tendenza a questo nuovo dibattito semantico o a questa strategia, che condurrebbe a un indebolimento sul piano morale delle implicazioni della clonazione umana. In altre parole, chi non volesse ammettere alcuna forma di clonazione si comporterebbe in modo immorale, nel senso che lascerebbe altri esseri umani in balia di malattie (come il morbo di Parkinson) che sarebbero curabili, se soltanto si lasciasse carta bianca all'ingegneria genetica.

Si tratta di un'affermazione del tutto assurda, che a mio giudizio deve essere ritirata. I ricercatori di tutti il mondo hanno detto a chiare lettere che il morbo di Parkinson può essere curato, insieme ad altre patologie gravi, con altri metodi. Abbiamo ascoltato anche Emma Bonino affermare che i politici debbono saper rischiare, ma il gruppo Verts/ALE ritiene che il nostro dovere indiscutibile di rappresentanti eletti sia quello di individuare i rischi e agire con cautela.

In questo contesto, desidero domandare al gruppo PSE perché non abbia esortato Tony Blair a ritirare l'intera proposta, anziché accontentarsi di chiedere un comitato sulle biotecnologie. In questo caso più che mai, occorre fare ricorso al principio precauzionale.

E occorre porsi l'interrogativo più importante: a che scopo si vuole clonare l'essere umano? Bisogna rendersi conto che, nel campo delle biotecnologie, è in atto una corsa che rischia di far superare i limiti in modo molto sinistro. L'avanzare di queste tecnologie è oggi incredibilmente rapido e noi non possiamo accontentarci di una discussione come questa, ma dobbiamo spingere ulteriormente il dibattito e imprimergli un colpo di acceleratore, sempre tenendo conto del principio precauzionale.

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Sono stato uno dei 237 deputati europei che hanno votato a favore della risoluzione presentata dal gruppo del Partito popolare europeo-Democratici europei sulla clonazione.

La scienza ha sempre avuto due volti: quello che si scopre può essere usato a favore nostro o contro di noi, da sempre: la ruota serve per muoversi più velocemente o per uccidere qualcuno; il revolver serve per difendersi o per ammazzare; l'energia atomica serve per farci stare meglio o per creare bombe atomiche. In questo caso della ricerca sulla clonazione mi domando: non è che si sia già deciso in anticipo di fare qualcosa contro umanità anziché attendere che la ricerca neutra realizzi qualche risultato scientifico, e si decida poi come usarlo? Meglio sarebbe stato che ci fosse un'Europa a decidere e non un singolo Capo di governo.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL). – (NL) Signor Presidente, di fronte ai pareri discordanti circa la clonazione umana a fini terapeutici noi riteniamo che occorra grande prudenza nell’applicare questa nuova tecnica. Giustamente ciascuno di noi reputa inaccettabile la clonazione a fini commerciali e industriali o destinata a creare esseri umani con determinate caratteristiche. Tuttavia, oggi discutiamo di due posizioni contrastanti. All’interno del gruppo GUE/NGL si è deciso di lasciare che il voto sia determinato dalla coscienza dei singoli membri. La differenza fra la posizione dei democratici cristiani e dei verdi, da un lato, e quella dei socialdemocratici e dei liberali, dall’altro, risiede a mio giudizio nel fatto che i primi pongono l’accento sulla punibilità dei medici e i secondi sulla necessità di condurre ulteriori studi sulle conseguenze di questa tecnica. Personalmente propendo per questa seconda posizione.

Una soluzione deve essere trovata per coloro che necessitano di un cuore, di un rene o di un fegato nuovo e per i pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Anche questa è una questione di etica. Il mio partito, il Partito socialista olandese, ha un atteggiamento estremamente prudente nei confronti della clonazione e della manipolazione genetica. In quest’ottica ho potuto appoggiare la variante dei socialdemocratici e dei liberali e non quella di chiusura totale sostenuta dai democratici cristiani e dai verdi. Del resto, sembra che, fra alcuni anni, partendo dalle proprie cellule del tronco cerebrale, sarà possibile ottenere organi che, evidentemente, non porranno problemi di rigetto per l’ospite. Il mio sostegno va di gran lunga a questa tecnica rispetto a quella sviluppata in Gran Bretagna che parte dalle metodiche di riproduzione assistita.

 
  
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  Sacrédeus (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, ho votato a favore della risoluzione del gruppo PPE-DE insieme con i gruppi Verts/ALE, EDD e UEN, e in ogni sua parte. Sono molto lieto di questa decisione. Al contempo, mi preoccupa la maggioranza risicata con cui il testo è stato approvato: 237 favorevoli, 230 contrari e 43 astenuti.

Ho già presentato una dichiarazione per iscritto sull'unicità, l'uguaglianza e l'inviolabilità della dignità umana nella discussione sulla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, approvata quasi all'unanimità da questo Parlamento. E' fondamentale trarre le conseguenze della visione dell'essere umano che da oltre mille anni caratterizza la nostra Europa. La civiltà e l'umanità mostrano in modo più evidente il proprio carattere col modo in cui tutelano la vita indifesa.

Dobbiamo dire no alla clonazione umana. L'uomo è un soggetto, non un oggetto.

 
  
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  Breyer (Verts/ALE).(DE) Signor Presidente, è un grande successo per i diritti dell'uomo il fatto che con questa risoluzione siamo riusciti ad inviare il messaggio che non si possono deliberatamente creare embrioni destinati alla ricerca. Con questa risoluzione noi affermiamo con fermezza che la vita umana non deve diventare un prodotto di consumo. Tuttavia sono preoccupata per la ridotta maggioranza espressasi a favore della risoluzione. Spero che ciò sia dovuto esclusivamente ai giochi tattici del gruppo socialista. Devo dire che il modo in cui si è agito in questa occasione mi sembra vergognoso. Si chiede la creazione di una commissione a carattere non permanente, senza però dire che Tony Blair deve sospendere la sua decisione in attesa dell'esito dei lavori di questa commissione.

Questo illustra la contraddittorietà. Mi sembra più che vergognoso che per fedeltà a Blair si trascuri qualunque altra considerazione. Vorrei sottolineare che noi abbiamo sempre detto che si tratta di una clonazione cosiddetta terapeutica. Esiste la possibilità alternativa di ottenere gli stessi risultati partendo da cellule madri adulte.

Tuttavia spero anche che la Commissione abbia ora il coraggio di dare applicazione a quanto abbiamo chiesto noi con questa risoluzione: non concedere alcun fondo per la ricerca agli istituti che direttamente o indirettamente utilizzano i prodotti della clonazione.

 
  
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  Korhola (PPE-DE).(FI) Signor Presidente, questa mattina il nostro Gruppo ha discusso sulla posizione da assumere nei confronti al punto 5 della proposta di risoluzione sulla clonazione in cui si afferma che non si può fare una distinzione tra la clonazione che ha come fine la riproduzione e quelle per altri fini. Il problema è sicuramente controverso e si presta a diverse interpretazioni, a seconda dei punti di vista che sono due, per lo più abbastanza simili. Tecnicamente parlando si tratta in effetti della stessa cosa. Dal punto di vista filosofico, cioè esaminando la clonazione dal punto di vista del feto, l’operazione non è diversa. In ogni caso il feto clonato viene considerato come uno strumento, un bene d’uso, non un essere umano con propri valori intrinsechi.

È commovente vedere che siamo tutti d’accordo sul fatto che la clonazione volta alla procreazione è una pratica lontana da qualsiasi etica. La mia preoccupazione maggiore invece riguarda gli argomenti che dovremmo utilizzare per impedirla. E questo lo afferma la sottoscritta che dispone di una formazione filosofica. I nostri argomenti sono tali che in futuro non sarebbero più validi in quanto, tecnicamente parlando, la clonazione viene già praticata. Se l’azione è la stessa, che importanza ha il fine? Ho votato contro l’emendamento 5 solo perché secondo me doveva essere motivato meglio. Sono nondimeno convinta che fare una differenza tra i diversi tipi di clonazione non sia giustificato né dal punto di vista tecnico, né da quello del feto. Ecco perché non è opportuno approvare tale tipo di differenziazione senza un dibattito veramente approfondito.

 
  
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  Alavanos (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Il gruppo della Sinistra unitaria europea non ha sottoscritto nessuna delle due proposte di risoluzione. Non accogliamo la proposta del Partito popolare europeo perché dietro il suo netto no alla clonazione umana si cela la sua ben nota posizione contro l’aborto. D’altronde non ci soddisfa nemmeno il testo dei socialisti, perché non prende posizione rispetto alle scelte del governo britannico, che ha aperto la strada alla clonazione per motivi medici, dando così il via libera all’amministrazione americana per svolgere attività analoghe, come chiesto dall’industria delle biotecnologie. Per non perder tempo pensiamo che quel che si può fare oggi, in una materia così difficile e complessa, sia a creare una commissione temporanea per la bioetica del Parlamento europeo, che ci offra una base per una discussione dettagliata e approfondita sulla problematica della ricerca medica basata sull’embrione ottenuto dalla clonazione umana.

 
  
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  Berthu (UEN), per iscritto.(FR) La clonazione terapeutica comporta la creazione di un embrione, mediante clonazione, il quale viene in seguito distrutto, al fine di prelevare alcune cellule destinate alla ricerca medica e, un giorno forse, alla guarigione di alcune malattie incurabili. Non si può dire che l’intenzione sia malvagia, ma il metodo è molto discutibile per due ragioni almeno: in primo luogo si crea una vita (sia utilizzando un embrione in eccedenza, originariamente destinato a far nascere un nuovo essere umano, sia utilizzando un embrione clonato), poi la si distrugge per salvarne un’altra. Abbiamo il diritto di creare, così facendo, una categoria di esseri inferiori manipolabili a piacere? Chiaramente penso di no.

In secondo luogo, se tutti sono concordi nel condannare la clonazione degli esseri umani in generale, taluni vorrebbero introdurre una distinzione tra “clonazione riproduttiva” (volta a riprodurre un individuo nella sua interezza) e “clonazione terapeutica” che potrebbe essere autorizzata sotto sorveglianza, entro certi limiti e a condizione di non dare luogo a transazioni commerciali. Ma tale distinzione è artificiosa, dato che si basa sull’intenzione sottesa alla clonazione, mentre l’atto è identico nei due casi: la clonazione terapeutica si fonda anch’essa sulla riproduzione di embrioni mediante clonazione. Ogni forma di clonazione è per definizione riproduttiva.

La clonazione di embrioni a fini di ricerca, o anche il semplice utilizzo di embrioni in eccedenza per tali fini, ci farebbe oltrepassare un limite invisibile al di là del quale diventerebbe lecito strumentalizzare la vita umana. Entreremmo in un’altra società, contraria ai nostri valori.

Una soluzione per uscire da questo dilemma sarebbe intensificare la ricerca sulla possibilità di ottenere cellule staminali a partire da organismi adulti, che siano differenziabili per scopi terapeutici, come richiede la risoluzione presentata dalle colleghe onorevoli Montfort e Thomas-Mauro. Questa operazione sarebbe accettabile, in quanto assimilabile a una donazione di organi. Una tale prospettiva ci permette d’intravedere che i nostri interrogativi attuali sono legati ad uno stadio transitorio della ricerca, o almeno questo è il nostro auspicio.

Purtroppo, il gruppo di lavoro auto-denominatosi “Convenzione”, che prepara una prima redazione di una Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, sta muovendosi nella direzione sbagliata su questo punto. L’articolo 3 del progetto, allo stato attuale, si limita a vietare “la clonazione degli esseri umani a scopo riproduttivo”, ripropone cioè la distinzione capziosa da noi denunciata. Ho presentato, insieme ad alcuni deputati, un emendamento su questo punto ma, sebbene la nostra proposta sia formulata in modo equilibrato, per il momento non è stata ancora accolta. Da qualsiasi punto di vista si consideri tale Carta, non si riuscirà a trovare in essa un solo aspetto positivo.

 
  
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  Lienemann (PSE), per iscritto. - (FR) In ogni epoca, l’umanità ha dovuto valutare l'orientamento da dare ai progressi scientifici sulla base delle proprie scelte etiche e sociali.

La posta in gioco è ancora più delicata quando si tratta dell’essere umano e dei fondamenti genetici.

Si deve, pertanto, agire con estrema cautela, senza cadere nell'oscurantismo.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze e del dibattito etico, e nel caso dell’inaccettabile autorizzazione concessa dal governo britannico in materia di clonazione umana, si deve, in primo luogo, ottenere una moratoria totale ed assoluta di tutte le sperimentazioni nel campo della clonazione umana.

In secondo luogo, è necessario definire, dopo aver ascoltato il parere del Comitato europeo di bioetica, un orientamento chiaro, che sia garante della dignità umana.

Nessuna risoluzione presentata dai gruppi, allo stato attuale dei testi, mi soddisfa.

Il gruppo socialista non è sufficientemente fermo nel richiedere il blocco immediato di qualsiasi forma di clonazione umana.

Il gruppo PPE sembra giungere a conclusioni definitive su dibattiti delicati come la distinzione tra clonazione riproduttiva ed altri tipi di clonazione.

A mio avviso, però, su questo punto l’analisi del Comitato europeo di bioetica sarebbe utile per chiarire le divergenze di opinione.

L'urgenza avrebbe richiesto una reazione efficace, cioè:

- una moratoria immediata e totale

- una riflessione approfondita ed un esteso dibattito sul merito della questione, a cui deve seguire una direttiva volta a recepire la norma prescelta.

Non lo è il voto di oggi.

Pertanto, su questi progetti di risoluzione mi asterrò dal voto.

 
  
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  Montfort (UEN), per iscritto. - (FR) Vi sono temi davanti ai quali dovrebbero tacere le differenze politiche, non per dare l'impressione di un eventuale consenso, ma perché s'impongono a tutti in modo trasversale. E, tra questi, spicca per importanza la difesa e la promozione della vita e della dignità dell'uomo.

La ricerca scientifica ha fatto, nel corso degli ultimi decenni, progressi formidabili, forieri di speranza per gli afflitti da malattie o menomazioni, e per le loro famiglie. Ciò nonostante, una parte di detta ricerca e degli scienziati che vi si dedicano sembra avere perduto, nel contempo, ciò che definirei una giusta e sana scala di valori. Allora è dovere, in particolare dei responsabili morali e politici del bene comune, correggere certe nocive tendenze. Ciò vale per le due decisioni, una britannica e l’altra americana, che autorizzano, la prima la clonazione, e la seconda l'utilizzo di embrioni detti "soprannumerari" e "senza progetto parentale", in entrambi i casi a fini terapeutici.

I problemi qui posti sono molteplici, ma intimamente correlati. Non esistono due tipi di clonazione: una riproduttiva e l'altra terapeutica; la creazione di embrioni umani dotati dello stesso patrimonio genetico di un altro essere umano deve rimanere vietata, indipendentemente dalle sue finalità. Infatti, nessuna legge umana potrà mai, senza essere criminale, negare il fatto che l'embrione costituisce l'inizio della vita. Quindi, distruggere un embrione, anche se per curare un malato, è comunque ingiustificabile; come potremmo giustificare, restando nei limiti della decenza, la distruzione di una vita per guarirne un'altra? Inoltre, e più in generale, la vita è un tutto indivisibile, è presente sin dal concepimento e non è più, da quel momento, condizionata dalla volontà umana. Può forse il riconoscimento della vita dipendere da un "progetto parentale"?

Certo, prima del concepimento, i genitori potenziali devono riflettere, come persone responsabili, sulla venuta di un figlio; ma una volta concepito, egli è presente e qualsiasi manipolazione di cui può essere oggetto, e a maggior ragione, la programmazione della sua eliminazione, indipendentemente dalle motivazioni, costituiscono un attentato ai suoi diritti fondamentali, e, nella peggiore delle ipotesi, un crimine. E' giusto che il nostro Parlamento si pronunci chiaramente su queste tendenze e, in tal modo, faccia una scelta a favore della vita, anche se contro la volontà di una parte dei suoi membri.

 
  
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  Schröder, Ilka (Verts/ALE), per iscritto. - (DE) Nella votazione sulla risoluzione presentata da PPE/Verts/ALE sulla clonazione umana io mi sono astenuta. Considero positivo che si contrapponga qualcosa alla decisione del parlamento britannico. Si è sottolineato che il Parlamento europeo difende la propria decisione di vietare la clonazione (e di conseguenza non dovrà finanziare le ricerche sulla clonazione).

Tuttavia ritengo estremamente pericolosi i paragrafi 6 e 8. In essi si prendono per oro colato le promesse delle biotecnologie in campo medico, benché i risultati finora ottenuti siano da considerare nella migliore delle ipotesi ambigui. Incoraggiando l'approfondimento della ricerca sulle terapie genetiche ed altri metodi basati sulle tecniche genetiche il Parlamento europeo avanza su un terreno pieno di rischi. Tanto più che non vengono mai menzionati e non si sottopongono alla valutazione politica i pericoli e i tentativi falliti, che metterebbero in discussione le prospettive presentate con assoluta certezza come promettenti.

Questo pronunciamento del Parlamento europeo sulla clonazione di embrioni può essere considerato un successo, a breve termine. Temo però che l'incoraggiamento totalmente acritico dell'impiego delle tecnologie genetiche in medicina renda nullo questo successo a lungo termine, e anzi possa produrre l'effetto contrario. Potrebbe infatti aprire ancora di più la porta ad una tecnologia delle cui conseguenze ancora non sappiamo niente.

 
  
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  Theonas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) La recente decisione dei governi britannico e statunitense di consentire la clonazione di embrioni umani, da usare come “riserve” di tessuti e organi vitali, solleva enormi problemi e interrogativi. La decisione è stata presa malgrado restino ancora senza risposta varie questioni cruciali di ordine medico, etico e sociale. Nessuno mette in dubbio il fatto che i rapidi sviluppi nel settore della genetica e della biologia molecolare aprano nuove prospettive alla scienza, riducendo la distanza tra l’impossibile e il fattibile e offrendo speranze per la lotta a patologie e malattie che affliggono l’umanità.

Nel contempo, però, proprio perché le scienze biomediche offrono possibilità inimmaginabili e possono penetrare a fondo i segreti della vita e dello sviluppo dell’uomo, trasformando facilmente un sogno in un incubo, si pone un interrogativo cruciale e ineludibile, di cui si deve occupare non solo la comunità scientifica, ma l’intera società a tutti i livelli. Per quali fini e a quali mani affidare questa nuova potentissima “arma” scientifica?

In un sistema di capitalismo sfrenato e spietato e di un’economia di mercato impietosa, i confini tra le motivazioni scientifiche e l’intento speculativo delle multinazionali e dei monopoli farmaceutici sono precari e difficilmente distinguibili. E’ da criminali considerare questioni relative all’esistenza stessa dell’uomo, alla vita e alla morte come oggetto di mercificazione al di fuori di qualsiasi controllo politico e sociale. Mentre rimangono in sospeso e aperti interrogativi cruciali e della massima importanza, la rapidissima evoluzione della problematica comporta rischi incalcolabili se si pensa agli enormi interessi economici che si celano dietro questo esperimento.

Il progetto in corso relativo alla “clonazione terapeutica” è come un vaso di Pandora, poiché nessuno può garantire un utilizzo limitato e specifico della clonazione. La clonazione di embrioni potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia nelle mani di chi vuole clonare o contraffare esseri umani, con conseguenze imprevedibili e forse drammatiche per il genere umano. Tutto ciò va impedito.

Il maggior pericolo non risiede nella potenza della scienza, ma in un suo errato e incontrollato utilizzo e applicazione. Quando poi vediamo che le sue coordinate coincidono con le regole del profitto e i suoi biechi interessi, allora dobbiamo stare particolarmente attenti e sempre vigili.

 
  
  

- Relazione Lucas (A5-0187/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, è la seconda volta che oggi parliamo di una relazione che facilita il sonno di tutti, in particolare degli anziani. Come non essere a favore di questa relazione che si preoccupa di far diminuire il rumore degli aeroplani che arrivano e partono dagli aeroporti attorno ai quali vivono molte persone che di notte, ma anche di giorno, sono certamente disturbate?

Mi permetto, tuttavia, di lanciare una proposta su questo argomento, e cioè che in futuro si cerchi di costruire molti piccoli aeroporti in zone isolate e disabitate anziché pochi e grandissimi aeroporti nelle capitali degli Stati.

 
  
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  Caudron (PSE), per iscritto. - (FR) Mi rallegro della comunicazione della Commissione che sottolinea come l'impatto del trasporto aereo sull'ambiente stia rapidamente aumentando a livello locale, regionale e planetario. Non è, ovviamente, possibile lasciare che tale tendenza segua il suo corso ed è necessario adottare rapidamente misure volte ad invertirla. Infatti, è in gioco la tutela dell'ambiente, la qualità della vita e la salute degli europei.

Si potrebbero realizzare importanti progressi attuando la proposta della Commissione, volta ad applicare al trasporto aereo in Europa il principio che consiste nel "ricompensare i buoni e punire i cattivi", tracciando una linea di demarcazione più netta tra le diverse attività, in funzione della loro qualità ambientale. Se la comunicazione della Commissione descrive un certo numero di strumenti applicabili, come incentivi economici e norme più rigorose, non contiene, tuttavia, obiettivi quantificabili e scadenze ad essi collegate. Inoltre scarseggiano misure concrete che spingano l'aviazione a rispettare maggiormente l'ambiente. Quindi, è essenziale stabilire degli obiettivi e rispettarne i termini per permettere all'industria aeronautica, alle compagnie aeree ed agli utenti di adeguarsi, in tempo utile, alle disposizioni legislative.

E' questo il compito che ha svolto il Parlamento europeo. La sua relazione tratta numerosi problemi generati dal trasporto aereo, segnatamente quello dell'inquinamento acustico. Tale problema è sempre più fonte di preoccupazione per i cittadini europei. Secondo uno studio effettuato nell'ambito del quinto programma d'azione dell'Unione europea sull'ambiente, 80 milioni di persone sono, oggigiorno, esposti a livelli acustici ritenuti intollerabili dagli scienziati, mentre altri 170 milioni di persone sono esposti a livelli acustici che arrecano disturbo. Recenti studi hanno, inoltre, dimostrato l'esistenza di un nesso tra il rumore degli aerei ed i disturbi del sonno, la salute e la capacità di apprendimento.

Le popolazioni che vivono in prossimità di aeroporti sono particolarmente colpite dal rumore dei velivoli notturni. L'ICAO ha iniziato un processo di revisione del livello dei rumori. L'Unione europea deve appoggiare tale processo. E, se necessario, la Commissione dovrà adottare misure complementari, nel caso in cui l'ICAO non giunga ad un accordo soddisfacente. Il rumore degli aerei può essere limitato in due modi: alla fonte, grazie a norme di certificazione più severe e a programmi di ritiro progressivo dei velivoli non conformi, e grazie a misure volte al riassetto territoriale degli aeroporti.

Un altro problema specifico riguarda le emissioni di gas, che si ritiene, nel caso del trasporto aereo, siano responsabili per il 3,5 percento circa del riscaldamento planetario prodotto dall'attività umana. Secondo alcune proiezioni, tali emissioni aumenteranno ad un ritmo annuo del 3 percento durante il periodo 1992 - 2015. Pertanto, è urgente e vitale, al tempo stesso, adottare iniziative volte a ridurre le emissioni degli aeromobili.

L'elenco dei problemi causati dall'aviazione è lungo. Tale allarmante constatazione ci deve spingere ad agire rapidamente. Per farlo, gli Stati membri devono conferire alla Commissione un mandato negoziale chiaro affinché, in occasione della trentatreesima sessione dell'assemblea dell'ICAO, nel 2001, sia in grado di perseguire energicamente gli obiettivi stabiliti in materia di politica ambientale e dei trasporti.

 
  
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  Isler Béguin (Verts/ALE), per iscritto. - (FR) Mentre in Francia è in atto uno scontro con i principali consumatori di gasolio (camionisti, agricoltori, autisti di ambulanza), che rischia di estendersi a macchia d'olio in Europa a causa della fiammata del prezzo dei carburanti, e mentre si sono aperte a Lione le trattative per l'esecuzione del Protocollo di Kyoto, le cui proposte dovranno essere adottate in gran numero all'Aia per lottare contro le emissioni dei gas ad effetto serra, ci si rende conto di quanta strada si deve ancora percorrere a tutti i livelli per passare da modi di trasporto che inquinano e degradano l'ambiente, a trasporti ecologicamente sostenibili che contribuiscano realmente alla lotta contro le emissioni di gas ad effetto serra.

In tal senso, la relazione della onorevole Lucas prende in esame le misure positive che contribuiranno alla riduzione dell’inquinamento acustico nel trasporto aereo soprattutto mediante il ritiro progressivo degli aerei più rumorosi.

In cambio, solleva alcuni problemi concreti di natura politica, cioè, le carenze delle politiche in materia di trasporto aereo ed il loro impatto negativo sull'ambiente. L'Europa vacilla sulle misure volte a ridurre i gas ad effetto serra, poiché esclude i trasporti aerei, grandi produttori di CO2, dal Protocollo di Kyoto e dai piani di riduzione degli agenti inquinanti. La tassazione del kerosene, le tasse ambientali, l’aliquota zero dell’IVA sui biglietti aerei, sono tutti punti da esaminare al fine di stabilire una concorrenza equa tra i diversi modi di trasporto.

 
  
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  Markov (GUE/NGL), per iscritto. - (DE) Il mio gruppo ha votato a favore della relazione dell'onorevole Lucas in base alle considerazioni seguenti. Recentemente, il WWF ha previsto ancora una volta un massiccio riscaldamento dell'atmosfera terrestre per i prossimi anni, dovuto alle emissioni di CO2 e di altri gas dannosi; ciò richiede una reazione immediata da parte di una politica che sia fondata sulla ragione e di un'economia che non miri solamente al profitto a breve termine. Il traffico aereo è naturalmente solo una delle cause dell'inquinamento atmosferico, al quale si stima esso contribuisca nella misura del 15 percento, e certo non la principale. Se però si considera il raddoppiamento dei voli previsto entro il 2015 solo nell'Unione europea, si impone che il Consiglio, la Commissione e il Parlamento europeo adottino insieme delle misure per limitarne le conseguenze sull'ambiente. Queste misure devono essere rivolte all'intero spettro degli effetti dannosi, cioè le emissioni, il rumore, gli errori nella gestione del traffico aereo e nella pianificazione territoriale e altro, integrando con equilibrio gli interessi economici delle compagnie di navigazione aerea.

Siamo favorevoli all'imposizione di rigidi limiti per le emissioni atmosferiche ed acustiche, e alla richiesta di un'iniziativa dell'Unione europea in occasione della trentatreesima conferenza dell'ICAO. Per questo motivo, in caso di un insuccesso o di un risultato insoddisfacente della conferenza dell'ICAO, saremmo favorevoli all'imposizione di limiti anche per la sola Unione europea. Tali misure possono e devono spingere l'industria aeronautica a sviluppare nuove soluzioni tecnologiche per turboreattori più efficienti, puliti e meno rumorosi.

 
  
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  Meijer (GUE/NGL), per iscritto.– (NL) Il ventesimo secolo ha portato enormi progressi tecnologici, soprattutto nel campo dei trasporti e delle comunicazioni su lunga distanza. Due sono le vacche sacre comparse sulla scena: l’auto e l’aereo. Coloro che si attendono vantaggi materiali da questi mezzi di trasporto, sono disposti a difendere a ogni costo la propria libertà di utilizzarli, trascurando le conseguenze negative per il prossimo e per l’ambiente.

Nel frattempo il trasporto aereo e gli aeroporti sono divenuti un settore privilegiato, che, in gran parte, gode di esenzione fiscale e non è tenuto ad applicare le normative ambientali. Questo settore, pertanto, è in grado di offrire i propri servizi a costi proporzionalmente contenuti anche se rimangono alti i prezzi su quelle tratte per le quali esiste una condizione di quasi monopolio. È solo grazie a privilegi che il trasporto aereo riesce ad avere la meglio nella battaglia sleale contro le ferrovie, che hanno perso una quota significativa del trasporto internazionale di persone a vantaggio di altri mezzi su lunga distanza, soprattutto l’aereo. Le ferrovie transnazionali si trovano così a dipendere in misura sempre maggiore da piani di privatizzazione e dai grandi investimenti nella rete ad alta velocità. A loro volta, anche queste misure comportano conseguenze negative per l’uomo e per l’ambiente, conseguenze che non si sarebbero prodotte senza la concorrenza del trasporto aereo.

È giunto il momento che anche il settore dei trasporti aerei rispetti la normativa ambientale che è stata prevista per tutti gli altri comparti allo scopo di tutelare l’uomo e l’ambiente dall’inquinamento acustico, dall’emissione di sostanze dannose e dal rischio di incidenti. Non è certo un problema ma una necessità il fatto che, di conseguenza, diminuiscano leggermente i profitti dell’industria aeronautica e risulti frenato il formidabile sviluppo del trasporto aereo. La onorevole Lucas ha indicato quelli che potrebbero essere alcuni passi modesti nella direzione giusta, passi che sono in linea con gli obiettivi che si prefigge il mio partito, il Partito socialista olandese.

 
  
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  Herman Schmid, Seppänen e Sjöstedt (GUE/NGL), per iscritto. – (SV) Nella votazione finale sulla relazione Lucas ci siamo astenuti. Condividiamo la maggior parte dei punti di vista contenuti in quel testo in ordine alla necessità di una politica rafforzata per contrastare gli effetti negativi dei trasporti aerei sull'ambiente, ma non possiamo appoggiare i paragrafi 20 e 23. In quei punti del testo si propone una competenza fiscale diretta dell'Unione in questo ambito, nonché una standardizzazione della legislazione nazionale in materia di assetto territoriale. Siamo nettamente contrari a tali proposte.

 
  
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  Theonas (GUE/NGL), per iscritto.(EL) Consideriamo urgente e imprescindibile l’adozione di misure immediate e radicali atte a salvaguardare l’ambiente dalle ripercussioni negative di un sempre maggiore uso del trasporto aereo.

La proposta della Commissione affronta il problema tenendo conto solo della concorrenza e dei profitti per l’industria aeronautica e le compagnie aeree. Essa quindi non riguarda – come invece dovrebbe – le questioni di massima priorità e rimane generica e ambigua circa i livelli massimi ammissibili per l’emissione dei gas che contribuiscono ad aggravare il fenomeno dell’effetto serra, né stabilisce nuovi e migliori modelli e regole da applicare a livello locale e regionale e da promuovere sul piano internazionale.

Il testo appare vago e formula proposte insufficienti in merito alla riduzione dei livelli ammissibili di rumore, specie vicino agli aeroporti durante il giorno e in particolare di notte.

Tutta una serie di questioni, come l’uso dei terreni vicino agli aeroporti, il miglioramento del traffico aereo, eccetera, rimane sostanzialmente senza risposta, mentre esse rappresentano al contrario fattori rilevanti se si vuole far fronte alle conseguenze che il trasporto aereo ha sull’ambiente.

La proposta della Commissione ha un carattere sostanzialmente esattoriale. Invece di obbligare le compagnie aeree a sviluppare la ricerca e l’applicazione di tecnologie innovative ed ecocompatibili, promuove misure volte ad aumentare le entrate mediante l’introduzione di nuove imposte sull’acquisto degli aeromobili o a modificare il regime IVA per le compagnie aeree o l’imposta sul cherosene, il che rappresenta un onere che può essere facilmente scaricato sui consumatori finali.

Qualsiasi tentativo di diminuire il numero o gli orari dei voli, mediante l’aumento del prezzo del biglietto, e i continui sforzi per ridurre il costo del lavoro e gli standard di sicurezza non sono che un mezzo per mantenere – se non addirittura incrementare – i profitti dell’industria aeronautica, non certamente un sistema per limitare l’impatto negativo del trasporto aereo sull’ambiente.

E’ indicativo il fatto che non si faccia alcun riferimento alla liberalizzazione del mercato del trasporto aereo, che moltiplica le ripercussioni negative sull’ambiente a causa dei controlli limitati sugli aeromobili, della loro obsolescenza, della carente manutenzione, eccetera. Tutti fattori questi che hanno non un impatto soltanto sull’ambiente, ma anche sulla sicurezza stessa dei voli e dei passeggeri.

 
  
  

- Relazione Zabell (A5-0203/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, questa relazione si riferisce alla lotta contro il doping nello sport. Purtroppo le autorità sportive internazionali non hanno saputo bloccare e combattere questa gravissima piaga. Il doping nello sport è come un prete che pecca, è come un musicista che è stonato. Non è possibile che nello sport, che di per sé significa lealtà e competizione, ci siano atleti che vincono perchè soggetti alla pratica del doping. Ho votato perciò questo provvedimento perché non si difende a sufficienza un vero cambiamento nella lotta contro il doping. Si dovrebbe costituire un'agenzia europea contro il doping e non attendere che sia un'agenzia mondiale a fare quello che non riesce a fare un singolo Stato. Come mettere d'accordo così tanti?

 
  
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  Mennea (ELDR). - Signor Presidente, vorrei precisare che sulla relazione Zabell ho votato a favore solo degli emendamenti che richiedono la base giuridica, mentre ho votato contro l'insieme della relazione. E' dimostrato infatti da elementi attuali che la politica intrapresa dall'Agenzia mondiale antidoping è una politica fallimentare, a cui l'Europa non doveva associarsi poiché è una politica fatta da altri e in cui noi non dobbiamo avere alcuna responsabilità.

E' un peccato che l'Europa non abbia capito questo e che oggi e per i prossimi anni si troverà a combattere una lotta durissima, che bisognerà affrontare con mezzi molto più incisivi, più forti e più duri. Io ho cercato, dall'alto della mia esperienza, di farlo capire ai colleghi parlamentari. Mi dispiace che molti di essi non abbiano afferrato fino in fondo quello che in tutti questi giorni ho cercato di far loro capire.

 
  
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  Blokland (EDD), per iscritto. – (NL) L’attività sportiva fa bene all’uomo. Il gioco, infatti, fa parte della natura umana. La salute e il benessere ci guadagnano. Purtroppo, però, l’attività è da decenni sottoposta a forti pressioni. Un’attenzione esclusiva e totale per la prestazione e il coinvolgimento di interessi commerciali sempre più forti sono i principali fattori che inquinano lo sport. L’uso di sostanze dopanti nello sport va visto proprio in quest’ottica. È mia convinzione che non si tratti di un fenomeno isolato, quanto di un elemento che rientra nel contesto della valorizzazione economica di un settore ricreativo. Anche per questo motivo è aumentata in modo eccessivo la differenza fra sport dilettantistico e professionistico.

Nella sua relazione di Helsinki la Commissione si sofferma a lungo sui meriti dello sport. Anche nella risoluzione si incontrano frasi in cui lo sport viene lodato per la sua funzione sociale, di integrazione e di unione. Purtroppo i grandi avvenimenti sportivi dimostrano il contrario. Non per nulla lo chef de mission olandese André Bolhuis aveva definito i Giochi olimpici di Atlanta la "guerra olimpica". Probabilmente l’ispirazione è provenuta dalle migliaia di agenti di polizia schierati e dall’atmosfera ostile che il pubblico e i media americani hanno creato attorno agli atleti stranieri. Se vogliamo contrastare queste manifestazioni, che ritroviamo anche in occasione degli eventi sportivi internazionali nei nostri paesi, dobbiamo lasciare che a prevalere sia ancora il carattere sportivo dell’evento. L’attenzione alla prestazione e gli interessi commerciali devono essere fortemente ridimensionati contribuendo così a creare un clima più favorevole a una lotta efficace contro il doping.

Nel campo dello sport il Trattato non riconosce alle Istituzioni europee alcuna competenza diretta. Il contributo della Comunità alla lotta contro l’uso di sostanze dopanti deve pertanto essere limitato. Il settore dello sport è organizzato secondo regole proprie e le federazioni e le associazioni nazionali svolgono ancora un ruolo significativo in tale organizzazione. Non sono quindi d’accordo con la richiesta di inserire all’articolo 151 del Trattato un riferimento allo sport. Questa insistenza su una politica comunitaria dello sport non si concilia con il principio di sussidiarietà.

Sebbene la risoluzione che è stata appena votata presenti elementi positivi, non posso appoggiarla per le ragioni istituzionali che ho menzionato.

 
  
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  Caudron (PSE), per iscritto. - (FR) Sono molto soddisfatto di avere potuto discutere in questo Emiciclo il doping nello sport, un grave problema di sanità pubblica. Vorrei congratularmi con la Commissione europea per il Piano d'azione che ci ha proposto, nonché con la relatrice e con la signora Buffet, Presidente in carica del Consiglio.

Secondo la Carta olimpica, lo sport deve incarnare "uno spirito di amicizia, di solidarietà e di fair play". Il doping nello sport si trova proprio all'opposto di questo ideale. Eppure, l'utilizzo di sostanze dopanti è molto esteso sia presso gli atleti professionisti sia presso i dilettanti.

Tale piaga, di cui è difficile misurare la portata, è un fenomeno complesso che minaccia gravemente l'integrità fisica e psicologica degli atleti. Si tratta anche di una frode che mette a repentaglio l'etica sportiva.

Questa constatazione deve incoraggiarci a rafforzare l'azione dell'Unione europea nell’ambito della lotta contro tale fenomeno. Appoggio, pertanto, l'inclusione nei Trattati di una base giuridica volta a permettere un'azione comunitaria nel campo dello sport. So che tale questione suscita molte discussioni, le quali, d'altro canto, permetteranno di alimentare il dibattito che si terrà al Forum europeo dello sport, a Lilla, il 26 e 27 ottobre prossimo. Vi parteciperò, naturalmente, per esprimere il mio punto di vista.

Approvo, tra l'altro, l'invito rivolto alla Commissione affinché analizzi le cause del doping nelle diverse discipline sportive, anche se è noto che una delle cause principali dell'ampiezza del fenomeno sta negli interessi commerciali in gioco, ormai indissociabili dall’attività sportiva.

Nell'ambito del quinto programma quadro di ricerca, l'Unione europea dovrà intensificare le ricerche sulle sostanze dopanti, sui metodi di rilevazione e sull'impatto dell'uso di tali sostanze sulla salute.

Mi sembra anche fondamentale lanciare una campagna d'informazione sui rischi collegati ai prodotti dopanti. Tali campagne dovrebbero essere prioritariamente rivolte ai giovani, e condotte con la partecipazione di atleti di chiara fama.

Dovendo condurre tale lotta a livello internazionale, la creazione di un'Agenzia mondiale antidoping (AMA) costituisce certamente, un progresso essenziale. Tale agenzia, creata nel 1999, funziona attualmente secondo delle modalità transitorie che lasciano a desiderare in quanto a trasparenza ed autonomia. La Presidenza francese si è impegnata a migliorarne il funzionamento, e di ciò mi rallegro!

Attribuiamo di nuovo allo sport il suo reale valore! Lo sport deve, innanzi tutto, essere considerato come un'attività educativa e sociale che incoraggia lo spirito di squadra, la solidarietà e la lealtà, e contribuisce a combattere il razzismo e la xenofobia!

 
  
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  Gahrton e Schörling (Verts/ALE), per iscritto. – (SV) votiamo contro i consideranda I, J e K, mentre ci asteniamo sul paragrafo 2. Questi tre consideranda e questo paragrafo esortano in vario modo la Commissione a integrare la politica dello sport nei Trattati. La politica dello sport è una politica caratterizzata da un preciso contesto culturale e, pertanto, non va inserita nei Trattati. E' un chiaro esempio di politica settoriale nella quale la Commissione non dovrebbe avere alcuna influenza. A nostro avviso, essa rientra nell'ambito del principio di sussidiarietà e deve quindi situarsi politicamente a un livello decisionale nazionale o anche inferiore. Ci asteniamo dunque nella votazione finale.

 
  
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  Pittella (PSE), per iscritto. - Vorrei sottolineare la ragione principale che mi ha spinto, nell'ambito del comune intendimento del gruppo del Partito del socialismo europeo, a votare a favore della relazione Zabell. Essa riguarda la priorità data alla prevenzione.

E' giusto, infatti, puntare innanzitutto sulla prevenzione. Nella scuola e nella società occorre sfatare il mito che si possa essere "belli, potenti ed iperattivi" senza sforzo.

Occorre insegnare ai giovani che non esistono scorciatoie, se non terribilmente dannose, al successo e alla realizzazione dei propri progetti. Anche in questo senso andava il progetto pilota, deciso dal Parlamento europeo nel bilancio 2000, per una grande campagna contro il doping.

Ma che fine ha fatto questo progetto? Tutte le scadenze previste non sono state sinora rispettate. La lista delle candidature progettuali andava selezionata proprio ora, a settembre.

E allora, dovremmo iniziare a dare coerenza ai nostri intenti, altrimenti ci eserciteremo in belle elucubrazioni teoriche, assolutamente effimere fuori da quest'Aula.

 
  
  

- Relazione Mennea (A5-0208/2000)

 
  
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  Fatuzzo (PPE-DE). - Signor Presidente, ho votato a favore della relazione Mennea sullo sport per i numerosi elementi positivi che essa contiene, in particolare perchè sottolinea come sia importante continuare ad organizzare delle competizioni sportive per portatori di handicap, cosa che già si fa. Mi auguro che, dopo questo provvedimento, ci sia anche un'agevolazione per le competizioni sportive degli anziani. Suddivisi gli sportivi per età, come avviene in base al peso per gli incontri di pugilato, potremmo organizzare delle competizioni sportive per persone che hanno più di trenta, quaranta, cinquanta, sessant'anni. Il collega Mennea tornerebbe sicuramente ad essere olimpionico quando si tornasse a competizioni in base all'età.

 
  
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  Mennea (ELDR). - Signor Presidente, vorrei ringraziare i colleghi che hanno votato la mia relazione. Credo che oggi l'Europa abbia fatto un passo avanti nell'approccio al mondo sportivo. Molta strada bisogna fare ancora, poiché lo sport si evolve in continuazione e l'Europa non può esimersi dal seguire quest'evoluzione. Mi auguro che in un prossimo futuro il lavoro che è iniziato oggi, qui al Parlamento europeo, sia completato.

Tengo a precisare che alcune tematiche che avevo proposto non sono state approvate, tipo lo statuto degli sportivi, il vincolo sportivo ed altre ancora. Mi auguro che, in un prossimo futuro, l'Europa diventi più matura da questo punto di vista e prenda in considerazione quei punti che non sono stati trattati.

 
  
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  Sacrédeus (PPE-DE).(SV) Signor Presidente, ho votato contro la relazione Mennea, e non certo come atto contro di lui. Ricordo bene l'epoca in cui era un grande corridore, e mi faceva molto piacere che uno sportivo di un paese europeo interrompesse il dominio degli americani.

Ho votato contro la sua relazione perché ritengo, in modo molto convinto, che lo sport, in ossequio al principio di sussidiarietà, non vada trattato in seno al Parlamento europeo. Faremmo allo sport, e all'idea di avvicinare le popolazioni d'Europa fra di loro, un'ingiustizia se lo trasformassimo in una questione politica. A mio avviso è decisamente errato e controproducente creare una base giuridica in questo ambito. In ossequio al principio di sussidiarietà e alla visione dell'uomo per la quale mi batto, io credo nella capacità dello sport di gestire queste problematiche nel quadro di associazioni nazionali e internazionali. Facciamo quadrato intorno a questo pensiero!

Ritengo inoltre che la sentenza Bosman abbia procurato un grave danno al calcio, e che il mondo dello sport abbia ogni ragione di chiedere al Parlamento e all'Unione europea di tenersi lontano da questo ambito in futuro. Che questi argomenti siano affrontati a livello nazionale e in seno al mondo dello sport.

 
  
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  Martinez (TDI), per iscritto. - (FR) Zbigniew Brzezinski, il consigliere del Presidente Carter, aveva teorizzato, durante un vertice di Davos, la necessità di utilizzare gli sport, i grandi spettacoli e la società del divertimento come valvola di sfogo per i milioni di esclusi che il liberoscambismo selvaggio produce ogni anno in un'economia di mercato generalizzata. Era stato persino coniato un termine per designare questa nuova versione del panem et circenses. Si tratta della parola "tittytainment", una combinazione del termine gergale americano per seni e della parola intrattenimento.Quest'idea è stata applicata e, in realtà, lo sport spettacolo, industria e oppio planetario delle masse indigenti, è esploso. Le coppe del mondo proliferano, le coppe europee, i gran premi, i Giochi di Helsinki, Sidney, Olimpia, il calcio, il tennis, le corse, le auto, i cavalli.Tutto ciò è realizzato nel nome della funzione sociale dello sport, al grido di "mens sana in corpore sano", al punto che il Trattato di Amsterdam ha in allegato una dichiarazione sullo sport di cui sottolinea il "ruolo di fermento dell'identità e di tramite tra gli uomini".Tutti sanno, d'altronde, che grazie allo sport ed ai Giochi olimpici, la guerra del Peloponneso non ha mai avuto luogo, Atene e Sparta si adoravano, i giochi circensi creavano quell'unione tra gladiatori a tutti ben nota, e che dallo stadio di Heysel, con i suoi morti, agli hooligan britannici della coppa europea di calcio a Copenaghen o altrove, passando per il gendarme francese Nivel, massacrato dai tifosi tedeschi, senza parlare dei "turisti" turchi, del PSG francese e degli altri, lo sport accresce, manifestamente, la socievolezza, la tolleranza, la collaborazione e tutte le altre qualità che le periferie e le città francesi coltivano, sin dalla coppa del mondo di calcio, coi falò delle auto date alle fiamme.D'altro canto, lo sport ad alto livello non ha forse portato decine di stupri e di aggressioni a sfondo sessuale nel villaggio olimpico di Atlanta? E la campionessa francese di tennis Nathalie Tauziat, che ha denunciato in un libro l'atmosfera particolarmente affettuosa presente tra le quinte dei campi da tennis, non è forse stata eliminata dalla selezione francese di Sydney? In nome, evidentemente, dello spirito di squadra e degli importanti valori sociali che lo sport coltiva, secondo il relatore, onorevole Klaus Heiner Lehne, della commissione per la cultura, la gioventù, l'istruzione, i mezzi d'informazione e lo sport.Una volta addolcita la dura realtà con il miele dei buoni sentimenti, il nostro relatore si rende conto che lo sport non è un fenomeno culturale, ma uno strumento politico e strategico al servizio dell'asservimento del cittadino, che deve dimenticare la privazione dei propri diritti civili, ridotto ormai ad uno stato primitivo di fronte al teleschermo.Le società di capitali, i club sportivi-fabbriche, dal Manchester United al Milan, senza parlare dei circuiti americani di pallacanestro o di golf, il doping, l'industria degli anabolizzanti ed altre eritropoietine, che hanno abbandonato la Germania di Pankov e l'Unione sovietica per il pianeta Adidas, Nike e di altri sponsor che esigono risultati, i trasferimenti, in massa di dollari che non si riesce più neppure a quantificare, le sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee, tra cui la celebre sentenza Bosman del 1995, criticata da tutti, ma che ha garantito la libera circolazione degli stalloni, delle puledre e della merce sportiva, la commercializzazione massiccia, i diritti di ritrasmissione pretesi e la collusione tra lo sport ed il mondo degli affari, costituiscono la realtà del pianeta sportivo industrializzato, competenza del diritto comunitario.E' da questo universo manipolato che si deve proteggere lo sport di base, quelle attività sportive dilettantistiche praticate in migliaia di club dai mezzi limitati e che vivono solo della dedizione, della competenza e della generosità di una folla di volontari.Là devono andare i fondi pubblici, invece di essere utilizzati a profitto dei falsi dei degli stadi globali.

 
  
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  Presidente. - Con questo si concludono le dichiarazioni di voto.

(La seduta, sospesa alle 13.36, riprende alle 15.00)

 
  
  

PRESIDENZA DELL’ON. MARINHO
Vicepresidente

 
  
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  Maes (Verts/ALE). – (NL) Signor Presidente, desidero esprimere la mia preoccupazione perché temo che alcuni elementi possano essere fraintesi. Abbiamo chiesto che la centrale di Temelin potesse essere discussa con urgenza perché il tema è della massima attualità. Vorrei chiederle, tuttavia, di poter aprire al più presto il dibattito sull’Iran. Ritengo indispensabile farlo a causa delle continue violazioni dei diritti dell’uomo. Mi riferisco all’esecuzione della pena di morte tramite lapidazione, ai continui disturbi alle trasmissioni televisive internazionali. Abbiamo votato a favore della procedura d’urgenza per la centrale di Temelin, ma riteniamo che un dibattito dedicato all’Iran sia altrettanto importante.

 
  
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  Presidente. – Onorevole Maes, la questione dell’Iran sarà trattata nell’ambito della discussione sui diritti dell’uomo, come quella della centrale nucleare di Temelin. Pertanto le sue preoccupazioni sono ingiustificate.

 
  

(1) Presentata dagli onorevoli Maij-Weggen e Mantovani a nome del gruppo PPE-DE; van den Berg a nome del gruppo PSE; Maaten e van den Bos a nome del gruppo ELDR; Wurtz e altri a nome del gruppo GUE/NGL; Muscardini a nome del gruppo UEN, volta a sostituire con un nuovo testo le risoluzioni di cui ai docc. B5-0748/2000, B5-0750/2000, B5-0756/2000, B5-0757/2000 e B5-0761/2000.
(2) Presentata dagli onorevoli Chichester a nome del gruppo PPE; McNally e Goebbels a nome del gruppo PSE; Plooij-van Gorsel a nome del gruppo ELDR; Jonckheer a nome del gruppo Verts/ALE, Schmid a nome del gruppo GUE/NGL volta a sostituite con un nuovo testo le proposte di risoluzione di cui ai docc. B5-0654/2000, B5-0655/2000, B5-0661/2000 e B5-0669/2000.
(3) Presentata dagli onorevoli De Clerq e altri a nome del gruppo ELDR, volta a sostituire con un nuovo testo le proposte di risoluzione di cui ai doc. B5-0702/2000, B5-0710/2000, B5-0751/2000, B5-0753/2000, B5-0755/2000, B5-0762/2000, B5-0764/2000, B5-0765/2000

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