Presidente. – L’ordine del giorno reca, in discussione congiunta, le seguenti proposte di risoluzione:
- B50704/2000, presentata dall’onorevole Sakellariou e altri a nome del gruppo PSE, sui sottomarini nucleari;
- B50707/2000, presentata dall’onorevole Belder a nome del gruppo EDD, sul naufragio del sottomarino Kursk e il pericolo di contaminazione nucleare nell’ex Unione sovietica;
- B50709/2000, presentata dagli onorevoli Thors e Väyrynen a nome del gruppo ELDR, sul naufragio del sottomarino Kursk e il pericolo di contaminazione nucleare nell’ex Unione sovietica;
- B50717/2000, presentata dagli onorevoli Posselt e Oostlander a nome del gruppo PPE-DE, sul naufragio del sottomarino nucleare Kursk;
- B50725/2000, presentata dalla onorevole Schroedter e altri a nome del gruppo Verts/ALE, sul pericolo dei sottomarini nucleari;
- B50736/2000, presentata dalla onorevole Muscardini a nome del gruppo UEN, sugli incidenti con sottomarini nucleari;
- B50738/2000, presentata dall’onorevole Sjöstedt e altri a nome del gruppo GUE/NGL, sul naufragio di sottomarini nucleari.
Belder (EDD). – (NL) Signor Presidente, mi unisco agli autori della risoluzione congiunta nel porgere le mie più sentite condoglianze alle famiglie dell’equipaggio del sottomarino nucleare Kursk: possano trovare conforto e forza in Dio, che solo percepisce la profondità del loro dolore e lo allevia.
La terribile tragedia umana del Kursk ha ricordato alla popolazione russa e a noi le pericolose conseguenze di un incidente che vede coinvolte installazioni o mezzi a propulsione nucleare e la necessità di osservare scrupolosamente le norme di sicurezza in materia nucleare. A questo processo di sensibilizzazione contribuiscono con il proprio senso di responsabilità – lo voglio sottolineare – le parti interessate più da vicino, ossia i cittadini russi e le organizzazioni sociali. I loro nomi non sono un segreto. Essi meritano non solo il nostro rispetto, ma anche tutto il sostegno che l’Europa può dare loro. Le autorità russe, invece, soprattutto l’apparato militare del paese, seguono una politica irresponsabile in materia di energia nucleare e ciò da sempre.
La contaminazione radioattiva avvenuta – si badi bene – nel 1949 nel sud degli Urali nel villaggio di Muslumovo e provocata dal plutonio è la prova evidente di questo atteggiamento esecrabile. Come racconta un’abitante della zona, in passato le madri venivano colpite da leucemia all’età di cinquant’anni. Lo stesso è accaduto alle loro figlie, ma all’età di vent’anni, e oggi i loro nipoti soffrono di questa malattia mortale già a due anni.
Giustamente la risoluzione congiunta sottolinea i rischi nucleari, non trascurabili, che comportano le decine di sottomarini nucleari della flotta settentrionale sovietica che sono affondati. A questo enorme pericolo potenziale per l’uomo e l’ambiente ne aggiungo un altro che minaccia la città di Murmansk e i suoi dintorni: il mercantile Lepse. Dagli inizi degli anni ‘60 questa nave funge da deposito di scorie nucleari provenienti dai rompighiaccio nucleari. Il cattivo stato in cui versa la nave rende necessari il trasbordo e lo stoccaggio del suo carico radioattivo in speciali contenitori a terra. La situazione si protrae ormai da anni. Perché fino a oggi il trasbordo non è stato effettuato? La risposta è semplice e sta nell’atteggiamento irresponsabile dell’autorità civile che non intende soddisfare due condizioni essenziali poste dal finanziatore del progetto, l’Unione europea: la firma dell’accordo con il quale la Russia si assume la responsabilità delle attività e l’importazione in esenzione fiscale delle attrezzature necessarie all’operazione. Questo illustra l’atteggiamento ufficiale russo di fronte a questioni urgenti in materia di sicurezza nucleare. Un altro episodio significativo riguarda lo scandalo nucleare del 1995 a Mosca. All’epoca il direttore dell’istituto scientifico che aveva sviluppato i reattori nucleari del tipo di Cernobil elaborò un piano “geniale” per incrementare notevolmente il bilancio del suo ente: riscaldare le abitazioni circostanti per mezzo del reattore pilota dell’istituto. Il quartiere lo venne a sapere per tempo. Il progetto fallì e il reattore venne fermato. Che fine ha fatto il direttore Jevgeni Adamov? Oggi è ministro per l’energia atomica della Russia. Ha un altro progetto, molto più redditizio, un progetto miliardario: la Russia dovrebbe divenire il punto di raccolta e di smaltimento delle scorie radioattive provenienti da altri paesi. L’Europa è avvisata.
Plooij-van Gorsel (ELDR). – (NL) Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Commissario, grande è la commozione del gruppo ELDR di fronte alla recente tragedia del sottomarino Kursk. Il mio gruppo condivide il dolore delle famiglie e del popolo russo. Nutriamo inoltre forti preoccupazioni per la minaccia nucleare e il disastro ecologico che rischiano di colpire il Mare di Barents dopo l’affondamento del Kursk, a causa dei numerosi relitti che ancora giacciono sui suoi fondali. E’ quindi essenziale che la Russia aderisca alle organizzazioni internazionali che si occupano di sicurezza nucleare. Invito quindi il Commissario a esercitare pressioni sulla Russia affinché si faccia carico delle proprie responsabilità e sottoponga a ispezione e, se necessario, ad adeguamento i sottomarini nucleari ancora in esercizio, adottando criteri di sicurezza migliori. Esistono diversi esperti internazionali che possono aiutare la Russia a inventariare i problemi e a smaltire le scorie nucleari presenti sui sottomarini nel Mare di Barents. Ovviamente, la Russia deve essere disposta a collaborare con la massima apertura. La Russia è responsabile anche sotto il profilo finanziario. La Commissione o il Commissario può indicarmi quale può essere il contributo dell’Unione europea allo smantellamento dei relitti per eliminare il pericolo di contaminazione per i nostri cittadini?
Posselt (PPE-DE). – (DE) Signor Presidente, le nostre preghiere e le nostre espressioni di cordoglio sono rivolte ai 118 marinai e alle loro famiglie. Siamo solidali con loro, ma bisogna anche rendersi conto di una cosa: la catastrofe del Kursk desta grandi preoccupazioni per quanto riguarda la situazione in Russia. E' chiaro che il Presidente Putin, assieme alle autorità russe, ha nascosto vari aspetti di questa disgrazia. I fatti sono stati celati, manipolati o taciuti. In una intervista egli ha però detto una cosa vera: che la disgrazia del Kursk è sintomatica della situazione in cui si trova l'intero paese. Una situazione rispetto alla quale noi dobbiamo prendere una posizione. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Ci preoccupano non solo la sicurezza nucleare e la flotta dei sommergibili nucleari, ma anche tutta una serie di armamenti tecnologici sofisticati, non sottoposti ad un adeguato controllo ed a condizioni di sicurezza.
Perciò è essenziale che noi facciamo tutto il possibile perché in Russia sia introdotta la trasparenza. Dobbiamo al signor Nikitin e alla stampa indipendente, colpita dall'inasprimento della repressione, il fatto di essere stati informati della catastrofe, anche se dopo quattro giorni. Dobbiamo all'assistenza internazionale il fatto di essere almeno riusciti ad evitare il peggio e, speriamo, forse sarà anche possibile trovare una soluzione. Ma la situazione non può essere considerata soddisfacente. Per questo motivo non solo è necessario il nostro aiuto, ma serve anche una nostra posizione chiara. Serve franchezza e un'offerta di cooperazione, che non deve essere fatta esclusivamente di assegni, ma deve mirare anche allo sviluppo dello Stato di diritto, della presenza dello Stato, della libertà di stampa in Russia. Il punto più importante è che tutte le forze democratiche, tutti i mass-media indipendenti, l'amministrazione, la giustizia, la giovane generazione di politici, soprattutto a livello comunale, possano crescere e vengano sostenuti, in modo che la Russia diventi un partner insieme al quale vivere senza pericoli in Eurasia.
Non desidero entrare ora nel merito di questioni come la Cecenia e molte altre. Già di per sé, il caso del Kursk è sintomatico dei diretti effetti, sia ambientali che politici, che possono avere sulla nostra Europa le catastrofi che si verificano in Russia. Perciò è nostro primario interesse fare in modo che la Russia avanzi passo dopo passo verso lo Stato di diritto democratico. Con il Presidente Putin assistiamo ad un regresso per il quale siamo estremamente preoccupati. Su di noi ricade quindi una grande responsabilità.
Schroedter (Verts/ALE). – (DE) Signor Presidente, come hanno già detto gli onorevoli colleghi, la tragedia del Kursk ci mostra che anche dieci anni dopo la fine della guerra fredda le ragioni militari vengono ancora poste al di sopra della vita umana. Vorrei esprimere la mia profonda partecipazione al dolore delle famiglie, anch’esse vittime di questa catastrofe, in quanto hanno perduto i loro padri e i loro figli.
Sappiamo che non è escluso che altre persone vengano colpite in futuro da questa disgrazia. Sul fondo del mare, come tutti sanno, giacciono due reattori nucleari. Quanto grande sia il pericolo e quali potenziali rischi per la salute ne possano derivare non lo sa invece nessuno. Secondo me, da questa tragedia si può trarre solo una conclusione: dobbiamo ammettere che dopo la fine della guerra fredda continuiamo a riarmarci e a costruire armi, ad est come ad ovest. Dobbiamo renderci conto che ciò è estremamente pericoloso e che con queste armi verranno uccise delle persone: dobbiamo porre fine a tutto ciò.
A questa catastrofe si può dare solo una risposta: disarmo immediato! Il disarmo sarà effettivo solo se verrà condotto di pari passo sia ad est come ad ovest. Ciò significa anche che lo dobbiamo realizzare insieme, in cooperazione, e che non devono essere messe da parte persone come Alexander Nikitin, che si adoperano contro i pericoli che continuano a incombere sull'umanità in conseguenza della guerra fredda e del riarmo.
Chiedo alla Commissione di far presente con chiarezza al governo russo che non accetteremo l'applicazione di sentenze o l'istruzione di nuovi procedimenti nei confronti di Nikitin.
Marset Campos (GUE/NGL).– (ES) Signor Presidente, il gruppo GUE/NGL condivide appieno sia le considerazioni che le proposte relative agli incidenti di sottomarini nucleari, triste eredità della guerra fredda. Però, non è che dall’altro lato non vi siano problemi: vorrei infatti ricordare la vicenda del sottomarino britannico che ha subito un’avaria in Sicilia lo scorso 12 maggio e che dal 19 dello stesso mese si trova a Gibilterra, l’unica colonia britannica nel Mediterraneo. La situazione continua a suscitare grande allarme tra la popolazione, dato che, secondo le norme della stessa Royal Navy, in un raggio di 10 chilometri c’è pericolo e fino a 100 chilometri sussiste un rischio potenziale; il sottomarino può essere riparato solo in moli classificati “X”. Il molo di Gibilterra è del tipo “Z”. Suscita perplessità l’atteggiamento neocoloniale del Regno Unito, che ha risolto il problema sostituendo la “Z” con la “X” su un documento, con un correttore o con una gomma da cancellare. Ritengo importante che la Commissione e il Consiglio esigano il pronto ritorno di questo sottomarino nel Regno Unito e verifichino il rispetto delle norme di sicurezza.
Oostlander (PPE-DE). – (NL) Signor Presidente, l’incidente accaduto al Kursk ci ha messo di fronte ai segni tangibili della terribile eredità di 70 anni di politica sovietica, visto in particolare il modo insoddisfacente con cui il governo russo ha reagito a questo evento. Il secolo d’oro della nomenklatura comunista ha fatto sì che le persone venissero così disprezzate nell’ex Unione Sovietica e che così poco abbia potuto essere salvato nella Russia attuale, da provocare questo terribile disastro. Questo è il punto focale della nostra risoluzione. Ritengo inammissibili gli emendamenti del gruppo GUE/NGL che tentano di distogliere l’attenzione da questo disastro, ponendo l’accento su un problema regionale di natura completamente diversa. Si tratta di un atteggiamento scandaloso. L’Unione europea e questo Parlamento europeo dovranno invece adottare una posizione chiara nei confronti del recupero del Kursk. Anche in questo caso dovremo soffermarci su considerazioni di carattere umanitario. Il recupero del Kursk, inoltre, attira la nostra attenzione su altri problemi, con particolare riferimento ai numerosi sottomarini nucleari russi ormai obsoleti e alle scorie nucleari presenti in quella regione settentrionale.
L’Unione europea e il Parlamento europeo dovranno affermare chiaramente che la risoluzione di tale problema è di vitale importanza per l’Europa e per la Russia. Primo: il Kursk e i parenti delle vittime, del cui dolore siamo partecipi. Secondo: la situazione nucleare in Europa. Di questi problemi tratta la nostra risoluzione.
Pérez Royo (PSE).- (ES) Signor Presidente, stiamo parlando della tragedia del sottomarino russo Kursk e non possiamo che essere d’accordo con tutte le considerazioni della risoluzione comune riguardo a questo tema. Occorre tuttavia aggiungere che, per acquisire credibilità, il Parlamento europeo e l’Unione in generale non possono ignorare che all’interno del proprio territorio esiste una situazione di grave rischio nucleare derivante dall’incidente di un sottomarino, anche se in questo caso non si raggiungono le punte di drammaticità del Kursk. Si tratta del caso ricordato dall’onorevole Marset: il sottomarino britannico Tireless si trova fin dal mese di maggio nel porto di Gibilterra per essere riparato.
Si tratta di un porto che, come già segnalato, non soddisfa le condizioni tecniche o logistiche per procedere alla riparazione di questo tipo d’imbarcazioni. Vi si possono riparare mercantili, ma non navi da guerra, tanto meno un sottomarino nucleare. Il problema non può essere risolto con una semplice modifica della classificazione, che potrebbe incidere sulle caratteristiche tecniche. Il fatto è che le norme di sicurezza prevedono piani di emergenza e interventi speciali per la popolazione in un raggio di dieci chilometri; in questo caso si tratta di circa 200.000 persone. E’ impossibile improvvisare tutto questo da un giorno all’altro, anche perché non si può evacuare la popolazione.
Deploriamo l’atteggiamento del governo britannico e ancor di più quello del governo spagnolo, che ha osservato un vergognoso silenzio al riguardo fino a quando le proteste degli abitanti del posto non lo hanno costretto ad una timida reazione.
Nel concludere, signor Presidente, ribadisco che non sono solito sollevare questioni di politica interna, ma qui non si tratta di politica interna, bensì di sicurezza europea, di decenza europea. Sollevo questo punto in Aula per provocare la reazione dell’Assemblea e delle autorità dell’Unione in generale affinché si ponga rimedio a questa situazione intollerabile.
Gasòliba i Böhm (ELDR).- (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo ELDR e assieme alla collega Plooij-van Gorsel, mi associo al cordoglio espresso per le vittime del sottomarino nucleare russo e alla richiesta di maggiore collaborazione fra l’Unione europea e le autorità russe per evitare una nuova sciagura. Riteniamo che l’Unione europea possieda argomenti sufficienti per assicurare tale cooperazione. Alla luce del gravissimo incidente mortale del sottomarino Kursk, desideriamo esprimere inoltre la nostra preoccupazione, come già hanno fatto altri oratori, per il problema della presenza di un sottomarino nucleare nelle acque del Mediterraneo, nello spazio dell’Unione europea, in una colonia britannica. Tale presenza provoca un serio e giustificato allarme a causa di una grave avaria al reattore nucleare, fra l’altro, in violazione delle direttive dell’Unione europea. E’ necessario un intervento urgente. L’Unione europea deve agire; il sottomarino nucleare in questione deve essere trasferito quanto prima in una base britannica perché sia riparato nelle dovute condizioni.
Bautista Ojeda (Verts/ALE).- (ES) Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già sottolineato, un sottomarino nucleare britannico è ancorato nella base di Gibilterra dallo scorso 19 maggio. Un’avaria minima al sistema di refrigerazione di un reattore nucleare non può mai essere considerata insignificante, dato che contiene acqua pesante con isotopi radioattivi. Inoltre il Regno Unito ha ignorato deliberatamente la normativa comunitaria in materia di radioprotezione, esponendo i cittadini di Gibilterra e quelli della baia di Algeciras ad un elevato rischio di contaminazione, visto che solo adesso e non lo scorso maggio ha riconosciuto l’entità dell’avaria. Si tratta di una violazione del diritto comunitario.
Ci lamentiamo della Russia che ha impiegato quattro giorni per avvertire l’Unione europea dell’incidente. A noi ci sono voluti due mesi.
Suppongo che i fischi a noi rivolti nel luglio scorso da alcuni parlamentari britannici quando denunciammo tale situazione fossero indirizzati anche ai cittadini di Gibilterra.
Vogliamo pertanto denunciare la mancanza d’informazioni alla popolazione locale e di notizie attendibili e ufficiali da parte del Regno Unito. Vogliamo denunciare un’altra realtà: il Regno Unito ha deciso, a fronte di forti pressioni sociali nel proprio paese, di trasferire nella baia di Algeciras la sua base di operazioni e riparazioni di sottomarini nucleari, senza rispettare la propria normativa, che vieta la collocazione di queste basi in zone densamente popolate.
Vogliamo inoltre denunciare l’atteggiamento del governo spagnolo, che è restato a guardare e ha reagito solo quando la pressione e l’allarme sociale si sono fatti unanimi.
Per tutte queste ragioni chiediamo al Parlamento, alla sua Presidenza, al di là degli interessi diplomatici bilaterali di due Stati membri, di avviare le consultazioni e i negoziati necessari affinché il suddetto sottomarino sia trasferito immediatamente verso basi che soddisfino le condizioni di sicurezza per la sua riparazione, così da porre fine all’allarme sociale che si è creato.
Nielson,Commissione. - (EN) La Commissione condivide il profondo cordoglio espresso nelle risoluzioni per l’incidente occorso nel Mare di Barents il 12 agosto al sottomarino russo Kursk, nel quale hanno perso la vita 118 marinai. Nei giorni immediatamente seguenti l’incidente abbiamo seguito con particolare attenzione l’atteggiamento adottato dalle autorità russe in merito all’assistenza dall’estero e alle informazioni fornite alla popolazione russa e all’opinione pubblica mondiale. In ultima analisi, compete alla Russia di definire e attuare un piano per la gestione delle scorie nucleari e del combustibile esausto e, giustamente, le risoluzioni invitano la Russia a impiegare tutte le risorse disponibili, ivi compresi i propri specialisti.
La Commissione ritiene che la comunità internazionale debba offrire l’assistenza necessaria alla Russia. E’ già stato avviato un certo numero di progetti di assistenza facenti capo a diversi programmi comunitari. Il nuovo regolamento TACIS, valido per i prossimi sette anni, include tra le sue priorità esplicite il miglioramento della gestione delle scorie radioattive nella Russia nordoccidentale. La Commissione accoglie con favore qualsiasi azione volta ad aumentare i finanziamenti destinati alla riduzione della minaccia ideologica nella suddetta regione e, in particolare, a consentire che i sottomarini in disarmo vengano smantellati più rapidamente. Finora, infatti, si è proceduto allo smantellamento di 10 dei 100 sottomarini nucleari della Flotta del Nord già in disarmo e ancorati presso diverse basi della Russia nordoccidentale.
Il rischio ecologico non è costituito solo dai sottomarini ma anche dal combustibile esausto proveniente dai rompighiaccio a propulsione nucleare. Uno dei maggiori ostacoli alle operazioni di smantellamento nel loro complesso è rappresentato dalla scarsa capacità di stoccaggio del combustile nucleare esausto. L’Unione finanzia gli studi relativi alla progettazione e ai costi di un deposito da collocare nella Russia nordoccidentale o negli Urali meridionali. Alla luce di questi studi, la comunità internazionale, compresa forse l’Unione europea, potrebbe in seguito finanziare la costruzione della suddetta struttura.
Per accelerare le operazioni di smantellamento, l’Unione sostiene la progettazione, la costruzione e la concessione delle autorizzazioni relative a un serbatoio di trasporto e stoccaggio per il combustibile esausto e danneggiato, prodotto dai sottomarini e dalle navi rompighiaccio a propulsione nucleare e attualmente custodito con modalità assolutamente inadeguate. La Commissione partecipa anche ad alcuni studi finalizzati a migliorare la gestione delle scorie radioattive nella Russia nordoccidentale.
Prima di concludere, vorrei sottolineare quanto sia importante che questo enorme impegno possa contare su un coordinamento internazionale. Per citare due esempi, la Commissione ha assunto un ruolo nel gruppo di contatto di esperti finanziato dall’AIEA. Grazie al lavoro di tale gruppo, si potrà forse giungere alla definizione di una strategia complessiva e di una serie di progetti di investimento al cui sostegno dovrebbe partecipare la comunità internazionale. La Commissione, insieme a un certo numero di paesi donatori, sta attualmente conducendo un negoziato con la Russia per raggiungere un accordo, il cosiddetto “Programma multilaterale in materia ambientale e nucleare”, il quale mira ad eliminare i fattori che ancora ostacolano l’aiuto internazionale, quali, per esempio, i privilegi fiscali e la responsabilità in materia nucleare. La Commissione spera che l’incidente del Kursk possa contribuire a far concretamente progredire i negoziati e, in particolare, a rafforzare la determinazione delle autorità russe a concludere il suddetto accordo.
Marset Campos (GUE/NGL).- (ES) Signor Presidente, vorrei sapere se il signor Commissario ha qualcosa da dire sulla questione del Tireless a Gibilterra, che riguarda comunque il tema dei sottomarini nucleari. Il punto è stato sollevato da cinque deputati di questa Assemblea e il Commissario non ha detto una parola. Sono preoccupato: è diventato sordo? Non sa che cosa fare?
Bautista Ojeda (Verts/ALE).- (ES) Signor Presidente, stiamo parlando di sicurezza nucleare e sottoscrivo ciò che ha detto il collega Marset Campos: speriamo che il signor Commissario si esprima sul nostro problema, un problema che esiste nell’Unione europea e che interessa cittadini di due Stati membri.
Nielson,Commissione. - (EN) Mi sono assunto la responsabilità di rispondere, a nome della Commissione, ai temi iscritti all’ordine del giorno e ritengo che ciò rientri nella prassi normale. La discussione su altri argomenti deve seguire altri canali e non può che riferirsi ad un diverso ordine del giorno. Sarà, comunque, mia cura suggerire ai colleghi della Commissione di rispondere per iscritto alle domande poste.
Bautista Ojeda (Verts/ALE).- (ES) Signor Presidente, il tema all’ordine del giorno era “Incidenti di sottomarini nucleari”. La Conferenza dei presidenti ha deciso d’inserire nell’ordine del giorno di oggi anche la questione del sottomarino a Gibilterra.