Progetto di bilancio generale dell'Unione europea - Esercizio 2001
- Progetti di emendamento e proposte di modifica sugli stanziamenti della Sezione III del progetto di bilancio generale per l’esercizio 2001 riguardanti la Commissione
- Progetti di emendamento alle Sezioni I, II, IV, V, VI, VII e VIII del progetto di bilancio generale per l'esercizio 2001 concernenti il Parlamento europeo, il Consiglio, la Corte di giustizia, la Corte dei conti, il Comitato economico e sociale, il Comitato delle regioni e il Mediatore
Prima della votazione:
(I verdi aprono degli ombrelli gialli, su cui spicca la dicitura "Climate Change")
Presidente. - Sebbene il giallo si intoni perfettamente al blu dei nostri seggi, vi invito a chiudere gli ombrelli, in modo che si possa procedere alla votazione sul bilancio nel clima dignitoso che si addice a questa Assemblea.
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Wynn (PSE),presidente della commissione per i bilanci. - (EN) Signora Presidente, come lei ha appena detto, la votazione si protrarrà a lungo. Di solito cerchiamo di semplificare la votazione sul bilancio, affinché possa svolgersi nella maniera più rapida possibile; stavolta invece ci troviamo a dover discutere moltissimi emendamenti. Rispetto il diritto democratico di ognuno di presentare emendamenti, ma vorrei far notare agli onorevoli colleghi che, se voteremo emendamenti che non fanno parte dell'accordo quadro generale tra i gruppi, cominceremo a superare i limiti e dovremo interrompere la votazione.
In quasi tutte le categorie non abbiamo margini. Se la votazione non procederà come previsto, sappiate che io o la onorevole Haug potremo chiedere l'interruzione della votazione e allora potremo decidere su che cosa votare.
Vorrei avanzare due richieste: la prima ai colleghi della commissione per l'agricoltura che hanno inoltrato più di 30 emendamenti. La lettera rettificativa sarà presentata prima della seconda lettura, e sarà allora che prenderemo le decisioni definitive sulle questioni agricole; chiedo quindi ai colleghi di ritirare questi emendamenti, il che ci permetterebbe di risparmiare moltissimo tempo.
Chiedo inoltre all'onorevole Heaton-Harris e ai suoi colleghi di ritirare i loro 33 emendamenti; come ho già detto, potremmo risparmiare molto tempo. Devo riconoscere che presentare 33 emendamenti è sempre meglio che presentarne 393, come l'onorevole Heaton-Harris e i suoi colleghi hanno fatto in sede di commissione. Dobbiamo quindi essere grati del fatto che siano soltanto 33, ma sarei comunque lieto se egli decidesse di ritirarli, in quanto ciò accelererebbe considerevolmente i lavori.
Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, visti i commenti fatti dall'onorevole Wynn sul numero di emendamenti che la mia commissione poteva o non poteva presentare, è probabilmente opportuno ricordare che tutto ciò fa parte del processo democratico; se non siamo qui per avanzare dubbi e sollevare questioni, qual è lo scopo della nostra presenza?
Haug (PSE) ,relatore generale. – (DE) Signora Presidente, c’è una domanda alla quale non è stata data risposta, ovvero se la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale è disposta a ritirare i suoi emendamenti. La questione mi interessa molto poiché si tratta del problema più importante in questo ambito. Infatti, se approviamo un solo emendamento commettiamo, per così dire, una violazione dell’accordo interistituzionale – sia lei, signora Presidente, sia i colleghi lo sapete dato che lo ho affermato più volte – in quanto superiamo il margine per i pagamenti. Per favore, può chiedere a qualche esponente della commissione per l’agricoltura di esprimersi in merito?
Graefe zu Baringdorf (Verts/ALE) ,presidente della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale. – (DE) Signora Presidente, posso comprendere le obiezioni della relatrice, però, votando gli emendamenti della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, si vota non solo sulla destinazione di somme di danaro, bensì anche su una determinata direzione da prendere. Gli emendamenti esprimono quelle che sono le intenzioni della commissione per l’agricoltura, e non riteniamo di doverli ritirare. Al contrario, li sottoporremo alla votazione e vedremo come reagirà l’Assemblea. La commissione per l’agricoltura ritiene che i contenuti degli emendamenti siano ragionevoli e pertanto non li possiamo ritirare. Mi auguro di parlare anche a nome degli altri coordinatori.
Presidente. - La risposta è chiara. Onorevole Haug, mi sembra di capire che lei voglia presentare all’Assemblea delle proposte di compromesso.
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Haug (PSE). – (DE) Signora Presidente, come succede ogni anno e ad ogni procedura di bilancio, anche oggi dobbiamo anzitutto votare alcuni adeguamenti tecnici. Fino all’ultimo ci sono state consultazioni tra tutti i gruppi ed ora, nella mia qualità di relatrice, vorrei presentare ancora alcuni adeguamenti tecnici su cinque punti. Si tratta, in primo luogo, della linea di bilancio B3-300, relativa alle misure di informazione. A questo riguardo, i gruppi hanno concordato di stanziare il 50 per cento nella linea di bilancio e di lasciare l’altro 50 per cento nella riserva, invece di mettere l’intero importo a riserva, come stabilito finora. Lo stesso vale per la linea B3-306, riguardante il programma d’informazione PRINCE. Anche qui vorremmo stanziare metà importo nella linea di bilancio e iscrivere l’altra metà a riserva.
Per quanto concerne la linea B5-312, relativa all’Agenzia europea per la valutazione dei medicinali con sede a Londra vorremmo erogare ora 1.300.000 in più poiché ci siamo resi conto che tale Agenzia deve svolgere un compito più oneroso in riferimento ai medicinali orfani. Quindi, 1.300.000 in più per l’Agenzia di Londra. La quarta linea di bilancio riguarda la cosiddetta riserva legata alla performance. Dopo aver deciso in sede di commissione per i bilanci di prevedere questo tipo di riserva, con l’adeguamento tecnico abbiamo inserito nella riserva due linee di bilancio che non avevano più nessun importo, bensì solo un’iscrizione per memoria. Sto parlando delle linee B7-5211 e B7-547 sulla cooperazione con la regione baltica e l’amministrazione civile nei Balcani.
L’ultima linea compresa in questo pacchetto di compromesso raggiunto tra i gruppi è la A-3027, relativa al Centro internazionale per la formazione europea. Qui l’intero importo va stanziato nella linea di bilancio, ossia senza più riserva, e nel contempo si devono aumentare i fondi di 300.000 euro portandoli a 1.800.000 euro. Ho così illustrato tutti gli adeguamenti tecnici su cui i gruppi hanno trovato un accordo. Chiedo che questo pacchetto sia posto in votazione prima del bilancio, in modo da andare al voto sul bilancio con un accordo già sancito.
Ferber (PPE-DE) , relatore. – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, la situazione dei bilanci amministrativi è un po’ più semplice, però anche qui dovremo forse procedere ad un adeguamento tecnico in relazione ad una linea di bilancio, a seconda delle decisioni del Parlamento. Vi invito inoltre a considerare che adegueremo la linea A-206, acquisizione di beni immobili, in funzione dell’emendamento che sarà approvato, al fine di non superare il limite del 20 per cento del totale delle spese dei bilanci amministrativi. Credo che questa sia una consuetudine del Parlamento e sarei lieto se ne potessimo tener conto.
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Presidente. – E’ stata ricevuta una proposta di reiezione totale del bilancio per l'esercizio 2001, presentata dall'onorevole Wurtz.
Wurtz (GUE/NGL). - (FR) Signora Presidente, il risultato della votazione che sta per svolgersi è già noto, ma noi gradiremmo fissare una data. Il problema di fondo che viene sollevato nella nostra risoluzione continuerà a riemergere durante l'intera procedura di bilancio e anche in seguito. Dunque, qualora i nostri timori si rivelino fondati, il mio unico auspicio è che tutti gli onorevoli colleghi che condividono la nostra aspirazione per l'Europa si uniscano a noi, indipendentemente dall'esito della votazione odierna.
Presidente. - Pongo dunque ai voti la proposta di reiezione totale del progetto di bilancio generale per la quale, ricordo, è necessario raggiungere la maggioranza qualificata.
(Il Parlamento respinge la proposta)
- Prima della votazione dell’emendamento n. 19
Maat (PPE-DE). – (NL) Signora Presidente, noi abbiamo votato a favore del blocco 1. Si tratta di un emendamento presentato dal gruppo ELDR che vuole incrementare di 5 milioni di euro i sussidi per il tabacco. Noto che sono state avanzate delle proposte volte a ridurre il bilancio. Il problema è come conciliare queste due opposte tendenze, ma soprattutto non mi è assolutamente chiaro il comportamento dei liberali che, al blocco 1, hanno chiesto l’aumento dei sussidi e, con gli emendamenti nn. 6, 4 e 9, presentati da alcuni esponenti dello stesso gruppo, propongono di respingere l’intero bilancio. O questo è il modo di fare politica dei liberali, per cui la mano sinistra non sa cosa fa la destra, oppure non esiste coordinamento in seno al gruppo. Non è pensabile votare a favore di un aumento di bilancio e, subito dopo, chiederne la riduzione. In tutta franchezza, credo che con ciò si imbroglino gli elettori.
Presidente. - Si tratta di commenti che non hanno ragione d'essere.
- Prima della votazione dell’emendamento n. 929
Haug (PSE). – (DE) Signora Presidente, probabilmente l’onorevole Maat dirà le stesse cose che dirò io. Credo di poterlo affermare poiché stamani ci siamo parlati. L’emendamento n. 929 della commissione per i bilanci riguarda due linee, comprese nella rubrica 1b, relative ai giovani agricoltori e alle misure ambientali. Vorrei presentare un emendamento orale per modificare leggermente questa linea. Ai giovani agricoltori diamo dieci milioni in più, che togliamo alle misure per l’ambiente. Si tratta di un’operazione neutrale dal punto di vista del bilancio, che però ci permette di andare incontro alle richieste della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
Maat (PPE-DE). – (NL) Signora Presidente, comunico che la commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale appoggia pienamente la proposta della relatrice.
Presidente. – E’ stata presentata una richiesta di emendamento orale. Chi si oppone all’emendamento?
(Dato che più di 12 deputati si oppongono, il Presidente dichiara irricevibile l'emendamento orale proposto)
Haug (PSE). – (DE) Signora Presidente, stando così le cose, dobbiamo purtroppo mettere ai voti l’emendamento della commissione per i bilanci nella versione approvata da quest’ultima. Sapete tutti che purtroppo non c’è nessun margine, tanto meno nella rubrica 1b, dove il margine è, per l’appunto, pari a zero.
Relazione (A5-0300/2000) della onorevole Haug, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio generale dell'UE per l'esercizio 2001 - Sezione III, Commissione (C5-0300/2000 - 1999/2190(BUD))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Relazione (A5-0292/2000) dell'onorevole Ferber, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio generale dell'UE per l'esercizio 2001
Heaton-Harris (PPE-DE). - (EN) Signora Presidente, vorrei un chiarimento in merito al prossimo emendamento presentato dal gruppo EDD; mi sembra di capire che, se voteremo a favore di questo emendamento, le nostre spese di viaggio saranno rimborsate secondo i costi effettivamente sostenuti, mentre se voteremo contro manterremo l'attuale indennità di viaggio.
Vorrei solo accertarmi che le cose stiano proprio così, perché questo influirà sulle scelte di voto.
Presidente. - Onorevole collega, tutti i colleghi sanno leggere.
Blak (PSE). - (DA) Signora Presidente, è la cinquantesima volta che il collega Jens-Peter Bonde presenta questa proposta. Non potremmo dargli un programma per il computer, affinché eviti di riscriverla ogni volta? Gli semplificherebbe le cose.
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Relazione (A5-0251/2000) della onorevole Rühle, a nome della commissione per i bilanci, sul progetto di bilancio operativo della CECA 2001 (COM(2000) 360 - C5-0340/2000 - 2000/2060(BUD))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Relazione (A5-0236/2000) dell'onorevole Colom i Naval, a nome della commissione per i bilanci, sull'Accordo interistituzionale sulle schede finanziarie
(Il Parlamento approva la risoluzione)
Presidente. - Mi congratulo con tutti i relatori. Rivolgo altresì un ringraziamento ai presidenti di commissione e a tutti coloro che hanno attivamente contribuito al conseguimento di questo ottimo risultato.
(Applausi)
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PRESIDENZA DELLA ON. LIENEMANN Vicepresidente
Relazione (A5-0298/2000) dell'onorevole Clegg, a nome della commissioneper l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia, sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'accesso disaggregato alla rete locale (COM(2000) 0394 - C5-0432/2000 - 2000/0185(COD))
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa) * * * Relazione (A5-0273/2000) dell'onorevole Jové Peres, a nome della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) 2200/96 relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore degli ortofrutticoli, il regolamento (CE) 2201/96 relativo all'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti trasformati a base di ortofrutticoli e il regolamento (CE) 2202/96 che istituisce un regime di aiuti ai produttori di taluni agrumi(COM(2000) 0433 - C5-0391/2000 - 2000/0191(CNS)) - Prima della votazione
Lambert (Verts/ALE). - (EN) Signora Presidente, il mio nome risulta tra quelli di coloro che hanno firmato alcuni degli emendamenti alla relazione. Desidero rassicurare il Parlamento ricordando che non ho firmato alcun emendamento e che, in quest'occasione, non ho seguito la delegazione italiana.
Presidente. – Sarà corretto, onorevole. Passiamo alla votazione.
- Prima della votazione dell’emendamento n. 60
Jové Peres (GUE/NGL), relatore. - (ES) Signora Presidente, nell'emendamento n. 60 è stato commesso un piccolo errore di calcolo che andrebbe corretto e che riguarda le piantagioni di pere dei Paesi Bassi: al posto di 243 tonnellate dovrebbero essere 279. Propongo questa piccola correzione, se nessuno è contrario.
(Il Parlamento approva l’emendamento orale)
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
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Relazione (A5-0276/2000) dell’onorevole Nicholson a nome della commissione per la pesca, sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce ulteriori misure tecniche per la ricostituzione dello stock di merluzzo bianco nel Mare d'Irlanda (Divisione CIEM VIIa) (COM(2000)0190 - C5-0219/2000 - 2000/0071(CNS))
(Il Parlamento approva la risoluzione legislativa)
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Relazione (A5-0284/2000) dell’onorevole Cushnahan a nome della commissione per gli affari esteri, i diritti dell’uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa, sulla prima e seconda relazione annuale della Commissione europea sulla Regione amministrativa speciale di Hong Kong (COM(1998) 0796 - C4-0100/1999 e COM(2000) 0294 - C5-0500/2000 – 1999/2000(COS))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0296/2000) dell’onorevole Van Hecke a nome della commissione degli affari esteri, dei diritti dell’uomo, della sicurezza comune e della politica di difesa, sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa alla cooperazione con i paesi ACP coinvolti in conflitti armati (COM(1999) 0240 - C5-0115/1999 - 1999/2118(COS))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Proposta di risoluzione (B5-0804/2000) degli onorevoli Gawronski e altri a nome del gruppo PPE-DE, Sakellariou e altri a nome del gruppo PSE, Malmström e Haarder a nome del gruppo ELDR, Frassoni e Wuori a nome del gruppo Verts/ALE, Di Lello Finuoli, Boudjenah e Manisco a nome del gruppo GUE/NGL, sull’esecuzione delle linee di bilancio del capitolo “democrazia e diritti dell’uomo” relative alle campagne a favore di una moratoria sulla pena di morte
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0270/2000) dell’onorevole Moreira Da Silva a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla comunicazione della Commissione concernente le politiche e misure dell'Unione europea per ridurre le emissioni di gas a effetto serra: verso un programma europeo per il cambiamento climatico (PECC) (COM(2000) 0088 - C5-0192/2000/2103(COS))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0271/2000) dell’onorevole Moreira Da Silva a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, concernente il Libro verde della Commissione su un sistema di scambio di diritti di emissione di gas ad effetto serra all'interno dell'Unione europea (COM(2000) 0087 - C5-0193/2000 - 2000/2104(COS))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Proposta di risoluzione (B5-0803/2000) della onorevole Jackson a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla strategia della Commissione in vista della Conferenza dell’Aia sul cambiamento climatico (CdP6)
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Proposta di risoluzione comune(1) sulle alluvioni in Italia e in Spagna
(Il Parlamento approva la risoluzione)
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Relazione (A5-0197/2000) dell’onorevole Lund a nome della commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo su una strategia comunitaria in materia di sostanze che alterano il sistema endocrino - una serie di sostanze con sospetta azione di interferenza sui sistemi ormonali nei soggetti umani e nella fauna selvatica (COM(1999) 0706 – C5-0107/2000 – 2000/2071(COS))
(Il Parlamento approva la risoluzione)
DICHIARAZIONI DI VOTO
- Bilancio 2001
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, con mio grande dispiacere ho dovuto votare contro il bilancio perché trovo assolutamente insufficiente, anzi inesistente, qualunque voce volta a cercare di migliorare le condizioni di vita degli anziani e dei pensionati. Ho visto, inoltre, che parecchi di questi fondi vengono destinati ai famosi programmi d'azione comunitaria. Credo che questi programmi non svolgano la funzione utile che dovrebbero avere nell'utilizzazione dei fondi comunitari. Credo che l'Unione europea debba modificare completamente il proprio modo di spendere i danari dei quindici Stati membri dell'Unione.
Krivine e Vachetta (GUE/NGL),per iscritto. – Se il Parlamento europeo fosse un parlamento e se l’Europa fosse qualcosa di diverso da una zona monetaria di libero scambio, il bilancio europeo rappresenterebbe una percentuale ben superiore all’1 per cento del PIL. Tale bilancio avrebbe il compito di armonizzare i sistemi di protezione sociale, di applicare politiche pubbliche coordinate in materia di energia e di trasporti; sarebbe alimentato da una fiscalità unificata sul capitale. Ma non si può sognare: l’Europa di oggi è dominata dal dogma neoliberale che vuole ridurre al minimo necessario gli aiuti pubblici e i fondi strutturali. Anziché controllare i movimenti erratici di capitale, viene data priorità alle “riforme strutturali” che si prefiggono in realtà di privatizzare e deregolamentare quanto possibile.
La vera sorpresa di questo bilancio riguarda le azioni esterne dove l’egoismo e la meschinità dilagano. L’Europa ha una responsabilità particolare nei confronti dei Balcani e del Mediterraneo meridionale. Contributi relativamente limitati da parte dei nostri paesi più ricchi potrebbero svolgere un ruolo strategico per la pace e lo sviluppo di queste regioni; invece si è scelto di apportare tagli significativi, che non sono altro che un modo pericoloso di nascondere la testa sotto la sabbia. E’ per questi motivi che abbiamo votato a favore della mozione di reiezione del bilancio e contro gli orientamenti proposti.
Paulsen e Olle Schmidt (ELDR), per iscritto. - (SV) Nel corso della votazione sul bilancio abbiamo nel complesso votato contro le proposte della commissione di aumentare le risorse per l’agricoltura nella rubrica 1. Il motivo è che a nostro parere i fondi dell’Unione possono essere meglio utilizzati in altri settori, dove ve ne è realmente bisogno. Non è ammissibile che ogni anno circa metà del bilancio totale dell’Unione venga impiegato per sovvenzionare la produzione e l’esportazione di prodotti agricoli. L’attuale politica agricola comune non solo è onerosa per l’Unione, ma contribuisce anche all’aumento dei prezzi al consumo. Le sovvenzioni all’esportazione fanno sì che le eccedenze alimentari dell’Europa siano vendute a prezzi ridotti sul mercato mondiale, cosa che a sua volta comporta per l'industria alimentare gravi svantaggi concorrenziali, come accade in molti paesi in via di sviluppo, per esempio. Risulta inoltre particolarmente singolare il fatto che l’Unione stanzi contributi per la coltivazione del tabacco, quando invece la sua attività e il suo bilancio dovrebbero occuparsi dei problemi transfrontalieri che gli Stati membri non sono in grado di risolvere da soli. Dobbiamo pertanto ridurre nell’ambito della politica agricola dell’Unione i sussidi alla produzione e all’esportazione e sostituirli in parte con sussidi per la biodiversità e con misure ambientali.
Per quanto concerne le misure esterne della rubrica 4 abbiamo scelto di votare secondo una linea di condotta che non prevede una revisione delle prospettive finanziarie. A nostro parere il sostegno al movimento per la democrazia e alla ricostruzione dei paesi balcanici è una delle priorità assolute dell’Unione Europea. E' importante, in particolar modo, fornire un sostegno concreto al fine di migliorare la situazione in Serbia.
Richiedere già ora una revisione delle prospettive finanziarie sarebbe un passo falso. Se le prospettive finanziarie verranno rivedute, corriamo il rischio di vedere aumentare diffusamente le spese dell’Unione, il che è oggi inaccettabile. Il Parlamento dovrebbe quindi farsi garante dell’Accordo interistituzionale e fare in modo che il bilancio rimanga entro i limiti delle prospettive finanziarie. Le risorse per i Balcani possono essere attinte invece da quei programmi della rubrica 4 che purtroppo attualmente non vengono sfruttati appieno. Altre risorse possono essere sbloccate ricorrendo allo strumento della flessibilità.
Scallon (PPE-DE), per iscritto. - (EN) Constato con piacere che, sebbene il Foro europeo delle donne sia considerato una lobby influente a sostegno di alcune posizioni assunte dalle donne, il Parlamento riconosce l'esistenza di altre lobby di donne per le quali l'assistenza finanziaria e politica a livello europeo è auspicabile e necessaria.
Nessuno in questo Parlamento si schiererebbe a favore di discriminazioni o delle violenze perpetrate contro le donne; dobbiamo quindi ricordare che impedire alle donne di esprimersi equivale a far loro violenza.
Quest'anno la commissione per i bilanci ha nuovamente dichiarato che questo fondo, concesso ai sensi della linea A-3037, dà luogo ad una situazione di monopolio, inaccettabile nell'ambito dell'Unione europea, e che bisogna aprire tale linea ad altre organizzazioni di donne.
Attualmente, il Foro europeo delle donne è - e rimane - l'unico beneficiario di questa linea di bilancio istituita a favore delle organizzazioni di donne; altre organizzazioni che rappresentano migliaia di donne europee sono quindi inammissibili a ricevere assistenza finanziaria e non godono perciò di alcuna rappresentanza.
Il Foro europeo delle donne non opera certo a favore della democrazia e della sussidiarietà, poiché esercita una posizione di monopolio e controllo su tutta la linea di bilancio per le donne; se vogliamo offrire a tutte le donne europee la possibilità di esprimersi, dobbiamo interrompere i finanziamenti in regime di monopolio.
Ogni rappresentante eletto ha il dovere di garantire che la voce di coloro che finora sono rimasti inascoltati possa levarsi forte e chiara; se vogliamo che la voce di tutte le donne europee possa farsi sentire, quest'assistenza finanziaria monopolistica deve finire.
Dobbiamo tenere alti gli ideali europei di integrazione e democrazia, e resistere alla pressione di quei gruppi che desiderano mantenere un controllo monopolistico antieuropeo.
Herman Schmid e Sjöstedt (GUE/NGL),per iscritto - (SV) Riteniamo che il massimale di bilancio non debba essere superato. Per ottenere sufficienti risorse finanziarie in modo da fornire un maggiore sostegno ai Balcani, gli Stati membri dovranno ridistribuire le risorse a disposizione nel bilancio attuale. Siamo dell’opinione che, se vi sarà la volontà, gli Stati membri riusciranno a reperire le risorse fra quelle non utilizzate nel bilancio attualmente in discussione.
Speroni (TDI),per iscritto. - I parlamentari della lega Nord hanno votato contro il progetto di bilancio, non perché contrari all'idea di Europa ma per manifestare il proprio dissenso sull'applicazione distorta di tale ideale.
Se con le auliche parole si prospetta ai cittadini un'Unione attenta alle loro esigenze, ai loro bisogni, alle loro necessità, il voto di oggi ha dimostrato il contrario.
Colleghi, sappiamo tutti che recentemente la parte occidentale della Padania è stata colpita da alluvioni, con perdita di vite umane e gravi danni materiali. Se purtroppo non può esservi rimedio per i secondi, un intervento di sostegno era necessario e doveroso.
Ma questo Parlamento, sempre disponibile alle esigenze di popolazioni esterne all'Unione, si è mostrato ostile verso i propri concittadini colpiti dalla disgrazia, bocciando gli emendamenti che stanziavano pochi milioni di euro in loro favore. Da qui il nostro voto contrario.
Alavanos (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Ho votato contro la relazione Haug e mi sono espresso a favore della proposta del mio gruppo sul rigetto del bilancio generale 2001.
Anzitutto le dimensioni del bilancio dell’Unione non rispecchiano il grande fabbisogno finanziario della società nei Quindici, né tanto meno quello delle regioni più arretrate.
In secondo luogo, i nuovi fondi per la ricostruzione in Jugoslavia – che sono necessari e dovrebbero essere ancor più generosi – sono stati assicurati riducendo drasticamente gli stanziamenti per gli aiuti alimentari, l’agricoltura, le spese sociali, eccetera, invece di provvedere ad un opportuno incremento del bilancio. Si tratta ad ogni modo di un atto dovuto da parte degli Stati membri, in quanto istigatori ed esecutori materiali della distruzione dell’ex Jugoslavia.
Il bilancio rimane uno strumento per attuare una politica contrassegnata dal deficit sociale e di sviluppo, che resta immutata malgrado i continui segnali d’allarme provenienti dalla caduta dell’euro.
Andersson, Blak, Färm, Hedkvist Petersen, Hulthén, Hans Karlsson, Lund, Theorin e Thorning-Schmidt (PSE),per iscritto.. - (SV) Noi socialdemocratici svedesi e danesi abbiamo oggi votato a favore del progetto di bilancio generale del Parlamento per l’esercizio finanziario 2001. Il bilancio assicura un ragionevole equilibrio fra la necessità di una disciplina di bilancio da un lato e la capacità dell’Unione di svolgere attività importanti dall’altro. In proporzione all'economia dei paesi membri la proposta del Consiglio rappresenta il bilancio più ridotto da oltre 10 anni a questa parte. Nonostante il Parlamento intenda aumentare gli stanziamenti, abbiamo ancora un buon margine prima di raggiungere il massimale.
Il Parlamento è comunque riuscito far passare una serie di priorità, fra cui una più intensa lotta alla disoccupazione e alla povertà, una serie di importanti questioni ambientali e temi riguardanti l’uguaglianza dei sessi eccetera. Abbiamo inoltre votato contro gli attacchi della destra nei confronti del programma Life e European Women’s lobby.
E' nostra ferma intenzione trovare le risorse necessarie per dare un forte sostegno alla ricostruzione e al processo di democratizzazione in corso nei Balcani e ora anche in Serbia. Invitiamo pertanto il Consiglio ad appoggiare l’iniziativa del Parlamento volta a trovare una soluzione comune di ampio respiro prima che sia presa la decisione definitiva in dicembre. La revisione del massimale di bilancio per la politica esterna (rubrica di spese 4) non è fine a se stessa; tuttavia, se ve ne fosse bisogno, siamo pronti a farlo per reperire le risorse necessarie per i Balcani.
Abbiamo forti riserve nei confronti dell’entità e dell’orientamento dato alla politica agricola dell’Unione. Se vogliamo, tra le altre cose, creare le condizioni per l’ampliamento dell’Unione, tale politica in futuro dovrà essere riformata in modo più radicale. Infatti è oltremodo dispendiosa. Siamo critici nei confronti della sovrapproduzione di prodotti agricoli e nei confronti dell'utilizzo da parte dell’Unione dei mezzi di informazione per vendere queste eccedenze. Critichiamo anche i massicci aiuti alla produzione di tabacco, che a nostro parere sono in aperto contrasto con le crescenti ambizioni dell’Unione nel campo della sanità pubblica. A questo riguardo abbiamo votato a favore degli emendamenti volti ad abolire tali aiuti.
Vorremmo sottolineare inoltre come sia importante che l’esecuzione del bilancio sia resa più efficace, in modo da poter recuperare terreno in quei settori dove sono stati registrati grandi ritardi. Adesso dobbiamo migliorare e modernizzare quanto prima il sistema di bilancio, così come i meccanismi di trasparenza, revisione e controllo politico.
Abbiamo presentato una proposta riguardante la cosiddetta voce di bilancio per il Mar Baltico, salvo poi accettare che venisse congelata nell’attesa di trovare una soluzione globale alla problematica posta dalla rubrica 4. Il Parlamento invece ha accettato di buon grado la proposta della Commissione di istituire nuove sottovoci di bilancio riguardanti la cooperazione locale e regionale nell’area del Baltico nel contesto degli aiuti di preadesione PHARE. Abbiamo votato inoltre un aumento del bilancio a disposizione per le attività di cooperazione in seno ai gemellaggi, che a nostro parere sono un programma importante per la promozione della cooperazione all’interno dell’Unione.
Turchi (UEN),per iscritto. - Il bilancio che il Parlamento ha approvato oggi in prima lettura può definirsi senza infamia e senza lode.
Bisogna riconoscere che è un bilancio che si è migliorato strada facendo, grazie anche all'azione dei differenti gruppi politici che hanno convinto la relatrice a rivedere il suo rigido atteggiamento di partenza.
Il Parlamento ha potuto rimediare, senza comunque proporre aumenti sproporzionati ed irragionevoli, all'impostazione assai riduttiva che il Consiglio aveva assunto in luglio, in occasione del voto in prima lettura.
I fondi per settori cruciali dell'economia degli Stati membri, quali l'agricoltura, la parte strutturale e le stesse politiche esterne hanno riavuto una dimensione assai più congrua, che permette alla Commissione di portare a termine i suoi impegni.
Vogliamo ancora complimentarci per l'apertura mostrata dal Parlamento a un'iniziativa che, a nostro avviso, merita l'attenzione di quest'Assemblea. Ci riferiamo in particolare al nuovo progetto pilota che finanzierà azioni d'informazione nella lotta contro la pedofilia.
Restano ancora nel bilancio 2001 voci oscure di finanziamenti a pioggia a favore di una miriade di associazioni e centri culturali, la cui effettiva necessità non è, a nostro avviso, completamente provata. Resta pure l'ombra lunga della revisione delle prospettive finanziarie che il Parlamento richiede da tempo per far fronte ai nuovi impegni nella regione dei Balcani, Serbia compresa.
Ci rendiamo conto che una tale revisione, una volta esauriti tutti gli strumenti a disposizione, dalla redistribuzione dei fondi all'utilizzazione del margine di flessibilità, rappresenta la sola via d'uscita per far fronte ad impegni gravosi ed imprevedibili. Tuttavia, non si vuole che tale revisione - ed è un'ipotesi reale - comporti dei nuovi sostanziosi tagli al settore agricolo.
Il nostro gruppo veglierà perché questo non si verifichi ed anche per tale motivo assume, al riguardo della relazione Haug che accompagna il bilancio 2001, una posizione di prudenza attraverso il voto d'astensione.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Hulthén, Hans Karlsson e Theorin (PSE), per iscritto – (SV) Per quanto concerne le indennità di viaggio dei membri del Parlamento ribadiamo la nostra convinzione che debbano essere rimborsate solo le spese effettivamente sostenute durante viaggi attinenti al loro incarico. Abbiamo perciò votato a favore dell'emendamento n. 3 presentato dal gruppo EDD, emendamento che contiene questa richiesta.
Andreasen, Busk, Haarder, Jensen e Riis-Jørgensen (ELDR),per iscritto. - (DA) Il partito danese Venstre auspica che l’attuale lavoro sul nuovo Statuto dei deputati conduca al più presto ad una soluzione, per cui il rimborso delle spese di viaggio rispecchi le spese effettivamente sostenute. E’ questa la soluzione al problema - non inutili osservazioni sul bilancio.
Herman Schmid e Sjöstedt (GUE/NGL),per iscritto. – (SV) Negli Stati membri il settore pubblico è stato sottoposto per svariati anni a tagli ingenti. A questo riguardo è scoraggiante vedere come nell’Unione vi sia una quantità incredibile di risorse non sfruttate e come in certi casi vi siano dei veri e propri sprechi. Per esempio, ora che il il Parlamento sopprime le sedute del venerdì a Strasburgo, il risparmio è pari a 1 milione di euro.
All’interno del Parlamento inoltre si fanno pressioni affinché venga introdotto il finanziamento dei partiti politici europei. E’ interessante notare che, a quanto sembra, i partiti politici europei non sono in grado di persuadere né i partiti nazionali che li compongono, né i loro iscritti a pagare una quota per l'affiliazione a un partito politico europeo, tanto che si rende necessario introdurre il finanziamento pubblico dei partiti europei. Ciò dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto siano deboli le motivazioni alla base di questo progetto dell'Unione, persino fra i cittadini politicamente attivi.
Nutriamo inoltre riserve nei confronti delle ingenti somme destinate dall’Unione agli aiuti agricoli, agli aiuti regionali, al funzionamento del Comitato economico e sociale eccetera. Le risorse pubbliche spese dall’Unione possono trovare un migliore utilizzo negli Stati membri.
Cauquil (GUE/NGL). – (FR) Chiaramente il nostro gruppo ha votato contro il progetto di bilancio CECA che continua, fino alla scadenza del Trattato CECA, a funzionare come una bomba a sovvenzioni per gli azionisti dell'industria siderurgica. Gli imprenditori del settore hanno già ricevuto stanziamenti considerevoli che hanno permesso loro di effettuare la riconversione in nuovi settori redditizi, mentre molti lavoratori, che hanno perso il posto di lavoro, continuano a rimanere disoccupati.
Sebbene il progetto preveda di destinare un certo contributo agli aiuti sociali, non si precisa alcuna cifra, mentre si dovrebbe per lo meno garantire che tutti i lavoratori che in futuro verranno colpiti da tagli occupazionali ricevano la totalità del salario fino all’età pensionabile.
Konrad (PPE-DE). – (DE) Signora Presidente, onorevoli colleghi, il Trattato CECA è in scadenza, mentre in Germania il compromesso che raggiunto sul carbone sarà in vigore fino al 2005. Parto dal presupposto - e mi auguro che la Commissione saprà affrontare in modo costruttivo le soluzioni che saranno proposte al riguardo - che nei tre anni compresi tra il 2002 e il 2005 ricorreremo ad una normativa transitoria. Cionondimeno, tengo a sottolineare che nel periodo successivo al 2005 non ci potrà essere negli Stati membri una soglia energetica del 10 per cento esentata da qualsiasi controllo sulla concorrenza da parte dell’Unione. Questa non può essere una soluzione per il futuro e, per di più, nuocerebbe alla politica europea in materia di concorrenza, rendendo più costosa l’energia proprio anche a causa degli aiuti alle energie rinnovabili, il che andrebbe a scapito dell’economia europea.
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, la signorina Giuseppina Cardazzi, una signora anziana e ammalata ma interessata al mondo dell'elettronica e di Internet, anche perché non si può muovere, mi ha chiesto di aiutarla a capire questa comunicazione elettronica perché vorrebbe acquistare un apparecchio per collegarsi telefonicamente alla rete Internet. Mi ha chiesto: "Siccome ho pochi danari perché devo spendere molti soldi per le medicine, non è possibile ottenere gratis il collegamento a Internet?" Le ho risposto: "Sì", ed è per questo che ho votato a favore della relazione Clegg, perché consente di collegarsi con i siti Internet riducendo le spese per il collegamento alla rete già esistente.
Figueiredo (GUE/NGL),per iscritto. – (PT) Con il pretesto della necessità di promuovere la concorrenza ci troviamo dinanzi all’ennesimo attacco al settore pubblico delle telecomunicazioni in un settore di servizi di base fondamentali per i cittadini, senza che ciò comporti alcun miglioramento del servizio pubblico prestato.
Come si ricorda nella relazione, l’accesso disaggregato alla rete locale permette ai nuovi operatori di entrare in concorrenza con gli operatori notificati, offrendo servizi di trasmissione dei dati ad alta velocità binaria per un accesso continuo a Internet e per applicazioni multimediali basate su una tecnologia a linea digitale d’abbonato, nonché servizi di telefonia vocale, utilizzando infrastrutture di reti locali già installate da altri operatori, in generale di settori pubblici.
D’altro canto, la fretta con cui, in seguito alle deliberazioni del Vertice di Lisbona, si procede alla liberalizzazione del settore altamente redditizio delle telecomunicazioni non lascia presagire niente di buono per quanto riguarda la difesa degli interessi dei consumatori e dei lavoratori del settore, buone ragioni, queste, per esprimere un voto contrario.
Krivine e Vachetta (GUE/NGL) , per iscritto. – (FR) Votiamo contro la relazione anche se sembra una mera formalità nel processo di liberalizzazione e delle telecomunicazioni. Gli emendamenti non aggiungono nulla, se non qualche ulteriore lode alle pretese virtù della concorrenza. L’accesso disaggregato alla rete locale impone infatti agli operatori pubblici di formulare al più presto offerte commerciali per il noleggio delle linee telefoniche pubbliche. Di conseguenza il 20-30 per cento del mercato sarà nuovamente aperto alla concorrenza privata.
Molti hanno già anticipato questa direttiva, come France Telecom. Oltre a nuove limitazioni imposte al personale, soprattutto nei servizi commerciali, continueranno ad aggravarsi le disparità di trattamento nei confronti degli utenti. La regolamentazione del settore con la legge del profitto massimo intende creare zone più o meno proficue nella copertura territoriale. E’ necessario imporre un servizio pubblico europeo di alto livello, includendovi telefonia mobile e Internet, rispondendo ai bisogni fondamentali dei lavoratori e degli utenti. Questa politica metterebbe un freno al liberalismo generalizzato che gode di ottima salute sotto la presidenza francese.
Lulling (PPE-DE) , per iscritto. – (DE) Al fine soprattutto di mettere una vera e propria museruola ai parlamenti nazionali, la Commissione europea, mossa dalla sua solita frenesia di regolamentare e liberalizzare quanto più possibile, ha presentato una proposta di regolamento immediatamente vincolante, in luogo di una direttiva che avrebbe dovuto fare approvare, con grandissima fatica, dal Parlamento e dal Consiglio dei Ministri affinché potesse entrare in vigore già entro il 31 dicembre di quest’anno. Prima d’ora non mi era mai capitato di assistere ad un simile atto di forza.
Tanta fretta risulta ancor più sospetta se si considera che il proposto accesso disaggregato alla rete locale porterà ad una situazione insostenibile, in cui gli operatori già presenti sul mercato si ritroveranno a finanziare i loro stessi concorrenti, e ciò avverrà soprattutto in quei paesi, come il Lussemburgo, dove il costo dell’abbonamento telefonico è tenuto ad un livello basso per motivi di interesse sociale. 480 franchi al mese non bastano per coprire le spese. E’ prevedibile che gli operatori notificati saranno costretti a concedere ai loro concorrenti l’utilizzo della linea di accesso a tariffe ancora inferiori, tali da non permettere la copertura dei costi. A breve termine, si può prevedere che offriranno addirittura telefonate a costo zero, con l’ovvia conseguenza di una concorrenza assolutamente disastrosa i cui oneri, alla fin fine, andranno a gravare sul piccolo consumatore finale.
Ciò che si propone qui è un vero esproprio degli operatori notificati, che perderanno così un bel po’ di soldi – solo nel mio paese, che è piccolo, la cifra si aggira intorno al miliardo di franchi –, che non saranno più disponibili per l’ammodernamento della rete fissa; senza contare che nessun operatore sarà tanto stupido da investire nell’ammodernamento di una rete con la quale deve finanziare i propri concorrenti.
C’è, poi, un altro problema, che riguarda la tutela dalle intercettazioni. Se nelle circa cinquanta centrali dell’attuale gestore telefonico del mio piccolo paese potranno operare venti o anche più concorrenti, dovremo dire addio alla riservatezza delle conversazioni telefoniche e alla sicurezza in queste centrali.
Anch’io sono favorevole alla liberalizzazione nell’interesse dei consumatori. Se, però, la liberalizzazione consente aberrazioni come quelle che ho illustrato, di cui dovrebbe occuparsi il Commissario Monti in quanto responsabile della concorrenza, allora non sono più d’accordo, ed è questo il motivo per cui ho votato contro la relazione.
Markov (GUE/NGL) , per iscritto. – (DE) La liberalizzazione delle telecomunicazioni è ormai già molto avanzata nell’Unione europea. Ora è in discussione un altro elemento dell’infrastruttura di rete, ovvero l’accesso degli abbonati e dei clienti alla rete di trasmissione dati. Questa è la logica conseguenza della politica di deregolamentazione portata avanti finora. Eppure, proprio perché è in gioco l’accesso da parte degli abbonati, occorre tenere in particolare considerazione gli interessi del cliente finale.
Se nell’ambito della liberalizzazione della rete locale si sta già parlando di dare avvio all’allacciamento veloce ad Internet, che è l’Internet del futuro (per la quale sono decisivi fattori quali alte velocità di trasmissione e basse tariffe telefoniche urbane), in questo settore occorre garantire anche una sorta di “approvvigionamento di base” di tutti i cittadini attraverso un ampliamento degli obblighi relativi al servizio universale posti a carico delle imprese. Mi riferisco, ad esempio, all’inserimento dell’allacciamento normale a Internet entro il 2002 e dell’allacciamento veloce entro il 2005 tra gli obblighi relativi al servizio universale, con la fissazione di requisiti minimi per la qualità del servizio offerto, la tutela dei consumatori, l’offerta di contenuti e con tariffe speciali per determinati gruppi sociali (disabili, beneficiari di assegni di assistenza sociale, titolari di redditi bassi, abitanti di regioni marginali, eccetera).
Poiché la relazione presentata non garantisce tutto ciò, ho votato contro.
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, anche in questo caso con mio grande dispiacere ho dovuto votare contro. Perché, soprattutto come rappresentante del Partito dei pensionati, ho votato contro? Perché da un po' di tempo dalla tavola dei miei amici anziani e pensionati sono spariti e non si vedono più: pomodori, pesche, pere, arance, limoni, pompelmi e via dicendo. La dieta mediterranea, così famosa in Italia, sta sparendo. Perché? Perché l'Unione europea non è in grado di favorire lo sviluppo della coltivazione e del commercio dei prodotti degli alberi da frutta. Credo che dobbiamo cambiare completamente il nostro regime delle quote e deciderci, finalmente, a dare degli aiuti a qualunque agricoltore voglia aumentare la produzione agricola.
Blak, Lund e Thorning-Schmidt (PSE),per iscritto. - (DA) I socialdemocratici danesi hanno votato contro una relazione volta ad aumentare gli aiuti ai produttori di prodotti trasformati a base di ortofrutticoli. Appoggiamo invece la proposta della Commissione tesa a sopprimere laboriose procedure amministrative e a rendere i sistemi più semplici e flessibili. La Commissione è stata effettivamente buona con i produttori; ha proposto una lieve riduzione di quel grande self-service che è stato finora il sistema. Appoggiamo quindi lo sforzo di riforma della Commissione e siamo contrari a favorire ulteriormente questo settore.
Korakas (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Con la scusa di risolvere talune questioni riguardanti il settore degli ortofrutticoli, la Commissione propone di apportare cambiamenti sostanziali ai relativi regolamenti senza attendere l’ultimazione della relazione sui risultati dei precedenti regolamenti, applicati a partire dal 1997. La tesi della Commissione, secondo cui gli emendamenti proposti regolamenterebbero singoli aspetti, è ipocrita e disorientante, visto che tali emendamenti mutano l’intera OCM dei prodotti trasformati a base di ortofrutticoli; la nuova situazione è peggiore per i piccoli e medi coltivatori e migliore per i trasformatori e le multinazionali.
Nel settore dei pomodori trasformati e delle pesche intere, con la scusa di voler pagare gli aiuti direttamente al produttore si propone l’abolizione del prezzo minimo. Tale prezzo, pur non offrendo una protezione totale e soddisfacente al produttore, rappresenta comunque una valvola di sicurezza minima. Invece di pensare ad un suo miglioramento volto ad una garanzia efficace del reddito agricolo, la Commissione ne propone l’abolizione e lascia campo libero ai trasformatori, affinché possano intensificare lo sfruttamento dei coltivatori e approfittare dei loro sforzi nella produzione.
Inoltre, invece di proporre un aumento significativo delle quote, la Commissione pensa di sostituirle con il sistema dei massimali; abboccando all’amo rappresentato da contributi ridotti a livelli umilianti a causa delle multe di corresponsabilità, gli agricoltori produrranno quantità superiori ai massimali, di cui i trasformatori approfitteranno a loro piacimento. E’ sottinteso che le quantità superiori alle soglie, prodotte dai coltivatori, non avranno né un mercato sicuro né un prezzo minimo, diventando così un’altra arma nelle mani dell’industria, che ricatterà gli agricoltori e fisserà livelli di prezzo umilianti per tutte le quantità, comprese quelle al di sotto dei massimali. Le quote e le soglie mi ricordano i mostri di Scilla e Cariddi e qualsiasi loro cambiamento muterà la situazione di male in peggio.
Se mettiamo insieme le soglie nazionali assurdamente basse, che decimano i contributi, con le riduzioni proposte per le quantità di ritiro al 5 per cento per gli agrumi, all’8,5 per cento per mele e pere e al 10 per cento per gli altri ortofrutticoli – percentuali relative alla quantità commerciabile – emerge con chiarezza che, per le grandi quantità di prodotti trasformati a base di ortofrutticoli, non esiste alcuno sbocco, con la conseguenza che i prezzi caleranno complessivamente e che i prodotti marciranno nei campi e nei magazzini delle cooperative, costringendo gli agricoltori a distruggere le coltivazioni.
In merito alla definizione del livello di contributi, infine, la Commissione ha colto l’opportunità, offerta nell’ultima campagna dall’aumento congiunturale dei prezzi internazionali degli ortofrutticoli trasformati, per fissare un livello basso di contributi che resterà in vigore per molti anni, ovvero sino alla prossima modifica del regolamento.
Le proposte in questione si inquadrano nell’ambito più generale della politica antiagricola seguita dall’Unione che ha messo al bando gli agricoltori. Questa persecuzione è particolarmente crudele per i prodotti e per le piccole e medie aziende agricole del sud. Quel che serve non è un intervento migliorativo rispetto a tali proposte devastanti – come formulato nella relazione del Parlamento –, bensì un fermo e assoluto rifiuto di tali proposte e la reiterata richiesta di riorientare la politica agricola a favore degli agricoltori e del mondo rurale.
Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) Per garantire la pace fra i lavoratori nelle città il prezzo dei prodotti alimentari viene mantenuto artificialmente basso ormai da decenni. Le aziende agricole sono state in grado di sopravvivere solo grazie a un ampliamento di scala e alla meccanizzazione. Questi processi le hanno rese fortemente dipendenti dai crediti. Nel comparto agricolo circolano molti capitali, ma ciò non è garanzia di entrate adeguate e di continuità. Il collega Jové è perfettamente al corrente della cattiva situazione in cui versano i piccoli agricoltori nel sud dell’Europa. All’interno dell’odierno sistema di generosi sussidi all’agricoltura, egli cerca di creare una maggioranza favorevole a un compromesso che offra migliori possibilità di sopravvivenza a questo gruppo di agricoltori. Sono d’accordo con lui se questa scelta comporta un sostegno al reddito di coloro che percepiscono entrate insufficienti. La mia posizione può essere riassunta nel modo seguente: meno risorse all’agricoltura e, di queste, una fetta maggiore ai più bisognosi. Non rientra quindi nella mia filosofia chiedere che l’Europa chieda maggiori sacrifici ai contribuenti per poi sovvenzionare le aziende più ricche e più redditizie. Nei Paesi Bassi l’agricoltura in serra – un settore in crescita che consente di ottenere, su pochi ettari di terreno, una resa elevata per prodotti ortofrutticoli e fiori – è molto più forte di comparti quali la produzione cerealicola e l’allevamento di bestiame da latte. Ora che si evince dall’allegato III che le serre non beneficiano del regime di sussidi proposto per i prodotti ortofrutticoli vengono a cadere, per il momento, le mie obiezioni.
Queiró (UEN) , per iscritto. – (PT) Ho votato a favore della relazione in quanto risponde alle aspettative delle organizzazioni ortofrutticole portoghesi, le quali hanno auspicato una riforma radicale dell’OCM della frutta e dei prodotti ortofrutticoli perché la considerano gravemente lesiva degli interessi nazionali. La perdita del 7 per cento della quota di pomodori nell’anno in corso e il rischio di perdere più del 10 per cento della quota rimanente il prossimo anno rendono indispensabile, per l’agricoltura portoghese, una revisione di questa OCM entro la fine dell’anno.
Nella presente relazione vengono avanzate proposte relative a un insieme di punti che sono in linea con gli interessi della produzione europea, in generale, e con quella portoghese, in particolare. I punti sono i seguenti: la rigidità dell’attuale regime per i prodotti trasformati a base di pomodori, il livello delle quantità garantite per i prodotti trasformati a base di pomodori, pere e agrumi, la complessità del sistema del fondo operativo e la gestione delle restituzioni alle esportazioni.
E’ indispensabile che il governo portoghese non ceda, anzi difenda in modo intransigente gli interessi nazionali specifici per ognuno di questi punti. In effetti sarebbe paradossale e umiliante che la posizione del Parlamento europeo si rivelasse più ferma e più adeguata agli interessi portoghesi di quella del nostro stesso governo.
- Relazione Nicholson (A-0276/2000)
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, è noto che io sono molto sensibile a tutti i provvedimenti relativi alla pesca delle diverse varietà di pesce, provvedimenti che, allargando i buchi nelle reti da pesca, rendono possibile ai pesci piccoli di sopravvivere, vivere più a lungo e diventare anche loro anziani e possibilmente pensionati. Questo è però solo uno dei motivi per cui non ho votato contro questo provvedimento. Perché? Perché mi sono astenuto, in quanto ritengo che in questo caso, come dicono il collega Bushill-Matthews e gli inglesi, la sussidiarietà sia mancata. E' un problema di pesca che riguarda i britannici, i belgi, i francesi e gli irlandesi. Non vedo perché essi non possano essere lasciati a decidere da soli sui loro pesci e sulla loro pesca.
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, tra i miei tanti amici anziani e pensionati in Italia, ma anche fuori dall'Italia, c'è un cinese. Questo pensionato cinese, che abita ad Hong Kong e al quale ho letto la relazione dell'onorevole Cushnahan, mi ha detto: "Ma è una bellissima relazione! Parla di tutto, ma non dice nulla di come stiamo noi anziani qui nella regione amministrativa speciale di Hong Kong." E' per questo che, pur avendo approvato questo documento, nella dichiarazione di voto sottolineo che la prossima volta sarebbe bene controllare e considerare come vivono gli anziani pensionati a Hong Kong rispetto agli anziani pensionati della Repubblica popolare cinese, per vedere se questa riunificazione sia stata loro utile oppure dannosa.
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, è importantissimo che l'Unione europea si occupi degli abitanti degli Stati ACP: Africa, Caraibi e Pacifico. Personalmente, come rappresentante del Partito dei pensionati, mi preoccupo di come stanno gli anziani in questi territori. Debbo dire che, pur approvando quanto contenuto nella motivazione a pagina 20, e cioè che occorrono iniziative per programmi di istruzione, diminuzione della povertà e potenziamento delle istituzioni democratiche e dei parlamenti, purtroppo nelle proposte non si richiama questo punto. Credo che noi possiamo aiutare questi Stati solamente se miglioriamo le condizioni di vita di tutti i loro abitanti: dei giovani, dei lavoratori e anche - ciò che a me sta molto a cuore - degli anziani e dei pensionati che vivono negli Stati ACP.
Andersson, Färm, Hedkvist Petersen, Hulthén, Hans Karlsson e Theorin (PSE),per iscritto. – (SV) Il fatto che l’Unione Europea stia riconsiderando la cooperazione con i paesi ACP coinvolti in conflitti armati è di per sé straordinario.
E’ importante fare in modo che gli aiuti non vengano utilizzati a fini militari. Ciononostante gli Stati membri devono avere la possibilità, a livello bilaterale e tramite la Commissione, di sostenere la costruzione della democrazia nei paesi a regime dittatoriale. Devono avere la possibilità di fornire un’assistenza volta a sostenere le prassi di buona amministrazione e contrastare la corruzione, così come deve esserci la possibilità di sostenere i partiti di opposizione. Per questo motivo non possiamo appoggiare il paragrafo 4, il quale stabilisce che gli aiuti possono essere approvati solo se il paese in questione si attiene alle prassi della buona amministrazione e rispetta i diritti umani e i principi dello Stato di diritto.
- Moratoria sull’esecuzione della pena capitale (B5-0804/2000)
Caudron (PSE),per iscritto. – (FR) Per quanto concerne la pena di morte, la mia posizione non è mutata rispetto al 1981 quando, coraggiosamente, il candidato presidenziale Mitterrand si pronunciò contro, per poi farla abolire una volta eletto Presidente!
Ero già contrario nel 1981! Continuo ad esserlo nel 2000!
Posso capire i sentimenti e le reazioni delle famiglie delle vittime di atti criminali spesso agghiaccianti, ma uno Stato non può rispondere alla barbarie con la barbarie, non ne ha il diritto!
Inoltre, visto che è ormai noto che la pena di morte non ha alcun effetto deterrente, è del tutto inaccettabile che paesi, alcuni dei quali si definiscono civili (come gli Stati Uniti) continuino a comminarla in maniera massiccia e sistematica, correndo gravi rischi di commettere errori giudiziari irreparabili.
Per questo ho votato a favore della richiesta di moratoria.
Alyssandrakis (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) Il problema dell’aumento della temperatura sul nostro pianeta, causato dall’accumularsi nell’atmosfera di gas, come l’anidride carbonica, che aggravano l’effetto serra, va assumendo dimensioni esplosive. A soli tre anni dalla conferenza di Kyoto, l’Agenzia europea per l’ambiente ritiene che, se nell’Unione le emissioni continuassero ai ritmi attuali, nel periodo 1990-2010 non solo non si realizzerebbe il calo dell’8 per cento nelle emissioni di CO2, ma vi sarebbe addirittura un aumento pari al 6 per cento; le previsioni per gli USA sono persino peggiori.
Il problema è causato dal fatto che tutto, compresi la qualità dell’ambiente e il clima, viene sacrificato sull’altare dei profitti e dello sfruttamento capitalistico delle fonti di ricchezza. E’ quindi logico pretendere che a pagare siano coloro che hanno causato il problema.
La comunicazione della Commissione è zoppa, in quanto non fa riferimento a specifiche politiche e misure volte a ridurre l’emissione di gas a effetto serra. Al contrario, come osserva giustamente il relatore, essa si limita a presentare un organigramma e un elenco generico di politiche e misure banali. Ribadisce la tesi secondo cui l’imposta sull’energia - ovvero la tassa sui combustibili fossili - rappresenta la strategia fondamentale dell’Unione al fine di ridurre i gas che causano l’effetto serra. Non siamo d’accordo su questa misura perché con un’errata applicazione del principio ipocrita di “chi inquina paga” tutto il costo della riduzione delle emissioni verrà scaricato direttamente sui consumatori, cioè sui lavoratori. Sotto la pressione delle conseguenze di questo problema si potrebbe forse pensare di applicare un’imposta sull’energia, ma solo come misura complementare di una politica integrata volta a ridurre le emissioni di CO2 e sulla base del presupposto che il relativo gettito fiscale gioverebbe esclusivamente ai lavoratori.
Siamo sempre dell’avviso che una riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas a effetto serra dovrebbe essere conseguita a spese dei veri inquinatori, cioè le grandi industrie, e dei loro smisurati profitti. Siamo anche d’accordo con il relatore sull’esigenza di dare priorità alle fonti energetiche rinnovabili e al sostegno dei mezzi di trasporto pubblico.
Siamo inoltre contrari al commercio di inquinanti tra imprese e Stati in quanto immorale e inefficace. Non riusciamo a comprendere come sia possibile creare un vero e proprio mercato che tratta l’inquinamento come merce. Invece di ridurre le proprie emissioni di CO2, talune aziende acquisteranno il surplus da altre imprese che non hanno superato la propria soglia. Anche questo ci capita di vedere nel sistema capitalistico, dove tutto si compra e tutto si vende.
Gli europarlamentari iscritti al partito greco KKE, pur contrari alla comunicazione della Commissione, apprezzano talune indicazioni positive del relatore e per tale motivo non votano contro, ma intendono astenersi dalla votazione sulla relazione.
Meijer (GUE/NGL), per iscritto. – (NL) A provocare il riscaldamento del pianeta e la comparsa di condizioni climatiche estreme sono sempre di più l’industria, l’agricoltura e i trasporti. Ciononostante, i governi dei paesi ricchi, responsabili della maggior parte delle emissioni prodotte dalla combustione di fonti energetiche fossili, si sono rifiutati di ridurre in modo drastico questa forma di inquinamento. Il relatore ha giustamente considerato insufficiente la proposta originaria della Commissione. Gli accordi di Kyoto partivano dal presupposto che i paesi ricchi dovessero tenere pulita la propria atmosfera, anche se solo in misura limitata possono attribuirsi il merito della riduzione delle emissioni che essi contribuiscono a ottenere altrove. Gli Stati membri dovranno ridurre drasticamente le emissioni di CO2 e degli altri gas responsabili dell’effetto serra promuovendo il ricorso alle energie rinnovabili e al trasporto pubblico, nonché la riduzione del traffico automobilistico. Il trasporto di merci su gomma, una modalità poco costosa che è si è sviluppata enormemente, consente all’industria inquinante di trasferirsi dai paesi più ricchi a quelli poveri. L’energia nucleare non offre alcuna alternativa, dal momento che provoca il riscaldamento del pianeta, scarica nell’atmosfera gas responsabili dell’effetto serra e produce altre scorie difficilmente degradabili. Temo che la prossima conferenza sul clima sarà usata per abbassare l’obbligo di riduzione del 5,2 per cento previsto per i paesi ricchi. Lo scambio di diritti di emissione è forse interessante come esperimento, ma non è una vera soluzione.
Bordes (GUE/NGL) . – (FR) Noi siamo a favore di qualsiasi tassa o prelievo che colpisca le grandi imprese industriali, principali responsabili dell’inquinamento in generale e, in particolare, di quello atmosferico. Ciononostante, ci siamo astenuti, non per l’importo irrisorio della tassa prevista, ma soprattutto a causa di tutte le scappatoie che fanno sì che quest’imposta rischi di divenire un modesto contributo per acquisire il diritto di poter inquinare.
Per una seria prevenzione dell’inquinamento, sarebbero opportune misure rigide che prevedano la confisca dell’impresa che inquina, senza nessuna esclusione. Ma al di là delle misure locali, il problema dell’inquinamento atmosferico ha una portata internazionale che riguarda tutto il consorzio umano: potrà essere disciplinato in maniera soddisfacente soltanto da una società in grado di gestire la sua economia, una società che non funzioni solo sulla spinta del profitto privato.
Fatuzzo (PPE-DE). - Sono molto interessato a presentare la mia dichiarazione di voto su questa relazione - per spiegare il mio voto comunque favorevole - perché vorrei chiederle, signora Presidente - come chiedo anche a me stesso - se siamo proprio sicuri che i cambiamenti climatici che avvengono siano causati dall'uomo, dall'industrializzazione e dall'emissione di sostanze nell'atmosfera. Mille o duemila anni fa, quando non c'erano le industrie, non ci sono forse stati terremoti, piogge torrenziali e disastri vari? Il diluvio universale, signora Presidente, quando è accaduto? Quante industrie c'erano e quante automobili circolavano? Vorrei pertanto che ci chiedessimo veramente se questi cambiamenti climatici sono dovuti alla vita moderna e alle industrie.
Caudron (PSE),per iscritto. – (FR) E’ importante che il Parlamento si sia ancora una volta occupato e pronunciato sulle cause dei cambiamenti climatici sul nostro pianeta.
Si tratta, infatti, di un grave problema a brevissimo termine che riguarda tutti noi. Tutti, infatti, respiriamo l’aria; le tempeste, gli eccessi di piovosità e le insufficienze d’acqua riguardano, sia pure in misura diversa, tutti i continenti.
Dobbiamo quindi sensibilizzare i paesi sviluppati che inquinano e i paesi meno sviluppati o sottosviluppati che inquineranno.
E’ perciò utile e opportuno intraprendere azioni volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ecco perché la nostra risoluzione, a favore della quale ho votato, è così importante.
Vachetta (GUE/NGL),per iscritto. –(FR) La lotta all’effetto serra riveste enorme importanza per i paesi industrializzati. Si tratta soprattutto di un dovere che abbiamo verso i popoli del Terzo mondo che già pagano con la vita le conseguenze del surriscaldamento climatico. Accettare la nascita di un mercato dei diritti di emissione di CO2 a livello internazionale significa permettere ai paesi occidentali di disfarsi della propria responsabilità, acquistando diritti di emissione fittizi dalla Russia o finanziando progetti nei paesi del sud senza tenere conto delle necessità di sviluppo di questi paesi e senza mezzi per controllare la reale riduzione delle emissioni. L’inquinamento non è una merce di scambio e farne una fonte di profitto significa dare via libera a qualsiasi tipo di abuso.
Il progetto di risoluzione propone di convalidare la creazione di un tale sistema, anche se "gli aspetti tecnici e giuridici sono ancora da chiarire" e "il suo funzionamento e la sua efficacia devono essere verificati". Non si propone nessun mezzo di controllo, né alcuna sanzione. Inoltre, l’energia nucleare e le miniere di carbone devono essere esclusi dal calcolo della riduzione delle emissioni.
L'Unione europea deve dotarsi, senza ulteriori indugi, di mezzi che le permettano di prestare fede ai propri impegni, adottando un programma europeo ambizioso per la lotta all’effetto serra, di tutt’altra portata rispetto alla risoluzione proposta per quel che concerne le politiche e le misure. L’Unione deve in particolar modo intraprendere azioni relative al settore dei trasporti.
Fatuzzo (PPE-DE). - Signora Presidente, per quanto riguarda la relazione dell'onorevole Lund, debbo dire che mi sono astenuto. Mi sono astenuto perché in questa relazione, come peraltro in molte altre, ho visto che non si presta sufficiente attenzione e non ci si impegna abbastanza quando si fanno delle ricerche, come nel caso della relazione che vuole combattere le malattie endocrine. A Bergamo, da dove vengo, ci sono molte persone che purtroppo soffrono di una malattia della tiroide, di cui non si conosce la causa. Si dovrebbero spendere questi danari, concordando e coordinando le spese per la politica della ricerca in tutti i quindici Stati dell'Unione europea. Dobbiamo risparmiare e non spendere più del necessario!
Blokland (EDD), per iscritto. – (NL) Il contenuto della risoluzione sulle sostanze che alterano il sistema endocrino testé approvata può essere riassunto nel modo seguente: si sa troppo poco degli effetti dannosi, il Parlamento europeo vuole potenziare la ricerca in questo ambito e chiede l’adozione di provvedimenti in base al principio precauzionale. Sebbene io abbia votato a favore della risoluzione, mi si consentano alcune considerazioni.
Concordo con il relatore quando afferma che le argomentazioni addotte in questo dibattito debbono essere fondate sui fatti. Tuttavia, non condivido la sua posizione dove sostiene che i provvedimenti devono riflettere la preoccupazione dei cittadini. Il cittadino comune, il più delle volte, non è in grado di effettuare un’adeguata valutazione dei rischi.
Nella società moderna, con tutti i suoi beni di consumo – come molti elettrodomestici – abbiamo bisogno di materiali e sostanze dalle caratteristiche molto specifiche. Tutti o quasi accettano e utilizzano questi prodotti. Tuttavia, le sostanze e i materiali di cui sono costituiti comportano dei rischi. Del resto, la vita è piena di rischi e incertezze. L’arte del vivere risiede proprio nel saper gestire con buon senso questi rischi e queste incertezze.
La scienza non è ancora in grado di dimostrare in modo chiaro e convincente se esiste un legame diretto fra queste sostanze chimiche e le alterazioni del sistema endocrino umano. Ciò non toglie che io sia estremamente interessato a questa problematica. Gli effetti potenziali di queste sostanze non sono trascurabili. Se è vero che queste sostanze chimiche provocano un aumento di determinate forme di cancro, riducono la fertilità e minacciano la sopravvivenza del feto, è evidente che occorre intervenire. La vita umana merita di essere tutelata. Per precauzione è dunque opportuno fare chiarezza. Secondo il principio precauzionale, l’eventuale tossicità di sostanze, materiali e prodotti pericolosi deve essere provata scientificamente. A tale proposito sono rilevanti il contenimento e l’accettazione di un determinato rischio.
Non sono favorevole a vietare l’uso di sostanze per evitare così qualsiasi pericolo. Il rischio è che si scateni una caccia alle streghe contro ogni sostanza senza che ve ne sia motivo sotto il profilo scientifico. Il rovesciamento dell’onore della prova è fuori luogo. Per poter applicare correttamente il principio precauzionale dobbiamo conoscere quali siano gli effetti dannosi di eventuali alternative.
Korakas (GUE/NGL),per iscritto. – (EL) In linea generale gli europarlamentari iscritti al partito greco KKE accettano gli elementi che compongono il sesto programma per la ricerca in quanto tutti i suoi obiettivi iniziali – composizione delle commissioni, elaborazione di studi, miglioramento del follow-up sulle sostanze che alterano il sistema endocrino, eccetera – vanno nella giusta direzione.
Vorrei però concentrare la mia attenzione sull’elaborazione di una definizione generalmente accettata della nozione di perturbatori endocrini (PE), nella quale a mio avviso dovrebbero essere compresi gli effetti delle emissioni radioattive (incidenti, residui radioattivi da applicazioni civili o militari, senza ostacoli e senza condizioni per l’accesso delle missioni scientifiche a siti industriali). Ad esempio, sono noti i loro effetti sul tumore alla tiroide, come nel caso delle bombe all’uranio impoverito in Jugoslavia.
Si deve inoltre definire un quadro più concreto per la ricerca, l’elaborazione di studi e la collaborazione tra gli ambiti scientifici al fine di conseguire risultati attendibili. Si dovrebbero anche intensificare gli sforzi volti a individuare le sostanze di cui si sospetta un'azione di alterazione del sistema endocrino, arrivando ad un inquadramento giuridico.
Affinché questi sforzi siano coronati da successo, si deve prestare particolare attenzione alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, dei consumatori e degli occupati in professioni che causano un’esposizione a probabili PE (agricoltori, operai e altri lavoratori). Occorre applicare il principio precauzionale di cui all’articolo 130P del Trattato dell’Unione europea (controlli, ritiro di PE effettivi e sospetti, sviluppo di sostanze alternative innocue).
Vachetta (GUE/NGL),per iscritto. – (FR) L’adozione di una proposta di risoluzione per una strategia comunitaria in materia di sostanze che alterano il sistema endocrino è il minimo che si possa fare in un ambito complesso, dove non esiste alcuna regolamentazione. E’ opportuno delineare e studiare il fenomeno dell’alterazione del sistema endocrino degli uomini e degli animali, convalidare studi, dimostrare rapporti di causa-effetto fra determinati prodotti e determinate anomalie che colpiscono l’uomo o gli animali quali diminuzione della fecondità, malformazioni, tumori. Si tratta di un punto di partenza necessario se si mira a rispettare il principio di precauzione, promuovendo un’esigenza di trasparenza assente dal testo.
Infatti, i responsabili decisionali del settore privato e pubblico non agiranno se non ci sarà una pressione da parte dell’opinione pubblica. Man mano che si scoprono nuovi prodotti che si ritiene che alterino il sistema endocrino, le relative liste devono essere rese pubbliche e trasmesse agli operatori sanitari.
Se sono necessari studi per conoscere i pericoli delle sostanze che alterano il sistema endocrino, alle aziende che utilizzano prodotti sospetti devono essere imposte le norme applicabili ai farmaci. In particolare, esse dovranno fornire la prova dell’innocuità di tali prodotti fintantoché essi saranno considerati sospetti dai gruppi di esperti europei.
E’ dunque urgente proporre una serie di regolamenti vincolanti che permettano di bandire questi prodotti negli prossimi anni.
Presentata dagli onorevoli Nisticò e altri a nome del gruppo PPE-DE; Napoletano e altri a nome del gruppo PSE; Caveri a nome del gruppo ELDR; Frassoni e altri a nome del gruppo Verts/ALE e Muscardini a nome del gruppo UEN, volta a sostituire con un nuovo testo le proposte di risoluzione di cui ai docc. B5-0807, 0810, 0819, 0820 e 0821/2000.